ACHILLE SERRAO - Poeti del Parco
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DOMENICO PICCINNI<br />
Nacque nel 1764 a Napoli dove morì nel 1837. “Venett’a lluce lo Sissantaquatto/<br />
Micco Piccinni de Giovanno figlio, / ’Ntanto Napole stea tutto a resbiglio / Ca la famma<br />
a lo ppane dea lo sfratto” (Venne alla luce nel Sessantaquattro / Domenico Piccinni<br />
figlio di Giovanni / Mentre Napoli era tutta in fermento / Perché la fame aveva dato<br />
lo sfratto al pane). Così il poeta nel sonetto autobiografico “Il mio ritratto”. Negli ultimi<br />
due versi si allude alla carestia napoletana <strong>del</strong> 1763 che flagellò il regno di Ferdinando<br />
IV, da poco succeduto a Carlo di Borbone. Ma, a parte questo contrassegno <strong>del</strong>la nascita,<br />
nella vita di Piccinni sono assenti avvenimenti di rilievo. Nipote <strong>del</strong> celebre compositore<br />
Niccolò, il nostro autore tentò la via <strong>del</strong>l’arte come pittore, ma con risultati<br />
mediocri. Il Martorana 1 informa: “…impiegato nel Ministero <strong>del</strong>la Polizia generale,<br />
perdè l’impiego e si ridusse in uno stato compassionevole”, tanto da venir soccorso<br />
dall’inglese Mattias, suo ammiratore, che gli assegnò una modica pensione.<br />
Scrisse melodrammi e opere buffe per i teatri S. Carlo, Fondo, Nuovo e Fiorentini<br />
e collaborò intensamente con i musicisti Spontini e Sartorio.<br />
Poeta estrosissimo e fecondo con una spiccata attitudine per la poesia estemporanea,<br />
Piccinni scrisse molto, spesso affidando la sua produzione a giornali e fogli<br />
volanti. 2 Ci restano in volume: Dialoghielle e favolelle (Napoli, De Bonis, 1820), la<br />
raccolta di Poesie napoletane (Napoli, Starita, 1826) e Poesie italiane e in dialetto<br />
napoletano (Napoli, Cataneo, 1827). Piccinni è assente dai maggiori repertori ufficiali<br />
e dalle grandi rassegne di poesia dialettale napoletana.<br />
Le poesie antologizzate sono tratte dal volume Poesie napoletane, Napoli, R. Starita,<br />
1826. Traduzione e note di A. Serrao.<br />
NOTE<br />
1 P. Martorana, Notizie biografiche e bibliografiche degli scrittori <strong>del</strong> dialetto napoletano, Napoli,<br />
Chiurazzi, 1874;<br />
2 I testi venivano stampati sulle cosiddette “pianete”, foglietti con fauste predizioni (oroscopi),<br />
distribuite da mendicanti o da suonatori di organetti di barberia, cioè piccoli organi ambulanti<br />
montati su ruote. La pratica è continuata anche nel sec. XIX e annovera numerosissimi poeti,<br />
fra i quali, si vedrà, Marco D’Arienzo.<br />
BIBLIOGRAFIA DELLA CRITICA<br />
B. Croce, I teatri di Napoli dal Rinascimento alla fine <strong>del</strong> XVIII secolo, Bari, Laterza, 1947.<br />
R. Liberatore, Del dialetto napoletano, in “Annali civili <strong>del</strong> Regno di Napoli”, vol. XIV,<br />
1837.<br />
P. Napoli- Signorelli, Vicende <strong>del</strong>la coltura nelle due Sicilie, Tomo VII, Napoli, Orsini, 1810.<br />
C. Schmild, Dizionario universale dei musicisti, Milano, Sonzogno, 1929.<br />
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