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- Watchman Nee - La vera vita cristiana - (libro) - Popolo di Dio in Italia

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possa sperare che riportando erroneamente settecento lire sul mio <strong>libro</strong> dei<br />

conti, potrò o <strong>in</strong> un modo o <strong>in</strong> un altro colmare l’ammanco. Per niente! Se non ho<br />

che seicento lire, e provo a persuadermi ripetendomi: ho settecento lire; ho<br />

settecento lire; ho settecento lire - credete che questo sforzo della mente<br />

riuscirà ad aumentare la somma che ho <strong>in</strong> tasca?<br />

Affatto! Nessuno sforzo <strong>di</strong> persuasione potrà cambiare seicento lire <strong>in</strong><br />

settecento, se non la <strong>di</strong>fferenza mancante. Diversamente non si potrà registrare<br />

il falso e farlo apparire vero. Ma, se d'altra parte, è un fatto che ho<br />

settecento lire <strong>in</strong> tasca, posso <strong>in</strong> tutta certezza registrare settecento lire sul<br />

mio <strong>libro</strong> dei conti. Id<strong>di</strong>o ci domanda <strong>di</strong> considerarci morti, non perché lo<br />

<strong>di</strong>ventiamo considerandoci tali, ma perché siamo realmente morti. Egli non ci ha<br />

mai domandato <strong>di</strong> credere <strong>vera</strong> una cosa che non sia <strong>vera</strong>.<br />

Abbiamo detto che la rivelazione ci conduce naturalmente a considerarci morti;<br />

ma non dobbiamo perdere <strong>di</strong> vista che è un or<strong>di</strong>ne che ci vien dato: « Fate conto,<br />

consideratevi ». È un atteggiamento def<strong>in</strong>itivo da prendere. <strong>Dio</strong> ci domanda <strong>di</strong><br />

fare i conti e registrare: « Sono morto » e <strong>di</strong> restare fermi lì. Perché? Perché<br />

è un fatto. Quando il Signore Gesù è stato messo <strong>in</strong> Croce, io ero con lui. Per<br />

questo riconosco che è vero. Riconosco e confermo che sono morto <strong>in</strong> lui. Paolo<br />

<strong>di</strong>ce: «Consideratevi come morti al peccato e come viventi a <strong>Dio</strong> ». Com'è<br />

possibile questo? « <strong>in</strong> Gesù Cristo ». Non <strong>di</strong>mentichiamo mai che questo è vero<br />

sempre e soltanto nel Cristo. Se guardate a voi stessi, penserete che non siete<br />

morti; ma è una questione <strong>di</strong> fede non <strong>in</strong> voi, ma <strong>in</strong> lui. Guardate al Signore e<br />

riconoscete quello che Egli ha fatto. « Signore, io credo <strong>in</strong> te. Faccio<br />

assegnamento su <strong>di</strong> te ». Restiamo <strong>in</strong> questo stato <strong>di</strong> fede <strong>in</strong> ogni momento della<br />

nostra <strong>vita</strong>.<br />

CONSIDERARSI PER FEDE<br />

I primi quattro capitoli e mezzo della lettera ai Romani parlano <strong>di</strong> fede, <strong>di</strong><br />

fede e dì fede. Siamo giustificati per la fede <strong>in</strong> Cristo (Rom. 3: 28 - 5: 1). <strong>La</strong><br />

giustizia, il perdono dei nostri peccati, la pace con <strong>Dio</strong>, tutto ci viene per<br />

fede e senza la fede nell'opera perfetta <strong>di</strong> Gesù Cristo, non si può<br />

ottenere nulla. Ma nella seconda parte della lettera ai Romani non troviamo più<br />

ripetuta la stessa teoria della fede e potrebbe sembrare a prima vista, che<br />

l’accento fosse posto su altre cose. Non è però così, poiché, dove manca la<br />

parola « fede » e « credere » c'è, al suo posto, la parola « consideratevi » ; e<br />

« considerarsi » e « credere » praticamente hanno lo stesso significato.<br />

Che cos'è la fede? <strong>La</strong> fede è l’accettazione <strong>di</strong> un fatto <strong>di</strong> <strong>Dio</strong>. Essa ha sempre<br />

il suo fondamento nel passato. Ciò che riguarda il futuro è speranza più che<br />

fede; benché sia vero che spesso la fede ha per oggetto e f<strong>in</strong>e il futuro, come<br />

ve<strong>di</strong>amo <strong>in</strong> Ebrei 11. Forse per questa ragione la parola qui scelta è «<br />

considerarsi » . Questo è un term<strong>in</strong>e che si riferisce esclusivamente al passato:<br />

a quello che ve<strong>di</strong>amo compiuto nel passato, e non come un avvenimento che debba<br />

ripetersi nel futuro. Questo è il tipo <strong>di</strong> fede che descrive Marco <strong>in</strong> 11:24: «<br />

Tutto quello che voi chiederete, pregando, credete <strong>di</strong> averlo ottenuto e l’avrete<br />

». Quanto qui è affermato è che se cre<strong>di</strong>amo <strong>di</strong> aver già ottenuto ciò che<br />

doman<strong>di</strong>amo (<strong>in</strong> Cristo, naturalmente), « ci sarà concesso . Credere che lo<br />

potremmo ottenere, o che lo otterremmo non è fede nel senso qui <strong>in</strong>teso. Credere<br />

che l’abbiamo già ottenuto, ecco la <strong>vera</strong> fede. <strong>La</strong> fede, <strong>in</strong> questo senso, poggia<br />

su ciò che è stato compiuto nel passato. Coloro che <strong>di</strong>cono: « <strong>Dio</strong> può » oppure «<br />

<strong>Dio</strong> potrebbe » oppure « <strong>Dio</strong> deve » e « <strong>Dio</strong> vorrà » non credono affatto. <strong>La</strong> fede<br />

afferma sempre: « <strong>Dio</strong> ha fatto ».<br />

Quand'è, dunque, che io ho fede per quanto concerne la mia crocifissione? Non è<br />

certo quando <strong>di</strong>co: « <strong>Dio</strong> può » o « <strong>Dio</strong> lo vorrà » oppure « Mi deve crocifiggere<br />

», ma quando affermo, con gioia: « <strong>Dio</strong> sia lodato, sono stato crocifisso <strong>in</strong><br />

Cristo! ».<br />

In Romani 3, ve<strong>di</strong>amo come il Signore Gesù si è caricato dei nostri peccati f<strong>in</strong>o<br />

a morire al nostro posto, quale nostro sostituto, aff<strong>in</strong>ché siamo perdonati. In<br />

Romani 6 ci ve<strong>di</strong>amo <strong>in</strong>clusi nella morte con la quale il Cristo ha compiuto la<br />

nostra liberazione. Quando ci è stato rivelato il primo fatto, abbiamo creduto<br />

<strong>in</strong> lui per la nostra giustificazione. Ora Id<strong>di</strong>o ci domanda <strong>di</strong> riconoscere il<br />

secondo fatto per la nostra liberazione. Così, praticamente, nella seconda parte<br />

della lettera ai Romani, « considerarsi » prende il posto che ha « credere » .<br />

Il senso è lo stesso e l’accento non è <strong>di</strong>verso. Come entriamo nella <strong>vita</strong>

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