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Diritti e Servizi - Ricerca senza dimora

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care necessariamente lucidità e genialità<br />

irraggiungibili. Questo movimento<br />

chiede al territorio di farsi carico di questi<br />

malati, riconoscendo che i servizi sanitari<br />

sono solo uno dei soggetti chiamati<br />

ad intervenire per affrontare questa<br />

patologia.<br />

Tutto questo amplifica la questione riportando<br />

al centro l’autenticità e la dignità<br />

della persona soggetto e non oggetto<br />

di terapie avulse dalla realtà e<br />

orientate ad un semplice contenimento.<br />

L’esperienza citata ha avuto una valutazione<br />

positiva anche da parte delle<br />

persone coinvolte nel processo soprattutto<br />

grazie al fatto che hanno potuto<br />

ritrovare con l’ausilio degli operatori<br />

tempi e spazi di relazione maggiormente<br />

(ri)creativi della propria dimensione<br />

esistenziale e progettuale.<br />

PERCORSI DI ACCOMPAGNAMEN-<br />

TO AL DIRITTO E BUONE PRASSI<br />

Nel ripercorrere il tema del diritto alla<br />

salute si sono cercati quegli elementi<br />

che, nei presupposti e nella pratica, mostrassero<br />

limiti e potenzialità di un intervento<br />

tanto più urgente quanto imprescindibile<br />

nell’azione di aiuto e supporto<br />

alle persone <strong>senza</strong> <strong>dimora</strong>; ci accorgiamo<br />

peraltro di alcune contrapposizioni<br />

che vedono da un lato, pratiche<br />

di natura tipicamente assistenziale,<br />

supportate peraltro da una logica<br />

che vede i poveri come destinatari di<br />

quel “più” che viene prodotto in misura<br />

sovrabbondante rispetto alle necessità,<br />

e dall’altro pratiche orientate<br />

dal desiderio di promozione, ovvero<br />

capaci di conservare il desiderio dell’essere<br />

con oltre un generico essere per.<br />

Il tema della salute in un certo qual<br />

modo li supera entrambe e chiede una<br />

Tematica<br />

ricentratura sul soggetto e sulla singolarità<br />

affinché emerga una dignità spesso<br />

sottaciuta e marginalizzata.<br />

In questo è opportuno prospettare un<br />

duplice orientamento: da un lato il favorire<br />

politiche sociali in grado di<br />

aumentare protagonismo e partecipazione<br />

dei soggetti che vivono in stato<br />

di povertà, dall’altro identificare buone<br />

prassi circa il funzionamento delle<br />

strutture sanitarie rivolte alle persone<br />

<strong>senza</strong> <strong>dimora</strong>.<br />

Circa il primo aspetto, qui accennato<br />

brevemente, emerge il dibattito su quale<br />

forma di Welfare sia possibile investire<br />

perché alcuni diritti siano garantititi;<br />

da almeno quindici si teorizza da<br />

un lato la fine della conosciuta forma<br />

di Welfare State 47 , dall’altro si stenta a<br />

trovare una valida alternativa, si parla<br />

infatti di Welfare Mix, Welfare Community,<br />

Community Care, ecc… Non intendiamo,<br />

in questa sede, proporre nuovi<br />

paradigmi interpretativi circa future<br />

politiche orientate al benessere personale<br />

e collettivo ma desideriamo recuperare<br />

ciò che riteniamo valido per<br />

un efficace intervento in materia di tutela<br />

della salute delle persone <strong>senza</strong> <strong>dimora</strong>.<br />

Siamo concordi con l’assioma che attualmente<br />

tutto il tema delle vecchie<br />

povertà si lega fondamentalmente alla<br />

dimensione interrelazionale, anche detta<br />

nuova povertà, o per dirla in altro<br />

modo alle relazioni interpersonali, e che<br />

questa subisce quello che potremmo<br />

definire un deficit di socialità.<br />

Con deficit di socialità crediamo si esprima<br />

un sottoprodotto degli stili sia<br />

di vita sia di relazione capace di generare<br />

disagio per poi abbandonarlo a se<br />

stesso.<br />

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