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GUIDAAPRILE FILM 54 LIBRI 57 DIGITAL LIFE 59 MUSICA 60 Christian Patterson, Elvis_ceiling LA STAR DEL MESE: Mika, 12 aprile, Milano, Limelight. www.barleyarts.com BUONI E CATTIVI CAPOLAVORO Oh mio Dio! Come ho fatto senza, finora? GRANDE Come, sarebbe già finito!? Ancora! Ancora! BUONO Non ci cambierà la vita, ma funziona VABBÉ Coraggio, consideriamola una prova generale BLEAH! Complimenti! Fare peggio era davvero difficile Suoni e fotografie spuntano dietro le mura romane di Porta Venezia a Milano: al TH Inside, lo spazio espositivo voluto dallo stilista americano Tommy Hilfiger per promuovere i giovani fotografi d’Oltreoceano, il 18, durante il Salone, inaugura Noise, mostra-evento con opere di Brandon Lattu, Christian Patterson, Robin Graubard, Slater Bradley, Tim Barber, Ofer Wolberger, che raccontano musica ed emozioni attraverso i loro scatti. Info: 02-2954481. TEATRO 63 ARTE 65 NIGHTLIFE 67 napoli | Comicon Castel Sant’Elmo si tinge di blu, come il mare di Napoli, per la nona edizione di Comicon, il Salone Internazionale del Fumetto e dell’Animazione (27-29 aprile 2007): anche quest’anno ospiti internazionali, la gara di Cosplay, la mostra Futuro Anteriore, con autori italiani underground, eventi, tavole rotonde e altro per un’immersione nel profondo blu delle strisce disegnate. www.comicon.it Il suono del Salone del Mobile di Milano anche quest’anno è freddo, elettronico: dal 18 al 21 aprile torna Elita. Dall’ora dell’aperitivo il quartier generale è il Connie Douglas (via Bordighera 15) con le anteprime di label culto come Bpitch Control e Tenax. Per ballare invece i luoghi sono quelli noti del clubbing cittadino, ma è la musica che cambia: si parte con i Casino Royale, il 18, la sera successiva arriva Just Jack, re delle radio con la sua Starz in their eyes. Il 20 e il 21 si chiude con la dj girl Miss Kittin e l’energia degli Apparat di Ellen Alien. Tutti i dettagli su www.elitamusic.com ROMA | M.i.t. Agenda alla mano per i fan della musica elettronica di qualità: negli spazi del Parco della Musica, Meet In Town il 6 aprile porta in Italia i Mouse on Mars che lanciano il loro freddo sound elettronico tedesco; il 20 invece è la volta dei Konono n.1, ensemble dal Congo che usa strumenti amplificati con mezzi artigianali, con le più calde note etniche suonate dal likembé africano. www.meetintown.com FOOD: Milano 68 Roma 70 Bologna 72 Torino 73 Veneto 75 Napoli 77 PHOTO OVERDOSE ROMA | FotoGrafia Capitale in subbuglio per la sesta edizione di FotoGrafia – Festival Internazionale di Roma: per due lunghi e intensi mesi, dal 6 aprile al 3 giugno, la città, i musei, le istituzioni culturali e i locali vengono invasi da scatti in bianco e nero e a colori, opera di fotografi osannati come di giovani emergenti. Tema centrale della kermesse 2007 la Questione italiana, esaustiva indagine sul panorama della fotografia contemporanea nostrana, mentre molto attesa è la mostra al Museo di Roma in Trastevere, È il ’77, con immagini che testimoniano un svolta epocale della nostra società. Nel Tempio di Adriano protagonista invece la messicana Graciela Iturbide, che interpreta una Roma nascosta, segreta, incredibilmente suggestiva. www.fotografiafestival.it SONORITÀ DA DESIGN Sebo K TORINO| Soundtown occupato Tra marzo e maggio, esplode la Primavera delle Culture nel quartiere di San Salvario che si trasforma – complice l’Arci di Torino – in casa occupata da un vivacissimo cartellone di appuntamenti multi-razziali: concerti, letture teatrali, performance, proiezioni, reading, workshop e tanti altri spazi aperti alla creatività di ben ventisette associazioni autogestite. www.soundtown.it URBAN 53 Massimo Siragusa, Tempo libero Miss Kittin
DVD Clerks II ritrova a 12 anni di distanza i litigiosi & logorroici commessi Randal e Dante, e come allora passa una giornata lavorativa con loro e i comprimari Jay e Silent Bob (lo stesso regista Kevin Smith). Tra i prevedibili dialoghi ultrageek su Trilogia dell’Anello, Guerre Stellari e Transformers e un episodio di “erotismo intraspecie” (con asino, dentro un fastfood) che rimarrà nella storia della comicità demenziale, i nostri “eroi” si confrontano con le responsabilità tipiche dei trentenni. Molto divertente, tra gli extra, il segmento dedicato alle riprese delle scene con l’asino. Delittuosa la mancanza dei sottotitoli inglesi: gli sporchissimi, esilaranti dialoghi originali di Smith sono tradotti in italiano (sia nel doppiaggio che nei sottotitoli) in modo schizofrenico e spesso inattendibile. IPSE DIXIT – “Sono ambasciatore della polizia a Taiwan, Giappone, Honk Kong, Cina, dappertutto!”. Jackie Chan alla conferenza stampa losangelina in cui ha promosso il reclutamento delle forze dell’ordine (The Los Angeles Police Department, marzo 2007). – “Quello che prego e spero ogni giorno è di andare a lavorare all’estero”. Riccardo Scamarcio (Ciak, marzo 2007). – “Uso un sistema di otto algoritmi; ce ne sono di sei o sette, ma sono riuscito a farlo anche in meno di un minuto”. Will Smith spiega come risolve il cubo di Rubik in un tempo medio di 90 secondi (Premiere Usa, marzo 2007). – “So dal principio che, nebbie a parte, non stiamo facendo un film di Antonioni”. Colin Firth dal set del “sandalone” L’ultima legione (Io Donna, 10 marzo). U 54 URBAN FILM DI SASHA CARNEVALI SALVATE LEONIDA E I SUOI 300 SPARTANI Metafore, significati nascosti, letture intelligenti? Lasciate perdere: un “sandalone” è solo un “sandalone”! 300 Zack Snyder Racconta Erodoto di Leonida e dei suoi 300 guerrieri spartani che tennero testa all’infinito esercito persiano di Serse. Lo racconta anche Frank Miller, colpito da bambino da questo grande esempio di idealismo e dignità, nella graphic novel di culto 300 (Magic Press, 25 euro) ora trasposta, dopo otto anni di parto lavorativo, dal regista pubblicitario-televisivo Zack Snyder (L’alba dei morti viventi). È una versione stilizzata quanto e forse più del fumetto: in altre parole visivamente molto bella e interessante (grazie a un procedimento digitale detto crushing le immagini assumono ombreggiature particolarmente cupe), narrativamente farcita dei cliché più biechi del “sandalone” di nuovo millennio (moglie e figlio nel grano da Il gladiatore; scene nautiche, vestizioni, focoso sesso coniugale e muscolose chiappe all’aria da Troy; persiani decadenti e depravati da Alexander; Troll, Gollum e Jabba-facsimili, macchine/animali da battaglia da Guerre Stellari e Il Signore degli Anelli). D’altra parte Miller e Snyder dichiarano apertamente di non cercare la credibilità: quando la Storia diventa Leggenda, si può leggerla attraverso la lente della mitizzazione senza fare torto a nessuno (e giustificare così la presenza di ninja tra le fila del variegato esercito persiano). 300 è davvero olimpico, pieno di scene in slo-mo, di mascelle digrignate e dialoghi come “Spartani, gettate le vostre armi!” – “Persiani, venite a prenderle!”, di attori che paiono statue greche, così in forma che si arrossisce solo a guardarli sullo schermo. Quando è stato presentato al festival di Berlino i maschi under 30 sono andati letteralmente in visibilio (“Your film kicks ass!” ha gridato a più riprese un eccitato giornalista al regista in conferenza stampa), mentre una parte della critica l’ha trovato un film fascista, un’apologia e/o una critica dell’operato di Bush in Medio Oriente. Tutte prospettive forzate secondo gli autori e il protagonista Gerard Butler (Il Fantasma dell’Opera), che in pratica ha risposto che chi va a grattare sotto un film superficiale come questo lo fa solo per mettersi in mostra e appagare il proprio ego. Difficile non condividere questa posizione: 300 è un film di genere e, se probabilmente resterà a lungo un classico per 15enni, i pregi per cui verrà ricordato nel tempo sono soprattutto visivi. La messa in scena di un paio di episodi (che non raccontiamo per non anticipare niente) farà senz’altro scuola e diventerà un cliché come quelli cui si accennava prima. Per ora è un pop-corn movie perfetto per rifarsi gli occhi con lo spettacolo di Leonida e dei suoi prodi che corrono in giro in slip di cuoio (Butler, che ha senso dell’umorismo da vendere, si è definito una specie di Chippendale); un guilty pleasure insomma, gay friendly, geek friendly e festa delle donne friendly. Chissà perché non è uscito l’8 marzo. RED ROAD Andrea Arnold Jackie sorveglia una degradata Glasgow attraverso telecamere di sicurezza sistemate in vari punti della città. La sua è una vita grigia, ma sotto la cenere intravediamo qualcosa che arde. Quando su uno schermo riconosce Clyde, uscito di galera per buona condotta, lo segue e lo seduce. È la vendetta a guidarla? Gran Premio della Giuria a Cannes e una pioggia di Bafta (gli Oscar inglesi): il debutto nel lungometraggio della regista Andrea Arnold è un thriller che riesce a essere teso pur non facendo economia di tempo. Attori ottimi, camera a mano, niente musica, una castità di scrittura che ricorda quella del Dogma danese: in effetti Red Road è il primo di tre film che nascono sotto gli auspici di un nuovo progetto-manifesto, Advance Party. I danesi Lone Scherfig (Italiano per principianti) e Anders Thomas Jensen (Dopo il matrimonio: probabilmente il migliore sceneggiatore europeo del momento) hanno creato un gruppo di personaggi che verranno interpretati dagli stessi attori in storie ambientate in Scozia, sviluppate e dirette da registi diversi. Aspettiamo fiduciosi di rivederli. EPIC MOVIE Jason Friedberg & Aaron Seltzer Quattro orfani trovano un biglietto d’oro nella cioccolata Willy: il passaporto per un’avventura epica. La prima lo scova al Louvre in una situazione da Codice da Vinci; il secondo nella scuola per mutanti da X-Men dove è considerato un perdente; la terza dopo essersi gettata dall’aereo di Snakes on a plane!; il quarto nell’orfanotrofio di Super Nacho. Passando dalla Fabbrica di Cioccolato, arriveranno a Gniarnia per salvare il mondo dalla Stronza Bianca… Quando un anno fa era uscito Hot Movie prevedemmo che più in basso di così non si sarebbe potuti cadere. Epic Movie in effetti è un po’ meno peggio del suo predecessore: un paio di gag fanno ridere (vedi la presa in giro di programmi Mtv come Cribs), ma è un “bene” di consumo deperibile, che spunta, purula e secca come i brufoli che si schiacciano gli attori sullo schermo (schifo che non fa ridere) e gli spettatori a cui è diretto, non appena si ritrovano nella privacy della loro cameretta. Non è certo L’aereo più pazzo del mondo o Una pallottola spuntata. IL REGISTA E Sidney Pollack racconta Frank Gehry FRANK GEHRY CREATORE DI SOGNI Sidney Pollack Per il primo documentario della sua luminosa carriera, Sidney Pollack (I tre giorni del condor, The interpreter) ha scelto di occuparsi di Frank Gehry. Anzi, è stato l’architetto a chiedere al suo vecchio amico di ritrarlo in pellicola: in molti lo assillavano con l’idea di dedicargli un film, ma per Gehry era proprio “l’ignoranza” in tema di architettura di Pollack a renderlo il più qualificato regista sulla piazza. Per noi significa entrare nella mente di un grande dei nostri tempi (lo è comunque anche per i detrattori che lo considerano più che altro un abile venditore di “logo-architettura”), attraverso il calore di un amico che può permettersi di fare domande da THE ILLUSIONIST Neil Burger La bella musica “di mistero e presagio” di Philip Glass introduce 10 minuti di puro giallo: Vienna, inizio ’900; in un piccolo teatro stracolmo di gente, un uomo dall’aria disperata sta facendo apparire qualcosa sul palco; la polizia lo arresta prima che la magia si compia. “L’ha fatto di nuovo?” chiede il principe ereditario al commissario. “Sì”. “Fate qualcosa, scavate nel suo passato”. E qui inizia il flashback che costituisce tre quarti del film. Chi è il mago Eisenheim e, come dicono gli sceneggiatori de noantri, che je rode? Je rode che da bambino ha cullato un sogno d’amore impossibile con una duchessa coetanea. Mo’ è tornato a riprendersi la ragazza, già fidanzata col cattivo principe che picchia le donne e medita di prendere il trono del padre anzitempo. Non si può dire di più: il film stesso è un prestigiatore, abbastanza condiscendente da svelare i suoi trucchi su un finale-girandola (avete presente quando un personaggio è spaesato e la mdp gli piroetta intorno?). Edward Norton- Eisenheim tiene la faccia da poker tutto il tempo, il commissario-occhio narratore Paul Giamatti è quello espressivo. sempliciotto – quelle che vorremmo porgli noi – e le valutazioni dell’analista che segue Gehry da molti anni e che l’architetto stesso ha esortato a partecipare all’opera. I documentari che si vedono al cinema sono sempre di buona qualità, ma difficilmente sono così gratificanti, e non solo BORDERTOWN Gregory Nava Da anni si consuma una mattanza di giovani, poverissime operaie delle fabbriche che le multinazionali costruiscono sul confine tra Messico e Usa. Contro le 450 contate dalla polizia, per Amnesty International sono ormai 5mila le vittime di maniaci occasionali e serial killer che, soprattutto a Juarez, sanno di poter operare in totale impunità. Le autorità non fanno nemmeno finta di indagare, insabbiano alla luce del sole; la stampa tace, anche perché chi ha provato a parlarne è stato ucciso. Fin qui, abbiamo raccontato la realtà su cui si innesta questo bruttissimo film di finzione prodotto e interpretato da Jennifer Lopez, e a cui diamo uno, anziché solo un cappello da asino, per onorare la morale, qui necessaria, del “purché se ne parli” (al momento il film non ha un distributore in alcuna nazione americana): J. Lo che fa la giornalista con la sahariana, che smette di tingersi i capelli per riabbracciare le sue origini latine e meglio salvare le operaie messicane… ci siamo capiti? Se non fosse per come offende la cronaca, Bordertown sarebbe un capolavoro assoluto del kitsch e dell’umorismo involontario. per l’umorismo e la capacità di Pollack di modularne la durata in modo sempre avvincente: qui ci viene regalata l’occasione di vedere il genio al lavoro, di scoprire che quando pensa un edificio lo fa tagliando, piegando, attaccando con del nastro adesivo pezzi di bristol come un bambino che crea una scultura di carta. Gehry affida poi con gratitudine ai suoi collaboratori più giovani i calcoli strutturali che ne garantiscono la sicurezza e la stabilità: non riesce a usare il computer, ma riconosce che senza i programmi di ultima generazione non potrebbe permettersi tanta libertà creativa. PREMIÈRE Su Cult le voci di Asia e Africa Questo mese la proposta dei documentari di Cult (Sky 142) viaggia sul filo rosso delle “invasioni barbariche”, ovvero del rimescolio di popoli e culture determinato dal capitalismo globale. Mentre il vortice della ricchezza gira e risucchia dentro di sé i paesi più poveri, gli abitanti di Asia e Africa conoscono il primo gradino del benessere, se così si vuol chiamare un pasto assicurato da un lavoro alienante. “Se non ti piace cercatene un altro; tanto se non lo fai tu ci penserà il tuo vicino”, ribatte la madre di un giovane indiano che detesta il suo impiego in un call center: o così o pomì. +9122: Call center Bombay (il 9 aprile alle 21) osserva sei ragazzi che di giorno dormono e di notte telefonano negli Usa da uno stanzone illuminato al neon; tutti vedono gli States come il paese del Bengodi e si sottopongono bovinamente alle lezioni di “americanità” (accento e filosofia di vita) imposte dai datori di lavoro. China Blue (16 aprile alle 21), girato clandestinamente, ci farà guardare con occhi diversi i nostri bei pantaloni, molto probabilmente cuciti in Asia da gente tenuta in stato di para-schiavitù. Il pianista di Bagdad (23 aprile alle 21) attende con il più celebre interprete iracheno un visto salva-vita per gli Stati Uniti. Il ciclo si chiude il 30 aprile, a partire dalle 21, con gli ottimi Mamma please call me (come fa una famiglia filippina sparsa per il mondo a tenersi in contatto?) e Via dell’Esquilino (delle lezioni di italiano per immigrati ci fanno intravedere i loro sogni e la loro prospettiva sui nostri costumi). U URBAN ON LINE LA CITTÀ A PORTATA DI MOUSE. www.urbanmagazine.it URBAN 55
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