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Diritti e Servizi - Ricerca senza dimora

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Tematica<br />

dal vuoto causato dal destrutturarsi di<br />

una organizzazione psichica che malgrado<br />

le difficoltà che crea al soggetto<br />

resta l’unica che, in mancanza di interventi<br />

esterni, gli offre una garanzia di<br />

sicurezza individuale.<br />

“G. dice che si è reso conto che non<br />

starebbe bene da nessuna parte, nelle<br />

condizioni in cui si trova. E che da solo<br />

non riesce a venirne fuori”.<br />

“M. parla anche dell’importanza di farsi<br />

aiutare. G.dice che anche lui è qui<br />

per farsi aiutare. G. dice che qui non<br />

si è mai sentito aiutato, poi ammette<br />

che forse lui non ha fatto nulla per farsi<br />

aiutare, per stare meglio”.<br />

“M., M., V. esprimono il bisogno, la necessità<br />

di avere un aiuto per risalire, in<br />

quanto moralmente e fisicamente sentono<br />

di avere toccato il fondo. Per V. farsi<br />

aiutare significa affrontare i problemi<br />

uno per volta con il sostegno di una<br />

guida. Secondo M. significa dare fiducia,<br />

non commettere gli stessi errori…”.<br />

Contenuti educativi<br />

L’accesso al mondo invisibile del disagio<br />

soggettivo si gioca all’interno di<br />

una gamma di possibilità tutte racchiuse<br />

tra due estremi o derive. La prima<br />

è quella della negazione. Questo atteggiamento<br />

a livello psichico corrisponde<br />

alla difficoltà del soggetto a dare rilevanza<br />

a cause del proprio disagio ritenute<br />

reali ma insignificanti. Questo<br />

giudizio di valore può essere la conseguenza<br />

di una consapevolezza rimossa<br />

per quanto riguarda la difficoltà individuale<br />

a rapportarsi con dati problematici<br />

o di una reale incapacità a misursi<br />

con l’aspetto psichico perché nuovo<br />

o inimmaginabile dentro la propria<br />

storia.<br />

66<br />

Nella prima situazione il lavoro educativo<br />

mirerà a lavorare sull’evidenziazione<br />

e accettazione del limite, di<br />

cui il soggetto è portatore, inteso come<br />

condizione esistenziale e non come giudizio<br />

di valore sulla persona. A individuare<br />

le aree della propria fragilità<br />

come presupposto per dotarsi di strumenti<br />

adatti per affrontarle o per scegliere<br />

volutamente di non misurarsi<br />

con ciò che rappresenta un problema<br />

troppo grosso da affrontare.<br />

Nella seconda situazione il lavoro educativo<br />

dovrà porsi la finalità di aiutare<br />

il soggetto a ridefinire il valore dato ad<br />

alcuni oggetti psichici. In questo modo<br />

il lavoro relazionale si strutturerà come<br />

aiuto per ridefinire l’universo psichico<br />

individuale. È emblematica al riguardo<br />

la consapevolezza di quanto<br />

poco peso sia dato alla capacità riflessiva<br />

come strumento di tutela della propria<br />

interiorità e quanto questa mancanza<br />

pesi sulla disponibilità dei soggetti<br />

a prendersi cura di se stessi.<br />

La seconda deriva è rappresentata dalla<br />

devastazione psichica. “M. la mia<br />

situazione psico-fisica è devastata, è meglio<br />

che mi butti subito dal 3° piano<br />

perché comunque mi sto ammazzando<br />

lentamente”. Con questa denominazione<br />

si allude all’atteggiamento individuale<br />

di riconoscere su di se tutti<br />

i mali possibili. Sfortune, sventure, responsabilità<br />

sociali e individuali, tutto<br />

viene riconosciuto come parte della<br />

propria storia. Questo atteggiamento<br />

oltre che demotivante rende impossibile<br />

una reale valutazione della situazione<br />

soggettiva causando una indifferenziata<br />

possibilità progettuale.<br />

Il risultato è spesso un buon percorso<br />

del soggetto nella fase iniziale ma con

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