31.05.2013 Views

La viabilità che cambia - jesi e la sua valle

La viabilità che cambia - jesi e la sua valle

La viabilità che cambia - jesi e la sua valle

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

26 | xxxxxxxxxx<br />

Il Rosa Papa Tamburi a<br />

CECCHI CAROTTI<br />

e<br />

di Dino Mogianesi<br />

Incontro Carlo Cecchi nel suo casa–studio.<br />

Ingombro di tele, pennelli, pieno di opere e,<br />

soprattutto, di carta. Non di carte, ma proprio<br />

di carta. Ama usare <strong>la</strong> carta come supporto,<br />

strati sovrapposti. <strong>La</strong> col<strong>la</strong> salda i fogli, tira e<br />

<strong>la</strong> superficie diventa rugosa.<br />

«Mi piace questo modo di <strong>la</strong>vorare. I colori<br />

oleosi <strong>che</strong> adopero prendono matericità,<br />

come un frottage, <strong>la</strong>sciano un segno deciso,<br />

forte, ma scabro. Mi piace pensare <strong>che</strong> il<br />

disegno e <strong>la</strong> pittura si distendono su qualcosa<br />

<strong>che</strong> ha una storia. Così il segno assume un<br />

intento concettuale, <strong>che</strong> è poi l’orizzonte da<br />

cui sono partito agli inizi del mio percorso.»<br />

Nelle tue opere affastelli cose, ricordi, suggestioni.<br />

Oggetti, animali, porte… perché?<br />

«È come <strong>la</strong> sera. Quando il tempo resta<br />

sospeso e tutto si fa contemporaneo. Ti alzi<br />

al mattino e sei in balìa del tempo. Prendi il<br />

caffè poi ti <strong>la</strong>vi poi ti vesti poi incontri o non<br />

incontri poi vai lì poi là, poi, poi… tutto è nel<br />

tempo. Al<strong>la</strong> sera, ripensi a quanto è successo<br />

scandito dall’orologio e tutto è presente<br />

simultaneamente, senza profondità, tutto<br />

insieme, nel<strong>la</strong> mente <strong>che</strong> vede tutto come<br />

se il tempo non lo avesse toccato. Un pitto-<br />

<strong>La</strong> Pinacoteca civica, con i proventi del “Rosa Papa Tamburi”, acquisisce<br />

due opere di Carlo Cecchi e due di Fabrizio Carotti.<br />

re <strong>che</strong> amo è Piero del<strong>la</strong> Francesca. Quel<strong>la</strong><br />

<strong>sua</strong> immobilità <strong>che</strong> non è fissità, ma presenza,<br />

immediatezza; nell’attimo c’è l’infinito<br />

presente. Del resto, l’artista non è tenuto a<br />

prevedere. Si <strong>la</strong>scia andare. Non deve giustificarsi.<br />

Non preventivamente. Semmai,<br />

può farlo dopo. Può, dopo, ricostruire <strong>la</strong><br />

“scena del crimine”.»<br />

Vedo <strong>che</strong> stai <strong>la</strong>vorando proprio attorno al<strong>la</strong><br />

Madonna di Piero.<br />

«Mi interessa il rapporto maschile–femminile,<br />

questa alterità irriducibile, ma inevitabile.<br />

E lo colgo an<strong>che</strong> nei grandi del passato. In<br />

quel<strong>la</strong> Donna <strong>che</strong> dà <strong>la</strong> vita all’Uomo.<br />

Questa donna forte, <strong>che</strong> conserva <strong>la</strong> vita e<br />

<strong>che</strong> l’accudisce. E questo uomo incerto,<br />

<strong>che</strong> vive sul limite, sul<strong>la</strong> soglia…<br />

…spesso vedo citata, nei tuoi quadri, una<br />

porta…<br />

«…perché <strong>la</strong> porta è soglia, appunto, limite,<br />

<strong>che</strong> chiude e apre, fuori e dentro. <strong>La</strong> porta<br />

è semiaperta per dare una prospettiva, <strong>la</strong><br />

fuori (o <strong>la</strong> dentro?) c’è altro, l’altro, l’incontro,<br />

<strong>la</strong> scoperta. <strong>La</strong> porta apre, ma può<br />

an<strong>che</strong> chiudere. Io <strong>la</strong> <strong>la</strong>scio aperta, almeno<br />

un po’, sulle paure e sulle speranze.<br />

L’artista, in fondo, è un esorcista; esorcizza<br />

le paure sue e di tutti.»<br />

Ma perché, ancora, tutti quegli oggetti e<br />

animali nei tuoi disegni?<br />

«Gli oggetti sono materiali, significanti. Non<br />

sopporto il virtuale, <strong>che</strong> trovo volgare. Amo<br />

<strong>la</strong> fisicità, così affascinante. Togli <strong>la</strong> funzione<br />

all’oggetto e diventa segno estetico e gusto<br />

etico. Negli oggetti c’è una storia, una suggestione.<br />

Raccontano ed evocano. Non mi<br />

interessano i legami logici, preferisco quelli<br />

sotto traccia, i richiami subliminali delle<br />

emozioni.»<br />

Mi rega<strong>la</strong> “Martirio”, l’ultimo libro di cui è<br />

coautore con Vittorio Graziosi.<br />

«Vedi questa macchina fotografica in copertina?<br />

Vecchia e rovinata dal tempo? È una<br />

macchina fotografica tedesca, <strong>che</strong> zio<br />

Francesco, ragazzo partigiano, trucidato a<br />

Montecappone, regalò ad una bellissima<br />

ragazza di Precicchie per sdebitarsi dell’ospitalità<br />

e come pegno d’amore. Fu l’ultima volta<br />

<strong>che</strong> si videro. Capisci <strong>che</strong> storie può racchiudere<br />

un oggetto? E <strong>che</strong> carica di emozioni e<br />

sentimenti? Vedi questa teiera accostata al<br />

profilo di Gino De Dominicis? Volevo dire <strong>la</strong>

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!