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Diritti e Servizi - Ricerca senza dimora

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non si pone in rapporto con il cittadino<br />

ma si assume solo un dovere.<br />

Questo ci spiega come ad affermazione<br />

fortissime di Leggi e Costituzioni<br />

in realtà non corrisponda un vero stato<br />

sociale.<br />

Per esempio nel 1793 viene promulgata<br />

la Costituzione Giacobina in Francia;<br />

gli art. 21, 22 e 23 sono di grande<br />

attualità perché prevedono che gli aiuti<br />

pubblici siano un sacro dovere e che<br />

debbano essere assicurati ai cittadini<br />

sia il lavoro sia i mezzi di sussistenza.<br />

La garanzia sociale consiste nell’azione<br />

di tutti per consentire il godimento<br />

di questi diritti a tutti e riposa nella<br />

sovranità dello Stato (art. 23). Questo<br />

concetto somiglia molto all’art.118 della<br />

nostra Costituzione così come all’art.<br />

3 (rimozione di ogni ostacolo all’espressione<br />

delle proprie potenzialità).<br />

In particolare l’art. 118 dice che<br />

questa garanzia è funzione di tutti i<br />

soggetti, quindi anche delle organizzazioni<br />

sociali. Si tratta, cioè, di un articolo<br />

che interpella concretamente anche<br />

una organizzazione come FIO.psd.<br />

Quindi lo Stato è il soggetto garante<br />

ultimo, e questo è stato detto nel 1793!!<br />

Ma si tratta di una missione perché i<br />

cittadini in questo modo nulla possono<br />

rivendicare.<br />

Dicevo che il terreno di partenza ero<br />

lo Stato liberale al quale si rifaceva anche<br />

la Costituzione italiana del 1862.<br />

Dello stesso anno è la prima legge in<br />

Italia sulla beneficenza. Quando nel<br />

1890 viene emanata la Legge Crispi siamo<br />

ancora nel campo del dovere unilaterale<br />

(lo Stato “deve fare”), mentre<br />

i cittadini possono, solo in taluni casi,<br />

esercitare degli interessi legittimi. Ciò<br />

significa che il cittadino in questa si-<br />

Tematica<br />

tuazione può solo pretendere che gli<br />

sia riconosciuto il diritto ma non la risposta<br />

concreta.<br />

Il graduale riconoscimento dei diritti<br />

sociali è frutto di molteplici spinte contrastanti<br />

e non di uno specifico movimento<br />

politico o sociale.<br />

È un processo a cavallo tra il XIX° ed<br />

il XX° secolo che vede coinvolti i conservatori<br />

Bismark e Crispi, i governi<br />

socialisti di Inghilterra e Francia, anche<br />

Roosvelt (liberal-progressista) negli<br />

USA.<br />

Il tutto è conseguenza dei processi di<br />

industrializzazione e di una democratizzazione<br />

dei processi decisionali.<br />

Ma il frutto di questo movimento è un<br />

compromesso tra esigenze contrastanti<br />

quali il bisogno di libertà e di uguaglianza,<br />

oppure spinte decisionistiche<br />

e autoritarie contrapposte a quelle di<br />

pluralismo.<br />

Nella seconda metà degli anni ’80 (XX°<br />

secolo) qualche economista sente il bisogno<br />

di uno Stato che detti nuove regole<br />

per lo stato sociale (in particolare<br />

il ritorno al dovere unilaterale). Si sviluppano<br />

nuove opinioni politico-culturali<br />

che dicono di una società cambiata,<br />

dove il potere è più diffuso. Per<br />

questo il potere dello Stato dovrebbe<br />

regredire, si dovrebbe dare spazio al<br />

binomio “solidarietà e libertà” (Friedman).<br />

Si parla nuovamente di uno Stato<br />

che deve fare da arbitro perché la<br />

risposta ai bisogni sociali sta al mercato,<br />

regolato dallo Stato, ma libero di<br />

esprimersi.<br />

Si dice che le condizioni sono cambiate<br />

ed il modello di Stato sociale costruito<br />

nel XX° secolo è un episodio<br />

della storia della civiltà che oggi va<br />

smantellato. Io credo che oggi possia-<br />

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