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Trovare stimoli all’attività edilizia e ri<strong>la</strong>nciare <strong>la</strong> città: questo l’improbo compito di Bucci Assessore nuovo, problemi vecchi di F<strong>la</strong>vio Donati il punto | 7 Da qual<strong>che</strong> settimana Mario Bucci è il nuovo assessore all’urbanistica. Prende il posto di Cinzia Napolitano <strong>che</strong> resta in giunta mantenendo <strong>la</strong> delega per l’ambiente cui aggiunge quel<strong>la</strong> per <strong>la</strong> ricerca di finanziamenti nazionali ed europei. Un rimesco<strong>la</strong>mento di competenze <strong>che</strong> ha peraltro interessato an<strong>che</strong> altri assessorati: quello ai <strong>la</strong>vori pubblici <strong>che</strong> riceve dal sindaco <strong>la</strong> delega al patrimonio e quello ai servizi socio-educativi <strong>che</strong> acquisisce le politi<strong>che</strong> giovanili già in capo all’assessorato al<strong>la</strong> cultura. Aggiustamenti nel<strong>la</strong> composizione e nelle competenze <strong>che</strong> sarebbe tuttavia riduttivo ricondurre a semplice “manutenzione” dell’amministrazione comunale. <strong>La</strong> nomina di Mario Bucci all’urbanistica è infatti molto rilevante sia per <strong>la</strong> delicatezza del settore <strong>che</strong> per l’oggettivo peso specifico del nuovo assessore, <strong>che</strong> ha con il sindaco un rapporto più <strong>che</strong> decennale di conoscenza e di reciproca stima. Un rapporto dovuto al fatto <strong>che</strong> Bucci, 64 anni, ha ricoperto il ruolo di direttore del consorzio Zipa fino al suo pensionamento avvenuto nel 2011. Consorzio di cui il sindaco Bacci è stato a lungo consigliere e vice presidente avendo quindi modo di apprezzare le capacità e <strong>la</strong> disponibilità del nuovo assessore. Che, sia detto per inciso, ha peraltro rinunciato al<strong>la</strong> <strong>sua</strong> indennità di assessore accettando l’incarico come una sorta di dovere civile. L’importanza dell’assessorato all’urbanistica è ovvia in quanto, da sempre, decide l’assetto del<strong>la</strong> città. Oggi però <strong>la</strong> <strong>sua</strong> importanza è accentuata da due fattori concomitanti: <strong>la</strong> crisi economica e <strong>la</strong> stagnazione demografica. Mancano cioè i soldi per gli interventi edilizi e non sono più pensabili nuove urbanizzazioni su <strong>la</strong>rga sca<strong>la</strong>. Si tratta dunque di dare spazio agli interventi di recupero del patrimonio edilizio esistente. Magari riducendo, per questo tipo di interventi, il peso degli oneri di urbanizzazione <strong>che</strong> <strong>la</strong> precedente giunta aveva invece maldestramente aumentato nel<strong>la</strong> speranza di tenere a gal<strong>la</strong> un bi<strong>la</strong>ncio ma<strong>la</strong>ndato. Speranza in realtà mal riposta perché i maggiori costi hanno ulteriormente ridotto gli interventi edilizi senza portare maggiori entrate. <strong>La</strong> questione è peraltro strategica e non contingente. Il recupero del<strong>la</strong> città edificata, <strong>che</strong> è ragionevolmente l’unica strada percorribile per riattivare l’edilizia e con essa dare una buona spinta all’economia in generale, non può infatti essere gestita con <strong>la</strong> so<strong>la</strong> leva delle cubature. Cioè, non è pensabile immaginare una città rinnovata nei borghi <strong>che</strong> abbia <strong>la</strong> stessa densità edilizia dell’esistente. Compito difficile <strong>che</strong> richiede, per gli interventi di riqualificazione più rilevati, <strong>la</strong> stipu<strong>la</strong> di convenzioni con i privati più attente agli interessi del<strong>la</strong> collettività <strong>che</strong> a quelli dei privati stessi. Per fare solo un esempio, convenzioni diverse da quel<strong>la</strong> <strong>che</strong> ha rego<strong>la</strong>to il recupero dell’area Mercantini con <strong>la</strong> realizzazione del nuovo par<strong>che</strong>ggio interrato. Convenzione legittima, come ha certificato il tribunale, e tuttavia certo non vantaggiosa per <strong>la</strong> città <strong>che</strong> ha perso una via pubblica e si trova un monolite in cambio di un par<strong>che</strong>ggio totalmente inutilizzato. Convenzioni ponderate dunque, <strong>che</strong> devono tuttavia basarsi su un ben codificato sistema di regole <strong>che</strong> non facciano cioè temere al privato discriminazioni o preferenze <strong>che</strong> farebbero purtroppo rimandare gli interventi più importanti a tempi migliori o ad amministrazioni più benevole. Regole <strong>che</strong> andrebbero dunque approvate da tutti, maggioranza ed opposizione, a testimonianza di un’idea condivisa di città. Una condivisione delle regole <strong>che</strong> sarebbe necessaria an<strong>che</strong> a livello nazionale. Una condivisione <strong>che</strong> l’esito del voto e l’incontaminata purezza dei “grillini” ha però allontanato <strong>la</strong>sciando sul campo solo un impossibile “governissimo”, in cui le regole rappresenterebbero però un corol<strong>la</strong>rio del tutto marginale, ed un ritorno al voto con le stesse regole e le stesse incertezze sul futuro. Il futuro, purtroppo, non dei partiti e dei movimenti, bensì degli italiani.