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SPEDIZIONE IN A.P.-70%-MILANO<br />
PIÙ BASSO DI COSÌ<br />
IL MONDO IN QUATTRO CORDE? CE LO RACCONTA SATURNINO<br />
QUELLI DI ZANDEGÙ<br />
TORINO: UNA GIOVANE EDITRICE A CACCIA DEL SURREALE QUOTIDIANO<br />
DESIGN PARADE<br />
A MILANO DAL 18 AL 23 APRILE LA FANTASIA È AL POTERE<br />
LA CITTà COME NON L’AVETE MAI VISTa • 02/04/07 • EURO zero<br />
57<br />
APRILE
22<br />
URBAN<br />
REDAZIONE<br />
Mensile - Anno VII, Numero 57 - 02.04.07<br />
www.urbanmagazine.it<br />
redazione@urbanmagazine.it<br />
direttore responsabile: ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
art director: NICOLA CIOCE<br />
n.cioce@urbanmagazine.it<br />
caporedattore: FLORIANA CAVALLO<br />
f.cavallo@urbanmagazine.it<br />
segreteria di redazione: ROSY SETTANNI<br />
r.settanni@urbanmagazine.it<br />
19<br />
28<br />
32<br />
(Registrazione Tribunale di Milano: n.286, 11.05.01)<br />
presidente: IVAN VERONESE<br />
amministrazione: MAURO GENNARI<br />
m.gennari@urbanmagazine.it<br />
URBAN ITALIA srl via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />
Una società del gruppo EUROPEAN FREE MEDIA SA<br />
distribuzione: CITRUS ITALIA s.r.l. (tel. 02-48519577)<br />
Susanna Sivini: susanna@citrus.it<br />
fotolito: BODY&TYPE<br />
via San Calocero 22, 20123 Milano<br />
stampa: CSQ (Centro Stampa Quotidiani),<br />
via dell’industria 6, Erbusco (BS)<br />
#57<br />
URBAN<br />
APRILE<br />
11 EDITORIALE 13 VOCI 15 DREAMS 17 WOMEN<br />
19 DESIGN PARADE<br />
di Mirta Oregna<br />
22 COLPO BASSO<br />
di Maurizio Baruffaldi / foto: Cesare Cicardini<br />
26 GUIDA PERICOLOSA<br />
di Mariano Sabatini / illustrazione: Valentina Cameranesi<br />
28 QUEL CHE RESTA DEL CORPO<br />
di Francesca Bonazzoli<br />
32 ROMA O PARIGI?<br />
di Daniela Faggion / foto: Alberto Bernasconi<br />
34 UN MARE DI SKATE<br />
di Raffaele Panizza<br />
37 SURREALE QUOTIDIANO<br />
di Camilla Corsellini / foto: Roberto Covi<br />
41 MODA FACTORY GIRL<br />
foto: Malena Mazza<br />
51 SHOPPING FULL DENIM STORE<br />
di Maria Broch<br />
PUBBLICITÀ<br />
Direzione:<br />
sales manager:<br />
AUGUSTA ASCOLESE<br />
a.ascolese@urbanmagazine.it<br />
key account:<br />
ALFONSO PALMIERE<br />
a.palmiere@urbanmagazine.it<br />
GIORGIA FRACCAPANI<br />
g.fraccapani@urbanmagazine.it<br />
URBAN ITALIA srl<br />
via Valparaiso 3, 20144 Milano<br />
tel. 02-48519718<br />
fax 02-48518852<br />
Toscana e Umbria<br />
L.P. COMMUNICATION<br />
Via di Ripoli, 188 - 50126 Firenze<br />
tel. 055-6800508 / fax 055-6814225<br />
segreteria@lucaparigi.it<br />
Triveneto<br />
SANDRO CASTELLI, CINZIA FIORINI<br />
Via Trota, 6, 37121 - Verona<br />
tel. 045-8003436 / fax 045-8015484<br />
mail: studiocastelli@email.it<br />
Marche, Molise, Basilicata, Lazio,<br />
Abruzzo, Campania, Calabria, Puglia,<br />
Sicilia e Sardegna<br />
DOWNLOAD ADV<br />
Via Sardegna, 69 00187 Roma<br />
tel. 06-42011918<br />
mail: t.micheli@downloadadv.it<br />
41<br />
cover: foto di Cesare Cicardini<br />
URBAN 9
GUIDA<br />
54 FILM SALVATE LEONIDA E I SUOI 300 SPARTANI<br />
57 LIBRI SECOND LIFE ROMANA<br />
59 DIGITAL LIFE APPRENDISTA O MAGO: LA FORZA SIA CON VOI<br />
60 MUSICA VIETATO RIESUMARE?<br />
63 TEATRO MOCCIA DA MUSICAL<br />
65 ARTE DENTRO LA NUOVA ERA<br />
67 NIGHTLIFE PER CHI SENTE IL RITMO AMSTERDAM È VICINA<br />
68 FOOD MILANO GALLERIA CON CHEF? AL SOTTOCORNONOVE<br />
70 FOOD ROMA SU UN DIVANO A TRE METRI SOTTO IL CIELO<br />
72 FOOD BOLOGNA QUANTO BASTA MA NON NELLE PORZIONI<br />
73 FOOD TORINO JAMBON, JAMóN? NOI DICIAMO PROSCIUTTO<br />
75 FOOD VENETO ITALIA-ARGENTINA? NON È SOLO UNA PARTITA<br />
77 FOOD NAPOLI TRA NAPOLI E PARIGI C’è DI MEZZO UN TRIP<br />
78 UNURBAN il pieno! grazie<br />
APRILE 57<br />
hanno collaborato con noi:<br />
65<br />
54<br />
andrea baffigo<br />
maurizio baruffaldi<br />
alberto bernasconi<br />
francesca bonazzoli<br />
bruno boveri<br />
sandro brescia<br />
maria broch<br />
53<br />
ciro cacciola<br />
velentina cameranesi<br />
chiara capellini<br />
sasha carnevali<br />
cesare cicardini<br />
sergio colantuoni<br />
daniele coppi<br />
URBANEDITORIALE<br />
LA CITTÀ È OLTRE<br />
Il basso di Saturnino che ti punta dritto in copertina. Una mandria<br />
di mucche colorate che ai verdi pascoli alpini preferisce le strade<br />
e la metropolitana di Milano. Un itinerario rubato a un’irriguardosa<br />
guida che ti racconta l’altra Roma, quella che di solito rimane sullo<br />
sfondo. Skateboard che invece di calcare i marciapiedi diventano<br />
pezzi da collezione. Il corpo strapazzato, lacerato e trasfigurato<br />
dagli artisti della mostra Into Me, Out of Me al Macro al Mattatoio.<br />
Nella megalopoli di <strong>Urban</strong> niente è solo quel che sembra ma può<br />
sempre diventare molto di più.<br />
ALBERTO CORETTI<br />
a.coretti@urbanmagazine.it<br />
camilla corsellini<br />
roberto covi<br />
daniela faggion<br />
faust<br />
paolo madeddu<br />
malena mazza<br />
cinzia negherbon<br />
mirta oregna<br />
raffaele panizza<br />
igor principe<br />
leo rieser<br />
francesca roveda<br />
laura ruggieri<br />
mariano sabatini<br />
lorenzo tiezzi<br />
marta topis<br />
URBAN ti trova a: MILANO · ROMA · BOLOGNA · TORINO · NAPOLI · BARI · VERONA · PADOVA · FIRENZE · PALERMO<br />
URBAN 11
© Wladimir Vinciguerra<br />
CLIZIAFORAFRICA<br />
Viene dall’Africa l’ispirazione per l’ultima serie di gioielli creati da Clizia Ornato (www.cliziaornato.com)<br />
e arriva, si potrebbe dire, per posta. Piccole finestre sul mondo, grandi come<br />
francobolli, i suoi bracciali postali raccontano una serie di storie, questa volta dalla Guinea,<br />
una terra che attualmente sta attraversando una profonda crisi interna, dove mancano l’acqua<br />
e l’energia elettrica, le condizioni igieniche sono inaccettabili, pur essendo il terzo paese<br />
produttore di bauxite al mondo. Realizzati con pelle e tanti francobolli colorati ed evocativi<br />
provenienti dall’Africa Occidentale, il ricavato dei bracciali verrà interamente devoluto ai<br />
volontari dell’associazione Cisv Torino (www.cisvto.org) impegnata sul campo in progetti di<br />
sostegno. E allora, quando ve li allaccerete al polso, pensateci un attimo: sono gioielli, cartoline<br />
dal mondo o piccole donazioni? |AB|<br />
SOTTO<br />
LA CITTÀ<br />
Una forte contaminazione linguistica che si intreccia con<br />
la sperimentazione fotografica, sullo sfondo la sua originalissima<br />
attenzione al paesaggio urbano. Un omaggio a un<br />
artista spericolato, Mario Schifano, è l’occasione per vedere<br />
riuniti alcuni tra i più originali nomi del panorama romano<br />
underground. Nuovi linguaggi espressivi e una creatività<br />
liberamente contaminata dai contesti più disparati colorano<br />
infatti senza paura di sperimentare Sottoterra 02. Esempi di<br />
arte urbana, dal 20 aprile al 12 maggio, presso la sede del<br />
G.I.G.A. (Gruppo italiano giovani artisti, www.studiogiga.com)<br />
in via del Governo Vecchio 43.<br />
In mostra nuove generazioni di artisti: Alessio Facchini,<br />
Gaialight, Maseda, Salvatore Mauro, Valentino Menghi,<br />
Matteo Peretti, Serpe in seno, Stella Tasca, Wladimir<br />
Vinciguerra e Matteo Peretti. Una ventata di novità per l’underground<br />
che giunge, ovviamente, da Sottoterra! |AB|<br />
© Barbara Seghezzi/Grazia Neri<br />
URBANVOCI<br />
BICIDAPRESTARE<br />
C’è ancora tempo, non buttatela, anzi riciclatela... Che cosa? Ma la vostra bicicletta, che<br />
da anni giace abbandonata in garage, sul terrazzo, in cantina. Magari basta dare una<br />
gonfiatina alle ruote o ripararle i freni, ma anche se il danno è più grave non vi preoccupate:<br />
tanto ci pensano loro a rimetterla in sesto, quelli di AreaOdeon. Sono i promotori<br />
di ByBike Re-Cycle, il primo servizio di bike-sharing che nascerà da maggio nella stazione<br />
ferroviaria di Monza. Tutte le bici saranno quindi ridipinte con un po’ di estro creativo durante<br />
un evento pubblico di action painting: alcune verranno appese vicino alla stazione in<br />
esposizione permanente, altre messe a disposizione di tutti gli associati di AreaOdeon per<br />
pedalate cittadine. Per le ciclo-donazioni il numero è lo 039-5964994. |AB|<br />
URBAN 13
© Robert A.M. Stern Architects<br />
URBANDREAMS<br />
LA CITTÀ CHE NON C’È<br />
di Daniele Coppi<br />
MAL D’AFRICA<br />
A MANHATTAN<br />
New York, Stati Uniti<br />
– Un pezzo d’Africa sulla<br />
Fifth Avenue: 30mila metri<br />
quadrati, di cui oltre 5mila<br />
di sale espositive, per un<br />
costo totale di realizzazione<br />
di 80 milioni di dollari.<br />
Stiamo parlando del<br />
Museo d’arte africana che,<br />
dopo aver avuto una sede<br />
vacante per 23 anni, con<br />
l’apertura in primavera del<br />
cantiere troverà indirizzo<br />
definitivo a Manhattan, a<br />
20 block dal Guggenheim,<br />
proprio nell’angolo nord<br />
orientale di Central Park.<br />
La sfida progettuale, come<br />
racconta l’architetto Robert<br />
A.M. Stern, era doppia:<br />
pensare un museo all’interno<br />
di una più ampia<br />
struttura residenziale e<br />
commerciale, disegnare un edificio aperto, luminoso e dalle grandi superfici trasparenti,<br />
senza per questo realizzare una banalissima torre di vetro. Per vedere se il progetto ha<br />
centrato il bersaglio non resta che attendere la conclusione dei lavori nell’inverno 2009.<br />
UNA PARENTESI SUL FIORDO<br />
Vejle, Danimarca – Capita raramente che un progetto affondi le radici nella topografia del luogo per il quale è stato pensato come nel caso di<br />
Skyttehusbugten, un complesso residenziale a Vejle, in Danimarca, firmato dallo studio danese Schmidt Hammer Lassen, mai realizzato ma premiato<br />
solo poche settimane fa ai Mipim Awards di Cannes (per il mondo immobiliare, un po’ quello che la Palma d’oro rappresenta per l’industria cinematografica).<br />
Il fiordo da un lato, il centro della cittadina dall’altro, e foreste tutt’intorno: proprio in mezzo l’edificio, un po’ casa, un po’ giardino con i suoi<br />
spazi verdi e terrazze sulla superficie del tetto e una forma di parentesi tonda rovesciata che lascia libera la vista sulla baia.<br />
URBAN 15<br />
© Robert A.M. Stern Architects
© Chiara Capellini<br />
Una vecchia fiamma<br />
riemerge dal Giurassico<br />
della vostra vita affettiva?<br />
Non preoccupatevi,<br />
non siete ai confini<br />
della realtà. Si tratta<br />
semplicemente di rimorso<br />
URBANWOMEN<br />
di Faust<br />
GLI EX CON RIMORSO<br />
“Meglio tardi che mai”. Oppure. “Apriti cielo”. O ancora.<br />
“La speranza è sempre l’ultima a morire”. Lo scorso<br />
mese ho proferito queste tre proverbiali esclamazioni<br />
per ben tre volte. Una cosa incredibile, la stessa cosa<br />
incredibile, si è ripetuta tre volte. Quasi grido al miracolo.<br />
Ma che è successo? Mi è forse apparso l’arcangelo<br />
Gabriele? A parte il fatto che mi sarei vista obbligata a<br />
dirgli “mi spiace, ma sei arrivato troppo tardi”, no, non<br />
si tratta di questo. Ma di qualcosa di molto più improbabile.<br />
Allora mi ha forse chiamato il direttore del Corriere della<br />
Sera per dirmi “we want You”? No, molto più difficile.<br />
Mi ha telefonato il Presidente della Repubblica e mi ha<br />
detto che sarò io a essere nominata prossimo senatore<br />
a vita? No, troppo facile anche questa. Mi è capitata una<br />
cosa veramente assurda. Massimo, un mio ex flirt, che<br />
non sentivo più da due anni, cioè da quando ci eravamo<br />
lasciati (mi correggo: da quando mi aveva abbandonata<br />
sul molo di un porto, dopo che io mi ero fatta sette ore<br />
di treno, perché sulla nave ci sarebbero stati amici in comune<br />
della sua fidanzata ufficiale – di cui io ovviamente<br />
ignoravo l’esistenza – dopodiché non si era fatto più<br />
sentire), mi ha chiamato per chiedermi scusa e per dirmi<br />
che un giorno gli piacerebbe rivedermi magari a cena<br />
per parlare di quello che è successo. No, dico: ma vi rendete<br />
conto? Questo dopo due anni e chissà quante altre<br />
amanti si è accorto di essere stato un FdP e un PdMC<br />
(per i non vedenti figlio di puttana e pezzo di merda colossale)<br />
e colto dal rimorso mi ha chiesto S C U S A.<br />
Devo dire che mai mi sono sentita tanto fiera di me. Non<br />
alla laurea, non quando mi è di nuovo entrata la 42, o<br />
quando lo psicanalista dopo quattro anni mi ha detto<br />
che ero finalmente diventata una persona adulta.<br />
Ma il mio orgoglio di donna non sapeva che presto sarebbe<br />
arrivata una mail. Era Corrado. Conosciuto su una<br />
spiaggia della Sicilia, storia bellissima di una settimana<br />
che inciampa in un piccolo particolare. Il particolare, che<br />
scopro per caso, è che lui tiene moglie e un pargolo in<br />
altra città. Io trasecolo, lui finge di cascare dal pero e<br />
per giustificarsi mi dice: ma tu non me lo hai chiesto. Io<br />
sparisco. E dopo due mesi la mail: scusa, sappi che ti<br />
stimo molto.<br />
Infine, un sms, di uno che quasi voleva sposarmi e un<br />
mese dopo conviveva con un’altra. Si limita a un timido<br />
“ciao, come stai?”, però sempre un approccio. Eccola<br />
l’ennesima vittima del rimorso, anche se in versione<br />
light.<br />
Ma che sarà mai, una nuova religione? Vuoi vedere che<br />
tra un po’ dalle donne e dal vodka-Martini passano al<br />
battitappeto e al cilicio?<br />
Ehi, cari ex di rimorso, basta così. Fermatevi se potete.<br />
Se no, finisce che dopo 20 anni di sana e salvifica misantropia,<br />
sarò costretta a riabilitarvi!<br />
URBAN 17
Tutti pazzi per le mucche<br />
Piazze, musei, fermate della<br />
metropolitana dove pascolano in<br />
ordine sparso mucche in vetroresina<br />
a grandezza naturale: sono le<br />
mucche d’artista di Cowparade, qui<br />
vestite da Karim Rashid, Matteo<br />
Thun, Agata Ruiz de la Prada,<br />
Oliviero Toscani e tanti altri, per la<br />
gioia dei cittadini e di Champions<br />
for Children, la Onlus che riceverà i<br />
proventi della loro vendita all’asta.<br />
Quartier generale della mostra<br />
itinerante la “stalla” nelle ex-Poste<br />
di via Soperga. Dal 14 aprile al 17<br />
giugno.<br />
www.cowparademilano.it<br />
DESIGN<br />
PARADE<br />
Mucche in metropolitana? Un superattico gonfiabile<br />
sul tetto del Superstudio? Feste/invasione di giovani<br />
designer da tutto il mondo? Piazza Cadorna attovagliata<br />
per 200 persone? Sì, stiamo parlando della severissima<br />
Milano che dal 18 al 23 aprile è proprio Fuorisalone!<br />
testo: Mirta Oregna<br />
Designer del futuro a raccolta<br />
Domus Academy + POLI.design<br />
+ ZOT danno vita a That’s<br />
Design!: evento giovane di Zona<br />
Tortona per valorizzare i designer<br />
delle nuove generazioni e i loro<br />
prototipi. Selezionati da 22 delle<br />
migliori scuole internazionali<br />
del settore (dal Giappone al<br />
Cile, dalla Cina all’Europa)<br />
rappresentano il vero termometro<br />
del Salone 2007. Al Superstudio<br />
13 e Industria Superstudio, dal<br />
18 al 23 aprile.<br />
www.zonatortona.com<br />
URBAN 19
Superstudio sopra e sotto<br />
Party in arancione a Lambrate<br />
In alto, un piano in più ideato da Peraria (gli stessi<br />
del grande bruco verde visto nelle scorse edizioni<br />
del Salone): una terrazza ricoperta da una tensostruttura<br />
grigia all’esterno e argentata internamente<br />
ideata da Chicco Bestetti, sotto la quale trovano<br />
riparo alcuni pezzi scelti della Pinton Group firmati<br />
Aldo Cibic, Ernesto Meda e Sugar.<br />
In basso, negli spazi all’aperto, l’evento<br />
underconstruction di Recapito Milanese: un modulo<br />
abitativo prefabbricato della Bestetti Associati<br />
per promuovere gli arredi da esterni Pircher. Una<br />
struttura in acciaio, vetro e legno, dal design<br />
minimale e leggero, all’interno della quale vivono<br />
e animano gli spazi i<br />
tappeti e le sedute di<br />
Paola Lenti.<br />
www.peraria.com<br />
www.paolalenti.it<br />
Tre ambienti cultural-musicali<br />
assolutamente diversi tra loro<br />
ma dotati di un grande spazio di<br />
incontro comune con tanto di bar:<br />
questo il progetto Dutch Design,<br />
creativi olandesi che hanno guardato<br />
al sistema nordico del co-housing<br />
(abitazioni private singole con spazi<br />
comuni per i servizi) per allestire<br />
dal 18 al 23 aprile lo Spazio<br />
Lambretto, in Zona Ventura. Musica,<br />
dj-set, prototipi della nuova scuola<br />
di design olandese, un party<br />
one-night il 20 aprile e un<br />
divertente Orange Bar dove<br />
bere birra e assaggiare<br />
leccornie d’Olanda.<br />
www.dutchdesign07.com<br />
Torna l’atteso appuntamento del Mini Design<br />
Award 2007, concorso a inviti realizzato in<br />
partnership con lo Ied, che raccoglie ed espone<br />
in Triennale 48 progetti di giovani leve del design<br />
che danno il loro personale contributo al futuro<br />
della città. 24 designer e 4 istituti universitari in<br />
gara per restituire agli spazi cittadini, considerati<br />
una giungla anonima di cartelli e insegne, una<br />
propria identità, unica e riconoscibile.<br />
Tutte idee rigorosamente urbane che spaziano da<br />
Sesto senso, costruito su percorsi braille e sonori,<br />
all’ironico Pipidog, albero d’alluminio con funzione<br />
di toilette per cani.<br />
Info: tel. 800-330330<br />
Mini fa comunicare la città<br />
Arriva la borsa trasformista<br />
Con le sue righe colorate era un must dentro e fuori la<br />
scuola: lo zainetto Invicta, oggetto di culto degli anni Ottanta<br />
torna di moda, sempre più packable, versatile, leggero e<br />
soprattutto fashionable. Rinasce Invicta minisac versione<br />
2007, confermandosi item perfetto per la città: per questo al<br />
Superstudio Più dal 18 al 23 aprile 16 giovani designer sono<br />
stati chiamati a raccolta per celebrare le storiche righe con una<br />
serie di accessori. Tutti packable, naturalmente.<br />
www.invicta.it<br />
Esterni fa design pubblico<br />
Anche quest’anno la banda di Esterni non passa<br />
inosservata. Le loro installazioni urbane, pensate per<br />
migliorare la fruizione della città (con amache in piazza<br />
e strisce pedonali portatili), i momenti di aggregazione<br />
tra cui la tavolata per 200 persone che sarà allestita<br />
il 17 aprile in piazza Cadorna, le aiuole e gli spazi di<br />
piazza Bergognone da condividere come un grande letto<br />
il 20, faranno poi convergere tutti alla mega-festa finale<br />
organizzata, anche per l’edizione 2007, il 21 aprile nel<br />
sottopasso della stazione centrale.<br />
www.designpubblico.it<br />
L’installazione che galleggia nella città<br />
Gli artisti di Super! guardano ai ruggenti Sixties & Seventies, e nella factory di<br />
Spaziolima realizzano installazioni urbane pensate per essere usate, modificate<br />
e vissute dalle persone che le attraversano. Al Salone 2007 dunque il trio<br />
Massimiliano Buvoli, Riccardo Previdi e Patrick Tuttofuoco presenta Hovercraft,<br />
innovativo elemento galleggiante modulare da utilizzare per la realizzazione di<br />
versatili piattaforme collocabili in luoghi pubblici o paesaggi naturali. Un’icona<br />
visiva in cui il neon fa da protagonista assoluto. Dal 18 al 22 aprile.<br />
www.spaziolima.it<br />
Quando il design inscatola il food<br />
Una scatola/libro targata ADI, Food Design<br />
Studio e RistorArte, che al suo interno<br />
contiene pietre miliari del cibo inscatolato,<br />
non tanto per qualità ma soprattutto per<br />
creatività: dalla latta di Campbell’s soup<br />
(1869) al primo Toblerone di cioccolato<br />
(1908) alle mitiche Pringles (1967) la<br />
cui forma è un’opera di alta ingegneria<br />
alimentare. Un oggetto-idea presentato in<br />
una serie di location tra cui il Press Point-<br />
Zona Tortona e l’ArtBook Triennale per<br />
ricordare che il food design è una scelta<br />
progettuale consapevole e non un fenomeno<br />
da baraccone.<br />
www.fooddesign.it<br />
Il giardino che pende dalla stazione<br />
Un’oasi verde, un giardino pensile al piano superiore dell’atrio della Stazione Garibaldi, polo ferroviario in continuo<br />
fermento: è l’idea dell’architetto e designer Andrea Branzi all’interno della nuova edizione di Green Island,<br />
installazioni urbane nel quartiere Isola, accompagnate da band musicali e progetti di giovani designer emergenti<br />
esposti al Binario 20 di via Pepe (20 aprile). Da un lustro il laboratorio culturale aMAZE lab valorizza lo spazio<br />
pubblico del quartiere Garibaldi proponendo anche visite guidate alle rionali architetture razionaliste di Terragni.<br />
www.amaze.it<br />
20 URBAN URBAN 21
Saturnino, in arte Saturnino.<br />
Da quando, a 14 anni, ha<br />
lasciato il violino per il basso,<br />
il suo mondo gira attorno a<br />
quattro corde. Vive a Milano,<br />
dove una volta incontrò l’uomo<br />
che cercava un bassista...<br />
testo: Maurizio Baruffaldi<br />
foto: Cesare Cicardini<br />
“Con le frequenze basse puoi fare crollare un palazzo.<br />
Se ti metti a due passi da una cassa, le alte ti danneggiano,<br />
le basse ti fanno vibrare”. Saturnino è il suo nome<br />
di battesimo. Braccio armato di Jovanotti, è uno dei migliori<br />
bassisti in circolazione. Nato 37 anni fa ad Ascoli<br />
Piceno, vive nel cuore verde di Milano, città che ha amato<br />
da subito, nella sua casa a due passi dall’Arco della<br />
Pace. Musicista eclettico, le sue influenze sono ovunque<br />
e contagiose, figlie dell’ascoltatore onnivoro e insaziabile<br />
quale si definisce. Ma quello che distingue Saturnino<br />
è la leggerezza: le indiscutibili capacità tecniche e compositive<br />
non riescono a nascondere il divertimento del<br />
suonare.<br />
Quanti bassi compri?<br />
Uno all’anno, come tributo allo strumento.<br />
Quello che stai usando di più?<br />
Un Noah. Lo fanno un ingegnere aeronautico, un architetto<br />
e un insegnante. Precision bass con cassa vuota in<br />
alluminio grezzo. Il manico, invece, è fatto a Milano, da<br />
Jacaranda. Ha suono solido e liquido allo stesso tempo.<br />
Un metallo che cola. Ed è bellissimo da vedere.<br />
Saturnino tira a sé il portatile e apre la pagina con la<br />
foto del Noah imbracciato come un mitra. Me l’avvicina.<br />
Gli luccicano gli occhi e gli occhiali, e capisco che posso<br />
solo dargli ragione. Anche se vedo solo un bel basso<br />
lucido e inciso. E non una Venere lasciva, come sembra<br />
stia vedendo lui.<br />
A cinque anni cominci con il violino. Lo “strumento<br />
triste”, lo chiama mia figlia.<br />
È vero, è anche triste, quando è solo, infatti nelle orchestre<br />
ci sono quattro contrabbassi e 30 violini. Ma se<br />
COLPOBASSO<br />
ascolti Itzhak Perlman, violino solista e interprete della<br />
colonna sonora di Schindler’s List, senti invece come un<br />
rogo, mescolare dolore e piacere. Il violino l’ho suonato<br />
fino a 14 anni, quando capitai alle prove di un gruppo<br />
che faceva cover dei Van Halen. Preparavano dieci pezzi<br />
per la festa degli studenti. Il bassista era partito per il<br />
militare e il suo strumento era lì. Appena l’ho preso in<br />
mano mi ha subito affascinato. È simile al violino, ha<br />
intervalli di quarta al contrario, mi la re sol. L’ho sentito<br />
familiare. E potevo imbracciarlo, aveva una dinamica<br />
diversa…<br />
È stato amore a prima vista.<br />
Sì. Mio padre non sapeva nemmeno cosa fosse. “Sto<br />
suonando il basso!” gli dicevo. E lui: “E che è?”. Passavo<br />
le ore a fargli vedere i gruppi alla tele: “Quello è il bassista!”.<br />
Lo strumento elettrico è giovane, il precision<br />
bass definitivo ha 50 anni, l’età della musica contemporanea.<br />
Musica che vive nel volume, perché se stacchi<br />
la spina degli ampli senti solo uno sciame di zanzare.<br />
E andrebbe studiata, partendo da Leo Fender, è lui lo<br />
spartiacque.<br />
C’è il prima e il dopo Fender. Il profeta del pick up.<br />
Quanto conta suonare dal vivo?<br />
È nel live che ho codificato il mio profilo di bassista. Un<br />
non musicista si accorge della forza del basso quando<br />
viene a vedere uno show. Resiste sempre il vecchio luogo<br />
comune del chitarrista mancato. In realtà sono due<br />
mondi diversi. In un videogioco divertentissimo, l’unico<br />
che riesce a traviarmi, dal nome inequivocabile di Guitar<br />
Hero, c’è una delle didascalie che recita: “Un frigo pieno<br />
in sala prove è molto più utile di un bassista”.<br />
Un altro luogo comune è che una canzone stia in piedi<br />
voce e chitarra. Ma il basso può vantarsi d’essere<br />
sia melodico che percussivo.<br />
Lo slap (tecnica bassistica che consiste nel colpire con il<br />
pollice della mano destra le corde, attraverso un movimento<br />
rotatorio del polso, n.d.r.), infatti, è come una batteria.<br />
Mark King, dei Level 42, che lo ha esaltato, diceva<br />
di usare il pollice come cassa e le dita come rullante.<br />
È già una piccola drum’n’bass. Quella che invece picchia<br />
in ora tarda la trovi nevrotica o rilassante?<br />
Questo tatuaggio (indica il bicipite, n.d.r.) me l’ha fatto<br />
un tipo a New York, studente delle Belle Arti. Mentre<br />
incideva teneva grosse cuffie da deejay con della<br />
drum’n’bass a palla. Finito il lavoro le ha tolte. Lo aiutava<br />
a concentrarsi. È una funky drummer al doppio del<br />
tempo. La velocità massima che diventa rilassante.<br />
Il tuo nome, già nome d’arte. Quasi un destino.<br />
Era il nome di mio zio, morto troppo giovane. All’inizio<br />
non mi piaceva, poi mi ha portato fortuna. Quel diminutivo<br />
lo rende amichevole. Molti mi chiamano Saturno, ma<br />
è troppo severo.<br />
Saturno, a dispetto del nome severo, ha densità media<br />
inferiore a quella dell’acqua. Se posato sopra un<br />
immenso oceano, galleggerebbe.<br />
Non lo sapevo. Mi piace. C’è sostanza ma non ti schiaccia.<br />
Ripartiamo dal Saturnino di Ascoli Piceno.<br />
Sì, quasi la provincia della provincia. E lì succede poco,<br />
devi usare dei filtri: ognuno ti consiglia qualcosa da<br />
ascoltare e tu accumuli informazioni e suggestioni. Ho<br />
iniziato che suonavo in quattro gruppi contemporaneamente.<br />
Uno in stile Level 42, uno punk, uno hard rock<br />
e uno new wave. Mi cambiavo anche d’abbigliamento.<br />
Per questo ho poi fatto un disco chiamandolo Zelig. La<br />
provincia è come Sparta, ti devi adeguare e allora ti accetta<br />
e ti protegge. Sei visto subito come strano se non<br />
rispetti i canoni. Per passare poi da pulcino a gallo devi<br />
scegliere la città. La città è il luogo dove tutti vengono a<br />
farsi perdonare. Per essere quello che si è.<br />
E qui incontri l’uomo che cercava un bassista.<br />
La mia fortuna è stata incontrare Lorenzo nel momento<br />
giusto, perché lui basava tutto sulla ritmica. L’unico del<br />
22 URBAN URBAN 23
momento. I vari Battisti, anche Alan Sorrenti, per fare<br />
clamore chiamavano artisti stranieri. Anche Rispetto,<br />
di Zucchero, aveva uno come Randy Jackson al basso.<br />
Invece Lorenzo voleva creare una tribù che balla. E che<br />
suona.<br />
Lorenzo: qual è la sua forza?<br />
Lorenzo è la concretizzazione dell’idea. Lorenzo è lo<br />
chef. L’alchimista, meglio ancora. Dà un input, poi chiede<br />
un’intenzione, per esempio una cosa in stile Clash, o<br />
Chic, e qui conta il fatto di ascoltare tanto, di tutto: noi<br />
ci passiamo una marea di dischi. Io poi cerco di tradurre<br />
la sua intenzione, sempre con una cosa mia, mai una<br />
citazione, ma l’atmosfera che lui vuole resta. Spesso riesco<br />
anche ad anticiparlo.<br />
Siete in simbiosi...<br />
Siamo sullo stesso groove, che significa solco. Molte<br />
linee di basso che hanno dato anche la chiave melodica<br />
al brano rendendomi coautore di hit come L’ombelico<br />
del mondo o Penso positivo sono nate durante una<br />
riesumazione: il groove gira, da solo, per dieci, venti<br />
minuti, tutti i musicisti ci suonano sopra, cercando, ma<br />
soprattutto giocando. Poi Lorenzo, che riesce ad avere<br />
attenzione per ogni singolo strumento, ti ferma e dice:<br />
“Quello che stavi facendo adesso”. Un adesso che è già<br />
passato e che magari non ricordi nemmeno. Lui estrapola,<br />
coglie. E il resto arriva subito, come fosse vomitato. Il<br />
nostro è uno sfruttamento reciproco.<br />
Altri artisti con cui hai collaborato?<br />
Per il mio disco Zelig avevo chiesto di cantare un brano<br />
ad Antonella Ruggiero, tornata dall’India e al suo rientro<br />
sulle scene. Io l’adoravo. La sua voce è uno strumento<br />
inarrivabile. E lei è arrivata, timidissima. Super professionale.<br />
Ha eseguito la melodia che le avevo suggerito.<br />
Senza metterci alcun cambiamento. Un’artista della sua<br />
levatura, si è messa a disposizione, senza capricci o presunzione.<br />
Un altro è stato Battiato, che una sua presunzione<br />
invece ce l’ha, ma è quella di chi sa esattamente<br />
quel che vuole. Lui va a mille, per la sua strada, in fondo<br />
non gli frega di nulla ma gli interessa il parere di tutti.<br />
Da lui ho imparato che non devi mai farti un’idea prima.<br />
Niente è come te lo aspetti.<br />
Da Battiato, nient’altro?<br />
Mentre registravo continuava a farmi togliere note da<br />
una linea di basso. Io gli chiesi: “Ma non è troppo semplice<br />
così?”. In studio c’era Manlio Sgalambro, che mi<br />
impalò bonariamente: “Saturnino, la semplicità è vicina<br />
al divino!”<br />
Chi altro ti ha insegnato? E tu, insegni?<br />
Ho avuto un solo insegnante, Gianfranco Gullotto. Io ho<br />
iniziato da poco a dare lezioni individuali e faccio una<br />
trasmissione dal titolo Rock TV School. Ma con le lezioni<br />
individuali imparo anch’io. Un mio allievo mi ha fatto un<br />
brano che non conoscevo. Con una forza incredibile. Ma<br />
non sapeva codificarlo. Ed è quello da fare: insegnargli il<br />
percorso che ha portato questo pezzo a essere suonato<br />
così.<br />
Codificare è una parola che tu usi spesso.<br />
Ti dirò di più: raggruppare gli elementi in modo sistematico.<br />
È fondamentale.<br />
Un ricordo dal palco.<br />
Quando si è sfondato a Treviso. Le travi non avevano<br />
retto il peso di un pianoforte a coda e sono andato<br />
sotto.<br />
Dallo studio di registrazione.<br />
Quando sentii Bella, di Lorenzo. Ho detto: “Questa è un<br />
botto”. Era già pronta, e io ci suonai sopra un mandolino.<br />
La tua esperienza in America. Differenze con l’Italia?<br />
C’è una differenza di livello, ma a un certo livello non c’è<br />
differenza.<br />
Un bassista che reputi inarrivabile?<br />
Tutti hanno delle pecche, ma Sting è un modello. Anche<br />
per quelli che dicono che non lo è. Riesce a entrarti in<br />
circolo. Fanno scuola il suo modo, il suono, le linee.<br />
E una performance indimenticabile?<br />
Al matrimonio di mia sorella. In chiesa, io al basso<br />
elettrico, Giovanni Allevi al pianoforte. L’Ave Maria di<br />
Schubert. Da brivido.<br />
URBAN 25
Per Roma, seguendo gli<br />
anomali itinerari suggeriti<br />
in una guida da un<br />
oriundo palermitano. Unica<br />
avvertenza: tenetela lontano<br />
dalla portata dei turisti!<br />
testo: Mariano Sabatini<br />
illustrazioni: Valentina Cameranesi<br />
GUIDA<br />
PERICOLOSA<br />
Anche la bellezza dà assuefazione. Perciò ai “romani<br />
de’ Roma”, ormai quasi estinti, risulta difficile soffermarsi<br />
su luoghi, aspetti, personaggi che invece incantano,<br />
fissandoli in uno stupore estatico, i turisti di passaggio<br />
come i residenti di recente adozione. Tra questi, lo<br />
scrittore Fulvio Abbate, palermitano doc, che ha racchiuso<br />
le sue peregrinazioni capitoline all’insegna dello<br />
smarrimento in Roma. Guida non conformista alla città<br />
(ed. Cooper, 292 pp., 12 euro). Raccontini o, meglio,<br />
cartoline da cui è rigorosamente bandita l’oleografia, e<br />
che sorprendono tanto i romani, per la distrazione che<br />
dicevamo, quanto gli “stranieri”. Una sorta di album<br />
collettivo in cui ciascuno potrà recuperare diverse istantanee<br />
che lo riguardano. Un libro che si può attraversare<br />
(come si farebbe con una pianta della città) seguendo<br />
diversi percorsi tematici, a seconda dei gusti, degli interessi<br />
o delle urgenze.<br />
Come da prologo di Alberto Arbasino, evitiamo le piazze<br />
celebri e i palazzi più divulgati, ci asteniamo dai fori<br />
e dalle basiliche, ignoriamo gli obelischi, e voltiamo le<br />
spalle alle fontane, disprezzando la scalinata di Trinità<br />
dei Monti.<br />
Passiamo per i Fori imperiali ma solo per notare che<br />
“sul basamento della statua di bronzo di Giulio Cesare,<br />
innalzata durante il fascismo quasi all’incrocio con via<br />
Cavour, qualcuno, mano molto anonima di fiancheggiatore,<br />
ha sovrapposto con la vernice bianca al nome dell’imperatore<br />
quello di Renato Curcio”.<br />
Trinità dei Monti è da rifuggire non solo per il divieto di<br />
Arbasino o per gli eterni bivacchi, ma perché “durante la<br />
nevicata della Befana 1985, l’ultima che mise in ginocchio<br />
tutti, la sua scalinata offrì gratuitamente alla città<br />
centinaia di fratturati, carne da CTO”. Ovvero il Centro<br />
Traumatologico Ortopedico, spesso evocato – come<br />
sanno i romani – dagli irriducibili tennisti della domenica<br />
e dai maratoneti da marciapiede.<br />
Sempre a proposito di ospedali, ci cimentiamo con la<br />
“Ricerca di un cesso al Policlinico Umberto I” (a chi non<br />
è capitato?), dove “accade che un bisognoso di wc si<br />
sia rivolto a un camice bianco, alto e grosso come un<br />
parà, in servizio presso il Centro prevenzione e cura<br />
epatopatie, sentendosi ringhiare: ‘Lo trova al pronto<br />
soccorso!’, cioè a quattro minuti di strada dalla Sesta<br />
Clinica medica dove si trovava. Nel mentre, i ladri di<br />
cornee operavano professionalmente nel vicino obitorio”.<br />
Per concludere il tour sanitario, vale la pena<br />
citare il mitico pronto soccorso dentistico di viale<br />
Regina Elena perché “quando il proprio dentista è fuori<br />
– Natale, Ferragosto o weekend – giunge allora per i<br />
romani (solitamente di notte, n.d.r.) il momento dell’Eastman…<br />
Un rifugio per ogni genere di bisogni, tanto<br />
che Palmiro Togliatti, leader comunista, nel dopoguerra<br />
tribolato vi andava segretamente a dormire nel timore di<br />
un improvviso colpo di stato”.<br />
Se ormai tutto si sa sul cannone del Gianicolo, l’altare<br />
della patria, piazza Navona e la statua di Pasquino, mol-<br />
to più interessante è curiosare tra il popolo della metropolitana<br />
A e B (“due mondi distinti, due direzioni opposte,<br />
due realtà sotterranee, due discese agli inferi…”),<br />
del Muro Torto (“non proprio un muro, semmai devi immaginarlo<br />
come un varco…”), del serpentone abitativo<br />
di Corviale, del Monte Caprino (tra Campidoglio e Rupe<br />
Tarpea, ritrovo di gay che ci si avventurano “sapendo<br />
cosa a cui si va incontro”, secondo il poeta Bellezza),<br />
della dislocazione delle “zoccole”, del teatro Parioli, che<br />
“ha sostituito il Delle Vittorie nella percezione dell’intrattenimento<br />
televisivo nazionale”. La città vede proliferare<br />
il “nuovo soggetto professionale dilagante” dei<br />
figuranti televisivi, “i peones dell’universo mondo-mediatico”.<br />
In questo senso, il tempio dei figuranti rimane<br />
via Teulada, “conosciuta anche come via Bruno Vespa,<br />
contrattista Rai”.<br />
Per i patiti dello shopping a buon mercato, a parte la<br />
miriade di bancarelle vintage e ciarpame vario sparse<br />
qui e là, due gli approdi inevitabili. I magazzini Mas di<br />
via dello Statuto, nella Chinatown di piazza Vittorio,<br />
dove chi non è stato “probabilmente ignora tutto del<br />
genere umano capitolino nella versione popolare, comprese<br />
certe sue merci predilette, anche quando queste<br />
appaiono scadute davanti alle mode”. E poi il mercatino<br />
dei poveri, che cresce spontaneo a ridosso delle mura di<br />
porta San Giovanni, di mattina presto: “Le merci stanno<br />
per terra, un paio di pantaloni alla zuava come quelli<br />
che indossa Capannelle in I soliti ignoti, un portapenne<br />
di pelle con su stampata la Panhard Levassor 17, un dizionario<br />
tascabile Zanichelli, un portachiavi della filiale<br />
Opel di via Oderisi da Gubbio, un paio di mutande, un<br />
cinto erniario usato. Come tutto il resto”.<br />
Roma però è anche i suoi personaggi, i soliti noti che<br />
animano le cronache mondane e non solo, evocati anche<br />
nel capitolo “Cazzi particolari di celebrità”. Per Abbate,<br />
Walter Veltroni è un “romano irresistibile”, Barbara<br />
Palombelli rappresenta il “prototipo femminile del cosiddetto<br />
generone romano”, il principe Carlo Giovannelli è<br />
colto “in ogni occasione mondana e pubblica di un certo<br />
peso che meriti di essere piantonata”, Gianfranco Funari<br />
riconosciuto come “frequentatore delle borgate estreme<br />
dei telecomandi”, Sabrina Ferilli incarna “un mito erotico<br />
irraggiungibile, quale la commessa di un quartiere piccolo-borghese<br />
come San Giovanni o perfino via Cola di<br />
Rienzo”. Come ebbe a definirla Ennio Flaiano, “Roma è<br />
una grande capitale e una città di provincia”. E solo un<br />
provinciale illuminato come Fulvio Abbate poteva coglierne<br />
i segnali caratteristici in questo terzo millennio<br />
ormai avanzato.<br />
26 URBAN URBAN 27
Chris Burden, Trans-fixed, 1974<br />
In una mostra al Macro di Roma<br />
la contemporaneità fa i conti con<br />
il tema artistico per eccellenza<br />
testo: Francesca Bonazzoli<br />
L’estetica dello stercorario domina il nostro tempo e<br />
i musei d’arte moderna sono diventati luoghi equivoci<br />
dove è esposto ogni genere di excreta. “Se i peli, gli<br />
odori e gli umori sono ossessivamente respinti nella<br />
vita quotidiana, essi prosperano, nella maniera più<br />
vistosa, in quei momenti particolari che sono le manifestazioni<br />
artistiche”: è la polemica tesi di Jean Clair,<br />
già direttore del museo Picasso di Parigi, sostenuta<br />
nel suo celebre pamphlet De immundo, pubblicato nel<br />
2004.<br />
Se non avete ancora avuto esperienza di quale ricco<br />
repertorio di escrementi, secrezioni e deiezioni organiche<br />
può raccogliere un museo, se l’arte da voi avvicinata<br />
fino ad ora rappresentava solo fiori, paesaggi e<br />
allegre immagini pop, provate con la mostra Into Me.<br />
Out of Me aperta al Macro di Roma dal 21 aprile a<br />
settembre. Nel grande spazio dell’ex mattatoio (quando<br />
si dice lo spirito del luogo!) sono esposte circa<br />
120 opere di artisti di tutto il mondo che hanno messo<br />
al centro del loro lavoro il corpo umano.<br />
Niente di nuovo, direte: l’arte l’ha sempre fatto, dagli<br />
antichi greci che hanno inventato il canone della sua<br />
bellezza con la Venere di Milo e l’atleta di Policleto,<br />
Wim Delvoye, Rose des Vents, 1992<br />
QUEL CHE RESTA DEL CORPO<br />
passando per Leonardo, che ne studiò la perfezione<br />
delle misure dissezionando i cadaveri, e Michelangelo,<br />
che esaltò la bellezza maschile mentre Tiziano si dedicò<br />
a quella femminile. Così via fino al Novecento,<br />
quando Duchamp mise i baffi alla Gioconda e Picasso<br />
dipinse i corpi de Les demoiselles d’Avignon come un<br />
assemblaggio di spigoli.<br />
Dopo di che fu il diluvio: una gara a chi strapazzava,<br />
umiliava e deturpava di più il corpo. E del resto, che<br />
altro sarebbe stato possibile, fra un orrore e l’altro<br />
delle guerre mondiali? Ma non bastava ancora: negli<br />
anni Sessanta si passò dalla violenza rappresentata<br />
sulla tela alla violenza esercitata sul corpo stesso e<br />
nacquero così le performance dei body artisti che<br />
andavano dall’inghiottire psicofarmaci per provocare<br />
stati epilettici, come fece la serba Marina Abramovic,<br />
al tagliarsi braccia, mani e piedi con la lametta,<br />
come scelse di esprimersi Gina Pane fino alle mutilazioni<br />
e al suicidio dell’azionista viennese Rudolf<br />
Schwarzkogler.<br />
La mostra romana – proveniente da Berlino e poi in<br />
partenza per New York, messa insieme da un curatore<br />
geniale come Klaus Biesenbach – si è dunque assunta<br />
il compito di raggruppare i migliori nomi di coloro<br />
che, negli ultimi quarant’anni, si sono concentrati sul<br />
corpo: Into Me, Out of Me (dentro di me, fuori di me)<br />
passa in rassegna sia l’interno (il bere, il mangiare, ciò<br />
che si espelle), che l’esterno: la riproduzione (amplesso,<br />
nascita) e la violenza (ferite, lacerazioni).<br />
Preparatevi a contemplare foto di fellatio del giapponese<br />
Nobuyoshi Araki, di uomini che fanno pipì<br />
nei pantaloni di Knut Åsdam, operazioni di evirazioni<br />
maschili di Matthew Barney, scheletri appesi di Jake e<br />
Dinos Chapman, donne che succhiano piedi nella foto<br />
di Jen DeNike, individui con labbra cucite da vistosi<br />
punti di sutura nel video di Bob Flanagan / Sheree<br />
Rose, una riproduzione in bronzo dell’intestino di Kiki<br />
Smith e non stiamo a dire delle perfomance sessuali<br />
di Jeff Koons con l’allora moglie Cicciolina. Alcune<br />
opere sono meno esplicite con le immagini anche se<br />
le parole parlano chiaro (per chi sa l’inglese) come nel<br />
28 URBAN URBAN 29<br />
Chen Zhen, Crystal Landscape of Inner Body, 2000
Bruce Nauman, Eleven Color Photographs, 1966-1967/70<br />
quadro di Jenny Holzer dove su un fondo bianco campeggia<br />
la scritta rossa a caratteri cubitali: “Someone<br />
wants to cut a hole in you and fuck you through it,<br />
buddy”.<br />
Non c’è dubbio che l’effetto è simile a un pugno nello<br />
stomaco: anche per chi non ha ricevuto un’educazione<br />
da signorina vittoriana, l’accumulo di tutte queste immagini<br />
– una dopo l’altra arrivano a oltre cento – alla<br />
fine provoca un senso di nausea e stordimento.<br />
E se anche accettiamo che questa sia arte, se anche<br />
crediamo che dopo due guerre mondiali, Hiroshima,<br />
Auschwitz, Chernobyl, il genocidio in Rwanda a colpi<br />
di macete, le fosse comuni in Bosnia, gli stupri etnici<br />
nel Darfur, la mucca pazza e il buco nell’ozono, sia<br />
impossibile dipingere le Veneri come Tiziano o scolpire<br />
l’armonia del corpo umano come Michelangelo<br />
o Canova, ci rendiamo conto tuttavia che in questa<br />
estetica dello stercorario c’è qualcosa che va oltre le<br />
ragioni del confronto con l’arte dei secoli precedenti.<br />
Non è solo il fatto che il corpo dell’arte riproduce la<br />
mutilazione del corpo stesso del mondo. Deve esserci<br />
ancora un’altra spiegazione. Perché c’è qualcosa di<br />
strano, di inspiegabile, nel fatto che tutte queste deiezioni,<br />
suppurazioni, fermentazioni e infezioni valgano<br />
in realtà milioni di euro.<br />
David Wojnarowicz, Bad Moon Rising, 1989<br />
IN QUESTA ESTETICA DELLO STERCORARIO C’È QUALCOSA CHE VA OLTRE LE RAGIONI DEL CONFRONTO CON L’ARTE DEL PASSATO<br />
Nan Goldin, Statue with flowing breasts, Amalfi, 1996<br />
Potrebbe essere normale, nello spirito del tempo, che<br />
quest’arte venga prodotta, ma poi dovrebbe essere<br />
altrettanto normale che fatichi a trovare un mercato<br />
e a essere esposta nei musei. Sarebbe logico, sarebbe<br />
comprensibile. Come è sempre stato. Una scena<br />
d’amore con Venere e Marte è sempre costata più di<br />
un quadretto con i mendicanti nelle strade della Roma<br />
del Seicento. E allora che cosa, che cosa può spiegare<br />
il valore della merda nell’arte che, come insegna quella<br />
inscatolata negli anni Sessanta da Piero Manzoni<br />
con tanto di scritta “merda d’artista”, vale a peso infinitamente<br />
più dell’oro?<br />
Uno degli artisti più quotati, l’americano Jeff Koons,<br />
l’ha teorizzato chiaramente: “In un mondo dove tutto<br />
Inez van Lamsweerde & Vinoodh Matadin, Bjork: Hidden Place, 2001<br />
è basato sul denaro, ciò che fa un’opera d’arte è il suo<br />
prezzo”.<br />
E chi stabilisce il prezzo? Forse una risposta possono<br />
darla la discesa massiccia nel mondo dell’arte<br />
dei pubblicitari (vedi Charles Saatchi, inventore della<br />
Young British Art e Damien Hirst), di grandi finanzieri<br />
come i francesi François Pinault e Bernard Arnault,<br />
a capo di marchi multinazionali del lusso, delle case<br />
d’asta Christie’s e Sotheby’s e di fondazioni artistiche,<br />
e infine la globalizzazione dei marchi museali. La<br />
loro rete economica, una forza capace di trasformare<br />
chiunque in un artista vendibile a 25/50 mila euro<br />
a foto, ha creato un’economia parallela dove anche<br />
i “rifiuti artistici” valgono milioni, esattamente come<br />
gli excreta dell’iperconsumismo delle nostre città, da<br />
smaltire quotidianamente a peso d’oro con un business<br />
ormai più redditizio di quello della cocaina.<br />
È l’economia globale, bellezza: che sia arte, merda o<br />
scarpe non fa differenza per il profitto.<br />
URBAN 31
Un ruolo da figlia coatta di Carlo Verdone in Manuale<br />
d’amore 2 attira l’attenzione su Eugenia Costantini, di<br />
padre Daniele e di madre Laura (Morante). Il suo debutto<br />
come attrice era già avvenuto anni fa, ma solo da poco<br />
Eugenia ha deciso di seguire la via di famiglia, senza<br />
peraltro accomodarsi sugli allori altrui. Oltre al suo attaccamento<br />
viscerale a Roma, di lei abbiamo scoperto anche<br />
la passione per la filosofia, il circo e i vestiti fatti in casa.<br />
Mamma attrice, papà regista: hai avuto “scelta” nell’individuare<br />
la tua strada nella vita?<br />
Non sono mai stata obbligata a fare questo mestiere: ho<br />
fatto un primo film a 13 anni, in Francia, poi per anni più<br />
nulla, mentre il secondo film è stato qui in Italia (dov’è<br />
tornata 8 anni fa, n.d.r.). Da neanche un anno ho deciso<br />
di prendere questa professione in maniera seria, mentre<br />
prima era più come un hobby: “Intanto che…”, “nel frattempo…”,<br />
atteggiamento che ancora adesso mi porto<br />
ROMAOPARIGI?<br />
Anche se molti ricordi li ha<br />
lasciati Oltralpe, dalla città eterna<br />
Eugenia Costantini non si schioda<br />
neanche in agosto.<br />
Figlia d’arte? In realtà al cinema<br />
è arrivata attraverso un percorso<br />
tutto suo<br />
testo: Daniela Faggion<br />
foto: Alberto Bernasconi<br />
dietro. Sono andata avanti “per vie traverse”, cercando<br />
parallelamente di capire se volessi fare altro. Dopo la<br />
scuola mi ero anche iscritta all’Università (poi non l’ho<br />
finita perché non ero abbastanza disciplinata…), ma penso<br />
che chiunque cresca in un qualsiasi ambiente sia poi<br />
naturalmente interessato a quell’ambito.<br />
Quale facoltà avevi scelto?<br />
Filosofia. A scuola non ero brava in niente ma avevo un<br />
talento per questa materia, quindi mi dicevo: “È fatta!<br />
Diventerò una filosofa”. E invece no. In seguito, qui a<br />
Roma, ho fatto per due anni una scuola di teatro che usa<br />
il metodo Lecocq: il nome deriva da un mimo francese e<br />
la scuola è molto particolare, non ha nulla a che fare con<br />
il cinema, è un tipo di recitazione che, anzi, al cinema farebbe<br />
schifo, perché lavora sul buffone, sul clown… Tutto<br />
è molto spinto sulle facce e sul corpo.<br />
E che cos’hai scoperto?<br />
C’erano alcune materie che si avvicinavano all’arte circense,<br />
anche se in una maniera “non circense”… Da lì è partito<br />
il mio interesse: ho fatto teatro gestuale, giocoleria…<br />
mi piace molto il circo, mi affascina!<br />
Quale aspetto in particolare?<br />
L’acrobazia, il lavoro sul corpo, l’ambiente… Però è<br />
anche vero che per lavorare nel circo, in genere, arrivi<br />
da famiglie che lo fanno da generazioni e tu impari a<br />
essere acrobata a due anni – quindi, so che non sarò mai<br />
un’artista circense. Però ho continuato a sperimentare in<br />
questo senso.<br />
Ti piaceva anche andare al circo da piccola?<br />
Sì, ma non ci andavo spesso, lo vedevo piuttosto in televisione.<br />
Amo molto anche Charlie Chaplin, Buster Keaton<br />
e in genere tutti gli attori anni Venti a metà fra clown e<br />
acrobati. Ho questa passione, però più da spettatrice.<br />
Perché allora hai preferito tv e cinema al teatro?<br />
Appunto perché il teatro come l’ho studiato io non si<br />
fa molto, in Italia meno che mai: con questa formazione<br />
mi sarebbe piuttosto difficile interpretare Shakespeare o<br />
una commedia attuale. Nei prossimi mesi, comunque, ho<br />
intenzione di aprirmi altre possibilità studiando, perché<br />
sbarcare sul palco così non avrebbe molto senso.<br />
Quanto ha inciso invece, sulla tua ambizione artistica,<br />
il fatto di essere tornata a Roma?<br />
Non credo che Roma abbia minimamente influito, anzi<br />
trovo che sia una città abbastanza provinciale ed è difficile,<br />
sia a Roma sia in Italia, entrare in un giro che è molto<br />
chiuso. Per me lo è forse meno: sono cresciuta in “questa<br />
famiglia”, conosco un po’ l’ambiente, ho avuto facilità a<br />
trovare un agente, anche se poi i lavori che ho fatto sono<br />
sempre stati basati sui provini. Immagino però un ragazzo<br />
che parta da zero, anche solo per trovare l’agenzia…<br />
Hai parlato della Francia, che rapporto hai con l’Oltralpe?<br />
Sono molto legata, ho molti amici a cui voglio bene. Ci<br />
ho passato la mia adolescenza e mi sono formata lì come<br />
persona. Prima ho vissuto in provincia di Parigi (ma la<br />
odiavo!), poi a Parigi e lì mi sono trovata bene.<br />
Quali sono i luoghi che ti sono rimasti nel cuore?<br />
Frequentavo i ragazzi del mio quartiere (il nono arrondissement,<br />
vicino a Gare du nord, Gare de l’est). Andavo in<br />
giro con i miei amici di liceo e fuori liceo facevamo quello<br />
che fanno gli adolescenti un po’ ovunque: eravamo i ragazzi<br />
del quartiere e come una ragazza di quartiere sono<br />
cresciuta.<br />
A Roma invece quali sono i luoghi in cui ti identifichi?<br />
Trastevere è il mio posto preferito, ma mi piacciono molto<br />
anche la Garbatella, Monte Verde vecchio e Testaccio.<br />
In linea di massima amo quei luoghi in cui ci sia vita per<br />
strada.<br />
Ci sono parti di Roma che ami nonostante i turisti?<br />
Sì, piazza Navona da m-o-r-i-r-e: ho tutti i miei ricordi<br />
di infanzia, compreso lo zucchero filato. Poi il circo<br />
Massimo, Villa Pamphili e il Lungotevere con i suoi ponti.<br />
Roma è splendida, non la lascerei mai: adoro attraversare<br />
la città a piedi e incontrare gente in giro.<br />
Il tuo ruolo in Manuale d’amore 2 è stato quello di<br />
una figlia un po’ freak. Ti somiglia, in qualche modo?<br />
Ho più sfumature, grazie al cielo, però sicuramente c’è un<br />
lato di me così: non sono molto impostata come persona,<br />
magari dico le parolacce… Certo, il ruolo è talmente<br />
piccolo che risulta più una macchietta, però nell’adolescenza<br />
ero abbastanza simile alla ragazza del film: un po’<br />
“ribbbelle”. Adesso sono più un “essere umano” normale.<br />
Prima ancora c’è stato Tickets, un film corale tutto<br />
incentrato su partenze e viaggi in treno. Quando ti<br />
viene voglia di partire, qual è il primo posto che ti<br />
viene in mente?<br />
Io sinceramente non viaggio moltissimo, da quando<br />
sono tornata in Italia mi sono attaccata morbosamente<br />
a Roma: forse perché sono stata obbligata da piccola a<br />
lasciare la mia città, adesso ho come una fobia e non me<br />
ne voglio mai andare. Non vado mai in vacanza d’estate,<br />
perché mi viene l’ansia: quando partono tutti, io rimango.<br />
Poi il 2 agosto c’è il mio compleanno che adoro fare qui<br />
con i tre amici che sono rimasti per caso… L’estate romana<br />
mi piace da matti!<br />
So che ti piace farti i vestiti da sola. Com’è nata questa<br />
passione?<br />
Una mia amica, che è stata anche mia coinquilina per<br />
un po’, è figlia di una sarta e sa cucire. Alla sera invitava<br />
noi amiche per insegnarci e lì ho capito: “Vedi che cosa<br />
intelligente!”, perché magari uno fa shopping e trova<br />
tutte cose che non stanno bene addosso; invece così mi<br />
diverto a comprare una stoffa e a farmi un vestito come<br />
piace a me. Certo, non è un’attività regolare, vado un po’<br />
a momenti, però ho una buona produzione di magliette e<br />
gonne, che sono la cosa più semplice.<br />
Mai pensato di fare la stilista?<br />
No. Magari un giorno. Io mi apro a tutte le possibilità.<br />
Quando non reciti che cos’altro fai?<br />
Di solito corsi e stage di vario genere, ma anche lavoretti<br />
per mantenermi, dalla cameriera al lavoro in libreria che<br />
mi ha impegnato tutto l’anno scorso. Mi do sempre da<br />
fare, anche perché “sono grande” e bisogna lavorare. Poi<br />
ogni anno cambio: l’anno scorso facevo trapezio, due<br />
anni fa ho seguito un corso di cucina. Ho sperimentato<br />
un po’ tutto e adesso è giunto il momento di scegliere<br />
una direzione. Un’altra cosa che vorrei fare è regia di documentario.<br />
Di denuncia, alla Micheal Moore?<br />
Magari non con il suo stile, anche se lo ammiro perché<br />
sostiene le sue teorie attraverso il suo lavoro. Per me<br />
penso a qualcosa di più libero e sperimentale. Non so<br />
se lo farò mai, però vorrei imparare le tecniche, perché<br />
vorrei lavorare in questo ambiente conoscendo le varie<br />
sfaccettature del mestiere: la scrittura, la ripresa, il montaggio,<br />
non solo la recitazione. Mi interessa sapere un po’<br />
tutto e poi magari scegliere… Oppure non scegliere e<br />
decidere di fare la cuoca!<br />
32 URBAN URBAN 33
testo: Raffaele Panizza<br />
Collezionisti di tavole da skate? In fondo non c’è bisogno<br />
di essere rider funambolici, consumare i cuscinetti a<br />
sfera tutti i pomeriggi e conoscere l’ultimo trick per avere<br />
le tavole nell’anima e per impossessarsi dei pezzi più belli,<br />
rimirandoseli poi appesi sul muro della propria camera.<br />
La caccia alle tavole può iniziare in mille modi. Può capitare<br />
che una Santa Monica Airlines rossa (anni Ottanta),<br />
perfetta, nata per sfrecciare nelle piscine vuote della<br />
California, come racconta il collector Marco Virgillito,<br />
sia diventata una mensola per i barattoli dei cagnotti<br />
in un negozio di caccia e pesca di Lovere. Ma una volta<br />
adocchiato il pezzo, bastano venti euro per iniziare la<br />
collezione col “piede” giusto e andare a caccia dei marchi<br />
di maggior valore: Sma, Santa Cruz, Vision. Magari impreziositi<br />
dalle illustrazioni di Jim Phillips, autore di molte<br />
cover dei Red Hot Chili Peppers.<br />
Sempre con un minimo di fiuto, si può scoprire che tra le<br />
scatole di scarpe impolverate in un insospettabile negozietto<br />
di articoli sportivi a Desenzano del Garda è finita<br />
una Powell Peralta, una tra le prime “pro” (si chiamano<br />
così in gergo le tavole firmate da uno skater famoso con<br />
tanto di grafiche personalizzate) mai realizzate.<br />
In ogni caso l’approccio furbo alla collezione è quello<br />
di andare a caccia di chi non butta via niente. Un pezzo<br />
raro, come la Skull skate dedicata al gruppo punk dei<br />
Social Distortion, che nel mercato dei collezionisti vale<br />
circa 1700 dollari, a Marco è capitato di trovarlo in una<br />
soffitta di un negozio che in vetrina mostrava in maniera<br />
sospetta un paio di scarpe particolarmente datate, così<br />
come una tuta o una maglietta.<br />
UN MARE DI SKATE<br />
La ricerca deve essere lenta e non può che escludere la<br />
scorciatoia di internet, dove su siti come artofskateboarding.com<br />
è possibile scambiarsi e comprare materiale<br />
molto più facilmente. Conferma tutto anche un altro<br />
collezionista di peso, Gianluca Mariani, 200 tavole tra<br />
cui una Jason Lee con un enorme cheesburger disegnato<br />
sopra, quotata almeno 2500 dollari: “Mai pensato di<br />
venderla o scambiarla”.<br />
Intrippati? Per vedere con i vostri occhi una selezione di<br />
questi gioiellini anni Ottanta e Novanta fate un salto alla<br />
mostra Do you remember? a Milano fino al 7 aprile presso<br />
The Skate shop in via Grossich 11.<br />
34 URBAN URBAN 35
Una giovane editrice,<br />
una casa-redazione e un<br />
gruppo di altrettanto giovani<br />
scrittori. Sono quelli di<br />
Zandegù<br />
testo: Camilla Corsellini<br />
foto: Roberto Covi<br />
SURREALE<br />
QUOTIDIANO<br />
Nel 1967 il ciclista veneto Dino Zandegù vinse il Giro<br />
delle Fiandre. Fu il grande coronamento di una carriera<br />
sportiva decennale di un velocista amato dal pubblico<br />
per la combattività e l’amore per gli scherzi, come<br />
quando rubò la pistola allo starter e fece alcuni giri di<br />
pista fingendo di sparare agli avversari. Nel 1983, nella<br />
provincia torinese, due genitori in dolce attesa non<br />
conoscendo il sesso del nascituro chiamavano la pancia<br />
Zandegù in memoria di quel campione.<br />
Ventidue anni dopo quel bambino (o meglio quella<br />
bambina), all’anagrafe Marianna Martino, ha fondato<br />
una casa editrice e l’ha chiamata Zandegù (www.zandegu.it).<br />
Marianna, pinerolese di nascita ma torinese<br />
d’adozione, sognava da sempre di trovare un lavoro<br />
nell’editoria, ma dopo mesi di attese e di curriculum<br />
a vuoto ha deciso di prendere in mano la situazione.<br />
Complici i genitori che si sono proposti come sponsor,<br />
l’aspirante editrice ha seguito corsi, ideato un marchio<br />
graficamente accattivante e pubblicato on line un appello<br />
per raccogliere manoscritti.<br />
E così è nata Zandegù, specializzata in letteratura surreale<br />
e dedicata a un pubblico dai 20 ai 35 anni. Sette i<br />
volumi pubblicati dal 2006 a oggi: dalle rielaborazioni<br />
di film celebri del primo volume Hollywood party alla<br />
tragicomica storia d’amore di I sassi vanno matti per le<br />
sasse di Roberto Tossani, passando per il sorprendente<br />
zoo narrativo de Il bestiario, le leggende popolari di La<br />
genìa di Roberta Scotto Galletta, per arrivare a Posa<br />
‘sto libro e baciami, 39 cover di scene d’amore famose<br />
reinterpretate da scrittori emergenti quali Gianluca<br />
Morozzi, Davide Bregola e Giordano Meacci, e presentato<br />
a San Valentino in nove città italiane.<br />
“Zandegù si occupa di surreale” racconta Marianna<br />
Martino “ma niente a che vedere con Queneau. Il surreale<br />
che ci interessa è l’esagerazione che c’è nella vita<br />
di tutti i giorni. Lo scopo è rinfrescare il concetto di favola:<br />
raccontare storie folli, divertenti, per svagarsi, ma<br />
anche per riflettere”.<br />
A occuparsi di tutto è uno staff giovanissimo di cui<br />
fanno parte Marco Alfieri, 26 anni, che si dedica agli<br />
aspetti legali e alla lettura dei manoscritti, e Antonio<br />
URBAN 37
IN UNA CASA POP NEL CUORE DI TORINO I LIBRI NASCONO TRA CAFFÈ, DOLCI AL CIOCCOLATO E FILM D’ESSAI<br />
Stissi, 25, ideatore della grafica. Giovani anche gli autori,<br />
con un’età compresa tra i 20 e i 40 anni: “È stata<br />
una scelta precisa” spiega l’editore. “Volevo valorizzare<br />
gli autori emergenti che spesso sono guardati con diffidenza<br />
dalle grandi case editrici”.<br />
Tutto accade in una sede dall’atmosfera rilassata e divertente,<br />
una casa coloratissima nel cuore di Torino dove<br />
i libri nascono tra caffè, dolci al cioccolato e la visione<br />
di film d’essai. Zandegù mette a disposizione anche<br />
una stanza per gli ospiti scrittori per firmare contratti,<br />
discutere le trame e riposarsi dalle fatiche letterarie.<br />
Tra le scoperte di Zandegù sono naturalmente molti i<br />
torinesi. Tra loro Marco Prato, 27 anni, una quasi laurea<br />
in giurisprudenza e genitori confusi di fronte alla sua<br />
scelta di fare lo scrittore: “Scrivo da quando avevo 19<br />
anni, praticamente solo racconti. Storie come quelle di<br />
autori americani come Raymond Carver e David Foster<br />
Wallace e dei film di John Waters e Todd Solondz”.<br />
Torinese anche Marco Peano, classe 1979, autore ed<br />
editor alla Einaudi, che commenta positivamente il<br />
livello medio della scrittura in Italia: “In un contesto in<br />
cui tutti scrivono meglio cambiano le valutazioni. Nella<br />
scelta di un autore si cerca di capire se ha un talento<br />
limitato o se avrà una tenuta. Da lettore preferisco autori<br />
italiani come Ugo Cornia, Vitaliano Trevisan, Matteo<br />
Galiazzo che hanno voci forti, uniche. Sono fortunato:<br />
lavorare come editor è una continua fonte di ispirazione”.<br />
Figura atipica di scrittore è anche Matteo de Simone,<br />
musicista e leader della band dei Nadar Solo, con un<br />
romanzo in uscita in autunno per Zandegù: “Racconto<br />
il viaggio di una donna e della incapacità di sentire, di<br />
accettare i sentimenti. Sono passato dal gusto splatter<br />
e ironico dei miei primi lavori all’introspezione e all’approfondimento<br />
psicologico”.<br />
Di differenti origini è invece la fiorentina Costanza Masi,<br />
a Torino da cinque anni, animalista convinta, che dice di<br />
scrivere “storie tanto amare e tanto tristi tra l’umano e<br />
l’animalesco per rappresentare gli animali come portatori<br />
di una propria intelligenza ed emotività. Non leggo<br />
i giornali e vivo in un mondo tutto mio, sono abbonata<br />
a The Bark (L’abbaio, n.d.r.), una rivista americana di<br />
cani e il mio migliore amico è Rama, un cane meticcio di<br />
tre anni”.<br />
Questi alcuni dei fortunati, ma sono moltissimi i manoscritti<br />
recapitati ogni giorno alla Zandegù con una<br />
media di quattro opere a settimana, circa 200 all’anno.<br />
“Arriva un po’ di tutto. Dalle leggende calabresi a testi<br />
economici a intere tesi di laurea in filosofia. Racconti<br />
scritti a mano su carta da lettera o fogli d’agenda in<br />
caratteri indecifrabili e senza recapito del mittente. I<br />
migliori sono quelli che chiedono: sto per scrivere un<br />
racconto su un divano, le potrebbe interessare?”.<br />
Autrice di un frequentatissimo blog (www.zandegu.<br />
splinder.com) in cui mischia le confessioni alimentari<br />
di una novella Bridget Jones al fittissimo planning di<br />
appuntamenti, reading e incontri, l’editrice più giovane<br />
d’Italia crede molto nel potenziale della multimedialità:<br />
“Nelle nostre presentazioni contaminiamo spesso i<br />
generi. Alterniamo video installazioni, mostre di pittura<br />
e performance musicali a reading puri con attori e autori.<br />
Cerchiamo di trovare location inedite come i tram<br />
torinesi, i locali sul Po, i caffè letterari e i teatri. Questo<br />
perché crediamo che un reading ben fatto serva di più<br />
di mille chiacchiere letterarie”.<br />
A oggi la casa editrice torinese ha pubblicato romanzi<br />
nella collana I fichissimi e raccolte di racconti in quella<br />
de I nati ieri. In aprile sono in arrivo Le Zandeguide,<br />
manuali di sopravvivenza tascabili e divertenti il cui primo<br />
titolo, Più meglio di Cenerentola – Manuale per una<br />
principessa moderna di Betsy Kapowski, prevede un<br />
lancio con un sito ad hoc e un concorso dedicato alle<br />
lettrici. Chi di loro sarà la principessa moderna? Lo si<br />
scoprirà durante il lancio del libro.<br />
URBAN 39
camicia in lino Prada / coulotte Intimissimi / collant Calzedonia / scarpe con plateau in vernice Francesco Scognamiglio<br />
FACTORYGIRL<br />
foto: Malena Mazza<br />
styling: Sergio Colantuoni<br />
assistente stylist: Luisa Girola<br />
hair&make up: Davide Asquini@Close Up<br />
modella: Rachel Hartzog@Fashion<br />
URBAN 41
felpa in cotone con cappuccio Converse<br />
shorts in cotone con coulisse Converse / occhiali da sole Blumarine / sandali con zeppa Giuseppe Zanotti / bloccaggio spalla con bretella Dr. Gibaud<br />
42 URBAN URBAN 43
44 URBAN URBAN 45<br />
giubbino in seta con maniche a sbuffo Blumarine / coulotte in maglia elastica a vita alta Prada / maschera da sci Carrera / bracciale camel elastico Dr. Gibaud / orologio a polsino in spugna Nike
camicia a kimono in cotone Lacoste / coulotte Intimissimi / decolleté in vernice con plateau Francesco Scognamiglio / fascia elastica da gomito, ginocchiera elastica Dr. Gibaud camicia a kimono in lino Timberland / sandali con plateau Moschino / ortesi rigida per il polso Dr. Gibaud<br />
46 URBAN URBAN 47
abito in organza Francesco Scognamiglio / body contenitivo della linea “comfort” Oviesse<br />
camicia in cotone con impunture a vista Tough Jeans / coulotte Intimissimi / collant Calzedonia / sandali con plateau Versace / cappello Nafi De Luca<br />
per il make up di questo servizio si ringrazia Collistar www.collistar.it / per Dr. Gibaud si ringrazia Dual Sanitaly www.dualsanitaly.com / per la location si ringrazia Flexform www.flexform.it<br />
48 URBAN URBAN 49
FULLDENIMSTORE<br />
Si lascia trattare e maltrattare, stropicciare<br />
di Maria Broch<br />
e strizzare, tagliuzzare e strappare, colorare<br />
e delavare... ma il jeans rimane indistruttibile<br />
emblema della libertà e del vivere “easy”<br />
Trae le sue origini dai pantaloni da lavoro<br />
degli emigranti clandestini nell’America ottocentesca<br />
il mood dei jeans W.H.O.P. Without Paper. Euro 161.<br />
Info: 011-2475550<br />
Ispirazioni prese in prestito dalla cultura rock<br />
degli anni ’80, e rivisitate in chiave contemporanea,<br />
per il gilet Dik di Take-Two.<br />
Euro 138. Info: 049-9065212<br />
Tela e colore morbidi per gli shorts di 7 For All<br />
Mankind nell’ampia scelta della collezione<br />
primavera-estate. Euro 189.<br />
Info: 02-36577380<br />
1)<br />
2)<br />
Vita alta e sgambatura ridotta al massimo<br />
per la salopette di Miss Sixty che rievoca<br />
i bustier della bisnonna. Euro 149.<br />
Info: 0871-5891<br />
L’inconfondibile ricamo sulla tasca appartiene<br />
a Seven 7 Jeans, il marchio che fin dai suoi esordi<br />
si è imposto come sinonimo di denim couture.<br />
Prezzi su richiesta. Info: 02-36582600<br />
Particolare del giubbino della Diesel Denim<br />
Gallery che racchiude il meglio del know how<br />
e della creatività dell’azienda vicentina.<br />
Tutti i capi, numerati, sono in edizione limitata.<br />
Euro 290. Info: 0444-784500<br />
TIMEMACHINES 1) Sector, euro 380. Info: www.sectorsportwatches.net 2) Nautica Watches, euro 329. Info: 02-76394678<br />
3) Lorenz, euro 850. Info: 800-909316 4) Tribe by Breil, euro 110. Info: 800-960040 5) Roy Roger’s, euro 214. Info: 055-8963306<br />
6) Just Cavalli Time, prezzo su richiesta. Info: 049-9323777<br />
Nata dal perfetto equilibrio tra eredità e futuro,<br />
la collezione Levi’s Blue, nuova icona del<br />
jeanswear, viene qui interpretata dalla fotografa<br />
e artista sperimentale Francesca Galliani.<br />
Prezzi su richiesta. Info: 02-290231<br />
Una vezzosa balza doppiata<br />
in cotone valorizza la minigonna in tessuto<br />
denim di A-Style. Euro 89.<br />
Info: 059-566969<br />
Sono realizzati in cotone e lino<br />
stone washed i confortevoli bermuda<br />
color indaco di Gas. Euro 79.<br />
Info: 0445-894000<br />
3) 4) 5)<br />
6)<br />
URBAN 51
GUIDAAPRILE<br />
FILM 54<br />
LIBRI 57<br />
DIGITAL LIFE 59<br />
MUSICA 60<br />
Christian Patterson, Elvis_ceiling<br />
LA STAR DEL MESE: Mika, 12 aprile, Milano, Limelight.<br />
www.barleyarts.com<br />
BUONI E CATTIVI<br />
CAPOLAVORO<br />
Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora?<br />
GRANDE<br />
Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora!<br />
BUONO<br />
Non ci cambierà la vita, ma funziona<br />
VABBÉ<br />
Coraggio, consideriamola una prova generale<br />
BLEAH!<br />
Complimenti! Fare peggio era davvero difficile<br />
Suoni e fotografie spuntano dietro le mura romane di<br />
Porta Venezia a Milano: al TH Inside, lo spazio espositivo<br />
voluto dallo stilista americano Tommy Hilfiger per<br />
promuovere i giovani fotografi d’Oltreoceano, il 18,<br />
durante il Salone, inaugura Noise, mostra-evento con<br />
opere di Brandon Lattu, Christian Patterson, Robin<br />
Graubard, Slater Bradley, Tim Barber, Ofer Wolberger,<br />
che raccontano musica ed emozioni attraverso i loro<br />
scatti. Info: 02-2954481.<br />
TEATRO 63<br />
ARTE 65<br />
NIGHTLIFE 67<br />
napoli | Comicon<br />
Castel Sant’Elmo si tinge di blu,<br />
come il mare di Napoli, per la nona<br />
edizione di Comicon, il Salone<br />
Internazionale del Fumetto e dell’Animazione<br />
(27-29 aprile 2007):<br />
anche quest’anno ospiti internazionali,<br />
la gara di Cosplay, la mostra<br />
Futuro Anteriore, con autori italiani<br />
underground, eventi, tavole rotonde<br />
e altro per un’immersione nel profondo<br />
blu delle strisce disegnate.<br />
www.comicon.it<br />
Il suono del Salone del Mobile di Milano<br />
anche quest’anno è freddo, elettronico:<br />
dal 18 al 21 aprile torna Elita. Dall’ora<br />
dell’aperitivo il quartier generale è il<br />
Connie Douglas (via Bordighera 15) con<br />
le anteprime di label culto come Bpitch<br />
Control e Tenax. Per ballare invece i luoghi<br />
sono quelli noti del clubbing cittadino,<br />
ma è la musica che cambia: si parte con<br />
i Casino Royale, il 18, la sera successiva<br />
arriva Just Jack, re delle radio con la sua<br />
Starz in their eyes. Il 20 e il 21 si chiude<br />
con la dj girl Miss Kittin e l’energia degli<br />
Apparat di Ellen Alien. Tutti i dettagli su<br />
www.elitamusic.com<br />
ROMA | M.i.t.<br />
Agenda alla mano per i fan della musica<br />
elettronica di qualità: negli spazi<br />
del Parco della Musica, Meet In Town<br />
il 6 aprile porta in Italia i Mouse<br />
on Mars che lanciano il loro freddo<br />
sound elettronico tedesco; il 20<br />
invece è la volta dei Konono n.1, ensemble<br />
dal Congo che usa strumenti<br />
amplificati con mezzi artigianali, con<br />
le più calde note etniche suonate dal<br />
likembé africano.<br />
www.meetintown.com<br />
FOOD: Milano 68<br />
Roma 70<br />
Bologna 72<br />
Torino 73<br />
Veneto 75<br />
Napoli 77<br />
PHOTO OVERDOSE<br />
ROMA | FotoGrafia<br />
Capitale in subbuglio per la<br />
sesta edizione di FotoGrafia –<br />
Festival Internazionale di Roma:<br />
per due lunghi e intensi mesi,<br />
dal 6 aprile al 3 giugno, la città,<br />
i musei, le istituzioni culturali e i<br />
locali vengono invasi da scatti in<br />
bianco e nero e a colori, opera<br />
di fotografi osannati come di<br />
giovani emergenti. Tema centrale<br />
della kermesse 2007 la<br />
Questione italiana, esaustiva indagine<br />
sul panorama della fotografia<br />
contemporanea nostrana,<br />
mentre molto attesa è la mostra<br />
al Museo di Roma in Trastevere,<br />
È il ’77, con immagini che testimoniano<br />
un svolta epocale della<br />
nostra società. Nel Tempio di<br />
Adriano protagonista invece la<br />
messicana Graciela Iturbide, che<br />
interpreta una Roma nascosta,<br />
segreta, incredibilmente suggestiva.<br />
www.fotografiafestival.it<br />
SONORITÀ DA DESIGN<br />
Sebo K<br />
TORINO| Soundtown occupato<br />
Tra marzo e maggio, esplode la<br />
Primavera delle Culture nel quartiere<br />
di San Salvario che si trasforma<br />
– complice l’Arci di Torino – in casa<br />
occupata da un vivacissimo cartellone<br />
di appuntamenti multi-razziali:<br />
concerti, letture teatrali, performance,<br />
proiezioni, reading, workshop e<br />
tanti altri spazi aperti alla creatività<br />
di ben ventisette associazioni autogestite.<br />
www.soundtown.it<br />
URBAN 53<br />
Massimo Siragusa, Tempo libero<br />
Miss Kittin
DVD<br />
Clerks II ritrova a 12 anni di<br />
distanza i litigiosi & logorroici<br />
commessi Randal e Dante, e<br />
come allora passa una giornata<br />
lavorativa con loro e i comprimari<br />
Jay e Silent Bob (lo<br />
stesso regista Kevin Smith).<br />
Tra i prevedibili dialoghi ultrageek<br />
su Trilogia dell’Anello,<br />
Guerre Stellari e Transformers<br />
e un episodio di “erotismo<br />
intraspecie” (con asino, dentro<br />
un fastfood) che rimarrà<br />
nella storia della comicità<br />
demenziale, i nostri “eroi” si<br />
confrontano con le responsabilità<br />
tipiche dei trentenni.<br />
Molto divertente, tra gli extra,<br />
il segmento dedicato alle riprese<br />
delle scene con l’asino.<br />
Delittuosa la mancanza dei<br />
sottotitoli inglesi: gli sporchissimi,<br />
esilaranti dialoghi originali<br />
di Smith sono tradotti in<br />
italiano (sia nel doppiaggio<br />
che nei sottotitoli) in modo<br />
schizofrenico e spesso inattendibile.<br />
IPSE DIXIT<br />
– “Sono ambasciatore della<br />
polizia a Taiwan, Giappone,<br />
Honk Kong, Cina, dappertutto!”.<br />
Jackie Chan alla conferenza<br />
stampa losangelina in<br />
cui ha promosso il reclutamento<br />
delle forze dell’ordine<br />
(The Los Angeles Police<br />
Department, marzo 2007).<br />
– “Quello che prego e spero<br />
ogni giorno è di andare a<br />
lavorare all’estero”. Riccardo<br />
Scamarcio (Ciak, marzo<br />
2007).<br />
– “Uso un sistema di otto<br />
algoritmi; ce ne sono di sei o<br />
sette, ma sono riuscito a farlo<br />
anche in meno di un minuto”.<br />
Will Smith spiega come<br />
risolve il cubo di Rubik in un<br />
tempo medio di 90 secondi<br />
(Premiere Usa, marzo 2007).<br />
– “So dal principio che, nebbie<br />
a parte, non stiamo facendo<br />
un film di Antonioni”. Colin<br />
Firth dal set del “sandalone”<br />
L’ultima legione (Io Donna, 10<br />
marzo).<br />
U<br />
54 URBAN<br />
FILM<br />
DI SASHA CARNEVALI<br />
SALVATE LEONIDA E<br />
I SUOI 300 SPARTANI<br />
Metafore, significati nascosti,<br />
letture intelligenti? Lasciate<br />
perdere: un “sandalone” è solo<br />
un “sandalone”!<br />
300<br />
Zack Snyder<br />
Racconta Erodoto di Leonida e dei suoi<br />
300 guerrieri spartani che tennero testa<br />
all’infinito esercito persiano di Serse. Lo<br />
racconta anche Frank Miller, colpito da<br />
bambino da questo grande esempio di<br />
idealismo e dignità, nella graphic novel di<br />
culto 300 (Magic Press, 25 euro) ora trasposta,<br />
dopo otto anni di parto lavorativo,<br />
dal regista pubblicitario-televisivo Zack<br />
Snyder (L’alba dei morti viventi). È una<br />
versione stilizzata quanto e forse più del<br />
fumetto: in altre parole visivamente molto<br />
bella e interessante (grazie a un procedimento<br />
digitale detto crushing le immagini<br />
assumono ombreggiature particolarmente<br />
cupe), narrativamente farcita dei cliché più<br />
biechi del “sandalone” di nuovo millennio<br />
(moglie e figlio nel grano da Il gladiatore;<br />
scene nautiche, vestizioni, focoso sesso<br />
coniugale e muscolose chiappe all’aria da<br />
Troy; persiani decadenti e depravati da<br />
Alexander; Troll, Gollum e Jabba-facsimili,<br />
macchine/animali da battaglia da Guerre<br />
Stellari e Il Signore degli Anelli). D’altra<br />
parte Miller e Snyder dichiarano apertamente<br />
di non cercare la credibilità: quando<br />
la Storia diventa Leggenda, si può leggerla<br />
attraverso la lente della mitizzazione senza<br />
fare torto a nessuno (e giustificare così la<br />
presenza di ninja tra le fila del variegato<br />
esercito persiano). 300 è davvero olimpico,<br />
pieno di scene in slo-mo, di mascelle<br />
digrignate e dialoghi come “Spartani,<br />
gettate le vostre armi!” – “Persiani, venite<br />
a prenderle!”, di attori che paiono statue<br />
greche, così in forma che si arrossisce solo<br />
a guardarli sullo schermo. Quando è stato<br />
presentato al festival di Berlino i maschi<br />
under 30 sono andati letteralmente in visibilio<br />
(“Your film kicks ass!” ha gridato a più<br />
riprese un eccitato giornalista al regista<br />
in conferenza stampa), mentre una parte<br />
della critica l’ha trovato un film fascista,<br />
un’apologia e/o una critica dell’operato di<br />
Bush in Medio Oriente. Tutte prospettive<br />
forzate secondo gli autori e il protagonista<br />
Gerard Butler (Il Fantasma dell’Opera), che<br />
in pratica ha risposto che chi va a grattare<br />
sotto un film superficiale come questo lo<br />
fa solo per mettersi in mostra e appagare<br />
il proprio ego. Difficile non condividere<br />
questa posizione: 300 è un film di genere<br />
e, se probabilmente resterà a lungo un<br />
classico per 15enni, i pregi per cui verrà<br />
ricordato nel tempo sono soprattutto visivi.<br />
La messa in scena di un paio di episodi<br />
(che non raccontiamo per non anticipare<br />
niente) farà senz’altro scuola e diventerà<br />
un cliché come quelli cui si accennava prima.<br />
Per ora è un pop-corn movie perfetto<br />
per rifarsi gli occhi con lo spettacolo di<br />
Leonida e dei suoi prodi che corrono in<br />
giro in slip di cuoio (Butler, che ha senso<br />
dell’umorismo da vendere, si è definito una<br />
specie di Chippendale); un guilty pleasure<br />
insomma, gay friendly, geek friendly e festa<br />
delle donne friendly. Chissà perché non è<br />
uscito l’8 marzo.<br />
RED ROAD<br />
Andrea Arnold<br />
Jackie sorveglia una degradata<br />
Glasgow attraverso telecamere<br />
di sicurezza sistemate<br />
in vari punti della città. La sua<br />
è una vita grigia, ma sotto la<br />
cenere intravediamo qualcosa<br />
che arde. Quando su uno<br />
schermo riconosce Clyde, uscito<br />
di galera per buona condotta,<br />
lo segue e lo seduce. È la<br />
vendetta a guidarla?<br />
Gran Premio della Giuria a<br />
Cannes e una pioggia di Bafta<br />
(gli Oscar inglesi): il debutto<br />
nel lungometraggio della regista<br />
Andrea Arnold è un thriller<br />
che riesce a essere teso pur<br />
non facendo economia di tempo.<br />
Attori ottimi, camera a mano,<br />
niente musica, una castità<br />
di scrittura che ricorda quella<br />
del Dogma danese: in effetti<br />
Red Road è il primo di tre film<br />
che nascono sotto gli auspici<br />
di un nuovo progetto-manifesto,<br />
Advance Party. I danesi<br />
Lone Scherfig (Italiano per<br />
principianti) e Anders Thomas<br />
Jensen (Dopo il matrimonio:<br />
probabilmente il migliore<br />
sceneggiatore europeo del<br />
momento) hanno creato un<br />
gruppo di personaggi che verranno<br />
interpretati dagli stessi<br />
attori in storie ambientate in<br />
Scozia, sviluppate e dirette<br />
da registi diversi. Aspettiamo<br />
fiduciosi di rivederli.<br />
EPIC MOVIE<br />
Jason Friedberg &<br />
Aaron Seltzer<br />
Quattro orfani trovano un<br />
biglietto d’oro nella cioccolata<br />
Willy: il passaporto<br />
per un’avventura epica. La<br />
prima lo scova al Louvre in<br />
una situazione da Codice da<br />
Vinci; il secondo nella scuola<br />
per mutanti da X-Men dove<br />
è considerato un perdente;<br />
la terza dopo essersi gettata<br />
dall’aereo di Snakes on a plane!;<br />
il quarto nell’orfanotrofio<br />
di Super Nacho. Passando<br />
dalla Fabbrica di Cioccolato,<br />
arriveranno a Gniarnia<br />
per salvare il mondo dalla<br />
Stronza Bianca… Quando un<br />
anno fa era uscito Hot Movie<br />
prevedemmo che più in<br />
basso di così non si sarebbe<br />
potuti cadere. Epic Movie in<br />
effetti è un po’ meno peggio<br />
del suo predecessore: un<br />
paio di gag fanno ridere (vedi<br />
la presa in giro di programmi<br />
Mtv come Cribs), ma è un<br />
“bene” di consumo deperibile,<br />
che spunta, purula e secca<br />
come i brufoli che si schiacciano<br />
gli attori sullo schermo<br />
(schifo che non fa ridere) e<br />
gli spettatori a cui è diretto,<br />
non appena si ritrovano nella<br />
privacy della loro cameretta.<br />
Non è certo L’aereo più pazzo<br />
del mondo o Una pallottola<br />
spuntata.<br />
IL REGISTA E<br />
Sidney Pollack racconta<br />
Frank Gehry<br />
FRANK GEHRY<br />
CREATORE DI SOGNI<br />
Sidney Pollack<br />
Per il primo documentario<br />
della sua luminosa carriera,<br />
Sidney Pollack (I tre giorni del<br />
condor, The interpreter) ha<br />
scelto di occuparsi di Frank<br />
Gehry. Anzi, è stato l’architetto<br />
a chiedere al suo vecchio<br />
amico di ritrarlo in pellicola:<br />
in molti lo assillavano con<br />
l’idea di dedicargli un film, ma<br />
per Gehry era proprio “l’ignoranza”<br />
in tema di architettura<br />
di Pollack a renderlo il più<br />
qualificato regista sulla piazza.<br />
Per noi significa entrare<br />
nella mente di un grande dei<br />
nostri tempi (lo è comunque<br />
anche per i detrattori che lo<br />
considerano più che altro un<br />
abile venditore di “logo-architettura”),<br />
attraverso il calore<br />
di un amico che può permettersi<br />
di fare domande da<br />
THE ILLUSIONIST<br />
Neil Burger<br />
La bella musica “di mistero e<br />
presagio” di Philip Glass introduce<br />
10 minuti di puro giallo:<br />
Vienna, inizio ’900; in un piccolo<br />
teatro stracolmo di gente,<br />
un uomo dall’aria disperata<br />
sta facendo apparire qualcosa<br />
sul palco; la polizia lo arresta<br />
prima che la magia si compia.<br />
“L’ha fatto di nuovo?” chiede<br />
il principe ereditario al commissario.<br />
“Sì”. “Fate qualcosa,<br />
scavate nel suo passato”. E<br />
qui inizia il flashback che costituisce<br />
tre quarti del film. Chi<br />
è il mago Eisenheim e, come<br />
dicono gli sceneggiatori de<br />
noantri, che je rode? Je rode<br />
che da bambino ha cullato un<br />
sogno d’amore impossibile<br />
con una duchessa coetanea.<br />
Mo’ è tornato a riprendersi<br />
la ragazza, già fidanzata col<br />
cattivo principe che picchia le<br />
donne e medita di prendere<br />
il trono del padre anzitempo.<br />
Non si può dire di più: il film<br />
stesso è un prestigiatore,<br />
abbastanza condiscendente<br />
da svelare i suoi trucchi su un<br />
finale-girandola (avete presente<br />
quando un personaggio è<br />
spaesato e la mdp gli piroetta<br />
intorno?). Edward Norton-<br />
Eisenheim tiene la faccia da<br />
poker tutto il tempo, il commissario-occhio<br />
narratore Paul<br />
Giamatti è quello espressivo.<br />
sempliciotto – quelle che vorremmo<br />
porgli noi – e le valutazioni<br />
dell’analista che segue<br />
Gehry da molti anni e che<br />
l’architetto stesso ha esortato<br />
a partecipare all’opera. I<br />
documentari che si vedono al<br />
cinema sono sempre di buona<br />
qualità, ma difficilmente sono<br />
così gratificanti, e non solo<br />
BORDERTOWN<br />
Gregory Nava<br />
Da anni si consuma una mattanza<br />
di giovani, poverissime<br />
operaie delle fabbriche che<br />
le multinazionali costruiscono<br />
sul confine tra Messico e<br />
Usa. Contro le 450 contate<br />
dalla polizia, per Amnesty<br />
International sono ormai 5mila<br />
le vittime di maniaci occasionali<br />
e serial killer che, soprattutto<br />
a Juarez, sanno di poter<br />
operare in totale impunità. Le<br />
autorità non fanno nemmeno<br />
finta di indagare, insabbiano<br />
alla luce del sole; la stampa<br />
tace, anche perché chi ha provato<br />
a parlarne è stato ucciso.<br />
Fin qui, abbiamo raccontato la<br />
realtà su cui si innesta questo<br />
bruttissimo film di finzione<br />
prodotto e interpretato da<br />
Jennifer Lopez, e a cui diamo<br />
uno, anziché solo un cappello<br />
da asino, per onorare la morale,<br />
qui necessaria, del “purché<br />
se ne parli” (al momento il film<br />
non ha un distributore in alcuna<br />
nazione americana):<br />
J. Lo che fa la giornalista con<br />
la sahariana, che smette di tingersi<br />
i capelli per riabbracciare<br />
le sue origini latine e meglio<br />
salvare le operaie messicane…<br />
ci siamo capiti? Se non<br />
fosse per come offende la cronaca,<br />
Bordertown sarebbe un<br />
capolavoro assoluto del kitsch<br />
e dell’umorismo involontario.<br />
per l’umorismo e la capacità<br />
di Pollack di modularne la<br />
durata in modo sempre avvincente:<br />
qui ci viene regalata<br />
l’occasione di vedere il genio<br />
al lavoro, di scoprire che<br />
quando pensa un edificio lo<br />
fa tagliando, piegando, attaccando<br />
con del nastro adesivo<br />
pezzi di bristol come un bambino<br />
che crea una scultura di<br />
carta. Gehry affida poi con<br />
gratitudine ai suoi collaboratori<br />
più giovani i calcoli strutturali<br />
che ne garantiscono la<br />
sicurezza e la stabilità: non<br />
riesce a usare il computer, ma<br />
riconosce che senza i programmi<br />
di ultima generazione<br />
non potrebbe permettersi<br />
tanta libertà creativa.<br />
PREMIÈRE<br />
Su Cult le voci di Asia<br />
e Africa<br />
Questo mese la proposta<br />
dei documentari di Cult (Sky<br />
142) viaggia sul filo rosso<br />
delle “invasioni barbariche”,<br />
ovvero del rimescolio di popoli<br />
e culture determinato dal<br />
capitalismo globale. Mentre<br />
il vortice della ricchezza gira<br />
e risucchia dentro di sé i<br />
paesi più poveri, gli abitanti<br />
di Asia e Africa conoscono il<br />
primo gradino del benessere,<br />
se così si vuol chiamare un<br />
pasto assicurato da un lavoro<br />
alienante. “Se non ti piace<br />
cercatene un altro; tanto se<br />
non lo fai tu ci penserà il tuo<br />
vicino”, ribatte la madre di un<br />
giovane indiano che detesta<br />
il suo impiego in un call center:<br />
o così o pomì. +9122:<br />
Call center Bombay (il 9 aprile<br />
alle 21) osserva sei ragazzi<br />
che di giorno dormono e di<br />
notte telefonano negli Usa da<br />
uno stanzone illuminato al<br />
neon; tutti vedono gli States<br />
come il paese del Bengodi e<br />
si sottopongono bovinamente<br />
alle lezioni di “americanità”<br />
(accento e filosofia di vita)<br />
imposte dai datori di lavoro.<br />
China Blue (16 aprile alle<br />
21), girato clandestinamente,<br />
ci farà guardare con occhi<br />
diversi i nostri bei pantaloni,<br />
molto probabilmente cuciti in<br />
Asia da gente tenuta in stato<br />
di para-schiavitù. Il pianista<br />
di Bagdad (23 aprile alle 21)<br />
attende con il più celebre<br />
interprete iracheno un visto<br />
salva-vita per gli Stati Uniti.<br />
Il ciclo si chiude il 30 aprile,<br />
a partire dalle 21, con gli<br />
ottimi Mamma please call<br />
me (come fa una famiglia<br />
filippina sparsa per il mondo<br />
a tenersi in contatto?) e Via<br />
dell’Esquilino (delle lezioni di<br />
italiano per immigrati ci fanno<br />
intravedere i loro sogni e<br />
la loro prospettiva sui nostri<br />
costumi).<br />
U URBAN<br />
ON LINE<br />
LA CITTÀ A PORTATA<br />
DI MOUSE. www.urbanmagazine.it<br />
URBAN 55
immagine tratta dalla copertina di: Alessandro Militi, Fuffa , Baldini e Castoldi, 2007<br />
Un romanzo-videogioco<br />
fondato sulla fuffa, in cui tutto è<br />
apparenza e le donne sono un<br />
nemico da conquistare a colpi di<br />
marketing, mail e sms<br />
FUFFA<br />
Alessandro Militi<br />
Baldini e Castoldi, 2007<br />
230 pp., 13 euro<br />
“…Primo Quadro. Livello 2. Alle 18.30<br />
esco dal palazzo fine Ottocento del Dott.<br />
Prof. Ciandrulli, oculista in Roma. La visita<br />
dura tre minuti, mi viene prescritto un caz-<br />
zo di collirio che nemmeno un farmacista<br />
distratto non m’avrebbe dato e il totale del<br />
collegio di difesa fa 100 euro tondi tondi.<br />
Mi rendo subito conto che qualcosa non va,<br />
qualcosa di profondamente sbagliato nei<br />
cambiamenti climatici di questo periodo.<br />
Forse è colpa del motore grafico in 3D di<br />
questo cazzo di gioco. Boh. Faccio spalle<br />
e mi dirigo allo store Diesel camminando a<br />
gamba larga e curvo, cosa che mi fa sentire<br />
pericoloso anche se probabilmente sembro<br />
solo sciancato. L’iPod mi emargina dal<br />
mondo, ascolto Heart in cage degli Strokes.<br />
Lo store Diesel è una tappa obbligata se<br />
passi da queste parti, a me piace. Alle<br />
18.45 c’è la solita commessa disinvolta e<br />
DI MARTA TOPIS<br />
VIRTUALE METROPOLITANO<br />
SECOND LIFE ROMANA<br />
deferente al tempo stesso, perché ha già<br />
capito che sto per spendere una cifra senza<br />
senso in jeans e magliette…”.<br />
“…Alle 19.32 mi chiama Andrea ‘il<br />
Consulente Surfista’ Gemelli, dice che ha<br />
bisogno di un Negroni. Andiamo al chioschetto<br />
di Ponte Milvio, il ritrovo perfetto<br />
per chi nella vita ha deciso di frequentare i<br />
posti che contano e ci pensa pure. Sta sulle<br />
sponde del Tevere. Non è bello, non c’è<br />
niente di particolare, è un chiosco, uno di<br />
quelli che un tempo vendevano le ‘grattachecche’,<br />
le vecchie granatine con sciroppo<br />
di frutta. In un tempo nemmeno troppo<br />
antico doveva essere pieno di ragazzini con<br />
i nonni, ora è un posto giusto. Da maggio a<br />
settembre poi è giustissimo. Tavolini di ferro<br />
con sedie di ferro, tutti i cocktail possibili,<br />
donne stile lineamento perfetto, uomini in<br />
caccia. Sterco ambulante, divi da spiaggia,<br />
se non sei lì dalle 19 alle 23 non conti proprio<br />
un cazzo…”.<br />
Matteo Principe è romano, trentenne,<br />
uomo di marketing in una multinazionale,<br />
ovvero creatore di “Fuffa”, quella con il<br />
marchio registrato che rende figo e vendibile<br />
un prodotto.<br />
Frequenta la Roma dei posti giusti, ma<br />
sotto un cielo che al tramonto assume il<br />
colore delle arance marce: Matteo è molto<br />
cinico, disprezza tutti e tutto. La sua vita (e<br />
anche questo romanzo) è un videogioco<br />
che procede per quadri e livelli, gioco in<br />
cui per vincere deve conquistare innumerevoli<br />
modelli poligonali di donne 3D (o tridimensionali),<br />
ciascuna con punteggi e armi<br />
diverse: un percorso fatto di pantaloni a<br />
vita bassa con perizomi a vista, cuffie iPod<br />
che ti escludono dal mondo, brand e griffe<br />
citate a più non posso fino alla festasupertrendyuptpdate<br />
(diquestocazzo.com) a cui<br />
non si può non esserci.<br />
Un ritmo incalzante, che ti martella senza<br />
pietà con status symbol privi di ogni<br />
sostanza, capaci di ridurre una bellezza<br />
naturale come Formentera alla stregua<br />
dell’Isola dei Famosi, e dove fidanzarsi diventa<br />
una pura operazione di co-branding.<br />
Il vuoto assoluto per antonomasia.<br />
Ma per fortuna è solo un videogioco, pura<br />
Fuffa al 100%, e la vita reale non è<br />
questa…<br />
IL RITMO DEL VUOTO<br />
Un libro per sognare<br />
tra le righe interrotte<br />
APPARTAMENTI<br />
Giuseppe Signorin<br />
Arcipelago Edizioni, 2006<br />
109 pp., 10 euro<br />
Nella quarta di copertina<br />
si legge che questo è un romanzo<br />
sperimentale diviso<br />
in quattro parti ambientate<br />
rispettivamente in una stanza,<br />
durante un viaggio in auto, in<br />
un momento di assenza e infine<br />
in un nuovo appartamento,<br />
dove protagonista è un uomo,<br />
che trasgredisce le regole della<br />
società, di volta in volta ladro,<br />
drogato o alcolizzato, con<br />
la presenza costante di una<br />
donna che non sta più con lui.<br />
Ma se si saltano queste righe<br />
e ci si getta nella lettura, ruoli<br />
e luoghi non appaiono distinti<br />
in maniera precisa, ma si mescolano<br />
dentro gli spazi chiusi<br />
e fuori nella città, secondo<br />
un ritmo poetico in cui voci,<br />
suoni e sensazioni emergono<br />
da frasi interrotte, piene zeppe<br />
di cancellature, di ellissi<br />
e di sincopi. L’autore (classe<br />
LIBRI<br />
1982) video-artista agli esordi<br />
letterari vuole che ciascuno<br />
legga, immagini o sogni in<br />
questi spazi bianchi un’ulteriore<br />
dimensione del romanzo,<br />
perché – come fa dire a uno<br />
dei personaggi – “questa vita<br />
è inutile viverla come la vivono<br />
gli altri, cerco solo di continuare<br />
ad alimentare il sogno”. E<br />
forse ha proprio ragione lui…<br />
SHORT<br />
Palermo versus Catania<br />
FIGLIO DI VETRO<br />
Giacomo Cacciatore<br />
Einaudi, I Coralli, 2007<br />
170 pp., 14 euro<br />
Ascesa e caduta di un boss,<br />
in un romanzo che per modalità<br />
narrante fa pensare a<br />
Io non ho paura di Ammaniti:<br />
Vincenzo Vetro, Nunzio il<br />
Sigarettaio, la Pasticceria<br />
Francese, il negozio di stoffe<br />
di Matteo Scavone sono<br />
luoghi e personaggi di una<br />
Palermo mafiosa del 1977<br />
in cui la parola mafia viene<br />
pronunciata una volta sola,<br />
letti con gli occhi ingenui di<br />
Giacomo, bambino di nove<br />
anni che va in giro con il<br />
padre (al quale tutto è dovuto)<br />
e sente discorsi che non<br />
dovrebbe sentire. Una storia<br />
che inizia con un televisore<br />
regalato da “un potente”, amico<br />
di papà, e si chiude, anni<br />
dopo, davanti a quello stesso<br />
televisore, con un padre che<br />
per la prima volta paga lo<br />
scontrino…<br />
SICILIAN TRAGEDI<br />
Ottavio Cappellani<br />
Mondadori, 2007<br />
332 pp., 18 euro<br />
Torna esuberante e barocco<br />
più che mai Ottavio<br />
Cappellani con la sua Catania<br />
da bere che questa volta,<br />
dopo il cinema di Chi è Lou<br />
Sciortino?, dipinge una città<br />
teatrale divisa tra la tragedia<br />
di Shakespeare e le aspirazioni<br />
di un regista emergente,<br />
maneggione e gay. Tra reali<br />
raccomandazioni, intrallazzi<br />
politici e finzione scenica,<br />
avvocati vestiti come presentatori<br />
tv e donne esempio di<br />
buttanaggine, il linguaggio<br />
di Cappellani, infarcito di alte<br />
cariche ufficiali ma anche di<br />
“minchia e minchia”, dipinge<br />
un affresco vivace e disordinato<br />
della Sicilia sud-orientale<br />
che si diverte, va a feste, frequenta<br />
locali trendy ma, come<br />
da migliore tradizione, subisce<br />
ammazzatine e vive di plateali<br />
scene di gelosia.<br />
URBAN<br />
ON LINE<br />
LA CITTÀ A PORTATA<br />
DI MOUSE.<br />
www.urbanmagazine.it<br />
URBAN 57
Il Medioevo è un’epoca<br />
pericolosa, per vincere ci<br />
vogliono super poteri<br />
Nel mondo videoludico The Elder Scrolls/<br />
Oblivion è una saga di un culto. Milioni di<br />
copie vendute, un circuito di appassionati<br />
impressionante, migliaia di forum in rete<br />
per scambiarsi informazioni e soprattutto<br />
un gioco perfetto che permette un’interattività<br />
notevole: free-roaming medievale<br />
è troppo poco per definirlo. La saga di<br />
The Elder Scrolls/Oblivion, che qualcuno<br />
descrive come un rpg di stile occidentale,<br />
ha sempre permesso una libertà totale di<br />
movimento all’interno di scenari fantasymedievali<br />
di una bellezza incredibile. Tutti<br />
gli oggetti, oltre 10mila, dai funghi alle<br />
collane, dalle spade ai fiori, possono essere<br />
raccolti, ma anche rubati, facendo attenzione<br />
al bottegaio di turno e alle guardie...<br />
per fortuna però mancano le telecamere a<br />
circuito chiuso!<br />
Il gioco è piuttosto complesso, pur avendo<br />
un’interfaccia immediata. Il personaggio,<br />
che noi stessi disegneremo, potrà appartenere<br />
a diverse popolazioni e vantare le<br />
più svariate abilità professionali, insomma<br />
sarà completamente “customizzato”. L’eroe<br />
deve crescere nel corso del gioco, migliorando<br />
le proprie abilità militari ed esoteriche<br />
attraverso combattimenti, magie e una<br />
lunga esperienza. Il sistema di crescita è<br />
ben realizzato: passo dopo passo, cavalcata<br />
dopo cavalcata, dal piccolo apprendista<br />
DI SANDRO BRESCIA<br />
APPRENDISTA O MAGO:<br />
LA FORZA SIA CON VOI<br />
potrebbe saltar fuori un grande mago. In<br />
questa espansione tanto attesa, The Elder<br />
Scrolls IV: Shivering Isles, ci viene messa<br />
a disposizione una nuova intera isola per<br />
sbizzarrirci. Il regno di Sheogorath è in<br />
crisi, un nemico oscuro l’accerchia: la follia.<br />
Così molto spesso la fantasia rischia di diventare<br />
orrore e da scenari estremamente<br />
bucolici e sereni si passa improvvisamente<br />
a oscuri inferi di violenza e paura. In questa<br />
espansione non mancano nuove armi,<br />
armature mai viste e irresistibili magie.<br />
Insomma, un nuovo impegnativo capitolo<br />
per una delle poche saghe che hanno saputo<br />
stregare milioni di appassionati.<br />
OBLIVION<br />
Pc – Xbox 360<br />
PRIMA DI SPARARE? PENSA<br />
Anche con il fucile<br />
spianato ci vuole una<br />
strategia<br />
Stalker è il first person<br />
shooter più atteso della stagione<br />
anche perché il titolo<br />
è in preparazione dal 2003<br />
e l’uscita è stata più volte<br />
rimandata. In questi casi generalmente<br />
le possibilità sono<br />
due: o il titolo è deludente<br />
oppure i realizzatori sono dei<br />
perfezionisti. Con ogni probabilità<br />
qui si tratta del secondo<br />
caso. Ambientato a Chernobyl<br />
nel 2012, vede come protagonisti<br />
gli Stalker, una sorta<br />
di predatori e cacciatori di teste<br />
che vivono e prosperano<br />
in questa terra abbandonata<br />
da Dio e devastata dagli uomini.<br />
Lo abbiamo definito un<br />
fps, ma per alcuni è un horror<br />
adventure, con un’area gigantesca<br />
di 30 chilometri percor-<br />
DIGITAL LIFE<br />
ribile a piedi o in macchina.<br />
Di certo non è solo un gioco<br />
per sparare all’impazzata.<br />
Gli Stalker, i mostri e gli<br />
umani in lotta per la propria<br />
sopravvivenza, si comportano<br />
ognuno in maniera diversa.<br />
Le figure più complesse sono<br />
ovviamente quelle degli<br />
uomini, caratterizzati individualmente<br />
uno a uno, con<br />
comportamenti e attitudini<br />
completamente diversi che<br />
costringono il giocatore a<br />
diventare una sorta di psicologo.<br />
La trama del gioco è intrigante<br />
e sarà il nostro avatar a<br />
scrivere il finale: infatti attraverso<br />
le nostre azioni e il rapporto<br />
con gli altri personaggi<br />
la storia avrà uno sviluppo<br />
completamente diverso, con<br />
una serie di finali aperti.<br />
STALKER<br />
Pc<br />
E-NEWS<br />
Dalla console alla<br />
Libreria del Congresso<br />
Si è da poco conclusa la<br />
Game Developers Conference<br />
di San Francisco, l’appuntamento<br />
annuale che vede<br />
come protagonisti i più<br />
importanti sviluppatori e realizzatori<br />
di videogiochi. Tra i<br />
tanti incontri, i dibattiti e le<br />
presentazioni c’è stato anche<br />
spazio per provare a dare il<br />
giusto risalto alla storia dei<br />
videogiochi.<br />
Una storia che ha raggiunto<br />
anche gli schermi televisivi,<br />
visto che su Discovery<br />
Channel va in onda da fine<br />
marzo (fino al 15 aprile) una<br />
serie in cinque puntate che,<br />
dai primi esperimenti di interazione<br />
alle console più sofisticate,<br />
racconta l’evoluzione<br />
dell’universo dei videogiochi.<br />
Alla Gdc un gruppo di esperti,<br />
tra cui anche l’italiano<br />
Matteo Bittanti, ha selezionato<br />
per la Stanford University<br />
una serie di titoli di videogiochi<br />
che andrebbero conservati<br />
come vere e proprie opere<br />
d’arte, esattamente come si<br />
fa per il cinema, ma anche<br />
per la musica.<br />
Nella lista ci sono i più classici<br />
tra i classici, da Spacewar<br />
(1962) a Simcity (1989), da<br />
Super Mario (1990) a Doom<br />
(1993), da Warcraft I/II/III<br />
(1994) a Sensible World of<br />
Soccer (1994), solo per citarne<br />
alcuni.<br />
Questi titoli troverebbero<br />
posto nientemeno che alla<br />
Libreria del Congresso a<br />
Washington, dove dal 1988<br />
è ospitata anche la National<br />
Film Preservation Board.<br />
Milioni di appassionati lo<br />
sapevano già. Il videogioco<br />
è sempre più una forma importante<br />
di media di massa,<br />
che spesso strizza l’occhio ad<br />
altri mondi, come quello del<br />
cinema, ma anche dell’arte.<br />
Altro che passatempo per<br />
ragazzini!<br />
U URBAN<br />
ON LINE<br />
LA CITTÀ A PORTATA<br />
DI MOUSE. www.urbanmagazine.it<br />
URBAN 59
HOT HIT<br />
Le più scaricate a fine<br />
marzo da iTunes<br />
Music Store − Italia<br />
1. SIMONE CRISTICCHI<br />
Ti regalerò una rosa<br />
“La mia patologia è che son rimasto<br />
solo”.<br />
2. DANIELE SILVESTRI<br />
La paranza<br />
“La panacea di tutti i mali è la<br />
distanza. E poi ci si consola con la<br />
paranza”.<br />
3. MIKA<br />
Grace Kelly<br />
“Why don’t you like me? Why don’t<br />
you like me without making me<br />
try?”.<br />
4. TIZIANO FERRO<br />
Ti scatterò una foto<br />
“Quando piove i profili e le case<br />
ricordano te”.<br />
5. FABRIZIO MORO<br />
Pensa<br />
“Resta un attimo soltanto un attimo<br />
di più con la testa fra le mani”.<br />
6. GIANNA NANNINI<br />
Meravigliosa creatura<br />
“Muoio d’amore meraviglioso”.<br />
7. PAOLO MENEGUZZI<br />
Musica<br />
“Nel mio silenzio resterò. E finché<br />
respiro non avrò, ti aspetterò”.<br />
8. ELISA<br />
Eppure sentire (Un senso di te)<br />
“Mmm... mmm... mmm... mmm... C’è<br />
un senso di te”.<br />
9. JENNIFER LOPEZ<br />
Qué hiciste<br />
“Destruiste con tu orgullo la esperanza”.<br />
10. ZERO ASSOLUTO<br />
Appena prima di partire<br />
“Magari un giorno poi, poi me ne<br />
pentirò, ma ne valeva la pena, rischiare<br />
tutto, o no?”.<br />
U<br />
60 URBAN<br />
MUSICA<br />
DI PAOLO MADEDDU<br />
DVD<br />
VIETATO RIESUMARE?<br />
(S)EX PISTOLS<br />
Chaos! – Secret history<br />
Universal<br />
Un gruppo di trent’anni<br />
fa che viene raccontato. Un<br />
gruppo inglese, eh – capita<br />
continuamente. Un gruppo<br />
di cui il pubblico sa tutto: sui<br />
Sex Pistols sono usciti una<br />
cornucopia di libri, di articoli,<br />
di speciali. E film, documentari,<br />
alcuni realmente eccellenti (The<br />
filth and the fury). Insomma,<br />
c’è ancora qualcosa da dire?<br />
E anche se ci fosse, non è il<br />
caso di diffidare di una cosa<br />
costruita senza i veri primattori<br />
(né Johnny Rotten, né Steve<br />
Jones, né ovviamente Sid<br />
Vicious) e senza un videoclip<br />
o un’immagine live? Di guardarsi<br />
da quello che dopo venti<br />
minuti appare come un nuovo<br />
tentativo del manager Malcolm<br />
McLaren di presentarsi come il<br />
vero protagonista, l’inventore<br />
della più grande boy band del<br />
mondo, attorniato da altri tizi<br />
che rivendicano la loro fetta di<br />
Se il bambino del Sesto<br />
Senso vedeva i morti, noi li<br />
sentiamo continuamente. Non<br />
fanno che cantare. In questi<br />
giorni esce un singolo di Jim<br />
Morrison, cantante dei Doors<br />
notoriamente morto nel 1971.<br />
Woman in the window, che sarà<br />
usato in una campagna per<br />
sensibilizzarci sull’effetto serra,<br />
è il solito inedito saltato fuori<br />
miracolosamente eccetera. Ci<br />
ha pensato Perry Farrell (ex<br />
leader dei Jane’s Addiction) a<br />
dare una mano al “re lucerto-<br />
torta. Ovvero Dave Goodman,<br />
il produttore, e Glen Matlock,<br />
quello capace di scrivere canzoni<br />
(e che per questo fu buttato<br />
fuori dal gruppo, ahah!),<br />
e altri che svelano piccoli dettagli,<br />
aneddoti, retroscena. Ci<br />
sarebbero tutti gli ingredienti<br />
per una bella presa per il culto,<br />
invece ecco che con sapienza<br />
figlia della vera passione, i<br />
vecchi ciarloni riescono a dare<br />
qualche nuovo piano di lettura<br />
della favola punk che credevamo<br />
di sapere. La storia è<br />
raccontata a dovere, il periodo<br />
è evocato in modo invidiabile,<br />
e quanti penetranti commenti<br />
sull’epoca ma anche sulla<br />
musica e sulle mode giovanili.<br />
Perché quello che spesso si<br />
dimentica è che mentre scuotevano<br />
una nazione, i Sex Pistols<br />
avevano 19 anni. Che speranze<br />
ci sono di vedere dei 19enni<br />
scuotere una nazione, oggi?<br />
Ma nemmeno se li guidasse la<br />
persona più cattiva del mondo.<br />
No, credeteci: nemmeno Maria<br />
De Filippi ci riuscirebbe.<br />
la”, già protagonista qualche<br />
anno fa di una session spiritica<br />
con Fatboy Slim. Morrison è un<br />
instancabile morto che canta: il<br />
suo primo exploit con i Doors<br />
fu nel 1978 con l’album An<br />
American prayer, e nel 2000 il<br />
disponibile Jim ha riattraversato<br />
un’altra volta le porte della<br />
percezione per duettare con<br />
John Lee Hooker in Roadhouse<br />
blues. Un gradino sotto di lui<br />
Bob Marley, che se l’è canticchiata<br />
con gente che presumibilmente<br />
non ha mai incontrato:<br />
Aerosmith, Busta Rhymes,<br />
Lauryn Hill, Notorious B.I.G.<br />
(ma qui c’è il capolavoro: mai<br />
AFTERHOURS<br />
Non usate precauzioni, fatevi<br />
infettare<br />
Virgin<br />
Un gruppo di vent’anni fa che<br />
viene raccontato. Un gruppo<br />
italiano, eh – non capita spesso.<br />
Un gruppo di cui il pubblico<br />
sa poco: forza, eccoci, che avete<br />
da dirci? Beh, niente. Niente,<br />
niente. È surreale vedere i componenti<br />
della band che si raccontano<br />
lentamente con l’aria<br />
di chi questo lavoro lo soffre un<br />
casino, viene da solidarizzare<br />
con loro per il terribile fardello<br />
del loro talento. Saltasse fuori<br />
un aneddoto, un collegamento,<br />
un retroscena, una mezza ipotesi<br />
su un mezzo argomento.<br />
Meno male che c’è il secondo<br />
dvd, che raccoglie i videoclip,<br />
o anche il fan più disponibile<br />
all’infezione sarebbe incattivito<br />
davanti a quella che pare una<br />
parodia, o una scheggia di<br />
Borat: “Ecco tu vede gruppo di<br />
rock tristone di nostro paese,<br />
dove rock tristone è genere di<br />
conosciutisi da vivi, si incontrano<br />
da morti) e soprattutto i<br />
figli. La rimpatriata familiare è<br />
ovviamente la più diffusa e approvata:<br />
ne sono stati protagonisti<br />
i Bee Gees, Nat e Natalie<br />
Cole, Woody Guthrie e figlio,<br />
Hank Williams e figlio, fino a<br />
Claudio Villa e figlia. In questo<br />
revival (nel vero senso della parola)<br />
non poteva mancare Elton<br />
John, in coppia con Luther<br />
Vandross in Anyone who had a<br />
heart – in attesa ovviamente di<br />
eseguire Candle in the wind in<br />
duetto con se stesso al proprio<br />
funerale. Non sappiamo come,<br />
ma ce la farà.<br />
grande spasso”. Alla fine, cosa<br />
può infettarci? “Quello che non<br />
c’è”? O le tremebonde sviolinate<br />
dei critici amici riportate<br />
nel booklet, i brodosi consensi<br />
dei compagnucci della parrocchietta<br />
che da anni magnificano<br />
la credibilità insita nella pesantezza:<br />
“Sono depressi, quindi<br />
veri”. Se gli Afterhours (gente<br />
capace di scrivere Voglio una<br />
pelle splendida, Non si esce vivi<br />
dagli anni ’80 o la leggendaria<br />
Sui giovani d’oggi ci scatarro<br />
su) danno un tale peso alle fregnacce<br />
scritte su di loro, dovevano<br />
stare attenti a farsi infettare<br />
da chi ha scritto: “È Manuel<br />
Agnelli, non c’è dubbio, l’ultimo<br />
Messia”. Mentre di fianco si<br />
parla di un dvd di un gruppo<br />
durato un anno – l’ennesimo<br />
uscito su di loro, manco ci hanno<br />
le immagini! – qui c’è solo<br />
uno di loro che parla. Eppure<br />
è interessante, si fa vedere, ha<br />
ritmo. Ma forse sbagliamo noi,<br />
il tedio è così fine. Poi però non<br />
lamentiamoci se la gente guarda<br />
la De Filippi.<br />
SOTTOFONDO<br />
TEMPO DI RESURREZIONI<br />
I dischi si vendono<br />
anche dall’aldilà<br />
• Natalie Cole & Nat King<br />
Cole, Unforgettable<br />
• Gene Simmons & Frank<br />
Zappa, Black tongue<br />
• Junkie XL & Elvis Presley,<br />
Little less conversation<br />
• Laura Pausini & Ray Charles,<br />
Surrender to love<br />
• Celine Dion & Frank Sinatra,<br />
All the way<br />
• Bono & Michael Hutchence,<br />
Slide away<br />
• Lauryn Hill & Bob Marley,<br />
Turn your lights down low<br />
• Mary J. Blige & Nina Simone,<br />
About you<br />
• Bee Gees & A. Gibb, Our love<br />
• Beatles, Free as a bird<br />
VERDENA<br />
Requiem<br />
Universal<br />
WHO: Luca e Alberto Ferrari e<br />
Roberta Samarelli, 25 e 28 e<br />
27 anni, da Albino, paese bergamasco<br />
noto per l’Albinoleffe,<br />
squadra miracolosamente<br />
assestatasi in serie B nonostante<br />
sia allenata da Emiliano<br />
Mondonico. Questo non è musicale,<br />
forse. Ma da giovane<br />
Mondonico si fece espellere<br />
per andare a vedere i Rolling<br />
Stones. E questo lo è.<br />
WHERE: In un pollaio adibito<br />
a studio di registrazione,<br />
dove hanno inciso i primi tre<br />
dischi.<br />
WHY: Perché sono oggettivamente<br />
tristissimi, ma mai pallosi.<br />
È un equilibrio difficile.<br />
WHAT: “Non mi piacciono gli<br />
esseri umani. Di loro non me<br />
ne frega un c***o”. (Alberto)<br />
WHEN: Quando vi è andato<br />
male qualcosa.<br />
NESLI<br />
Le verità nascoste<br />
Mercury<br />
WHO: Francesco Tarducci, 25<br />
anni, collaboratore di Fabri<br />
Fibra. Praticamente un fratello.<br />
WHERE: Senigallia.<br />
WHY: Non vuole sembrare la<br />
copia sbiadita dei beatmaker<br />
americani: partendo dalla<br />
classica struttura south, ha<br />
aggiunto inserti di piano e<br />
altri strumenti per rendere il<br />
tutto più pieno e melodico.<br />
Difficilmente Lil’Jon definirebbe<br />
la sua musica crunk (quanto<br />
precede è tutta roba che ha<br />
detto lui. Noi, semplicemente,<br />
ci stiamo dentro).<br />
WHAT: “Non penso di essere<br />
qui perché sono il fratello di<br />
Fabri Fibra: piuttosto, sono<br />
stato notato perché sono il<br />
producer di Fabri Fibra”.<br />
WHEN: Quando volete altre<br />
ragioni per odiare Fabri Fibra,<br />
amare Fabri Fibra etc.<br />
NADA<br />
Luna in piena<br />
Radiofandango<br />
WHO: 53enne ex pulcino<br />
di Gabbro (Livorno). Sono<br />
passati 35 anni, ma ovunque<br />
vada continuano a chiamarla<br />
così. Noi non volevamo farlo.<br />
Maledizione, ormai è troppo<br />
tardi.<br />
WHERE: Dall’ultimo festival<br />
di Sanremo, che è poi il luogo<br />
dove a 16 anni cantò Ma che<br />
freddo fa, in cui spiegava che<br />
era stata scaricata. Per quanto<br />
il vocione malmostoso da<br />
scaricatore lo avesse lei.<br />
WHY: Perché è un disco proprio<br />
bello, leggero quanto<br />
serve, ponderoso quanto basta,<br />
prodotto ad alto livello.<br />
WHAT: “Diciamo che due sigari<br />
al giorno li fumo. In realtà<br />
sono due mezzi toscani, che<br />
insieme fanno uno intero”.<br />
WHEN: Quando siete in piena.<br />
JOHN CALE<br />
Circus live<br />
Emi<br />
WHO: Gallese, 65 anni, produttore<br />
di dischi storici ma<br />
soprattutto fondatore dei<br />
Velvet Underground. Lui era<br />
quello con l’aria cupa. Sì,<br />
anche Lou Reed aveva l’aria<br />
cupa, ma di fianco a lui pareva<br />
un comico.<br />
WHERE: Dal vivo, a incupire<br />
il pubblico con cupe versioni<br />
dei brani più significativi della<br />
sua carriera.<br />
WHY: Non contento, incupisce<br />
anche Heartbreak hotel di<br />
Elvis Presley – fantastico. No,<br />
davvero.<br />
WHAT: “Basta, non chiedetemi<br />
più di quella volta che ho decapitato<br />
il pollo sul palco”.<br />
WHEN: Quando avete definitivamente<br />
maturato la convinzione<br />
che tutti ce l’hanno con<br />
voi. Ehi, ce ne avete messo di<br />
tempo, a capirlo.<br />
TIROMANCINO<br />
L’alba di domani<br />
Virgin<br />
WHO: Federico Zampaglione,<br />
l’uomo in cui Claudia Gerini<br />
cerca la punizione per essersela<br />
spassata nella vita – in pratica,<br />
un cilicio vivente.<br />
WHERE: Nel film da lui girato. Il<br />
cd è anche colonna sonora.<br />
WHY: È così noioso che c’è da<br />
sganasciarsi. Perché è di una<br />
bruttezza e noia preziosi, ricercati,<br />
non banali. Sono bruttezza<br />
e noia perseguiti con slancio<br />
eroico e generoso.<br />
WHAT: “Faccio un film per<br />
raccontare l’Italia di oggi, con<br />
le sue spaccature, le divisioni<br />
esasperate, il degrado delle<br />
relazioni, l’egoismo diffuso, il<br />
sospetto e la maldicenza”.<br />
WHEN: Quando non avete voglia<br />
di fare una cosa: mettete il<br />
cd e oplà, capirete che, in confronto,<br />
40 minuti di coda alle<br />
Poste sono un barile di spasso.<br />
PAOLO ZANARDI<br />
I barboni preferiscono Roma<br />
Venus<br />
WHO: 39 anni, pugliese, al secondo<br />
disco.<br />
WHERE: Nella capitale, in<br />
Piazza Vittorio, tra extracomunitari<br />
immigrati ed extraterrestri<br />
romani.<br />
WHY: Ad ascoltarlo come un<br />
disco, zoppica. Ma a considerare<br />
le canzoni come scene di<br />
un film o capitoli di un libro,<br />
ecco che corre e si impenna,<br />
poi striscia, poi accelera e va a<br />
sbattere e proprio per quello<br />
zoppica, e alla fine risulta discontinuo<br />
e ambizioso, ma piacevole.<br />
Se pensate che non vi<br />
spiacerebbe un incrocio tra il<br />
rock e Vinicio Capossela, fate<br />
un tentativo.<br />
WHAT: “Non ci guadagno una<br />
lira”.<br />
WHEN: Quando avete perso il<br />
polso della situazione, e la cosa<br />
non vi preoccupa più.<br />
MUSICA<br />
DI PAOLO MADEDDU<br />
AMERICA<br />
Here and now<br />
Sony Bmg<br />
WHO: Gerry Beckley, 55 anni,<br />
e Dewey Bunnell, 56 anni.<br />
Angloamericani. Mooolto soft.<br />
Avrebbero dovuto chiamarsi<br />
England – nome più soft di<br />
America, meno invasivo (ahah).<br />
WHERE: Al mitico ritorno. O al<br />
mefitico ritorno, dipende: da<br />
sempre sono considerati due<br />
sfigati troppo soft, ma tutti<br />
quei dischi di platino da qualche<br />
parte vengono.<br />
WHY: Perché le vecchie e nuove<br />
ballate mooolto soft sono<br />
affidate a giovani rocker. James<br />
Iha (Smashing Pumpkins) e<br />
Adam Schlesinger (Fountains<br />
of Wayne) lo hanno prodotto,<br />
Ryan Adams e altri ci hanno<br />
suonato.<br />
WHAT: “Non è stato faticoso”.<br />
WHEN: Se avete deciso di essere<br />
fuori moda, come schiaffo<br />
morale al mondo.<br />
DUCOLI<br />
Brumantica<br />
Double Stroke<br />
WHO: Alessandro Ducoli,<br />
35 anni, istruttore direttivo<br />
tecnico del Parco dell’Adamello.<br />
Più Ellade Bandini,<br />
Ares Tavolazzi, Tino Tracanna,<br />
Fabrizio Bosso, Alessandro<br />
Galati e altri nomi leggiadri<br />
del jazz italiano.<br />
WHERE: Lungo i fiumi, nella<br />
nebbia, preferibilmente in val<br />
Camonica. Ma se avete una<br />
nebbia personale, più comoda,<br />
va bene lo stesso.<br />
WHY: Perché lui declama,<br />
quelli jazzano, e alla fine risulta<br />
discontinuo e ambizioso,<br />
ma piacevole. Se pensate che<br />
non vi spiacerebbe un incrocio<br />
tra il jazz e Vinicio Capossela,<br />
fate un tentativo.<br />
WHAT: “Di cantanti che si<br />
piangono addosso è pieno il<br />
mondo”.<br />
WHEN: Giovedì.<br />
CONCERTI<br />
VELVET<br />
4 aprile<br />
Torino – Hiroshima mon<br />
amour<br />
14 aprile<br />
Roma – Circolo degli Artisti<br />
19 aprile<br />
Napoli – Duel Beat<br />
24 aprile<br />
Nonantola – Vox<br />
SCISSOR SISTERS<br />
5 aprile<br />
Milano – Alcatraz<br />
HOT CHIP<br />
7 aprile<br />
Nonantola – Vox<br />
FOLCO ORSELLI<br />
12 aprile<br />
Roma – La Palma Club<br />
LISA GERRARD<br />
13 aprile<br />
Milano – Conservatorio<br />
ELISA<br />
14 aprile<br />
Palermo – Palasport<br />
20 aprile<br />
Padova – Palasport<br />
23 aprile<br />
Torino – Palaolimpico<br />
24 aprile<br />
Milano – Datchforum<br />
ROGER WATERS<br />
23 aprile<br />
Milano – Datchforum<br />
SIMONE CRISTICCHI<br />
26 aprile<br />
Roma – Parco della Musica<br />
29 aprile<br />
Bari – Teatro Piccinni<br />
2 maggio<br />
Milano – Teatro Nuovo<br />
BOB DYLAN<br />
26 aprile<br />
Torino – Palaolimpico<br />
27 aprile<br />
Milano – Datchforum<br />
Info concerti<br />
www.clearchannel.it<br />
www.barleyarts.com<br />
www.indipendente.com<br />
www.friendsandpartners.it<br />
URBAN<br />
ON LINE<br />
LA CITTÀ A PORTATA<br />
DI MOUSE.<br />
www.urbanmagazine.it<br />
URBAN 61
TEATRO<br />
DI IGOR PRINCIPE<br />
MOCCIA DA MUSICAL<br />
Dopo il successo di romanzi<br />
e film, Moccia sbarca anche a<br />
teatro<br />
MILANO<br />
Tre metri sopra il cielo<br />
La classica valanga: comincia come pallina<br />
di neve e poi travolge tutto quello<br />
che gli capita di fronte. Così è stato per il<br />
romanzo di Federico Moccia, partito quasi<br />
per caso da una frase scritta su un muro di<br />
Roma – “Io e te tre metri sopra il cielo” – e<br />
trasformatosi in un successo editoriale ciclopico.<br />
Poi in un altro successo editoriale<br />
(Ho voglia di te). Dai libri, altrettanti film: il<br />
primo ha consacrato Riccardo Scamarcio<br />
come bello e dannato di inizio millennio;<br />
nel secondo la consacrazione è stata per<br />
Laura Chiatti, poco dannata e molto bella.<br />
Adesso tocca al musical, una megaproduzione<br />
sostenuta da Tribe by Breil, con<br />
la regia di Mauro Simone. Nelle parti di<br />
Step e Babi – i protagonisti – troviamo<br />
rispettivamente Massimiliano Varrese e<br />
Martina Ciabatti. Lui è già piuttosto rodato,<br />
almeno in tv (era tra i volti della fiction<br />
Grandi Domani); lei ha superato un casting<br />
di 700 ragazze da tutta Italia, battute con<br />
robuste capacità da attrice e una voce<br />
che ricorda la Whitney Houston dei tempi<br />
migliori.<br />
Step e Babi, lo sanno pure i sassi, sono<br />
due ragazzi romani che più lontani non<br />
si può. Lui è incazzato col mondo, ama le<br />
risse, spende la sua vita in tutti i posti che<br />
non siano una scuola. Lei è bella, brava,<br />
intelligente (ma non secchiona). Il giorno<br />
e la notte, insomma; che però finiscono<br />
per innamorarsi. Com’è normale a teatro,<br />
scatta l’identificazione tra chi recita e ciò<br />
che si recita. Così Martina rivede un po’ di<br />
sé in Babi: “Mi sento anch’io un po’ ragazza<br />
della porta accanto” spiega “ma come<br />
lei penso di saper tirare fuori il carattere<br />
quando serve”. Massimiliano, per arrivare<br />
dov’è, ha dovuto studiare; non è uno Step,<br />
insomma. “Anche se quando mi arrabbio<br />
gli somiglio molto” dice “ma ce ne vuole<br />
prima di perdere la pazienza!”.<br />
Teatro della Luna<br />
dal 19 aprile<br />
www.forumnet.it<br />
XING: SOTTERRANEO È BELLO<br />
Per la settima edizione,<br />
una dei tre palchi sta<br />
sottoterra<br />
BOLOGNA/MODENA<br />
F.i.s.co – Today is okay<br />
Messo così, il titolo dà<br />
l’idea di uno spettacolo<br />
che racconti come il delirio<br />
FAHRENHEIT, UN LETTO E VITO<br />
TORINO<br />
Fahrenheit 451<br />
Nel 2006 Torino è stata<br />
Capitale Mondiale del Libro, e<br />
questo spettacolo ne chiude<br />
le celebrazioni. Scelta più<br />
che azzeccata, trattandosi<br />
dell’adattamento teatrale del<br />
romanzo di Ray Bradbury (da<br />
cui anche un film di Truffaut)<br />
su un totalitarismo alimentato<br />
dalla distruzione di tutti i libri<br />
del mondo. Il regista è Luca<br />
Ronconi, chiamato apposta<br />
dallo Stabile per questo allestimento.<br />
Limone Fonderie Teatrali<br />
Dal 21 aprile<br />
fiscale italiano sia stato<br />
finalmente domato... Si<br />
tratta di tutt’altro, ovviamente.<br />
L’acronimo sta per<br />
Festival Internazionale sullo<br />
Spettacolo Contemporaneo,<br />
rassegna organizzata da<br />
Xing e giunta quest’anno<br />
alla settima edizione. Dieci<br />
giorni in cui sulla via Emilia<br />
convergono danza, teatro,<br />
ROMA<br />
Vita mia<br />
Un letto al centro di una<br />
stanza può diventare la parabola<br />
di una vita? Sì, se ci<br />
si corre intorno. La risposta<br />
è di Emma Dante, regista<br />
e attrice nella storia di una<br />
madre e del rapporto con i<br />
suoi tre figli. Ai quali racconta<br />
la bellezza e la preziosità<br />
dell’esistere, simboleggiati<br />
dalla corsa intorno al letto<br />
che domina la scena.<br />
Cercando, invano, di non<br />
fermarsi mai.<br />
Teatro Ambra Jovinelli<br />
Dal 3 al 15 aprile<br />
performance di vario tipo e<br />
arti visive, con spazio per<br />
espressioni della ricerca più<br />
avanzata che agiranno su<br />
tre scene diverse: un teatro<br />
classico, un moderno spazio<br />
metropolitano, un sotterraneo<br />
nel cuore della Bologna<br />
storica. La rappresentanza<br />
italiana per gli artisti è affidata<br />
a Socìetas Raffaello<br />
NAPOLI<br />
Bello ciao<br />
Stefano Bicocchi ha un nome<br />
d’arte con cui è noto a tutti:<br />
Vito. E ha una comicità che<br />
si presta anche al dramma,<br />
come in questo caso. Si parla<br />
infatti di Resistenza, in una<br />
serie di monologhi che ha le<br />
donne come protagoniste.<br />
Tra tutte, Irma Bandiera, uccisa<br />
nel ’44 a Bologna. Tra<br />
racconti popolari ed epica<br />
bellica si ride parecchio,<br />
anche grazie alla regia dello<br />
stesso Vito.<br />
Nuovo Teatro Nuovo<br />
Dal 10 al 15 aprile<br />
Sanzio e Kinkaleri & guests.<br />
Tra gli interpreti internazionali<br />
figurano Eszter Salamon,<br />
Brynjar Bandlien, Yves-Noël<br />
Genod, Forced Entertainment<br />
e altri artisti provenienti da<br />
Francia, Germania, Norvegia,<br />
Australia, Gran Bretagna.<br />
dal 19 al 29 aprile<br />
www.xing-fisco.it<br />
ROMA<br />
Racconti italiani<br />
Stefano Benni è il più<br />
grande scrittore italiano di<br />
racconti. In queste serate<br />
pesca dalla tradizione del<br />
Novecento di casa nostra e<br />
porta in scena, leggendoli,<br />
i personaggi nati dalla<br />
penna di Buzzati, Landolfi,<br />
Manganelli, Gadda, Levi,<br />
Flaiano. Con lui, musicisti<br />
e attori. E un diversivo: le<br />
storie disegnate dal genio<br />
acerbo e contemporaneo di<br />
Andrea Pazienza.<br />
Teatro Palladium<br />
Dal 18 al 29 aprile<br />
FOYER<br />
MILANO<br />
Danae<br />
Festival ormai storico per<br />
Milano, giunto alla nona edizione,<br />
Danae continua a essere<br />
un momento di ricerca tra<br />
teatro e danza, con una particolare<br />
attenzione alle giovani<br />
artiste e alla filosofia delle<br />
singole compagnie. Il cartellone<br />
contempla una ventina di<br />
spettacoli, tutti in programma<br />
sul palco del Litta. Tranne due,<br />
quelli che aprono e chiudono<br />
la rassegna. Li firma entrambi<br />
la compagnia Animanera. Il<br />
primo è Metempsychosis, una<br />
metafora del viaggio agli inferi<br />
dove il naviglio – asciutto – di<br />
via San Marco diventa il fiume<br />
Acheronte e il ponte delle<br />
Gabelle l’Ade, la porta dell’Inferno.<br />
Il secondo è Oedipus,<br />
dove si esplorano i meandri<br />
dei legami familiari nelle stanze<br />
dell’Università delle Tre Età.<br />
In mezzo, tante produzioni<br />
italiane – tra tutte: Kinkaleri,<br />
i romani di Habillé d’Eau,<br />
Alessandra Cristiani – alcune<br />
presenze estere (Israele e<br />
Svizzera) e due workshop<br />
aperti al pubblico.<br />
Teatro Litta<br />
Dal 5 aprile al 1° maggio<br />
www.teatrolitta.it<br />
MILANO<br />
Why<br />
Icona della danza contemporanea,<br />
Daniel Ezralow<br />
porta a Milano in anteprima<br />
mondiale il suo nuovo<br />
spettacolo. Che è un inno<br />
alla bellezza della normalità<br />
(esplicito il sottotitolo:<br />
why be extraordinary when<br />
you can be yourself?). Una<br />
specie di manifesto contro<br />
l’ansia da prestazione, che<br />
domina la società attuale e<br />
lo show business. Ma con un<br />
rischio, plausibile essendoci<br />
di mezzo Ezralow: creare comunque<br />
qualcosa di straordinario.<br />
Teatro Ventaglio Smeraldo<br />
Dal 26 aprile al 20 maggio<br />
www.teatrosmeraldo.it<br />
U URBAN<br />
ON LINE<br />
LA CITTÀ A PORTATA<br />
DI MOUSE. www.urbanmagazine.it<br />
URBAN 63
ARTE<br />
DI FLORIANA CAVALLO<br />
DENTRO LA NUOVA<br />
>> John Bock, Dandy, 2006. Still photography: Jan Windszus<br />
MILANO Con Timer la nuova Triennale Bovisa prova a uscire dall’arte contemporanea per entrare nell’arte del tempo reale. E l’undicisettembreduemilauno<br />
– se mai ci fosse stato bisogno di spiegarlo – segna il punto di origine della seconda era. Attenendosi scrupolosamente<br />
a questo spartiacque, Gianni Mercurio e Demetrio Paparoni hanno coinvolto 250 tra i nomi più significativi della scena<br />
mondiale in una grande rassegna in tre puntate. La prima, intitolata Intimacy, ruota attorno alle relazioni dell’individuo con se stesso,<br />
e si caratterizza per le grandi dimensioni delle opere. Fino al 10 giugno. www.triennalebovisa.it<br />
>> 1 >> 2<br />
>> 1 Installation view, Mart, Rovereto, 2006-2007<br />
ROMA Pretty much every film and video work from about 1992<br />
until now. To be seen on monitors, some with headphones, others<br />
run silently, and all simultaneously di Douglas Gordon è una vera e<br />
propria antologica in progress dei suoi video e film, dai primi fino ai<br />
più recenti, smontata e riallestita in modo sempre diverso dall’artista<br />
stesso. Alla British School at Rome le sue immagini in movimento<br />
girano in contemporanea su 50 schermi collocati sul pavimento, su<br />
cassette di legno o cartoni di birra. Play!<br />
Dal 3 aprile al 30 maggio. Tel. 06-32649381<br />
>> 2 Suzanne Opton, Soldato americano, 2004<br />
MILANO Cindy Sherman, Orlan, Aziz+Cucher, Gillian Wearing,<br />
Michael Najjar, Sarah Leen. Insieme ad altre star della fotografia<br />
sono protagonisti a Milano della mostra Faccia a faccia, ovvero “la<br />
morte del ritratto convenzionale”, per dirla con il duo di curatori<br />
Ewing-Herschdorfer. Sfuocati, drogati dalle elaborazioni digitali,<br />
mascherati: eccoli, i mille volti del contemporaneo.<br />
Dal 5 aprile al 17 giugno. www.formafoto.it<br />
>> 3 Tom Sanford, Supersized Phantasy, 2004<br />
NAPOLI Un sottile filo rosso lega i gangsta rapper ritratti come<br />
Buddha da Tom Sanford agli atleti disabili di Fabio Cuttica, gli<br />
inquieti Batman di Adrian Tranquilli agli adolescenti alienati e virtuali<br />
di Aes+F. Sono tutti Eroi! Come noi...?, figli di un tempo frammentato<br />
che di eroico ha ben poco, che non può fare a meno di modelli<br />
da seguire ma spesso non li trova, se non nei Brad Pitt, le Kate<br />
Moss o le star della musica. Venti gli artisti riuniti al Pan, tra cui<br />
anche Sislej Xhafa, Anton Corbijn, Charlotte Ginsborg, Ilya Kabakov.<br />
Dal 5 aprile al 26 giugno. www.palazzoartinapoli.net<br />
>> 3<br />
ART SAFARI<br />
TORINO<br />
Dalla terra alla luna:<br />
metafore di viaggio<br />
Sondare il tema del viaggio<br />
dal punto di vista simbolico<br />
o dell’esperienza reale,<br />
con gli inevitabili annessi e<br />
connessi. È la sfida non da<br />
poco lanciata da Dalla terra<br />
alla luna: metafore di viaggio<br />
(dall’omonimo romanzo di<br />
Verne) al Castello di Rivoli,<br />
mostra in due parti che<br />
coinvolge molti degli artisti<br />
internazionali presenti nelle<br />
collezioni del museo.<br />
Dal 4 aprile al 26 agosto<br />
www.castellodirivoli.org<br />
MILANO<br />
Chiara Dynys<br />
Luce negli occhi, con 16<br />
installazioni di cui cinque<br />
inedite, fa il punto sul lavoro<br />
di Chiara Dynys, trasformando<br />
gli spazi della Rotonda<br />
della Besana in una serie di<br />
ambienti sensoriali. Dove luci,<br />
colori e superfici specchianti<br />
ridisegnano il nostro modo<br />
di percepire la realtà. A<br />
un piccolo spostamento<br />
di chi guarda corrisponde<br />
spesso un radicale cambio di<br />
prospettiva: un ponte affollato<br />
che improvvisamente crolla, il<br />
tetto di una chiesa che cade e<br />
si ricompone.<br />
Fino al 10 giugno<br />
Info: 02-76009085<br />
URBAN<br />
ON LINE<br />
LA CITTÀ A PORTATA<br />
DI MOUSE.<br />
www.urbanmagazine.it<br />
URBAN 65
PER CHI SENTE IL RITMO<br />
AMSTERDAM È VICINA<br />
Le notti nella capitale olandese<br />
valgono più di un volo low cost<br />
Ad Amsterdam hanno riempito stadi,<br />
locali e teatri di appuntamenti dance e<br />
hanno dato al 2007 un titolo piuttosto<br />
movimentato: Feel the rhythm.<br />
Già da tempo, a ottobre, dj e produttori<br />
si incontrano all’Ade e lì scovano nuovi<br />
talenti locali come il giovane Fedde<br />
Le Grand, che la sua house la suona al<br />
Panama tutte le domeniche o quasi. Chi<br />
ama girovagare nella notte, sappia che<br />
durante Unitelife con un solo biglietto si<br />
possono scoprire tutti i locali della città<br />
(16 e 17 maggio). La serata può finire al<br />
Jimmy Woo, dove l’atmosfera è fashion<br />
e Pharrell Williams ci va a ballare con<br />
Christina Aguilera. E partire al Melkweg,<br />
punto d’incontro radical chic. Il 22 aprile<br />
GAY O ETERO? OLTRE È MEGLIO<br />
In aprile l’elettronica<br />
migliore suona<br />
per chi non ama le<br />
barriere<br />
ROMA<br />
Phag off@Metaverso<br />
Decisamente promiscuo,<br />
ardentemente irriverente, il<br />
Phag off (www.phagoff.org) è<br />
una serata al mese dove può<br />
succedere di tutto. Phag off<br />
gioca con l’irriverenza, crea<br />
scompiglio e prende in giro<br />
c’è il chill out cerebrale della Cinematic<br />
Orchestra, il 26 la disco intelligente di<br />
Just Jack. E tutte le sere a una live band<br />
segue un dj set di livello.<br />
Con l’arrivo del caldo anche le arene si<br />
riempiono di dance. Sensation White &<br />
Black (7 e 14 luglio) sono i più grandi<br />
dance party del mondo, e tutte le altre<br />
feste con dress code non sono altro che<br />
imitazioni. Dentro lo stadio non si fa altro<br />
che ballare per ore, bevendo birra col<br />
sorriso sulle labbra. Chi cerca lo sballo<br />
lo trova con più facilità in qualsiasi after<br />
nostrano. E poi c’è lui, Tiësto, unica star<br />
globale del movimento dance. Le sue<br />
serate sembrano concerti dei Pink Floyd,<br />
con decine di tecnici audio, video e luci<br />
coordinati da un regista in uno show<br />
molto musicale e tutto sommato sobrio.<br />
Sul palco, infatti, mette semplicemente<br />
un disco dietro l’altro alternando puro<br />
gli stereotipi dell’identità sessuale.<br />
“Phag” sta per faggot,<br />
frocio, termine denaturato<br />
nel suo senso dispregiativo e<br />
reso più poderoso, imponente,<br />
sporco, funky! “Off” nel<br />
senso di oltre, oltre i confini<br />
della tradizionale dicotomia<br />
etero/gay.<br />
Ospiti internazionali e dj<br />
resident, tra cui Warbear e<br />
Nikky, i fondatori dell’evento,<br />
si esibiscono in sonorità elettroniche<br />
tra le più ricercate.<br />
Al Phag off è impossibile<br />
non ballare, anche perché<br />
il Metaverso, a Testaccio, è<br />
NIGHTLIFE<br />
talmente piccolo che si viene<br />
inevitabilmente coinvolti, travolti<br />
e sballottati di qua e di<br />
là da uno struscio collettivo.<br />
Durante il mese di aprile,<br />
poi, ci si traveste in pompa<br />
magna perché il divertimento<br />
aumenta con il Queer Jubilee;<br />
si inizia giovedì 12 al Blue<br />
Joy, dove suonano Keen Live<br />
e Mr. T da Parigi, ingresso<br />
gratuito.<br />
Venerdì c’è l’inconsueto<br />
appuntamento al Metaverso<br />
con il live di Dj European<br />
Dj, il dj set di Franko-B, da<br />
Londra e una bella mostra<br />
ritmo a canzoni malinconiche. Col tour<br />
del nuovo disco Elements of Life fa quasi<br />
il giro del mondo, ma a casa sua, allo<br />
stadio di Arnhem, suona dal 31 maggio<br />
al 2 giugno. Il 25 agosto invece su una<br />
collina nei dintorni della città prende vita<br />
Mysteryland, una sorta di Woodstock<br />
della techno in cui non mancano mai<br />
performance a cavallo tra porno e burlesque.<br />
Anni fa i dj non scendevano mai<br />
sotto le 145 battute al minuto, oggi c’è<br />
spazio anche per più commestibili sonorità<br />
house.<br />
Con le low cost un volo a/r da Milano<br />
Orio al Serio, Roma e Napoli costa anche<br />
meno della classica bottiglia al tavolo.<br />
Ascoltando bene, il ritmo si sente anche<br />
durante il check-in!<br />
Info: www.iamsterdam.com<br />
LORENZO TIEZZI<br />
dal titolo Punk Surrealism.<br />
Unica nota negativa della<br />
festa è il beveraggio, 6 euro<br />
per dei cocktail fatti di<br />
fretta e non all’altezza della<br />
serata. Ma tenete un po’ di<br />
energia per sabato 14, visto<br />
che si (ri)inizia a ballare al<br />
C.s.o.a. Forte Prenestino,<br />
con il live di Diamond Beats<br />
(San Francisco), Party Line<br />
(Washington) e Kids on Tv<br />
(Toronto). Davvero un weekend<br />
coi fiocchi o se preferite,<br />
vista l’occasione, nastrini e<br />
merletti!<br />
ANDREA BAFFIGO<br />
CLUB<br />
ROMA<br />
Fornarina <strong>Urban</strong> Beauty Show<br />
Sfilate e presentazioni finiscono<br />
sempre tra gli applausi,<br />
dopo i canonici 15 minuti di<br />
abiti e modelle. <strong>Urban</strong> Beauty<br />
Show invece è un’esperienza<br />
multisensoriale che nasce<br />
dal laboratorio artistico di<br />
Fornarina. Il paesaggio sonoro<br />
dell’evento è elettronico, curato<br />
da Paolo F. Bragaglia con<br />
la collaborazione di Howie B,<br />
quest’ultimo anche designer<br />
col brand Hvana. Ma le suggestioni<br />
fantascientifiche vengono<br />
anche dalle girl eteree<br />
dell’artista Stina Persson. Allo<br />
Spazio Etoile.<br />
19 aprile<br />
www.fornarinaurbanbeautyshow.com<br />
MILANO<br />
Paul Oakenfold @ Amnesia<br />
Ha scoperto Will Smith, ha<br />
remixato Moby, gli U2 e pure<br />
il re, Elvis Presley. Ha scritto<br />
le colonne sonore di Matrix<br />
Reloaded e di Collateral e<br />
l’anno scorso ha fatto ballare il<br />
pubblico prima dei concerti di<br />
Madonna. Di serate ormai ne<br />
fa poche, per cui l’evento c’è e<br />
la varietà musicale è garantita.<br />
Ballare con Paul costa – ben<br />
35 euro – ma con la prevendita<br />
se ne risparmiano 10 e si ha<br />
la certezza di entrare.<br />
24 aprile<br />
www.amnesiamilano.it<br />
TORINO<br />
Ttv @ Hotel Le Méridien<br />
Si chiamano Tommaso e Tobia<br />
Valle (Ttv) e sono l’anima nera<br />
di Torino, la doppia alternativa<br />
al suono elettronico della città.<br />
La notte fanno ballare i club<br />
oppure curano il loro bel sito,<br />
ma all’aperitivo, dal lunedì al<br />
giovedì, sonorizzano a ritmo<br />
di jazz, soul e funk il café<br />
restaurant de Le Méridien, al<br />
Lingotto. La domenica invece<br />
ci suonano all’ora del brunch,<br />
quando i bambini mangiano<br />
gratis.<br />
Via Nizza, 230<br />
www.ttvdjs.com<br />
U URBAN<br />
ON LINE<br />
LA CITTÀ A PORTATA<br />
DI MOUSE. www.urbanmagazine.it<br />
URBAN 67
U<br />
PRIMA&DOPO<br />
AROMA E ZEN<br />
02-58308152<br />
Fresco di apertura, è un locale<br />
arredato con l’intero campionario<br />
del feng-shui: pietra,<br />
legno e cristallo, giardini zen,<br />
un cascata a parete, candele,<br />
bambù, aromaterapia nei bagni<br />
e in sala mega-schermo al<br />
plasma che fa le veci di un acquario.<br />
Dotato di cucina, dalle<br />
17.30 per 6 euro propone<br />
un happy hour vestitissimo.<br />
Da non perdere durante il<br />
giorno caffè (100% arabica),<br />
brioche, torte e biscotti di<br />
produzione propria.<br />
Via Rontgen 2A ang. viale<br />
Bligny<br />
Chiuso domenica<br />
LINO’S COFFEE<br />
02-58324342<br />
Inaugurato poco prima di<br />
Natale, è il flagship shop<br />
milanese del piccolo impero<br />
del caffè. Dalle 7 e mezza del<br />
mattino alle sette e mezza di<br />
sera, sforna tazzine di liquido<br />
nero e bollente (5 miscele a<br />
rotazione), nelle forme più<br />
svariate (dal bicerin al ciocchino<br />
all’ice-coffee, soffice<br />
granita di caffè con panna),<br />
aromatizzate in mille gusti,<br />
dalla A di amaretto alla Zeta<br />
di zabaione, con complemento<br />
goloso di pralina al<br />
cioccolato.<br />
Viale Bligny, 18<br />
Chiuso domenica<br />
GATTULLO<br />
02-58310497<br />
Un intramontabile classico,<br />
frequentato da signore agée,<br />
businessmen in pausa caffè e<br />
giovani che vogliono provare<br />
l’ebbrezza di una sosta vintage<br />
in pasticceria. Eleganza<br />
e qualità di paste mignon,<br />
torte, colombe e panini da accompagnare<br />
a caffè e cappuccini<br />
si mantengono costanti<br />
dal 1961, così come l’aperitivo<br />
rimane un must, con i suoi<br />
cocktail, patatine e canapè.<br />
Piazzale di Porta Lodovica, 2<br />
Chiuso lunedì<br />
68 URBAN<br />
MANGIARE & BERE<br />
MILANO<br />
DI MIRTA OREGNA<br />
GALLERIA CON CHEF?<br />
AL SOTTOCORNONOVE<br />
Design-aperitivo con acquisto: il<br />
SottocornoNove induce in<br />
tentazione<br />
Il tavolo veste Proia e si illumina di<br />
1000 Lucy è il titolo allusivo della curiosa<br />
mostra che durante i sempre più movimentati<br />
giorni del Salone del Mobile<br />
occupa gli spazi di questo pressoché<br />
nuovo locale: tavoli in legno pregiato,<br />
sexissimi grazie a sinuose gambe, rivestiti<br />
vuoi in eco-pelle di struzzo bianca e<br />
nera vuoi in pvc trasparente anti-pioggia,<br />
con tanto di cerniere apri e chiudi, illuminati<br />
da lampade in acciaio e mosaico.<br />
Il Prada in questione è l’architetto-designer<br />
Alberto Proia, la Lucy che illumina<br />
è l’artista-gourmet Lucia Pezzulla, nostra<br />
vecchia promettente conoscenza scovata<br />
al Context Wine Bar, entrambi soci titolari<br />
di SottocornoNove, galleria con bar<br />
che, dopo essersi promossa come galleria<br />
d’arte emergente, ora punta anche al<br />
settore food.<br />
Quasi inutile descrivervi il locale perché<br />
tutto è in vendita, come dettano le ultime<br />
mode: il divanetto da parete zebra e<br />
acciaio oggi c’è, domani no, come i porta<br />
fiore in plastica con ventosa. Resta il bancone<br />
in acciaio e vetro, sovrastato da una<br />
lampada da cui pendono peperoncini e<br />
cornetti metallici, portafortuna del locale.<br />
La formula è semplice: dalle 18, orario di<br />
apertura, l’aperitivo del Sottocorno (8/9<br />
euro) si compone di un bicchiere di vino<br />
(rigorosamente straniero, come la filosofia<br />
del locale), champagne, birra HY o, per<br />
astemi, salutisti e modelle, di scicchissima<br />
acqua Ty Nant, che viene accompagnato<br />
prima da un piattino di salatini homemade<br />
(cracker con semi di papavero, mini<br />
croissant con salmone o prosciutto e<br />
piccoli spumoncini tiepidi con olive o peperoncino)<br />
e poi da un piatto di assaggi<br />
caldi che spaziano dal tortino mignon di<br />
formaggio con salsa di pere allo strudel<br />
salato con crema rossa di basilico. Chi decide<br />
di fare serata o esce dal cinema può<br />
ordinare un piatto intero, ritrovandosi gli<br />
assaggi dell’aperitivo in formato completo<br />
e guarnito di contorno (10/12 euro). Si<br />
finisce con il dolce, magari la torta griffata<br />
della casa, leggi nutriente crostata con<br />
cioccolato e delicata crema al cioco-peperoncino.<br />
Se poi il portafoglio non vi consente di<br />
acquistare uno dei pezzi disegnati da<br />
Alberto e Lucia, non perdetevi d’animo:<br />
potete consolarvi con una scatola di cioccolatini.<br />
Packaging grafico e contenuto di<br />
qualità: forme e spezie assortite per far<br />
cadere in tentazione chiunque. Alberto<br />
e Lucia ne sanno davvero una più del<br />
diavolo.<br />
SOTTOCORNONOVE<br />
via Sottocorno, 9<br />
tel. 02-89070496<br />
chiuso domenica e lunedì<br />
VINO E OLIO VINTAGE<br />
La vecchia e sana<br />
abitudine del vino<br />
sfuso<br />
In mezzo a tanto trendy-design<br />
ecco una chicca vintage<br />
da non perdere. Aaron, non vi<br />
traggano in inganno la lunga<br />
barba e il nome straniero,<br />
ha 29 anni ed è nato sui<br />
Navigli, nella milanesissima via<br />
Vigevano, a due passi dal suo<br />
locale. Il colpo di fulmine l’ha<br />
avuto durante una campagna<br />
olearia estiva, poi con una lau-<br />
rea breve in enologia non solo<br />
ha messo la testa a posto, ma<br />
nell’ottobre 2005 ha aperto<br />
un’attività: La Vineria, da poco<br />
dotata anche di sito web.<br />
Pochi salamelecchi e tanta<br />
sostanza in questa cantina<br />
dove si arriva con qualsivoglia<br />
recipiente vuoto (e pulito!)<br />
e questo viene riempito con<br />
vino bianco o rosso, stoccato<br />
in serbatoi d’acciaio inox. Vino<br />
di qualità, promette Aaron,<br />
che lo seleziona personalmente<br />
girando e bevendo tra le<br />
piccole aziende e le cantine<br />
sociali dello stivale, con prezzi<br />
“da fattoria”: ci troverete un<br />
rosso da tavola a 1,65 euro<br />
al litro ma anche una chicca<br />
come il Rosso di Sicilia 2004<br />
invecchiato in botti di rovere a<br />
3,70 euro al litro, prezzi concorrenziali<br />
a cui aggiungere un<br />
20/25% se vi serve anche la<br />
bottiglia.<br />
Olio extravergine di categoria<br />
superiore, fruttato delicato,<br />
medio o intenso è l’altro prodotto<br />
principe della cantina,<br />
con arrivi periodici, come<br />
l’ultimo selezionato, un olio<br />
di Assisi e Spoleto venduto a<br />
11 euro la bottiglia. Consegne<br />
a domicilio e forniture per<br />
ristoranti completano l’offerta,<br />
nell’attesa che con la bella<br />
stagione Aaron metta fuori<br />
botti e sgabelli per dare il via<br />
all’aperitivo estivo.<br />
LA VINERIA<br />
via Casale, 4<br />
tel. 02-83242440<br />
www.la-vineria.it<br />
QUANDO IL DESIGN NON SFAMA<br />
In zona Tortona-Porta Genova, quattro indirizzi per placare con stile fame e sete. Con o senza Fuorisalone<br />
CAFFÈ SAVONA<br />
02-89400773<br />
Easy. Affiliato di Zona<br />
Tortona, è uno di quei locali<br />
versatili aperti dalla<br />
colazione del mattino fino<br />
allo snack della tarda notte.<br />
Le grandi vetrate su strada<br />
lasciano intravedere un<br />
arredamento tra il salotto<br />
vintage di casa e un caffè<br />
nordico: giornali da leggere<br />
in quantità, qualche poltroncina<br />
imbottita e sedie in<br />
legno in varie fogge, abatjour<br />
sparse, lavagnette con<br />
piatti e calici del giorno e<br />
un solitario video al plasma<br />
su pareti simil-tappezzeria<br />
dominate da un rigato verde<br />
acido. I tavolini all’esterno<br />
consentono di godere i primi<br />
raggi di sole della primavera.<br />
Si comincia con muffin, brioche,<br />
frolle e focaccine della<br />
colazione, si prosegue con i<br />
carpacci del mezzogiorno (di<br />
angus, bresaola e Asiago o<br />
carciofi e trevisana, 7-11 euro),<br />
si arriva all’aperitivo con<br />
vino, birra o cocktail accompagnato<br />
da un piattino di<br />
sfiziosità assortite (6 euro),<br />
e si finisce con una piadina<br />
notturna. Con la buona notizia<br />
che qui si può mangiare<br />
a qualsiasi ora: molto international.<br />
Via Montevideo 4 ang. via<br />
Savona<br />
Chiuso lunedì sera<br />
CASALE3<br />
02-89423599<br />
Pesce. Un piccolo nuovo<br />
sushi bar che ha cominciato<br />
a macinare rotolini di riso,<br />
alghe e pesce all’inizio del<br />
2007: l’ennesimo direte<br />
voi, sì certo rispondiamo<br />
noi, anche se il suo colore<br />
rosso-rossetto si fa notare.<br />
Gestione italiana, cuoco giapponese,<br />
arredamento in stile<br />
fumetto manga, con doghe<br />
di legno dipinte in rosso e<br />
porpora a rivestire le pareti,<br />
tumbler e balloon sui tavolini<br />
viola con basi in acciaio,<br />
divanetti bianchi, lampade<br />
di design in plexiglas, così<br />
come in plexiglas e acciaio<br />
sono le sedie alte al bancone.<br />
Se l’ambiente è originale,<br />
più classico il menu (la sera<br />
si spendono sui 30/35 euro,<br />
a pranzo 15) che offre sushi<br />
e sashimi, gyoza (ravioli) e<br />
udon (spaghetti), chirashi in<br />
ciotola di riso, con l’excursus<br />
di pastiera napoletana, o<br />
panna cotta al tè verde con<br />
tempura di frutta. Originale<br />
anche la proposta aperitivo:<br />
4/5 assaggi di sushi da<br />
annaffiare con un bel mojitosaké<br />
(9 euro. Attenzione: se<br />
una sera lo trovate chiuso è<br />
solo perché al mercato non<br />
c’era pesce di qualità).<br />
Porta Genova ang. via<br />
Vigevano<br />
Chiuso lunedì<br />
SCEGLI E MANGIA<br />
02-58109890<br />
Carne. Paolo Mariani faceva<br />
il macellaio. Poi un giorno si<br />
è stufato di vendere tagli di<br />
carne a massaie e cuochi e<br />
insieme al fratello Sergio ha<br />
deciso di tentare la strada della<br />
ristorazione, in un quartiere,<br />
quello dei Navigli, dove le proposte<br />
enogastronomiche non<br />
passano inosservate. Detto e<br />
fatto: due salette su due livelli,<br />
pareti giallo zafferano con tanto<br />
di mucca dipinta a tempera,<br />
tavoli e sedie in legno, ma<br />
soprattutto un mega-bancone<br />
all’ingresso dove scegliere<br />
la carne che Carlos, il cuoco<br />
argentino, cuoce alla griglia<br />
(ahimè a gas e non a carbonella).<br />
Menu rigorosamente<br />
carnivoro (con la concessione<br />
di provoletta e tomini per gli<br />
amici vegetariani) che offre<br />
angus argentino, filetti, fiorentine,<br />
tagliate e roast-beef di<br />
provenienza bavarese, oltre a<br />
spiedini, salsicce o matambre,<br />
la pancia del vitello. La carne<br />
viene frollata da mani esperte<br />
nella cella frigorifera al piano<br />
inferiore, per poi arrivare grigliata<br />
a puntino e guarnita di<br />
verdure, patate o pomodorini.<br />
Su richiesta tartare cruda (un<br />
segreto dello chef) e bisonte,<br />
che viene ordinato appositamente.<br />
Conto medio, 30 euro.<br />
Via Casale, 5<br />
Chiuso lunedì<br />
NHOW<br />
02-4898861<br />
Chic. Niente pareti solide,<br />
solo tende che fluttuano<br />
nell’aria a rappresentare la<br />
dinamicità di questo hotel<br />
di design superchic, ultimo<br />
e unico nato nel quartiere<br />
Tortona. Concetto, quello<br />
delle tende, che vale anche<br />
per il ristorante interno, diviso<br />
in tre aree da stoffe e fili che<br />
pendono dal soffitto: una per<br />
gli ospiti interni, una per il<br />
pubblico esterno e una per<br />
chi osa condividere il tavolo<br />
con sconosciuti.<br />
Un menu che invita e non delude,<br />
con piatti che rivisitano<br />
senza stravolgere la tradizione<br />
italiana, includendo classici<br />
(risotto e cotoletta) e qualche<br />
accento internazionale come<br />
richiede la cucina alberghiera.<br />
Il nuovo giovane chef, Davide<br />
Castoldi, appena arrivato<br />
dal Gold, crea un delicato<br />
tortino di carciofi con lamelle<br />
di carciofo crudo (15 euro)<br />
che è una piccola scultura, o<br />
accompagna il carré d’agnello<br />
con una superba mattonella<br />
di patate e barbabietole (25<br />
euro), mentre a mezzogiorno<br />
propone il piatto Nhow, che<br />
unisce primo e secondo a 24<br />
euro. Design fuori e dentro il<br />
piatto, per una sosta assolutamente<br />
stylish.<br />
Via Tortona, 35<br />
Sempre aperto<br />
CI VEDIAMO AL KNIT CAFÉ<br />
Single udite udite:<br />
oggi si conquista<br />
sferruzzando davanti<br />
a un cocktail<br />
Altro che high-tech, schermi<br />
al plasma e design avveniristici:<br />
l’ultima moda lanciata<br />
dai trend-setter americani<br />
e subito copiata da quelli<br />
di casa nostra è il tricotage,<br />
ovvero quello che la nonna<br />
faceva seduta sulla panchina<br />
in tempi ancora non sospetti:<br />
lavorare a maglia.<br />
Armatevi dunque dei ferri<br />
del mestiere, un punto<br />
dritto e un punto rovescio,<br />
e via di gomitolo colorato:<br />
basta guardare e copiare<br />
Uma Thurman, Sarah Jessica<br />
Parker e perfino quel gladiatore<br />
di Russel Crowe (noi ci<br />
vogliamo credere) che ha abbandonato<br />
la spada per più<br />
nobili ferri.<br />
Quelli della Naba hanno approfondito<br />
il tema e lanciato<br />
la moda, coinvolgendo una<br />
serie di locali trendy in cui<br />
l’appuntamento per sfer-<br />
ruzzare diventa un must: il<br />
venerdì alle 18.30 al Coffee<br />
design della Triennale (www.<br />
triennale.it), la domenica<br />
pomeriggio dopo il brunch<br />
al nuovo bistrot della Bovisa<br />
(www.triennalebovisa.it), lunedì<br />
pomeriggio nel “cubo”<br />
della Caffetteria degli Atellani<br />
(www.atellani.it) davanti a<br />
un calice di vino, il sabato<br />
pomeriggio dalle ragazze di<br />
Ciboh (www.ciboh.com) e in<br />
più serate da Skip Intro, bar<br />
+ negozio (www.skipintro.<br />
biz). Ci troverete un esperto<br />
pronto a insegnare i primi rudimenti<br />
di maglia o uncinetto,<br />
tanti indirizzi utili e, perché<br />
no, potrete approfittarne<br />
per conquistare il vicino di<br />
gomitolo a punti di diritto e<br />
rovescio.<br />
Se poi la febbre del tricotage<br />
vi assale, uncinettatori e<br />
magliai provetti vi aspettano<br />
anche nello showroom di<br />
Vivienne Westwood e nel<br />
concept store di Rossana<br />
Orlandi. Buona sferruzzata!<br />
Info: www.do-knit-yourself.<br />
com<br />
ROSSO&BIANCO<br />
Happy hour con vino<br />
e formaggio<br />
Ha aperto nel 2005 alle<br />
spalle di corso Garibaldi, non<br />
ci si passa davanti per caso<br />
ma se questo succede le sue<br />
pareti giallo-verde Brasile si<br />
fanno notare. Raffaella, la solare<br />
titolare della Trincadera,<br />
ha conosciuto l’attuale fidanzato<br />
e socio, lo chef Nino,<br />
proprio durante un viaggio<br />
in quella terra, e le fotografie<br />
appese (volutamente storte)<br />
glielo ricordano tutti i giorni.<br />
È un wine bar aperto all-daylong<br />
differenziando il servizio<br />
(20 le piadine in lista, a pranzo<br />
e cena, tutte intitolate alle<br />
città carioca) ma è la sera, all’ora<br />
dell’aperitivo, che forse<br />
si gusta il suo meglio.<br />
Il nuovo happy hour che<br />
hanno partorito per sostituire<br />
l’abbuffo-buffet e affini<br />
si compone di un calice di<br />
vino, scelto tra le circa 60<br />
etichette che hanno in carta<br />
debitamente esposte su<br />
scaffali e mensole a parete,<br />
che viene accompagnato<br />
(inclusa nel prezzo, 4-7 euro)<br />
da una degustazione di<br />
sei formaggi selezionati di<br />
volta in volta tra 30 qualità<br />
e disposti su piattino a orologio,<br />
dal più delicato al più<br />
forte, da intingere in miele<br />
e confetture di cipolla, fichi<br />
o sedano. Se poi il vino, che<br />
proviene tendenzialmente<br />
da piccoli produttori meno<br />
noti (anche uno brasiliano!),<br />
non fa per voi, ci sono tutti<br />
i cocktail classici (Negroni,<br />
Gin Tonic, Cuba Libre) e una<br />
Caipirinha fatta – e su questo<br />
non c’è dubbio – comme<br />
il faut. Orecchie aperte poi,<br />
perché è ai nastri di partenza<br />
la degustazione di formaggi<br />
a domicilio, con tanto<br />
di mini-bottiglia di vino.<br />
L’idea ci piace.<br />
TRINCADERA<br />
via Anfiteatro, 4<br />
tel. 02-80581603<br />
chiuso domenica<br />
URBAN<br />
ON LINE<br />
LA CITTÀ A PORTATA<br />
DI MOUSE.<br />
www.urbanmagazine.it<br />
URBAN 69
PRIMA&DOPO<br />
CAFÉ BIZZARRE<br />
06-39740408<br />
L’hanno appena aperto e<br />
presto promettono serate a<br />
tema e musica dal vivo. Nel<br />
frattempo sono cominciate<br />
le degustazioni guidate e<br />
qualche performance d’arte.<br />
Una buona selezione di<br />
vini, piatti freddi, assaggi<br />
al bel bancone in acciaio in<br />
zona Trionfale. Così vicino al<br />
cinema Doria e non troppo<br />
lontano dal Giulio Cesare, è<br />
l’ideale per un aperitivo o per<br />
un lungo drink fino a notte<br />
fonda.<br />
Via la Goletta, 32<br />
Chiuso lunedì<br />
TUMA’S<br />
06-44704059<br />
Sulla scena di San Lorenzo<br />
Tuma’s Book Bar è uno dei<br />
locali “più impegnati”: design<br />
contemporaneo, colori freddi<br />
e una grande attitudine alle<br />
buone letture, spesso di piccole<br />
case editrici semi sconosciute.<br />
E per accompagnare<br />
un reading di poesia non c’è<br />
niente di meglio che un margarita,<br />
un infuso o un semplice<br />
bicchiere di vino, anche<br />
molto oltre la mezzanotte.<br />
Via dei Sabelli, 17<br />
Sempre aperto<br />
RICCIOLI CAFÉ<br />
06-68210313<br />
Da solo un mese il trendissimo<br />
locale di Massimo Riccioli<br />
ha messo in calendario un<br />
appuntamento che chissà,<br />
prima o poi forse diventerà<br />
un must: l’apericena, in calendario<br />
solo la domenica, dalle<br />
17 alle 24. Atmosfera da<br />
aperitivo, sostanza da cena:<br />
tapas, ostriche e sushi in mini<br />
porzioni. Le tapas costano<br />
5 euro: da provare l’abbinamento<br />
patate e baccalà.<br />
Anche i drink guardano al<br />
mare: ottimo l’Oyster Martini<br />
Dry.<br />
Via delle Coppelle, 13<br />
Sempre aperto<br />
U<br />
70 URBAN<br />
© Chiara Capellini<br />
MANGIARE & BERE<br />
ROMA<br />
DI LAURA RUGGIERI<br />
SU UN DIVANO A TRE<br />
METRI SOTTO IL CIELO<br />
Fingerfood e chaise longue:<br />
dall’alto via Giulia è irresistibile<br />
Sprofondati sul sofà o stesi su una<br />
chaise longue, con vista su tetti di<br />
Roma e notti stellate, in attesa di una<br />
micro-cena espressa: è la nuovissima<br />
proposta open air del più recente salotto<br />
gourmet della capitale, I Sofà di<br />
via Giulia, all’interno del St. George, un<br />
hotel boutique aperto da pochissimo<br />
in cui il design ultracontemporaneo si<br />
abbina a citazioni in pietra della Roma<br />
cinquecentesca.<br />
Con i primi tepori romani si inaugura<br />
questo nuovo roof all’insegna esclusiva<br />
del finger food, intorno a un doppio<br />
bancone di design. Aperitivi, vini,<br />
cocktail si abbinano a piattini, cucchiai,<br />
bicchierini, tazzine o mini ciotole: un’insalatina<br />
di mare in crosta di olive, un<br />
pacchero farcito di baccalà, o dei mini<br />
sartù di riso sformati, degli spiedini di<br />
pesce spada impanato alla siciliana in<br />
guazzetto di capperi. E poi i mini dessert:<br />
creme brulé allo zafferano o un<br />
millefoglie al bicchiere. Conto però sui<br />
40 euro.<br />
Nel ristorante e nel wine bar a piano<br />
terra dominano invece il legno e il color<br />
ocra in tutte le nuance. In cucina il tocco<br />
è sempre quello di Agostino Petrosino,<br />
che vi condurrà lungo un percorso del<br />
gusto insolito, spaziando tra mare e terra.<br />
Sappiate però che i prezzi anche qui<br />
non sono proprio in miniatura… Meglio<br />
sostare al wine bar, con vini in mescita<br />
(in tutto circa 120 etichette) a 7 euro<br />
circa e proposte divertenti tipo un insolito<br />
big burger che in realtà è una fantastica<br />
tartare di manzo appena scottata,<br />
oppure un mitico club sandwich “Sofà<br />
di via Giulia” a cinque piani che da solo<br />
rappresenta un pranzo completo: primo<br />
piano, pollo, uovo sodo e maionese;<br />
secondo, pomodoro, prosciutto crudo<br />
e salsa rosa; terzo, tartare, roast beef<br />
e lattuga, più i piani di fragrante pan<br />
brioche... Viene servito con patate viola<br />
e verdurine cotte in aceto. 30 euro, ma<br />
un’esperienza da fare, sempre che si<br />
riesca ad addentarlo!<br />
I SOFÀ DI VIA GIULIA<br />
via Giulia, 62<br />
tel. 06-686611<br />
sempre aperto<br />
MANGIA, BEVI E LAVORA<br />
Dopo una fetta di<br />
torta fatta in casa,<br />
date sfogo alla<br />
creatività<br />
Un po’ officina delle arti,<br />
quasi laboratorio stile Arts &<br />
Crafts, è un nuovo caffè d’arte<br />
in Prati, dove sorseggiando<br />
un tè si fa scuola di ceramica,<br />
si impara la tecnica del<br />
mosaico, si dipinge anche,<br />
magari prendendo spunto<br />
da una delle mostre ospitate.<br />
Duecento metri quadri di<br />
creatività gestiti da quattro<br />
ragazze, Alessandra, Lucia,<br />
Martina e Paola, che dalle<br />
otto del mattino alle nove di<br />
sera animano gli spazi di questo<br />
locale-laboratorio biblioteca/libreria-negozio.<br />
Colori<br />
tenui, poltroncine bianche,<br />
tanti pennelli, stencil, smalti,<br />
tessere di mosaico di mille<br />
colori, ma anche un bancone<br />
con dolci fatti in casa, torte<br />
salate, piccola pasticceria.<br />
A pranzo ci sono gli “snack<br />
fusion” tipo cous cous, zuppe,<br />
carpacci, crostini, insalate,<br />
e per chiudere fonduta di<br />
cioccolata con frutta fresca.<br />
Di pomeriggio, una scelta<br />
di 15 tè con pane tostato,<br />
burro e marmellata, oppure le<br />
cioccolate calde. Se non avete<br />
tempo per iscrivervi a un vero<br />
e proprio workshop – 100<br />
euro al mese per una lezione<br />
a settimana di 2 ore – ci sono<br />
i kit quasi istantanei per creare<br />
in libertà. Piccoli oggetti<br />
da decorare sul posto con<br />
tanto di maestro in meno di<br />
un pomeriggio: un piatto, un<br />
vaso, una lampada, mentre in<br />
sottofondo gira musica lounge<br />
e dalla cucina sfornano i<br />
biscotti per la merenda.<br />
ART STUDIO CAFÉ<br />
via dei Gracchi, 187/a<br />
tel. 06-97277286<br />
chiuso domenica<br />
DA MEZZANOTTE ALL'ALBA<br />
Dal dopo-cinema al dopo-disco, dal post-fidanzata al dopo-tutto, i luoghi che non tradiscono mai<br />
CHIOSCO DI<br />
PORTA MAGGIORE<br />
Dopo una notte tra le atmosfere<br />
scintillanti della disco, il<br />
contrasto con questo chiosco,<br />
un camperone sul marciapiede<br />
di piazza di Porta Maggiore,<br />
è un bel cambio di rotta. Però<br />
è anche una certezza: da lì<br />
non si sposta mai, come gli<br />
altri due chioschi/camper<br />
più gettonati della capitale,<br />
uno sopra le scalette di via<br />
di Monte Testaccio, l’altro sul<br />
Lungotevere all’altezza del<br />
ponte della metro di piazza<br />
Flaminio. Però altra cosa è l’alba<br />
sul fiume: quando anche i<br />
fumi di hamburger e hot dog si<br />
diradano, c’è ben altro fascino.<br />
Si può scegliere da una lista<br />
appesa dietro il bancone<br />
che regolarmente nessuno<br />
considera: qui infatti il panino<br />
si fa su misura e si va al riempimento<br />
a oltranza. Salame,<br />
formaggio, verdure sott’olio,<br />
oppure salsiccia sulla griglia<br />
o porchetta. Si beve birra e si<br />
staziona spossati ma felici in<br />
macchina a sportello semiaperto.<br />
Piazza di Porta Maggiore<br />
Sempre aperto<br />
LABORATORIO LAMBIASE<br />
06-4941363<br />
A dire il vero tutti lo conoscono<br />
come “il Sorchettaro”,<br />
termine quasi intraducibile,<br />
dovuto alla specialità della<br />
casa, la “sorchetta”, un dolce<br />
leggendario e stranoto tra il<br />
popolo della notte capitolino.<br />
L’indirizzo dove scovarlo è<br />
quasi sacro, anche se lo si<br />
intuisce dalla fila di macchine<br />
lungo via Cernaia. Si scende<br />
da ripidissime scalette in una<br />
specie di sottoscala a due passi<br />
dalla stazione Termini e ci si<br />
ritrova in questo posto da leggenda<br />
metropolitana che apre<br />
dopo le 11 e mezzo di sera<br />
e resta aperto fino alle 6 del<br />
mattino. Dal forno-laboratorio<br />
escono a gettito continuo, da<br />
mezzanotte in avanti, teglie<br />
stracolme delle famose “sorchette”<br />
doppio schizzo (panna<br />
e nutella), ma anche cornetti<br />
più tradizionali ripieni e non,<br />
fette di Sacher e muffin doppio<br />
burro. Repertorio non solo<br />
dolce però, perché qui si serve<br />
anche la pizza al trancio, sempre<br />
bollente: rossa e bianca,<br />
con mozzarella e prosciutto.<br />
Via Cernaia, 49/a<br />
Chiuso domenica<br />
NIGHT & DAY<br />
06-5746025<br />
Qui la saracinesca non scende<br />
mai: notte e giorno, appunto,<br />
lo dice il nome, sta aperto 24<br />
ore su 24. Una salvezza soprattutto<br />
perché è anche molto<br />
vicino a via Libetta, nodo<br />
nevralgico della notte romana.<br />
Pochi passi, si attraversa<br />
l’Ostiense, ed ecco questo bar<br />
dall’aria dimessa ma sempre<br />
rifornito, soprattutto di dolci:<br />
cornetti sempre caldi con nutella,<br />
cioccolato bianco, crema.<br />
Buonissimi quelli alle mele,<br />
maritozzi doppia panna (una<br />
manosanta a quell’ora…).<br />
Cappuccino bello tirato, caffè<br />
al vetro, oppure solo latte,<br />
schiumosissimo. Chi predilige<br />
il salato, trova pizza romana<br />
farcita di mortadella, tonno e<br />
pomodoro e tramezzini appena<br />
preparati e più di 50 birre<br />
in bottiglia. Non mancano<br />
sigarette e altri beni di pronta<br />
necessità. I tavoli sono solo<br />
fuori, sotto una specie di gazebo,<br />
e la cosa funziona: con<br />
l’aria fresca del mattino ci si<br />
mantiene svegli più a lungo.<br />
Via Ostiense, 94<br />
Chiuso domenica pomeriggio<br />
fino alle 22<br />
IMPROVVISAZIONI E ZUPPE<br />
Musica live, menu<br />
regionale e cucina<br />
aperta agli amici<br />
Ogni sera può essere quella<br />
giusta per il Via Savoia: una<br />
volta, magari dopo l’aperitivo,<br />
può capitare di sedere<br />
accanto a un regista o un<br />
bassista jazz. Un’altra di arrivare<br />
dopo le undici, passare<br />
direttamente in cucina per<br />
un boccone e poi bersi il rum<br />
della staffa al bancone (marmo<br />
nero, levigato naturale),<br />
mentre qualcuno (studenti<br />
delle scuole di musica, per lo<br />
più) improvvisa una jam session.<br />
Insomma relax vero in<br />
questa ex latteria di quartiere<br />
dall’aria molto newyorchese.<br />
A rilanciarla insieme ad<br />
altri tre amici è stato Fabio<br />
Cortese, volto stranoto del<br />
Tg3, dalla felice attitudine<br />
gourmet.<br />
La cucina è quasi quella<br />
di casa con pochi (anzi<br />
pochissimi) piatti in menu<br />
che rivisitano i “giacimenti”<br />
regionali – tipo fegato alla<br />
veneta o zuppa piemontese<br />
– e che non fanno mai spendere<br />
più di 30 euro. Felice<br />
l’estro di M&M, Marco 28<br />
anni e Matteo, 23, insieme ai<br />
fornelli anche per il brunch di<br />
mezzogiorno (tutti i giorni).<br />
La domenica, invece, quando<br />
a porte semichiuse (ma si<br />
fa per dire…) in cucina c’è<br />
Fabio, arrivano soprattutto<br />
gli amici e la serata è veramente<br />
imprevedibile. Ma c’è<br />
un’altra sorpresa: se vi piace<br />
stare ai fornelli e siete ormai<br />
entrati tra gli aficionados<br />
di Via Savoia, le porte della<br />
MASTRO TITTA<br />
06-5747420<br />
Se dopo la disco si riesce<br />
ancora a distinguere tra una<br />
buona birra e qualcosa di<br />
mediocre, questo è l’indirizzo<br />
giusto. Diciotto birre alla<br />
spina non pastorizzate più<br />
una cinquantina in bottiglia<br />
sono la passione di Giorgio.<br />
Fisico robusto, bel tatuaggio<br />
sul bicipite, barba folta e<br />
aria rude e simpatica, è lui<br />
che gestisce il traffico intenso<br />
tra sala e cucina aperta<br />
fino alle quattro e mezza.<br />
Qui si fa sul serio, altro che<br />
solo cornetti o un tramezzino.<br />
Ci sono gli spaghetti<br />
alla carbonara, la matriciana<br />
“tosta”, i tonnarelli “col<br />
tutto”: chi più ne ha più ne<br />
metta. Salsiccia, prosciutto,<br />
funghi, pancetta e un bel po’<br />
di panna… Molti hamburger,<br />
carne sulla brace, ma anche<br />
pizze e calzoni fino all’alba.<br />
L’arredo e l’atmosfera sono<br />
irish: pochissima luce, tantissimo<br />
legno e la musica<br />
che continua ad andare<br />
anche se dopo un’abbuffata<br />
così il sonno incalza.<br />
Via del Porto Fluviale, 5/D<br />
Sempre aperto<br />
cucina si spalancheranno e<br />
prima o poi sarete invitati a<br />
dar prova della vostra abilità<br />
tra i fornelli.<br />
VIA SAVOIA<br />
via Savoia, 68<br />
tel. 06-8557736<br />
chiuso domenica<br />
ROSSO&BIANCO<br />
Dal pavimento al<br />
soffitto: un mare di<br />
bottiglie<br />
Al Wine bar Guerrini sembra<br />
quasi di stare in cantina<br />
sotto una serie di calde volte<br />
a botte. Il bancone era un<br />
antico lavatoio in pietra, due<br />
botti fungono da tavoli per<br />
l’aperitivo mentre nelle bacheche<br />
intorno ai tavoli trovano<br />
posto i grandi distillati,<br />
i rum invecchiati, le grappe,<br />
i cognac. Ci sono tantissime<br />
etichette, 500 in tutto, fino<br />
al soffitto, alcune anche con<br />
cifre da capogiro, in cui un<br />
bicchiere in degustazione<br />
può raggiungere i 50 euro,<br />
come nel caso dello Chateau<br />
Mouton Rothschild. Ma niente<br />
paura c’è una scelta sterminata<br />
di vini ottimi a prezzi<br />
umani e una mescita a 5 o<br />
6 euro tra vini nostrani ed<br />
esteri. Molto presenti le etichette<br />
d’Oltralpe ma anche<br />
le toscane, vera passione di<br />
Marco, mentre tra poco al<br />
bicchiere si troverà anche<br />
qualche champagne.<br />
Al tavolo si assaggiano involtini<br />
di pasta e melanzane,<br />
polpettine ai fichi, prosciutto<br />
della Foresta Nera, selezioni<br />
di formaggi scovati da un<br />
affinatore che fa il giro delle<br />
malghe e sverna in alpeggio.<br />
Anche se, quanto a gola, la<br />
vera bomba esplosiva è la<br />
torta di Pistocchi (artigiano<br />
fiorentino) al cioccolato nerissimo<br />
superconcentrato,<br />
servita in porzione un po’<br />
bonsai. E a proposito di<br />
cioccolato e di abbinamenti<br />
rischiosi, segnatevi la sfida<br />
di aprile tra vino e birra.<br />
Frequenti le degustazioni<br />
guidate tra grandi annate<br />
abbinate a sfizi e chiacchiere:<br />
lasciate la vostra e-mail<br />
per essere informati.<br />
WINE BAR GUERRINI<br />
viale Regina Margherita, 205<br />
tel. 06-44251300<br />
chiuso domenica<br />
U URBAN<br />
ON LINE<br />
LA CITTÀ A PORTATA<br />
DI MOUSE. www.urbanmagazine.it<br />
URBAN 71
U<br />
PRIMA&DOPO<br />
MODO INFOSHOP<br />
051-5871012<br />
La libreria Modo Infoshop,<br />
ben conosciuta in città per<br />
le tante iniziative, apre un<br />
locale tutto suo, adiacente<br />
alla libreria stessa.<br />
Tutto è all’insegna dell’equosolidale:<br />
birra biologica,<br />
caffè, vini nostrani e una<br />
nuova bevanda energetica<br />
importata dalla Francia, il<br />
Ginbriscus, a base di zenzero<br />
e fiori di carcadé. Ideale<br />
anche per una sana pausa<br />
pranzo con piatti vegetariani.<br />
Prezzi contenuti.<br />
Via Mascarella, 26/a<br />
Sempre aperto<br />
TARCABAN CAFFÈ<br />
347-7804168<br />
Un piccolo locale tutto di legno<br />
con tavolini sparpagliati<br />
e un’atmosfera calorosa, da<br />
frequentare in particolare all’ora<br />
dell’aperitivo giovedì e<br />
venerdì per gustarsi il ricco<br />
buffet mediterraneo (a base<br />
di vero cous cous made in<br />
Marocco, parola del titolare).<br />
Molto gettonato anche nel<br />
dopocena, ma se proprio si<br />
riempie c’è sempre il portico<br />
a risolvere la situazione. I<br />
prezzi? Un esempio per tutti:<br />
spritz a 2 euro.<br />
Via del Pratello, 96/f<br />
Sempre aperto<br />
BAR DE & CO CAFÉ<br />
051-307377<br />
Arredo elegante, studiato<br />
per essere accogliente e<br />
confortevole, e ovunque<br />
gusto inconfondibilmente<br />
femminile per i dettagli, che<br />
poi è quello di Deborah,<br />
la padrona di casa. Per un<br />
tuffo nel passato, il sabato<br />
sera dirette con Radio<br />
International a base di musica<br />
anni ’70-’80 e proiezione<br />
di video dell’epoca. Da bere,<br />
vini al calice (sui 4 euro) e<br />
cocktail vari.<br />
Via Massarenti, 91<br />
Chiuso lunedì<br />
72 URBAN<br />
© Chiara Capellini<br />
MANGIARE & BERE<br />
BOLOGNA<br />
DI CINZIA NEGHERBON<br />
QUANTO BASTA MA<br />
NON NELLE PORZIONI<br />
Cucina romana e, a dispetto<br />
del nome, piatti davvero ricchi<br />
A forza di leggere ricette, dove l’abbreviazione<br />
q.b. (quanto basta) è probabilmente<br />
la parola più ricorrente, due<br />
cuochi novelli hanno trovato un nome<br />
azzeccato per il loro ristorante, e nello<br />
stesso tempo la giusta formula per riassumere<br />
la loro filosofia: non troppe pretese<br />
e soddisfazione quanto basta. Fabio<br />
e Luca, giovani romani che da un paio di<br />
mesi hanno inaugurato la loro attività,<br />
hanno infatti puntato su un’atmosfera<br />
familiare, con pochi coperti, una ventina<br />
in tutto, e su prezzi contenuti, sui 25-<br />
30 euro per un pasto completo. A tutto<br />
questo si va ad aggiungere la “brutta<br />
abitudine” di fare porzioni abbondanti,<br />
di intrattenere gli ospiti tra una portata<br />
e l’altra, e di offrire loro pure qualcosa<br />
extra...<br />
Prima di passare al menu vale la pena<br />
sottolineare che qui si fa la spesa quotidianamente<br />
e non si usano prodotti<br />
congelati. E anche se la specialità della<br />
casa è la cucina romana, non si disdegnano<br />
rivisitazioni e contaminazioni. I<br />
piatti seguono le stagioni, con portate<br />
del giorno recitate a voce dalla cameriera,<br />
con esempi come il supplì alla romana<br />
(altrimenti detto “al telefono” per via del<br />
cuore di mozzarella che unisce le due<br />
metà con un filo) o l’insalata di arance<br />
e finocchi per antipasto. Tra i primi tonnarelli<br />
conditi a cacio e pepe, alla gricia,<br />
con carciofi e guanciale o alici e pecorino,<br />
per secondo gli immancabili saltimbocca<br />
alla romana, gli straccetti rucola e<br />
grana e altre delizie. Mentre è consigliabile<br />
chiudere con un fantastico tortino al<br />
cioccolato fondente, ricotta e cioccolato<br />
e, se siete fortunati, con le ciambelline al<br />
vino. Buona la selezione di vini, con bianchi<br />
e rossi della cantina laziale Casale del<br />
Giglio o delle siciliane Firriato e Planeta,<br />
e ancora quelli della Tenuta del Barco<br />
dalla Puglia. Meglio prenotare.<br />
QUANTO BASTA<br />
via del Pratello, 103/a<br />
tel. 051-522100<br />
chiuso domenica<br />
ROSTICCERIA? UNA MANIA<br />
Salentina, palestinese, enciclopedica, classica. Comunque la si prenda, per la gola è attrazione fatale<br />
I SAPORI DELLA TARANTA<br />
051-255604<br />
Proprietari salentini doc per<br />
questa rosticceria aperta<br />
da un mese che neanche a<br />
dirlo propone specialità del<br />
Salento della serie: frise,<br />
taralli, tarallini e pane fatto<br />
in casa, calzoni fritti e al forno,<br />
rustici (pasta frolla con<br />
besciamella e pomodoro) e<br />
il classico ciceri e tria (ceci e<br />
pasta fresca). Per chiudere in<br />
bellezza, tutta da assaggiare<br />
la pasticceria, a cominciare<br />
dai pasticciotti leccesi.<br />
Via S. Donato, 17<br />
Aperto tutti i giorni<br />
10,30-14,30 e 17-21,30<br />
Domenica 10-14<br />
ROSTICCERIA AL SALAM<br />
051-6492491<br />
Direttamente dal Medio<br />
Oriente, e precisamente dalla<br />
Palestina, una rosticceria a<br />
conduzione familiare che propone,<br />
oltre ai classici kebab<br />
e falafel, makluba (con carne<br />
e pollo), maftoul (cous cous<br />
palestinese), mansaf (riso<br />
allo zafferano, carne, pinoli<br />
e mandorle), fatayer (sorta<br />
di polpetta con diversi tipi<br />
di ripieno), tabulé a base di<br />
prezzemolo, sambusak e altre<br />
leccornie. Decisamente tutte<br />
da scoprire.<br />
Via Ercolani, 1/d<br />
Aperto tutti i giorni 11-15<br />
e 19-23<br />
SCARAMAGLI DAL 1912<br />
051-227132<br />
Un po’ rosticceria, un po’<br />
drogheria. Di fatto un posto<br />
dove si trovano la bellezza<br />
di 28mila prodotti, tra cui<br />
lasagne, tortellini e cannelloni<br />
artigianali, pietanze pronte di<br />
pesce, insalate, formaggi di<br />
ogni tipo, pane nero tedesco,<br />
sottaceti calabresi, 350 tipi di<br />
salse da pesce e da carne. E<br />
se non bastasse 2mila qualità<br />
di dolciumi e 400 cioccolati, e<br />
ancora liquori, champagne e<br />
1813 tipi di vino.<br />
Strada Maggiore, 31<br />
Aperto tutti i giorni 8,30-<br />
13,15 e 16,15-20<br />
Chiuso domenica<br />
SAPORI MEDITERRANEI<br />
051-6153642<br />
A conduzione familiare, la<br />
classica rosticceria che soddisfa<br />
tutti i gusti. Nell’ampio<br />
bancone, piatti tipici da un po’<br />
tutte le regioni d’Italia proposti<br />
a rotazione, con ricette spesso<br />
“personalizzate” e rivisitate anche<br />
per soddisfare i gusti di chi<br />
ama una cucina più light. Senza<br />
rinunciare però ai sapori: e allora<br />
arancini, olive all’ascolana,<br />
pomodori e fiori di zucca ripieni,<br />
pollo alla diavola e così via.<br />
Via Costa, 107/b<br />
Aperto tutti i giorni 10,30-<br />
13 e 17,30-20,30<br />
Chiuso sabato pomeriggio e<br />
domenica
MANGIARE & BERE<br />
TORINO<br />
DI BRUNO BOVERI E LEO RIESER<br />
JAMBON, JAMóN? NOI<br />
DICIAMO PROSCIUTTO<br />
Dal celeberrimo Pata Negra al<br />
sempreverde Praga: qui potete<br />
davvero sbizzarrirvi<br />
Leggi prosciutteria e il pensiero corre<br />
rapido al Friuli delle colline, sede di un<br />
microclima unico per la stagionatura del<br />
prosciutto crudo, a San Daniele o più a<br />
nord verso Sauris, dove numerosi locali<br />
esibiscono l’orgoglio del luogo affettato<br />
sul momento.<br />
Non aspettatevi niente di tutto questo a<br />
Torino. Elena Biasci e le sue collaboratrici<br />
(tutte donne, e tutte di età diverse!) hanno<br />
creato un piccolo locale di gusto quasi<br />
provenzale giocato sull’elegante contrasto<br />
tra il verde e l’arancione. Piatto forte di<br />
“Ham and You”, ovviamente, il prosciutto.<br />
Da quello iberico (Serrano e costoso Pata<br />
Negra) a quello friulano (appunto Sauris<br />
e San Daniele) passando ovviamente per<br />
il classico Parma, il culatello e il ruvido<br />
toscano da gustare al coltello.<br />
Spazio anche per prosciutto cotto, affumicato,<br />
di Praga, alle erbe e perfino di bisonte<br />
e di alce, proposti a tutte le ore anche<br />
in piatti misti, eventualmente accompagnati<br />
da formaggi piemontesi.<br />
L’orario è continuato, i prezzi variano da<br />
5/6 euro fino ai 20 richiesti per un jamón<br />
Pata Negra o un culatello dop; 7 gli euro<br />
per l’aperitivo (e poco più di metà per un<br />
secondo bicchiere). Il locale è aperto da<br />
pochissime settimane e, per il momento,<br />
l’aspetto enoico è il punto debole. Sarebbe<br />
interessante un deciso rinforzo su bollicine<br />
e bianchi, qui rappresentati solo da un paio<br />
di anonimi prosecchi e pinot di secondo<br />
piano. Una sola etichetta per tipo anche per<br />
dolcetto, barbera (questi da abbinare agli<br />
interessanti salami), grignolino, morellino e<br />
un modaiolo e troppo costoso nero d’Avola.<br />
Alla domenica il clima cambia totalmente<br />
e Ham and You diventa una scicchettosa<br />
pasticceria in cui consumare un classico<br />
brunch a 15 euro (bevande escluse).<br />
Buone le casalinghe quiche e le torte di<br />
frutta, e ricca l’offerta di verdura, insalatone,<br />
mozzarelline, gorgonzola e mascarpone,<br />
mentre i prosciutti inspiegabilmente<br />
latitano. Si conclude in gloria con un ottimo<br />
caffè Illy, simpaticamente proposto in<br />
moka al tavolo, accompagnato da buone<br />
paste secche e cioccolato.<br />
HAM AND YOU<br />
via Pietro Micca, 15/c<br />
tel. 011-540424<br />
chiuso domenica sera<br />
KEBAB: MILLE E UNA NOTTE<br />
Anche i kebab non sono tutti uguali. Se non ci credete, ecco gli indirizzi che fanno vacillare anche i più scettici<br />
HORAS<br />
347-8622072<br />
Lui ha un nome impronunciabile,<br />
Bahaa Gamil Mohamed, e<br />
allora tutti lo chiamano Bibo,<br />
che è più facile. La ristorazione<br />
è una tradizione di famiglia<br />
(hanno più di un ristorante in<br />
Egitto) e in effetti si sente che<br />
qui nulla è improvvisato. Ve<br />
ne accorgerete appena avrete<br />
messo in bocca uno dei suoi<br />
falafel, o assaggiato lo splendido<br />
kebab di carne fresca,<br />
per non parlare del piatto<br />
Horas (carne di vitello e agnello<br />
cotta alla brace e servita<br />
con verdure e riso egiziano).<br />
D’estate c’è anche il dehors.<br />
Via Berthollet, 24/b<br />
Sempre aperto<br />
BELLE ÉPOQUE<br />
011-836871<br />
Si chiama Belle Époque, ma<br />
si pronuncia Mido. È lui il faro<br />
del locale, giustamente considerato<br />
tra i migliori di questo<br />
genere in tutta la città per la<br />
qualità delle materie prime. A<br />
iniziare dal pane cotto al forno<br />
da loro, alla carne anche<br />
lei cotta ad arte, e così resta<br />
croccante e non diventa stopposa<br />
come da altre parti, e<br />
poi le salse arabe, aromatiche<br />
e piccanti al punto giusto,<br />
il sugo casalingo, le cipolle<br />
rosse. Insomma tutto gustoso<br />
senza essere eccessivo. Unico<br />
limite, la folla. Sempre.<br />
Via Mazzini, 31/h<br />
Sempre aperto<br />
SINDBAD<br />
011-5216518<br />
A due passi dal municipio,<br />
dentro al Quadrilatero<br />
Romano, è stato uno dei<br />
precursori del kebab in città,<br />
aperto sin dal 1993, e tuttora<br />
tra i più gettonati. Sindbad<br />
è uno dei luoghi di riferimento<br />
della cucina egiziana sotto<br />
la Mole. Piace sempre per la<br />
varietà delle sue proposte:<br />
tabulè, falafel, kebab, moussaka.<br />
Qualcuno lo ricorda<br />
anche per una rapida apparizione<br />
di Stefano Accorsi nel<br />
film Santa Maradona. Non<br />
aspettatevi nessun alcolico,<br />
come da precetto del Corano!<br />
Via Milano, 10<br />
Chiuso venerdì a pranzo<br />
DEMIR<br />
011-4331815<br />
Il chiosco in legno, accanto al<br />
nuovo tribunale, è da qualche<br />
anno meta apprezzata degli<br />
aficionados del kebab turco<br />
doc. Ma Demir offre di più: a<br />
differenza della quasi totalità<br />
dei colleghi, il doner è preparato<br />
con carni fresche del<br />
cuneese. Il pubblico si affolla<br />
e divide equamente le sue<br />
scelte tra il piatto completo a<br />
7 euro (con cipolle e salsa piccante)<br />
e l’iskender (a 8,50) con<br />
patatine e sugo di pomodoro.<br />
Qualcuno prova la pizza kebab.<br />
Da bere? L’ayran (yogurt<br />
e sale) e il tè turco per tutti.<br />
Piazza Adriano, 16/f<br />
Chiuso martedì<br />
PRIMA&DOPO<br />
LAB<br />
011-8170669<br />
Di giorno impeccabile locale<br />
di stile, di sera elegante cocktail<br />
bar, le sue carte vincenti<br />
sono buona qualità e prezzo<br />
abbordabile. A partire da 4<br />
euro una scelta di una decina<br />
di vini al bicchiere e un buffet<br />
piuttosto ricco e in continua<br />
rotazione (paste e risi mai<br />
scotti, frittatine, discreti antipasti<br />
di verdure e cous cous).<br />
Piacevole l’ambiente: volta in<br />
mattoni, tavoli e bancone in<br />
marmo nero. Affollato anche il<br />
dehors sotto i portici.<br />
Piazza Vittorio Veneto, 13<br />
Sempre aperto<br />
THE BEACH<br />
011-888777<br />
Da metà aprile riparte il rito<br />
dell’aperitivo sulle rive del<br />
Po, con vista mozzafiato sulla<br />
collina. Bevendo un cocktail<br />
o un buon vino scelto in una<br />
lista non banale, troverete sul<br />
bancone una selezione curata<br />
di salumi e formaggi, pizzette<br />
e salatini e, soprattutto, una<br />
successione di sfiziosità calde<br />
frutto della fantasia e abilità<br />
del cuoco, che quando si mette,<br />
fa faville. E poi non finisce<br />
qui, la notte prosegue con<br />
musica fino a tardi.<br />
Arcate 18 20 22 Murazzi del Po<br />
Chiuso lunedì<br />
CAFFÈ GARIBALDI<br />
011-4360760<br />
Se ci passate al mattino sarete<br />
colpiti dal tavolo letteralmente<br />
coperto di brioche appena<br />
sfornate, biscotti, paste, panini<br />
dolci, per dare un senso alla<br />
giornata. Se ci ripassate la sera<br />
lo stesso tavolo tornerà ad<br />
attirarvi con tutta una serie di<br />
pizze e pizzette, salatini, mini<br />
tramezzini, salse e salsine, olive,<br />
micropanini, tartine, salumi<br />
e formaggi e quant’altro serva<br />
ad accompagnare un aperitivo<br />
classico o un calice di bollicine.<br />
Per dare un senso anche<br />
alla serata.<br />
Via Garibaldi, 34<br />
Chiuso domenica<br />
URBAN<br />
ON LINE<br />
LA CITTÀ A PORTATA<br />
DI MOUSE.<br />
www.urbanmagazine.it<br />
URBAN 73
Pizza e tortillas: gemellaggio<br />
gastronomico con i più italiani<br />
dei latino-americani<br />
VERONA<br />
Corte Farina<br />
La cucina italiana incontra quella argentina,<br />
in un connubio di tradizioni e di sapori.<br />
Accade da qualche mese nel ristorante<br />
pizzeria Corte Farina, locale cui il recente<br />
restyling ha giovato non poco. Ora infatti<br />
si è accolti in un open space sviluppato<br />
in lunghezza, con un look decisamente<br />
accattivante giocato sulle tonalità del<br />
bianco e del verde, a cui corrispondono<br />
altrettante novità in cucina grazie all’incon-<br />
tro di Ricardo, già chef presso il ristorante<br />
messicano Le Colombare, e Francesco, ex<br />
gioielliere con una passione per la pizza.<br />
Uno sforna tortillas ed empanadas, l’altro<br />
la regina napoletana.<br />
In attesa di accomodarsi al tavolo si può<br />
ingannare il tempo lungo il bancone su cui<br />
è allestito un buffet di specialità argentine<br />
e tranci di pizza (per par condicio, of course).<br />
I piatti forti del posto sono tanti, ma<br />
se siete una nutrita schiera di amici dovete<br />
provare l’ottima pizza al metro, di vari tipi:<br />
Amalfi (pomodoro, mozzarella, basilico,<br />
grana, 14 euro); Coccinella (pomodoro,<br />
mozzarella di bufala, cirietti, olive nere,<br />
17 euro); Amalfi bis (mezza bianca con<br />
pancetta e mezza rossa con salamino, 16<br />
euro) e Amalfi tris (bianca con pancetta,<br />
rossa con salamino, rossa con acciughe,<br />
MANGIARE & BERE<br />
VENETO<br />
DI FRANCESCA ROVEDA<br />
ITALIA-ARGENTINA? NON<br />
È SOLO UNA PARTITA<br />
16 euro). Ovviamente in menu ci sono anche<br />
una trentina di “tonde”, tra classiche,<br />
bianche e speciali.<br />
Preferite invece il menu argentino? Si<br />
parte con empanadas di carne e pollo<br />
o con l’antipasto ortomare (gamberetti,<br />
rucola, polipo, zucchine, pomodoro secco,<br />
tonno, 6,50 euro) e si prosegue con<br />
le tagliate speciali (con rucola, radicchio,<br />
tartufo o grana, 17 euro), le grigliate di<br />
filetto, controfiletto ed entrecôte (19) o il<br />
più economico pollo disossato con patate<br />
arrosto (12). Per finire, il flan argentino,<br />
una sorta di crème caramel molto speciale<br />
(3,50 euro).<br />
via Corte Farina, 4<br />
tel. 045-8000440<br />
chiuso lunedì<br />
EVERGREEN ALLA VERONESE<br />
A tavola, come nella vita, si possono trovare alcuni punti fermi. A Verona ve ne suggeriamo quattro<br />
VERONA<br />
AL DUCA<br />
045-594474<br />
Chi è il Duca? Nientemeno<br />
che il Duca della Pignata,<br />
tipica maschera del Carnevale<br />
veronese. Da leccarsi i baffi<br />
le pappardelle rigorosamente<br />
fatte in case al ragù d’anatra,<br />
la pasta e fagioli, le trippe, la<br />
pastisada de caval o la bistecca<br />
di cavallo ai ferri per chi sta<br />
attento alla linea. Il tutto innaffiato<br />
dal Valpolicella della<br />
casa. Per un menu completo si<br />
spendono meno di 20 euro, e<br />
14 euro se scegliete “solo” un<br />
primo e un secondo.<br />
Via Arche Scaligere, 2<br />
Chiuso domenica<br />
VERONA<br />
AL POMPIERE<br />
045-8030537<br />
È segnalato in tutte le principali<br />
guide enogastronomiche<br />
italiane: vent’anni fa ci si<br />
veniva anche solo per un bicchiere<br />
di vino e una polpetta,<br />
adesso è un vero e proprio<br />
gioiellino in pieno centro storico,<br />
con un menu che spazia<br />
tra i piatti tipici della cucina<br />
veneta: pasta e fasoi, pastisada<br />
de caval, bigoli con le<br />
sarde, bogoni in umido, fasoi<br />
imbogonadi e sbrisolona. Tra<br />
i 20 e i 35 euro.<br />
Vicolo Regina d’Ungheria,<br />
5<br />
Chiuso lunedì a pranzo<br />
MONTECCHIO (VR)<br />
TRATTORIA BELVEDERE<br />
045-7540011<br />
Detta anche “dal Bela” o<br />
“dalle Sorelle”, la trattoria<br />
Belvedere, sulle prime alture<br />
collinari e a pochi chilometri<br />
dal centro di Verona, ha visto<br />
sedersi chiunque sulle sue sedie<br />
sgangherate, dai contadini<br />
della zona ai radical chic che<br />
trovano irresistibile pranzare<br />
in un posto così alla mano. Il<br />
menu è sotto i 25 euro, con<br />
vino a iosa, fettuccine fatte<br />
in casa, costata, patate fritte<br />
tagliate a mano, “sgroppino”<br />
e ciliegie sotto grappa.<br />
Via Pozze, 7<br />
Chiuso mercoledì<br />
VERONA<br />
CORTE SGARZARIE<br />
045-80003112<br />
Ci si viene per pranzare o cenare<br />
a lume di candela nella<br />
suggestiva loggia di epoca<br />
medievale che fa da cornice<br />
al ristorante. I piatti della tradizione<br />
veneta sono rivisitati<br />
con un pizzico di creatività,<br />
come il tortino di verdure<br />
tricolore servito su una crema<br />
di formaggio, i tagliolini<br />
all’uovo con pomodorini, julienne<br />
di zucchine ed erbette<br />
provenzali, il filetto all’amarone<br />
con patate arrosto (35<br />
euro a persona, vino a parte).<br />
Corte Sgarzarie, 14/a<br />
Chiuso lunedì<br />
PRIMA&DOPO<br />
PADOVA<br />
CAFÉ LUMIER<br />
349-6806006<br />
Il Café Lumier è uno di quei<br />
posti in cui vige la cura del<br />
dettaglio, dagli arredi sofisticati<br />
all’elegante presentazione<br />
dei drink. Ci sono la Fata<br />
Verde, cocktail a base di assenzio<br />
tanto caro ai poeti maledetti<br />
(5 euro), la sangria (2)<br />
e il liquore di Dracula, servito<br />
in una fialetta, tipo quelle da<br />
ospedale per intenderci, che<br />
trovate solo qui e in altri due<br />
“misteriosi” locali patavini.<br />
Via Zanchi, 20<br />
Chiuso lunedì<br />
PADOVA<br />
LUCIDE OMBRE<br />
049-652411<br />
Vi bastano 500 etichette<br />
di vini, tra bianchi, rossi e<br />
champagne? In questo wine<br />
bar, che è anche enoteca e<br />
negozio di liquori, grappe, oli<br />
e aceti balsamici, ci si rilassa<br />
nella zona dedicata alla degustazione,<br />
dove ogni giorno<br />
viene proposta una selezione<br />
di quattro bianchi, quattro<br />
rossi e altrettanti champagne<br />
(da 2 euro a calice in su), accompagnati<br />
da un buon piatto<br />
di crudo, di formaggi della<br />
zona e salse varie.<br />
Via Dante, 47<br />
Chiuso domenica<br />
PIOVE DI SACCO (PADOVA)<br />
CAFFÈ PAVONI<br />
049-9705085<br />
L’ambiente è completamente<br />
rinnovato – il precedente caffè<br />
esisteva dagli anni ’50 – ed è<br />
ora all’insegna della flessibilità<br />
assoluta: potete sostarci<br />
dalla prima colazione a notte<br />
inoltrata, essendo caffetteria,<br />
wine bar, cocktail bar e discobar.<br />
Più di 50 i cocktail tra cui<br />
scegliere: il must del posto<br />
è il fruit passion (5 euro), a<br />
base di frutto della passione<br />
e…<br />
Piazza Vittorio Emanuele<br />
II, 20<br />
Chiuso martedì<br />
U URBAN<br />
ON LINE<br />
LA CITTÀ A PORTATA<br />
DI MOUSE. www.urbanmagazine.it<br />
URBAN 75
MANGIARE & BERE<br />
NAPOLI<br />
DI CIRO CACCIOLA<br />
TRA NAPOLI E PARIGI<br />
C'È DI MEZZO UN TRIP<br />
Per ricrearsi, per reinventarsi,<br />
o anche solo per rilassarsi.<br />
Entrate nel Trip<br />
Pensato senza mezze misure per chi<br />
ama il viaggio, fisico e mentale, a metà<br />
strada tra suggestioni retro e tecnologia<br />
d’avanguardia, incrocio perfetto tra centro<br />
culturale, galleria d’arte, shopping<br />
bar, cucina e night & day club del terzo<br />
millennio, Trip rivoluziona il concetto di<br />
fare e consumare tempo libero a Napoli.<br />
L’attività si dipana in un percorso di ambienti<br />
mai troppo grandi, caratterizzati<br />
ciascuno da una specifica funzione: la<br />
video room per festival e anteprime in arrivo<br />
dai nuovi circuiti cinematografici; due<br />
sale espositive a disposizione di creativi e<br />
giovani artisti in progress, coccolati e curati<br />
dalla Carlo Rendano Association nella<br />
sede del Lanificio 25 a Porta Capuana; la<br />
boutique di prodotti e gadget in esclusiva<br />
adorabilmente (in)utili per la gioia dei ben<br />
noti viaggiatori contemporanei; il coffee<br />
bar con le torte deliziose, ricco di cataloghi<br />
d’arte e oggetti da lettura; la sala<br />
meeting che si trasforma in mensa per i<br />
party, pubblici e privati, e per il pranzo;<br />
il piccolo giardino di limoni, aranci, kiwi<br />
e sedute al sole tête-à-tête… senza dimenticare<br />
la piacevolezza delle toilette<br />
policrome rivestite di bellissime “riggiole”<br />
fabbricate in Costiera Amalfitana. Il tutto<br />
arredato con oggetti pescati nei mercatini<br />
di Francia e di Poggioreale, tele firmate<br />
e musiche in sottofondo quasi filodiffuso<br />
che danno vita a compilation fatte da vecchie<br />
canzoni d’atmosfera italo-francese<br />
e tocchi d’elettronica long drink. Ritrovo<br />
dunque chic/innovativo, Trip brilla di gente<br />
in alcuni momenti top: l’aperitivo del<br />
venerdì sera, il philosophy bar del sabato<br />
pomeriggio, il brunch indo-mediterraneo<br />
della domenica. Con il tocco “molto Paris”<br />
dell’art director franco-napoletana Katià<br />
Bazzocchi e con le ricette molto basmati<br />
di Mani, dolce cuoca dello Sri Lanka con<br />
tandoori, Trip è ormai meta imprescindibile<br />
per dentisti irreprensibilmente dandy,<br />
lady gioiello bellissime, “fit” e talentuose,<br />
sociologi prestati preziosamente alla<br />
politica, stilisti da salotto con cane, promettenti<br />
impiegati Rai ma creativi, addetti<br />
all’arte contemporanea, coiffeur che griffano<br />
solo a domicilio e tante altre categorie<br />
di vita e di pensiero materialmente<br />
residenti in Napoli ma spiritualmente in<br />
viaggio nel mondo intero.<br />
TRIP<br />
via Martucci, 64<br />
tel. 081-19568994<br />
sempre aperto<br />
PRONTI PER IL PICNIC TIME?<br />
Pizze al taglio, zeppole, taralli, parmigiane bianche, pastiera. Per uno spuntino all’aperto: giusto l’essenziale!<br />
DAVIDE<br />
081-7416120<br />
A metà strada tra la Reggia<br />
museificata e l’Osservatorio<br />
Astronomico più antico del<br />
mondo, il riferimento ideale<br />
per il primo picnic di primavera<br />
nel parco. Organizzatevi<br />
all’ultimo momento: qui c’è<br />
tutto! Pane e focacce calde,<br />
pizze al taglio in vari gusti,<br />
panini napoletani, tortano e,<br />
di questi tempi, l’immancabile<br />
pastiera.<br />
Via S. Antonio a<br />
Capodimonte, 7<br />
Chiuso domenica pomeriggio<br />
FRATELLI ASSUNTO<br />
081-7899119<br />
Tre ingressi sul corso che<br />
collega i Ponti Rossi di origine<br />
romana con la rinascente<br />
piazza Carlo III rendono l’idea<br />
dell’assortimento in fatto di<br />
dolci e, soprattutto, rustici.<br />
Pane caldo (l’ultima sfornata<br />
è alle 18.30) in vari formati e<br />
condimenti, ripieni, contorni<br />
farciti, pizze al forno e i classici<br />
“taralli sugna e pepe”.<br />
Pastiera doc.<br />
Via N. Nicolini, 32<br />
Chiuso domenica<br />
pomeriggio<br />
AMBROSINO<br />
081-5564722<br />
Pani al formaggio, alle olive,<br />
alle noci. Ripieni di melanzane,<br />
zucchine, friarielli o scarole,<br />
addolciti da mozzarella<br />
di bufala, ricotta freschissima,<br />
trecce o fiordilatte, impepati<br />
di salame napoletano.<br />
Gattoncini di patate, panzerotti,<br />
palle di riso. Parmigiane<br />
“bianche”. Impossibile<br />
resistere alla tentazione.<br />
Zeppole di San Giuseppe e<br />
pastiera poi…<br />
Via Kerbaker, 54<br />
Chiuso domenica<br />
DI PINTO<br />
081-5608433<br />
In una delle stradine più antiche<br />
e caratteristiche del vecchio<br />
Vomero, dal 1924 il panificio/rosticceria<br />
del signor<br />
Nino Di Pinto insiste, rinforza<br />
e va sempre più avanti con<br />
le sue mitiche specialità di<br />
alta, altissima e sublime rosticceria<br />
tipica napoletana e<br />
stop. Anche pasticceria. Mo’ è<br />
Pasqua, la vetrina spetta alla<br />
pastiera. E così sia.<br />
Via Belvedere, 47<br />
Chiuso domenica<br />
pomeriggio<br />
PRIMA&DOPO<br />
PUNTO RISTORO<br />
081-2537431<br />
Gli studenti, si sa, hanno<br />
sempre fame. Bruciano molte<br />
energie. E gli esami, da<br />
queste parti, non finiscono<br />
mai. Nel cortile silenzioso<br />
e di belle architetture, a<br />
cominciare dallo scalone<br />
centrale, della sede centrale<br />
dell’Università Federico<br />
II di Napoli, trovi spunti e<br />
spuntini davvero niente male,<br />
cappuccino, espresso e<br />
dolci da colazione anche a<br />
pomeriggio inoltrato. Trenta<br />
e lode.<br />
Corso Umberto I, 40<br />
Chiuso domenica<br />
ARX CAFÉ<br />
La location è di quelle più<br />
uniche che rare: una grotta<br />
scavata nel basamento tufaceo<br />
della fortezza a pianta<br />
stellare di Castel Sant’Elmo.<br />
Sarebbe bastato poco. Ma<br />
l’architetto evidentemente<br />
ha preferito forzare la mano.<br />
Su due livelli, saletta da tè al<br />
piano superiore, prende in<br />
prestito snack e altri piatti<br />
fumanti dall’omonima paninoteca<br />
(di fronte). Fuori,<br />
almeno, ecco il panorama…<br />
Largo San Martino, 59<br />
Chiuso lunedì<br />
DE ROSA<br />
081-5523732<br />
Dal lunedì al venerdì, dalle<br />
nove alle cinque, ci trovi<br />
soprattutto politici, amministrativi,<br />
professionisti della<br />
finanza e bancari. A pochi<br />
passi dalla nuova sede del<br />
consiglio comunale, a metà<br />
strada tra la City e il Teatro<br />
di San Carlo, De Rosa è perfetto<br />
per la prima colazione,<br />
per il pranzo, per la pausa<br />
caffè o per un rilassante<br />
aperitivo a fine giornata. Nel<br />
weekend sforna ottimi dolci.<br />
Via G. Verdi, 14<br />
Sempre aperto<br />
URBAN<br />
ON LINE<br />
LA CITTÀ A PORTATA<br />
DI MOUSE.<br />
www.urbanmagazine.it<br />
URBAN 77
© Thomas Dworzak/Magnum Photos<br />
UNURBAN<br />
l'altrove che avete sempre inseguito<br />
78 URBAN<br />
ILPIENO!GRAZIE<br />
Forse lungo il confine iraniano il carburante costa veramente poco. Forse la meta da<br />
raggiungere è particolarmente lontana... Qualunque sia la ragione di un tale rifornimento,<br />
pare proprio che questo automobilista dell’Azerbaijan non abbia alcuna intenzione<br />
di rimanere a secco!