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Diritti e Servizi - Ricerca senza dimora

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Tematica<br />

acuzie a carattere infettivo o dermatologico.<br />

Ancora una volta riscopriamo<br />

come il modello medico sanitarizzante<br />

rischia di essere deficitario in confronto<br />

ad un modello capace di salvaguardare<br />

tutte le dimensioni esistenziali del<br />

soggetto (psichica, biologica e sociale)<br />

che pone al tempo stesso le condizioni<br />

perché esse si esprimano.<br />

Il tema appena accennato circa la<br />

coscienza dell’essere malati, o forse dovremmo<br />

dire della necessità di mantenersi<br />

in salute, è un dato che assume<br />

caratteristiche diverse a seconda<br />

del livello di istruzione. Come hanno<br />

rilevato Vinei e Capri (1994) la modalità<br />

d’uso dei servizi sanitari, siano essi<br />

pubblici o sanitari, variano a seconda<br />

del livello di istruzione, ma ancora<br />

più si evidenzia l’esistenza di una<br />

chiara associazione tra la classe sociale<br />

(misurata a partire dalla condizione<br />

professionale e dal titolo di studio) e<br />

la probabilità di avere una malattia in<br />

stadio più avanzato al momento del<br />

ricovero. Non solo, dobbiamo rilevare<br />

anche come le persone sono diversamente<br />

curate ed hanno un diverso accesso<br />

ai servizi sanitari a seconda del<br />

livello di reddito ed ancora, del diverso<br />

livello di istruzione. Poiché la maggior<br />

parte dei <strong>senza</strong> <strong>dimora</strong> ha un livello<br />

di istruzione medio basso (le statistiche<br />

ci dicono che solo il 12% ha una<br />

licenza media superiore o una laurea<br />

41 ) vediamo realizzata un nefasta<br />

profezia che si auto avvera capace di condurre<br />

la persona a rinunciare all’accesso<br />

secondo quella pratica tipica dei<br />

<strong>senza</strong> <strong>dimora</strong> definita "adattamento<br />

per rinuncia" (Gui, 1995). In realtà tale<br />

“scacco” è anche determinato da altri<br />

fattori e dall’intreccio di storie e fatti<br />

52<br />

che hanno caratterizzato e caratterizzano<br />

la relazione del soggetto con il<br />

mondo esterno. Dinieghi, mancanza<br />

di flessibilità e disponibilità ad una presa<br />

in carico di natura olistica conducono<br />

inevitabilmente la persona ad una<br />

resa che si specifica su ogni piano: su<br />

quello sociale, su quello della salute<br />

mentale su quello del benessere più in<br />

generale.<br />

Credo sia possibile affermare che per le<br />

persone <strong>senza</strong> <strong>dimora</strong>, anche quelle<br />

maggiormente strutturate, la percezione<br />

del proprio corpo sia sempre oggettivamente<br />

difficile nel confronto con<br />

una “normalità” ed una diffusa “percezione<br />

sociale” che fa del proprio corpo<br />

oltre che il mezzo per la relazione<br />

con gli altri anche la sede di un benessere<br />

visibile. Ci troviamo in un clima<br />

di società del fitness nella quale c’è un<br />

paradossale bisogno di esorcizzare<br />

qualcosa o qualcuno allo scopo di affermare<br />

e confermare un generale<br />

“ben-essere”. La marginalizzazione, vale<br />

la pena ricordarlo, è anche un processo<br />

eteroindotto nel quale chi ha meno<br />

strumenti di interpretazione critica<br />

vi soccombe.<br />

Il corpo, nella visione del <strong>senza</strong> <strong>dimora</strong>,<br />

che diventa oggetto è ciò che può<br />

essere sottoposto ad altre regole. Dal<br />

momento che gli oggetti possono essere<br />

alienati, manipolati, scambiati, venduti<br />

o comperati non c’è da stupirsi<br />

che in alcuni casi avvenga questa trasformazione:<br />

la persona <strong>senza</strong> <strong>dimora</strong><br />

arriva a considerare il proprio corpo come<br />

puro oggetto, con pura oggettualità.<br />

Prostituzione, esercizio della sessualità<br />

in luoghi pubblici, assolvimento<br />

dei bisogni fisiologici dove capita,<br />

superano il problema del pudore e del

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