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Eucaristia in san Tommaso Dottore Eucaristico. Teologia, mistica e ...

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INOS BIFFI<br />

L'EUCARISTIA IN SAN TOMMASO<br />

"DOTTORE EUCARISTICO"


INOS BIFFI<br />

L'EUCARISTIA<br />

IN SAN TOMMASO<br />

"DOTTORE EUCARISTICO"<br />

<strong>Teologia</strong>, <strong>mistica</strong> e poesia<br />

CANTAGALLI


Grafica di copert<strong>in</strong>a: Ales<strong>san</strong>dro Bellucci<br />

Redazione: <strong>Tommaso</strong> Gord<strong>in</strong>i<br />

© Edizioni Cantagalli<br />

Giugno 2005<br />

ISBN 88-8272-225-2<br />

Stampato nel mese di Giugno<br />

da Edizioni Cantagalli - Siena<br />

EDIZIONI CANTAGALLI<br />

Via Massetana Romana, 12<br />

Casella Postale 155<br />

53100 Siena<br />

Tel. 0577 42102 Fax 0577 45363<br />

http://www.edizionicantagalli.com<br />

e-mail: cantagalli@edizionicantagalli.com


PREFAZIONE<br />

Al mistero eucaristico <strong>Tommaso</strong> ha dedicato la sua<br />

più acuta ricerca teologica, la sua pietà più appassionata e<br />

la sua più lirica ispirazione.<br />

L'<strong>Eucaristia</strong> gli appare di una ricchezza <strong>in</strong>esauribile: è<br />

«il sacramento della passione di Cristo», il «memoriale<br />

della sua morte», «la perfezione della vita spirituale e il<br />

f<strong>in</strong>e di tutti i sacramenti», il «segno del massimo amore»,<br />

«il sostegno della nostra speranza», la «perfetta comunione<br />

con la passione», «l'alimento spirituale», «il dolce<br />

ristoro spirituale», «il pr<strong>in</strong>cipio dell'<strong>in</strong>corporazione a Cristo»,<br />

«il bene comune spirituale di tutta la Chiesa», «il<br />

sacramento della carità e dell'unità ecclesiale», «il cibo<br />

che div<strong>in</strong>izza l'uomo e lo <strong>in</strong>ebria di div<strong>in</strong>ità».<br />

Questo volumetto, però, non offre una ricerca esauriente<br />

sulla dottr<strong>in</strong>a eucaristica del <strong>Dottore</strong> angelico. Si<br />

limita a tracciarne un breve profilo, quasi un assaggio di<br />

una teologia ampia ed elaborata, rimasta ancora non<br />

poco sconosciuta; pers<strong>in</strong>o si direbbe rimossa <strong>in</strong> questi<br />

decenni postconciliati, quando un diffuso giudizio superficiale<br />

e sommario, più esattamente un pregiudizio, ha<br />

emarg<strong>in</strong>ato <strong>Tommaso</strong> dalla teologia, liquidandolo come<br />

medievale e "scolastico".<br />

5


In realtà, una frequentazione diretta e assidua delle<br />

opere dell'Angelico, collocate storicamente e teoreticamente<br />

comprese, conduce a ben altre conclusioni.<br />

Così, a riguardo dell'<strong>Eucaristia</strong>, sono circolate valutazioni<br />

di una ignoranza mirabile e s<strong>in</strong>golare.<br />

Chi ne studi il tema nel "Commento alle Sentenze"<br />

(che qui non esam<strong>in</strong>iamo) nella Summa Theologiae, nelle<br />

Lecturae sul Vangelo di Matteo, su quello di Giovanni e<br />

sulle Lettere di Paolo, oltre che nell'Ufficio del Corpus<br />

Dom<strong>in</strong>i, si trova di fronte a una teologia dove convengono<br />

largamente sia la Scrittura — nella sua lettera e nel suo<br />

spirito —, sia il richiamo ai testi della tradizione patristica<br />

orientale e occidentale — <strong>in</strong> gran parte reperibili anche<br />

nella Catena Aurea di <strong>Tommaso</strong> ai due evangelisti ricordati<br />

-, sia i ripetuti riferimenti liturgici: il tutto disposto,<br />

certamente, nel contesto della Scolastica, con le sue questioni<br />

e i suoi strumenti di riflessione, la sua filosofia.<br />

La riflessione tomista porta senza dubbio i segni del<br />

tempo <strong>in</strong> cui venne elaborata — con le discussioni che il<br />

metodo e le risorse scolastiche imponevano e con qualche<br />

limite che ne derivava —; ma, riconosciuto questo, la teologia<br />

dell'<strong>Eucaristia</strong> secondo l'Angelico risalta soprattutto<br />

come esposizione e proposizione fedele e trasparente della<br />

tradizione eucaristica della Chiesa nella molteplicità dei<br />

suoi aspetti. Si può dire che neppure un suo frammento è<br />

stato trascurato o è andato perduto.<br />

Le analisi condotte da <strong>Tommaso</strong> con l'ausilio della<br />

filosofia - la metafisica, la logica, la teoria del l<strong>in</strong>guaggio<br />

— non solo non vanificano e non impoveriscono «il<br />

6


mistero della fede», ma lo esaltano, lo illum<strong>in</strong>ano e lo<br />

illustrano, rendendolo <strong>in</strong> qualche modo plausibile e dicibile:<br />

compresa la tanto discussa "transustanziazione", che<br />

nella sua "ovvietà" e "sottigliezza", mira a rendere pensabile<br />

come, grazie alla "def<strong>in</strong>izione" di Cristo e all'azione<br />

dello Spirito, nella permanenza delle specie il pane<br />

divenga e si possa chiamare il Corpo del Signore, e il v<strong>in</strong>o<br />

divenga e si possa chiamare suo Sangue.<br />

Solo che, per avvertire questo, occorre affrontare un<br />

percorso assai impegnativo e che resta da fare: quello di<br />

una analisi attenta e particolareggiata delle opere del<br />

"<strong>Dottore</strong> <strong>Eucaristico</strong>" - come Pio XI lo chiamava nella<br />

Studiorum Ducem —, o del "Mistico dell'<strong>Eucaristia</strong>", come<br />

anche si potrebbe felicemente def<strong>in</strong>ire.<br />

Il nostro piccolo libro, pur nato da una lettura assidua<br />

delle opere di <strong>Tommaso</strong>, <strong>in</strong>tende solo offrire, come<br />

dicevamo, un assaggio della sua contemplazione di quel<br />

«memoriale della morte del Signore», nel quale domandava<br />

di poter trovare una fonte <strong>in</strong>esauribile di vita e una<br />

dolcezza da gustare senza f<strong>in</strong>e.<br />

Nella solennità del Corpo e del Sangue del Signore<br />

2005, Anno dell'<strong>Eucaristia</strong><br />

INOS BIFFI<br />

7


CAPITOLO PRIMO<br />

L'EUCARISTIA: «MEMORIA DELLA<br />

PASSIONE DI CRISTO», COMPIMENTO E<br />

VERTICE DI TUTTI I SACRAMENTI<br />

1. La teologia eucaristica di <strong>Tommaso</strong> d'Aqu<strong>in</strong>o<br />

risalta su ogni altra per limpidità e acutezza; ma egli non<br />

solo la seppe elaborare magistralmente: la contemplazione<br />

dell'<strong>Eucaristia</strong> fu così <strong>in</strong>tensa che giunse ad aprire<br />

la sua vena poetica e a <strong>in</strong>fondere gli accenti della lirica <strong>in</strong><br />

un <strong>in</strong>eccepibile e rif<strong>in</strong>ito l<strong>in</strong>guaggio dogmatico, e ne vennero<br />

sequenze e <strong>in</strong>ni che tutti conosciamo e ancora<br />

cantiamo.<br />

D'altronde una pietà vivissima verso il Corpo e il Sangue<br />

di Cristo accompagnò la vita del "<strong>Dottore</strong> <strong>Eucaristico</strong>"<br />

— come venne chiamato 1 —, suggellata, <strong>in</strong> certo<br />

modo, proprio da una appassionata preghiera al SS.<br />

Sacramento.<br />

Secondo il biografo Guglielmo di Tocco, prima di<br />

ricevere il viatico, nella foresteria dell'abbazia cisterciense<br />

di Fos<strong>san</strong>ova — dov'era arrivato, ormai esausto e consumato<br />

dalle fatiche dello studio e dell'<strong>in</strong>segnamento —<br />

<strong>Tommaso</strong> elevò questa preghiera: «Ti ricevo, prezzo della<br />

redenzione dell'anima mia; ti ricevo, viatico del mio pel-<br />

Cfr. PIO XI, Enciclica Studìorum Ducem (Encbiridion delle Encicliche, 5, Pio XI<br />

1922-1939, EDB, Bologna 1995, pp. 112-113).<br />

9


legr<strong>in</strong>aggio: per tuo amore ho studiato, vegliato e lavorato»<br />

2 .<br />

2. Ma chi studia attentamente i testi di <strong>Tommaso</strong><br />

dedicati all'<strong>Eucaristia</strong>, ed entra <strong>in</strong> familiarità con essi,<br />

non fatica ad accorgersi che la precisione dei concetti e il<br />

rigore delle analisi non solo non spengono la sua emozionata<br />

passione per il SS. Sacramento, ma, al contrario, la<br />

manifestano e ne sono un segno perspicuo ed eloquente.<br />

Se il contesto teologico, con i suoi dibattiti e i suoi<br />

problemi, moltiplica le questioni — anche le più sottili e<br />

pers<strong>in</strong>o, a nostro giudizio, ora, superflue —, si avverte che,<br />

dopo le loro ramificazioni e discussioni, esse alla f<strong>in</strong>e sono<br />

ricondotte al cuore della teologia eucaristica cattolica sul<br />

«memoriale della passione di Cristo {{passionis Còristi} hoc<br />

sacramentum est memoriale)» (STb, III, 76, 2, 2m), così come<br />

da questo cuore erano dipartite.<br />

Ripercorrendo gli scritti di <strong>Tommaso</strong> dedicati a quel<br />

memoriale, e riconducendone il contenuto a unità, ci si<br />

accorge di disporre della s<strong>in</strong>tesi più lum<strong>in</strong>osa e più completa<br />

della fede cattolica sul mistero dell'<strong>Eucaristia</strong>, e che<br />

sono prive di fondamento le critiche sulla sua prevalente<br />

riduzione a filosofia, che avrebbe impoverito la riflessione<br />

eucaristica di <strong>Tommaso</strong>, distraendola dalla concretezza e<br />

dalla suggestione della Scrittura, della liturgia o della<br />

tradizione patristica.<br />

2 "Sumo te pretium redemptionis anime mee, sumo te viaticum peregr<strong>in</strong>ationis mee, prò<br />

cuius amore studiti, uìgilauì et laboraui; te predicaui, te docili, nichil unquam cantra te dixi"<br />

(Ystoria <strong>san</strong>cti Thome de Aqu<strong>in</strong>o de Guillaume de Tocco (1323), e. XLVII, Édition<br />

critique, <strong>in</strong>troduction et notes de Claire le Brun-Gouanvic, Pontificai Institute of<br />

Mediaeval Studies, Totonto 1996, p. 198).<br />

10


3. Per l'<strong>in</strong>telligenza dell'<strong>Eucaristia</strong> <strong>in</strong> <strong>Tommaso</strong><br />

d'Aqu<strong>in</strong>o importa anzitutto rilevare a che punto dell'orbo<br />

discipl<strong>in</strong>ae la collochi o dove la <strong>in</strong>nesti nel disegno<br />

teologico della sua Somma di <strong>Teologia</strong>, dalla quale<br />

parte questa nostra presentazione della dottr<strong>in</strong>a eucaristica<br />

dell'Angelico.<br />

Com'è ovvio, tra i sacramenti, i quali, a loro volta,<br />

vengono considerati dopo la cristologia, e significativamente<br />

dopo la teologia dei misteri di Cristo: i sacramenti,<br />

<strong>in</strong>fatti, «ricevono la loro efficacia dallo stesso Verbo <strong>in</strong>carnato»<br />

{STh, III, 60, <strong>in</strong>tr.)\ al quale hanno il compito di<br />

<strong>in</strong>corporare: «Coi sacramenti della legge nuova l'uomo<br />

viene <strong>in</strong>corporato a Cristo» {STh, III, 62, 1, e.) 4 .<br />

Essi «fluiscono dallo stesso Cristo, ereditandone una<br />

certa somiglianza» {STh, III, 60, 6, 3m) 5 ; anzi «i sacramenti<br />

operano <strong>in</strong> virtù della passione di Cristo, che <strong>in</strong><br />

certa misura viene congiunta agli uom<strong>in</strong>i {applicatur)<br />

mediante i sacramenti» {STh, III, 61, 1, 3m) 6 . <strong>Tommaso</strong><br />

lo va ripetendo: «I sacramenti della Chiesa <strong>in</strong> maniera<br />

speciale derivano la loro efficacia dalla passione di Cristo,<br />

la cui energia viene come <strong>in</strong>nestata <strong>in</strong> noi {nobis copulatur),<br />

quando riceviamo i sacramenti» {STh, III, 62, 5, l) 7 ; «La<br />

passione di Cristo si collega — unisce — con noi attraverso<br />

3 Ab ipso Verbo <strong>in</strong>carnato efficaciam habent (STb, III, 60, <strong>in</strong>tr.).<br />

Per sacramenta novae legis homo Christo <strong>in</strong>corporatur (STh, III, 62, 1, e.)<br />

Sacramenta novae legis {...} ab ipso Christo effluunt et quandam similìtiid<strong>in</strong>em ipsìus<br />

<strong>in</strong> se habent (STh, III, 60, 6, 3m).<br />

Sacramenta {...} operantur <strong>in</strong> virtute passionis Chrìsti, et passio Christi quodammodo<br />

applicatur hom<strong>in</strong>ibus per sacramenta, secundum illud Apostoli, Rom 6, [3]: Quìcumque<br />

baptizati sumus <strong>in</strong> Christo lesu, <strong>in</strong> morte ipsius baptizati sumus (STh, III, 61, 1, 3m).<br />

7 Sacramenta Ecclesiae specialiter habent virtutem ex passione Christi, cuius virtus<br />

quodammodo nobis copulatur per susceptionem sacramentorum (STh, III, 62, 5, 1).<br />

11


la fede e i sacramenti»; se ne avvera, cosi, una sua «cont<strong>in</strong>uazione»<br />

(cont<strong>in</strong>uatio) (STh, III, 62, 6, e).<br />

Egli anche preciserà, trattando del battesimo: «Il battesimo<br />

trae la sua efficacia dalla passione di Cristo e dallo<br />

Spirito Santo» (STh, III, 66, 12, e.) 8 .<br />

4. Ed ecco, secondo una lettura su tutta la storia della<br />

salvezza, la splendida affermazione di <strong>Tommaso</strong>: «Il<br />

sacramento è un segno commemorativo di ciò che è preceduto,<br />

ossia la passione di Cristo; è segno dimostrativo<br />

di ciò che avviene <strong>in</strong> noi mediante la passione di Cristo,<br />

ossia la grazia; ed è segno profetico (prognosticum), cioè<br />

prenunziativo (praenuntiativum) della gloria futura» (STh,<br />

III, 60, 3, e.) 9 .<br />

Quello che <strong>Tommaso</strong> qui afferma di ogni sacramento,<br />

<strong>in</strong> modo speciale lo dirà, anzi, lo canterà per l'<strong>Eucaristia</strong>:<br />

«Questo sacramento ha un triplice significato: l'uno<br />

rispetto al passato, <strong>in</strong> quanto è commemorativo della<br />

passione del Signore, che fu un vero sacrificio, e per questo<br />

viene denom<strong>in</strong>ato sacrificio; l'altro rispetto al presente,<br />

ed è l'unità ecclesiale, alla quale gli uom<strong>in</strong>i sono<br />

aggregati con questo sacramento, per cui è def<strong>in</strong>ito<br />

comunione; il terzo significato riguarda il futuro, dal<br />

momento che questo sacramento prefigura la fruizione di<br />

Dio, che avverrà nella patria, per cui è chiamato viatico:<br />

questo <strong>in</strong>fatti ci apre la via per arrivarvi. Ne consegue che<br />

si chiama anche eucaristia, cioè buona grazia, poiché la<br />

Bapstìmus (...) aquae efficaciam habet a passione Cbrìsti et a Spiritu Saticto (STh,<br />

III, 66, 12, e).<br />

9 Sacramentum est signum rememorativum eias quodpraecessit, salice/ passionis Còristi,<br />

et demonstrativum eius quod <strong>in</strong> nobis effititur per Còristi passionem, scilicet gratiae, et<br />

prognosticum, idest praenuntiativum, futurae gloriae (STh, III, 60, 3, e.)<br />

12


vita eterna è grazia di Dio, come si afferma <strong>in</strong> Rom. 6<br />

[23}, o perché contiene realmente Cristo, che è pieno di<br />

grazia» (STh, III, 73, 4, e.) 10 .<br />

5. Nell'<strong>Eucaristia</strong> si ritrova compiutamente presente<br />

l'evento cristiano e ne è la perfetta <strong>in</strong>iziazione. Il fatto<br />

che nella trattazione dei sacramenti essa succeda al battesimo<br />

e alla confermazione, non impedisce che sia «il<br />

sacramento» per eccellenza, (STh, III, 65, 3, e), che<br />

«porta a perfezione tutti gli altri sacramenti», ossia «il<br />

vertice» o «il compimento dei sacramenti» (ibid.) 11 , al<br />

quale tutti gli altri sono relativi. «L'<strong>Eucaristia</strong> è come la<br />

perfezione della vita spirituale e il f<strong>in</strong>e di tutti i sacramenti»<br />

(STA, III, 73, 3, e.) 12 .<br />

E la ragione — spiega <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> — sta nel fatto<br />

che, mentre <strong>in</strong> questi opera l'energia — la «vis» o «virtus»<br />

della passione di Cristo —, nell'<strong>Eucaristia</strong> è presente «Cristo<br />

<strong>in</strong> persona» (ibid., 1, 3m) 13 ; secondo il l<strong>in</strong>guaggio scolastico,<br />

è presente sostanzialmente, quale «bene comune<br />

10 Hoc sacramentum habet trìplkem significationem. Unam quidem respectu praeterìti,<br />

<strong>in</strong>quantum scilicet est commemoratìvum dom<strong>in</strong>iate passionis, quae fuit veruni sacrificium<br />

{•••}• Et secundum hoc nom<strong>in</strong>atur sacrificium. Aliarti autem significationem habet respectu rei<br />

praesentis, scilicet ecclesiasticae unìtatis, cui hom<strong>in</strong>es congregantur per hoc sacramentum. Et<br />

secundum hoc nom<strong>in</strong>atur communio vei synaxis {...}. Tertiam autem significationem habet<br />

respectu futuri, ìnquantum scilicet hoc sacramentum est praefigurativum fruitionis Dei, quae<br />

erti <strong>in</strong> patria. Et secundum hoc dicitur viaticum, quia hocpraebet nobis viam illucpervenìendi.<br />

Et secundum hoc etiam dicitur Eucharìstia, idest bona grafia, quia gratia Dei est vita aeterna,<br />

ut dicitur Rom. 6 {23}, vel quia realiter cont<strong>in</strong>et Christum, qui estplenus gratia» (STh, III,<br />

73, 4, e).<br />

"Potissimum <strong>in</strong>ter alia sacramenta (STh, III, 65, 3, e);potissimum etperfectivum est<br />

omnium aliorum (ibid., se).<br />

Eucharìstia {...} est quasi consummatio spiritualis vitae et omnium sacramentorum<br />

f<strong>in</strong>is (STh, III, 73, 3, e).<br />

Eucharìstia cont<strong>in</strong>et aliquid sacrum absolute, scilicet ipsum Christum (STh, 73, 1,<br />

3m).<br />

13


spirituale di tutta la Chiesa» 14 {STh, III, 65, 3, lm), al f<strong>in</strong>e<br />

di «portare l'uomo alla piena comunione col Cristo della<br />

passione» {ibid., 3, 3m) 15 .<br />

6. Ossia, se la radice di ogni sacramento è la passione<br />

di Cristo, l'<strong>Eucaristia</strong> è di questa il segno perfetto. Ecco le<br />

nitide parole dell'Angelico: della passione del Signore,<br />

«essa è il sacramento perfetto <strong>in</strong> quanto contiene il Cristo<br />

che ha patito (il «Christus passus»)» {ibid., 5, 2m)' 6 ; l'<strong>Eucaristia</strong><br />

«<strong>in</strong> quanto contiene realmente lo stesso Cristo — e<br />

si tratta precisamente del "Christus passus" - perfeziona<br />

tutti gli altri sacramenti, nei quali il valore di Cristo {vìrtus<br />

Còristi) viene partecipato» {ibid., 1, e.) 17 ; «Mentre<br />

stava per allontanarsi dai discepoli nella sua figura fisica,<br />

Gesù lasciò loro se stesso nella forma del sacramento» 18 .<br />

Egli lo ha istituito perché «occorreva che <strong>in</strong> ogni tempo ci<br />

fosse presso gli uom<strong>in</strong>i un segno rappresentativo della<br />

passione del Signore», visto che «non ci potè mai essere<br />

salvezza senza la fede nella passione di Cristo» {ibid.,<br />

5, e.) 19 .<br />

Bonum commune spirituali! totius Ecclesiae cont<strong>in</strong>etur substantialiter <strong>in</strong> ipso<br />

Eucharistiae sacramento (STh, III, 65, 3, lm).<br />

15<br />

Eucharistia est sacramentimi passionis Christi prout homo perficitur <strong>in</strong> unione ad<br />

Christumpassum (STh, HI, 3, 3m).<br />

1<br />

Eucharistia est sacramentum perfectum dom<strong>in</strong>icae passionis, tanquam cont<strong>in</strong>sns ipsum<br />

Christum passum (STh, III, 5, 2m).<br />

17<br />

Hocsacramentum, quodipsum Christumrealitercont<strong>in</strong>et {...}est perfeethumomnium<br />

sacramentorum aliorum, <strong>in</strong> quìbus virtus Christiparticipatur (STh, III, 75, 1, e).<br />

18<br />

Quando ipse Christus <strong>in</strong> propria specie a discipulis discessurus erat, <strong>in</strong> sacramentali<br />

specie seipsum eìs reliquit (STh, III, 73, 5, e).<br />

Quia s<strong>in</strong>e fide passionis Christi nunquam potuit esse salus, secundum illud Rom 3,<br />

{25}: Quem proposuit Deus propitiatorem per fidem <strong>in</strong> <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>e ipsius. Et ideo oportuit omni<br />

tempore apudhom<strong>in</strong>es esse aliquod repraesentativum Dom<strong>in</strong>icae passionis (STh, III, 73,5, e).<br />

14


San <strong>Tommaso</strong> anche scrive: «Cristo, durante il tempo<br />

di questo nostro pellegr<strong>in</strong>aggio, non ci ha privati della<br />

sua presenza corporale, ma <strong>in</strong> questo sacramento ci unisce<br />

a sé attraverso la verità del suo corpo e del suo <strong>san</strong>gue»,<br />

considerati sempre nella loro condizione sacrificale;<br />

ora, «una così familiare unione di Cristo con noi rende<br />

questo sacramento il segno del massimo amore e il sostegno<br />

della nostra speranza» {STh, III, 75, 1, e.) 20 .<br />

7. <strong>Tommaso</strong> usa spesso i term<strong>in</strong>i «sacramento», «rappresentazione»<br />

{repraesentatió) e «rappresentativo» (repraesentativus),<br />

«memoria», «memoriale»: non per <strong>in</strong>dicare un<br />

semplice e labile richiamo di una realtà <strong>in</strong> ogni caso passata,<br />

ma la verità di una presenza reale — sostanziale —<br />

dell'avvenimento della passione nella persona del Cristo<br />

che ha patito.<br />

La teologia — a partire specialmente da Casel — amerà<br />

affermare che l'<strong>Eucaristia</strong> è il sacramento dell'«evento»<br />

della passione.<br />

Ritengo che, <strong>in</strong> l<strong>in</strong>guaggio diverso e senza l'esplicita<br />

successiva tematizzazione, la teologia di <strong>Tommaso</strong> dica la<br />

stessa cosa, ossia <strong>in</strong>segni che, nella modalità dei segni,<br />

raggiungendo e ricevendo il «Cristo che ha patito», si<br />

entri <strong>in</strong> reale comunione con quell'evento. «I sacrifici dell'antica<br />

legge contenevano il vero sacrificio della passione<br />

Quia maxime proprium amicitiae est convivere amìcis, ut Philosophus dicit IX Ethic.,<br />

suampraesentiam corporalem nobìs repromittit <strong>in</strong>praemium {...}. Nec tamensuapraesentia<br />

corporali <strong>in</strong> bac peregr<strong>in</strong>atone destituita sed per veritatem corporis et <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>is sui nos sibi<br />

coniungìt <strong>in</strong> hoc sacramento. Unde dicit, loan. 6 {5 7}: Qui manducai meam carnem et bibit<br />

meum <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>em, <strong>in</strong> me manet et ego <strong>in</strong> eo. Unde hoc sacramentum est maximae caritatis<br />

signum, et nostrae spei sublevamentum, ex tam familiari coniunctione Chrìsti ad nos (STh, III,<br />

75, l,c).<br />

15


di Cristo soltanto nella modalità della figura»; mentre «il<br />

sacrificio della nuova legge istituito da Cristo ebbe <strong>in</strong> più<br />

la prerogativa di contenere lui stesso che ha patito, non<br />

solo nella forma di un segno o di una figura, ma nella<br />

verità» (ibid., 1, e.) 21 .<br />

8. È come dire che nell'<strong>Eucaristia</strong> è veramente ed efficacemente<br />

<strong>in</strong> azione il sacrificio di Cristo. Il valore, l'efficacia,<br />

della passione di Cristo si riscontrano nell'<strong>Eucaristia</strong><br />

sul fondamento della presenza appunto del «Cristo<br />

che ha patito».<br />

Per <strong>Tommaso</strong>, abbiamo visto, <strong>in</strong> ogni sacramento è<br />

"ravvivata" la passione di Cristo; nell'<strong>Eucaristia</strong> questo<br />

avviene perché a istituirne l'attualità è personalmente il<br />

Cristo della passione, o il Cristo che ha patito e che vi è<br />

"disponibile". Il profilo antiberengariano è con chiarezza<br />

evocato da <strong>Tommaso</strong>, ed esattamente <strong>in</strong> esso il l<strong>in</strong>guaggio<br />

della "rappresentazione" si risolve realisticamente <strong>in</strong><br />

quello della "ripresentazione".<br />

E ancora, a sottol<strong>in</strong>eare il realismo della presenza<br />

della passione, egli scrive: «Ciò che è rappresentato attraverso<br />

questo sacramento è la passione di Cristo {Quod<br />

repraesentatur est passio Christi); per ciò esso produce nell'uomo<br />

l'effetto che la passione di Cristo ha prodotto nel<br />

mondo. È il motivo per cui, a commento del passo di<br />

Giovanni 19, 34: "Subito uscì <strong>san</strong>gue e acqua", il Crisostomo<br />

dice: "Poiché da qui hanno avuto <strong>in</strong>izio i sacri<br />

' Sacri fida {•••} veteris legis illudverum sacrificìum passionis Cristi cont<strong>in</strong>gebant solum<br />

<strong>in</strong> figura, secundum illud Heb. 10 {1}: Umbram habens lex futurorum honorum, non ipsam<br />

rerum imag<strong>in</strong>em. Et ideo oportuit ut aliquid plus haberet sacrificium novae legis a Christo<br />

<strong>in</strong>stitutum, ut scilicet cont<strong>in</strong>eret ipsum passum, non solum <strong>in</strong> significatione velfigura, sed etiam<br />

<strong>in</strong> rei veritate (STh, III, 75, 1, e.)-<br />

16


misteri, quando ti accosti al tremendo calice, accostati<br />

esattamente come per bere dallo stesso costato di Cristo"»<br />

(STh, III, 79, 1, e.) 22 .<br />

9. Le parole di <strong>Tommaso</strong>, att<strong>in</strong>te al Padre greco, non<br />

potrebbero essere più perspicue ed emozionanti. Come là<br />

dove torna ad asserire: «Identica è la vittima che ha<br />

offerto Cristo e che offriamo noi» (STh, III, 83, 1, lmf; e<br />

questo spiega perché «<strong>in</strong> questo sacramento diventiamo<br />

partecipi del frutto della passione del Signore: <strong>in</strong> una orazione<br />

segreta domenicale, <strong>in</strong>fatti, si dichiara: "Ogni volta<br />

che si celebra la memoria di questa vittima, è <strong>in</strong> atto — o<br />

si trova <strong>in</strong> esercizio — l'opera della nostra salvezza"» (STh,<br />

III, 83, 1, e.) 24 ; «È prerogativa di questo sacramento che<br />

nella sua celebrazione avvenga l'immolazione di Cristo»,<br />

la quale <strong>in</strong>vece nell'Antico Testamento si attuava solo <strong>in</strong><br />

modo figurato (ibid., 1, e.) 25 .<br />

Un'immolazione reale — noi oggi diciamo —, che non<br />

ripete quella del Calvario, ma che è la stessa nella modalità<br />

del sacramento.<br />

Dicit Chrysostomus: Quia h<strong>in</strong>c suscipìunt pr<strong>in</strong>cipìum sacra mysteria, cum accesseris ad<br />

tremendum calkem, velab ipsa bibiturus Christi costa ita accedas (STh, III, 79, 1, e).<br />

2ì<br />

Sicut Ambrosius {...} dicit, una est hostia, quam scilicet Christus obtulit et nos<br />

offerimus (STh, III, 83, 1, lm).<br />

Per hoc sacramentum participes efficimur fructus dom<strong>in</strong>ìcae passionis. L<strong>in</strong>de et <strong>in</strong><br />

quadam dom<strong>in</strong>icali oratìone secreta dìcitur: Quoties huius hostiae commemoratio cetebratur,<br />

opus nostrae redemptionis exercetur (STh, III, 83, 1, e.)-<br />

Poterat Christus dici immolari etiam <strong>in</strong> figuris veteris testamenti {...}. Sed {•••}<br />

proprium est buie sacramento quod <strong>in</strong> eius celebratione Christus ìmmoletur (STh, III, 83,<br />

l,c).<br />

17


CAPITOLO SECONDO<br />

AL PRINCIPIO DELL'EUCARISTIA:<br />

L'ISTITUZIONE E LA SIGNORIA<br />

DI CRISTO.<br />

IL MINISTERO ECCLESIALE IN SUO NOME<br />

1. L'<strong>Eucaristia</strong> — come ogni sacramento — trova la sua<br />

possibilità e la sua orig<strong>in</strong>e non <strong>in</strong> una capacità o decisione<br />

della Chiesa, ma nella volontà di Cristo che l'ha istituita.<br />

Né potrebbe essere diversamente: nessuno può pretendere<br />

il Corpo dato da Cristo o disporre del suo Sangue<br />

sparso, ma solo accoglierli da lui come dono, così come<br />

può unicamente ricevere come grazia la virtus passionis<br />

Còristi — l'efficacia e il valore della passione di Cristo — <strong>in</strong><br />

atto <strong>in</strong> ogni sacramento.<br />

San <strong>Tommaso</strong> non cessa di richiamarlo e già lo<br />

abbiamo sottol<strong>in</strong>eato: «I sacramenti della Legge nuova<br />

scaturiscono da Cristo personalmente» {STh, III, 60, 6,<br />

3m) ! , e riescono per la sua <strong>in</strong>iziativa, anzi per la sua presenza.<br />

L'apparato sacramentale, che alla f<strong>in</strong>e si risolve e si<br />

esprime nell'azione della Chiesa, dipende tutto, "strumentalmente",<br />

dalla causa «assoluta e perfetta», o<br />

dall'«agente pr<strong>in</strong>cipale», e qu<strong>in</strong>di da Gesù Cristo, e radicalmente<br />

dal suo essere Dio: «Ottiene la sua efficacia spi-<br />

1 Sacramenta novae legis {,..} ab ipso Christo effluunt (STh, III, 60, 6, 3m).<br />

19


ituale dalla benedizione di Cristo» (STh, III, 62, 4, 3m) 2 ,<br />

scrive <strong>Tommaso</strong>, il quale precisa: ciò che rappresenta il<br />

nucleo essenziale e qu<strong>in</strong>di necessario per l'esserci del<br />

sacramento «è stato istituito da Cristo stesso, che è Dio e<br />

uomo» (STh, III, 64, 2, lm) 3 . «È Cristo che opera l'<strong>in</strong>teriore<br />

efficacia dei sacramenti, <strong>in</strong> quanto Dio e <strong>in</strong> quanto<br />

uomo» (ibid., 3, e.) 4 .<br />

In quanto Dio opera nei sacramenti <strong>in</strong> virtù della sua<br />

autorità orig<strong>in</strong>aria —per auctorìtatem —, per cui si deve dire<br />

che «Dio solo è l'istitutore dei sacramenti» (ibid., e.) 5 ; «la<br />

consacrazione dei sacramenti proviene da Dio stesso»<br />

(STh, III, 83, 3, 8m) 6 : lui, <strong>in</strong>fatti, solo «penetra nell'anima<br />

dove risiede l'effetto del sacramento» e «da lui solo<br />

deriva la grazia che è l'effetto del sacramento» (STh, III,<br />

64, 1, e.) 7 ; e <strong>in</strong> quanto uomo strumentalmente, mediante<br />

il merito e l'efficienza — meritorie et effettive — della sua passione<br />

(ibid., 3, e).<br />

2. Va però osservato — cont<strong>in</strong>ua <strong>Tommaso</strong> — che l'umanità<br />

di Gesù è congiunta personalmente a Dio: ecco<br />

perché nei sacramenti risalta, rispetto a qualsiasi altra<br />

causalità, <strong>in</strong> particolare rispetto agli «strumenti estr<strong>in</strong>seci<br />

quali sono i m<strong>in</strong>istri della Chiesa», il potere della m<strong>in</strong>isterialità<br />

pr<strong>in</strong>cipale (potestas m<strong>in</strong>isterii pr<strong>in</strong>cipalis), o «l'eccel-<br />

2<br />

Sacramentum consequiturspìritualem virtutem ex benedktione Cbristi(STh, III, 62,4,<br />

3m).<br />

Ea quae sunt de necessitate sacramenti, sunt ab ipso Christo <strong>in</strong>stituta, qui est Deus et<br />

homo (STh, III, 64, 2, lm).<br />

Interiorem sacramentorum effectum operatur Christus (STh, III, 64, 3, e).<br />

5<br />

Deussolus {...est} <strong>in</strong>stìtutorsacramentorum (STh, III, 64, 2, e).<br />

Consecratio eorum est ab ipso Dea (STh, III, 83, 3, 8m).<br />

Solus Deus operatur <strong>in</strong>teriorem effectum sacramenti {...}, quia solus Deus illabitur<br />

animae, <strong>in</strong> qua sacramenti effectus consistit (STh, III, 64, 3, e).<br />

20


lenza del potere {excellentia potestatis)» di Cristo. In altri<br />

term<strong>in</strong>i: il suo primato e la sua "signoria" {ibid., 3, e).<br />

Egli è il Signore nei sacramenti.<br />

Ed esattamente per questo egli potè conferire e far<br />

operare nei sacramenti il merito e la forza della sua passione;<br />

per la medesima ragione i sacramenti valgono a<br />

<strong>san</strong>tificare nel nome di Cristo, il quale solo, avendo elargito<br />

ad essi questo merito e questa efficacia, li potè istituire,<br />

d'altronde non legandosi all'apparato dei sacramenti<br />

stessi per operarne, come abbiamo visto, l'anteriore<br />

effetto», la cui attuazione appartiene esclusivamente<br />

a lui.<br />

3. I m<strong>in</strong>istri della Chiesa non hanno una loro virtus,<br />

non è di loro pert<strong>in</strong>enza purificare dai peccati e conferire<br />

la grazia: «Questo lo compie Cristo», <strong>in</strong> forza del suo<br />

potere {sua potestate): si tratti di m<strong>in</strong>istri personalmente<br />

<strong>san</strong>ti, o di m<strong>in</strong>istri personalmente <strong>in</strong>degni i quali, non<br />

per questo, impediscono la comunione con la Chiesa e la<br />

configurazione a Cristo, secondo la f<strong>in</strong>alità dei sacramenti,<br />

dest<strong>in</strong>ati non a rendere conformi al m<strong>in</strong>istro ma a<br />

Cristo {ibid., 5-6).<br />

Ogni altro genere di azione nel sacramento — come<br />

quella di chi lo celebra o lo riceve - è segnata dal carattere<br />

della m<strong>in</strong>isterialità dipendente: «opera soltanto nella<br />

modalità del m<strong>in</strong>istero (per modum m<strong>in</strong>isteri?)» {ibid., 1,<br />

3m), senza una propria signoria. Gli apostoli e i loro successori<br />

«sono vicari di Dio», ai quali — come non è dato di<br />

istituire un'altra Chiesa o di trasmettere un'altra fede —<br />

non è concesso di istituire altri sacramenti: «La Chiesa di<br />

21


Cristo è edificata dai sacramenti sgorgati dal costato di<br />

Cristo appeso alla croce» (ibid., 2, 3m).<br />

4. Nel medesimo contesto va compreso il senso della<br />

"forma" del sacramento: la forma ha il compito di dire o<br />

specificare, riscattandolo dalla sua genericità, il senso del<br />

gesto sacramentale — o della "materia" — o, come scrive<br />

<strong>Tommaso</strong>, la determ<strong>in</strong>azione del «significato delle realtà<br />

sensibili (significalo rerum sensibilium)» (STh, III, 60, 6, e):<br />

«grazie alle parole si attua il significato delle cose (per<br />

verbaperficitursignificano rerum)» (ibid., 2m).<br />

Ora, il pr<strong>in</strong>cipio di questo significato o def<strong>in</strong>izione è<br />

ancora una volta Gesù Cristo e la relazione con lui, che<br />

solo — istituendolo — ha detto che cos'è il sacramento,<br />

cont<strong>in</strong>uando a dirlo, con la sua presenza, <strong>in</strong> ogni celebrazione,<br />

<strong>in</strong> cui l'istituzione <strong>in</strong> certo senso prosegue. Nei<br />

sacramenti si u<strong>san</strong>o realtà «determ<strong>in</strong>ate dalla istituzione<br />

div<strong>in</strong>a» (ibid., 5, e); essi raggiungono il loro effetto <strong>san</strong>tificante<br />

non per «una qualche energia <strong>in</strong>serita nella loro<br />

natura, ma per la div<strong>in</strong>a istituzione» (ibid., 2m) 8 .<br />

5. Tutto questo, se vale per ogni sacramento, si<br />

avvera <strong>in</strong> misura esemplare e compiuta per il «sacramento<br />

pr<strong>in</strong>cipale (potissimum <strong>in</strong>ter sacramenta)», che di<br />

tutti i sacramenti è come la sorgente e il vertice. All'<strong>Eucaristia</strong><br />

<strong>Tommaso</strong> applica questa sua dottr<strong>in</strong>a sulla signoria<br />

di Cristo nei sacramenti, sulla forma e sul m<strong>in</strong>istro,<br />

anche se, forse più giustamente, si dovrebbe dire che<br />

8 Ad <strong>san</strong>ctificationem {res sensibile*} non ord<strong>in</strong>antur ex aliqua virtute naturaliter<br />

<strong>in</strong>dita, sedsolum ex <strong>in</strong>stitutione div<strong>in</strong>a {STh, III, 60, 5, 2m).<br />

22


all'<strong>Eucaristia</strong> stessa egli ha att<strong>in</strong>to le componenti di ogni<br />

sacramento.<br />

Nel «memoriale» o «sacramento della passione» —<br />

sacramentum dom<strong>in</strong>icele passionis; memoriale dom<strong>in</strong>icae passionis<br />

- (STh, III, 73, 5, 2m e 3m), a differenza che negli<br />

altri sacramenti — già abbiamo visto — è presente «Cristo<br />

<strong>in</strong> persona (cont<strong>in</strong>et {,..} ipsum Christum)» (ibid. 1, 3m), ed<br />

è la ragione per la quale l'<strong>Eucaristia</strong> «è il sacramento perfetto<br />

della passione del Signore (sacramentum perfectum<br />

dom<strong>in</strong>icae passionis)» (ibid., 5, 2m) ed è qu<strong>in</strong>di, <strong>in</strong> maniera<br />

unica, azione personale di Cristo e manifestazione del suo<br />

primato.<br />

Con rara e <strong>in</strong>vidiabile chiarezza <strong>Tommaso</strong> può scrivere:<br />

«La forma di questo sacramento è pronunziata a<br />

nome dello stesso Cristo che parla, perché si comprenda<br />

che il m<strong>in</strong>istro nel compiere questo sacramento altro non<br />

fa che proferire le parole di Cristo» (STb, III, 78, 1, e.) 9 .<br />

Le parole sono dette esteriormente o sacramentalmente,<br />

dal m<strong>in</strong>istro, ma traggono la loro forza o efficacia da Cristo,<br />

attualmente presente e operante, di là dalla sembianza<br />

sacramentale.<br />

6. Dunque, «chiunque sia il sacerdote che pronunzia<br />

queste parole», «è come se le pronunziasse Cristo presente»<br />

(ibid., 5, e.) 10 , dal quale scaturisce la loro «forza<br />

operativa (virtus fattiva)» (ibid.).<br />

Forma huius sacramenti profertur ex persona ipsius Christi loquentis, ut detur <strong>in</strong>telligi<br />

quod mìnister <strong>in</strong> perfectione huius sacramenti nihil agìt nisi quodproferì verba Christi (STb,<br />

III, 78, 1, e).<br />

10 Ac si Christus eapraesentialiterproferret (STh, III, 78, 5, e.)<br />

23


Spiega <strong>Tommaso</strong>: come la Parola di Dio (sermo Dei)<br />

ha operato la creazione, così la stessa Parola sacramentalmente<br />

«opera nella consacrazione» (ibid., 2, 2m).<br />

Non si tratta, allora, — come <strong>in</strong>vece si va superficialmente<br />

affermando da qualcuno — di attribuire un valore<br />

magico a queste parole <strong>in</strong> se stesse: esse sono efficaci per<br />

il fatto che fu Cristo a pronunziarle 11 , ed ora, nella sembianza<br />

sacramentale, le pronunzia il m<strong>in</strong>istro, ma ex persona<br />

Christi prolata (jbid., 2, 4m).<br />

7. Nella forma — sottol<strong>in</strong>ea ancora il <strong>Dottore</strong> angelico<br />

— si dice: «mìo corpo», <strong>in</strong>dicando la persona che parla: ma<br />

con questo «ci si riferisce alla persona di Cristo», <strong>in</strong> nome<br />

del quale tali parole sono articolate (ibid., 2, 4m) 12 .<br />

Né questo vuol dire che egli consideri superfluo tutto<br />

l'<strong>in</strong>sieme della prece <strong>in</strong> cui tali parole sono <strong>in</strong>serite. Un'ampia<br />

questione è da lui dedicata a un suggestivo commento<br />

all'<strong>in</strong>tiero rito eucaristico, con l'illustrazione m<strong>in</strong>uziosa dei<br />

vari significati dei gesti e delle parole (STh, III, 83), d'altronde<br />

con la persuasione che nella sua specifica e perfetta<br />

identità il sacramento è def<strong>in</strong>ito dalla forma, <strong>in</strong> cui esso<br />

risalta quale «Corpo di Cristo» e quale «Sangue di Cristo».<br />

8. La dottr<strong>in</strong>a sul celebrante, che parla e agisce nel<br />

sacramento dell'<strong>Eucaristia</strong> <strong>in</strong> assoluta dipendenza dal primato<br />

di Cristo, viene ripresa e accentuata da <strong>Tommaso</strong><br />

nella questione relativa al m<strong>in</strong>istro (STh, III, 82), la cui<br />

azione, proprio per questo — come già sopra affermava a<br />

proposito dei sacramenti <strong>in</strong> generale — riesce di là dalla sua<br />

24<br />

1 No» {habent} v<strong>in</strong>i nisi ex Christiprolatione (STh, III, 78, 1, lm).<br />

12 Exprimiturpersona Christi, excuiuspersonahaecproferuntur(STh, III, 78, 2,4m).


<strong>san</strong>tità o <strong>in</strong>degnità personale. Citiamo anzitutto questo bel<br />

testo dove <strong>Tommaso</strong> precisa che il sacerdote è colui al quale<br />

«<strong>in</strong> virtù dell'ord<strong>in</strong>azione è conferito il potere di consacrare<br />

questo sacramento nel nome di Cristo; <strong>in</strong>fatti, viene costituito<br />

nel grado di coloro ai quali è stato detto dal Signore:<br />

"Fate questo <strong>in</strong> memoria di me"» 13 . Egli «è l'immag<strong>in</strong>e di<br />

Cristo, a nome e <strong>in</strong> virtù del quale pronunzia le parole della<br />

consacrazione, per cui egli è <strong>in</strong> certo modo sacerdote e,<br />

<strong>in</strong>sieme, vittima» (STh, III, 83, 1, 3m) 14 .<br />

Ecco perché risulta valida anche la consacrazione di un<br />

«cattivo sacerdote (malus sacerdos)»: «La preghiera {oratió) è<br />

<strong>san</strong>ta ed efficace <strong>in</strong> quanto proferita nel nome di Cristo (ex<br />

persona Còristi)» (STh, III, 82, 5, 3m) 15 , senza, d'altra parte,<br />

che sia dimenticata la dimensione ecclesiale del sacramento<br />

stesso. L'Angelico non manca di ricordare che «l'orazione<br />

nella Messa è proferita dal sacerdote <strong>in</strong> nome di tutta la<br />

Chiesa, della quale il sacerdote è m<strong>in</strong>istro» 16 : da qui la sua<br />

validità <strong>in</strong> ogni caso, com'è per «tutte le altre orazioni pronunziate<br />

nelle azioni liturgiche <strong>in</strong> cui rappresenta la<br />

Chiesa» (ibìd., 6, e.) 17 ; «impersona tutto il popolo cattolico»<br />

(STh, III, 83,5, 12m) 18 .<br />

Sacerdoti, cum ord<strong>in</strong>atur, confertur potestas hoc sacramentum consecrandi <strong>in</strong> persona<br />

Cbristi: per hoc enim ponitur <strong>in</strong> gradu eorum quibus dictum est a Dom<strong>in</strong>o: Hoc facile <strong>in</strong> meam<br />

commemorationem (STh, III, 82, 1, e).<br />

1 Sacerdos gerit imag<strong>in</strong>em Christi, <strong>in</strong> cuius persona et virtute verba pronuntiat ad<br />

consecrandum. Et ita quodammodo idem est sacerdos et bastia (STh, III, 83, 1, 3m).<br />

Benedictio sacerdotìs {...} <strong>in</strong> quantum {...} proferìur ex persona Christi est <strong>san</strong>cta et<br />

efficax (STh, III, 82, 5, 3m).<br />

Oratio <strong>in</strong> missa profertur a sacerdote <strong>in</strong> persona totius Ecclesiae, cuius sacerdos est<br />

m<strong>in</strong>ìster (STh, III, 82, 6, e).<br />

Omnes aìiae eìus orationes quasfacit <strong>in</strong> ecclesiasticis officiis, <strong>in</strong> quibus gerit personam<br />

Ecclesiae (STh, III, 82, 6, e).<br />

1 Gerit personam totius populi catholici (ST, III, 83, 5, 12m).<br />

25


9. Secondo le parole di Pascasio, riferite e condivise da<br />

<strong>Tommaso</strong>, che le attribuisce ad Agost<strong>in</strong>o, «<strong>in</strong> quel che<br />

concerne il mistero del corpo e del <strong>san</strong>gue di Cristo il<br />

sacerdote buono non compie qualche cosa di più e quello<br />

cattivo qualche cosa di meno, dal momento che quel<br />

mistero si compie non per il merito di colui che consacra,<br />

ma per la parola del Creatore e per la forza dello Spirito<br />

Santo»: il sacerdote, dunque, — commenta <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong><br />

— «consacra questo sacramento non <strong>in</strong> virtù propria, ma<br />

quale m<strong>in</strong>istro di Cristo, a nome del quale (<strong>in</strong> cuius persona)<br />

consacra questo sacramento. Diventando cattivo, un<br />

sacerdote non cessa per ciò stesso di essere m<strong>in</strong>istro di<br />

Cristo: il Signore ha <strong>in</strong>fatti dei m<strong>in</strong>istri e dei servi sia<br />

buoni sia cattivi. Uno può essere m<strong>in</strong>istro di Cristo anche<br />

se non è giusto. E questo può avvenire perché a operare e<br />

a valere nel sacramento è l'eccellenza — noi l'abbiamo<br />

chiamata la signoria — di Cristo (hoc ad excellentiam Christi<br />

pert<strong>in</strong>et)» (STA, III, 82, 5, e.) 19 .<br />

10. Il l<strong>in</strong>guaggio scolastico, "tecnico", dell'Angelico<br />

non deve impacciare e impedire di cogliere il perspicuo e<br />

lum<strong>in</strong>oso contenuto della sua dottr<strong>in</strong>a, del resto espresso<br />

<strong>in</strong> formule limpide e felici. Il sacramento, <strong>in</strong> particolare<br />

l'<strong>Eucaristia</strong>, è un atto personale di Gesù Cristo Signore.<br />

Egli ne è il m<strong>in</strong>istro orig<strong>in</strong>ario; da lui, dalla sua presenza<br />

deriva tutto il valore del sacramento; i celebranti dipendono<br />

da lui, e tutta l'azione sacramentale è a suo servizio.<br />

>9 Sacerdos consecrat hoc sacramentum non <strong>in</strong> virtutepropria, sedsicut m<strong>in</strong>ister Christi <strong>in</strong><br />

cuius persona consecrat hoc sacramentum. Non autem ex hoc ipso des<strong>in</strong>it aliquis esse m<strong>in</strong>ister<br />

Christi quod est malus: habet enim Dom<strong>in</strong>us bonos et malos m<strong>in</strong>istros seu servos {...}. Potest<br />

ergo aliquis esse m<strong>in</strong>ister Christi etiam si iustus non sit. Et hoc ad excellentiam Christi pert<strong>in</strong>et<br />

(STh, HI, 82, 5, e).<br />

26


Se nella liturgia non emergesse la figura di Cristo, che<br />

ne è al pr<strong>in</strong>cipio ed è realmente presente a renderla<br />

valida; se i "<strong>san</strong>ti segni" non portassero la sua impronta e<br />

non trovassero la loro ragione <strong>in</strong> lui; se dovessero prevalere<br />

— accentrando <strong>in</strong> se stessi l'<strong>in</strong>teresse — i m<strong>in</strong>istri della<br />

Chiesa e la comunità, con le loro espressioni brillanti, le<br />

loro <strong>in</strong>ventive, la loro affaccendata attività, e da questo si<br />

misurasse la riuscita del sacramento, non avremmo più la<br />

liturgia cristiana, tutta dipendente dal Signore e tutta<br />

sospesa alla sua presenza creatrice.<br />

Anche per questo aspetto l'<strong>in</strong>segnamento di <strong>Tommaso</strong><br />

rimane <strong>in</strong> tutto il suo non superato splendore e<br />

nella sua attualità.<br />

27


CAPITOLO TERZO<br />

GLI EFFETTI DELL'EUCARISTIA:<br />

LA COMUNIONE<br />

CON LA PASSIONE DI CRISTO<br />

E L'UNITÀ DELLA CHIESA<br />

1. Per esporre gli effetti dell'<strong>Eucaristia</strong>, e qu<strong>in</strong>di la<br />

ragione della sua istituzione, <strong>Tommaso</strong> si pone <strong>in</strong> particolare<br />

alla scuola della tradizione eucaristica dei Padri<br />

greci e lat<strong>in</strong>i - Cirillo d'Ales<strong>san</strong>dria, Giovanni Crisostomo,<br />

Ambrogio, Agost<strong>in</strong>o, Giovanni Damasceno — che<br />

mostra di conoscere e di fruirne largamente e con s<strong>in</strong>golare<br />

f<strong>in</strong>ezza.<br />

Egli parte dalla considerazione del suo contenuto,<br />

«che è Cristo». Come, venendo visibilmente nel mondo,<br />

egli vi ha recato «la grazia e la verità» {Gv 1, 17), così il<br />

«Verbo pr<strong>in</strong>cipio vivificante», «con la sua venuta sacramentale<br />

nell'uomo, vi opera la vita di grazia», com'è<br />

detto <strong>in</strong> Giovanni (6, 58): «Chi mangia di me, vivrà per<br />

me» {STh, III, 79, 1, e). Questo sacramento mira a rendere<br />

«l'uomo perfetto attraverso la sua unione con Dio»<br />

(ibid., Ira) 1 . Anzi, <strong>Tommaso</strong> giunge a dire che «nessuno<br />

ha la grazia prima di aver ricevuto questo sacramento, se<br />

Perficitur spirituali* vita, ad hoc quodhomo <strong>in</strong> seipsoperfectus existatper coniunctionem<br />

adDeum (STh, III, 79, 1, lm).<br />

29


non altro con un certo qual voto fatto personalmente,<br />

come nel caso degli adulti, o tramite la Chiesa, trattandosi<br />

di bamb<strong>in</strong>i» (ibid.) 1 .<br />

D'altra parte, come abbiamo visto, l'<strong>Eucaristia</strong> propriamente<br />

ripresenta Cristo nella sua passione — quod<br />

repraesentatur est passio Christi —, per cui nell'uomo che<br />

riceve questo sacramento «si compie quello che la passione<br />

ha operato nel mondo» {ibid., 79, 1, e.) 3 . La comunione<br />

eucaristica associa, qu<strong>in</strong>di, al mistero della passione<br />

del Signore.<br />

2. La forma conviviale del sacramento — dove il Corpo<br />

e il Sangue di Cristo sono «vero cibo» e «vera bevanda» —<br />

sta, poi, a <strong>in</strong>dicare come effetto sul piano della vita spirituale<br />

quello ottenuto col sostentamento della vita corporale:<br />

«alimenta, fa crescere, ricrea e allieta», e così «nutre<br />

la sostanza della nostra anima» (Ambrogio), e «si offre a<br />

noi che desideriamo toccarlo, mangiarlo e abbracciarlo»<br />

(Giovanni Crisostomo), (ibid.). Att<strong>in</strong>gendo qu<strong>in</strong>di al<br />

Damasceno — per il quale l'<strong>Eucaristia</strong> è simile al «carbone<br />

ardente» di Isaia — e a Gregorio Magno - che parla dell'operosità<br />

dell'amore div<strong>in</strong>o —, <strong>Tommaso</strong> prosegue: «La<br />

grazia spirituale è donata dall'<strong>Eucaristia</strong> <strong>in</strong>sieme con l'ardore<br />

della carità»; ecco perché «questo sacramento, considerato<br />

nella sua efficacia, non soltanto conferisce l'abito<br />

della grazia e della virtù, ma anche lo rende attivo,<br />

secondo le parole di Paolo, 2 Cor 3, [14}: "La carità di<br />

Nec aliquis habet grattarti ante susceptionem huius sacramenti, nisi ex aliquo voto<br />

ipsius, velperseipsum, sicut adulti, ve/voto Eccksìae, sicutparvuli (STh, III, 79, 1, lm).<br />

3 Per hoc sacramentum repraesentatur quod est passio Christi {...}. Et ideo effectum quod<br />

passio Christi fecit <strong>in</strong> mundo, hoc sacramentum facit <strong>in</strong> hom<strong>in</strong>e (STh, III, 79, 1, e).<br />

30


Cristo ci sp<strong>in</strong>ge". Per cui dalle risorse di questo sacramento<br />

(ex virtute huius sacramenti) l'anima viene spiritualmente<br />

ristorata, <strong>in</strong> quanto si trova deliziata e, <strong>in</strong> certo<br />

modo, <strong>in</strong>ebriata dalla dolcezza della bontà div<strong>in</strong>a, com'è<br />

detto nel Cantico 5, [1]: "Mangiate, amici, e bevete, e<br />

<strong>in</strong>ebriatevi, o carissimi"» (ibid., 2m) 4 .<br />

<strong>Tommaso</strong> ci ha lasciato <strong>in</strong> queste righe, composte e<br />

misurate, com'è nel suo stile, uno dei suoi testi più toccanti<br />

e ispirati: l'<strong>Eucaristia</strong> avvera l'<strong>in</strong>timità sponsale del<br />

Sacro Cantico. In precedenza aveva scritto, e già vi<br />

abbiamo accennato, che questo sacramento, nel quale<br />

avviene «una unione così familiare di Cristo», «è il segno<br />

dell'amore più grande e il sostegno della nostra speranza»<br />

(STh, III, 75, 1, e.) 5 .<br />

3. Si avverte chiaramente, <strong>in</strong> queste espressioni, la<br />

vena dei canti eucaristici del <strong>Dottore</strong> angelico, dove —<br />

come vedremo — la precisione del l<strong>in</strong>guaggio teologico si<br />

fonde con gli accenti lirici e la passione <strong>mistica</strong> a dare una<br />

poesia sublime. «L'<strong>Eucaristia</strong> è ricevuta saporosamente,<br />

<strong>in</strong> un contesto di amore, di gioia e di ardore. Vi troviamo<br />

l'abbozzo di tutta una letteratura eucaristica di cui <strong>san</strong><br />

<strong>Tommaso</strong>, cantore di questo sacramento, è uno dei più<br />

significativi testimoni» 6 (Raul<strong>in</strong>).<br />

Ex virtute huius sacramenti anima spiritualiter reficitur, per hoc quod anima<br />

delectatur et quodammodo <strong>in</strong>ebriatur dulced<strong>in</strong>e bonitatis div<strong>in</strong>ae, secundum illud Cant. 5 {1};<br />

Comedite, amici, et bibite; et <strong>in</strong>ebriam<strong>in</strong>i, carissimi (STh, III, 79, 1, 2m).<br />

Hoc sacramentum est maximae carìtatis signum et nostrae spei sublevamentum, ex tam<br />

familiari coniunctione Christi adnos (STh, 75, 1, e).<br />

A. RAULIN, <strong>in</strong> Thomas d'Aqu<strong>in</strong>, Somme Théologique, t. 4, Du Cerf", Paris 1986,<br />

p. 614, nota 4.<br />

31


Cont<strong>in</strong>uando, <strong>Tommaso</strong> aggiunge che la grazia dell'<strong>Eucaristia</strong><br />

non manca di rifluire sul corpo 7 : già ora (<strong>in</strong><br />

praesenti), offrendo «le nostre membra a Dio quali strumenti<br />

di giustizia» (Rm 6, 13) e «<strong>in</strong> futuro, quando il<br />

nostro corpo otterrà l'<strong>in</strong>corruzione e la gloria dell'anima»<br />

(STh, III, 79, 1, 3m) 8 .<br />

Un ultimo esito è suggerito dalla compag<strong>in</strong>e delle<br />

specie eucaristiche risultanti dalla fusione di una moltitud<strong>in</strong>e<br />

di grani e di ac<strong>in</strong>i, ed è l'unità e la carità. <strong>Tommaso</strong><br />

cita al riguardo la nota e mirabile esclamazione di Agost<strong>in</strong>o:<br />

«O sacramento della pietà, o segno dell'unità, o<br />

v<strong>in</strong>colo della carità» (ibid.).<br />

4. Su questo ordito fondamentale l'Angelico persegue,<br />

sviluppa e ribadisce tutta un'ampia e m<strong>in</strong>uta trama<br />

di frutti eucaristici.<br />

Anzitutto il conseguimento della vita eterna e della<br />

gloria: il significato di questo sacramento rispetto al<br />

futuro è quello di prefigurare «la fruizione di Dio, che si<br />

avrà nella patria, per cui lo si def<strong>in</strong>isce viatico, <strong>in</strong> quanto<br />

ci dona la via per arrivarci» (STh, III, 73, 4, e.) 9 .<br />

- Si comprende questo effetto considerando, <strong>in</strong> primo<br />

luogo, il contenuto del sacramento, ossia Cristo e la sua<br />

passione (ipse Chrìstus et passio eius repraesentata): ora,<br />

osserva <strong>Tommaso</strong>, «fu Cristo stesso mediante la sua pas-<br />

7 Ex anima {...} redundat effectus gratiae <strong>in</strong> corpus (STh, III, 79, 1, 3m).<br />

Et <strong>in</strong>futuro corpus nostrum sortietur <strong>in</strong>corruptionem et glorìam animae (STb, III, 79,<br />

1, 3m).<br />

9 Hoc sacramentum est praefìgurativum fruitionis Dei, quae erit <strong>in</strong> patria. Et secundum<br />

hoc dicitur viatkum, quia hocpraebet nobis viam illueperveniendi (STh, III, 73, 4, e.)-<br />

32


sione ad aprirci l'<strong>in</strong>gresso della vita eterna» 10 , esattamente<br />

com'è detto nella lettera agli Ebrei: l'eredità eterna è<br />

stata assicurata da Cristo, quale mediatore della Nuova<br />

Alleanza, con la sua morte redentrice (Eb 9, 15), e l'<strong>Eucaristia</strong><br />

è appunto, secondo le parole dell'istituzione e della<br />

forma, il calice del Sangue della nuova ed eterna alleanza.<br />

— Se poi si considerano l'aspetto conviviale del sacramento,<br />

e qu<strong>in</strong>di la refezione prodotta dal cibo spirituale<br />

{refectio spiritualis cibi), e l'unità espressa nelle specie del<br />

pane e del v<strong>in</strong>o (unitas significata per species panis et v<strong>in</strong>i), si<br />

deve constatare che sono realtà imperfette o <strong>in</strong>complete,<br />

<strong>in</strong> attesa di trovare compimento nello stato glorioso 11 . La<br />

parola di Cristo: «Chi mangia di questo pane vivrà <strong>in</strong><br />

eterno» (Gv 6, 52) si sta già attuando, ma solo parzialmente:<br />

la vita eterna è ora <strong>in</strong> atto sotto forma di pegno<br />

(SU, III, 79, 2, e.) 12 .<br />

5. Il seguito della riflessione è particolarmente illum<strong>in</strong>ante<br />

per l'<strong>in</strong>telligenza del senso dell'<strong>Eucaristia</strong>. Sacramento<br />

della passione di Cristo, L'<strong>Eucaristia</strong> ha come f<strong>in</strong>e<br />

quello di renderci adesso personalmente "compazienti"<br />

con lui, perché a questa compassione, come avvenne per<br />

il Signore, succeda anche per noi il suo dest<strong>in</strong>o di gloria.<br />

In altri term<strong>in</strong>i, Gesù ha istituito l'<strong>Eucaristia</strong> per<br />

lasciarci il mistero e la grazia della Croce, unica e impreteribile<br />

via per la risurrezione, come lo fu per il Figlio<br />

Ipse Christusper suampassionali aperuit nobis adìtum vitae aeternae {STh, III, 79,<br />

2, e).<br />

Habentur quidem <strong>in</strong>praesenti, sedimperfette;perfecte autem <strong>in</strong> statu gloriae (STb, III,<br />

79, 2, e).<br />

12<br />

Cfr. l'antifona del Corpus Dom<strong>in</strong>i: 0 sacrum convivium, <strong>in</strong> quo Còristi sumitur;<br />

recolitur memoria passionis eius; mens impletur grafia: et futurae gloriae nobis pignus datur.<br />

33


dell'uomo. Il testo di <strong>Tommaso</strong> è dì una <strong>in</strong>vidiabile perspicuità:<br />

«La passione di Cristo, <strong>in</strong> forza della quale opera<br />

questo sacramento, pur essendo la causa adeguata (sufficiens)<br />

della nostra gloria, non ci <strong>in</strong>troduce subito <strong>in</strong> essa,<br />

dovendo noi "prima soffrire con Cristo", per poi "essere<br />

con lui glorificati", com'è detto <strong>in</strong> Rom 8, {17]; così, questo<br />

sacramento non ci <strong>in</strong>troduce subito nella gloria, ma ci<br />

dà la capacità di giungervi» (ibid., lm) 13 .<br />

Propriamente, qu<strong>in</strong>di, l'<strong>Eucaristia</strong> non è il sacramento<br />

della risurrezione del Signore; egli è presente <strong>in</strong> essa<br />

<strong>in</strong>dubbiamente come Signore risorto, ma <strong>in</strong> atto di renderci<br />

consorti del suo sacrificio mediante il dono del suo<br />

Corpo dato e del suo Sangue sparso, quali viatico della<br />

gloria: motivo per cui — commenta <strong>Tommaso</strong> — «questo<br />

sacramento è chiamato viatico (viaticum dicitur)» (ibid.).<br />

6. Sacramento della passione — «fonte e causa della<br />

remissione dei peccati (fons et causa remissionis peccatorum)»<br />

— l'<strong>Eucaristia</strong> ha <strong>in</strong> se stessa, obiettivamente, il<br />

potere di sciogliere da qualsiasi colpa (virtus ad remittenda<br />

quaecumque peccata).<br />

Dal profilo soggettivo, tale esito è tuttavia precluso,<br />

secondo <strong>Tommaso</strong>, a chi riceva questo «nutrimento spirituale»<br />

— dest<strong>in</strong>ato a chi è <strong>in</strong> stato di vita (quod non est nisi<br />

viventis) — <strong>in</strong> una condizione di morte spirituale (non vivit<br />

spiritualiter) (ibid., 3, e): nella comunione «l'uomo riceve<br />

ì} Passio Cbristi, ex cuius virtute hoc sacramentum operatur,est quidem causa sufficiens<br />

gloriae, non tamen ita quod statim per ipsam <strong>in</strong>troducami ad gloriam, sed oportet ut prius<br />

simul compatiemur, ut postea simul et glorificemur, ut dicitur Rom. 8 {17}; ita hoc<br />

sacramentum non statim nos <strong>in</strong> gloriam <strong>in</strong>troducit, sed dat nobis virtutem perveniendi ad<br />

gloriam (STh, IH, 79, 2, lm).<br />

34


dentro di sé Cristo quale nutrimento spirituale, e questo<br />

non compete a chi è morto per i peccati» {ibid., 2m) 14 .<br />

La stessa <strong>in</strong>coerenza si verifica tra questo sacramento,<br />

istituito per unire a Cristo, e la condizione di chi sia<br />

«affettivamente legato al peccato mortale (<strong>in</strong> affectu peccanti<br />

mortali ter)» (ibid., e).<br />

In due casi è però possibile che l'<strong>Eucaristia</strong> valga a<br />

rimettere il peccato mortale: quando se ne concepisca il<br />

desiderio — il votum —, o quando — pur <strong>in</strong> peccato mortale<br />

ma senza che se ne abbia coscienza e non vi sia ad esso<br />

attaccamento — si acceda al sacramento «con devozione e<br />

riverenza» (devote et reverenter): allora l'<strong>Eucaristia</strong> dona «la<br />

grazia della carità», suscita una vera contrizione e, di conseguenza,<br />

la remissione dei peccati (ibid.) l \<br />

In ogni modo — afferma l'Angelico — essa è per coloro<br />

che sono spiritualmente vivi, a differenza dei sacramenti<br />

del battesimo e della riconciliazione.<br />

7. D'altra parte, si può osservare che l'<strong>Eucaristia</strong>, proprio<br />

come «nutrimento spirituale», rappresenta il vertice<br />

della presenza e della comunione alla passione di Cristo,<br />

chiamata «fonte e causa della remissione dei peccati» e<br />

qu<strong>in</strong>di della vita "spirituale". Se c'è, allora, un sacramento<br />

a cui si debba riconoscere la virtù di generare alla<br />

grazia, questo è l'<strong>Eucaristia</strong>. E <strong>in</strong>fatti essa è già obiettivamente<br />

e prelusivamente <strong>in</strong> atto nel battesimo, così come<br />

realmente si "riflette" nella riconciliazione. Si tratta, con-<br />

1<br />

Per hoc sacramentum homo sumit <strong>in</strong> se Christum per modum spirituali! nutrimenti,<br />

quod non competit mortilo <strong>in</strong> peccato (STh, III, 79, 3, 2m).<br />

Devote et reverenter accedens, consequeturper hoc sacramentum gratiam caritatis, quae<br />

contritionem perficiet et remissionem peccatorum (STh, IH, 79, 3, e).<br />

35


seguentemente, di comprendere <strong>in</strong> tutto il suo significato<br />

la dottr<strong>in</strong>a di <strong>Tommaso</strong> stesso sull'<strong>Eucaristia</strong> quale<br />

«sacramento perfetto <strong>in</strong> quanto contiene il Cristo che ha<br />

patito {Christus passus)» (STh, III, 73, 6, 2m) - potissimum<br />

<strong>in</strong>ter alia sacramenta (STh, III, 65, 3, e); potissimum et perfectivum<br />

est omnium aliorum (ibid., se), o quale «compimento»,<br />

term<strong>in</strong>e di convergenza e «f<strong>in</strong>e di tutti i sacramenti»<br />

(STh, III, 73, 3, e).<br />

In altre parole, l'<strong>Eucaristia</strong>, <strong>in</strong> cui è esaurientemente<br />

contenuta la passione redentiva di Cristo, è già <strong>in</strong> opera<br />

<strong>in</strong> forma anticipata, rendendo spiritualmente vivi, nel<br />

battesimo; e <strong>in</strong> forma, per così dire, "riflessa" nella riconciliazione.<br />

Se la funzione del battesimo — precisa ulteriormente il<br />

<strong>Dottore</strong> angelico — è quella di <strong>in</strong>iziare la vita spirituale<br />

(ad <strong>in</strong>choandam spiritualem vitam), quella dell'<strong>Eucaristia</strong> è<br />

di portarla a term<strong>in</strong>e (ad consummandam ipsam); «per il<br />

fatto stesso che i bamb<strong>in</strong>i che ricevono il battesimo sono<br />

dalla Chiesa ord<strong>in</strong>ati all'<strong>Eucaristia</strong>». <strong>Tommaso</strong> giunge a<br />

scrivere: «Come essi credono con la fede della Chiesa, così<br />

per l'<strong>in</strong>tenzione della Chiesa desiderano l'<strong>Eucaristia</strong>, e di<br />

conseguenza ne ricevono il frutto» 16 . Da qui la natura e la<br />

grazia eucaristica del battesimo stesso.<br />

D'altronde sia il battesimo sia l'<strong>Eucaristia</strong> sono<br />

«sacramento della morte e della passione di Cristo (sacramentum<br />

mortis et passionis Christi)».<br />

1 Ex hoc ipso quodpueri baptizantur, ord<strong>in</strong>antur per Ecclesiam ad Eucharistiam. Et sic,<br />

sicut ex fide Ecdesiae credunt, sic ex <strong>in</strong>tentione Ecdesiae desiderant Eucharistiam, et per<br />

consequens recìpìunt rem ipsius {STh, III, 73, 3, e).<br />

36


<strong>Tommaso</strong> anche rileverà che il battesimo lo è «<strong>in</strong><br />

quanto l'uomo viene rigenerato <strong>in</strong> Cristo <strong>in</strong> virtù della<br />

sua passione (prout homo regeneratur <strong>in</strong> Christo virtute passionis<br />

eius)», mentre l'<strong>Eucaristia</strong> lo è «<strong>in</strong> quanto <strong>in</strong> essa è<br />

portata a compimento l'unione dell'uomo col Cristo nella<br />

sua passione (prout homo perfìritur <strong>in</strong> unione ad Christum<br />

passum)» iibid., 3m) 17 .<br />

8. Altri effetti <strong>Tommaso</strong> riconosce all'<strong>Eucaristia</strong>.<br />

- L'effetto di rimettere i peccati veniali.<br />

L'<strong>Eucaristia</strong> è un «cibo nutriente» (cibus nutriens).<br />

Analogamente a quanto avviene sul piano materiale,<br />

anche «sul piano spirituale ogni giorno <strong>in</strong> noi qualche<br />

cosa va perduto, sotto l'impulso della concupiscenza, coi<br />

peccati veniali, che dim<strong>in</strong>uiscono il fervore della carità»<br />

ifervor caritatis): ebbene, «questo pane — ed è il pensiero di<br />

<strong>san</strong>t'Ambrogio — viene assunto quotidianamente "per<br />

riparare l'<strong>in</strong>fermità quotidiana"»: una riparazione o una<br />

crescita di grazia quale risultato obiettivo, un opus operatum,<br />

del sacramento.<br />

Ma <strong>Tommaso</strong> si appella a un'altra ragione, che mi<br />

parrebbe non possa non <strong>in</strong>trecciarsi con la prima: frutto —<br />

o res — di questo sacramento, egli dice, è la carità, <strong>in</strong>tesa<br />

non solo come carità abituale - a sua volta obiettivamente<br />

"toccata" dalla comunione al Corpo di Cristo —,<br />

ma come atto o, appunto, «fervore della carità», che è<br />

l'antitesi del peccato veniale (STh, III, 79, 4, e), rimesso,<br />

allora, nella misura dell'amore con cui il Corpo di Cristo<br />

Baptismus est sacramentum mortis et passionis Christi prout homo regeneratur <strong>in</strong><br />

Christo virtute passionis eius. Sed Eucharistia est sacramentum passionis Christi prout homo<br />

perficitur <strong>in</strong> unione ad Christum passum (STh, IH, 73, 3, 3m).<br />

37


è ricevuto. L'Angelico avverte che, se effetto dell'<strong>Eucaristia</strong><br />

è anche «un certo attuale e dolce ristoro spirituale»<br />

iquaedam actualis refectio spiri tualis dulced<strong>in</strong>is), questo<br />

«viene certamente impedito se si accede a questo sacramento<br />

con la mente distratta {mente distracta) dai peccati<br />

veniali» {STh, III, 79, 8, e).<br />

— Altri effetti dell'<strong>Eucaristia</strong> ai quali solo accenniamo:<br />

la remissione della pena dei peccati, «nella misura della<br />

devozione e del fervore» {ibid., 5, e); la preservazione dai<br />

peccati futuri, <strong>in</strong> quanto, unendo a Cristo, quale «cibo e<br />

medic<strong>in</strong>a spirituale», essa «r<strong>in</strong>vigorisce la vita spirituale<br />

dell'uomo» {ibid., 6, e.) 18 e accresce la carità {auget cantatevi)<br />

{ibid., 3m); <strong>in</strong>oltre: il giovamento anche a quelli che<br />

non si comunicano, a motivo del carattere sacrificale<br />

dell'<strong>Eucaristia</strong>, dove si ritrova «la passione di Cristo nella<br />

quale egli si è offerto come vittima a Dio» {ibid., 7, e.) 19 .<br />

Si direbbe che <strong>in</strong> questi articoli <strong>Tommaso</strong> rimane<br />

come assorto e ammirato a contemplare tutte le risorse<br />

dell'<strong>Eucaristia</strong>, nella quale egli vede «il bene comune spirituale<br />

di tutta la Chiesa {bonum commune spirituale totius<br />

Ecclesiae)» {STh, III, 65, 3, lm).<br />

9. Ma un altro fondamentale aspetto va ricordato.<br />

Pur non trattandone <strong>in</strong> maniera esplicita nella questione<br />

sugli effetti, ripetutamente <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> presenta<br />

la comunione ecclesiale come senso o riuscita ultima — res<br />

— dell'<strong>Eucaristia</strong>. «L'<strong>Eucaristia</strong> è detta sacramento della<br />

1 Hocsacramentum {...}per hoc quod Christo coniungitper gratiam, roborat spiritualem<br />

vitam hom<strong>in</strong>is, tanquam spirituali! cibus et spirituali; medic<strong>in</strong>a (STh, III, 79, 6, e).<br />

19 In hoc sacramento repraesentaturpassio Christi, qua Christus "obtulit se hostiam Deo",<br />

ut dicitur Ephes. 5 {2} (STh, III, 7, e).<br />

38


carità, che è il v<strong>in</strong>colo della perfezione» (STh, III, 73, 3,<br />

3m) 20 — egli scrive —: ma non si tratta solo della carità<br />

<strong>in</strong>dividuale, ma della carità che costituisce la Chiesa:<br />

«L'<strong>Eucaristia</strong> è il sacramento dell'unità ecclesiastica»<br />

(STh, III, 82, 2, 3m) 21 .<br />

L'affermazione ricorre: «effetto di questo sacramento<br />

è l'<strong>in</strong>gresso alla vita eterna (<strong>in</strong>troitus ad vitam aeternam)» ;<br />

«è l'unione del popolo cristiano a Cristo (unto populi christiani<br />

ad Christum)» (STh, III, 74, 6, e); o «popolo congiunto<br />

con Cristo (populus adunatus Christo)» (ibid., 7, e);<br />

il suo significato quanto al presente è «l'unità ecclesiastica,<br />

alla quale gli uom<strong>in</strong>i sono associati grazie a questo<br />

sacramento, per cui viene denom<strong>in</strong>ato comunione o<br />

s<strong>in</strong>assi» (STh, III, 73, 4, e.) 22 ; nell'<strong>Eucaristia</strong> «il popolo<br />

viene <strong>in</strong>corporato a Cristo (populus Christo <strong>in</strong>corporatur)»<br />

(STh, III, 74, 8, 2m) - e lo simboleggia nel rito la<br />

mistione dell'acqua col v<strong>in</strong>o —.<br />

Ricorrendo alla dist<strong>in</strong>zione tra il «sacramento» (sacramentum)<br />

e la «realtà del sacramento» — noi diremmo tra il<br />

rito (signum) e il suo risultato o la sua riuscita -, <strong>Tommaso</strong><br />

asserisce: «La realtà (res) del sacramento è l'unità<br />

del corpo mistico, senza la quale non ci può essere salvezza<br />

(unitas corporis mystici, s<strong>in</strong>e qua non potest esse salus): a<br />

nessuno, <strong>in</strong>fatti, è aperta la porta della salvezza fuori<br />

dalla Chiesa, come fuori dall'arca, che significa la Chiesa,<br />

Eucharistia diàtur sacramentum caritatis quae est v<strong>in</strong>culum perfectionis (STh, III,<br />

73, 3, 3m).<br />

n Eucharistia est sacramentum unitati* ecclesiasticae (STh, III, 82, 2, 3m).<br />

22 Aliam significationem habet respectu reipraesentis, scilicet ecclesiasticae unitati*, cui<br />

hom<strong>in</strong>es congregantur per hoc sacramentum et secundum hoc nom<strong>in</strong>atur communio ve! synaxis<br />

(STh, III, 73, 4, e).<br />

39


nel caso del diluvio» (STh, III, 73, le.) 23 . E altrove: «Duplice<br />

è la realtà di questo sacramento: una significata e<br />

contenuta, ossia Cristo stesso; e una significata e non<br />

contenuta, cioè il Corpo mistico di Cristo, che è la<br />

comunione dei <strong>san</strong>ti (corpus Christi mysticum, quod est societas<br />

<strong>san</strong>ctorum). Chi dunque riceve questo sacramento, per<br />

ciò stesso mostra di essere unito a Cristo e <strong>in</strong>corporato<br />

alle sue membra, il che avviene quando si abbia la fede<br />

formata (ravvivata dalla carità)» 24 : motivo per cui chi<br />

riceve l'<strong>Eucaristia</strong> senza questa fede, ossia <strong>in</strong> peccato<br />

mortale, contraddice il sacramento ifalsitatem <strong>in</strong> hoc sacramento<br />

committit) (STh, III, 80, 4, e).<br />

Veramente si potrebbe rilevare che, essendo contenuto<br />

nei sacramento Gesù Cristo Capo, vi è, <strong>in</strong> un certo<br />

senso, contenuto anche il suo Corpo mistico, come amava<br />

sottol<strong>in</strong>eare <strong>san</strong>t'Agost<strong>in</strong>o.<br />

Una volta ancora, <strong>Tommaso</strong> ha raccolto e conservato<br />

con fedeltà e lucida consapevolezza la dimensione ecclesiale<br />

dell'<strong>Eucaristia</strong>, che «fa la Chiesa».<br />

23 Res sacramenti est unitas corporis mystici, s<strong>in</strong>e qua non potest esse salus. Nulli enim<br />

patet aditus salutis extra Ecdesiam, sicut nec <strong>in</strong> diluvio absque arca Noe, quae significai<br />

Ecdesiam (STh, III, 73,3, e).<br />

Duplex autem est res huius sacramenti {...} Una quìdem quae est significata et<br />

contenta, sctlicet ipse Christus; alia autem est significata et non contenta, scìlicet corpus Christi<br />

mysticum, quod est societas <strong>san</strong>ctorum. Quicumque ergo hoc sacramentum sumit, ex hoc ipso<br />

significai se esse Christo unitum et membris eius <strong>in</strong>corporatum. Quod quìdem fit per fidem<br />

formatam (STh, III, 80, 4, e).<br />

40


CAPITOLO QUARTO<br />

LA COMUNIONE SPIRITUALE<br />

1. La partecipazione all'<strong>Eucaristia</strong> è riuscita, secondo<br />

<strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong>, quando la comunione sacramentale si<br />

risolve <strong>in</strong> comunione spirituale.<br />

Ci sono <strong>in</strong>fatti due modi di ricevere il Corpo e il Sangue<br />

di Cristo, l'uno puramente sacramentale, l'altro<br />

anche spirituale. Col primo si riceve «solo il sacramento,<br />

senza il suo effetto (solum sacramentum s<strong>in</strong>e effectu eius)»; col<br />

secondo si assume il sacramento e la sua efficacia profonda,<br />

la sua res: allora abbiamo la «manducazione spirituale<br />

nella quale si percepisce l'effetto di questo sacramento,<br />

consistente nell'unione con Cristo attraverso la<br />

fede e la carità» (STh, III, 80, 1, e.)'.<br />

Diversamente, avremmo una comunione imperfetta e<br />

<strong>in</strong>compiuta: l'<strong>in</strong>tenzione del sacramento resterebbe <strong>in</strong>naturalmente<br />

monca e sospesa. La manducazione sacramentale<br />

è maturata ed è <strong>in</strong>clusa nella manducazione spirituale.<br />

2. <strong>Tommaso</strong> osserva che quest'ultima è possibile<br />

anche attraverso il suo desiderio: «ci sono alcuni che<br />

mangiano questo sacramento spiritualmente, prima di<br />

assumerlo sacramentalmente». Avviene — e vale anche<br />

[Spirituali* manducatiti} per quam aliquis percipit effectum huius sacramenti, quo<br />

spiritualiter homo Christo coniungìturperfidem et caritatem (STh, III, 80, 1, e).<br />

41


per il battesimo — quando ci sia il desiderio di ricevere<br />

l'<strong>Eucaristia</strong> {desiderium sumendi ipsum sacramentum); ma<br />

anche già prima della sua istituzione era possibile comunicarsi<br />

ad essa spiritualmente, secondo la dottr<strong>in</strong>a di<br />

Paolo sui Padri che hanno mangiato il «cibo spirituale» e<br />

bevuto la «bevanda spirituale» (1 Cor 10, 2, ss.).<br />

Certo, il <strong>Dottore</strong> angelico ha un concetto forte di<br />

desiderio, ben altro che una vaga e superficiale aspirazione.<br />

Ecco perché può affermare: «Tutti sono tenuti a<br />

mangiare almeno spiritualmente (omnes tenentur saltem spiritualiter<br />

manducare), dal momento che questo significa<br />

essere <strong>in</strong>corporati a Cristo. Senza il voto di ricevere questo<br />

sacramento non ci può essere salvezza per l'uomo (s<strong>in</strong>e<br />

voto penipiendi hoc sacramentum non potest hom<strong>in</strong>i esse salus)»<br />

(ibid, 11, e.) 2 .<br />

D'altra parte, egli precisa, all'efficacia del desiderio<br />

non succede l'<strong>in</strong>utilità della «manducazione sacramentale»,<br />

poiché la «recezione del sacramento attua con maggior<br />

pienezza l'effetto del sacramento (plenius <strong>in</strong>ducit<br />

sacramenti effectum)» (ibid., 1, 3m).<br />

La condizione perfetta e normale è quella dell'<strong>Eucaristia</strong><br />

che riesce quando il sacramento raggiunge l'<strong>in</strong>tenzione<br />

profonda che vi si trova iscritta, ossia la comunione<br />

efficace e qu<strong>in</strong>di "spirituale" con la passione di Cristo.<br />

Da qui il valore non tanto della ripetizione del sacramento<br />

come tale — oggi la chiameremmo liturgismo —<br />

quanto della sua efficacia, che co<strong>in</strong>cide con la carità:<br />

2 Omnes tenentur saltem spiritualiter manducare {hoc sacramentum}, quia hoc est<br />

Christo <strong>in</strong>corporai. {...}. Spiritualis autem manducatio <strong>in</strong>cludit votum seu desiderium<br />

penipiendi hoc sacramentum {...}. Et ideo s<strong>in</strong>e voto penipiendi hoc sacramentum non potest<br />

hom<strong>in</strong>i esse salus (STh, III, 80, 11, e).<br />

42


un'<strong>Eucaristia</strong> che non accresca o non sia <strong>in</strong> funzione di<br />

questa carità riuscirebbe sterile. Ed è come dire la serietà<br />

e quasi la "drammaticità" della celebrazione, radicalmente<br />

e orig<strong>in</strong>ariamente dest<strong>in</strong>ata a toccare la vita nella<br />

sua relazione con il mistero del Signore crocifisso, prima<br />

che a esaltare la "ludicità" dell'uomo o il suo stare <strong>in</strong><br />

compagnia.<br />

3. Del più vivo <strong>in</strong>teresse, per la stessa <strong>in</strong>telligenza dell'economia<br />

del sacramento, è l'illustrazione che <strong>Tommaso</strong><br />

fa della manducazione o assunzione spirituale, quando si<br />

chiede se anche gli angeli assumano spiritualmente questo<br />

sacramento. Risponde che vi è una «manducazione<br />

spirituale {manducare spiritualiter)» non mediata dal sacramento<br />

e dalla fede, e consistente nell'unione con Cristo<br />

attraverso la carità perfetta e la sua visione immediata: e<br />

questa è la manducazione spirituale degli angeli, non la<br />

nostra: «noi un pane simile lo aspettiamo nella patria»<br />

iibid., 2, e.) 3 .<br />

Ma se è vero che gli angeli spiritualmente mangiano<br />

Cristo — etsi spiritualiter manducent Cbristum — la manducazione<br />

spirituale che loro compete non è quella che<br />

avviene col desiderio del sacramento, com'è per noi.<br />

Senza dubbio «alla comunità del Corpo mistico appartengono<br />

sia gli uom<strong>in</strong>i sia gli angeli», ma questi «nell'aperta<br />

visione», quelli <strong>in</strong>vece «nella fede», «che vede la<br />

3 II lat<strong>in</strong>o di <strong>Tommaso</strong> è di una suggestiva traspatenza: Angeli spiritualiter<br />

manducant ipsum Christum, <strong>in</strong>quantum eì uniuntur fruitìone perfectae caritatis et visione<br />

manifesta — quem panem expectamus <strong>in</strong> patria — non per [idem, sicut nos hic ei unimur (STh,<br />

III, 80, 2, e).<br />

43


verità "come <strong>in</strong> uno specchio e <strong>in</strong> maniera confusa"» e a<br />

cui sono consoni i sacramenti (ibid., 2m).<br />

Dove c'è la visione non c'è la mediazione della fede e<br />

del sacramento e qu<strong>in</strong>di una manducazione spirituale di<br />

Cristo che avvenga col desiderio dell'<strong>Eucaristia</strong>.<br />

4. Ma un'altra considerazione di <strong>Tommaso</strong> è particolarmente<br />

orig<strong>in</strong>ale e illum<strong>in</strong>ante, quella <strong>in</strong> cui attribuisce<br />

alla manducazione spirituale di Cristo fruita dagli angeli<br />

la funzione di modello rispetto alla nostra manducazione<br />

sacramentale. La comunione eucaristica sacramentale —<br />

egli osserva — è ord<strong>in</strong>ata, come a f<strong>in</strong>e, alla comunione<br />

celeste con Cristo, già goduta dagli angeli. Ne consegue<br />

che «la manducazione di Cristo con la quale lo assumiamo<br />

<strong>in</strong> questo sacramento <strong>in</strong> certo modo deriva dalla<br />

manducazione di Cristo di cui beneficiano gli angeli <strong>in</strong><br />

patria. Per ciò si dice che l'uomo mangia "il pane degli<br />

angeli"» {ibid., 3m): questo, <strong>in</strong>fatti, anzitutto e orig<strong>in</strong>ariamente,<br />

riguarda gli angeli, che ne fruiscono secondo il<br />

suo aspetto proprio; è <strong>in</strong>vece derivatamente pane degli<br />

uom<strong>in</strong>i, che ricevono Cristo nella forma del sacramento<br />

{ibid., 2, lm). Quaggiù gli uom<strong>in</strong>i colgono la presenza di<br />

Cristo mediante la fede; gli angeli lo avvertono presente<br />

con la visione immediata (ibid.).<br />

Un primo punto <strong>in</strong>teres<strong>san</strong>te di questa dottr<strong>in</strong>a è la<br />

natura cristologica della beatitud<strong>in</strong>e degli angeli e qu<strong>in</strong>di<br />

la loro aspirazione a lui: anch'essi sono saziati e appagati<br />

dalla visione di Gesù Cristo. Cristo è il Pane di tutti. Non<br />

vi è felicità che possa presc<strong>in</strong>dere da lui o desiderio che<br />

non ne sia l'aspirazione.<br />

44


Un secondo punto è il carattere, <strong>in</strong> certo modo, transitorio<br />

del sacramento eucaristico, che contiene realmente<br />

il Corpo e il Sangue di Cristo, ma come <strong>in</strong> uno stato di<br />

provvisorietà e di precarietà, «f<strong>in</strong> che venga» (1 Cor 11,<br />

26), <strong>in</strong> attesa cioè che la realtà del Signore e la comunione<br />

con lui (res del sacramento), da celate divengano<br />

manifeste, convertendosi <strong>in</strong> soddisfacente visione.<br />

5. D'altra parte, nell'<strong>Eucaristia</strong>, «per tutto il tempo <strong>in</strong><br />

cui le specie rimangono, il corpo di Cristo rimane presente»<br />

(ibid., 3, e.) 4 , per cui non si sottrae neppure a<br />

quanti non lo ricevano degnamente.<br />

In modo efficace, tuttavia, vi partecipano solo coloro<br />

che, mediante la fede animata dalla carità, sono uniti<br />

vitalmente a Cristo e al suo «Corpo mistico che è la<br />

comunione dei <strong>san</strong>ti» (ibid., 4, e.) 5 . «Chiunque assume<br />

questo sacramento — scrive <strong>Tommaso</strong> —, mostra per ciò<br />

stesso di essere congiunto con Cristo e di essere <strong>in</strong>corporato<br />

con le sue membra» 6 . Fare diversamente significherebbe<br />

contraddire o smentire il sacramento.<br />

Proprio perché questo non avvenga, devono accedervi<br />

unicamente quelli che hanno con Cristo un legame<br />

"reale" e non solo la disponibilità per un puro v<strong>in</strong>colo<br />

sacramentale (ibid,, 4m), privo dell'«amore fervente, che<br />

si richiede <strong>in</strong> questo sacramento (fervor diketìonis, qui<br />

requiritur <strong>in</strong> hoc sacramento)» (ibid., 5, 2m).<br />

Manentibus speciebus, corpus Christisub eis esse non {... des<strong>in</strong>it} (STh, III, 80, 3, e).<br />

Corpus mysticum, quod est societas <strong>san</strong>ctorum {STh, III, 80, 4, e.)-<br />

Quicumque ergo hoc sacramentum sumit, ex hoc ipso significat se esse Christo unitum et<br />

membris eius <strong>in</strong>corporatur (STh, IH, 80, 4, e).<br />

45


Resta, però, che per <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> il massimo ostacolo<br />

alla mensa eucaristica è il peccato di <strong>in</strong>fedeltà, cioè<br />

di colui che ha rigettato la fede e qu<strong>in</strong>di si è separato<br />

dalla comunione ecclesiale, quando <strong>in</strong>vece l'<strong>Eucaristia</strong> è<br />

«sacramento dell'unità ecclesiale (sacramentum ecclesiasticae<br />

unitatis)» (ibid., e).<br />

6. L'Angelico si chiede anche se il sacerdote possa<br />

negare il Corpo di Cristo a un peccatore. La sua risposta<br />

rivela quanto <strong>in</strong> lui sia vivo il senso del rispetto per il<br />

fedele e per il suo "diritto" eucaristico <strong>in</strong>erente alla sua<br />

condizione di battezzato. Risponde: quando si tratti di un<br />

peccatore manifesto — egli fa il caso, per esempio, di un<br />

pubblico usuraio, di un pubblico ladro — la «sacra comunione»<br />

non dev'essere data; quando <strong>in</strong>vece il peccatore<br />

non sia manifesto, questi conserva il diritto, acquisito nel<br />

battesimo, di prendervi parte: «Siccome ogni cristiano -<br />

scrive <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> — per il fatto stesso di essere battezzato<br />

viene ammesso alla mensa del Signore, non è lecito<br />

sottrargli il proprio diritto, se non per una causa manifesta»<br />

(ibid., 6, e.) 7 . «Le colpe occulte non possono essere<br />

punite pubblicamente, ma vanno rimesse al giudizio di<br />

Dio» {ibid., lm) 8 .<br />

«Il sacerdote, che è al corrente del peccato — egli cont<strong>in</strong>ua<br />

— lo può ammonire <strong>in</strong> privato oppure può richiamare<br />

<strong>in</strong> pubblico tutti <strong>in</strong> maniera generale a non acco-<br />

7 Cum enim quilibet christianus ex hoc ipso quod est baptizatus sit admissus ad mensam<br />

Dom<strong>in</strong>icam, nonpotest eis ius suum folli nisipro aliqua causa manifesta (STh, III, 80,6, e).<br />

8 Occulta nonpossuntpublicepuniti, sedsunt iudicio div<strong>in</strong>o reservanda {STh, HI, 80,<br />

6, lm).<br />

46


starsi alla mensa del Signore, prima del pentimento e<br />

della riconciliazione della Chiesa» (ibid., e.) 9 .<br />

A questo punto, vista la sottol<strong>in</strong>eatura da parte di<br />

<strong>Tommaso</strong> del valore del desiderio (desiderium) dell'<strong>Eucaristia</strong>,<br />

potremmo domandarci: tale desiderio non potrebbe<br />

essere operante anche <strong>in</strong> quei fedeli i quali — posti <strong>in</strong> una<br />

situazione morale ed ecclesiale che impedisce il convito<br />

eucaristico ma che, di fatto, non è immediatamente risolvibile<br />

— sono tuttavia realmente pentiti delle scelte fatte?<br />

In tal caso quel desiderio non renderebbe loro fruibile,<br />

per via non sacramentale, la grazia o la "realtà", dell'<strong>Eucaristia</strong>?<br />

7. Quanto l'Angelico scrive sulla comunione dei bamb<strong>in</strong>i<br />

e sulla comunione frequente, co<strong>in</strong>cide esattamente<br />

con le disposizioni di Pio X, di quasi sette secoli dopo, e<br />

colpisce per la sua <strong>in</strong>telligente apertura. Per il primo caso<br />

afferma: «Quando i bamb<strong>in</strong>i <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciano a disporre di<br />

un certo uso della ragione, così da poter essere devoti<br />

verso questo sacramento, si può donare loro questo sacramento»<br />

(ibid., 9, 3m)'°. Forse, scrivendo queste parole,<br />

egli ripensava alla sua puerizia trascorsa nell'abbazia di<br />

Montecass<strong>in</strong>o, dove certamente aveva ricevuto con devozione<br />

l'<strong>Eucaristia</strong>.<br />

Vale per lui il pr<strong>in</strong>cipio: non si deve negare il sacramento<br />

a chi abbia un sia pur piccolo uso della ragione<br />

con la possibilità, qu<strong>in</strong>di, di una devozione (aliqua devo-<br />

9 Potest tamen sacerdos qui est conscius crim<strong>in</strong>is, occulte monere peccatorem occultum, vel<br />

etiam <strong>in</strong> publico generaliter omnes, ne ad mensam Dom<strong>in</strong>i accedant antequam poeniteant et<br />

Eccksiae reconcilientur (STh, III, 80, 6, e).<br />

10 Quando iam pueri ìncipiunt aliqualem usum rationis habere, ut poss<strong>in</strong>t devotionem<br />

concipere huius sacramenti, fune potest eis hoc sacramentum conferri (STh, III, 80, 9, 3m).<br />

47


tio), per quanto esigua, nei suoi confronti. E quand'anche<br />

l'uso della ragione non sia più <strong>in</strong> atto, se <strong>in</strong> precedenza si<br />

è constatata una "devozione" eucaristica, il sacramento va<br />

conferito <strong>in</strong> punto di morte, come viatico — ma, veramente,<br />

non si vede perché solo <strong>in</strong> tale circostanza —.<br />

L'<strong>Eucaristia</strong> non si deve, <strong>in</strong>vece, amm<strong>in</strong>istrare a chi non<br />

abbia mai avuto l'uso di ragione.<br />

L'Angelico sa che i "Greci" si comportano diversamente<br />

sia nel caso dei bamb<strong>in</strong>i appena nati sia di quanti<br />

sono da sempre totalmente privi di ragione; astenendosi<br />

dal giudicare <strong>in</strong> merito, egli mantiene la persuasione che<br />

a questi «non si devono dare i sacri misteri», osservando<br />

che non ne hanno un discapito spirituale {aliud detrimentum<br />

vitae) (ibid.), dal momento che con il battesimo,<br />

diventando membri del Corpo di Cristo, sono già diventati<br />

partecipi del Corpo e del Sangue di Cristo.<br />

In realtà, proprio per questo motivo, non si vede con<br />

quale coerenza essi si debbano privare dell'<strong>Eucaristia</strong>,<br />

che, obiettivamente, rappresenta il compimento del battesimo<br />

stesso, a sua volta conferito non <strong>in</strong> una condizione<br />

di coscienza e di libertà e qu<strong>in</strong>di di "devozione". Se vale<br />

per l'<strong>Eucaristia</strong>, la ragione della "devozione" dovrebbe<br />

valere anche per il battesimo.<br />

8. Per la comunione quotidiana risalta ancora la<br />

"magnanimità" eucaristica di <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong>. Il sacramento,<br />

la cui virtus è «fonte di salvezza per gli uom<strong>in</strong>i» —<br />

egli dice -, «è vantaggioso riceverlo ogni giorno, così che<br />

ogni giorno se ne colga il frutto {utile est quotidie ipsum<br />

suscipere, ut homo quotidie eius fructumpercipiat)» {ibid., 10,<br />

e), ed è citato a conferma <strong>san</strong>t'Ambrogio (De sacr.,<br />

48


IV, 6): «Se ogni volta che si effonde il <strong>san</strong>gue di Cristo, si<br />

effonde per la remissione dei peccati, poiché sempre ho<br />

peccato, sempre lo devo ricevere, sempre devo avere la<br />

medic<strong>in</strong>a».<br />

Dal profilo di chi si comunica: è richiesto che «si accosti<br />

a questo sacramento con grande devozione e venerazione»;<br />

«se uno, qu<strong>in</strong>di, avverte <strong>in</strong> sé queste disposizioni,<br />

è cosa lodevole che lo riceva ogni giorno {laudabile est quod<br />

quotidie sumat)» {ibid., lm).<br />

<strong>Tommaso</strong> ripete questa affermazione: «Poiché tutti i<br />

giorni l'uomo ha bisogno della virtù salutifera di Cristo,<br />

egli può lodevolmente ricevere tutti i giorni questo sacramento»<br />

{ibid.); «Come ogni giorno si assume il cibo corporale,<br />

così è lodevole ricevere quotidianamente questo<br />

sacramento» {ibid.), nel quale «il memoriale della passione<br />

di Cristo ci è dato sotto forma di cibo, che viene<br />

assunto ogni giorno {memoriale passionis Còristi per modum<br />

cibi)» {ibid., 2m): è un rilievo di penetrante lucidità: ogni<br />

giorno si prende parte al convito che ha come contenuto<br />

la passione di Cristo — ogni giorno si mangia la passione<br />

di Cristo —, ed è la nostra manna quotidiana, come avveniva<br />

per il popolo ebraico nel deserto {ibid.).<br />

9. Quanto alla «venerazione» — precisa <strong>Tommaso</strong> —,<br />

essa deve comprendere «un timore unito all'amore»,<br />

ossia: un timore filiale, che genera l'«umiltà della venerazione<br />

{humilitas reverendi)», e un amore che genera il<br />

«desiderio della comunione {desiderium sumendi)». E l'uno<br />

e l'altro atteggiamento — e qu<strong>in</strong>di sia la comunione quotidiana<br />

sia l'astensione temporanea — esprimono la venerazione<br />

verso questo sacramento. Ma l'Angelico manife-<br />

49


sta chiaramente la sua predilezione, rilevando che «l'amore<br />

e la speranza, a cui cont<strong>in</strong>uamente ci <strong>in</strong>vita la Scrittura,<br />

sono tuttavia da preferirsi al timore» 11 ; e <strong>in</strong>fatti, a<br />

Pietro che esclamava: «"Allontanati da me, Signore, perché<br />

sono un peccatore", Gesù rispose: "Non aver paura"»<br />

{ibid., 3m).<br />

In def<strong>in</strong>itiva, quando ci siano l'«amore e la speranza»,<br />

la comunione quotidiana è un bene. Non sarebbe conforme<br />

al Vangelo starsene lontani facendo prevalere il<br />

timore. Questo non sarebbe una «umiltà lodevole» {ibid.,<br />

11, lm) 12 .<br />

È sorprendente come questo così lucido <strong>in</strong>segnamento<br />

di <strong>Tommaso</strong> sia stato nei secoli passati lungamente disatteso.<br />

1<br />

' Amor tamen et spes, ad quae semper Scriptum nosprovocat, praeferuntur timori (STh,<br />

IH, 80, 10, 3m).<br />

Nonpotest esse laudabili* humilitas si cantra praeceptum Christi et Ecclesiae aliquis a<br />

comunione abst<strong>in</strong>eat (STh, III, 11, lm).<br />

50


CAPITOLO QUINTO<br />

LA CONVERSIONE EUCARISTICA<br />

E IL MODO DI PRESENZA DI CRISTO<br />

1. Alla conversione eucaristica, e qu<strong>in</strong>di al modo con<br />

cui Cristo è presente nel sacramento, <strong>Tommaso</strong> dedica<br />

diversi articoli: le loro tematiche e la loro m<strong>in</strong>uta argomentazione<br />

ci possono sorprendere e dare l'impressione<br />

di una loro superfluità, soprattutto di fronte all'assenza di<br />

questioni che noi oggi giudichiamo di ben maggiore<br />

importanza e <strong>in</strong>teresse, come una più ampia trattazione<br />

della natura sacrificale dell'<strong>Eucaristia</strong> o della sua significazione<br />

ecclesiale.<br />

Ma occorre osservare che l'urgenza eucaristica più<br />

viva riguardava allora la presenza reale, sulla quale nel<br />

secolo XI aveva aperto la discussione Berengario, «il<br />

primo <strong>in</strong>ventore» (STb, III, 75, 1, e), scrive <strong>Tommaso</strong>,<br />

dell'eresia di una presenza puramente sotto forma di<br />

segno (<strong>in</strong> signo); né mancavano questioni molto pratiche,<br />

bisognose, a loro volta, di una precisazione sull'esatta<br />

modalità della presenza di Cristo nell'<strong>Eucaristia</strong>.<br />

Era qu<strong>in</strong>di ovvio che la teologia vi si dovesse soffermare.<br />

2. Il problema, veramente, si pone sempre, a partire<br />

dalla considerazione stessa dell'<strong>Eucaristia</strong>, dove<br />

nessun mutamento è percepibile dal profilo fenomeno-<br />

51


logico (quello delle specie, o degli accidenti o delle<br />

apparenze); dove, tuttavia, all'<strong>in</strong>terno della prece e del<br />

rito eucaristico, la fede, senza la m<strong>in</strong>ima ombra di<br />

dubbio, professa l'avvenuta trasformazione dell'identità<br />

o entità del pane e del v<strong>in</strong>o — o della loro "sostanza",<br />

secondo il l<strong>in</strong>guaggio scolastico — nella identità o<br />

entità — o nella "sostanza" — del Corpo e del Sangue<br />

di Cristo.<br />

Si tratta di una conversione «sostanziale» (substantialis),<br />

<strong>in</strong>comparabile e assolutamente soprannaturale,<br />

operata solo dalla virtù div<strong>in</strong>a': <strong>in</strong> essa «tutta la<br />

sostanza del pane si converte <strong>in</strong> tutta la sostanza del<br />

corpo, e tutta la sostanza del v<strong>in</strong>o <strong>in</strong> tutta la sostanza<br />

del <strong>san</strong>gue di Cristo» {ibid., 4, e.) 2 . Passaggio, dunque,<br />

di «sostanza» ossia di «entità» — id quod est entitatis<br />

(ibid., 3m), secondo il lat<strong>in</strong>o di <strong>Tommaso</strong> — dove a<br />

operare è «la forza dell'agente <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ito, che ha la capacità<br />

di agire sull'ente <strong>in</strong> tutta la sua totalità» {ibid.) 0 .<br />

D'altronde non sorprende una conversione «assolutamente<br />

soprannaturale»: essa è nella l<strong>in</strong>ea della generazione<br />

e del parto verg<strong>in</strong>ale del corpo di Cristo trascendenti,<br />

secondo le parole di <strong>san</strong>t'Ambrogio, citate<br />

da <strong>Tommaso</strong>, l'ord<strong>in</strong>e naturale, sottratti, come dichiara<br />

il Crisostomo, ugualmente menzionato, alle leggi della<br />

necessità terrena {ibid.).<br />

Non est similis conversionibus naturalibus, sed est omn<strong>in</strong>o supernaturatis, sola Dei<br />

virtute effecta (STh, III, 75,4, e).<br />

2 Tota substantia panis convertitur <strong>in</strong> totani substantiam corporis Cbristi, et tota<br />

substantia v<strong>in</strong>i <strong>in</strong> totani substantiam <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>is Christi (STh, III, 75, 4, e).<br />

Virtute agentis <strong>in</strong>f<strong>in</strong>iti, quodhabet actionem <strong>in</strong> totum ens (STh, HI, 75, 4, 3m).<br />

52


3. «In questa mutazione — riconosce l'Angelico — le<br />

cose difficili sono più numerose che non nella creazione» 4 ,<br />

e lo è <strong>in</strong> particolare il fatto che <strong>in</strong> essa, oltre ad avvenire<br />

una conversione totale del pane e del v<strong>in</strong>o nel Corpo e nel<br />

Sangue di Cristo, una realtà viene tutta trasformata <strong>in</strong><br />

un'altra, permangono le specie senza il loro soggetto adeguato<br />

(STh, III, 75, 8, 3m)\<br />

Per quanto pos<strong>san</strong>o essere ramificati i soggetti trattati,<br />

la risoluzione è unitaria: grazie alle parole «pronunziate<br />

a nome (expersona) di Cristo» (STh, III, 78, 1, e.) - o<br />

«come se fosse Cristo presenzialmente a proferirle» (ìbid.,<br />

5, e.) 6 — e grazie alla «forza dello Spirito Santo (virtute Spiritus<br />

Saneti)» (ibid., 4, lm).<br />

4. Nessun <strong>in</strong>dizio esteriormente percepibile - ossia<br />

nulla di «ciò che appare mediante i sensi» (quod sensu<br />

apparet) — attesta l'avvenuta conversione eucaristica. E,<br />

<strong>in</strong>fatti, a ogni livello sperimentabile le specie del pane e<br />

del v<strong>in</strong>o permangono veramente. Esse stanno a significare<br />

la dest<strong>in</strong>azione conviviale del Corpo e del Sangue di<br />

Cristo, e, <strong>in</strong>sieme, a rendere possibile lo stesso convito<br />

mediante una manducazione reale, che, pure, non co<strong>in</strong>cide<br />

con una dilacerazione fisica — cafarnaitica — del<br />

Corpo del Signore. Una tale manducazione non sarebbe<br />

una salvifica e vivificante comunione con lui. Nel Commento<br />

alle parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni: «E lo<br />

Spirito che dà la vita; la carne non giova a nulla» (Gv 6,<br />

In hac conversione suntplura diffidila quam <strong>in</strong> creatione (STh, III, 75, 8, 3m).<br />

5 Non solum quodtotum convertitur <strong>in</strong> illudtotum, ita quod nihil prioris remaneat [...]<br />

sedetiam [...] quodaccidentia remaneat corrupta substantia (STh, IH, 75,8, 3m).<br />

b Acsi Christus eapraesentialiterproferret (STh, III, 78, 5, e.)-<br />

53


63), <strong>Tommaso</strong> scriverà: «Il Signore diceva che avrebbe<br />

dato se stesso come cibo spirituale, non nel senso che non<br />

ci sia nel sacramento dell'altare la vera carne di Cristo,<br />

ma perché viene mangiato con una modalità spirituale e<br />

div<strong>in</strong>a» 7 .<br />

5. A sostenere la conversione eucaristica, di là da ogni<br />

mutazione esteriore, è qu<strong>in</strong>di la pura fede, che non si<br />

ferma ai sensi, ma giunge a «ciò a cui i sensi non arrivano»<br />

{STh, III, 75, 5, 3m) 8 . Ripete l'Angelico: «I sensi<br />

non possono cogliere che il vero corpo di Cristo e <strong>san</strong>gue<br />

siano presenti <strong>in</strong> questo sacramento; lo può solo la fede<br />

che si basa sull'autorità div<strong>in</strong>a» iibid., 1, e.) 9 : si tratta di<br />

«accogliere nella fede le parole del Salvatore», secondo<br />

l'affermazione di Cirillo ales<strong>san</strong>dr<strong>in</strong>o citata da <strong>Tommaso</strong>,<br />

— il quale ancora annoterà che l'<strong>Eucaristia</strong> «è chiamata<br />

sacramento della fede, perché soltanto per fede si ritiene<br />

che il <strong>san</strong>gue di Cristo è davvero presente <strong>in</strong> questo sacramento»<br />

(STh, 78, 3, 6m) 10 .<br />

6. Avvenuta la conversione eucaristica sul piano della<br />

sostanza, Cristo, coerentemente, è presente nell'<strong>Eucaristia</strong><br />

«al modo della sostanza», non con l'estensione della<br />

quantità, com'è per gli altri corpi.<br />

Dom<strong>in</strong>us dicebat daturum se eis sicut spiritualem cibum, non quia sit <strong>in</strong> sacramento<br />

altaris vera caro Christi, sed quia quodam spirituali et div<strong>in</strong>o modo manducatur (Super<br />

loannem, VI, lect. Vili, IV, n. 992); eh. p. 103, nota 1 per l'edizione.<br />

8 {ld} adquodsensus non att<strong>in</strong>git (STh, III, 75,5, 3m).<br />

9 Verum corpus Christi et <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>em esse <strong>in</strong> hoc sacramento non sensu reprehendi potest,<br />

sed sola fide, quae auctoritati div<strong>in</strong>ae <strong>in</strong>nititur (STh, III, 75,1, e).<br />

Quod <strong>san</strong>guis Christi secundum rei verìtatem sit <strong>in</strong> hoc sacramento, sola fide tenetur<br />

(STh, ni, 78, 3, 6m).<br />

54


In altre parole: il sacramento, da un lato, contiene<br />

Cristo <strong>in</strong>tegralmente {totus Christus): «È assolutamente<br />

necessario affermare secondo la fede cattolica che <strong>in</strong> questo<br />

sacramento Cristo è presente nella sua <strong>in</strong>tegrità»<br />

{STb, 16, 1, c.) n -<br />

E lo è, con questa sua <strong>in</strong>tegrità, sia nella specie del<br />

pane, sia <strong>in</strong> quella del v<strong>in</strong>o, sia <strong>in</strong> ogni loro parte. Lo conferma<br />

la prassi ecclesiale della frazione del pane consacrato<br />

e l'assunzione distribuita o successiva del calice.<br />

Inoltre, se Cristo è presente <strong>in</strong>tegralmente nel sacramento,<br />

ne consegue che lo è con tutta la sua quantità<br />

dimensiva; <strong>in</strong> caso contrario non avremmo presente Gesù<br />

Cristo nella sua realtà.<br />

Dall'altro lato, tuttavia, precisa <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> - e lo<br />

attestano ancora una volta la fenomenologia o l'esperienza<br />

— con questa sua quantità dimensiva Cristo non si<br />

trova nell'<strong>Eucaristia</strong> secondo la modalità naturale, ma<br />

secondo una modalità propria {secundum modum proprium),<br />

dove il tutto è presente nel tutto e le s<strong>in</strong>gole parti nelle<br />

s<strong>in</strong>gole parti. Cioè «le dimensioni del corpo di Cristo non<br />

vi si trovano secondo il modo della commisurazione che è<br />

proprio della quantità» {ibid., 4, 3m) 12 , ma lo è «al modo<br />

della sostanza, la cui natura è presente tutta nel tutto e<br />

tutta <strong>in</strong> ogni parte» {ibid., lm) 13 .<br />

1<br />

' Orm<strong>in</strong>o necesse est confiteri secundum fidem catholicam quod totus Christus sit <strong>in</strong> hoc<br />

sacramento (STb, III, 76, 1, e).<br />

12<br />

Secundum modum commensurationis, qui est proprius quantitati (STb, III, 76, 4,<br />

3m). 13 Per modum substantiae, cuius natura est tota <strong>in</strong> tato et tota <strong>in</strong> qualibetparte {STh, III,<br />

76, 4, lm).<br />

55


7. Sempre per questa sua presenza sacramentale al<br />

modo della sostanza, si deve affermare che il Corpo eucaristico<br />

di Cristo «non è affatto presente localmente»<br />

{ibid., 5, c.) M , cioè non si commisura nella sua quantità<br />

estensiva a un luogo che lo contenga e lo delimiti; cosi<br />

come neppure si può dire che esso sia, per se stesso, soggetto<br />

a qualsivoglia forma di movimento o di mutazione<br />

{ibid., 6, e.) 15 : la scomparsa delle specie consacrate comporta<br />

sì il venir meno della presenza del Corpo del<br />

Signore, ma non implica <strong>in</strong> esso movimento o mutazione<br />

{ibid., 3m).<br />

È la stessa ragione per la quale il Corpo di Cristo presente<br />

nell'<strong>Eucaristia</strong> può essere veduto solo con l'occhio<br />

spirituale {oculus spiritualis) {ibid., 7, e); non, qu<strong>in</strong>di, da<br />

un occhio corporeo, che percepisca con i sensi o con la<br />

facoltà dell'immag<strong>in</strong>azione {ibid.) 16 .<br />

Trattandosi, cioè, di una presenza soprannaturale,<br />

unicamente un "occhio" soprannaturale è <strong>in</strong> grado di percepirla,<br />

e perciò l'<strong>in</strong>telletto div<strong>in</strong>o e l'<strong>in</strong>telletto beato,<br />

partecipe per grazia di tale chiarità. «Invece dall'<strong>in</strong>telletto<br />

dell'uomo nella condizione di pellegr<strong>in</strong>o sulla terra<br />

non può essere veduto se non tramite la fede, come le<br />

altre realtà spirituali» {ibid.)". Una volta ancora basta la<br />

«sola la fede» (solafides).<br />

1 Nullo modo corpus Christi est <strong>in</strong> hoc sacramento localiter (STh, III, 76, 5, e).<br />

15 Non movetur Christus per se secundum locum {...}; neque per se movetur, secundum<br />

esse quod habet <strong>in</strong> hoc sacramento, quacumque alia mutatìone (STh, III, 76, 6, e).<br />

Corpus Christi secundum modum essendi quem habet <strong>in</strong> hoc sacramento neque sensu<br />

neque imag<strong>in</strong>ationepercepibile est, sedsolo <strong>in</strong>tellectu, qui dicitur oculus (STh, III, 76, 7, e).<br />

17 Ab <strong>in</strong>tellectu autem hom<strong>in</strong>is viatoris nonpotest conspici nisi per/idem, sicut et caetera<br />

supernaturalìa (STh, III, 76, 7, e).<br />

56


E siamo così riportati alla radice della professione<br />

eucaristica, tutta dipendente dalla Parola di Cristo.<br />

8. Certo, la riflessione di <strong>Tommaso</strong> è stata <strong>in</strong>dubbiamente<br />

sottile, ma la presenza di Cristo sarebbe pensabile<br />

diversamente, senza riflessioni di questo genere, all'<strong>in</strong>terno<br />

della "sufficienza della fede"?<br />

Si va rimproverando a <strong>Tommaso</strong> di aver usato una<br />

term<strong>in</strong>ologia filosofica nella considerazione del "mistero"<br />

eucaristico, col rischio che questo venga ridotto. La verità<br />

è tutt'altra: proprio per conservare <strong>in</strong> tutta la sua "<strong>in</strong>terezza"<br />

questo mistero del Corpo e del Sangue del<br />

Signore, egli ha cercato di "comprenderlo" e di dirlo con<br />

l'ausilio di una riflessione e di un l<strong>in</strong>guaggio che potesse<br />

render conto proprio delle certezze della fede, dell'esperienza<br />

e della prassi della Chiesa.<br />

La Chiesa crede che nell'<strong>Eucaristia</strong> è presente realmente<br />

il Corpo e il Sangue di Cristo; essa è certa che,<br />

spezzando il pane consacrato, nella permanenza delle specie,<br />

distribuisce nella sua <strong>in</strong>tegrità, di là dalla frammentazione,<br />

il Corpo di Cristo; ancora, essa conserva quel<br />

"Pane", specialmente per distribuirlo come Corpo di Cristo<br />

nel viatico e per adorarlo.<br />

E la fede stessa che <strong>in</strong>duce alla riflessione e sp<strong>in</strong>ge alla<br />

ricerca delle sue "ragioni", senza d'altra parte che queste<br />

ragioni o altre migliori stemper<strong>in</strong>o il mistero, rendendolo<br />

accessibile alla filosofia, secondo il senso e l'<strong>in</strong>tenzione<br />

della teologia, <strong>in</strong>tesa sempre non a ridurre il dogma cristiano<br />

alle dimensioni della ragione, ma a <strong>in</strong>trodurre la<br />

ragione stessa nell'impenetrabile luce della Parola di Dio,<br />

57


nel caso nostro nella luce di quella Parola sulla quale unicamente<br />

la conversione eucaristica è stabilita.<br />

9. Le molteplici e non solubili difficoltà di una tale<br />

conversione cont<strong>in</strong>uano a permanere; l'<strong>in</strong>esauribile e<br />

<strong>in</strong>sondabile mistero dell'<strong>Eucaristia</strong> rimane sospeso tutto<br />

alla decisione della fede, che non vede; e tuttavia l'Angelico<br />

è conv<strong>in</strong>to che la dottr<strong>in</strong>a della mutazione totale<br />

"sostanziale" e della presenza del Corpo di Cristo «al<br />

modo della sostanza» <strong>in</strong> qualche misura lo rendano concepibile<br />

e dicibile, e specialmente che solo con tale <strong>in</strong>terpretazione<br />

si possa salvaguardare <strong>in</strong> tutta la sua verità<br />

l'affermazione della fede che <strong>Tommaso</strong> rende con le<br />

parole di <strong>san</strong>t'Ambrogio: «In quel sacramento c'è Cristo»<br />

(ibid, 1, se.) 18 .<br />

10. Sia il cristiano che <strong>in</strong>traprenda questo tipo di<br />

riflessione — il teologo —, sia il cristiano che vi r<strong>in</strong>unzi, si<br />

ritrovano alla f<strong>in</strong>e nella comunione e nella confessione<br />

dell'identica fede eucaristica. È questa che per l'uno e per<br />

l'altro costituisce il solo e sufficiente fondamento — sola<br />

fides sufficit —.<br />

Ma importa rilevare prima di tutto che lo sforzo teologico<br />

trova il suo impulso proprio <strong>in</strong> quella fede eucaristica<br />

condivisa; e, poi, che anche chi non si dedichi a tale<br />

sforzo espressamente o per professione, se vuole conservare<br />

<strong>in</strong>tegralmente l'<strong>in</strong>segnamento e comprendere la<br />

prassi eucaristica della Chiesa, può avvertire che, nelle<br />

sue l<strong>in</strong>ee fondamentali, la riflessione di <strong>Tommaso</strong> sulla<br />

58<br />

18 In Uh sacramento Christus est [De mysteriis, 9, 58] (STh, III, 76, 1, se).


transustanziazione ne è una illustrazione preziosa: quasi<br />

una "necessità" per poterlo plausibilmente pensare e<br />

manifestare.<br />

Non per nulla il Concilio di Trento accoglierà, nel suo<br />

contenuto fondamentale, questa dottr<strong>in</strong>a di <strong>Tommaso</strong>,<br />

nella conv<strong>in</strong>zione che sia un l<strong>in</strong>guaggio s<strong>in</strong>golarmente<br />

felice e adeguato per dire la fede eucaristica della Chiesa:<br />

«Questa conversione, affermano i Padri trident<strong>in</strong>i, è chiamata<br />

dalla <strong>san</strong>ta Chiesa cattolica <strong>in</strong> modo conveniente e<br />

appropriato — adattissimo (convenienter et proprie, aptissime)<br />

— transustanziazione» 19 .<br />

11. Si dirà che è un l<strong>in</strong>guaggio tecnico di scuola,<br />

legato a una teologia datata, che porta dei chiari segni<br />

culturali. In realtà si tratta di avvertire che, tramite quel<br />

l<strong>in</strong>guaggio, si trova detto con particolare adeguatezza e<br />

pert<strong>in</strong>enza un contenuto che non è datato.<br />

Senza dubbio si può congetturare o ricercare un l<strong>in</strong>guaggio<br />

differente, ma a condizione che esprima chiaramente<br />

il medesimo dato di fede: i term<strong>in</strong>i e concetti quali<br />

"transignificazione" e "transf<strong>in</strong>alizzazione" giustamente<br />

furono riconosciuti, da sé soli, <strong>in</strong>adeguati e riduttivi a tale<br />

f<strong>in</strong>e.<br />

Né, per altro, occorre che tutto un simile l<strong>in</strong>guaggio<br />

passi nell'abituale catechesi, a cui <strong>in</strong> ogni caso dovrà premere<br />

che la verità eucaristica a ogni livello sia trasmessa<br />

nella sua <strong>in</strong>tegrità e precisione, e che la conclusione sia<br />

che nell'<strong>Eucaristia</strong> si riceve, nella forma del convito, veramente<br />

e unicamente Gesù Cristo, «Pane della vita» {Gv<br />

"DENZINGER-HÙNERMANN, 1642. 1652.<br />

59


6, 48), nel suo donarsi sacrificale «per la vita del mondo»<br />

(Gv 6, 52).<br />

12. Quanto a <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong>, possiamo constatare<br />

come le sottili, oggettive e <strong>in</strong>contentabili analisi di<br />

scuola, suscitate dalla fede della Chiesa e dalla sua fede,<br />

non hanno spento o raffreddato la sua devozione verso il<br />

Corpo e il Sangue del Signore. In lui il teologo, quasi lo<br />

specialista dell'<strong>Eucaristia</strong>, si è fuso a fare tutt'uno col<br />

fedele, che d<strong>in</strong>anzi ad essa effonde le sue lacrime, il suo<br />

canto e la sua pietà.<br />

60


CAPITOLO SESTO<br />

PRESENZA IN VIRTÙ DEL SACRAMENTO<br />

E COMUNIONE AL CALICE<br />

1. C'è un aspetto della dottr<strong>in</strong>a eucaristica dell'Angelico<br />

sul quale importa soffermare l'attenzione, ed è la dist<strong>in</strong>zione<br />

che egli fa tra quello che nell'<strong>Eucaristia</strong> è presente «<strong>in</strong><br />

virtù del sacramento stesso» {ex vi sacramenti) e quello che lo<br />

è «per naturale concomitanza» {ex naturali concomitantia).<br />

In virtù del sacramento, ossia, direttamente, secondo<br />

l'<strong>in</strong>dicazione della forma, sotto le specie del pane e del<br />

v<strong>in</strong>o sono presenti rispettivamente la sostanza del Corpo<br />

di Cristo e la sostanza del Sangue di Cristo, quali term<strong>in</strong>i<br />

immediati della conversione eucaristica; per naturale concomitanza<br />

è, <strong>in</strong>vece, presente quanto «si trova di fatto<br />

congiunto {quod est realiter coniunctum)» {STh, III, 76, 1, e.)<br />

con la sostanza del Corpo e del Sangue di Cristo, e cioè<br />

l'anima e la div<strong>in</strong>ità. Come afferma testualmente <strong>san</strong><br />

<strong>Tommaso</strong>: «Poiché la conversione del pane e del v<strong>in</strong>o<br />

non hanno come term<strong>in</strong>e la div<strong>in</strong>ità o l'anima di Cristo,<br />

ne consegue che la div<strong>in</strong>ità o l'anima di Cristo non si trovano<br />

<strong>in</strong> questo sacramento <strong>in</strong> virtù del sacramento, ma<br />

della reale concomitanza» {ibid.)\<br />

Quia conversio panis et v<strong>in</strong>i non term<strong>in</strong>atur ad div<strong>in</strong>itatem vel anìmam Christi,<br />

consequens est quod div<strong>in</strong>itas vel anima Christi non sit <strong>in</strong> hoc sacramento ex vi sacramenti, sed<br />

ex reali concomitantia {STh, III, 76, 1, e).<br />

61


2. Come si vede, l'Angelico <strong>in</strong>terpreta le parole di<br />

Cristo «corpo» e «<strong>san</strong>gue» <strong>in</strong> conformità non alla mentalità<br />

semitica, biblica, ma a quella occidentale. Secondo la<br />

prima mentalità «corpo», dice tutta la realtà concreta di<br />

Gesù, posta <strong>in</strong> stato sacrificale e offerta come cibo ai<br />

commensali dell'Ultima Cena; allo stesso modo anche il<br />

«<strong>san</strong>gue» sta a <strong>in</strong>dicare tutta la sua vita, non trattenuta<br />

per sé, ma sacrificalmente "versata". L'<strong>Eucaristia</strong> è sacrificio<br />

non perché da una parte stia il Corpo e dall'altra,<br />

separatamente, il Sangue di Cristo; ambedue le consacrazioni<br />

esprimono il carattere sacrificale. Così nel vangelo<br />

di Luca: «Questo è il mio corpo che è dato per voi» (22,<br />

19); «Questo calice è la nuova alleanza nel mio <strong>san</strong>gue,<br />

che viene versato per voi» (22, 20).<br />

Si deve dire, perciò, che «<strong>in</strong> virtù del sacramento» o<br />

«<strong>in</strong> virtù delle parole» nell'<strong>Eucaristia</strong> è presente sia con<br />

l'una sia con l'altra consacrazione Gesù Figlio di Dio<br />

nella condizione sacrificale, senza ricorso alla «virtù della<br />

concomitanza», e che, <strong>in</strong> qualsiasi tempo si celebri l'<strong>Eucaristia</strong>,<br />

essa è, secondo il significato e il contenuto della<br />

sua istituzione, sacramento del sacrificio di Gesù.<br />

3. Non deriva da questo che la seconda consacrazione<br />

sia superflua o che lo sia la comunione al calice. Il sacramento<br />

è costituito da tutt'e due i segni assunti da Cristo<br />

nella cena pasquale per l'istituzione dell'<strong>Eucaristia</strong>. Essi si<br />

devono considerare non separati o alternativi, ma uniti.<br />

«Il pane e il v<strong>in</strong>o — afferma <strong>Tommaso</strong> — sono due segni<br />

dist<strong>in</strong>ti, ma rispetto alla forma e alla perfezione sono un<br />

segno solo (forma/iter et perfective unum)» {STh, III, 73,<br />

2, 2m).<br />

62


Ecco perché l'Angelico afferma che la comunione alle<br />

due specie è "conveniente", o consentanea {convenit), alla<br />

natura e alla perfezione del sacramento (STh, III, 80,<br />

12, e.) 2 .<br />

4. Da quanto abbiamo detto, e proprio <strong>in</strong> virtù del<br />

sacramento, la sola comunione, sotto la specie del pane,<br />

al «Corpo dato» è, senza dubbio, assunzione del sacrifìcio<br />

di Cristo; e tuttavia essa è giustificata unicamente da<br />

ragioni pratiche: «Poiché nel popolo cristiano, che è<br />

andato moltiplicandosi, — scrive <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> — ci sono<br />

vecchi e giovani e bamb<strong>in</strong>i, alcuni dei quali non sono<br />

tanto accorti da usare le necessarie cautele nel ricevere<br />

questo sacramento, prudentemente <strong>in</strong> alcune chiese si<br />

osserva la norma di non dare al popolo il <strong>san</strong>gue, ma di<br />

farlo consumare al solo sacerdote» {ibid.).<br />

Questi, però, precisa lo stesso <strong>Tommaso</strong>, «non deve<br />

assolutamente assumere il corpo di Cristo, senza il <strong>san</strong>gue»<br />

{ibid.f. Se al popolo che non comunica al calice non<br />

proviene alcun «detrimento» {detrimentum), è per due<br />

ragioni: perché sotto l'una e l'altra specie è contenuto<br />

tutto Cristo e perché «il sacerdote offre e assume il <strong>san</strong>gue<br />

a nome di tutti» {ibid., 3m) 4 .<br />

In ogni caso, se la mancanza della comunione al calice<br />

da parte di tutto il popolo cristiano è dovuta a motivazioni<br />

prudenziali {provide observatur) (ibid., e), tale comunione,<br />

per sé, dovrebbe essere la norma. E viene da chiedersi<br />

se veramente alla perfezione del sacramento sia suf-<br />

2 In utroque [corpore et <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>e] consistitperfectiosacramenti (STh, 111,80,12, e).<br />

3 Nullo modo debet corpus Christi sumere s<strong>in</strong>e <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>e (STh, III, 80, 12, e).<br />

Sacerdos <strong>in</strong> persona omnium <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>em offert et sumit (STh,, III, 80, 12, 3 m).<br />

63


ficiente che comunichi al calice il sacerdote, come scrive<br />

<strong>Tommaso</strong>: «Non toglie nulla alla perfezione di questo<br />

sacramento se il popolo riceva il corpo senza il <strong>san</strong>gue,<br />

purché il sacerdote consacrante riceva l'uno e l'altro»<br />

(ibid., 2m)\<br />

La comunione al calice concorre alla compiutezza del<br />

sacramento.<br />

Nihil derogai perfezioni huius sacramenti si populus sumat corpus s<strong>in</strong>e <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>e,<br />

dummodo sacerdos consecrans sumat utrumque (STh, III, 80, 12, 2m).<br />

64


CAPITOLO SETTIMO<br />

L'EUCARISTIA<br />

NEL COMMENTO A MATTEO:<br />

AL PRINCIPIO L'ISTITUZIONE DI GESÙ<br />

1. Se la Summa Theologiae ci offre la s<strong>in</strong>tesi, secondo<br />

Yordo discipl<strong>in</strong>ae, della dottr<strong>in</strong>a teologica di <strong>Tommaso</strong><br />

d'Aqu<strong>in</strong>o, i Commentari biblici ci danno il luogo dove<br />

egli la veniva primariamente att<strong>in</strong>gendo, del resto<br />

secondo il regime della scuola teologica medievale, dove<br />

la Scrittura rappresentava per eccellenza il Libro del<br />

"maestro", def<strong>in</strong>ito esattamente «maestro <strong>in</strong> sacra<br />

Pag<strong>in</strong>a».<br />

Per conoscere la teologia eucaristica di <strong>Tommaso</strong><br />

come nel suo istituirsi, importano qu<strong>in</strong>di particolarmente<br />

le sue "letture", come di consueto analitiche, teologiche,<br />

e tutte punteggiate di quaestiones — sul Vangelo di Matteo,<br />

sulle Epistole di Paolo, con i loro racconti dell'istituzione,<br />

e sul Vangelo di Giovanni, col capitolo sesto sul<br />

Pane di vita.<br />

Incom<strong>in</strong>ciamo dalle prime due "letture", e precisamente<br />

dalla "lettura" sul capitolo 26 di Matteo, probabilmente<br />

degli anni 1269-1270, e da quella sul capitolo 11<br />

della Prima Lettera ai Cor<strong>in</strong>ti, riportata da Reg<strong>in</strong>aldo da<br />

Piperno e risalente forse agli anni 1265-1268.<br />

65


2. Nel capitolo 26 del Vangelo di Matteo — il cui<br />

commentario nelle attuali edizioni si presenta con un<br />

testo, fissato dagli uditori dalla viva voce, non sempre<br />

accurato e talora <strong>in</strong>esatto 1 - <strong>Tommaso</strong> trova il racconto<br />

dell'istituzione dell'<strong>Eucaristia</strong>.<br />

Nella sua analisi - condotta con larga attenzione alle<br />

fonti antiche già da <strong>Tommaso</strong> raccolte nella Catena<br />

Aurea 2 — si ritrovano sostanzialmente i contenuti e le questioni<br />

eucaristiche ricorrenti nella Summa Theologiae, <strong>in</strong>dizio,<br />

come sembra, della vic<strong>in</strong>anza di composizione delle<br />

sue opere.<br />

3. L'<strong>Eucaristia</strong> è istituita, secondo Matteo, nel contesto<br />

dell'antica cena pasquale. Gesù «costituì il sacramento<br />

nuovo dopo il sacramento antico» (post constitutionem<br />

veteris testamenti novum constituit), perché apparisse la<br />

successione della «verità rispetto alla figura» (succederet<br />

veteri sacramento, sicut veritas figurae) (Gerolamo); perché<br />

quella istituzione «si imprimesse nella memoria, dal<br />

momento che le cose che si ascoltano per ultime, si stampano<br />

più profondamente nella memoria» (Agost<strong>in</strong>o) (n.<br />

2168) 3 .<br />

Nell'antica Pasqua veniva mangiato l'Agnello come<br />

cibo; Cristo, come cibo offre il proprio Corpo, presente<br />

non semplicemente «nella forma di un segno» {sub signó)<br />

— avrebbe <strong>in</strong> questo caso un maggior realismo la «figura»<br />

1<br />

Citiamo da: S. THOMAE AQUINATIS, Super Evangelium S. Matthaei Lettura,<br />

Marietti, Taur<strong>in</strong>i-Romae 1951 (con la numerazione).<br />

2<br />

Cfr. Exposìtio <strong>in</strong> Matthaeum <strong>in</strong>: S. THOMAE AQUINATIS, Catena Aurea <strong>in</strong><br />

Quatuor Evangelia, I, Marietti, Taur<strong>in</strong>i-Romae, 1951.<br />

3<br />

Voluit ut <strong>in</strong>figeretur memoriae: quae enim ultimo audiuntur, altìus <strong>in</strong>figuntur<br />

memoriae (n. 2168).<br />

66


che non «la verità» —, ma realmente, quale vero Agnello,<br />

come «figura e verità» (figura et veritas) (n. 2172); né la<br />

manducazione del Corpo di Cristo comporta irriverenza,<br />

poiché non il Corpo di Cristo si trasforma nel nostro<br />

corpo, ma noi siamo trasformati <strong>in</strong> lui (Agost<strong>in</strong>o) 4 .<br />

A motivo, poi, del realismo della presenza del Corpo<br />

di Cristo, il sacramento eucaristico è «il f<strong>in</strong>e e la perfezione<br />

di tutti i sacramenti (f<strong>in</strong>is et perfectio omnium sacramentorum)»:<br />

«<strong>in</strong> questo sacramento egli si trova sostanzialmente»,<br />

mentre gli altri sacramenti — tutti portati al<br />

loro compimento nell'<strong>Eucaristia</strong> 5 — «contengono Cristo<br />

per partecipazione» (n. 2173) s .<br />

4. Quanto alla scelta del pane e del v<strong>in</strong>o, elementi<br />

e cibi pr<strong>in</strong>cipali comuni a tutti — così riteneva <strong>Tommaso</strong><br />

— essa si spiega per il fatto che Cristo volle la<br />

celebrazione eucaristica «da parte di tutti e <strong>in</strong> tutto il<br />

mondo» (ab omnibus ubique terrarum), essendo, del resto,<br />

comune anche l'olio per l'unzione, proveniente da<br />

molte olive, a significare «l'unità della Chiesa da una<br />

moltitud<strong>in</strong>e di fedeli (unitas Ecclesiae ex multitud<strong>in</strong>e fidelium)»<br />

(Agost<strong>in</strong>o) (n. 2175). E, ripetendo la persuasione<br />

di <strong>san</strong>t'Ambrogio, il <strong>Dottore</strong> angelico può allora<br />

osservare che «i nostri sacramenti sono più vecchi dei<br />

sacramenti dell'antica legge: questi ebbero orig<strong>in</strong>e da<br />

Mosè e Aronne, mentre i sacramenti della nuova legge<br />

«Nec tu me <strong>in</strong> te mutabis skut cìbum carnis tuae, sed tu mutaberis <strong>in</strong> me» (Confess.<br />

7, 10).<br />

Nullum est sacramentum quoti non perficitur <strong>in</strong> Eucharistia (n. 2173).<br />

Alia enim sacrameyita Cbristum cont<strong>in</strong>ent per participationem, <strong>in</strong> isto autem est<br />

Christus secundum substantiam (Pseudo-Dionigi) (n. 2173).<br />

67


da Melchisedec, che offrì ad Abramo il pane e il v<strong>in</strong>o»<br />

(Ambrogio) (n. 2175) 7 .<br />

5. Nella benedizione del pane — «Gesù prese il pane, lo<br />

benedisse» —, <strong>Tommaso</strong>, che non si pone propriamente<br />

nella prospettiva biblica della benedizione del pane e qu<strong>in</strong>di<br />

del rendimento di grazie, illustra un triplice significato.<br />

Essa, benedicendo il frutto della terra, revoca la maledizione<br />

di Genesi 4, 17 — «Maledetto sia il suolo» (Remigio)<br />

-; concerne il contenuto del sacramento - Cristo,<br />

«benedetto» come «colui che viene nel nome del Signore»<br />

(Mt 21, 9) -; e, <strong>in</strong> terzo luogo, evoca il frutto del sacramento,<br />

cioè i fedeli, ai quali trapassa la benedizione del<br />

Signore, come dal capo alle membra (n. 2176) 8 .<br />

6. La frazione del pane, per parte sua, richiama «il<br />

mistero della passione» — «poiché nella passione sono state<br />

perforate le membra (<strong>in</strong> passione perforata sunt membra)» —:<br />

mistero che fu oggetto della libera scelta di Cristo - «Fu<br />

offerto perché lui lo volle» (Is 53, 7) (Agost<strong>in</strong>o, Remigio).<br />

La «frazione dall'unità alla moltitud<strong>in</strong>e» sta <strong>in</strong>oltre<br />

a <strong>in</strong>dicare l'espandersi del Verbo, che, restando uno e<br />

semplice, è venuto nella nostra molteplicità (venti <strong>in</strong><br />

istam multitud<strong>in</strong>em); e raffigura, quale effetto, la divisione<br />

delle grazie, permanendo uno lo Spirito (1 Cor<br />

12, 24) (Pseudo- Dionigi) (n. 2177).<br />

Nostra sacramenta magis sunt antiqua quam sacramenta veteris legis, quia sacramenta<br />

veteris legis babuerunt <strong>in</strong>itium a Moyse et Aaron, sedsacramenta novae legis a Melchisedec, qui<br />

obtulit Abrahampanem et v<strong>in</strong>um (n. 2175).<br />

8 Per ìstum {fructum} benedkuntur fideles, et transit a capite ad membra (n. 2176).<br />

68


7. Come si può vedere, <strong>Tommaso</strong> — che pure aveva<br />

affermato il primato del senso letterale o storico su cui si<br />

devono fondare gli altri sensi (STh, I, 1, 10) — assume e fa<br />

proprio il metodo esegetico evidentemente accomodatizio,<br />

ereditato dai Padri e che gli è offerto dalle sue fonti.<br />

Nella sua elaborazione teologica egli ne fa ancora largo<br />

uso, ricercando nei dati storici quanto è pert<strong>in</strong>ente al<br />

"mistero" (pert<strong>in</strong>et ad mysterium) (n. 2194). L'arbitrarietà<br />

dell'accomodazione, d'altra parte, non manca di essere<br />

occasione o motivo per l'illustrazione di validi e profondi<br />

aspetti del mistero cristiano, nel caso nostro dell'Eucaristica.<br />

8. Il pane è da Cristo dato «ai suoi discepoli», perché<br />

questo sacramento, come è compiuto unicamente dal<br />

«sacerdote consacrato», così «non dev'essere amm<strong>in</strong>istrato<br />

se non a chi è battezzato»; anzi, gli <strong>in</strong>fedeli — come<br />

avveniva nella Chiesa primitiva che ammetteva i catecumeni<br />

solo f<strong>in</strong>o al Vangelo — «neppure devono essere<br />

ammessi a vedere questo sacramento». Tra questi discepoli<br />

si ammette, più plausibilmente, che vi fosse anche<br />

Giuda, perché con questo gesto della benignità di Gesù<br />

fosse distolto dal suo peccato e anche — osserva <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong><br />

— «per <strong>in</strong>segnare alla Chiesa che la partecipazione a<br />

questo sacramento non deve essere negata a quanti siano<br />

peccatori ancora occulti: non spetta <strong>in</strong>fatti agli uom<strong>in</strong>i<br />

giudicare sulle cose occulte» (Remigio) (n. 2179) 9 .<br />

Ut daret Ecclesiae documentimi ut, dum esset oaultus peccator, quod non prohìberetur a<br />

recepitone huius sacramenti: hom<strong>in</strong>es enim non habent iudicare de occulth (n. 2179).<br />

69


9. Nelle parole di Gesù: «Prendete e mangiate: questo<br />

è il mio corpo», <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> trova anzitutto l'<strong>in</strong>vito<br />

alla «comunione spirituale», «poiché non deve essere ricevuto<br />

se non nella fede e nella carità» 10 , secondo quanto è<br />

detto <strong>in</strong> Giovanni (6, 55) «Chi mangia la mia carne e<br />

beve il mio <strong>san</strong>gue rimane <strong>in</strong> me e io <strong>in</strong> lui»; alla comunione<br />

però «non solo <strong>in</strong> forma spirituale, ma anche <strong>in</strong><br />

forma sacramentale {non solum spiritualiter, sed etiam sacramentaliter)»<br />

(Agost<strong>in</strong>o).<br />

Nelle parole «questo è il mio corpo» Cristo <strong>in</strong>dica la<br />

«verità» del sacramento (designat veritatem). Esse sono la<br />

forma del sacramento e sono «parole del Signore, perché<br />

nelle parole del Signore viene effettuato il sacramento» 11 .<br />

«Se la parola di Elia ebbe tale forza da far discendere dal<br />

cielo il fuoco, molto di più — osserva <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> — la<br />

parola del Signore avrà la forza di trasmutare un corpo <strong>in</strong><br />

un altro» (Ambrogio) (n. 2180) 12 .<br />

Ed è <strong>in</strong>dubbio — egli cont<strong>in</strong>ua — che questa forza si<br />

trova nelle parole, dal momento che «il sacerdote non le<br />

usa a nome proprio, ma a nome di Cristo» 13 .<br />

Al riguardo, <strong>Tommaso</strong> precisa ulteriormente che tale<br />

forza non è immanente e autonoma <strong>in</strong> quelle parole considerate<br />

<strong>in</strong> se stesse; queste operano come una causa strumentale,<br />

dove l'efficacia è passeggera, transeunte, provenendo<br />

dall'agente pr<strong>in</strong>cipale, che la possiede <strong>in</strong> modo<br />

permanente e completo. Le parole, d'altronde, fanno<br />

m Non debet accipi {corpus} nisi <strong>in</strong>fide et cantate (n. 2180).<br />

11 In verbìs Dom<strong>in</strong>i sacramentum conficitur (n. 2180).<br />

12 Si verbum Eliae tantam virtutem habuit quodfaceret ignem de caek discendere, multo<br />

magis verbum Deipoterit transmutare unum corpus <strong>in</strong> aliud (n. 2180).<br />

Sacerdos pergit <strong>in</strong> persona Còristi, et non utitur verbis <strong>in</strong> persona propria, sed <strong>in</strong> persona<br />

Còristi (n. 2181).<br />

70


parte del sacramento e «i sacramenti sono cause, ma non<br />

come quelle pr<strong>in</strong>cipali, bensì come le cause strumentali,<br />

che hanno un potere mobile e <strong>in</strong>completo, derivante da<br />

un altro soggetto» (n. 2181) 14 .<br />

È, qu<strong>in</strong>di, Cristo che sempre conferisce l"'energia"<br />

consacratoria alle parole: «Questo è il mio corpo», esattamente<br />

come nella istituzione, proferendole il sacerdote<br />

appunto <strong>in</strong> persona Còristi. Si può allora dire che esse posseggono<br />

tale energia radicandosi sulla «potestà di Cristo<br />

che vi è presente» (2181) 15 .<br />

E ancora a proposito della forma, <strong>Tommaso</strong> sottol<strong>in</strong>ea<br />

che, mentre al di fuori dell'<strong>Eucaristia</strong> la materia non si<br />

trova trasformata, anche se <strong>in</strong> qualche caso è consacrata,<br />

si ha il sacramento e la comunicazione della grazia solo<br />

con l'effettivo esercizio o l'"uso" sacramentale — il lavacro,<br />

l'unzione, ecc. - nell'<strong>Eucaristia</strong>. Ne consegue, per l'Angelico,<br />

che le parole «Prendete e mangiate» non fanno parte<br />

della forma: i discepoli prendono e mangiano il Corpo di<br />

Cristo, già disponibile nel sacramento avvenuto, grazie<br />

alle parole di Cristo (n. 2183).<br />

10. <strong>Tommaso</strong> si sofferma qu<strong>in</strong>di sulla sottile questione<br />

del significato del term<strong>in</strong>e «questo» (hoc) nell'espressione:<br />

«Questo è il mio corpo», per affermare che il<br />

pronome, all'<strong>in</strong>izio, <strong>in</strong>dica <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atamente la sostanza<br />

del pane, che risulta determ<strong>in</strong>ata alla f<strong>in</strong>e come<br />

Corpo di Cristo, per il passaggio dalla forma del pane alla<br />

Sacramenta sunt causae, non skut causae pr<strong>in</strong>cipales, sed <strong>in</strong>strumentales, ab alio<br />

trameuntes (n. 2181).<br />

^Potestas Christi {...} quae ibi assistit (n. 2181).<br />

71


forma del Corpo di Cristo, nella permanenza degli accidenti<br />

o delle specie.<br />

L'Angelico precisa che quelle parole non si esauriscono<br />

sul piano del segno, senza toccare la realtà (non ad<br />

sensum, sed ad <strong>in</strong>tellectum); non si limitano a <strong>in</strong>dicare il<br />

pane, lasciato <strong>in</strong>tatto nella sua sostanza e assunto solo<br />

come simbolo del Corpo di Cristo (non nisi ad significandum):<br />

sarebbe contro la natura dei «sacramenti della<br />

nuova Legge», che «cau<strong>san</strong>o quello che significano» 16 .<br />

Neppure, proferite dal sacerdote, tali parole si riducono<br />

a una pura narrazione "materiale", a una citazione.<br />

Se cosi fosse, non avremmo il sacramento, che comporta<br />

l'applicazione delle parole alla materia presente, com'è<br />

detto <strong>in</strong> Agost<strong>in</strong>o: «La parola accede agli elementi e si<br />

attua il sacramento» 17 .<br />

In realtà: esse sono pronunciate come memoria storica<br />

(recitative), conferendo ad esse un significato attuale, "formale",<br />

(significative) ({verbo} dicuntur et simul recitative et<br />

significative), e con una risultanza efficace.<br />

Occorre, <strong>in</strong>fatti, dist<strong>in</strong>guere da un lato le parole<br />

umane, e dall'altro le parole sacramentali, equivalenti alle<br />

parole div<strong>in</strong>e, dal momento che il sacerdote «parla nel<br />

nome di Cristo e agisce come se Cristo fosse presente» 18 .<br />

Le parole umane hanno soltanto la prerogativa della<br />

significazione, non dell'efficienza; le parole div<strong>in</strong>e, <strong>in</strong>vece,<br />

— e qu<strong>in</strong>di quelle sacramentali — sono dotate di potere<br />

1<br />

Sacramenta novae legis efficiunt quod significant (n. 2184).<br />

17<br />

Accedit verbum ad elementum, et fit sacramentum (In lohann. eu. tract., 80, 3;<br />

n. 2184).<br />

1<br />

Loquitur <strong>in</strong> persona Còristi, et peragit oc si Christus esset praesens (a. 2184).<br />

72


significativo e <strong>in</strong>sieme fattivo 19 . Nelle parole del sacramento<br />

opera la stessa forza div<strong>in</strong>a. Ecco perché il sacerdote<br />

«parla e <strong>in</strong>sieme opera» 20 . Il frutto è la trasmutazione<br />

della sostanza, nella permanenza delle specie, senza<br />

soggetto: secondo il testo limpido di <strong>Tommaso</strong>: «Comune<br />

è l'accidente, differente la sostanza. La sostanza<br />

viene trasmutata, rimane, come realtà comune, l'accidente»<br />

(n. 2184) 21 .<br />

11. L'Angelico passa qu<strong>in</strong>di alla illustrazione di altri<br />

aspetti sulla modalità della presenza del Corpo di Cristo,<br />

di cui è ampiamente trattato nella Summa Theologiae.<br />

Diverse annotazioni seguono a commento della consacrazione<br />

del v<strong>in</strong>o. La prima osservazione è per dire che il<br />

sacramento eucaristico «non è stato istituito per essere<br />

compiuto sotto una sola specie, ma sotto due», perché<br />

anche «la refezione spirituale» avvenga compiutamente<br />

col cibo e la bevanda; perché col <strong>san</strong>gue separato dal<br />

corpo l'<strong>Eucaristia</strong> risalti come «commemorativo della<br />

passione del Signore (rememorativum dom<strong>in</strong>icae passionis)»<br />

(Remigio).<br />

<strong>Tommaso</strong> aggiunge un'altra, discutibile ragione,<br />

presa dall'Ambrosiaster: siccome il <strong>san</strong>gue <strong>in</strong>dica l'anima,<br />

mentre «il pane è offerto per la salvezza del<br />

corpo», «il <strong>san</strong>gue per la salvezza dell'anima» (n.<br />

2191), restando vero — come sappiamo — che «sotto la<br />

Verbum humanum est solum significativum, sed dìvìnum sìgnìficatìvum et factìvum<br />

(ti. 2184).<br />

Verba sacramentalia habent virtutem a virtute div<strong>in</strong>a. Unde simul dicit, et ex div<strong>in</strong>a<br />

virtute facit (ri. 2184).<br />

1 Commune est aaidens, differens est substantia. Unde substantia transmutatur,<br />

commune aaidens manet (ri. 2184).<br />

73


specie del pane è contenuto il corpo di Cristo <strong>in</strong> virtù<br />

del sacramento, e il <strong>san</strong>gue <strong>in</strong> virtù della concomitanza»,<br />

e viceversa.<br />

Rilevando, qu<strong>in</strong>di, la mistura dell'acqua con il v<strong>in</strong>o,<br />

come plausibilmente aveva fatto Cristo — «nelle regioni<br />

calde è costume di non bere v<strong>in</strong>o senza temperarlo con<br />

acqua» — ne coglie la pert<strong>in</strong>enza sia nel fatto che questo<br />

sacramento «è commemorativo della passione del<br />

Signore» e «dal fianco di Cristo uscì <strong>san</strong>gue e acqua» (Gv<br />

19, 34), sia come simbolo di quanto esso produce <strong>in</strong> noi,<br />

cioè la nostra comunione con la passione: questo sacramento<br />

— scrive <strong>Tommaso</strong> — «è commemorativo della passione<br />

di Cristo, e, perciò, ci trasmette gli effetti della passione<br />

di Cristo», che ci ha lavato dai peccati e ci ha<br />

redenti nel <strong>san</strong>gue 22 .<br />

E a ciò si aggiunge un altro valore simbolico: l'unione<br />

del popolo a Cristo attuata dal sacramento eucaristico,<br />

nel quale «è contenuta l'unità della Chiesa» (Ambrogio,<br />

Remigio) (nn. 2193-2194) 23 .<br />

12. Successivamente, a proposito del «rese grazie»,<br />

<strong>Tommaso</strong> afferma che il r<strong>in</strong>graziamento fu elevato da<br />

Gesù per la sua passione, per l'istituzione del sacramento<br />

eucaristico, e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, per l'effetto della passione:<br />

la «salvezza di tutto il mondo» (n. 2196). C'è, poi, un<br />

significato nel gesto della consegna del calice: «<strong>in</strong>tese<br />

22 htud {sacramentum} significat memoriampassionis Christi; ergo <strong>in</strong>ducit <strong>in</strong> nos effeaus<br />

passionis Christi. Effectus autem est duplex, abluere et redimere. Redemit nos per <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>em<br />

suum. {...} abluit sordes (n. 2193).<br />

Per istud sacramentum populus unitur Christo; ideo per istam admixtionem signatur<br />

populus unìri Christo; <strong>in</strong> hoc {sacramento} unitas ecclesiastica cont<strong>in</strong>etur (nn. 2193-2194).<br />

74


mostrare che il frutto della passione doveva essere,<br />

attraverso gli uni, amm<strong>in</strong>istrato agli altri» (n. 2197) 24 .<br />

13. Nello studio delle parole a consacrazione del<br />

calice — «Questo è il mio <strong>san</strong>gue dell'alleanza...» —,<br />

l'Angelico mette <strong>in</strong> luce la similitud<strong>in</strong>e e la differenza tra<br />

il <strong>san</strong>gue dell'antica e della nuova alleanza.<br />

Anche Mosè offrì il <strong>san</strong>gue dell'alleanza del Signore<br />

per la salvezza del popolo (Es 24, 8), ma quello era <strong>san</strong>gue<br />

di vitelli, questo è il Sangue di Cristo, e qu<strong>in</strong>di efficace<br />

per la remissione dei peccati (Crisostomo, Remigio).<br />

Anche quello era <strong>san</strong>gue di un'«alleanza tra Dio e<br />

gli uom<strong>in</strong>i», di un testamento: ma quello suggellava la<br />

promessa di «beni temporali (de temporalibus)», questo<br />

la promessa di «beni celesti e superni (de caelestìbus et<br />

supernis)»; per cui quello fu un patto vecchio, «col<br />

quale gli uom<strong>in</strong>i non venivano r<strong>in</strong>novati, ma piuttosto<br />

<strong>in</strong>vecchiati» (n. 2202) 25 .<br />

Questo fu, <strong>in</strong>vece:<br />

— un patto nuovo — secondo la profezia di Geremia<br />

(31, 31): «Io concluderò un'alleanza nuova» -;<br />

— un patto suggellato nel <strong>san</strong>gue, fondamento della<br />

nostra fiducia (Eb 10, 19), dove la promessa ha<br />

avuto la conferma nella morte di Cristo 26 ;<br />

Per hoc significavit quod fructus suae passionìs decebat per alias alii m<strong>in</strong>istrar!<br />

(n. 2197).<br />

25 No» <strong>in</strong>novabantur hom<strong>in</strong>es, sed magis <strong>in</strong>veterabantur (n. 2202).<br />

'Per mortem Còristi confirmata est repromissio (n. 2202).<br />

75


— un patto eterno, perché riguardante «un'eredità<br />

eterna», «oppure Cristo che è eterno» 27 ;<br />

- un patto non ristretto a Israele, ma dest<strong>in</strong>ato anche<br />

alle genti: il <strong>san</strong>gue di Gesù è versato «per la moltitud<strong>in</strong>e»;<br />

esso ha <strong>in</strong> se stesso (si consideretur sufficientia)<br />

la capacità di purificare e di propiziare per<br />

tutti (Remigio) (n. 2202).<br />

San <strong>Tommaso</strong> non manca di aggiungere un rilievo<br />

anche sull'<strong>in</strong>no detto da Gesù e dagli apostoli al term<strong>in</strong>e<br />

del convito pasquale: quell'<strong>in</strong>no rappresenta ciò che nella<br />

celebrazione vien detto dopo la comunione; «i fedeli,<br />

qu<strong>in</strong>di, devono aspettare s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e della messa», e<br />

non lasciarla prima del r<strong>in</strong>graziamento (n. 2205).<br />

14. <strong>Tommaso</strong>, così, ha commentato la coena sacramentalis<br />

(ibid.) secondo il vangelo di Matteo, illum<strong>in</strong>andola<br />

con un'ampia documentazione biblica — sostanzialmente<br />

quella sulla quale ancora oggi l'istituzione eucaristica<br />

viene <strong>in</strong>nestata — e <strong>in</strong>terpretandola alla scuola di una<br />

larga tradizione che, anche là dove non sia esplicitamente<br />

e analiticamente citata, egli ha di fronte e consulta nella<br />

Catena Aurea, <strong>in</strong> cui l'ha raccolta.<br />

Nella teologia dell'Angelico confluisce largamente il<br />

senso eucaristico della Chiesa, che essa per parte sua<br />

ripensa e riespone, non senza approfondimenti e l<strong>in</strong>guaggio<br />

nuovi, secondo le necessità della fede del suo tempo.<br />

(n. 2202).<br />

16<br />

1 Potest referri vel ad haereditatem aeternam vel ad Christum, qui aeternus est


CAPITOLO OTTAVO<br />

L'EUCARISTIA NEL COMMENTO<br />

ALLA PRIMA LETTERA AI CORINZI<br />

I<br />

Nel capitolo 11 della Prima Lettera ai Cor<strong>in</strong>ti 1 <strong>Tommaso</strong><br />

ritrova il racconto dell'istituzione dell'<strong>Eucaristia</strong> -<br />

già commentata nella Lectura sul Vangelo di Matteo —<br />

arricchito di altri aspetti del mistero eucaristico. Vi si<br />

riscontreranno, qu<strong>in</strong>di, alcuni temi già rilevati, che per<br />

altro l'Angelico trovava e riportava <strong>in</strong> larga parte dalle<br />

Glosse che li avevano raccolti dalla tradizione.<br />

In tal modo egli si disponeva nella cont<strong>in</strong>uità dell'<strong>in</strong>terpretazione<br />

eucaristica che lo aveva preceduto, lasciandovi<br />

l'impronta dottr<strong>in</strong>ale, soprattutto "teologico-speculativa",<br />

con una serie di sviluppi e di approfondimenti.<br />

1. Sull'affermazione di Paolo relativa alle divisioni dei<br />

fedeli di Cor<strong>in</strong>to per cui, dice, «Quando vi radunate<br />

<strong>in</strong>sieme, il vostro non è più un mangiare la cena del<br />

Signore», l'Angelico osserva, citando Agost<strong>in</strong>o: «Il sacramento<br />

dell'<strong>Eucaristia</strong> [...] è "sacramento di unità e di<br />

1 Citiamo da: Super Primam Epistola»! ad Corìnthios Lectura <strong>in</strong>: S. THOMAE<br />

AQU1NATIS, Super Epistolas S. Pauli Lectura, Marietti, Taur<strong>in</strong>i-Romae 1953 (con la<br />

numerazione). Cfr. THOMAS d'AQUIN, Commentaire de la Première Epttre aux<br />

Cor<strong>in</strong>thiens, Du Cerf, Paris 2002.<br />

77


carità", e qu<strong>in</strong>di non è idoneo per quelli che sono <strong>in</strong> rissa<br />

tra di loro» 2 ; essi stanno <strong>in</strong>sieme «corporalmente, ma non<br />

spiritualmente {<strong>in</strong> unum corpore, non animo)» (n. 630).<br />

Riferendo, qu<strong>in</strong>di, un'altra esegesi — ossia: non è<br />

lecito accedere alla cena del Signore, o «assumere i sacri<br />

misteri {sumere sacra mysteria)» (n. 634), dopo aver già<br />

pranzato —, <strong>Tommaso</strong> r<strong>in</strong>viene tre ragioni per le quali<br />

nell'Ultima Cena la consumazione del pasto ha preceduto<br />

l'istituzione dell'<strong>Eucaristia</strong>.<br />

«Cristo ha dato questo sacramento dopo la cena<br />

dell'Agnello Pasquale», perché «la figura precede la<br />

verità {figura praecedit veritatem)»: la verità è il Corpo di<br />

Cristo e tutto quello che precede ne è l'ombra {Col 2, 17);<br />

perché, così, potè passare direttamente da questo sacramento<br />

alla passione, «di cui questo sacramento era il<br />

memoriale {{passionis} hoc sacramentum est memoriale)»; e,<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, perché «questo sacramento si imprimesse nei cuori<br />

dei discepoli, ai quali donò se stesso nel suo ultimo<br />

distacco da loro» 3 .<br />

Il digiuno dalla mezzanotte fu istituito dalla Chiesa<br />

per «la riverenza verso un così grande sacramento {<strong>in</strong><br />

reverentiam tanti sacramenti)» (n. 631).<br />

2. Sul disprezzo gettato «sulla Chiesa di Dio» — evocato<br />

da Paolo — col non mangiare nelle proprie case, e<br />

sull'umiliazione di chi non ha nulla, <strong>Tommaso</strong> annota:<br />

«Per Chiesa di Dio si può <strong>in</strong>tendere la comunità dei fedeli<br />

Eucharistiae sacramentum {...} est "sacramentum unitatis et charitatis" {eh. In<br />

loann. eu. tract., 26, ò), et ideo non competit dissentientibus (n. 630).<br />

3 Ut arctius imprimeretur hoc sacramentum <strong>in</strong> cordibus discipulorum, quibus ipsum<br />

tradidit <strong>in</strong> ultimo suo recessu (n. 631).<br />

78


o il luogo sacro, che non deve essere disprezzato [...}.<br />

Questi, <strong>in</strong>vece, gettavano disprezzo su tutti e due, consumando,<br />

alla presenza della comunità dei fedeli, <strong>in</strong> un<br />

luogo sacro, i loro pasti» 4 ; «Non è lecito — e viene richiamato<br />

il comportamento di Gesù contro i venditori al<br />

tempio {Gv 2, 16) e la Regola di Agost<strong>in</strong>o {Ep 211, 7) - il<br />

far servire a usi profani la casa di Dio deputata a usi<br />

sacri» 5 , a meno che ricorra una necessità (n. 636).<br />

Ma anche il prossimo si trova, <strong>in</strong> tal caso, disprezzato,<br />

<strong>in</strong> particolare i poveri, «che arrossivano, perché, mentre<br />

gli altri mangiavano e bevevano lautamente, essi rimanevano<br />

affamati davanti a tutta la moltitud<strong>in</strong>e» (n. 637).<br />

Rimane il pr<strong>in</strong>cipio: «La cena del Signore è comune a<br />

tutta la famiglia» 6 ; nessuno la può considerare come propria<br />

o come un bene "privato" {quasi suam, idest quasi propriam)<br />

(n. 639).<br />

3- Le parole di Paolo: «uno ha fame, l'altro è<br />

ubriaco», riferite già all'assunzione del pane e del v<strong>in</strong>o<br />

consacrati, danno a <strong>Tommaso</strong> l'occasione per sottol<strong>in</strong>eare<br />

che nel sacramento «non permane la sostanza del pane e<br />

del v<strong>in</strong>o <strong>in</strong>sieme con la sostanza del corpo e del <strong>san</strong>gue di<br />

Cristo» (n. 642): affermarlo «contrasta con le parole della<br />

Scrittura {hoc repugnat verbis Scripturae)»; d'altra parte, le<br />

specie del pane e del v<strong>in</strong>o, come dopo la consacrazione<br />

Potest hic sumi Ecclesia tam prò congregatitele fidelium quam prò domo sacra, quae non<br />

est contemnenda {...}. Isti autem utrumque contemnebant, dum, praesente conventu fidelium,<br />

<strong>in</strong> hoc loco sacro convivia celebrabant (n. 637).<br />

Non enim est libitum domum Dei, quae est deputata sacris usibus, communibus usibus<br />

applicare (n. 636).<br />

Coena Dom<strong>in</strong>i est communis toti familiae quasi suam, id est, quasipropriam v<strong>in</strong>dicans<br />

(n. 639).<br />

79


miracolosamente rimangono senza la loro sostanza propria,<br />

così, altrettanto miracolosamente, possono nutrire e<br />

<strong>in</strong>ebriare come se essa fosse presente (nn. 642-643).<br />

«Miracolosamente (miraculose)» (n. 643) — scrive il<br />

<strong>Dottore</strong> angelico —: le sue impegnative spiegazioni eucaristiche,<br />

dense di rigorosi concetti ed elaborate con preciso<br />

l<strong>in</strong>guaggio, alla f<strong>in</strong>e si affidano al miracolo come<br />

all'unico e ultimo fondamento della professione e della<br />

certezza della fede. L'argomentazione — come egli la<br />

chiama nella questione che apre tutta la Summa Theologiae<br />

(I, 1, 8), dedicata alla natura della teologia e al suo<br />

metodo — non gli ha offerto delle "prove", ma solo delle<br />

"plausibilità", che lasciano <strong>in</strong>tatto e <strong>in</strong>arrivabile il<br />

mistero: «La nostra fede si fonda sulla rivelazione fatta<br />

agli apostoli e ai profeti, autori dei libri canonici» (ibid.,<br />

2m) 7 .<br />

4. Nella dichiarazione di Paolo che quello che <strong>in</strong>segna<br />

sulla «dom<strong>in</strong>ica mena» lo ha ricevuto dal Signore, <strong>Tommaso</strong><br />

trova il risalto della «dignità di questo sacramento»<br />

(n. 646), del quale «Cristo personalmente è l'istitutore»<br />

(n. 647) 8 .<br />

L'apostolo non ha fatto altro che trasmettere ai<br />

Cor<strong>in</strong>zi quanto è avvenuto all'orig<strong>in</strong>e. L'<strong>in</strong>segnamento<br />

eucaristico dell'apostolo risale a Cristo, «autore di questa<br />

dottr<strong>in</strong>a {auctor buius doctr<strong>in</strong>aé)» (n. 645) e signore dei<br />

sacramenti.<br />

<strong>Tommaso</strong> ricorda qui i quattro aspetti esattamente<br />

della signoria, o «potestà di eccellenza {excellentiae pote-<br />

80<br />

7 Innititur autemfides nostra revelationi apostolis et prophetis factae (STh, I, 1,8, 2m).<br />

Institutor autem sacramenti est ipse Chrìstus (n. 647).


stas)», esercitata da Cristo nei sacramenti. Operano, anzitutto,<br />

<strong>in</strong> essi la sua «energia e i suoi meriti» 9 ; è nel suo<br />

nome, <strong>in</strong>oltre, che l'azione sacramentale riceve un valore<br />

sacro 10 ; d'altra parte, anche a presc<strong>in</strong>dere dal sacramento,<br />

egli ne può comunicare l'effetto 11 ; a lui, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, appartiene<br />

l'istituzione di un nuovo sacramento (<strong>in</strong>stitutio novi sacramenti).<br />

«In modo particolare, era di pert<strong>in</strong>enza di Cristo l'istituzione<br />

diretta e personale del sacramento eucaristico, dal<br />

momento che <strong>in</strong> esso viene offerto il suo Corpo e il suo<br />

Sangue, secondo quanto è detto <strong>in</strong> Gv 6, 52: "Il pane che<br />

io darò è la mia carne per la vita del mondo"» (n. 647) 12 .<br />

5. Né manca, secondo <strong>Tommaso</strong>, di una sua<br />

"ragione" il tempo dell'istituzione: era «notte», e proprio<br />

«<strong>in</strong> virtù di questo sacramento l'anima viene illum<strong>in</strong>ata<br />

(per virtutem enim huius sacramenti anima illum<strong>in</strong>atur)»; ed<br />

era «la notte del tradimento», <strong>in</strong> cui Cristo «veniva consegnato<br />

alla passione, tramite la quale passò al Padre»:<br />

ora, questo sacramento «è memoriale della passione»<br />

(n. 648) 13 .<br />

Virtus et merita {Christì operantur} <strong>in</strong> sacramentis (n. 647).<br />

In nom<strong>in</strong>e eius {<strong>san</strong>ctificatur} sacramentum (n. 647).<br />

u Effectum sacramenti s<strong>in</strong>e sacramentopraeberepotest (n. 647).<br />

1 Specialiter {...} congruebat ut hoc sacramentum ipse <strong>in</strong> sua persona <strong>in</strong>stitueret, <strong>in</strong> quo<br />

corpus et <strong>san</strong>guis eius communkatur. Unde et ipse dicìt, lo VI, 52: Panis quem ego dabo vobis,<br />

caro mea est prò mundi vita (n. 647).<br />

13 Quando tradebatur ad passionem, per quam transivit ad Patrem, hoc sacramentum,<br />

quod est memoriale passionis, <strong>in</strong>sìtuit (n. 648).<br />

81


6. Pas<strong>san</strong>do qu<strong>in</strong>di a commentare il gesto di Gesù,<br />

che «prese il pane», l'Angelico <strong>in</strong>com<strong>in</strong>cia a illustrare la<br />

necessità dell'<strong>Eucaristia</strong>.<br />

Letta la realtà dei sacramenti come versione per la vita<br />

spirituale di quanto avviene per la vita materiale 14 — per cui<br />

alla generazione fisica corrisponde la r<strong>in</strong>ascita battesimale,<br />

<strong>in</strong> cui «Cristo rigenera per la salvezza» 15 , alla crescita corrisponde<br />

la confermazione che dà lo Spirito Santo «per la corroborazione»<br />

— si comprende, come proporzionata all'alimentazione<br />

del corpo, la "refezione" della vita spirituale<br />

mediante l'<strong>Eucaristia</strong>, dove, sotto le specie, «Cristo è presente<br />

con la sua sostanza» (nn. 650-651) 16 .<br />

Una presenza di Cristo sotto le specie, al f<strong>in</strong>e di poter<br />

essere assunto spiritualmente, senza la derisione degli<br />

<strong>in</strong>fedeli e nell'<strong>in</strong>visibilità che accresce il merito della fede<br />

(n. 652).<br />

E una presenza sotto le due specie per tre ragioni:<br />

— Primo, perché 1'«alimentazione spirituale» con «un<br />

cibo spirituale» e «una bevanda spirituale», risultasse perfetta<br />

17 , a similitud<strong>in</strong>e dell'alimentazione corporale che<br />

avviene col cibo e la bevanda.<br />

— Secondo, perché l'<strong>Eucaristia</strong> risaltasse nel suo significato<br />

di «memoriale della passione del Signore {memoriale<br />

dom<strong>in</strong>icele passionis) ».<br />

— E terzo, perché apparisse l'effetto salutare di questo<br />

sacramento, dest<strong>in</strong>ato a salvare sia il corpo sia l'anima,<br />

1<br />

Corporalia sunt quaedam similitud<strong>in</strong>es spirituaiium (n. 650).<br />

15<br />

Christus regenerat ad saluterà (n. 651).<br />

Similiter vita spiritualispersacramentum Eucharistiae reficitur; {<strong>in</strong> quo} Christus est<br />

secundum suam substantiam (n. 651).<br />

17<br />

Hoc sacramentum {...} propter eius perfectionem {...}, curri sit spiritualis refectio, debet<br />

habere spiritualem cibum et spiritualem potum (n. 653).<br />

82


<strong>in</strong>clusa nel <strong>san</strong>gue (n. 65 3) 18 : una ragione, quest'ultima, che<br />

l'Angelico, come sappiamo, att<strong>in</strong>ge dall'Ambrosiaster.<br />

L'uso, poi, del pane e del v<strong>in</strong>o si ritrova "conveniente"<br />

essendo questi gli alimenti più comuni — com'è dell'acqua<br />

e dell'olio —; nel pane, che «rafforza il cuore dell'uomo», e<br />

nel v<strong>in</strong>o che «<strong>in</strong>fonde allegrezza», è, <strong>in</strong>oltre, simboleggiata<br />

l'efficacia del sacramento eucaristico (virtm huius<br />

sacramenti), mentre i molti grani e i molti ac<strong>in</strong>i da cui<br />

sono formati il pane e il v<strong>in</strong>o «significano l'unità della<br />

Chiesa, costituita da molti fedeli»"; e, <strong>in</strong>fatti, secondo il<br />

ripetuto <strong>in</strong>segnamento di Agost<strong>in</strong>o, «<strong>in</strong> modo speciale<br />

l'<strong>Eucaristia</strong> è il sacramento dell'unità» (n. 654) 20 .<br />

7. In particolare, il gesto di Cristo che prende il pane<br />

è significativo sia della sua oblazione volontaria alla passione,<br />

di cui parla Isaia (53, 7), e di cui il sacramento<br />

eucaristico è memoriale 21 , sia del «potere ricevuto dal<br />

Padre» — che tutto gli aveva consegnato (Mt 11, 27) -<br />

«di istituire questo sacramento» 22 .<br />

Il rendimento di grazie è <strong>in</strong>vece un <strong>in</strong>vito esemplare<br />

«a r<strong>in</strong>graziare per tutte le cose che ci vengono date da<br />

1<br />

Valet enim ad salutem corporis, et ideo offertur corpus: et valet ad saluterà animat, et<br />

ideo offertur <strong>san</strong>guis (ri. 653).<br />

Panis, qui ex multis granisfit, et v<strong>in</strong>um ex multis uvis, significant Eccksiae unitatem,<br />

quae constituitur ex multis fidelibus (ri. 654).<br />

Est autem haec eucharìstia specialiter sacramentum unitatis et caritatis, ut dicit<br />

August<strong>in</strong>us, Super Ioannem {Traci., 26, 13] (n. 654).<br />

Ipse volontarie passionem accepit, cuius hoc sacramentum est memoriale (n. 656).<br />

Ipse accepit a Patre potestatem istituendo hoc sacramentum (n. 656).<br />

83


Dio» 23 , mentre la frazione del pane è stimolo a spezzare il<br />

pane all'affamato (n. 656).<br />

Quanto all'affermazione che Cristo prima spezzò il<br />

pane e qu<strong>in</strong>di pronunziò le parole della consacrazione,<br />

mentre nella celebrazione eucaristica il pane viene spezzato<br />

dopo, <strong>Tommaso</strong> ritiene che tali parole siano state<br />

pronunziate <strong>in</strong> contemporanea coi gesti — concomitanter —,<br />

e che Paolo ricorda il «rese grazie», ma tralascia il «benedisse»,<br />

perché lo <strong>in</strong>clude nella stessa espressione: «Questo<br />

è il mio corpo». In realtà "benedire" e "rendere grazie"<br />

biblicamente co<strong>in</strong>cidono. Interes<strong>san</strong>te il rilievo — ripetutamente<br />

richiamato dall'Angelico - che Gesù ha consacrato<br />

l'<strong>Eucaristia</strong> con le stesse attuali parole del celebrante:<br />

«Il sacerdote, mentre consacra, non pronunzia<br />

queste parole come a nome proprio, ma come <strong>in</strong> rappresentanza<br />

di Cristo consacrante» (n. 657) 24 .<br />

8. L'<strong>in</strong>vito del Signore: «Prendete e mangiate» è reso<br />

da <strong>Tommaso</strong> <strong>in</strong> questi term<strong>in</strong>i: «La partecipazione a questo<br />

sacramento non vi spetta per un potere o un merito<br />

umano: proviene da una s<strong>in</strong>golare grazia div<strong>in</strong>a» 25 , mentre<br />

osserva che tali parole non appartengono alla forma<br />

del sacramento. Negli altri sacramenti la materia non è<br />

trasformata, e il sacramento avviene quando essa viene<br />

effettivamente usata sul soggetto, che appare, così, suscettivo<br />

della grazia <strong>san</strong>tificante; nel caso <strong>in</strong>vece dell'Eu-<br />

3<br />

/« quo datur nobis exemplum gratias agendì de omnibus quae nobis div<strong>in</strong>ìtus dantur<br />

(n. 656).<br />

Sacerdos, dum consecrat, non proferì ista verba quasi ex persona propria, sed quasi ex<br />

persona Christi consecrantis (ri. 657).<br />

25<br />

Non ex potestate vel merito humano competit vobis usus huius sacramenti, sed ex<br />

em<strong>in</strong>enti Dei beneficio (n. 659).<br />

84


caristia il sacramento «si compie nella stessa consacrazione<br />

della materia, <strong>in</strong> cui è contenuto lo stesso Cristo,<br />

che è il f<strong>in</strong>e di tutta la grazia <strong>san</strong>tificante» (n. 660) 26 .<br />

Quanto alle parole: «Questo è il mio corpo»: stanno a<br />

<strong>in</strong>dicare «la verità e il contenuto del sacramento» (ibid.) 27 .<br />

9. Su di esse <strong>Tommaso</strong> istituisce una serie di considerazioni<br />

teologiche. Anzitutto per affermare che «veramente<br />

<strong>in</strong> questo sacramento si trova il corpo di Cristo nel<br />

quale il pane si è trasmutato» 28 . Viste le parole di Cristo:<br />

«Il mio corpo è veramente cibo e il mio <strong>san</strong>gue vera<br />

bevanda» (Gv 6, 56), «è eretico {haereticum est)» — afferma<br />

l'Angelico — ritenere che «il corpo non è presente <strong>in</strong> questo<br />

sacramento secondo verità, ma puramente nel<br />

segno», come se Cristo avesse detto: «Questo è il segno e<br />

la figura del mio corpo» (n. 662) 2S .<br />

Altrettanto <strong>in</strong>fondata è la posizione di quanti reputano<br />

che «vi si trovi veramente il corpo di Cristo, ma<br />

<strong>in</strong>sieme con la sostanza del pane» 30 ; e neppure si può<br />

ammettere che la presenza del Corpo di Cristo risulti <strong>in</strong><br />

virtù di un annichilamento della sostanza del pane o di<br />

una sua risoluzione nella preesistente materia: Dio,<br />

secondo l'affermazione di Agost<strong>in</strong>o, non è «l'autore della<br />

In qua contìnetur ipse Christus, qui est f<strong>in</strong>is totius gratiae <strong>san</strong>ctificantis (n. 660).<br />

21<br />

Cont<strong>in</strong>ent veritatem et cont<strong>in</strong>entiam sacramenti (n. 660).<br />

28<br />

Oportet igitur dicere quod corpus Christi vere sit <strong>in</strong> hoc sacramento per conversionem<br />

panis <strong>in</strong> ipsum (n. 662).<br />

Hoc est signum et figura corporis mei (n. 662).<br />

30<br />

Est ibi vere corpus Christi sed simul cum substantia panis (n. 662).<br />

85


tendenza al non essere» 31 , senza dire che, <strong>in</strong> questa prospettiva,<br />

non ci sarebbe una conversione e un <strong>in</strong>izio di<br />

presenza tramite un moto locale, <strong>in</strong>ammissibile trattandosi<br />

di una presenza di sostanza.<br />

10. <strong>Tommaso</strong> si sofferma ulteriormente a sottol<strong>in</strong>eare<br />

che la conversione eucaristica riveste un'assoluta<br />

s<strong>in</strong>golarità: mentre le mutazioni naturali comportano<br />

una mutazione nella forma {secundum formam), o sostanziale<br />

o accidentale, permanendo la materia come elemento<br />

comune 32 , nella conversione eucaristica avviene<br />

il contrario: tutta la sostanza del pane e del v<strong>in</strong>o viene<br />

convertita nel Corpo e nel Sangue di Cristo, non permanendo<br />

nessun elemento comune, per cui «questa<br />

conversione è def<strong>in</strong>ita conversione sostanziale o transustanziazione»".<br />

In essa, «mutata la sostanza, rimangono<br />

gli accidenti, senza il loro soggetto proprio. Questo<br />

avviene grazie alla potenza div<strong>in</strong>a, la quale, come<br />

causa prima, li sostiene senza la loro causa materiale» 34 .<br />

In tal modo il Corpo e il Sangue di Cristo, trovandosi<br />

non nella loro specie propria, ma <strong>in</strong> quella del pane e<br />

del v<strong>in</strong>o (<strong>in</strong> specie aliena) possono essere assunti come<br />

cibo e bevanda (n. 663).<br />

Quanto alle specie, sotto cui rimane unicamente il<br />

Corpo di Cristo, «persistono nella precedente condi-<br />

31<br />

Deus non est auctor tendendì <strong>in</strong> non esse (LXXXÌH Quaest, q. 21, PL 40, 16) (n.<br />

662).<br />

Actio naturae {...} non se extendit nisi ad immutandum aliquid secundum formam<br />

vel substantìalem vel accidentalem, unde omnis conversio naturalis dkìtur esse formalis<br />

(n. 663).<br />

33<br />

Dicitur ìsta conversio substantialis seu transubstantiatio (n. 663).<br />

Virtute div<strong>in</strong>a, quae sicut causa prima sustentat ea sìne causa materiali (n. 663).<br />

86


zione» 35 : conservano, qu<strong>in</strong>di, le loro primitive dimensioni<br />

e le loro «qualità sensibili», quasi fossero nel loro<br />

soggetto adeguato. Ne consegue che nella «frazione<br />

dell'ostia» esse vengono veramente spezzate, senza che<br />

ne risulti toccato il Corpo di Cristo 36 .<br />

Questo Corpo «si conserva <strong>in</strong>tegro sotto qualsiasi<br />

parte [dell'ostia} divisa» 37 , essendo presente nella modalità<br />

sostanziale e non dimensionale, restando, per altro,<br />

vero che anche le dimensioni del Corpo di Cristo sono<br />

"consequenzialmente" presenti, <strong>in</strong> quanto «non sono<br />

separate dalla sua sostanza». Osserva <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong>:<br />

«Come prima della consacrazione tutta la verità della<br />

sostanza e della natura del pane si trovava presente sotto<br />

qualsiasi parte delle sue dimensioni, così, dopo la consacrazione,<br />

tutto il corpo di Cristo si trova presente sotto<br />

qualsiasi parte del pane spezzato» (n. 664) 38 .<br />

11. La frazione del pane non manca — aggiunge <strong>Tommaso</strong><br />

- di un suo significato: essa <strong>in</strong>dica: «la passione di<br />

Cristo, per la quale il suo corpo venne spezzato dalle<br />

ferite» 39 ; «la distribuzione dei doni di Cristo, da lui stesso<br />

provenienti» 40 ; e — secondo uno sbrigativo e sommario<br />

allegorismo, allora diffuso, della frazione <strong>in</strong> tre parti — le<br />

35 Remanent skutprius fuerant (n. 664).<br />

3 Corpus autem Christi non att<strong>in</strong>gitur ab huiusmodi fractione (n. 664).<br />

Totum remanet sub qualibet parte ditnensionum div<strong>in</strong>arum (n. 664).<br />

Sicut ante consecrationem tota veritas substantiae et natura panis erat sub qualibet<br />

parte dimensionum, ita post consecrationem totum corpus Christi est sub qualibet parte panis<br />

divisi (n. 664).<br />

Significai {...} primo quidem passionem Christi, per quam corpus eiusfuit vulneribus<br />

fractum (n. 665).<br />

0 Distributionem donorum Christi ex ipsoprogredientibus (n. 665).<br />

87


tre "porzioni" di Chiesa: pellegr<strong>in</strong>ante, gloriosa e purgante<br />

(n. 665).<br />

II<br />

1. <strong>Tommaso</strong> riprende la questione sulla verità dell'espressione:<br />

«Questo è il mio corpo {de ventate huius locutionis)»<br />

(n. 666), e a suo giudizio l'unica <strong>in</strong>terpretazione<br />

valida è quella che la <strong>in</strong>tende come significativa e operativa<br />

della presenza del Corpo di Cristo mediante una conversione<br />

di sostanza: «Le forme dei sacramenti — egli<br />

scrive — non sono soltanto significative, ma anche operative;<br />

significando, operano» 41 ; nel caso dell'<strong>Eucaristia</strong>, a<br />

partire dalla sostanza <strong>in</strong>determ<strong>in</strong>atamente <strong>in</strong>dicata col<br />

pronome "questo" 42 , le parole della consacrazione (verba<br />

consecrationis) operano una conversione, per la quale cont<strong>in</strong>ua<br />

a permanere come elemento comune non una<br />

sostanza, ma soltanto le specie del pane e del v<strong>in</strong>o 43 : «Ciò<br />

che prima della consacrazione era contenuto sotto questi<br />

accidenti non era il corpo di Cristo: corpo di Cristo lo<br />

diventa grazie alla consacrazione» (n. 669) 44 -<br />

2. Quelle parole non possono riferirsi a «quanto c'è al<br />

pr<strong>in</strong>cipio dell'asserzione» e qu<strong>in</strong>di voler dire: «Questa<br />

sostanza del pane è il mio corpo» - il che sarebbe falso<br />

1<br />

Formae sacramentorum non solum sunt significativae, sed etiam factìvae: significando<br />

enim efficiunt (a. 669).<br />

Poniturpronomen, quod significai substantiam s<strong>in</strong>e determ<strong>in</strong>ata specie (n. 669).<br />

3<br />

Accidentia, quae etprius fuerunt etpostea manent (n. 669).<br />

Nani ante consecrationem id quod erat contentum sub bis accidentibus non erat corpus<br />

Christi, quod tamen fit corpus Cbristi per consecrationem (n. 669).<br />

88


(nn. 666, 668) —. E neppure riferirsi a quanto ci sarà «alla<br />

f<strong>in</strong>e dell'asserzione» e voler dire: «Questo mio corpo è il<br />

mio corpo», il che è vero anche prima della consacrazione.<br />

Allo stesso modo, non può ritenersi fondata un'esegesi<br />

che le <strong>in</strong>tenda <strong>in</strong> senso puramente narrativo, come<br />

una rievocazione storica del passato — materialiter et recitative<br />

-, senza riferimento al presente: resterebbe <strong>in</strong>toccata<br />

la materia e non avremmo il sacramento, che proviene<br />

dall'accesso della forma alla stessa materia — secondo la<br />

nota affermazione di Agost<strong>in</strong>o: «La parola, accede all'elemento<br />

e ne risulta il sacramento» 45 .<br />

Tali parole vanno <strong>in</strong>vece formalmente, ossia "attualmente",<br />

connesse «alla materia presente (ad materiam<br />

praesentem)» e la loro attuale efficacia ha una sua ben precisa<br />

ragione: «Il sacerdote le proferisce <strong>in</strong> rappresentanza<br />

di Cristo, dal quale hanno derivato la loro efficacia; è così<br />

che esse hanno ora la medesima efficacia di quando Cristo<br />

le ha pronunziate: il valore operativo <strong>in</strong>cluso <strong>in</strong> queste<br />

parole non svanisce né col mutare del tempo, né per il<br />

variare dei m<strong>in</strong>istri» 46 .<br />

Ugualmente, il senso delle parole: «Questo è il mio<br />

corpo» non può essere quello puramente simbolico,<br />

ossia: «Questo pane designa il mio corpo» 47 . Verrebbe<br />

allora a mancare l'efficacia sacramentale, e si avrebbe<br />

5<br />

Accedit verbum ad ekmentum et fit sacramentum {In lohann. eu. traci., 80, 3)<br />

(n. 667).<br />

Proferì auttm ea sacerdos ex persona Cbristi, a quo virtutem sumpserunt, ad<br />

ostendendum quod eandem efficaciam habent, sicut quando Christus ea protulìt. Non enim<br />

vìrtus bis verbis collata evanescìt, neque temporis diversitate, neque m<strong>in</strong>istrorum varietate<br />

(n. 667).<br />

1<br />

Designai corpus meum (ri. 668).<br />

89


la presenza del Corpo di Cristo solo «sub signo»,<br />

quando, al contrario, «i sacramenti operano quello che<br />

simboleggiano» (n. 668) 48 .<br />

3. <strong>Tommaso</strong> precisa ancora, a proposito della consacrazione:<br />

«La consacrazione non avviene col fatto che la<br />

materia consacrata si limiti a ricevere una certa energia<br />

spirituale, ma nel fatto che viene transustanziata, secondo<br />

l'essere, nel corpo di Cristo» 49 .<br />

Di là da tutto quanto possa essere fenomenologicamente<br />

sperimentato riguardo al pane, per cui da questo<br />

profilo si constata che non è mutato nulla, sul piano dell'essere;<br />

della realtà — e qu<strong>in</strong>di dell'identità — il pane è<br />

diventato, e perciò è, il Corpo di Cristo. E siamo nel<br />

cuore del mistero, che le parole faticano a dire. La riflessione<br />

sull'<strong>Eucaristia</strong>, al f<strong>in</strong>e di custodire e illustrare la<br />

chiara e ferma persuasione della fede della Chiesa, ha<br />

estremamente impegnato l'<strong>in</strong>telligenza e la ragione teologica,<br />

e ritengo felicemente: nella "precarietà" e "tecnicità"<br />

dei suoi concetti e del suo l<strong>in</strong>guaggio, la dottr<strong>in</strong>a<br />

eucaristica di <strong>Tommaso</strong> mi pare rappresenti quanto di<br />

più alto, di più plausibile e di più "devoto" sia stato<br />

scritto.<br />

4. In queste riflessioni mi pare specialmente rilevante<br />

e illum<strong>in</strong>ante quanto <strong>Tommaso</strong> afferma sulla permanenza<br />

del valore delle parole di Cristo, che non patiscono<br />

8 Cum sacramenta effìciunt quodfigurant (n. 668).<br />

Consecratio autem non fit per hoc, quod materia consecrata solam suscipit aliquam<br />

virtutem spiritualem, sed per hoc quod transubstantiatur secundum esse <strong>in</strong> corpus Christi<br />

(a. 670).<br />

90


estenuazione col passare del tempo o per la mutazione<br />

dei luoghi. Viene riconosciuta ad esse un'efficacia permanente.<br />

Importa, d'altra parte, osservare che non si tratta di<br />

una capacità operativa "magica", annessa a tali parole<br />

assolutamente o astrattamente considerate. Esse valgono<br />

<strong>in</strong> precise condizioni: quando, cioè, concretamente siano<br />

pronunziate - secondo una chiara <strong>in</strong>tenzione ed entro un<br />

altrettanto chiaro contesto - da parte del sacerdote quale<br />

rappresentante di Cristo — <strong>in</strong> persona Christi —, sacramentalmente<br />

e qu<strong>in</strong>di realmente presente con la sua potestas<br />

excellentiae.<br />

Secondo le parole dell'Angelico nella Summa Theologiae:<br />

«Chiunque sia il sacerdote che pronunzia queste<br />

parole», «è come se le pronunziasse Cristo presente», dal<br />

quale scaturisce la loro efficacia operativa' 0 .<br />

5. La dichiarazione di Cristo: «[Il mio corpo] che sarà<br />

consegnato per voi» «tocca — commenta <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> —<br />

il mistero di questo sacramento: è, <strong>in</strong>fatti, il sacramento<br />

che rappresenta la passione div<strong>in</strong>a, <strong>in</strong> cui egli ha consegnato<br />

per noi il suo corpo alla morte» 51 ; mentre il mandato:<br />

«Fate questo <strong>in</strong> memoria di me» equivale all'<strong>in</strong>vito<br />

a ricordare «il tanto grande beneficio, per ottenere il<br />

quale Gesù si è consegnato per noi alla morte» (n. 671)".<br />

Ex prolatione ipsius Christi haec verba virtutem consecrativam sunt consecuta a<br />

quocumque sacerdote dìcuntur, acsi Christus ea praesentialiter proferret (STh, IH, 78, 5, e.)-<br />

Tangit mysterium buìus sacramenti. Est enim sacramentum rspraesentativum div<strong>in</strong>ae<br />

passionis, per quam {Christus)- corpus suum tradidit <strong>in</strong> mortem prò nobìs (n. 671).<br />

52 T


6. Quanto all'offerta del calice dopo la cena, essa concorre<br />

alla «perfezione» del sacramento eucaristico, il<br />

quale appare, così, un'esauriente refezione, consistente <strong>in</strong><br />

un cibo e <strong>in</strong> una bevanda, <strong>in</strong>sieme rivelandosi più perfettamente<br />

come rappresentazione della passione — comportante<br />

spargimento di <strong>san</strong>gue — e nella sua efficacia per la<br />

salvezza dell'anima e del corpo (n. 673).<br />

D'altronde le due forme «non si attendono per<br />

ottenere il loro effetto»: esse hanno s<strong>in</strong>golarmente, al<br />

compiersi delle parole, il loro valore compiuto ({habent}<br />

suum effectum) e il loro pieno significato (habent plenam<br />

significationem) (n. 673); diversamente il sacerdote proporrebbe<br />

all'adorazione un'ostia non consacrata. Sappiamo<br />

che <strong>Tommaso</strong> dist<strong>in</strong>gue quanto avviene «<strong>in</strong><br />

forza della consacrazione (ex vi consecrationis)» o del<br />

sacramento, e quanto <strong>in</strong>vece «<strong>in</strong> virtù della concomitanza<br />

(ex vi concomitantiae)-»: su questa concomitanza si<br />

fonda la presenza del Sangue di Cristo, con la sua<br />

anima e la sua div<strong>in</strong>ità, là dove si trova il suo Corpo,<br />

e la presenza del suo Corpo, con la sua anima e la sua<br />

div<strong>in</strong>ità, là dove si trova il suo Sangue.<br />

7. Gesù ha consegnato il suo Corpo durante la cena<br />

pasquale, mentre ha offerto il suo Sangue dopo la cena. E<br />

l'Angelico - certamente al seguito della precedente tradizione<br />

da lui accolta — non manca di reperirne la ragione.<br />

Il Corpo di Cristo raffigura il mistero dell'<strong>in</strong>carnazione<br />

avvenuta quando ancora sussistevano i riti dell'antica<br />

alleanza, dei quali il più importante era la cena di Pasqua<br />

con l'agnello; «il Sangue di Cristo presente nel sacramento<br />

rappresenta <strong>in</strong>vece direttamente la passione nella<br />

92


quale fu effuso e con la quale ogni ritualità legale si concluse»<br />

(n. 675)".<br />

8. Il calice è def<strong>in</strong>ito da Gesù come «Nuovo Testamento<br />

nel mio <strong>san</strong>gue», <strong>in</strong>tendendo, così, affermare<br />

- osserva <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> —: «Attraverso quello che è contenuto<br />

nel calice viene commemorato il Nuovo Testamento<br />

confermato nel <strong>san</strong>gue di Cristo» 54 .<br />

Più analiticamente: le parole di Gesù <strong>in</strong>dicano l'alleanza<br />

nuova <strong>san</strong>cita nel Sangue di Cristo effuso nella passione",<br />

«con la promessa dell'eredità eterna (promittens<br />

haereditatem aeternam)», rispetto, <strong>in</strong>vece, all'alleanza veterotestamentaria,<br />

<strong>san</strong>cita nel <strong>san</strong>gue figurativo dei tori,<br />

con la promessa di beni temporali (nn. 678-679).<br />

In rapporto alla forma sul calice: <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> ritiene<br />

più probabile che per la consacrazione bast<strong>in</strong>o le parole<br />

quali sono state tramandate «dalla tradizione degli apostoli»,<br />

rispetto a quanto ricorre nella Scrittura, e che per<br />

una valida consacrazione non siano sufficienti le parole:<br />

«Questo è il mio <strong>san</strong>gue», ma occorra pronunziarle tutte,<br />

così come ricorrono nel canone della Messa, <strong>in</strong> quanto<br />

sono f<strong>in</strong>alizzate alla determ<strong>in</strong>azione del predicato {determ<strong>in</strong>ano<br />

praedicati).<br />

Le parole: «Versato per voi e per molti» specificano,<br />

<strong>in</strong>fatti, l'efficacia redentiva del Sangue versato nella pas-<br />

Sanguis Cbristi <strong>in</strong> sacramento directe repraesentat passionem, per quam est effusus et<br />

per quam sunt term<strong>in</strong>ata omnia legalia (n. 675).<br />

Per ìd quod <strong>in</strong> calice cont<strong>in</strong>etur commemoratur Novum Testamentum per Christi<br />

<strong>san</strong>gu<strong>in</strong>em confirmatum (n. 679)-<br />

Novum testamentum seupactum confirmatum est <strong>in</strong> <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>e Christi, qui per passionem<br />

est effusus (n. 678).<br />

93


sione di Cristo (n. 682) 56 : un'efficacia che <strong>in</strong> sé — a meno<br />

di rendersene <strong>in</strong>degni — vale per tutti: per quanti, cioè,<br />

riceveranno il sacramento di questo Sangue e per tutti<br />

quelli per i quali il sacrificio di Cristo è offerto, quand'anche<br />

non lo ricevano sacramentalmente (n. 682); l'esclamazione:<br />

«Mistero della fede» rileva, <strong>in</strong>vece, l'efficacia del<br />

Sangue di Cristo <strong>in</strong> rapporto alla giustificazione {vita<br />

iustitiae) mediante la fede, dal momento che la fede nel<br />

Sangue di Cristo era «nascosta e <strong>in</strong>clusa, come verità nel<br />

segno, <strong>in</strong> tutti i sacrifici dell'Antico Testamento»; a sua<br />

volta, l'espressione: «Nuovo ed eterno Testamento»<br />

mette <strong>in</strong> luce l'efficacia del Sangue di Cristo quanto alla<br />

gloria {vita gloriae), a cui si è <strong>in</strong>trodotti grazie alla passione<br />

di Cristo (n. 682) ".<br />

9. Quanto alla frequentazione dell'<strong>Eucaristia</strong>, è contenuta<br />

nel comando: «Fate questo <strong>in</strong> memoria di me», ossia<br />

«<strong>in</strong> memoria della mia passione {<strong>in</strong> memoriam meae passionisi<br />

(n. 683), mentre l'aggiunta dell'acqua al v<strong>in</strong>o — che<br />

avvenne probabilmente anche nella cena di Cristo «per la<br />

consuetud<strong>in</strong>e di quella terra <strong>in</strong> cui, per temperare la<br />

robustezza del v<strong>in</strong>o, tutti bevono v<strong>in</strong>o misto ad acqua» —<br />

è f<strong>in</strong>alizzata a «significare il popolo cristiano unito a Cristo<br />

mediante la passione» 58 ; non osservare il rito della<br />

Chiesa che contempla tale commistione sarebbe peccato,<br />

e tuttavia la validità della consacrazione non si troverebbe<br />

compromessa (n. 684).<br />

5<br />

Còristi passioni! virtutem {...} respectu nostrae culpae, quam Christi passio abolet<br />

(n. 682).<br />

In quam per passionem Christi <strong>in</strong>troduàtur (n. 682).<br />

Aqua v<strong>in</strong>o mixta significat populum christianum Christo per passionem coniunctum<br />

(n. 684).<br />

94


10. Quelli che comunicano al pane e al calice annunciano,<br />

secondo Paolo, la morte del Signore, <strong>in</strong> attesa della<br />

sua venuta: essi lo fanno — scrive <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> — «rappresentandola<br />

mediante questo sacramento, f<strong>in</strong>o al suo<br />

ultimo avvento», <strong>in</strong>dicando, così, «che questo rito della<br />

Chiesa non cesserà s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e del mondo (n. 686)» 59 .<br />

11. Segue il commento sulla partecipazione "<strong>in</strong>degna"<br />

al pane e al calice.<br />

Una prima forma di <strong>in</strong>degnità consisterebbe nel celebrare<br />

il sacramento dell'<strong>Eucaristia</strong> <strong>in</strong> modo difforme dalla<br />

tradizione che viene da Cristo 60 .<br />

Una seconda forma sarebbe quella di «accedervi con<br />

animo <strong>in</strong>devoto» 61 .<br />

Una simile mancanza di devozione (<strong>in</strong>devotió) — puntualizza<br />

<strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> — è colpa veniale quando si acceda<br />

all'<strong>Eucaristia</strong> con la mente distratta verso le cose secolari<br />

{distratici mente ad saecularia negotia), e tuttavia con la<br />

55 ' Repraesentando eam per hoc sacramentimi {,..} usque ad ultimum eius adventum, <strong>in</strong><br />

quo datur <strong>in</strong>telligi quod hic ritus Ea/esiae non cessabìt usque ad f<strong>in</strong>em mundi (n. 686).<br />

Richiamandosi a questo testo, e aSTh, III, 75,1, ob. 2 e 2m. Jean Borella e Jean-Eric<br />

Stroobant de Sa<strong>in</strong>t-Éloy, <strong>in</strong> nota all'edizione francese del Commento di <strong>Tommaso</strong><br />

alla Prima ai Cor<strong>in</strong>ti (cfr. sopra, nota 1), osservano che, se l'applicazione all'<strong>Eucaristia</strong><br />

da parte di <strong>Tommaso</strong> del versetto di Mt 28, 20: "Ecco io sono con voi s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e del<br />

mondo" è piuttosto rara, «la posizione di <strong>Tommaso</strong> è tuttavia meno categorica di<br />

quanto lasc<strong>in</strong>o <strong>in</strong>tendere» autori come Gy e Mazza (p. 365, n. 1). D'altra parte, Gy<br />

(P.-M. GY, L'Office du Corpus Christi et S. Thomas d'Aqu<strong>in</strong>. État d'une recherche, <strong>in</strong> «Rev.<br />

Se. Ph. Th.» 64, 1980, p. 507) richiama due testi di <strong>Tommaso</strong> nel Commento al<br />

Vangelo di Giovanni (nn. 963 e 1611 di S. THOMAE AQUINATIS, Super Evangelium<br />

S. loannis Lectura, citato nella nota 1 a p. 103) <strong>in</strong> cui appare il senso eucaristico del<br />

passo di Matteo, così come ricorda il testo del Commento a 1 Cor<strong>in</strong>ti da noi riferito<br />

(L'Office, p. 504, nota 41).<br />

0 Aliter {...} quam a Christo traditum est (n. 688).<br />

'' Ex hoc quod aliquis non devota mente accedit ad Eucharistiam (n. 689).<br />

95


«dovuta riverenza»; <strong>in</strong> tal caso non si riceve «il frutto di<br />

questo sacramento, che è il ristoro spirituale» 62 .<br />

La colpa sarebbe, <strong>in</strong>vece, mortale quando l'"<strong>in</strong>devozione"<br />

si accompagnasse a un disprezzo del sacramento.<br />

Si avrebbe, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, una terza forma di <strong>in</strong>degnità<br />

quando l'accostamento all'<strong>Eucaristia</strong> fosse accompagnato<br />

dalla «volontà di peccare mortalmente».<br />

Una tale volontà si troverebbe elim<strong>in</strong>ata con la penitenza<br />

{tollitur per poenitentiam), ossia: con la contrizione<br />

- accompagnata dal proposito della confessione e della<br />

soddisfazione —, grazie a cui sono rimesse la colpa e la<br />

pena eterna; con la confessione e la soddisfazione, da cui<br />

provengono la totale remissione della pena e la riconciliazione<br />

con i membri della Chiesa {remissio poenae et reconciliatio<br />

ad membra Ecclesiae).<br />

Comunque — dichiara l'Angelico — «<strong>in</strong> stato di necessità,<br />

per esempio quando manchi la possibilità di ricorrere<br />

alla confessione, per assumere il sacramento basta la contrizione;<br />

di norma deve, tuttavia, precedere la confessione<br />

con qualche opera di espiazione» (n. 690) 63 .<br />

All'osservazione che, essendo Cristo «medico spirituale»<br />

{spiritualis medicus), non parrebbe una cosa <strong>in</strong>degna<br />

l'accesso all'<strong>Eucaristia</strong> da parte dei peccatori, <strong>Tommaso</strong><br />

risponde che essa è un nutrimento spirituale {spirituale<br />

nutrimentum) e «non si nutre se non uno che è<br />

Talis <strong>in</strong>devotio {... impedit} fructum huius sacramenti, qui est spirìtualis refectio<br />

(a. 689).<br />

In necessitate quidem, puta quando aliquis copiam confessionis habere non potest,<br />

sufficit contritio ad sumptionem buius sacramenti. Regulariter autem debet confessio praecedere<br />

cum aliqua satìsfactione (n. 690).<br />

96


già vivo» , per cui «questo sacramento non e conracente<br />

ai peccatori, ancora privi della vita della grazia»<br />

65 ; e aggiunge: dal momento che l'<strong>Eucaristia</strong> è il<br />

«sacramento della carità e dell'unità ecclesiale», un loro<br />

accesso al sacramento comporterebbe una falsità, <strong>in</strong><br />

quanto professerebbero di avere la carità e la comunione<br />

con la Chiesa di cui sono, <strong>in</strong>vece, privi.<br />

A un peccatore non è però vietata - precisa l'Angelico<br />

sulla scia dello Pseudo Dionigi — la visione dell'Ostia,<br />

quando abbia «la fede <strong>in</strong> questo sacramento» (n. 691) 66 .<br />

12. Per l'apostolo Paolo la comunione <strong>in</strong>degna rende<br />

rei del Corpo e del Sangue del Signore.<br />

Considerato nel suo oggetto, — spiega <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> —<br />

si tratta di un peccato commesso relativamente al Corpo<br />

e al Sangue contenuti nel sacramento eucaristico; ora la<br />

gravità di una colpa è proporzionata alla dignità di colui<br />

che viene offeso (n. 692).<br />

Una tale colpa appare, <strong>in</strong>oltre, gravissima, se si tiene<br />

conto della sua somiglianza con quella dei crocifissori di<br />

Cristo.<br />

All'Angelico preme, tuttavia, precisare che è peccato<br />

più grave quello commesso contro la div<strong>in</strong>ità di Cristo -<br />

come l'<strong>in</strong>fedeltà o la bestemmia —, che non quello contro<br />

la sua umanità; così come è più grave il peccato contro<br />

l'umanità di Cristo nella sua modalità propria, o storica,<br />

Non nutritur nisi iam vivus (n. 691).<br />

Et ideo hoc sacramentum non competit peccatoribus, qui nondum vivant per gratiam<br />

(n. 691).<br />

{Qui} babet fidem buius sacramenti (n. 691).<br />

97


che non quello contro la sua umanità nella forma sacramentale.<br />

Dal profilo, <strong>in</strong>vece, del soggetto, è più grave il peccato<br />

che sia generato dall'odio, dall'<strong>in</strong>vidia o <strong>in</strong> genere<br />

dalla malizia, come nel caso dei crocifissori, che quello<br />

che provenga dalla debolezza «come talora avviene per<br />

quelli che ricevono <strong>in</strong>degnamente questo sacramento» 67 :<br />

non vi è, dunque, equivalenza ma solo somiglianza tra il<br />

peccato degli uccisori di Cristo e il peccato di chi lo riceva<br />

<strong>in</strong>degnamente nell'<strong>Eucaristia</strong> (n. 693), e al riguardo si<br />

può sottol<strong>in</strong>eare il senso della misura teologica e pastorale<br />

di <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong>.<br />

Un terzo rilievo di <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> è per dire che il<br />

Corpo e il Sangue di Cristo rendono reo chi li assuma<br />

<strong>in</strong>degnamente, allo stesso modo <strong>in</strong> cui «risulta nocivo il<br />

bene usato male» 68 e per notare che, coerentemente, la<br />

comunione <strong>in</strong>degna non fa scomparire il Corpo e il Sangue<br />

di Cristo che permangono nel sacramento per tutta<br />

la durata delle specie (n. 694).<br />

13- L'ultimo testo paol<strong>in</strong>o commentato riguarda<br />

l'ammonimento a «esam<strong>in</strong>arsi» prima di accedere all'<strong>Eucaristia</strong>:<br />

«Ciascuno esam<strong>in</strong>i se stesso». «E necessario —<br />

scrive <strong>Tommaso</strong> — che uno prima <strong>in</strong>daghi <strong>in</strong> se stesso,<br />

ossia esam<strong>in</strong>i diligentemente la propria coscienza, perché<br />

non si trovi <strong>in</strong> lui la volontà di peccare mortalmente, o vi<br />

sia rimasto qualche peccato passato, di cui non abbia<br />

98<br />

67 Sicut <strong>in</strong>terdum peccarti itti qui <strong>in</strong>digne sumunt hoc sacramentum (n. 693).<br />

6li Bonum male sumptum nocet (ri. 694).


fatto sufficiente penitenza»®. Dopo un tale «diligente<br />

esame (post diligentem exam<strong>in</strong>atìonem)» potrà «serenamente»<br />

(securus) mangiare del pane e bere al calice, che<br />

allora saranno per lui come una medic<strong>in</strong>a, non come un<br />

veleno (non {...} venenum, sed medic<strong>in</strong>a) (n. 696).<br />

In mancanza di "discernimento" del Corpo del<br />

Signore — cioè quando lo si assuma, come afferma l'apostolo,<br />

non riconoscendone la differenza rispetto agli altri<br />

cibi 70 — verrebbe mangiata e bevuta la propria condanna.<br />

Né - sottol<strong>in</strong>ea l'Angelico — questo contraddice la<br />

parola di Cristo: «Chi mangia di me, vive per me» (Gv<br />

6, 58). In due modi, <strong>in</strong>fatti, si può mangiare questo<br />

sacramento.<br />

«Alcuni lo mangiano sacramentalmente e spiritualmente,<br />

e sono quelli che lo ricevono <strong>in</strong> modo tale da<br />

partecipare alla realtà profonda del sacramento, ossia<br />

alla carità da cui viene l'unità ecclesiale. Ed è a loro<br />

che si riferisce la parola del Signore: "Chi mangia di<br />

me, vive per me"» 71 .<br />

«Altri, <strong>in</strong>vece, lo mangiano solo sacramentalmente,<br />

e sono quelli che lo ricevono <strong>in</strong> modo da non parteci-<br />

9 Necesse est ut primo homo seipsumprobet, id est, diligenter exam<strong>in</strong>et consaentiam suam,<br />

ne sìt <strong>in</strong> eo voluntas peccandi mortaliter, ve! aliquodpeccatimi mortale, de quo non sufficienter<br />

poenituerit (n. 697).<br />

7 Indifferenter ipsum assumens, sicut alias cibos (n. 697).<br />

Duplex est modus manducandi hoc sacramentum, scilicet spiritualis et sacramentalis.<br />

Quidam ergo manducant sacramentaliter et spiritualiter, qui scilicet ita sumunt hoc<br />

sacramentum, quod etiam rem sacramenti participant, scilicet charitatem, per quam est<br />

ecclesiastica unitas. Et de talibus <strong>in</strong>telligitur verbum Dom<strong>in</strong>i {...}: Qui manducai me, vivit<br />

propter me (n. 698).<br />

99


parne la realtà profonda, ossia la carità» 72 , e sono quelli<br />

che mangiano e bevono <strong>in</strong>degnamente, per la loro<br />

condanna.<br />

Può anche avvenire — completa <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> —<br />

che il sacramento sia ricevuto solo accidentalmente, e<br />

non <strong>in</strong> quanto sacramento, com'è il caso del fedele che<br />

ignori che l'ostia sia consacrata, o del non credente<br />

privo di qualsiasi fede <strong>in</strong> questo sacramento, oppure<br />

quando un'ostia consacrata sia consumata da un animale<br />

(n. 698).<br />

14. L'ultimo tema affrontato da <strong>Tommaso</strong> riguarda<br />

la frequenza della comunione. Ci sono, <strong>in</strong> merito, egli<br />

osserva, due categorie di persone. Alcuni «per il fatto<br />

che, assumendo spiritualmente questo sacramento,<br />

ottengono la vita, sono attratti alla comunione frequente»<br />

73 ; «Parecchi, al contrario, per il fatto che una<br />

comunione <strong>in</strong>degna arrecherebbe loro una condanna,<br />

sono presi da timore, per cui vi si accostano più raramente»<br />

74 .<br />

Ambedue gli atteggiamenti sono dichiarati meritevoli<br />

di approvazione (utrumque commendandum videtur): il<br />

primo richiama Zaccheo, «il quale con gioia ricevette<br />

Gesù nella propria casa, e <strong>in</strong> ciò va elogiato il suo<br />

72 Quidam vero manducant sacramentaliter tantum, qui scilicet ita hoc sacramentum<br />

percipiant, quod rem sacramenti, id est charitatem, non habent (n. 698).<br />

Ex hoc igitur quod spiritualiter sumentes hoc sacramentum acquirunt vitam,<br />

allictuntur quidam ad hoc quod frequenter hoc sacramentum assumant (n. 699).<br />

7 Ex hoc autem quod <strong>in</strong>digni sumentes acquirunt sibi iudicium, plures deterrentur, ut<br />

rarius sumant (n. 699).<br />

100


amore» 75 ; il secondo atteggiamento richiama <strong>in</strong>vece il<br />

centurione che professa la propria <strong>in</strong>degnità a ricevere<br />

Gesù, e «<strong>in</strong> ciò vanno lodate la sua deferenza e la sua<br />

venerazione verso di lui» 76 .<br />

<strong>Tommaso</strong> non manca, tuttavia, di manifestare la sua<br />

preferenza: «Poiché l'amore è preferibile al timore, sembra<br />

sia preferibile, parlando <strong>in</strong> assoluto, che uno si comunichi<br />

con maggior frequenza, che non più raramente 77 . Occorre,<br />

però, vedere caso per caso: «Ognuno deve vedere quale<br />

effetto abbia <strong>in</strong> sé la comunione frequente» 78 . «Se uno<br />

avverte che il suo fervoroso amore per Cristo aumenta e<br />

accresce la sua forza nel resistere ai peccati, che assai di frequente<br />

accompagnano gli uom<strong>in</strong>i, deve comunicarsi spesso.<br />

Se, <strong>in</strong>vece, sentisse che la comunione frequente suscita <strong>in</strong> lui<br />

una m<strong>in</strong>ore venerazione per questo sacramento, lo si deve<br />

esortare a comunicarsi più raramente» (n. 699) 79 .<br />

L'esegesi di Paolo ha così permesso a <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> di<br />

riesporre la sua dottr<strong>in</strong>a eucaristica, dist<strong>in</strong>guendosi per la<br />

fedeltà alla Rivelazione e alla Tradizione, per l'approfondimento,<br />

<strong>in</strong> cui consiste il suo apporto teologico, per la giudiziosità<br />

pastorale e la discreta ma viva manifestazione,<br />

ancora una volta, del suo spirito o della sua devozione eucaristica.<br />

7i<br />

Recepit Christum gaudens <strong>in</strong> domum suam, <strong>in</strong> quo eius charitas commendatur (n. 699).<br />

' In quo commendatur honor et reverentia eius ad Christum (n. 699).<br />

Quia tamen amor praefertur timori, per se loquendo, commendabilius esse videtur quod<br />

aliquis frequentius sumat, quam quodrarius (n. 699).<br />

76<br />

'Considerare quilibet <strong>in</strong> seipso debet, quem effectum <strong>in</strong> se habeat frequens susceptio huius<br />

sacramenti (n. 699).<br />

9<br />

Si aliquis sentiat se proficere <strong>in</strong> fervore dilectionis ad Christum et <strong>in</strong> fortitud<strong>in</strong>e<br />

resistendi peccatis, quae plurimum consequantur hom<strong>in</strong>es, debet frequenter sumere. Si vero ex<br />

frequenti sumptione sentiat aliquis <strong>in</strong> se m<strong>in</strong>us reverentiam huius sacramenti, monendus est ut<br />

rarius sumat (n. 699).<br />

101


CAPITOLO NONO<br />

L'EUCARISTIA NEL COMMENTO DI<br />

TOMMASO A GIOVANNI<br />

I<br />

I PANI MOLTIPLICATI: "SEGNO" DEL PANE DI VITA<br />

II Commento a Giovanni (Lettura super loannemf —<br />

«uno dei più completi e profondi» 2 (Torrell) che <strong>Tommaso</strong><br />

ci abbia lasciato — appartiene al tempo del suo<br />

secondo <strong>in</strong>segnamento parig<strong>in</strong>o, probabilmente agli anni<br />

1270-1272, e noi lo abbiamo secondo la reportatio di<br />

Reg<strong>in</strong>aldo da Piperno, come sembra, non riveduta<br />

dall'Angelico.<br />

1. È stato osservato che «tra le sue opere teologiche, il<br />

Commento sul vangelo di Giovanni occupa un posto unico. Si<br />

potrebbe pers<strong>in</strong>o dire che questo commento è l'opera teologica<br />

per eccellenza di <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong>; è anche l'opera<br />

che meglio può farci penetrare nell'<strong>in</strong>telligenza teologica<br />

1 Citiamo da: S. THOMAE AQUINATIS, Super Evangelìum S. Ioannis Lectura,<br />

Marietti, Taur<strong>in</strong>i-Romae, 1952; vedi la versione italiana: TOMMASO D'AQUINO,<br />

Commento al Vangelo di San Giovanni, ]-VI, Città Nuova Editrice, Roma 1990. Per la<br />

Catena Aurea relativa cfr. Expositio <strong>in</strong> Ioannem, <strong>in</strong> S. THOMAE AQUINATIS, Catena<br />

Aurea <strong>in</strong> Quatuor Evangelia, II, Marietti, Taur<strong>in</strong>i-Romae.<br />

J.-P. TORRELL, lnitiation à sa<strong>in</strong>t Thomas d'Aqu<strong>in</strong>. Sa personne et son oeuvre,<br />

Editions Universitaires Fribourg Suisse/Editions Du Cerf, Paris 1993, p. 496.<br />

103


del <strong>Dottore</strong> angelico e svelarci ciò che vi è di più <strong>in</strong>timo<br />

nel suo cuore di <strong>san</strong>to», ossia «la sua <strong>in</strong>timità personale<br />

con la Santissima Tr<strong>in</strong>ità, col cuore di Gesù e quello di<br />

Maria, il suo amore per l'<strong>Eucaristia</strong> e per la Chiesa». Tale<br />

Commento «ci permette di scoprire come un "dottore",<br />

sotto il soffio dello Spirito Santo, comprende la Scrittura»;<br />

una tale <strong>in</strong>telligenza della parola di Dio «ci mostra<br />

chiaramente che la teologia scientifica di <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong><br />

non si oppone <strong>in</strong> nulla a quella dei Padri, ma la prolunga<br />

e la precisa. Con lucidità perfetta <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> assume<br />

qui tutta l'<strong>in</strong>terpretazione <strong>mistica</strong> dei Padri» 3 .<br />

2. A <strong>in</strong>teressarci sarà esclusivamente l'esegesi al capitolo<br />

VI di Giovanni, dove la dottr<strong>in</strong>a eucaristica di <strong>san</strong><br />

<strong>Tommaso</strong> apparirà <strong>in</strong> tutta la sua profondità teologica e<br />

<strong>mistica</strong>, esattamente come frutto del suo essere un «<strong>san</strong>to<br />

teologo, familiare di <strong>san</strong> Giovanni» 4 .<br />

Il tema di tutto il capitolo riguarda «il nutrimento<br />

spirituale col quale Cristo sostenta quelli che ha vivificato»<br />

5 e va compreso all'<strong>in</strong>terno del suggestivo schema<br />

teologico <strong>in</strong> cui suddivide il Vangelo di Giovanni.<br />

3. L'<strong>in</strong>tento pr<strong>in</strong>cipale del Vangelo di Giovanni è<br />

quello di mostrare la div<strong>in</strong>ità del Verbo <strong>in</strong>carnato 6 (n.<br />

23), manifestata al mondo attraverso le sue opere e le<br />

3 MARIE-DOMINIQUE PHILIPPE <strong>in</strong>: THOMAS D'AQUIN, Commentaire sur<br />

l'Evangile de Sa<strong>in</strong>t Jean, I, Le Prologue. La vie apostolique du Christ, Du Cerf, Paris 1998,<br />

pp. 14-15.<br />

4 Uid.,p.26.<br />

Evangelista agit de spirituali nutrimento quo Christus vivificatos sustentat (n. 838).<br />

Ostendere dìv<strong>in</strong>itatem Verbi <strong>in</strong>carnati (n. 23).<br />

104


loro conseguenze 7 , e qu<strong>in</strong>di attraverso quello che Cristo<br />

ha fatto nella sua vita e nella sua morte (n. 335) 8 .<br />

Nella vita egli ha manifestato la propria div<strong>in</strong>ità<br />

attraverso la sua signoria sulla natura {dom<strong>in</strong>ium quod<br />

habuit supra naturam) e la sua mutazione (mutatio naturai),<br />

e attraverso gli effetti della grazia {effectus gratiae) {ibid.) o<br />

la riforma da essa operata {reformatio gratiae), che soprattutto<br />

preme all'evangelista porre <strong>in</strong> luce.<br />

Ora, «la riforma della grazia avviene mediante la<br />

generazione spirituale e i benefici conferiti ai rigenerati» 9<br />

(n. 423), ossia, a similitud<strong>in</strong>e della generazione carnale:<br />

«la vita, il nutrimento e la dottr<strong>in</strong>a spirituali» (n. 699) 10 -<br />

4. Il «nutrimento spirituale con cui Cristo sostenta<br />

quelli che hanno ricevuto la vita» 11 (n. 838) è offerto da<br />

Cristo nell'<strong>Eucaristia</strong>, che è il grande tema del capitolo<br />

sesto di Giovanni, che <strong>Tommaso</strong> commenta, ponendosi<br />

particolarmente alla scuola di Agost<strong>in</strong>o e di Giovanni<br />

Crisostomo - oltre che di altri rappresentanti della Tradizione,<br />

<strong>in</strong> forma esplicita o implicita largamente riferiti —;<br />

e d'altra parte un commento att<strong>in</strong>to alla Tradizione<br />

l'Angelico lo aveva già condotto componendo la Catena<br />

Aurea su Giovanni, che si avverte chiaramente dietro la<br />

sua esposizione del Vangelo giovanneo, e che <strong>Tommaso</strong>,<br />

per altro, ha <strong>in</strong>timamente assimilato e fatto propria.<br />

{Effectus et opera} quìbus manifestata estmundo divìnitas Verbi <strong>in</strong>carnati (ri. 335).<br />

Primo narrat ea quae Christus fecit <strong>in</strong> mundovivendo; secundo quomodo Christus suam<br />

div<strong>in</strong>itatem manìfestavit moriendo (n. 335).<br />

9<br />

Reformatio autem gratiae fit per spìritualem generationem et beneficiorum regeneratis<br />

collationem (n. 423).<br />

Haec tria a Christo etiam regenerati spiritualiter percipiunt. Primo quidem<br />

spiritualem vitam; secundo vero spirituale nutrimentum; tertio spìritualem doctr<strong>in</strong>am<br />

(n. 699).<br />

11<br />

Nutrimentum spirituale quo Christus vivificatos sustentat (n. 838).<br />

105


5. Al discorso sull'<strong>Eucaristia</strong> prelude e <strong>in</strong>troduce il<br />

«miracolo visibile, fatto da Cristo col dono del nutrimento<br />

corporale» 12 , secondo «la consuetud<strong>in</strong>e di questo<br />

Vangelo, nel quale - osserva <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> — alla dottr<strong>in</strong>a<br />

di Cristo si associa sempre qualche fatto visibile,<br />

collegato a ciò che viene <strong>in</strong>segnato, così che dalle<br />

realtà visibili divengano note quelle <strong>in</strong>visibili» (n.<br />

699)".<br />

L'esegesi di <strong>Tommaso</strong> si sofferma, qu<strong>in</strong>di, all'analisi<br />

del miracolo stesso della moltiplicazione dei pani, illustrato<br />

nella varietà e nei particolari delle sue circostanze<br />

e negli effetti che esso produce. Ne risulta —<br />

anche grazie al ricorso, di là dal «senso letterale (ratio<br />

litteralis)» (n. 840), al senso «mistico (mysticé)» (n. 841)<br />

— tutta un'accurata e f<strong>in</strong>e analisi specialmente sull'atto<br />

di fede, sulla sua "storia" e la sua psicologia, con un<br />

rilievo significativo sulla figura e l'opera del docente, e<br />

possiamo sicuramente dire del docente di «sacra doctr<strong>in</strong>a»,<br />

del quale Cristo è il modello.<br />

Un semplice accenno ad alcuni limpidi enunciati.<br />

Per esempio, a quello sulla sequela di Cristo «a<br />

motivo della sua dottr<strong>in</strong>a», da parte di quelli che<br />

erano meglio disposti 14 ; o «a motivo della devozione e<br />

della fede (propter devotionem et /idem)», e si trattava di<br />

Visibile miraculum, quodfecit Christus exhibendo nutrimentum corporale (n. 838).<br />

Secundum consuetud<strong>in</strong>em huius Evangelii, <strong>in</strong> quo semper doctrìnae Cbristi adiungitur<br />

aliquod visibile, pert<strong>in</strong>ens ad illud de quo est doctr<strong>in</strong>a, ut sic ex visibilibus <strong>in</strong>visibilia<br />

<strong>in</strong>notescant (a. 699).<br />

Propter doctr<strong>in</strong>am eius, qui scilicet erant melius dispositi (n. 843).<br />

106


quanti «venivano ri<strong>san</strong>ati dal Signore anche perfettamente<br />

nell'anima» (n. 843) 15 -<br />

Oppure l'enunciato su Cristo maestro: «Esercitava la<br />

funzione del dottore, sedendo con i suoi discepoli: è lui,<br />

<strong>in</strong>fatti, che <strong>in</strong>segna a ogni uomo la scienza» (n. 845) 16 .<br />

E sulle realtà spirituali: «Le cose terrene non saziano<br />

{terrena non satiani)»; «Le cose spirituali, <strong>in</strong>vece, danno<br />

sazietà {spiritualia vero satiani)» {ibid.).<br />

E già sull'<strong>Eucaristia</strong>: «Chi desidera ristorarsi col pane<br />

della div<strong>in</strong>a parola e con il corpo e il <strong>san</strong>gue di Cristo,<br />

deve passare dai vizi alla virtù» (n. 846) 17 .<br />

6. A Cristo, che solleva gli occhi al cielo e vede venire<br />

a sé la moltitud<strong>in</strong>e, si devono ispirare — secondo <strong>Tommaso</strong><br />

— i docenti, ai quali, citando il Crisostomo, egli<br />

riserva, si direbbe, una compiaciuta e appassionata riflessione.<br />

Quel gesto — scrive — è stato compiuto «perché<br />

imparassimo la maturità di Cristo, che non volge i<br />

suoi occhi qua e là, ma siede riservato e attento con i<br />

suoi discepoli» 18 ; mentre il fatto che, com'è detto <strong>in</strong><br />

Luca, «levati gli occhi sui discepoli, parlava {Le 6, 20)»<br />

ci <strong>in</strong>segna come egli «non sedeva oziosamente con i<br />

suoi discepoli, ma, istruendoli con cura e traendo a sé<br />

15<br />

Sic enim a Dom<strong>in</strong>o <strong>san</strong>abantur <strong>in</strong> carpare ut etiam perfette <strong>san</strong>arentur <strong>in</strong> anima<br />

(n. 843).<br />

' Doctoris exercebat officìum, sedens cum discipulìs suis: ipse enim est, qui docet omnem<br />

hom<strong>in</strong>em scientiam (n. 845).<br />

Quisquis pane div<strong>in</strong>i verbi, et corpore et <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>e Dom<strong>in</strong>i desiderai refici, debet<br />

transire de vitìis ad virtutem (n. 846).<br />

Ut discamus Còristi maturitatem, oculos non erigentis bue aut illue, sedpudice sedentis<br />

et attente cum discipulis suis (n. 848).<br />

107


i loro cuori, era <strong>in</strong>tento ai discepoli che istruiva» (n.<br />

848) 19 .<br />

In questa l<strong>in</strong>ea, esponendo la domanda di Gesù:<br />

«Dove compreremo pane, perché questi ne mang<strong>in</strong>o?»,<br />

<strong>Tommaso</strong> prosegue: «Si deve, al riguardo, osservare che<br />

ogni dottore deve necessariamente pascere la gente che<br />

viene a lui. E poiché nessun uomo ha da se stesso le<br />

risorse per pascerla, bisogna che le acquisti altrove a<br />

prezzo di lavoro, di studio, di assidua preghiera» (n.<br />

849) 20 .<br />

Afferma sempre l'Angelico: «Qualunque cosa la<br />

ragione umana possa sperimentare e pensare <strong>in</strong>torno alla<br />

verità, sarebbe <strong>in</strong>sufficiente per la perfetta sazietà della<br />

sapienza {...]. Nessun filosofo, <strong>in</strong>fatti, ebbe mai tanta<br />

sapienza da essere <strong>in</strong> grado di richiamare gli uom<strong>in</strong>i dall'errore;<br />

che anzi <strong>in</strong>ducono molti all'errore» (n. 854) 21 .<br />

Rilevando, qu<strong>in</strong>di, che, secondo Marco (6, 41), è Cristo<br />

che distribuisce i pani, <strong>Tommaso</strong> afferma: «Solo Cristo<br />

è <strong>in</strong> grado di nutrire nell'<strong>in</strong>timo; gli altri nutrono<br />

esteriormente, come dei servitori. [...] Solo Cristo, <strong>in</strong>fatti,<br />

alimenta l'anima esausta e riempie di beni quella<br />

affamata» (nn. 861-862) 22 .<br />

Neque otiose sedebat cum discipulis suis, sed, attente eos docens, et ad seipsum corda<br />

eorum convertens, dìscipulos quos docebat <strong>in</strong>tuebatur (n. 848).<br />

20 Ubi notandum quod omnis doctor necesse habet spirìtualiter pascere turbarti ad se<br />

venìentem. Et quia nullus homo habet ex se unde pascat eam, ideo oportet quod aliunde emat<br />

labore, studio, assiduitate orationum (n. 849).<br />

2 ' Quidquid humana ratio potest experiri et cogitare de peritate, non sufficit adperfectam<br />

satietatem sapientiae {...}. Nani nullius philosophi tanta fuit sapientia ut per eam hom<strong>in</strong>es ab<br />

errore revocaripossent, qu<strong>in</strong>potius multos aderrorem ìnducunt (n. 854).<br />

Christus {...} solus <strong>in</strong>terìus reficit, {...} alii exterius et ut m<strong>in</strong>istri reficiunt. {...}<br />

Solus enim Christus est quipascit anìmam <strong>in</strong>anem, et anìmam carentem replet bonis (n. 861).<br />

108


7. Si del<strong>in</strong>ea così il senso della moltiplicazione dei<br />

pani: essa è <strong>in</strong> funzione della rivelazione e del dono di un<br />

altro Pane. I Giudei seguono e ricercano Gesù perché<br />

hanno mangiato i pani del miracolo. Al contrario, essi si<br />

devono procurare «il cibo che non perisce, ma rimane per<br />

la vita eterna», e qu<strong>in</strong>di il cibo che darà a loro il Figlio<br />

dell'uomo, Cristo, sul quale è posto il sigillo del Padre.<br />

«Il nostro impegno pr<strong>in</strong>cipale e la nostra <strong>in</strong>tenzione<br />

devono essere diretti alla ricerca del cibo che porta alla<br />

vita eterna, qu<strong>in</strong>di ai beni spirituali. Alle realtà temporali<br />

dobbiamo mirare non pr<strong>in</strong>cipalmente ma secondariamente,<br />

solo procurandole a motivo del corpo corruttibile,<br />

che deve essere sostentato f<strong>in</strong> che viviamo <strong>in</strong> questa vita»<br />

(n. 896) 23 .<br />

II<br />

LA FEDE: COMUNIONE CON CRISTO CIBO SPIRITUALE<br />

1. Cibo che non perisce «è Dio stesso, <strong>in</strong> quanto egli è<br />

la verità da contemplare e la bontà da amare, con cui lo<br />

spirito viene nutrito» (n. 895) 24 .<br />

Lo è la manducazione della sua volontà, o «l'obbedienza<br />

ai comandi div<strong>in</strong>i iipsa oboedientia mandatorum divìnorum)».<br />

Opus nostrum, idest pr<strong>in</strong>cipale studium et <strong>in</strong>tentìonem nostrani dirigamus ad<br />

quaerendum cibum, qui ducit ad vìtam aeternam, scilket bona spiritualia. Ad temporalia<br />

autem non debemus pr<strong>in</strong>cipaliter attendere, sed accessorie, idest solum ea procurare ratione<br />

corporis corruptibilia, quod sustentari oportet quamdiu <strong>in</strong> bac vita vivimus (n. 896).<br />

Cibus est ipse Deus, <strong>in</strong>quantum est veritas contemplanda, et bonitas amanda, quibus<br />

reficitur spiritus (n. 895).<br />

109


Particolarmente cibo che non perisce è lo stesso Cristo,<br />

o la sua carne, «<strong>in</strong> quanto è congiunta al Verbo di<br />

Dio, che è il cibo di cui vivono gli angeli» 23 : un cibo<br />

<strong>in</strong>corruttibile, dal momento che «a potersi corrompere<br />

sono le cose corporali, mentre quelle spirituali, e massimamente<br />

Dio, sono eterne» (ibid.) 26 .<br />

L'"immag<strong>in</strong>e" rappresentata dal miracolo ha, dunque,<br />

adombrato Colui che è l'«autore», o il «datore del cibo<br />

spirituale», Gesù Cristo: «L'autore e il datore del cibo<br />

spirituale è Cristo» 27 , attraverso la sua carne, assunta e<br />

offerta a noi come alimento (n. 897).<br />

Egli ci è stato dato dal Padre, che, nell'<strong>in</strong>carnazione,<br />

ha impresso «il Verbo nella natura umana» 28 , lo<br />

ha designato per la nostra salvezza e lo ha proclamato<br />

(n. 898).<br />

2. Al dono di questo cibo div<strong>in</strong>o, che è l'opera di<br />

Dio, si deve rispondere praticando le opere di Dio —<br />

«Il cibo spirituale altro non è che fare le opere di Dio»<br />

(n. 900) 29 - e di conseguenza credendo <strong>in</strong> Colui che<br />

egli ha mandato.<br />

Si compie l'«opera di Dio», e si accoglie il cibo che<br />

non deperisce (deus div<strong>in</strong>us) (ibid.), grazie alla fede o alle<br />

opere generate dalla fede: la fede perfezionata dall'amore,<br />

110<br />

In quantum est coniuncta Verbo Dei, quodest cibus quo angeli vivunt (n. 895).<br />

Corporalia sunt corruptibilia, spiritualia vero, et maxime Deus, aeterna (n. 895).<br />

Auctor et datar cibi spiritualis est Christus (n. 897).<br />

In natura humana Deus Pater impressit Verbum (n. 898).<br />

Nihil aliud {...} cibus spiritualis quam operari opera Dei (ri. 900).


che solo <strong>in</strong> Dio ha il suo f<strong>in</strong>e e che è il «pr<strong>in</strong>cipio di tutte<br />

le opere buone» (n. 901) 30 .<br />

3. Quanto al segno che i Giudei, nella memoria di<br />

Mosè, pretendono da Cristo a giustificazione della loro<br />

fede: esso consiste nel vero pane dal cielo, elargito dal<br />

Padre. Tale non era la manna data da Mosè. «Altro è<br />

colui che dona, cioè il Padre mio, e non il pane corporale,<br />

ma il pane vero dal cielo» (n. 907) 31 .<br />

D'altra parte, precisa <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong>, anche la manna<br />

aveva una sua verità, ma solo <strong>in</strong> senso figurale, <strong>in</strong> quanto<br />

«figura del pane spirituale, cioè dello stesso Signore<br />

nostro Gesù Cristo, significato dalla manna» 32 , come dice<br />

l'apostolo <strong>in</strong> 1 Cor X, 3: «Tutti mangiarono la stessa esca<br />

spirituale» (n. 908).<br />

Egli è pane vero, dal momento che viene dal cielo e<br />

dà la vita. «Cielo» va, perciò, <strong>in</strong>teso — commenta l'Angelico<br />

— come una realtà di natura spirituale a cui appartiene<br />

la vita, che altresì è capace di donare: qu<strong>in</strong>di come<br />

Spirito, «che vivifica» (Gv 6, 64) o come Dio «autore<br />

della vita {auctor vitaé)» (n. 910).<br />

Tale pane vero, «non figurale {non fìguralìs)», è esattamente<br />

Cristo, che è «disceso dal cielo» ed è venuto «perché<br />

abbiano la vita» (Gv 3, 10; 10, 10) (n. 910).<br />

Fidei f<strong>in</strong>is non potest esse nisi Deus; credere <strong>in</strong> Deum ut <strong>in</strong> f<strong>in</strong>em, est proprium fideì<br />

formatae per caritatem; quae quidem fides sicformata, est pr<strong>in</strong>cipium omnium honorum operum<br />

(n.901).<br />

Alius est qui dat, quia Pater meus, non panem corporakm, sedpanem verum de cacio<br />

(n. 907).<br />

Figura panis spiritualis, scilicet Dom<strong>in</strong>i nostri lesu Christi, quem ipsum manna<br />

significahat (n. 908).<br />

Ili


4. I Giudei, con <strong>in</strong>telligenza carnale delle parole<br />

del Signore, chiedono avidamente un cibo carnale",<br />

come aveva fatto la samaritana, che «<strong>in</strong>tendeva <strong>in</strong><br />

senso carnale la parola relativa all'acqua spirituale» (n.<br />

912) 34 . In realtà, un'uguale domanda <strong>in</strong> senso spirituale<br />

— osserva <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> — deve ricorrere anche <strong>in</strong> noi,<br />

e lo facciamo quando chiediamo il pane quotidiano<br />

(<strong>in</strong>teso spiritualmente), «senza del quale non possiamo<br />

vivere» (n. 912) 35 .<br />

Ma un simile pane necessario per la vita è Gesù, che<br />

dichiara di essere «il Pane della vita».<br />

5. «Il cibo speciale della mente, da cui questa viene<br />

sostentata, è il verbo della sapienza» 36 .<br />

A differenza del pane corporale - che «è pane di<br />

morte (panis mortis)», solo dando ristoro e sostentamento<br />

nel tempo di questa vita mortale, senza liberare<br />

dalla mortalità —, «il pane della sapienza div<strong>in</strong>a è per<br />

se stesso vivificativo, senza che la morte lo possa contrastare»<br />

37 .<br />

Inoltre, il pane corporale sa nutrire temporaneamente<br />

una vita preesistente, mentre «il pane spirituale<br />

vivifica al punto da generare la vita: l'anima <strong>in</strong>fatti <strong>in</strong>-<br />

Verba Dom<strong>in</strong>i camaliter ìntelligebant; <strong>in</strong> desiderio carnalìum erant; cìbum carnalem<br />

petunt'n. 912).<br />

5 Verbum de aqua spirituali camaliter <strong>in</strong>telligebat (n. 912).<br />

Eorumpetitio spiritualiter <strong>in</strong>tellecta, nobis competit {...}, quia nonpossumus s<strong>in</strong>e hoc<br />

pane vivere (n. 912).<br />

3 Verbum sapientiae est specialis cibus mentis, quìa eo mens sustentatur (n. 914).<br />

Panis sapientiae div<strong>in</strong>ae est per se vivificativum, nec habet mortem contrariam<br />

(n. 914).<br />

112


com<strong>in</strong>cia a vivere per il fatto di aderire al Verbo di<br />

Dio», presso il quale «è la fonte della vita» (n. 9l4) 38 .<br />

D'altronde, «ogni parola di sapienza deriva dal Verbo<br />

di Dio unigenito [...} e di conseguenza a essere pr<strong>in</strong>cipalmente<br />

chiamato pane della vita è lo stesso Verbo di Dio;<br />

perciò Cristo ha dichiarato: "Io sono il pane della vita"» 39<br />

ijbid,).<br />

6. Ma a essere pane di vita è la stessa carne di Cristo:<br />

unita al Verbo, essa è perciò stesso vivificativa; per questa<br />

ragione «il corpo assunto nel sacramento è generatore di<br />

vita» 40 ; d'altra parte «Cristo dà la vita al mondo attraverso<br />

tutti i misteri da lui compiuti nella sua carne; e così<br />

la carne di Cristo, a motivo della parola del Signore, è<br />

pane, ma non pane della vita consueta, ma di quella che<br />

non viene conclusa con la morte. Perciò la carne di Cristo<br />

è detta pane» (ibid.) ix .<br />

E anche riguardo a tale pane - aggiunge <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong><br />

— sorge la domanda dello stupore, com'era avvenuto<br />

per gli Ebrei di fronte alla manna con l'esclamazione:<br />

«Che cos'è mai questo?»: «Niente è più mirabile<br />

del fatto che il Figlio di Dio sia diventato uomo, così che<br />

avviene a tutti di chiedersi: "Che cos'è mai questo?",<br />

Panis spirituali* ita vivificat, quoddat vitam, narri anima <strong>in</strong>cipit vìvere per hoc quod<br />

adhaeret Verbo Dei; Ps. XXXV, 10: "Apudte estfons vitae" (n. 914).<br />

39<br />

Quia ergo omne verbum sapientiae derivatur a Verbo Dei unigenito {...} ideo ipsum<br />

Dei Verbum pr<strong>in</strong>cipaliter dìcitur panis vitae et ideo Chrìstus dicit: "Ego sum panis vitae"<br />

(n. 914).<br />

0<br />

Quia caro Christi ipsi Verbo Dei unita est, habet etiam quod sit vivificativa, unde et<br />

corpus sacramentaliter sumptum vivificativum est (n. 914).<br />

1<br />

Per mysteria quae Christus <strong>in</strong> carne sua complevit, dat vitam mundo: et sic caro<br />

Christi, propter Dom<strong>in</strong>i verbum, panis est, non consuetae vitae, sed illius quae morte non<br />

referatur. Et ideo caro Christi diciturpanis (n. 914).<br />

113


ossia: Come il Figlio di Dio è figlio dell'uomo? Come da<br />

due nature abbiamo l'unica persona di Cristo? In Isaia è<br />

scritto: "Il suo nome sarà chiamato Ammirabile". E mirabile<br />

è anche come Cristo sia presente <strong>in</strong> questo sacramento»<br />

(ibid.) A2 .<br />

7. Tornando alle parole di Cristo: «Chi viene a me<br />

non avrà fame, e chi crede <strong>in</strong> me non avrà sete <strong>in</strong><br />

eterno», <strong>Tommaso</strong> rileva, sulla scia di Agost<strong>in</strong>o - la sua<br />

grande fonte eucaristica —: «Venire a lui e credere <strong>in</strong> lui<br />

sono la stessa cosa, poiché andiamo a Dio con i passi non<br />

del corpo ma della mente, il primo dei quali è la fede,<br />

così come co<strong>in</strong>cidono il mangiare e il bere, che significano<br />

la sazietà eterna, dove è assente qualsiasi <strong>in</strong>digenza»<br />

(n. 915) 43 .<br />

Le cose temporali non levano la fame e la sete per due<br />

ragioni: sono assunte gradatamente (paulatim et quasi eum<br />

motti), per cui ne rimane il bisogno (semper restat sumendurrì),<br />

e, dopo la momentanea soddisfazione e sazietà,<br />

lasciano persistere il desiderio {desiderium restat); esse,<br />

<strong>in</strong>oltre, si corrompono, e la loro memoria ne accende una<br />

volta ancora il desiderio 44 .<br />

Al contrario, «le cose spirituali vengono assunte tutte<br />

<strong>in</strong>sieme e non si corrompono né vengono meno, così che<br />

Nihil est admirabilius quamfiìius Dei homofactus, ita ut cuìlibet cont<strong>in</strong>git quaerere<br />

"Quid est hoc?", id est: Quomodo ex duobus naturis fit una persona Còristi? Is. IX, 6:<br />

"Vocabitur nomen eius Admìrabilis". Est etiam mirabile quomodo Christus sit sub hoc<br />

sacramento (n. 914).<br />

Idem est venire ad eum et credere <strong>in</strong> eum; quia ad Deum venimus non passìbus corporis,<br />

sed mentis, quorum primus estfides. Idem est etiam comedere et bibere; utroque enim significatur<br />

aeterna satietas, ubi nulla est egestas (n. 915).<br />

Remanet memoria ex corrupto, et generatur iterato desiderium eorum (n. 915 ).<br />

114


la loro sazietà rimane per sempre, com'è scritto nell'Apocalisse:<br />

"Non avranno né fame né sete"» (ibid.) 4 \<br />

Solo che tali cose spirituali — tale pane — pur disponibili,<br />

sono ignorate dai Giudei, a motivo della loro <strong>in</strong>credulità:<br />

«Desiderate il pane, lo avete davanti a voi, e tuttavia<br />

non lo mangiate, perché non credete» (n. 9l6) 46 .<br />

8. D'altronde, «lo stesso nostro credere ci proviene dal<br />

dono di Dio» 47 ; da un lato, i credenti che si legano a Cristo<br />

sono un dono che il Padre fa al Figlio 48 : è il Padre che<br />

«suscita l'adesione dell'uomo alla parola del Figlio» 49 , e, a<br />

sua volta, il Figlio, il Verbo, «è l'epifania dello stesso<br />

Padre» 50 e gli consegna, di rimando, il regno (n. 918).<br />

Quanto all'opera del Padre: essa non consiste solo nel<br />

dono della fede, ma anche neh"«<strong>in</strong>teriore <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>azione a<br />

credere (<strong>in</strong>terior <strong>in</strong>st<strong>in</strong>ctus ad credendum)», dal momento<br />

che «quanto concerne la salvezza è tutto dono di Dio»<br />

(n. 919) 51 , restando per altro vero che alla via della salvezza<br />

— «che a tutti è aperta» — si può porre un ostacolo<br />

(n. 920) 52 .<br />

9. Per parte sua, Cristo non getterà fuori quelli che<br />

«con i passi della fede e delle buone opere (passibus fidei et<br />

Spiritualia vero et simul sumuntur et non corrumpuntur, et ideo eorum satietas manet<br />

<strong>in</strong>perpetuam. Apoc. VII, 16: "Non esurient neque sitient" (n. 915).<br />

Desiderati! panem, et habetìs illuni corani vos, et tamen non sumitis, quia non creditis<br />

(n. 916).<br />

' 7 Ipsum credere nostrum est nobis ex dono Dei (ri. 918).<br />

Qui <strong>in</strong> me credunt [...} Pater mihi facit adhaerere ex dono suo (n. 918).<br />

Pater {...} Filio dat, <strong>in</strong>quantum facit hom<strong>in</strong>em verbo suo adhaerere (n. 918).<br />

5 Verbum est manifestativum ipsius Patris (n. 918).<br />

Quidquid autem facit ad salutem, totum est ex dono Dei (n. 919).<br />

Cuius via, quantum <strong>in</strong> se est, omnibus est aperta (n. 920).<br />

115


onis operationibus)» verranno a lui. Dall'espressione: «Non<br />

getterò all'esterno», l'Angelico, ancora alla scuola di<br />

Agost<strong>in</strong>o, osservando qu<strong>in</strong>di che Cristo «si trova all'<strong>in</strong>terno»,<br />

si sofferma a esam<strong>in</strong>are che cosa sia questo<br />

"<strong>in</strong>timo" e come si viene gettati fuori. «Poiché tutte le<br />

cose visibili — egli scrive — sono esterne rispetto a quelle<br />

spirituali, quanto più una cosa è spirituale, tanto più essa<br />

è all'<strong>in</strong>terno» (n. 921)".<br />

Ma ci sono due tipi di <strong>in</strong>teriorità: l'una è profondissima,<br />

ed è «il gaudio della vita eterna», che, «secondo<br />

Agost<strong>in</strong>o, è il segreto più <strong>in</strong>timo e più dolce, senza noia,<br />

senza amarezza di cattivi pensieri, senza ostacolo di tentazioni<br />

e di sofferenze. Di essa è detto <strong>in</strong> Matteo, XXV,<br />

21: "Entra nella gioia del tuo Signore", e nel Salmo,<br />

XXX, 21: "Li nasconderai al riparo del tuo volto", ossia<br />

nella piena visione della tua essenza. Ora, da questa <strong>in</strong>teriorità<br />

nessuno sarà gettato fuori» 54 .<br />

«Un'altra <strong>in</strong>teriorità è la rettitud<strong>in</strong>e della coscienza,<br />

che è il gaudio spirituale [...] e da questa alcuni saranno<br />

gettati fuori» 55 .<br />

Quanto a Gesù: non getterà fuori nessuno di quelli<br />

che gli sono dati dall'eterna predest<strong>in</strong>azione del Padre,<br />

mentre «si escludono da se stessi» (ipsi se eiiciunt) quelli<br />

Omnia visibilia cum dicantur esse quaedam exteriora respectu spiritualìum, quanto<br />

aliquid est magis spirituale, tanto magis est <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>secum (n. 921).<br />

5 Unum {spirituale} est profundissimum, scilicet gaudium vitae aeternae, quod,<br />

secundum August<strong>in</strong>um {In lohann, eu. tract., 25, 14}, est magis penetrale et dulce secretum<br />

s<strong>in</strong>e taedio, s<strong>in</strong>e amaritud<strong>in</strong>e malarum cogitationum et dolorum; de quo dicitur Matth. XXV,<br />

21: Intra <strong>in</strong> gaudium Dom<strong>in</strong>i tuì, Ps. XXX, 21: Abscondes eos <strong>in</strong> abscondito faciei tuae, idest<br />

<strong>in</strong> piena visione tuae essentiae. Et ab hoc <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>seco nullus eiicietur (n. 921).<br />

Aliud <strong>in</strong>tr<strong>in</strong>secum est rectitudo conscientiae, quae est spirituale gaudium {...} etde isto<br />

aliqui eiiciuntur (n. 921).<br />

116


che «con l'<strong>in</strong>fedeltà e il peccato recedono dal segreto della<br />

retta coscienza» {ibid.) K .<br />

10. Preci<strong>san</strong>do ulteriormente: non sarà gettato fuori<br />

chi, dopo la superbia del peccato, ritorna a Dio venendo a<br />

Cristo attraverso l'imitazione della sua umiltà, manifestata<br />

nel compimento della volontà del Padre (n. 923) 57 .<br />

O anche: Cristo non rigetterà chi andrà a lui, ma porterà<br />

a compimento il disegno salvifico del Padre: «Sono<br />

venuto per compiere la volontà del Padre riguardante la<br />

salvezza degli uom<strong>in</strong>i» (ibid.).<br />

In particolare, è volontà del Padre «vivificare spiritualmente<br />

— ed eternamente — gli uom<strong>in</strong>i, essendo egli la<br />

fonte della vita» (n. 927)": la condizione è che «vedano»<br />

il Figlio, ossia riconoscano Gesù e qu<strong>in</strong>di vi aderiscano<br />

con la fede 60 e credano alla sua div<strong>in</strong>ità, come si crede alla<br />

div<strong>in</strong>ità del Padre: «la visione della quale, per essenza, è<br />

il nostro f<strong>in</strong>e ultimo e l'oggetto della fede» (ibid.f 1 .<br />

Gli stessi, sempre secondo la volontà del Padre,<br />

saranno risuscitati da Cristo, come lui è risuscitato.<br />

Per <strong>in</strong>fidelitatem et peccata a secreto rectae conscientiae recedunt (n. 921).<br />

Venìendo ad Christumper imitationem suae humilitatis, quae est <strong>in</strong> hoc quod nonfacit<br />

voluntatem suam solum, sed Dei Patris (ri. 923).<br />

58<br />

Ad hoc veni, ut impleam voluntatem Patris de salute hom<strong>in</strong>um (ri. 923).<br />

59<br />

Voluntas Patris est vivificare spiritualiter hom<strong>in</strong>es, quia ipse estfons vitae (ri. 927).<br />

[Visione corporali}, quae <strong>in</strong>ducit ad [idem (n. 927).<br />

61<br />

Cuius visioper essentiam est ultimus f<strong>in</strong>is noster et obiectum fidei (n. 927).<br />

117


Ili<br />

CONTRO LA MORMORAZIONE:<br />

L'ATTRAZIONE DEL PADRE A CRISTO<br />

1. A motivo della loro <strong>in</strong>credulità, i Giudei rigettano<br />

la manducazione del «cibo spirituale {cibus spiritualis)»<br />

(n. 892), ossia di Cristo quale «pane vivo disceso dal<br />

cielo». L'affermazione di Gesù, che così si def<strong>in</strong>iva, suscita<br />

<strong>in</strong> loro la mormorazione: essi — commenta <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong><br />

— «non comprendevano e non desideravano un tale pane.<br />

Mormoravano, qu<strong>in</strong>di, perché non avevano la mente fondata<br />

sulle realtà spirituali, com'era loro antica consuetud<strong>in</strong>e»<br />

(n. 930) 62 ; «Chi mormora mostra che la sua mente<br />

non è stabilita su Dio»; «La causa della loro mormorazione<br />

è la loro <strong>in</strong>fedeltà»; «Carnali com'erano, limitavano<br />

la valutazione alla generazione carnale di Cristo, la quale<br />

impediva loro di conoscere quella spirituale ed eterna»<br />

(nn. 931, 933-934)".<br />

2. D'altra parte, per accedere a Cristo e credere <strong>in</strong> lui<br />

occorre l'attrazione del Padre: «Per avere la fede ci è<br />

necessaria l'attrazione del Padre» (n. 940) 64 .<br />

<strong>Tommaso</strong> affida a queste pag<strong>in</strong>e alcuni fondamentali<br />

aspetti della sua lucida dottr<strong>in</strong>a della grazia, della sua<br />

" Quem quidem spiritualem panem non capiebant nec desiderabant. Et ideo<br />

murmurabant, quia <strong>in</strong> spiritualibm mentem fundatam non habebant, et huius rei antiquam<br />

consuetud<strong>in</strong>em habebant (n. 930).<br />

3 Qui {...} murmurat, ostendit mentem suam <strong>in</strong> Dea non essefirmatam (n. 933); causa<br />

{...} murmuris est <strong>in</strong>fìdelitas eorum (n. 934); carnalem Christi generationem solam<br />

considerabant, ex qua impediebantur ne cognoscerent spiritualem et aeternam (n. 931).<br />

Adfidem necessaria est nobis attractio Patris (n. 940).<br />

118


psicologia della fede quale it<strong>in</strong>erario <strong>in</strong>teriore a Cristo e<br />

anche della sua teologia della <strong>mistica</strong>, dove, tra riga e<br />

riga, parrebbe di avvertire, <strong>in</strong> una specie di l<strong>in</strong>guaggio<br />

emotivo, pur tanto dipendente da quello agost<strong>in</strong>iano,<br />

quasi l'esperienza stessa di <strong>Tommaso</strong>.<br />

Egli scrive: «L'uomo da sé non ha la possibilità di<br />

accedere a Cristo tramite la fede» 65 , per questo Cristo<br />

afferma: «Nessuno può venire a me». «Occorre per questo<br />

il sostegno efficace dell'aiuto div<strong>in</strong>o» 66 e, <strong>in</strong>fatti, soggiunge:<br />

«Se non lo avrà attirato il Padre che mi ha mandato».<br />

«Quanto al f<strong>in</strong>e o frutto [di questa attrazione} è<br />

ottimo» 67 : è la risurrezione: «E io lo risusciterò nell'ultimo<br />

giorno» (n. 934).<br />

In questo contesto l'Angelico è <strong>in</strong>dotto a trattare<br />

anzitutto del modo con cui il Padre attrae alla fede <strong>in</strong><br />

Cristo.<br />

3. La «trazione del Padre (tractio Patris)» — egli precisa<br />

— non ha nulla di violento. Come l'uomo attrae persuadendo<br />

la ragione o allettando, così fa il Padre. Questi<br />

«attira gli uom<strong>in</strong>i al Figlio, dimostrando che è il proprio<br />

Figlio» 68 o «mediante una <strong>in</strong>terna rivelazione (per <strong>in</strong>ternarti<br />

revelationem)» — come nel caso di Pietro a cui il Padre ha<br />

rivelato la figliolanza div<strong>in</strong>a di Gesù —, o «attraverso il<br />

potere di compiere i miracoli, che riceve dal Padre (per<br />

miraculorum operationem, quam babet a Patre)» (n. 935).<br />

Est ergo humana facultas deficiens ad veniendum ad Chrhtum per [idem (n. 934).<br />

1<br />

Divìnum auxilium est efficax ad subveniendum (ri. 934).<br />

1<br />

F<strong>in</strong>is seu fructus est optimus (n. 934).<br />

Trahit hom<strong>in</strong>es ad Filium demonstrando eum essefilium suum (ri. 935).<br />

119


Ma la trazione a Cristo quale Figlio di Dio da parte<br />

del Padre avviene anche attraverso l'allettamento: come<br />

quando ad attirare e ad allettare sia la stessa «maestà del<br />

Padre (paterna maiestas)». Ma, ad attrarre a sé, è anche il<br />

Figlio, che è la verità e che per la verità suscita amore e<br />

compiacenza.<br />

Scrive <strong>Tommaso</strong>, una volta ancora alla scuola di Agost<strong>in</strong>o:<br />

«Ma sono attratti anche dal Figlio, a motivo dello<br />

stupendo diletto e amore della verità, che è lo stesso<br />

Figlio di Dio. Se, <strong>in</strong>fatti, come dice Agost<strong>in</strong>o, ognuno è<br />

tratto dal proprio desiderio, quanto più fortemente<br />

l'uomo dovrà essere attratto a Cristo, se si compiace della<br />

verità, della beatitud<strong>in</strong>e, della giustizia, della vita eterna,<br />

cose tutte che co<strong>in</strong>cidono con Cristo? Se dunque dobbiamo<br />

essere attirati da Cristo, lasciamoci attirare dall'amore<br />

per la verità, secondo quanto è scritto nel Salmo<br />

XXXIV, 4: "Trova nel Signore le tue delizie ed egli soddisferà<br />

i desideri del tuo cuore". Al riguardo la Sposa<br />

diceva, Cant I, 3: "Attirami dietro di te: correremo al<br />

profumo dei tuoi unguenti"» (n. 935) 69 .<br />

4. Un'attrattiva — aggiunge <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> —, oltre<br />

che da un oggetto esteriore, può provenire da un «ist<strong>in</strong>to<br />

<strong>in</strong>teriore (<strong>in</strong>terior <strong>in</strong>st<strong>in</strong>ctus)»: e, <strong>in</strong>fatti, molti sono attratti<br />

dal Padre a Cristo «sotto l'ist<strong>in</strong>to dell'azione div<strong>in</strong>a che<br />

Sed trahuntur etiam a Fi/io, admirabili delectatione et amore veritatis, quae est ipse<br />

Filius Dei. Si enim, ut dicit August<strong>in</strong>us, trahit sua quemque voluptas, quanto fortius debet<br />

homo trahi ad Christum, si delectatur peritate, beatitud<strong>in</strong>e, iustitia, sempiterna vita, quod<br />

totum est Christus? Ab isto ergo si trahendi sumus, trahamur per dilectìonem veritatis,<br />

secundum illudPs. XXXVI, 4- "Delectare <strong>in</strong> Dom<strong>in</strong>o, etdabit tibìpetitiones cordis tui". H<strong>in</strong>c<br />

sponsa dicebat, Cant. I, 3: Trahe me post te; curremus <strong>in</strong> odorem unguentorum tuorum<br />

(n. 935).<br />

120


muove <strong>in</strong>teriormente il cuore dell'uomo a credere» 70 , e la<br />

Scrittura lo conferma largamente, dov'è, tra l'altro, affermato<br />

che è opera di Dio sia il volere sia il fare (FU 2, 3), e<br />

che Dio lega a sé con i v<strong>in</strong>coli dell'amore (Os 2, 4).<br />

5. Se il Padre attrae al Figlio, è vero anche — nota<br />

l'Angelico - che il Figlio attrae al Padre, <strong>in</strong> quanto uomo<br />

e <strong>in</strong> quanto Dio. In quanto uomo, lo fa come «via»:<br />

«[Cristo] conduce al Padre come la via porta al term<strong>in</strong>e o<br />

al f<strong>in</strong>e, mentre il Padre fa volgere a Cristo uomo dandoci<br />

il suo vigore, così che possiamo credere <strong>in</strong> Cristo (<strong>in</strong> quantum<br />

dat nobis suam virtutem, ut credamus <strong>in</strong> Christum)» 71 . E<br />

sempre Cristo conduce al Padre, <strong>in</strong> quanto Dio: ossia<br />

quale «Verbo di Dio, e manifestativo del Padre», mentre<br />

«Il Padre <strong>in</strong>cl<strong>in</strong>a al Figlio, manifestando il Figlio»<br />

(n. 936) 72 .<br />

6. Tutta questa azione attraente del Padre e del<br />

Figlio, <strong>in</strong>tesa a generare la fede, non pregiudica - si premura<br />

di precisare <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> — la responsabilità dell'uomo<br />

nel caso dell'<strong>in</strong>credulità. In sé, il «cuore dell'uomo<br />

(cor bumanum)», particolarmente nello stato della natura<br />

corrotta dalla colpa orig<strong>in</strong>ale, non ha la forza di elevarsi<br />

e, qu<strong>in</strong>di, «tutti hanno bisogno di essere attirati (omnes<br />

<strong>in</strong>digent trahi)»; e, di fatto, «Dio, per quel che dipende da<br />

lui, al f<strong>in</strong>e di attrarli porge a tutti la sua mano; anzi, non<br />

Trahit multos Pater ad Filium per <strong>in</strong>st<strong>in</strong>ctum div<strong>in</strong>ae operationis moventis <strong>in</strong>terim cor<br />

hom<strong>in</strong>is ad credendum (n. 935).<br />

Christus {...} ducit ad Patrem sicut via adterm<strong>in</strong>um seu f<strong>in</strong>em. Pater vero trahit ad<br />

Christum hom<strong>in</strong>em <strong>in</strong>quantum dat nobis suam virtutem, ut credamus <strong>in</strong> Christum (n. 936).<br />

72 Christus est Verbum Dei et manifestativum Patris. Sic Christus trahit ad Patrem.<br />

Pater autem trahit ad Filium <strong>in</strong>quantum manifestai ìpsum (n. 936).<br />

121


solo attira la mano di chi la riceve, ma converte a sé<br />

quelli che se ne sono allontanati {...]. Dio è disposto a<br />

dare la grazia a tutti e ad attirare tutti» (n. 937) 73 .<br />

Di conseguenza, «se qualcuno non riceve la grazia, la<br />

colpa non va imputata a Dio, ma a chi non la accoglie»<br />

(ibzd.) 74 . Certo rimane la questione della div<strong>in</strong>a predest<strong>in</strong>azione,<br />

che <strong>Tommaso</strong> risolve, non ci sembra soddisfacentemente,<br />

nei term<strong>in</strong>i di Agost<strong>in</strong>o (n. 938).<br />

Quanto al f<strong>in</strong>e e al frutto dell'azione div<strong>in</strong>a e qu<strong>in</strong>di<br />

della fede: essi consistono nella risurrezione «non solo alla<br />

vita della natura, ma anche alla vita della gloria» 75 , da<br />

Cristo meritata «attraverso tutto quello che egli ha compiuto<br />

nella sua carne» (n. 939) 76 .<br />

7. A commento delle parole di Gesù: «Sta scritto nei<br />

profeti: "E tutti saranno istruiti da Dio. Chiunque ha<br />

imparato dal Padre viene a me"» (Gv 6, 45), <strong>Tommaso</strong><br />

riprende il tema dell'attrazione div<strong>in</strong>a. Il Padre - egli<br />

scrive — attrae «rivelando e <strong>in</strong>segnando {revelando et<br />

docendo)» (n. 942), rilevando, tra l'altro, che «tutti quanti<br />

sono nella Chiesa, non sono istruiti dagli apostoli, né dai<br />

profeti, ma da Dio stesso. E, secondo Agost<strong>in</strong>o, il fatto<br />

stesso di essere istruiti da un uomo deriva da Dio, che<br />

<strong>in</strong>segna <strong>in</strong>teriormente {...]. L'<strong>in</strong>telligenza, che occorre <strong>in</strong><br />

modo particolare per imparare, ci viene da Dio»<br />

7 Deus autem omnibus ad trahendum manum porrigit quantum <strong>in</strong> se est, et, quodplus<br />

est, non solum attrahit manum recipientis, sedetiam aversos a se convertìt {...}. Deusparatus<br />

est dare omnibus gratìam, et ad se trahere (n. 937).<br />

7 Non imputatur ei, si aliquis non acdpiat, sedei qui non accipit (n. 937).<br />

75 Non solum ad vitam naturae, sed etiam ad vitam gloriae (n. 939).<br />

122<br />

7 Per ea quae Christus <strong>in</strong> carne sua gessit (n. 939).


(n. 944) 77 . Il Padre, <strong>in</strong>oltre, attrae con la massima efficacia<br />

78 , lasciando, d'altronde, al libero arbitrio dell'uomo di<br />

assentire: «il dono di Dio» e l'assenso libero «sono necessari<br />

<strong>in</strong> ogni dottr<strong>in</strong>a della fede» (n. 946) 79 . Chi, dunque,<br />

ascolta il Padre, che <strong>in</strong>segna e manifesta, e da lui impara,<br />

offrendo il proprio assenso, accede a Cristo, rispettivamente<br />

<strong>in</strong> tre modi, «con la conoscenza della verità, l'affetto<br />

dell'amore e l'imitazione delle opere. E <strong>in</strong> ognuno di<br />

questi modi ponendosi <strong>in</strong> ascolto e imparando» (ibid.f:<br />

con un apprendimento che comporti un'adesione "affettiva".<br />

8. Così, «chi viene a Cristo con la conoscenza della<br />

verità — scrive <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> — deve ascoltare l'ispirazione<br />

di Dio e aderirvi con l'affetto» (n. 946) 81 .<br />

Lo stesso vale per «chi viene a lui con l'amore e il<br />

desiderio (per amorem et desiderium)» (ibid.): «Bisogna<br />

che ascolti la parola del Padre e la accolga, perché ne<br />

possa cogliere il senso ed esserne penetrato. Infatti,<br />

impara una parola chi la apprende secondo il significato<br />

che ha per colui che la pronunzia. Ora, il Verbo<br />

di Dio Padre spira amore; ne consegue che veramente<br />

' 7 Omnes qui sunt <strong>in</strong> Ecclesia, sunt docti non ab Apostolis, non a Prophetis, sed ab ipso<br />

Deo. Et, secundum August<strong>in</strong>um, hoc ipsum quod ab hom<strong>in</strong>e docetur, est ex Deo, qui docet<br />

<strong>in</strong>terius {•••}. Nam <strong>in</strong>telligentia, quae necessaria est praecipue ad doctr<strong>in</strong>am, est nobis a Deo<br />

(n. 944).<br />

78<br />

Attractio autem Patris efficacissima est (n. 946).<br />

Ista duo necessaria sunt <strong>in</strong> omni doctr<strong>in</strong>a fidei (n. 946).<br />

Per cognitionem veritatis, per amoris affectum et per operis imitationem (n. 946).<br />

81<br />

Qui venit per cognitionem veritatis, oportet eum audire, Deo <strong>in</strong>spirante {...} et<br />

addiscere per affectum (n. 946).<br />

123


la impara colui che la accoglie col fervore dell'amore»<br />

(ibid.T.<br />

Inf<strong>in</strong>e, «si va a Cristo attraverso l'imitazione della sua<br />

prassi» 83 : imitazione quale <strong>in</strong>dice della comprensione 84 .<br />

Anche <strong>in</strong> tal caso, si avvera l'unione tra l'ascoltare<br />

(audire) e il "com-prendere" (capere), o tra l'imparare<br />

(addiscere) e l'essere operativamente "presi" (affici).<br />

In generale, <strong>in</strong>fatti, — ricorda <strong>Tommaso</strong> — «imparare<br />

<strong>in</strong> modo perfetto nelle scienze significa giungere alla conclusione»<br />

85 , sia essa di carattere speculativo od operativo.<br />

Ora, l'imitazione è esattamente paragonabile alla conclusione<br />

nelle scienze operative: «Apprendere perfettamente<br />

le parole nelle scienze operative significa arrivare alla conclusione<br />

dell'azione ad esse coerente» (ibid.f 6 .<br />

9. D'altra parte, l'ascolto del Padre che porta a Cristo<br />

non avviene attraverso una sua visione immediata: solo il<br />

Figlio, che è dal Padre, lo ha veduto. «La visione o la<br />

conoscenza», <strong>in</strong>fatti, osserva <strong>Tommaso</strong>, «si fonda sulla<br />

similitud<strong>in</strong>e» (n. 947) 87 ; questo vale anche per la conoscenza<br />

di Dio da parte delle creature: queste hanno una<br />

Hunc oportet audire verbum Patris, et capere illud, ad hoc, ut addiscat, et affìciatur.<br />

llle enim discit verbum qui capit ìllud secundum rationem dicentis. Verbum autem Dei Patris<br />

est spirans amorem; qui ergo capit illud curri fervore amoris, discit (n. 946).<br />

Per operum imitationem itur ad Christum (n. 946).<br />

8<br />

Quicumque discit, venit ad Christum (n. 946).<br />

85<br />

In scientiis {,..} quicumqueperfecte discit, venit ad conclusionem (n. 946).<br />

In operabilibus, qui perfecte verba discit, venit ad rectam operationem (n. 946).<br />

87<br />

Omnis visto sive cognitio {.. .fit} per aliquam similitud<strong>in</strong>em, secundum modum<br />

similitud<strong>in</strong>is (n. 947).<br />

124


somiglianza limitata con lui, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itamente distante<br />

rispetto alla sua natura 88 .<br />

Ne consegue che «nessuna creatura lo può conoscere<br />

perfettamente e totalmente, qual è nella sua natura» 89 . A<br />

eccezione del Figlio, che «lo vede e lo comprende totalmente»<br />

90 , dal momento che «per eterna generazione ha<br />

ricevuto perfettamente la natura del Padre» (n. 947) 91 .<br />

La genesi della conoscenza che Gesù ha del Padre non<br />

è l'ascolto, ma la visione, per cui essa è «immediata e<br />

aperta (immediata et aperta)»; la nostra, <strong>in</strong>vece, proviene<br />

dall'ascolto del Figlio, il quale ha veduto il Padre 92 , così<br />

che «nessuno conosce il Padre, se non per mezzo di Cristo,<br />

che lo rivela, e nessuno viene al Figlio, se non con l'ascolto<br />

del Padre che lo manifesta (n. 948) 93 .<br />

10. Da queste pag<strong>in</strong>e di <strong>Tommaso</strong>, ancora una volta,<br />

appaiono la superficialità e l'improntitud<strong>in</strong>e di quanti,<br />

ignorandole, hanno l'abitud<strong>in</strong>e di rimproverare a <strong>Tommaso</strong><br />

un arido <strong>in</strong>tellettualismo disattento alla conoscenza<br />

che avviene nella forma del desiderio, dell'affetto e dell'esperienza:<br />

egli ritiene necessari, almeno nel caso della<br />

conoscenza di fede, sia l'«addiscere» sia l'«affici»: la comprensione<br />

che matura nell'azione.<br />

Omnis autem creatura participat quidem aliquam similitud<strong>in</strong>em Dei, sed<strong>in</strong> <strong>in</strong>f<strong>in</strong>itum<br />

dìstantem a similitud<strong>in</strong>e suae naturae (n. 947).<br />

Nulla creatura potest ipsum cognoscere perfecte et totaliter, prout est <strong>in</strong> sua natura<br />

(n. 947).<br />

90 Totaliter videt et comprebendit (n. 947).<br />

91 Perfecte totani naturam Patris accepit per aeternam generationem (n. 947).<br />

} Nos cognitionem quam habemus de Patre, accepimus a Filio, qui vidit (n. 947).<br />

Ut sic nullus Patrem cognoscat nisi per Christum, qui eum manifestai, et nullus ad<br />

Filium veniat, nisi a Patre manifestante audierit (n. 948).<br />

125


E f<strong>in</strong> qui l'Angelico ha illustrato l'adesione e la comunione<br />

con Cristo, quasi una sua prima manducazione,<br />

attraverso la fede, così fortemente e realisticamente rilevata.<br />

Ma, seguendo il filo del testo di Giovanni, il suo<br />

discorso diviene più esplicitamente eucaristico.<br />

IV<br />

LA CARNE DI CRISTO: PANE VIVO CHE VIENE DAL CIELO<br />

1. L'affermazione di Gesù: «Io sono il pane vivo<br />

disceso dal cielo» ha provocato la mormorazione dei Giudei,<br />

che è la tipica reazione dell'<strong>in</strong>fedeltà e dell'<strong>in</strong>credulità.<br />

San <strong>Tommaso</strong> l'ha esam<strong>in</strong>ata a lungo, mettendo <strong>in</strong><br />

luce con f<strong>in</strong>ezza teologica e passione spirituale la necessità<br />

dell'attrazione del Padre per accedere a Cristo e riconoscerlo<br />

come un simile Pane.<br />

Ora prosegue il suo commento rilevando l'<strong>in</strong>tima<br />

logica che attraversa il discorso di Cristo, che si dichiara<br />

come «il pane della vita» e, qu<strong>in</strong>di, come il Pane di provenienza<br />

celeste.<br />

2. «Chi crede <strong>in</strong> me, afferma Gesù, ha la vita eterna».<br />

Già la fede - osserva l'Angelico al seguito di Efes<strong>in</strong>i 3, 17<br />

(«Cristo abiti per mezzo della fede nei vostri cuori») —<br />

equivale a una <strong>in</strong>abitazione e assunzione vivificanti di<br />

Cristo: «Chi crede <strong>in</strong> Cristo lo assume dentro di sé. Se,<br />

dunque, chi crede <strong>in</strong> Cristo ha la vita, vuol dire che mangiando<br />

di questo pane viene vivificato, e dunque che que-<br />

126


sto pane è pane di vita» (n. 950) M . Certo, deve trattarsi di<br />

una fede che «perfeziona non soltanto l'<strong>in</strong>telletto, ma<br />

anche l'affetto; non si tende, <strong>in</strong>fatti, a una cosa creduta,<br />

se non la si ama» {ibid.)^.<br />

In altre parole: «Cristo abita <strong>in</strong> noi <strong>in</strong> due modi, cioè:<br />

nell'<strong>in</strong>telletto attraverso la fede, <strong>in</strong> quanto è fede; e nell'affetto<br />

attraverso la carità, che anima e perfeziona la<br />

fede [...]. Chi dunque crede <strong>in</strong> Cristo cosi da tendere a<br />

lui, lo possiede nell'affetto e nell'<strong>in</strong>telletto, e se aggiungiamo<br />

che Cristo è vita eterna [...} possiamo <strong>in</strong>durre che<br />

chiunque crede <strong>in</strong> Cristo ha la vita eterna: nella causa e<br />

nella speranza, per averla un giorno pienamente nella<br />

realtà» (ibid.) 96 .<br />

3. Cristo è dunque il Pane di vita, assunto già<br />

mediante la fede, e lo è perché disceso dal cielo: «Ogni<br />

pane che non venga dal vero cielo non è <strong>in</strong> grado di elargire<br />

una vita adeguata; dare la vita è di pert<strong>in</strong>enza del<br />

pane celeste» (n. 95 3) 97 .<br />

San <strong>Tommaso</strong> <strong>in</strong>dividua nelle parole di Cristo una<br />

specie di sillogismo.<br />

Qui credit <strong>in</strong> Christum, sumit eum <strong>in</strong>tra seipsum {...}. Si ergo Me qui credit <strong>in</strong><br />

Christum habet vitam, manifestum est quod manducando hunc panem vivificatur; ergo iste<br />

panis est panis vitae (n. 950).<br />

95<br />

Non solum perficit <strong>in</strong>tellectum, sed etiam affectum; non enim tenditur <strong>in</strong> rem creditam<br />

nisi ametur (n. 950).<br />

9<br />

Christus autem est <strong>in</strong> nobis dupliciter: scilicet <strong>in</strong> <strong>in</strong>tellectu per fidem, <strong>in</strong>quantum fides<br />

est; et <strong>in</strong> affectu per caritatem, quae <strong>in</strong>format fidem {...}. Qui ergo credit sic <strong>in</strong> Christum ut <strong>in</strong><br />

eum tendat, habet ipsum <strong>in</strong> affectu et <strong>in</strong> <strong>in</strong>tellectu; et si addamus quod Christus est vita aeterna<br />

{...} possumus <strong>in</strong>ferre quod quicumque credit <strong>in</strong> Christum habet vitam aeternam {...}, <strong>in</strong><br />

causa et <strong>in</strong> spe, quandoque habìturus <strong>in</strong> re (n. 950).<br />

Omnis autem panis qui non est de vero cacio, non potest vitam sufftcientem dare; ergo<br />

hoc est proprium panis caelestis quod det vitam (n. 953).<br />

127


Discende dal cielo il pane che ha <strong>in</strong> sé la proprietà di<br />

dare la vita. Ora Cristo è <strong>in</strong> grado di dare la vita. Egli è<br />

qu<strong>in</strong>di pane proveniente dal cielo, un pane di natura<br />

<strong>in</strong>corruttibile, pr<strong>in</strong>cipio <strong>in</strong>esausto di vita — <strong>in</strong>fatti, «le<br />

realtà celesti sono <strong>in</strong>corruttibili» 98 —, a similitud<strong>in</strong>e dell'albero<br />

della vita del Paradiso: «Questo pane è stato raffigurato<br />

nell'albero della vita posto nel mezzo del paradiso,<br />

dest<strong>in</strong>ato a essere <strong>in</strong> qualche modo fonte di vita perpetua»<br />

(n. 955)".<br />

All'opposto della manna mangiata dai padri, <strong>in</strong>idonea<br />

a dare una vita <strong>in</strong>corruttibile. Essa li ha nutriti sì, ma<br />

«solo nel deserto {tantum <strong>in</strong> deserto)», per «breve spazio di<br />

tempo {breve temporis spatium)», e senza riuscire a sostentare<br />

per sempre (n. 953) 100 , a differenza, appunto, del<br />

Pane che è Cristo, dotato della prerogativa di «sostenere<br />

e di ristorare perennemente» (n. 953) 10 '. I padri, <strong>in</strong>fatti,<br />

sono morti.<br />

Certo, annota <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong>, se ci si riferisce alla<br />

morte corporale, anche i cristiani, che mangiano «il<br />

nostro pane disceso dal cielo [...] muoiono corporalmente».<br />

Se <strong>in</strong>vece si considera la «morte spirituale», si<br />

deve dire, da un lato, che «Mosè, e molti altri che piacquero<br />

a Dio, non sono morti», e, dall'altro, che «spiritualmente<br />

muoiono quelli che assumono <strong>in</strong>degnamente<br />

questo pane» (n. 954) 102 .<br />

98<br />

Caelestia autem <strong>in</strong>corruptibìlia sunt (n. 955).<br />

Et ideo panis iste significata est per lìgnum vìtae quod erat <strong>in</strong> medio paradisi,<br />

quomodo dans vitam <strong>in</strong> perpetuata (n. 955).<br />

100<br />

Non conservabat vitam <strong>in</strong>deficientem (n. 953).<br />

Iste autem panis <strong>in</strong> perpetuum conservat et reficit (n. 953).<br />

102<br />

Qui istumpanem ìndigne sumunt moriuntur spiritualiter (n. 954).<br />

128


4. L'antico cibo «presenta delle convergenze con il<br />

nostro cibo spirituale» (n. 954) 10} : l'uno e l'altro «sono<br />

segno di Cristo» e «figura del cibo spirituale» (jbid) m .<br />

I due alimenti — la manna e l'<strong>Eucaristia</strong> —, se valutati<br />

solo dal profilo esteriore del segno e assunti unicamente<br />

come cibi materiali a presc<strong>in</strong>dere dal loro significato spirituale<br />

105 , non <strong>san</strong>no elim<strong>in</strong>are né la morte spirituale né<br />

quella materiale (ibid.) 106 .<br />

Quando, <strong>in</strong>vece, i due alimenti sono ricevuti sia nel<br />

segno esteriore sia nel significato spirituale; quando, cioè,<br />

«il cibo visibile viene assunto mirando alla sua dimensione<br />

spirituale, e lo si gusti spiritualmente al f<strong>in</strong>e di<br />

esserne saziati spiritualmente» 107 , si ha questo risultato:<br />

che «quanti hanno mangiato spiritualmente la manna,<br />

spiritualmente non sono morti» 108 , mentre «quelli che<br />

mangiano spiritualmente l'<strong>Eucaristia</strong> <strong>in</strong> modo degno già<br />

da adesso vivono spiritualmente, per poi vivere corporalmente<br />

<strong>in</strong> eterno» (ibid.) 9 .<br />

Con questa discordanza rispetto al cibo dei padri: che<br />

«il nostro contiene <strong>in</strong> se stesso ciò che raffigura» {ibid.) n °,<br />

cioè Cristo.<br />

Cibus ille cum cibo nostro spirituali convenit (n. 954).<br />

Ille et iste Christum signat. {...} Vtraque est figura spiritualis escae (n. 954).<br />

Quantum ad signum tantum {...} ut cibus tantum, non <strong>in</strong>tellecto significato<br />

(n. 954).<br />

10<br />

Non tollitur mors spiritualis, seu corporalis.<br />

107<br />

Ita sumitur cibus visibilis, ut <strong>in</strong>telligatur cibus spiritualis, et spirituali ter gustetur, ut<br />

spiritualitersatiet (n. 954).<br />

1<br />

////' qui spiritualiter manducaverunt manna, mortui non sunt spiritualiter (n. 954).<br />

Qui Eucharistiam spiritualiter manducant et absque peccato spiritualiter vivunt<br />

nunc, et corporaliter vivent <strong>in</strong> aeternum (n. 954).<br />

Habet ergo plus cibus noster cibo illorum, quia <strong>in</strong> se cont<strong>in</strong>et quod figurai (n. 954).<br />

129


Questi, — diversamente dal cibo corporale, privo <strong>in</strong> se<br />

stesso di vita e solo vivificante se alterato e trasformato <strong>in</strong><br />

nutrimento per la forza dell'essere vivente (n. 957) 111 —<br />

«ha come prerogativa propria quella di dare la vita<br />

eterna» (n. 958) m .<br />

5. Ora Gesù procede, specificando che il Pane, che<br />

egli offrirà, è la sua carne, ossia se stesso non soltanto <strong>in</strong><br />

quanto Verbo e <strong>in</strong> quanto anima, ma anche come «carne<br />

vivificante» nella comunione eucaristica {caro vivificativa),<br />

che trova nel Verbo - di cui è "strumento congiunto"<br />

(organum div<strong>in</strong>itatis) — la sua efficacia vitale (n. 959) 113 .<br />

<strong>Tommaso</strong> dedica, a questo punto, un'ampia e nitida<br />

considerazione teologica alle specie dell'<strong>Eucaristia</strong>, all'autorità<br />

di chi l'ha istituita, alla verità del sacramento e alla<br />

sua utilità.<br />

6. La specie di questo sacramento — ossia il pane frutto di<br />

molti grani (panis ex diversisgranis) - conviene al contenuto<br />

dell'<strong>Eucaristia</strong>; essa, <strong>in</strong>fatti, è «il sacramento del corpo di<br />

Cristo»; ma «il corpo di Cristo è la Chiesa, che costituisce un<br />

unico corpo risultante da una moltitud<strong>in</strong>e di fedeli; ecco<br />

perché l'<strong>Eucaristia</strong> è il sacramento dell'unità della Chiesa,<br />

secondo quanto è detto <strong>in</strong> Rm XII, 5: "Tutti <strong>in</strong>sieme formiamo<br />

un solo corpo"» (n. 960) 1M .<br />

111<br />

Vìvificat alteratiti et conversus <strong>in</strong> nutrimentum virtute viventis (n. 957).<br />

112<br />

Virtus autem eius est dare vitam aetemam (n. 958).<br />

113<br />

Caro virtute Verbi adiuncti vivificai (n. 959).<br />

Hoc est sacramentum corporis Christi; corpus autem Christi est Ecclesia, quae consurgit<br />

<strong>in</strong> unitatem corporis ex multisfidelibus, unde est sacramentum unitatis Ecclesiae Rom. XII, 5:<br />

"Omnes unum corpus sumus" (n. 960).<br />

130


7. Quanto all'autore, o "artefice", di questo sacramento<br />

(auctor huius sacramenti), cioè a colui che sempre<br />

deliberatamente lo accredita e lo avvalora; anzi, <strong>in</strong> certo<br />

senso, lo "genera": è Cristo. «Pur essendo il sacerdote a<br />

consacrare, è tuttavia Cristo <strong>in</strong> persona che conferisce<br />

vigore al sacramento, dal momento che anche il sacerdote<br />

consacra a nome e <strong>in</strong> rappresentanza di Cristo. Ecco perché,<br />

mentre negli altri sacramenti il sacerdote usa espressioni<br />

sue o della Chiesa, <strong>in</strong> questo sacramento usa le<br />

parole di Cristo: come Cristo ha offerto, di sua volontà, il<br />

proprio corpo alla morte, così, con la sua potenza, dona<br />

se stesso <strong>in</strong> cibo» (n. 96l)"\<br />

In ogni celebrazione eucaristica è "<strong>in</strong> atto" l'autodonazione<br />

di Cristo, la sua volontà o la sua virtus — term<strong>in</strong>e<br />

lat<strong>in</strong>o di non facile versione —, che opera tramite il m<strong>in</strong>istro,<br />

il quale proferisce "sacramentalmente" — appunto <strong>in</strong><br />

persona Christi — le parole della consacrazione.<br />

Come già abbiamo rilevato <strong>in</strong> precedenza, siamo tutt'altro<br />

che di fronte a una formula che valga <strong>in</strong> se stessa,<br />

magicamente, ogni volta che sia ripetuta: radicalmente, a<br />

pronunziare tali parole e ad attribuire ad esse <strong>in</strong>fallibile<br />

efficacia, è sempre Cristo, presente <strong>in</strong> forma sacramentale<br />

nella voce del "m<strong>in</strong>istero" sacerdotale.<br />

Potremmo, anzi, meglio dire che a valere, nella loro<br />

unicità e irrepetibilità, sono sempre e solo le parole dell'Ultima<br />

Cena, con la loro <strong>in</strong>tenzione e determ<strong>in</strong>azione,<br />

Licei sacerdos consecret, tamen ipse Christus dat virtutem sacramento, quia etiam ipse<br />

sacerdos consecrat <strong>in</strong> persona Christi. Inde <strong>in</strong> aliis sacramentis utitur sacerdos verbis suis seu<br />

Ecclesiae, sed <strong>in</strong> isto utitur verbis Christi, quia, sicut Christus corpus suum propria voluntate<br />

dedit <strong>in</strong> mortem, ita sua virtute dat se <strong>in</strong> cibum (n. 961).<br />

131


alle quali le ricorrenti celebrazioni sacramentali assegnano<br />

come uno spazio e un tempo nuovi.<br />

8. Per quanto concerne la verità del sacramento,<br />

<strong>Tommaso</strong> la trova affermata nella dichiarazione di Gesù:<br />

«È la mia carne». «Cristo non ha detto: "significa la mia<br />

carne", ma è la mia carne, poiché quello che veramente si<br />

riceve è il vero corpo di Cristo» (n. 962) 116 ; d'altra parte, è<br />

il corpo di Cristo immediatamente <strong>in</strong> «virtù della conversione»,<br />

e <strong>in</strong>tegralmente Cristo <strong>in</strong> forza della "concomitanza":<br />

«In quel mistico sacramento Cristo è veramente<br />

contenuto nella sua <strong>in</strong>tegrità, ma il corpo vi è presente <strong>in</strong><br />

virtù della conversione, e <strong>in</strong>vece la div<strong>in</strong>ità e l'anima grazie<br />

alla naturale concomitanza» (ibid.) ul : è la dottr<strong>in</strong>a di<br />

<strong>Tommaso</strong> che può essere riveduta, osservando che il<br />

senso biblico di "corpo" <strong>in</strong>dica, propriamente, la totalità<br />

della persona di Cristo nella sua corporeità.<br />

9. L'ultimo aspetto preso <strong>in</strong> esame è l'utilità dell'<strong>Eucaristia</strong>:<br />

una utilità grande e universale.<br />

Un'utilità grande, dal momento che essa «produce <strong>in</strong><br />

noi adesso la vita spirituale e, alla f<strong>in</strong>e, la vita eterna»" 8<br />

(n. 963). Importa particolarmente, al riguardo, rilevare<br />

che, secondo <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong>, questo avviene perché l'<strong>Eucaristia</strong><br />

è «sacramento della passione del Signore e qu<strong>in</strong>di<br />

contiene Cristo nello stato della passione, per cui l'effica-<br />

11 {Christus} non dicit {...}: "Carnem meam significat", sed "Caro mea est", quia<br />

secundum rei veritatem hoc quod sumitur vere est corpus Còristi (n. 962).<br />

1 ' 7 In ilio mystico sacramento totus Christus cont<strong>in</strong>etur secundum veritatem, sed corpus est<br />

ibi ex vi conversionis, div<strong>in</strong>itas vero et anima per naturalem concomitantiam (n. 962).<br />

Magna quidem quia efficit <strong>in</strong> nobis nunc vitam spiritualem, tandem, aeternam<br />

(n. 963).<br />

132


eia della passione del Signore equivale perfettamente<br />

all'efficacia di questo sacramento» (ibid.) n9 . E, <strong>in</strong>fatti —<br />

prosegue l'Angelico — «Questo sacramento non fa altro<br />

che metterci a contatto con la passione del Signore»<br />

iibid.T.<br />

Occorre sottol<strong>in</strong>eare il significato preciso del term<strong>in</strong>e<br />

lat<strong>in</strong>o applicare. Più che non il nostro "applicare", esso<br />

dice: «portare a contatto», «accostare», «attaccare». Nell'<strong>Eucaristia</strong>,<br />

proprio perché applicatio della passione, è<br />

v<strong>in</strong>to ogni condizionamento che derivi dalla distanza cronologica<br />

e spaziale. Ecco perché questo sacramento attua<br />

«la distruzione della morte, operata da Cristo nella sua<br />

morte, e la restaurazione della vita, compiuta con la sua<br />

risurrezione» (ibid.) n \<br />

<strong>Tommaso</strong> dist<strong>in</strong>gue tra «un esserci sempre di Cristo<br />

<strong>in</strong> mezzo a noi secondo la sua presenza immediata» e un<br />

suo esserci «attraverso la supplenza del sacramento»<br />

{ibid.) 122 . Non è il suo stare con noi che viene alterato o<br />

ridotto, ma la sua modalità, divenuta sacramentale.<br />

10. Oltre che grande, l'utilità di questo sacramento -<br />

a differenza degli altri sacramenti — è anche universale:<br />

«La vita che conferisce non è unicamente la vita di un<br />

solo uomo, ma — per quanto da esso dipende — la vita di<br />

tutto il mondo, esaurientemente ottenuta dalla morte di<br />

19<br />

Cum hoc sacramentum sìt dom<strong>in</strong>kae passioni!, cont<strong>in</strong>et <strong>in</strong> se Christum passum, unde<br />

quidquid est effectus dom<strong>in</strong>iatepassionis, totum etiam est effectus huius sacramenti (n. 963).<br />

20<br />

NihiI enim aliud est hoc sacramentum quam applicatio dom<strong>in</strong>kae passionis ad nos<br />

(n. 963).<br />

uì<br />

Unde manifestavi est quod destructio mortis, quam Christus moriendo destruxit, et<br />

reparatio viiae, quam resurgendo effecit, est effectus huius sacramenti (n. 963).<br />

Non enim decebat Christum secundum praesentiam suam semper esse nobiscum; et ideo<br />

voluit hoc supplere per hoc sacramentum (n. 963).<br />

133


Cristo, com'è detto nella 1 Gv II, 2: "Egli è propiziazione<br />

per i nostri peccati, e non soltanto per i nostri, ma anche<br />

per quelli di tutto il mondo"» (n. 964) 12 \<br />

Quanto alla ragione per cui «nell'immolazione di questo<br />

sacramento l'effetto è universale» (ibid.) l2A , essa sta nel<br />

fatto che il sacramento eucaristico «contiene la stessa<br />

causa universale di tutti i sacramenti, cioè Cristo»<br />

{tbid.T.<br />

Ancora una volta appare come prema a <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong><br />

sottol<strong>in</strong>eare il primato di Cristo nei sacramenti. La genesi<br />

permanente dei sacramenti è il Signore nel mistero della<br />

sua morte.<br />

V<br />

MANDUCAZIONE SPIRITUALE E MANDUCAZIONE<br />

SACRAMENTALE<br />

1. Non sorprendono la discordia e il litigio tra i Giudei<br />

suscitati dall'affermazione di Gesù che il Pane vivo da<br />

mangiare è la sua carne. Osserva <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong>, sulla scia<br />

di Agost<strong>in</strong>o: «Il Signore aveva parlato loro del cibo dell'unità,<br />

dalla cui manducazione si diventa unanimi [...]. I<br />

Giudei litigavano tra loro perché non avevano assunto il<br />

123 Universali! autem, quia vita quam conferì, non solum est vita unius hom<strong>in</strong>is, sed,<br />

quantum <strong>in</strong> se est, vita totius mundi, ad quam sufficiens est mors Còristi; I lo. Il, 2: "Ipse est<br />

propitiatio prò peccatis nostris, et non prò nostris tantum, sed etiam totius mundi" (n. 964).<br />

12 In immolatane huius sacramenti effectus est universalis (n. 964).<br />

125 Cont<strong>in</strong>etur <strong>in</strong> ipso ipsa causa universalis omnium sacramentorum, scilket Christus<br />

(n. 964).<br />

134


cibo della concordia [...} e cosi mostravano di essere carnali»<br />

(n. 966) 126 .<br />

Ma Cristo d<strong>in</strong>anzi alla loro reazione ribadisce la necessità<br />

impresc<strong>in</strong>dibile del «cibo spirituale per avere la vita<br />

spirituale, così che senza di esso la vita spirituale non può<br />

essere sostentata» (n. 968) 127 ; per altro dist<strong>in</strong>guendo tra la<br />

necessità della «manducazione spirituale (spirituali* manducatió)»<br />

e quella della «manducazione sacramentale<br />

(manducano sacramentalis)» (n. 969).<br />

2. La vita spirituale, o vita nella carità, dipende assolutamente<br />

dalla manducazione spirituale, anzi co<strong>in</strong>cide<br />

con essa. Infatti, «Chi mangia la carne di Cristo e beve il<br />

<strong>san</strong>gue spiritualmente diviene partecipe dell'unità ecclesiale,<br />

che si attua con la carità, secondo Rm XII, 5: "Voi<br />

tutti siete un solo corpo <strong>in</strong> Cristo". Chi <strong>in</strong>vece non mangia<br />

<strong>in</strong> questo modo si trova fuori dalla Chiesa, e di conseguenza<br />

fuori dalla carità, per cui non ha la vita <strong>in</strong> se<br />

stesso, secondo 1 Gv III, 4: "Chi non ama, rimane nella<br />

morte"» (n. 969) 128 .<br />

3. Quanto alla «manducazione sacramentale (sacramentalis<br />

manducatici)» <strong>Tommaso</strong> la ritiene necessaria, a differenza<br />

del battesimo, soltanto per gli adulti, che possono<br />

12<br />

Dom<strong>in</strong>us locutus fuerat eis de cibo unìtatis, quo qui reficiuntur, efficiuntur unanimes<br />

{...}. Quoniam igitur ludaei cibum concordiae non sumpserant, ideo ad ìnvkem litigabant<br />

{•-.}. Ex hoc autem quod litigabant cum aliis, se esse carnales ostendebant (n. 966).<br />

7<br />

Gibus spiritualis necessarius est ad vitam spiritualem, adeo quod s<strong>in</strong>e ipso vita<br />

spìritualis sustentari non possit (n. 968).<br />

128<br />

llle enim spiritualiter cameni Còristi manducat et <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>em bibit qui particeps fit<br />

ecclesiasticae unitatis, quae fit per caritatem; Rom. XII, 5: "Omnes unum corpus estis <strong>in</strong><br />

Christo". Qui ergo non sic manducat, est extra Ecclesiam, et per consequens extra caritatem; ideo<br />

non habet vitam <strong>in</strong> semetipso; I Io. Ili, 4: "Qui non diligit, manet <strong>in</strong> morte" (n. 969).<br />

135


accedere all'<strong>Eucaristia</strong> «con attuale riverenza e devozione<br />

(actualis reverentia et devotio)», non <strong>in</strong>vece per i bamb<strong>in</strong>i e<br />

per quanti non abbiano l'uso di ragione, «ai quali non va<br />

<strong>in</strong> nessun modo amm<strong>in</strong>istrata (nullo modo eis est dando)».<br />

Egli conosce la tradizione orientale — «i Greci lo ammettono<br />

(hoc quidem Greci concedimi)» — <strong>in</strong>sieme con la dottr<strong>in</strong>a<br />

dello Pseudo-Dionigi sull'<strong>Eucaristia</strong> «compimento<br />

di tutti i sacramenti (consummatio omnium sacramentorum)»<br />

— che d'altronde egli condivide —; e tuttavia <strong>in</strong>segna che<br />

«il sacramento dell'<strong>Eucaristia</strong> è necessario solo per gli<br />

adulti, da ricevere o nella realtà o nel desiderio (re vel<br />

voto)» (n. 969).<br />

Veramente la tradizione dei Greci appare più coerente:<br />

non si comprende perché per il battesimo non<br />

occorra Inattuale riverenza e devozione», e <strong>in</strong>vece sia<br />

<strong>in</strong>dispensabile per l'<strong>Eucaristia</strong>.<br />

E a proposito della comunione al calice: <strong>Tommaso</strong><br />

conosce l'uso antico — «ancora conservato <strong>in</strong> alcune<br />

Chiese (quod etiam adhuc <strong>in</strong> quibusdam Ecclesiis servatur)» —<br />

di tale comunione ammessa per tutti, e giustifica la successiva<br />

restrizione col «pericolo dell'effusione (periculum<br />

effusionis)», rilevando che la comunione col Corpo comprende<br />

anche quella col Sangue, a motivo della «naturale<br />

concomitanza», per la quale sotto l'una e l'altra specie è<br />

presente <strong>in</strong>tegralmente Cristo. Come sappiamo, l'Angelico<br />

— non <strong>in</strong>tendendo il "corpo" e il "<strong>san</strong>gue" nel senso<br />

biblico - dist<strong>in</strong>gue la ragione o «forza della conversione<br />

(vis conversionis)» dalla ragione o «forza della concomitanza<br />

(ex concomitantia naturali)» (n. 970).<br />

136


4. Egli ritorna qu<strong>in</strong>di al tema della manducazione<br />

eucaristica: essa è fonte di «una vita <strong>in</strong>esauribile (causat<br />

<strong>in</strong>deficientem vitam)», dal momento che «chi mangia questo<br />

pane ha Cristo dentro di sé». Perché questo avvenga<br />

— ripete l'Angelico — bisogna però che la manducazione<br />

sia «spirituale» e qu<strong>in</strong>di att<strong>in</strong>ga la «realtà profonda del<br />

sacramento» (n. 972) 129 .<br />

Vi è nel sacramento, egli spiega, una «realtà (res)»<br />

«contenuta e significata, che è Cristo nella sua <strong>in</strong>tegrità»,<br />

e ve n'è un'altra «significata e non contenuta, ed è il<br />

corpo mistico di Cristo» (ìbid.) XÌ0 .<br />

Ebbene, «<strong>in</strong> rapporto a Cristo contenuto e significato,<br />

mangia la carne e beve il <strong>san</strong>gue spiritualmente chi si<br />

unisce a lui mediante la fede e la carità, così da essere <strong>in</strong><br />

lui stesso trasformato e diventare suo membro: questo<br />

cibo, <strong>in</strong>fatti, non si trasforma <strong>in</strong> colui che lo assume, ma<br />

trasforma <strong>in</strong> sé chi lo assume» (ibid.) w — secondo quello<br />

che afferma Agost<strong>in</strong>o e che <strong>Tommaso</strong> ama ripetere -.<br />

5. Da qui la mirabile conclusione dell'Angelico, tipica<br />

della teologia greca e derivata dall'esegeta bizant<strong>in</strong>o Teofilatto:<br />

l'<strong>Eucaristia</strong> «è un cibo capace di rendere div<strong>in</strong>o<br />

l'uomo e di <strong>in</strong>ebriarlo della div<strong>in</strong>ità». E «lo stesso vale <strong>in</strong><br />

129 Qui manducat huncpanem, habet <strong>in</strong> se Christum, qui est verus Deus et vita aeterna,<br />

ut dicitur l lo. ult., 20. Sed ille habet vitam aeternam, qui manducat et bibit, ut dicitur, non<br />

solum sacramentaliter, sed etiam spiritualiter. Ille vero sacramentaliter manducat et bibit, qui<br />

sumit ipsum sacramentum; spiritualiter vero, qui pert<strong>in</strong>gìt ad rem sacramenti (n. 972).<br />

130 {Res sacramenti} est duplex: una est contenta et signata, quae est Christus <strong>in</strong>teger;<br />

altera est signata et non contenta, et hoc est corpus Christi mysticum (n. 972).<br />

131 Sic ergo spiritualiter manducat carnem et bibit <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>em per comparationem ad<br />

Christum contentum et signatum, qui coniungitur ei per fidem et caritatem, ita quod<br />

transformatur <strong>in</strong> ipsum et efficitur eìus membrum: non enim cibus iste convertitur <strong>in</strong> eum qui<br />

sumit, sed manducantem convertii <strong>in</strong> se (n. 972); cfr. la nota 4 a p. 67.<br />

137


apporto al corpo mistico - qui solo significato —, se chi si<br />

comunica diviene partecipe dell'unità della Chiesa»<br />

{ibid.T 1 .<br />

Ma, se chi si comunica al Corpo e al Sangue di Cristo<br />

ottiene la div<strong>in</strong>izzazione dell'uomo e la sua "immersione"<br />

o il suo "<strong>in</strong>ebriamento" nella div<strong>in</strong>ità, allora non sorprende<br />

che consegua poi la vita eterna, estesa anche al<br />

corpo. Ed è lo stesso frutto che matura per chi con l'<strong>Eucaristia</strong><br />

entra a far parte della comunione ecclesiale. E,<br />

<strong>in</strong>fatti, «l'unità della Chiesa avviene per mezzo dello Spirito<br />

Santo» (ibid.) m .<br />

6. In s<strong>in</strong>tesi: «Chi mangia e beve spiritualmente,<br />

diviene partecipe dello Spirito Santo, per mezzo del quale<br />

siamo uniti a Cristo con l'unione della fede e della carità e<br />

diventiamo membra della Chiesa. Ora è lo Spirito Santo<br />

che ci fa meritare la risurrezione»; <strong>Tommaso</strong> cita al<br />

riguardo Romani 8, 11 e conclude: «Per questo il Signore<br />

afferma che risusciterà per la gloria chi lo mangia e lo<br />

beve» (n. 973) 134 .<br />

Appare, alla lettura di questi testi chiari e vibranti,<br />

quanto sia "misterica" la concezione che l'Angelico ha<br />

della Chiesa, come sia essenziale il ruolo da lui riconosciuto<br />

allo Spirito Santo nell'<strong>Eucaristia</strong>, e quanto siano<br />

superficiali i diffusi giudizi sulla sua teologia eucari-<br />

132 Et ideo est cibus hom<strong>in</strong>em div<strong>in</strong>um facere valens et div<strong>in</strong>itene <strong>in</strong>ebrians item per<br />

comparationem ad corpus mysticum signatum tantum, si fiat particeps unitatis Ecclesiae<br />

(n. 972).<br />

133 Unitas Ecclesiae fitper Spiritum Sanctum (n. 972).<br />

llk qui spiritualiter manducat et bibit, fit particeps Spiritus Sanai, per quem unimur<br />

Christo unione fidei et caritatis, et per quem efficimur membra Ecclesiae. Resurrectionem autem<br />

facit mereri Spiritus Sanctus {...}. Et ideo dicit Dom<strong>in</strong>us quod eum qui manducat et bibit<br />

resuscitabit adgloriam (n. 973).<br />

138


stica, quasi l'avesse <strong>in</strong>aridita <strong>in</strong> una gabbia di questioni<br />

filosofiche.<br />

7. Gesù Cristo dichiara la propria carne vero cibo e il<br />

proprio <strong>san</strong>gue vera bevanda, e <strong>Tommaso</strong> osserva: egli<br />

non parla <strong>in</strong> maniera figurativa (figuraliter), come se<br />

quanto egli ha affermato della sua carne e del suo <strong>san</strong>gue<br />

avesse un significato puramente allegorico e parabolico<br />

{aenigma et parabola esset). «Secondo verità - egli ha detto<br />

— la mia carne è contenuta nel cibo dei fedeli, e veramente<br />

il mio <strong>san</strong>gue è contenuto nel sacramento dell'altare»<br />

(n. 974) 135 .<br />

Le parole di Gesù si possono <strong>in</strong>tendere anche come<br />

l'affermazione che egli è veramente cibo dell'uomo <strong>in</strong><br />

quanto «cibo dell'anima {cibus animae)» — «ristoro riguardante<br />

specialmente l'anima» 136 —; o un cibo capace di<br />

saziare pienamente, poiché il corpo e il <strong>san</strong>gue di Cristo ci<br />

conducono «allo stato di gloria, dove non c'è né fame né<br />

sete {ad statum glorìae, ubi non est esuries neque sitis)», com'è<br />

detto <strong>in</strong> Apocalisse, 7, 16: «Non avranno più né fame né<br />

sete» {ibid.).<br />

8. Le successive parole di Gesù sono connesse e comprese<br />

nella modalità di un sillogismo così disposto:<br />

«Chiunque mangia la mia carne e beve il mio <strong>san</strong>gue si<br />

unisce a me; ma chi si unisce a me ha la vita eterna; di<br />

Secundum veritatem caro mea contìnetur <strong>in</strong> cibo fidelium, et <strong>san</strong>guis meus vere<br />

cont<strong>in</strong>etur <strong>in</strong> sacramento altaris (n. 974).<br />

13 Quasi diceret: baec refectio specialiter ad animam ord<strong>in</strong>atur (n. 974).<br />

139


conseguenza, chi mangia la mia carne e beve il mio <strong>san</strong>gue<br />

ha la vita eterna» (n. 975) 137 .<br />

Chi mangia la sua carne e beve il suo <strong>san</strong>gue -<br />

dichiara dunque il Signore — entra <strong>in</strong> comunione <strong>in</strong>tima<br />

con lui, <strong>in</strong> una reciproca <strong>in</strong>abitazione. Questo avviene,<br />

nota l'Angelico, sia con la comunione spirituale sia con<br />

un'autentica e s<strong>in</strong>cera comunione sacramentale.<br />

Si ha la comunione "spirituale", quando uno assume<br />

la Carne e il Sangue «<strong>mistica</strong>mente {mystice)» — "mistico"<br />

come s<strong>in</strong>onimo di "spirituale" —, per cui «viene <strong>in</strong>corporato<br />

al Corpo mistico mediante l'unione della fede e della<br />

carità: carità per la quale Dio abita nell'uomo e l'uomo <strong>in</strong><br />

Dio e viceversa, com'è detto: "Chi rimane nella carità,<br />

rimane <strong>in</strong> Dio", 1 Gv IV, 16» (n. 976) 138 .<br />

La reciproca <strong>in</strong>corporazione si compie, <strong>in</strong>oltre, con<br />

l'assunzione sacramentale del Corpo e del Sangue quando<br />

essa sia <strong>in</strong>teriormente animata dal desiderio dell'unione<br />

col Signore e sia rimossa ogni f<strong>in</strong>zione del cuore, cioè<br />

ogni divergenza tra il segno esteriore dell'<strong>in</strong>corporazione<br />

e la disposizione del cuore {ibid.).<br />

9. Essere così <strong>in</strong>corporati a Cristo significa avere <strong>in</strong> sé<br />

la sua vita, così come lui stesso ha <strong>in</strong> sé la vita, grazie alla<br />

Quicumque manducat meam cameni et bibit meum <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>erà coniungitur mihì; sed<br />

qui contungitur mihi babet vitam aeternam; ergo qui manducat meam cameni et bibit meum<br />

<strong>san</strong>gu<strong>in</strong>em habet vitam aeternam (ri. 975).<br />

llle manducat spiritualiter {•••} qui corpori mystico <strong>in</strong>corporaturper unionemfidei et<br />

caritatis: caritas autem facit Deum esse <strong>in</strong> hom<strong>in</strong>e, et e converso; l, lo IV, 16: Qui manet <strong>in</strong><br />

cantate, <strong>in</strong> Deo manet, et Deus <strong>in</strong> eo (n. 976).<br />

In sacramento autem Eucharistiae exterius quidem signatur quod Christus<br />

<strong>in</strong>corporetur <strong>in</strong> eo quipercipit illud, et ipse <strong>in</strong> Christo. Qui ergo non habet <strong>in</strong> corde desiderium<br />

huius unionis, nec conatur ad removendum omne impedimentum ad hoc, est /ìctus. Et ideo<br />

Christus <strong>in</strong> eo non manet nec ipse <strong>in</strong> Christo (n. 976).<br />

140


sua unione col Padre: «Il Figlio a motivo della sua unione<br />

col Padre riceve la vita dal Padre; ne consegue che chi si<br />

unisce a Cristo, riceve la vita da Cristo» (n. 977) N0 .<br />

E l'Angelico precisa: Gesù, <strong>in</strong> quanto Dio, riceve dal<br />

Padre per generazione «tutta la pienezza della natura<br />

div<strong>in</strong>a {totam plenitud<strong>in</strong>em div<strong>in</strong>ae naturae)»; mentre a noi,<br />

per la nostra manducazione eucaristica, è data solo una<br />

partecipazione alla vita di Cristo.<br />

Se consideriamo Cristo <strong>in</strong> quanto uomo, la similitud<strong>in</strong>e<br />

tra Cristo e noi può essere così del<strong>in</strong>eata: «Come<br />

Cristo uomo riceve la vita spirituale <strong>in</strong> virtù della sua<br />

unione con Dio, così noi riceviamo la vita spirituale nella<br />

comunione del sacramento» 141 , tuttavia con questa differenza:<br />

che «Cristo ricevette la vita <strong>in</strong> virtù del Verbo, cui<br />

è personalmente unito, mentre noi siamo uniti a Cristo <strong>in</strong><br />

virtù del sacramento della fede» (n. 977)' 42 .<br />

VI<br />

«CHE COSA CERCHEREMO DI PIÙ?»:<br />

LA FEDELTÀ E LA SEQUELA<br />

1. Anche i discepoli si mettono a mormorare, giudicando<br />

troppo duro il discorso di Cristo.<br />

Filiuspropter unitatem quam habet ad Patrem recipit vitam a Patre; ergo qui unitur<br />

Christo, recipit vitam a Christo (n. 977).<br />

Sicut Christus homo accipit spìritualem vitam per unionem ad Deum, ita et nos<br />

accipimus spirituakm vitam <strong>in</strong> comunione sacramenti (n. 977).<br />

Christus homo accepit vitam per unionem Verbi, cui <strong>in</strong> persona unitur; sed nos unimur<br />

Christo per sacramentum fidei (n. 977).<br />

141


«Un discorso è duro — osserva <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> — o perché<br />

suscita resistenza nell'<strong>in</strong>telletto, o perché la suscita<br />

nella volontà, ossia quando non riusciamo a capirlo con<br />

l'<strong>in</strong>telletto o esso non piace alla volontà. Ebbene, <strong>in</strong><br />

ambedue i modi questo discorso riusciva loro duro. Lo era<br />

per il loro <strong>in</strong>telletto, perché eccedeva di molto la sua<br />

debolezza: essendo carnali, non potevano comprendere<br />

quello che Cristo diceva, cioè che avrebbe dato loro da<br />

mangiare la propria carne. Lo era per la volontà, perché<br />

aveva detto molte cose relative alla potenza della sua<br />

div<strong>in</strong>ità: ora, essi, benché credessero <strong>in</strong> lui come profeta,<br />

tuttavia non lo credevano Dio, per cui sembrava loro che<br />

affermasse cose a lui superiori {...}, cose che a loro non<br />

piacevano» (n. 984) 143 .<br />

2. Le riflessioni che seguono rivelano chiaramente la<br />

professione di <strong>Tommaso</strong> «magister» e le sue preoccupazioni<br />

di docente. Egli si domanda come mai Gesù non<br />

eviti di scandalizzare i suoi discepoli, quando <strong>in</strong>vece «i<br />

docenti devono evitare di suscitare scandalo nei loro uditori»<br />

(n. 987) 144 . E risponde: il Signore, «che era venuto<br />

per <strong>in</strong>durli all'appetito del cibo spirituale {...] doveva<br />

proporre loro la dottr<strong>in</strong>a riguardante il cibo spirituale»<br />

1 3 Est {•..} aliquis sermo durus, aut quia resistit ìntellectui, aut quia resistit voluntati,<br />

cum scilket illum <strong>in</strong>tellectu capere non possumus, aut voluntati non placet, et utroque modo erat<br />

istis durus sermo. Durus quidem ìntellectui, quia superexcedebat imbecillitatem <strong>in</strong>tellectus<br />

eorum: cum enim carnales essent, nonpoterant capere quod dicebat, se carnem suam daturum eis<br />

ad manducandum. Voluntati autem, quia multa dixit de potenfia suae div<strong>in</strong>itatis, et licet isti<br />

crederent ei sicut Prophetae, non tamen credebant eum Deum, et ideo videbatur eis quod<br />

loqueretur malora seipso {,..} eis nonplacentia (n. 984).<br />

Cum doctores debeant vitare scandalum audientìum (n. 987).<br />

142


(ibid.y 4 ''; lo scandalo non derivava «dal vizio del suo <strong>in</strong>segnamento,<br />

ma dallo loro mancanza di fede» (ibid.y 46 .<br />

<strong>Tommaso</strong> aggiunge un pensiero di Agost<strong>in</strong>o, e cioè<br />

che Cristo ha permesso la reazione al suo discorso «per<br />

dare a quelli che <strong>in</strong>segnano un motivo di pazienza e di<br />

consolazione nei confronti dei contestatori del loro <strong>in</strong>segnamento,<br />

dal momento che i discepoli hanno osato criticare<br />

anche le parole di Cristo» (ibid.y 41 .<br />

3. A proposito dell'asserzione di Cristo: «E se vedeste<br />

il Figlio dell'uomo salire là dove era prima?» (Gv 6, 63),<br />

<strong>Tommaso</strong> osserva che egli ha voluto, così, elim<strong>in</strong>are lo<br />

scandalo che riguardava la sua persona e le sue stesse<br />

parole.<br />

Riguardo alla sua persona, più apertamente ne proclama<br />

la natura div<strong>in</strong>a, affermando che, secondo la sua<br />

umanità, ascenderà là dov'era prima, dall'eternità: «nella<br />

sommità delle cose, ossia nel Padre» (n. 990)' 48 .<br />

Quanto allo scandalo suscitato dalle sue parole, Cristo<br />

lo elim<strong>in</strong>a dichiarando che «è lo Spirito che vivifica, mentre<br />

la carne non giova a nulla» (Gv 6, 64). Cristo dist<strong>in</strong>gue,<br />

così, <strong>in</strong> esse un duplice senso, quello spirituale e<br />

quello carnale. Intese <strong>in</strong> senso spirituale sono fonte di vita<br />

(n. 992) 149 , mentre non arrecano alcun vantaggio, sono<br />

1 5<br />

{Dom<strong>in</strong>iti} qui venerai ut duceret <strong>in</strong> appetitum cibi spiritualis, necesse erat ut eis<br />

proponeret doctr<strong>in</strong>am de cibo spirituali (n. 987).<br />

1<br />

Nec causabatur ex vitìo doctr<strong>in</strong>ae Christi, sed ex eorum <strong>in</strong>fidelitate (n. 987).<br />

Ut bene docentìbus causam patientiae et consolationis cantra malignante! eorum dieta<br />

praeberet, cum discipuli etiam verbis Còristi detraherepraesumerent (n. 987).<br />

1 8<br />

In summo rerum vertice, scilicet <strong>in</strong> Patre (n. 990).<br />

1 9 Secundum spiritualem sensum, vivificabunt (n. 992).<br />

143


anzi nocive, se <strong>in</strong>tese <strong>in</strong> senso carnale (ibid.) 1 '' 0 . «In realtà,<br />

il Signore diceva che avrebbe dato loro se stesso come<br />

cibo spirituale, senza che per questo nel sacramento dell'altare<br />

non ci sia la vera carne di Cristo. Solo che essa<br />

sarebbe stata mangiata <strong>in</strong> un certo modo spirituale e<br />

div<strong>in</strong>o. E <strong>in</strong> tal modo il senso corretto delle parole non è<br />

quello carnale, ma quello spirituale» {ibìd.) m .<br />

Così comprese, le parole di Cristo, provenienti dallo<br />

Spirito (sunt a Spiritu Sanctó) (ibid.), sono pr<strong>in</strong>cipio di vita.<br />

4. O secondo l'esegesi di Agost<strong>in</strong>o: «La carne di Cristo,<br />

<strong>in</strong> quanto congiunta col Verbo e con lo Spirito, giova<br />

assai e <strong>in</strong> tutti i modi: diversamente <strong>in</strong>vano il Verbo si<br />

sarebbe fatto carne e <strong>in</strong>vano il Padre lo avrebbe manifestato<br />

nella carne. [...] Si deve qu<strong>in</strong>di dire che la carne di<br />

Cristo, presa <strong>in</strong> se stessa, non produce alcun vantaggio,<br />

esattamente come ogni altra carne. [...] Se <strong>in</strong>vece<br />

sopravviene lo Spirito e la div<strong>in</strong>ità, è vantaggiosa per<br />

molti, dal momento che fa dimorare <strong>in</strong> Cristo quanti la<br />

assumono: è <strong>in</strong>fatti mediante lo Spirito di carità che<br />

l'uomo dimora <strong>in</strong> Dio — "Da questo si riconosce che<br />

dimoriamo <strong>in</strong> Dio ed egli <strong>in</strong> noi: egli ci ha donato il suo<br />

Spirito", 1 Gv IV, 13 —. Per questo il Signore dice: Non<br />

dovete attribuire questo effetto, cioè la vita eterna che io<br />

vi prometto, alla carne considerata <strong>in</strong> se stessa, poiché,<br />

così considerata, la carne non serve a nulla; se <strong>in</strong>vece lo<br />

attribuite allo Spirito e alla div<strong>in</strong>ità congiunta alla carne,<br />

150 Secundum carnalem sensum {...} nihil vobisprosunt, immo nocent (n. 992).<br />

151 Sed Dom<strong>in</strong>us dkebat daturum se eis sicut spiritualem cibum, non qu<strong>in</strong> sit <strong>in</strong><br />

sacramento altaris vera caro Christi, sed quia quodam spirituali et div<strong>in</strong>o modo manducatur.<br />

Sic ergo dictorum verborum congruus sensus est non carnalis, sed spiritualis (n. 992).<br />

144


allora essa comunica la vita eterna [...]. Come il corpo<br />

vive della vita corporale mediante lo spirito corporale,<br />

così l'anima vive della vita spirituale mediante lo Spirito<br />

Santo» (n. 993)' 52 .<br />

5. Quanto alla causa della mormorazione dei discepoli,<br />

Gesù la riscontra non nella durezza delle sue parole,<br />

ma nella loro mancanza di fede. L'affermazione: «Alcuni<br />

di voi non credono», è così commentata da <strong>Tommaso</strong>: «Il<br />

Signore non disse: "Alcuni non comprendono", ma procede<br />

oltre, e <strong>in</strong>dica la ragione della loro <strong>in</strong>comprensione:<br />

non comprendevano perché non credevano, com'è detto<br />

<strong>in</strong> una variante di Isaia VII, 9: "Se non crederete non<br />

comprenderete"» (n. 995) 153 .<br />

D'altra parte, Gesù ribadisce che la venuta a lui è<br />

dono del Padre, della sua «grazia attraente (gratia attrahens)»<br />

— come traduce l'Angelico —: «È Dio Padre che<br />

attira gli uom<strong>in</strong>i al Figlio» (n. 997) 154 , per cui - come<br />

152 Caro Christi, ut coniuncta Verbo et Spiritui, multum prodest per omnem modum:<br />

alioqu<strong>in</strong> frustra Verbum caro factum esset, frustra ipsum Pater manifestasset <strong>in</strong> carne {...}. Et<br />

ideo dicendum est quod caro Christi <strong>in</strong> se considerata non prodest quidquam, et non habet<br />

effectumproficuum, nisi sicut alia caro. (...) Sedsi adveniat Spiritus et div<strong>in</strong>ìtas, multis<br />

prodest, quiafacit sumentes manere <strong>in</strong> Christo: est enim Spiritus caritatisper quem homo <strong>in</strong> Deo<br />

manet {...}. Et ideo dicit Dom<strong>in</strong>us: Hunc effectum, scilicet vitae aeternae quem ego promitto<br />

vobis, non debetis attribuere carni <strong>in</strong> se consideratae, quia caro sic non prodest quidquam; sed si<br />

Spiritui attribuatis et div<strong>in</strong>itati coniunctae carni, sic praestat vìtam aeternam. {...} Nam,<br />

sicut corpus vivit vita corporali per spiritum corporalem, ita et anima vivit vita spirituali per<br />

Spirìtum Sanctum (n. 993).<br />

Non autem dixit {Dom<strong>in</strong>us}: "Qui non <strong>in</strong>telligunt", sed, quod plus est, causam quare<br />

non <strong>in</strong>telligunt <strong>in</strong>s<strong>in</strong>uai: ex hoc enim non <strong>in</strong>telligebant, quia non credebant; Is. VII, 9,<br />

secundum aliam litteram: "Nisi credideritis, non <strong>in</strong>telligetis" (n. 995).<br />

Deus Pater est qui attrahit hom<strong>in</strong>es ad Filium (n. 997).<br />

145


<strong>in</strong>segna Agost<strong>in</strong>o" 5 — «lo stesso nostro credere ci è dato<br />

da Dio» (ibid.T 6 .<br />

6. A motivo della loro «perseveranza nell'<strong>in</strong>credulità<br />

(perseverant <strong>in</strong> <strong>in</strong>fidelitaté)», della loro «ost<strong>in</strong>azione (pert<strong>in</strong>acia)»,<br />

molti «si ritirarono dalla fede» 157 , non andarono<br />

più con Cristo, mettendosi alla sequela di Satana 158 ; «persero,<br />

così, la vita recisi dal corpo di Cristo, perché forse,<br />

come dice Agost<strong>in</strong>o, non vi furono mai <strong>in</strong>seriti»<br />

(n. 998) 159 .<br />

7. Segue l'esame sull'<strong>in</strong>tenzione dei Dodici. Gesù<br />

chiese loro se <strong>in</strong>tendessero restare, e lo fece per due<br />

ragioni.<br />

Anzitutto, «perché non <strong>in</strong>superbissero, ascrivendo a<br />

proprio merito il loro essere rimasti, mentre gli altri se ne<br />

erano andati, ritenendo di aver fatto un piacere a Cristo il<br />

non averlo lasciato» (n. 1000) 160 . «Mostrando di non aver<br />

bisogno della loro sequela, egli li trattiene e li conferma<br />

maggiormente» (ibid.) m .<br />

Cristo, <strong>in</strong>oltre, <strong>in</strong>terroga i Dodici perché «non vuole<br />

che stiano con lui costretti dalla vergogna — servire contro<br />

voglia equivale a non servire affatto —; per cui li libera<br />

anche dalla soggezione e dalla costrizione di restare,<br />

155 In lohann. eu. tract., 27, 7.<br />

15 Ipsum credere datur nobis a Deo (n. 997).<br />

157 Abierunt retro afide (ti. 998).<br />

158 Abierunt post Satanam (n. 998).<br />

Et praecisi a corpore Christi, vitam perdiderunt, quia forte nec <strong>in</strong> carpare fuerunt, ut<br />

dicit August<strong>in</strong>us [In lohann. eu. tract., 27, 8].<br />

Ne hoc quod isti, aliis recedentibus, remanserant, propriae iustitiae ascribentes,<br />

mperbirent, existimantes se gratiam ferisse Christo, eum non rel<strong>in</strong>quendo (n. 1000).<br />

' ' Ostendens se non <strong>in</strong>digere eorum sequela, magis eos det<strong>in</strong>et et confirmat (n. 1000).<br />

146


imettendo al loro libero arbitrio il rimanere o l'andarsene,<br />

poiché "Dio ama chi dà con cuore lieto, com'è detto<br />

<strong>in</strong> 2 Cor IX, 7"» (ibid.) 162 .<br />

8. «Segue — scrive <strong>Tommaso</strong> — la dedizione di quelli<br />

che rimangono, espressa nella risposta di Pietro», il<br />

quale, «affezionato ai fratelli, fedele agli amici e legato da<br />

speciale affetto per Cristo, risponde a nome di tutto il<br />

collegio» (n. 1001) 163 , esaltando l'eccellenza di Cristo, elogiando<br />

la sua dottr<strong>in</strong>a e profes<strong>san</strong>do la fede.<br />

L'esaltazione dell'eccellenza di Cristo si rivela nella<br />

domanda: «Signore, da chi andremo?» (Gv 6, 69): «La<br />

parola di Pietro è un grande attestato di amicizia; e,<br />

<strong>in</strong>fatti, Cristo era già per loro più degno di onore che non<br />

i padri e le madri» (n. 1002) 164 .<br />

L'elogio della dottr<strong>in</strong>a del Signore si trova nell'affermazione<br />

che lui solo, rispetto a Mosè e agli altri profeti,<br />

<strong>in</strong> maniera assolutamente unica, promette la vita eterna,<br />

più della quale non resta nulla da cercare: «Che cosa cercheremo<br />

di più?» 165 .<br />

Ed ecco la professione di fede dell'apostolo nei due<br />

misteri pr<strong>in</strong>cipali, la Tr<strong>in</strong>ità e l'Incarnazione: «Nella<br />

nostra fede — scrive <strong>Tommaso</strong> — due pr<strong>in</strong>cipalmente sono<br />

1 2<br />

Nolens eos verecundia coartari apud eum remanere — quia idem est <strong>in</strong>vite servire quod<br />

penitus non servire —, aufert etiam verecundiam et necessitatevi remanendi, ponens <strong>in</strong> eorum<br />

arbitrio, an vellent remanere, an abìre, quia "hilarem datorem dilìgit Deus", ut dicitur II Cor.<br />

IX, 7 (n. 1000).<br />

1 3<br />

Fratrum amator et amici conservator et specialem affectum gerens ad Christum,<br />

respondetprò toto collegio (n. 1001).<br />

1<br />

Verbum Petri multum amicitiae est ostensivum; iam enim Christus erat honorabilior<br />

quam patres et matres (n. 1002).<br />

' 5 Quid ergo aliud magis quaerimus? (n. 1002).<br />

147


gli oggetti da credere: il mistero della Tr<strong>in</strong>ità e quello<br />

dell'Incarnazione» (n. 1004) 166 .<br />

9. «Abbiamo creduto e conosciuto» — afferma Pietro<br />

— e l'Angelico osserva: «Il credere deve precedere il conoscere;<br />

se <strong>in</strong>vece volessimo prima conoscere per poi credere,<br />

non conosceremmo né riusciremmo a credere, come<br />

dice Agost<strong>in</strong>o 167 , secondo Is VII, 9: "Nisi credideritis, non<br />

<strong>in</strong>telligetis"» (ibid.) ì68 . Appena sopra <strong>Tommaso</strong> ha sottol<strong>in</strong>eato<br />

la precedenza della fede sulla conoscenza, che sorge<br />

dall'affidamento, o dalla comunione.<br />

Così per l'<strong>Eucaristia</strong>, che può essere "compresa" solo<br />

nella fiducia e nell'accoglienza delle parole di Cristo.<br />

Ciò che non ha fatto Giuda, paragonato al diavolo<br />

«per la sua imitazione della malizia diabolica (per imitationem<br />

diabolicae malitiaé)» e per la sua conformità ad essa<br />

{conformis malitiaé eius) (n. 1006).<br />

10. Grazie all'ampia analisi del capitolo 6 di Giovanni<br />

— condotta con largo ricorso alla tradizione lat<strong>in</strong>a e greca,<br />

immediatamente disponibile nella Catena da lui compilata<br />

sul quarto Vangelo e passo passo seguita — <strong>Tommaso</strong><br />

ha potuto ampiamente ri-trattare il tema dell'<strong>Eucaristia</strong>.<br />

1 Infide {...} nostra duopr<strong>in</strong>cipaliter credenda sunt, scilicet mysterium Tr<strong>in</strong>itatis et<br />

Incarnationis: quae duo hic Petrus confitetur, Mysterium quidem Tr<strong>in</strong>itatis, cum dicit: tu es<br />

Filius Dei. In hoc enim quod dicit eum Filium Dei,facit mentionem de persona Patris et Filii,<br />

simul etiam et Spiritus Sancti, qui est amor Patris et Filii, et nexus tttriusque. Mysterium vero<br />

Incarnationis, cum dicit: Tu es Cbristus (n. 1004).<br />

In lohann. eu. tract., 27, 9.<br />

1 8 Prius est credere quam cognoscere; et ideo, si prius cognoscere quam credere vellemus,<br />

non cognosceremus, nec credere valeremus, ut dicit August<strong>in</strong>us. Is. VII, 9: "Nisi credideritis, non<br />

<strong>in</strong>telligetis" (n. 1004).<br />

148


Risaltano, così, una volta ancora le sorgenti che <strong>in</strong>tessono<br />

e animano la sua teologia eucaristica - come tutta la<br />

sua teologia —, e che, del resto, sono evidenti ed esplicite<br />

nella stessa trattazione eucaristica della Summa Theologiae.<br />

Sopra, il P. Marie-Dom<strong>in</strong>ique Philippe affermava che<br />

questo commento «ci permette di scoprire come un "dottore",<br />

sotto il soffio dello Spirito Santo, comprende la<br />

Scrittura», così mostrandoci chiaramente «che la teologia<br />

scientifica di <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> non si oppone <strong>in</strong> nulla a<br />

quella dei Padri, ma la prolunga e la precisa»: «Con lucidità<br />

perfetta <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> assume qui tutta l'<strong>in</strong>terpretazione<br />

<strong>mistica</strong> dei Padri» 169 .<br />

In particolare, a sporgere <strong>in</strong> questo commento<br />

dell'Angelico al capitolo 6 di Giovanni, è la "<strong>mistica</strong><br />

dell'<strong>Eucaristia</strong>". «Nutrimento spirituale col quale Cristo<br />

sostenta quelli che ha vivificato» (n. 838). La comunione<br />

al Corpo e al Sangue di Cristo, per l'"attrazione del<br />

Padre" e l'azione dello Spirito, porta a compimento la<br />

"<strong>mistica</strong>" della fede — che già <strong>in</strong>timamente unisce a Cristo.<br />

L'<strong>Eucaristia</strong> appare disposta dentro la storia di salvezza<br />

e, più profondamente, all'<strong>in</strong>terno del mistero tr<strong>in</strong>itario.<br />

1 ' THOMAS D'AQUIN, Commentaire sur l'Évangile de sa<strong>in</strong>tjean, l, Le Prologue. La<br />

vie apostolique du Cbrist, pp. 14-15.<br />

149


CAPITOLO DECIMO<br />

EUCARISTIA E POESIA<br />

IN TOMMASO D'AQUINO<br />

1. Chi legga le composizioni poetiche eucaristiche di<br />

<strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong>, vi trova un l<strong>in</strong>guaggio l<strong>in</strong>eare, teologicamente<br />

rigoroso, <strong>in</strong>tellettivamente trasparente, dove il<br />

primo splendore che promana è quello della verità: splendor<br />

veritatìs.<br />

Ma a questa trasparenza puntigliosa, propria di uno<br />

"scolastico", si uniscono la pietà, lo stupore ammirato e<br />

contemplativo, che accendono e trasfigurano quella teologia.<br />

Il mistero irraggia dall'esperienza del credente<br />

divenuto poeta; la teologia <strong>in</strong>eccepibile si riveste della<br />

bellezza e dell'emozione della lirica. La fides — direbbe<br />

<strong>san</strong>t'Ambrogio — si fa canora.<br />

2. Si è molto discusso sulla poesia eucaristica di <strong>Tommaso</strong>',<br />

che viene ora riconosciuto come l'autore dell'uffi-<br />

1 Per la bibliografia cfr. J.-P. TORRELL, lnitiation à sa<strong>in</strong>t Thomas d'Aqu<strong>in</strong>. Sa<br />

personne et son oeuvre, Editions Universitaires, Fribourg Suisse/Editions Du Cerf, Paris<br />

1993, pp. 189-199; P.-M. GY, L'Office du Corpus Christi et S. Thomas d'Aqu<strong>in</strong>. Ètat<br />

d'une recherché, <strong>in</strong> «Rev. Se. Ph. Th.» 64 (1980), pp. 491-507 (ripreso col titolo L'Office<br />

du Corpus Christi oeuvre de S. Thomas d'Aqu<strong>in</strong>, <strong>in</strong> La liturgie dans l'histoire, Ed.<br />

Sa<strong>in</strong>t-Paul, Cerf, Paris 1990, pp. 223-245, ID., L'Office du Corpus Christi et la théologie<br />

desaccidents eucharistiques, <strong>in</strong> «Rev. Se. Ph. Th.» 66 (1982), pp. 81-86; R. WlELOCKX,<br />

Poetry and Théologie <strong>in</strong> the Adoro te deuote: Thomas Aqu<strong>in</strong>as on the Eucharist and Christ's<br />

Uniqueness, <strong>in</strong> Christ among Medieval Dom<strong>in</strong>icans, University of Notre Dame Press,<br />

Notre Dame, Indiana 1998, pp. 157-174; J.-P. TORRELL, 'Adoro te'. Laplus belleprière<br />

151


ciò del "Corpus Dom<strong>in</strong>i" Sacerdos <strong>in</strong> aeternum, con la<br />

messa Cibavit, e dell'Adoro te devote.<br />

Ma importa osservare che, di là dagli <strong>in</strong>ni letterariamente<br />

poetici, un diffuso soffio di viva poesia pervade e<br />

anima tutta la composizione dell'ufficio e della messa <strong>in</strong><br />

onore del Corpo e del Sangue del Signore, dove largamente<br />

si <strong>in</strong>contrano e si fondono la limpidità e la precisione<br />

dell'idea con la vibrazione e l'abbandono del sentimento.<br />

All'orig<strong>in</strong>e di questa diffusa poeticità si trova la sorgente<br />

stessa, a cui att<strong>in</strong>ge tutta questa esuberante composizione,<br />

ossia la Scrittura, i cui testi riccamente <strong>in</strong>tessono<br />

questo ufficio e questa messa.<br />

Immediatamente questo sovrabbondante florilegio<br />

biblico rivela la fonte orig<strong>in</strong>aria della dottr<strong>in</strong>a eucaristica<br />

di <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong>: una fonte che precede e sostiene le<br />

molte, sottili e impegnative questioni che la teologia, la<br />

cultura — e qu<strong>in</strong>di la stessa fede ecclesiale — via via imponevano<br />

al sacro dottore di dibattere e di risolvere per una<br />

"<strong>in</strong>telligenza della fede".<br />

3. E tuttavia non si tratta di semplici citazioni scritturistiche<br />

ripetute fedelmente e opportunamente scelte e<br />

collocate: spesso un tocco felice di artista le rimodella e le<br />

ricrea, rivestendole di bellezza e di attrattiva nuova.<br />

Tutta una poesia biblica si diffonde dalla <strong>in</strong>numerevole<br />

serie di antifone e responsori, che a sua volta la musica e<br />

de sa<strong>in</strong>t Thomas, <strong>in</strong> Recherches thomasiennes. Etudes revues et augmentées, Vr<strong>in</strong>, Paris 2000,<br />

pp. 367-375; e, <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e, lo studio s<strong>in</strong>tetico molto f<strong>in</strong>e di C. MARABELLI, <strong>Tommaso</strong><br />

d'Aqu<strong>in</strong>o poeta eucaristico, <strong>in</strong> L'<strong>in</strong>telletto cristiano. Studi <strong>in</strong> onore di mons. Giuseppe Colombo<br />

per l'LXXX compleanno, Glossa, Milano 2004, pp. 473-491.<br />

152


il canto liturgico hanno concorso a esaltare e a rendere<br />

ancora più appassionata e contemplativa.<br />

Ma qui l'attenzione sarà rivolta agli Inni eucaristici di<br />

<strong>Tommaso</strong>, nei quali è possibile cogliere, <strong>in</strong> una varietà di<br />

<strong>in</strong>trecci, il livello della storia, quello della teologia — f<strong>in</strong><br />

nella sua rigorosa precisione — quello della lode e adorazione,<br />

e quello della implorazione.<br />

I<br />

IL CUORE DELLA POESIA EUCARISTICA:<br />

LA CENA FRATERNA DI GESÙ<br />

Il «mistero del corpo glorioso, e del prezioso <strong>san</strong>gue {gloriosi<br />

corporis mysterium, <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>isque pretiosi)» porta alla memoria<br />

di <strong>Tommaso</strong> anzitutto l'Ultima Cena, con i tratti di<br />

amicizia e di fraternità che l'hanno contrassegnata.<br />

La notte dell'Ultima Cena<br />

1. Canta l'Angelico nel Pange, l<strong>in</strong>gua:<br />

«Dato a noi e per noi nato da una verg<strong>in</strong>e illibata,<br />

trascorsa nel mondo la sua vita e sparso il seme della<br />

parola, mirabilmente concluse il suo soggiorno. La notte<br />

dell'ultima cena, giacendo a mensa coi fratelli, osservata<br />

fedelmente coi cibi rituali la legge antica, dona se stesso<br />

<strong>in</strong> cibo ai dodici 2 ».<br />

Nobis datus, nobis natus ex <strong>in</strong>tatta virgìne, / et <strong>in</strong> mando conversatus, sparso verbi<br />

sem<strong>in</strong>e, / sui moras <strong>in</strong>colatus miro clausit ord<strong>in</strong>e. Il In supremae nocte coenae I recumhens cum<br />

fratribus, I observata legepiene cibis <strong>in</strong> legalìbus, I cibum turbae duodenae se dat suis manibus.<br />

153


2. E nel Sacris sollemniis:<br />

«Si ricorda l'ultima cena, la notte nella quale crediamo<br />

che Cristo, secondo la vecchia legge degli antichi<br />

padri, donò l'agnello e l'azimo ai fratelli. Noi professiamo<br />

che, dopo l'agnello prefigurativo, consumato il pasto, con<br />

le sue mani fu dato ai discepoli il corpo del Signore, dest<strong>in</strong>ato<br />

tutto a tutti, e tutto per ciascuno. Ad esseri segnati<br />

dalla fragilità diede il suo corpo <strong>in</strong> cibo, e porse a uom<strong>in</strong>i<br />

sconsolati il calice del <strong>san</strong>gue, dicendo: Ricevete la coppa<br />

che vi porgo, e bevetene tutti» 3 .<br />

3. La stessa istituzione è cantata nel Verbum supernum:<br />

«Il Verbo celeste, veniente dal Padre, e sempre alla<br />

sua destra, portando a compimento la sua opera, giunse<br />

alla sera della vita. Uno dei discepoli lo consegnava ai<br />

suoi nemici per esser messo a morte, ed egli si offrì loro <strong>in</strong><br />

cibo di vita» 4 .<br />

4. E, allo stesso modo, nel Lauda, Sion:<br />

«Solenne è celebrato il giorno che ricorda la prima<br />

istituzione di quest'agape (Dies enim sollemnis agitur, / <strong>in</strong><br />

qua mensae primae recolitur huius <strong>in</strong>stitutió)».<br />

Noctis recolitur coena novissima, I qua Christus creditur agnum et azyma I dedìsse<br />

fratribus iuxta legitima / priscis <strong>in</strong>dulta patribus. Il Post agnum typicum expletis epulis, I<br />

corpus dom<strong>in</strong>icum datum discipulis I sic totum omnibus quod totum s<strong>in</strong>gulis, / eius fatemur<br />

manibus. Il Dedit fragilibus corporis ferculum, I dedit et tristibus <strong>san</strong>guìnis poculum, / dicens:<br />

accipite quod trado vasculum, / omnes ex eo bibite.<br />

Verbum supernum prodiens, I nec Patris l<strong>in</strong>quens dexteram, I ad opus suum exiens, /<br />

venit ad vitae vesperam. Il In mortem a discìpulo / suis tradendus aemulis, I prius <strong>in</strong> vitae<br />

ferculo I se tradidit discipulis.<br />

154


Il «pane vivo e vitale (panis vivus et vitalis)» «nella<br />

mensa della <strong>san</strong>ta cena alla compagnia dei dodici fratelli<br />

senza dubbio fu donato (Quem <strong>in</strong> sacrae mensa coenae, / turbaefratrum<br />

duodenae / datum non ambigitur)».<br />

Lo stesso <strong>in</strong>no rievoca il mandato della memoria:<br />

«Cristo dispose che <strong>in</strong> sua memoria si compisse quello che<br />

egli fece nella cena (Quod <strong>in</strong> coena Christus gessit, I faciendum<br />

hoc expressit I <strong>in</strong> sui memoriam)».<br />

Il compimento delle antiche prefigurazioni<br />

Nell'<strong>Eucaristia</strong> le antiche prefigurazioni si compiono e<br />

i vecchi riti sono f<strong>in</strong>iti, e sopraggiunge una realtà nuova:<br />

«Il pane del cielo porta a compimento le prefigurazioni»<br />

(dat panis caelicus figuris term<strong>in</strong>um)» {Sacris sollemniis).<br />

Esso «nei simboli è prefigurato: quando è immolato<br />

Isacco, quando è scelto l'agnello della Pasqua e ai padri è<br />

offerta <strong>in</strong> dono la manna. In questa mensa del nuovo re,<br />

la nuova Pasqua della legge nuova svuota la Pasqua (il<br />

Passaggio) antica. La novità fa fuggire la vecchiezza, la<br />

verità fa dileguare l'ombra, la luce dissipa le tenebre»<br />

{Lauda, Sion)" 1 .<br />

«All'antico <strong>in</strong>segnamento succeda il rito nuovo (antiquum<br />

documentum novo cedat rifui)» (Pange, l<strong>in</strong>gua).<br />

5 In figuris praesignatur, / cum Isaac immolatur, I agnus Paschae deputatur, I datur<br />

mannapatribus. Il In hac mensa novi regis, I novum Pascha novae legis; /phase vetus term<strong>in</strong>at.<br />

Il Vetustatem novitas, / timbravi fugat peritai, I noctem lux elim<strong>in</strong>ai (Lauda, Sion).<br />

155


Lo abbiamo già ascoltato: dopo la consumazione dell'agnello<br />

che lo adombrava, ai discepoli fu dispensato il<br />

Corpo del Signore (Post agnum typicum expletis epulis, / corpus<br />

dom<strong>in</strong>kum datum discipulis) (Sacris sollemniis).<br />

II<br />

IL MISTERO EUCARISTICO E LA SUA TEOLOGIA<br />

Mentre canta l'istituzione dell'<strong>Eucaristia</strong>, l'Angelico<br />

ne illustra il mistero.<br />

1. L'<strong>Eucaristia</strong> è il ricordo della morte di Cristo. In<br />

uno dei suoi versi più appassionati egli esclama: «O<br />

memoriale della morte del Signore (0 memoriale mortis<br />

Dom<strong>in</strong>i)» {Adoro te) 6 .<br />

2. Essa è «il corpo glorioso (gloriosus corpus)» e «il prezioso<br />

<strong>san</strong>gue (<strong>san</strong>guis pretiosus)» (Pange, l<strong>in</strong>gua), il «corpo del<br />

Signore {corpus dom<strong>in</strong>kum)», il «sacrificio (sacrificium)», e «il<br />

pane del cielo (panis caelicus)» (Sacris sollemniis).<br />

<strong>Tommaso</strong> dirà che il tema speciale del suo canto è il<br />

«pane vivo e vitale (Laudis thema specialis, panis vivus et<br />

vitalis)», «il pane degli angeli» che «diviene il pane degli<br />

uom<strong>in</strong>i (Panis angelicus fitpanis hom<strong>in</strong>um)» (Lauda, Sion).<br />

Da qui la sorpresa ammirazione, che un altro verso<br />

esprime con vibrante commozione: «O cosa mirabile: il<br />

Citiamo il testo e la divisione delle strofe secondo l'edizione critica pubblicata<br />

da R. WlELOCKX, Poetry and Theologie <strong>in</strong> the Adoro te deuote, p. 172.<br />

156


servo, povero e umile, si nutre del Signore» 7 (Sacris solletnniis).<br />

E ancora canterà: «Ecco il pane degli Angeli, diventato<br />

cibo dei viandanti, veramente pane dei figli, da non<br />

gettare ai cani» 8 (Lauda, Sion).<br />

Se «nascendo Cristo si è fatto compagno, e alimento<br />

cenando con i suoi (Se nascens dedit socium, / convescens <strong>in</strong><br />

edulium)», «nella morte si offre <strong>in</strong> riscatto, e si dà come<br />

premio nel regno (se moriens <strong>in</strong> pretium, I se regnans dat <strong>in</strong><br />

praemium)» (Verbum supernum).<br />

3. Ma al poeta teologo preme precisare con rigore i<br />

vari aspetti del mistero eucaristico: la sostanza, la conversione,<br />

le specie eucaristiche, la loro frazione, i m<strong>in</strong>istri e<br />

quanti ricevono il sacramento.<br />

— Il Lauda, Sion li fa passare analiticamente:<br />

«Ai discepoli di Cristo questo dogma è consegnato: il<br />

pane si trasforma <strong>in</strong> carne e il v<strong>in</strong>o <strong>in</strong> <strong>san</strong>gue. Sotto<br />

diverse apparenze — segni senza sostanza — realtà sublimi<br />

si nascondono: la carne che è nutrimento, il <strong>san</strong>gue che è<br />

bevanda. E, pure, sotto l'una e l'altra specie Cristo resta<br />

tutto <strong>in</strong>tero: non spezzato da chi lo assume, non <strong>in</strong>franto,<br />

non diviso, viene assunto nella sua <strong>in</strong>tegrità. Lo riceve<br />

uno, lo ricevon mille: quanto questi tanto quello, né<br />

assunto è consumato. E alla frazione del sacramento, non<br />

turbarti, ma ricorda: tanto Cristo è celato nel frammento,<br />

7 0 res mirabilìs. I Manducat dom<strong>in</strong>um I pauper servus et humilis (Sacris mllemniis).<br />

Ecce panis Angelorum, I factus cibus vìatorum, I vere panis filiorum, I non mittendus<br />

canìbus (Lauda, Sion).<br />

157


quanto lo è nella totalità. La realtà non patisce divisione,<br />

la frazione co<strong>in</strong>volge solo i segni, né lo stato si riduce e<br />

neppure la statura di chi è simboleggiato. Lo ricevono i<br />

buoni, lo ricevono i cattivi, ma con esito <strong>in</strong>eguale, di vita<br />

oppur di morte: di morte per gli <strong>in</strong>iqui, di vita per i<br />

buoni: vedi dunque di una stessa comunione quanto l'effetto<br />

sia dissimile» 9 .<br />

— L'<strong>in</strong>no Verbum supernum puntualizzerà:<br />

Ai discepoli «sotto le due specie donò la carne e il <strong>san</strong>gue,<br />

al f<strong>in</strong>e di nutrire con la duplice sostanza tutto<br />

» !0 1<br />

uomo» .<br />

— Quanto ai m<strong>in</strong>istri dell'<strong>Eucaristia</strong>, sono unicamente<br />

i presbiteri:<br />

«Ha istituito così questo sacrificio, di esso <strong>in</strong>caricando<br />

i soli presbiteri: a loro <strong>in</strong>combe di consumarlo e di elargirlo<br />

agli altri» (Sacris sollemniis)".<br />

Dogma datur christianis, I quod <strong>in</strong> carnem transit panis, I et v<strong>in</strong>um <strong>in</strong> <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>em. Il<br />

Sub diversis speciebus, / signis tantum, et non rebus, I latent res eximiae. Il Caro cibus, <strong>san</strong>guìs<br />

potus; I manet tamen Christus totus I sub utraque specie. Il A sumente non concisus, I non<br />

confractus, non divisus, I <strong>in</strong>teger assumìtur. Il Sumit unus, sumunt mille; / quantum isti,<br />

tantum ille; I nec sumptus eonsumitur. Il Fracto demum sacramento / ne vacilles, sed memento /<br />

tantum esse sub fragmento / quantum tota tegitur. Il Nulla rei fìt scissura, / signi tantum fit<br />

fractura, I qua nec status nec statura / signati m<strong>in</strong>uitur. Il Sumunt boni, sumunt mali, I sorte<br />

tamen <strong>in</strong>acquali, I vitae vel <strong>in</strong>teritus. Il Mors est malis, vita bonìs, / vide paris sumptionis I<br />

quam sit dispar exitus.<br />

10<br />

Quibus sub b<strong>in</strong>a specie I carnem dedit et <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>em, I ut duplicis substantiae / totum<br />

cibaret hom<strong>in</strong>em.<br />

11<br />

Sic sacrificium istud <strong>in</strong>stituit, I cuius offìeium committi voluit I solispresbyteris, quibus<br />

sic congruit, I ut sumant, et dent ceteris (Sacris sollemniis).<br />

158


Come abbiamo visto, la stessa precisione e lo stesso<br />

l<strong>in</strong>guaggio scolastico troviamo a proposito dell'<strong>in</strong>tegrità<br />

di Cristo nella frazione delle specie:<br />

«Ai discepoli fu dato il corpo del Signore, dest<strong>in</strong>ato<br />

tutto a tutti e tutto per ciascuno (Sacris sollemniis) 12 .<br />

Ili<br />

LA TESTIMONIANZA DEI SENSI<br />

E LA CERTEZZA DELLA FEDE<br />

Un'altra sottol<strong>in</strong>eatura degli Inni eucaristici di <strong>Tommaso</strong><br />

— e di tutta la sua teologia eucaristica — è la necessità<br />

assoluta e impresc<strong>in</strong>dibile della fede: solafides.<br />

I sensi giudicano e si fermano secondo le apparenze:<br />

non <strong>san</strong>no andare oltre, non riescono a raggiungere,<br />

sotto le specie, la presenza della sostanza, cioè<br />

del Corpo e del Sangue di Cristo. Vedono giusto puramente<br />

quanto alle apparenze; ma, di là da esse, non<br />

sono <strong>in</strong> grado di percepire nulla. Perciò è detto che<br />

essi vengono meno, e falliscono. La presenza reale del<br />

Signore è attestata unicamente dalla fede, che si pone<br />

<strong>in</strong> ascolto della sua Parola:<br />

1. «Il Verbo fatto carne con la sua parola rese la propria<br />

carne pane vero, mentre il v<strong>in</strong>o diventa il <strong>san</strong>gue di<br />

1 Corpus dom<strong>in</strong>icum datum discipulis I sic totum omnibus quod totum s<strong>in</strong>gulìs, I eius<br />

fatemur manibus (Sacris sollemniis).<br />

159


Cristo 13 ; che, se i sensi si smarriscono, la sola fede basta a<br />

rassicurare il cuore s<strong>in</strong>cero 14 ». «La fede sopperisca all'<strong>in</strong>fermità<br />

dei sensi (praestet fides supplementum sensuum defectui)»<br />

{Pange, l<strong>in</strong>gua).<br />

2. «La fede ardimentosa, di là dall'ord<strong>in</strong>e naturale,<br />

conferma quello che non comprendi e quello che non<br />

vedi» {Lauda, Sion?\<br />

3. «La vista, il tatto, il gusto non ti avvertono: si crede<br />

senza esitazione solo per quello che l'udito ha ascoltato.<br />

Credo a tutto quello che il Figlio di Dio ha asserito: nulla è<br />

più vero della parola di verità {Adoro te)»' 6 .<br />

13<br />

Marabelli (<strong>Tommaso</strong> d'Aqu<strong>in</strong>o poeta eucaristico, pp. 479-480) traduce il fitque<br />

<strong>san</strong>guis Christi merum con: «e il <strong>san</strong>gue di Cristo diventa v<strong>in</strong>o autentico», osservando:<br />

«In questa frase non si tratta tanto, come qualche volta noi diremmo comunemente<br />

si trova pure <strong>in</strong>terpretato, della transustanziazione: il pane che diventa il corpo, il<br />

v<strong>in</strong>o che diventa il <strong>san</strong>gue. Qui c'è un'altra sottol<strong>in</strong>eatura: si parla piuttosto di carne<br />

che diventa pane vero, di <strong>san</strong>gue che diventa v<strong>in</strong>o vero» (p. 480). Viene fatto <strong>in</strong><br />

questo modo risaltare il parallelismo con l'espressione precedente, dove si afferma che<br />

il Verbo <strong>in</strong>carnato ha reso la sua carne pane vero; successivamente sarebbe detto che il<br />

<strong>san</strong>gue è diventato «v<strong>in</strong>o vero», secondo il significato di merum, «v<strong>in</strong>o puro». Certo,<br />

altrove <strong>in</strong> <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> non si def<strong>in</strong>isce mai, come pare, il <strong>san</strong>gue di Cristo come<br />

merum, nel senso appunto di «v<strong>in</strong>o vero» (anche se merum <strong>in</strong> lat<strong>in</strong>o ha anche il<br />

significato semplicemente di «v<strong>in</strong>o»); sullo sfondo di Giovanni 6, 5 5 — caro enim mea<br />

verus — o vere — est cibus, ci si attenderebbe eventualmente la def<strong>in</strong>izione del <strong>san</strong>gue<br />

come vere o verus potus (fitpotus verus). Ci sono però ragioni di rima — verum / merum I<br />

s<strong>in</strong>cerum. Il cambiamento del verbo — da effìcit afit — e del soggetto, che non è più il<br />

Verbum caro, la dichiarazione che il <strong>san</strong>gue diviene merum, farebbero propendere per la<br />

versione tradizionale, che vede nel verso la dottr<strong>in</strong>a della transustanziazione; <strong>in</strong> ogni<br />

caso la versione proposta da Marabelli rimane possibile, concettualmente più<br />

coerente col verso precedente, e senz'altro suggestiva.<br />

Verbum caropanem verum, I verbo carnem effìcit; I fitque <strong>san</strong>guis Christi merum, / et<br />

si sensus deficit, I adfirmandum cor s<strong>in</strong>cerum I sola fides sufficit.<br />

1<br />

Quod non capis, quod non vides, I animosa firmat fides / praeter rerum ord<strong>in</strong>em<br />

(Lauda, Sion).<br />

1<br />

Visus, tactus, gustus, <strong>in</strong> tefallitur, I sed auditu solo tute creditur. / Credo quicquid<br />

dixit dei filius, / nichil ueritatis uerbo uerius (Adoro te).<br />

160


IV<br />

LA LODE E L'ADORAZIONE<br />

1. Il «Corpus Dom<strong>in</strong>i» è sorto come festa speciale<br />

dedicata al culto e all'esaltazione del Corpo e del Sangue<br />

di Cristo, ed è esattamente l'<strong>in</strong>vito alla lode e all'adorazione<br />

che ricorre negli Inni eucaristici di <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong>:<br />

Così nel Pange, l<strong>in</strong>gua:<br />

«Canta, o l<strong>in</strong>gua, il mistero del corpo glorioso e del<br />

prezioso <strong>san</strong>gue, effuso, per riscattare il mondo, dal re<br />

delle genti, frutto di un grembo generoso 17 » 18 .<br />

«Prostrati, veneriamo un così grande sacramento<br />

(Tantum ergo sacramentum veneremur cernui)».<br />

2. E nel Lauda, Sion:<br />

«In canti e <strong>in</strong>ni loda, Sion, il Salvatore; loda la tua<br />

guida e il tuo pastore {Lauda, Sion, salvatorem, / lauda<br />

ducem et pastorem I <strong>in</strong> hymnis et canticis)».<br />

«Tanto ardisci, quanto puoi: egli supera ogni lode, né<br />

tu mai sarai capace di lodarlo quanto basta (Quantum<br />

potes, tantum aude; / quia maior omni laude, I nec laudare suffìcis)».<br />

«L'azione misteriosa di Chi ha la signoria dei popoli, il cui <strong>san</strong>gue èpretiosus,<br />

perché effuso <strong>in</strong> mundi pretium, viene subito messa <strong>in</strong> relazione con l'accoglienza della<br />

Madre, con ii fiat di Maria, con il gesto che rappresenta il miracolo della fede» (C.<br />

MARABELLI, <strong>Tommaso</strong> d'Aqu<strong>in</strong>o, poeta eucaristico, p. 478).<br />

Pange, l<strong>in</strong>gua, gloriosi corporis mysterìum, / <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>isque pretiosi, quem <strong>in</strong> mundi<br />

pretium, / fructus ventris generosi rex effudit gentium)<br />

161


V<br />

L'IMPLORAZIONE<br />

1. La memoria dell'istituzione dell'<strong>Eucaristia</strong> e l'adorazione<br />

del Corpo e del Sangue del Signore si accompagnano<br />

e si alternano negli Inni di <strong>san</strong> <strong>Tommaso</strong> con una<br />

<strong>in</strong>tensa e calda implorazione:<br />

«O vittima di salvezza, che spalanchi la porta del<br />

cielo: le guerre ostili premono, concedi tu la forza e<br />

arreca aiuto» {Verbum supernum) 19 .<br />

«Ti chiediamo, o Dio tr<strong>in</strong>o e uno: come noi ti onoriamo,<br />

così vieni a visitarci, e sulle tue vie sii guida alla<br />

mèta cui tendiamo: alla luce che tu <strong>in</strong>abiti (Te tr<strong>in</strong>a deitas<br />

unaque poscimus, / sic nos tu visita, sicut te colimus, / per tuas<br />

semitas due nos quo tendimus, I ad lucem quam <strong>in</strong>habitas)»<br />

(Sacris sollemniis).<br />

«O Gesù, Pastore buono, veramente pane, abbi di noi<br />

pietà: sii tu a pascolarci e a custodirci; facci tu vedere il<br />

bene nella terra dei viventi. Tu, che conosci tutto e tutto<br />

vali, che qui pasci noi mortali, rendi i tuoi commensali di<br />

quaggiù, i coeredi e i compagni dei <strong>san</strong>ti cittad<strong>in</strong>i (Bone<br />

pastor, panis vere, lesu nostri miserere, / tu nos pasce, nos tuere,<br />

I tu nos bona fac videre / <strong>in</strong> terra viventium. Il Tu qui cuncta<br />

O salutaris bastia, I quae caeli pandis ostium; / bella premunt bostilia, I da robur, fer<br />

auxilium (Verbum supernum).<br />

162


scis et vales, /qui nos pascis hic mortalesj tuos ibi commensales,!<br />

coheredes et sodalesl fac <strong>san</strong>ctorum civium)» {Lauda, Sion).<br />

2. Ma soprattutto nell'Adoro te devote la lode al Corpo<br />

e al Sangue del Signore mirabilmente si fonde <strong>in</strong> appassionata<br />

e lirica preghiera. La sacra dottr<strong>in</strong>a del teologo,<br />

tutta <strong>in</strong>trisa di Scrittura, e la vena ispirata del poeta si<br />

fondono con la devozione accesa dell'orante, quasi con lo<br />

spasimo del mistico, che parla dall'abbondanza del cuore<br />

e che brama di vedere Cristo di là dai veli e dai nascondimenti<br />

del sacramento. L'<strong>in</strong>no è stato def<strong>in</strong>ito «una di<br />

quelle composizioni armoniose e geniali, <strong>in</strong>sieme ricche e<br />

semplici, che sono servite, più di molti libri, a formare la<br />

pietà cattolica» 20 . «Poema teologico» 21 , accuratamente<br />

strutturato nel ritmo e nelle assonanze, è, <strong>in</strong>sieme, tutta<br />

una <strong>in</strong>vocazione personale a Gesù nell'<strong>Eucaristia</strong>:<br />

«Devotamente ti adoro, o verità nascosta, che ti celi<br />

veramente sotto queste forme. Il mio cuore tutto a te si<br />

sottomette, poi che a contemplarti si sente tutto venir<br />

meno {Adoro te deuote, latens ueritas, / te que sub bis formis<br />

uere latitas. Il Tibi se cor meum totum subicit, I quia te contemplai<br />

totum deficit)».<br />

3. La non visione di Cristo, che nell'<strong>Eucaristia</strong> è assoluta,<br />

non deve attenuare l'adesione; la deve, anzi, accrescere,<br />

suscitando l'abbandono confidente del ladro <strong>in</strong><br />

20 A. WlLMART, La tradition littéraire et textuelle de /'Adoro te devoce, <strong>in</strong> Auteurs<br />

spiritueh et textes devoti du Moyen Age Lat<strong>in</strong>. Eludei d'histoire littéraire, Études<br />

August<strong>in</strong>iennes, Paris 1971, p. 361.<br />

21 J.-P. TORRELL, 'Adoro te', p. 370.<br />

163


croce o la confessione dell'apostolo <strong>Tommaso</strong>, pur nella<br />

mancanza della constatazione e del contatto delle piaghe.<br />

Le "assenze" dell'<strong>Eucaristia</strong> devono <strong>in</strong>crementare la<br />

fede, che dà <strong>in</strong>izio all'<strong>in</strong>timità div<strong>in</strong>a, la speranza e l'amore:<br />

«Sulla croce era nascosta solo la div<strong>in</strong>ità, ma qui è<br />

occulta anche l'umanità; e, pure, l'una e l'altra credendo<br />

e profes<strong>san</strong>do, chiedo quello che ha implorato il ladro<br />

penitente. Con <strong>Tommaso</strong> non ravviso le ferite, e tuttavia<br />

ti proclamo mio Dio. Fa' che sempre più io creda, che <strong>in</strong><br />

te speri e che ti ami (In cruce latebat sola deitas, I sed hic<br />

latet simul et humanitas. Il Ambo nere credens atque confitens, I<br />

peto quod petiuit latro penitens. I Plagas sicut Thomas non<br />

<strong>in</strong>tueor, / deum tamen meum te confiteor. Il Fac me libi semper<br />

magis credere, / <strong>in</strong> te spem habere, te diligere)».<br />

L'<strong>Eucaristia</strong> è il memoriale della morte del Signore: la<br />

def<strong>in</strong>izione di <strong>Tommaso</strong> diventa, come già sappiamo, una<br />

piissima esclamazione:<br />

«O memoriale della morte del Signore, pane vivo e<br />

fonte di vita per l'uomo (0 memoriale mortis dom<strong>in</strong>i, I panis<br />

uiuus uitamprestans hom<strong>in</strong>i)».<br />

4. Memoriale della morte e pane vivo, del quale si<br />

domanda di vivere per sempre e di gustare la dolcezza<br />

l'<strong>Eucaristia</strong> è anche <strong>san</strong>gue che fluisce dal petto squarciato<br />

di Gesù, assimilato a un pio pellicano e <strong>in</strong>vocato a<br />

purificare dall'immondezza: un <strong>san</strong>gue tanto prezioso, di<br />

164


cui anche una sola goccia sarebbe bastata a salvare da<br />

ogni delitto il mondo <strong>in</strong>tero.<br />

«Donami di vivere sempre di te, e di non cessare mai<br />

di assaporare la tua dolcezza (Presta michi semper de te<br />

uiuere, I et te michi semper dulce sapere)».<br />

«Pio pellicano, Gesù Signore, mondami col tuo <strong>san</strong>gue<br />

nella mia impurità: una sua sola goccia basterebbe a<br />

salvare da ogni crim<strong>in</strong>e il mondo <strong>in</strong>tero (Pie pellicane,<br />

Ihesu dom<strong>in</strong>e, I me immundum munda tuo <strong>san</strong>gu<strong>in</strong>e. Il Cuius<br />

una stilla saluum facere, / totum mundumposset omni scelere)».<br />

5. Soprattutto gli ultimi devoti e commossi accenti<br />

rivolti personalmente a Cristo rivelano <strong>in</strong> tutto il suo<br />

<strong>in</strong>canto e la sua emozione la poesia eucaristica di <strong>san</strong><br />

<strong>Tommaso</strong> teologo e mistico del Corpo e del Sangue del<br />

Signore. La tradizione non conosce accenti eucaristici più<br />

devoti e più belli di questi e si comprende perché la<br />

Chiesa li abbia assunti e ancora li usi per cantare la propria<br />

adorazione e il proprio fervore.<br />

«O Gesù, che ora scorgo ancor velato, quando si<br />

avvererà quello di cui ho tanta sete? Cioè di contemplarti<br />

apertamente e qu<strong>in</strong>di di essere beato nella visione della<br />

tua gloria (Ihesu, quem uelatum nunc aspicio, / quando fiet<br />

illud quod tam sicio? I Vt te reuelata cernens facie, / uisu sim<br />

beatus tue glorie)».<br />

D'altra parte, questi versi rivelano il senso e l'esito<br />

della teologia e del lavoro teologico di <strong>Tommaso</strong>, che<br />

nella conclusione della sua vita sentiva e giudicava tutti i<br />

165


suoi scritti come «paglia». Egli era impaziente che tutto<br />

ì'enuntiabile, tutto il "castello" dei concetti si convertisse e<br />

sfociasse alla «res», alla «Realtà». Ma questa è la sete di<br />

ogni credente, cui la Rivelazione, grazie allo Spirito,<br />

abbia confidato i «segreti di Dio»: lo prende l'accoramento<br />

di vedere Cristo e <strong>in</strong> lui di vedere Dio. Com'è<br />

detto da Dante nella Commedia: «Che del disio di sé veder<br />

n'accora» (Purg. V, 57).<br />

166


INDICE<br />

PREFAZIONE 5<br />

CAPITOLO PRIMO<br />

L'<strong>Eucaristia</strong>: «Memoria della Passione di Cristo», compimento e<br />

vertice di tutti i sacramenti 9<br />

CAPITOLO SECONDO<br />

Al pr<strong>in</strong>cipio dell'<strong>Eucaristia</strong>: L'istituzione e la signoria<br />

di Cristo. Il m<strong>in</strong>istero ecclesiale <strong>in</strong> suo nome 19<br />

CAPITOLO TERZO<br />

Gli effetti dell'<strong>Eucaristia</strong>: La comunione<br />

con la Passione di Cristo e l'unità della Chiesa 29<br />

CAPITOLO QUARTO<br />

La comunione spirituale 41<br />

CAPITOLO QUINTO<br />

La conversione Eucaristica e il modo di presenza di Cristo 51<br />

CAPITOLO SESTO<br />

Presenza <strong>in</strong> virtù del sacramento e comunione al calice 61<br />

CAPITOLO SETTIMO<br />

L'<strong>Eucaristia</strong> nel commento a Matteo:<br />

Al pr<strong>in</strong>cipio l'istituzione di Gesù 65<br />

167


CAPITOLO OTTAVO<br />

L'<strong>Eucaristia</strong> nel commento alla prima lettera ai Cor<strong>in</strong>zi 77<br />

CAPITOLO NONO<br />

L'<strong>Eucaristia</strong> nel commento di <strong>Tommaso</strong> a Giovanni 103<br />

I - I pani moltiplicati: "Segno" del pane di vita 103<br />

II - La fede: Comunione con Cristo cibo spirituale 109<br />

III - Contro la mormorazione: L'attrazione del Padre<br />

a Cristo 118<br />

IV - La carne di Cristo: Pane vivo che viene dal cielo 126<br />

V- Manducazione spirituale e manducazione sacramentale 134<br />

VI - «Che cosa cercheremo di più?»: La fedeltà e la sequela 141<br />

CAPITOLO DECIMO<br />

<strong>Eucaristia</strong> e poesia <strong>in</strong> <strong>Tommaso</strong> d'Aqu<strong>in</strong>o 151<br />

168<br />

I - Il cuore della poesia eucaristica:<br />

La Cena fraterna di Gesù 153<br />

lì - Il mistero eucaristico e la sua teologia 156<br />

III - La testimonianza dei sensi e la certezza della fede 159<br />

IV - La lode e l'adorazione 161<br />

V- L'implorazione 162

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