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Testo letterario e ipertesto - National University of Ireland, Galway

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quotidianità’ (Balboni, 2002: 142), quando si riesce ad organizzarle, esaminarle,<br />

discuterne in modo critico basandosi su nozioni linguistiche, stilistiche e culturali,<br />

allora si è acquisita una competenza letteraria; il grado di tale competenza verrà<br />

stabilito dalla pr<strong>of</strong>ondità e accuratezza nel riconoscimento delle peculiarità del testo<br />

<strong>letterario</strong>, poetico o in prosa che sia. Le ‘deviazioni’ prese in considerazione da Balboni<br />

si basano su una serie di ‘scelte’ che avvengono su vari livelli, come le ‘scelte testuali<br />

[…]; scelte relative al lessico e alle figure retoriche […]; scelte morfosintattiche […];<br />

scelte fonologiche e grafiche […]; scelte pragmatiche’ (Balboni, 2004: 27-30) 19 .<br />

Afferma Balboni:<br />

Insegnare «letteratura» significa insegnare a «leggere» queste deviazioni, che<br />

rendono «<strong>letterario</strong>» un testo – anche se il fatto che ci siano le caratteristiche<br />

formali non è sufficiente a fare un «buon» testo. Il «valore» di un testo è dato<br />

anche dal suo tema, dal suo contenuto, dalle idee, dalle emozioni che veicola<br />

[…] (2004: 30).<br />

Ai fini del nostro discorso, risulta interessante la citazione che l’autore trae da Umberto<br />

Eco sulla lettura di un testo <strong>letterario</strong>:<br />

La lettura di opere letterarie ci obbliga ad un esercizio della fedeltà e del rispetto<br />

nella libertà di interpretazione. C’è una pericolosa eresia critica, tipica dei nostri<br />

giorni, per cui di un’opera letteraria si può fare quello che si vuole […]. Non è<br />

vero. Le opere letterarie ci invitano alla libertà dell’interpretazione, perché ci<br />

propongono un discorso su molti piani di lettura e ci pongono di fronte alle<br />

ambiguità del linguaggio e della vita. Ma per procedere in questo gioco, per cui<br />

ogni generazione legge le opere letterarie in modo diverso, occorre essere mossi<br />

19 Tre le scelte testuali indicate dall’autore c’è quella del genere dell’opera letteraria, il genere scelto<br />

dall’autore che corrisponde ad una ‘sua grammatica’ (Balboni, 2004: 27) e ‘far scoprire agli studenti la<br />

natura del genere […], ha una duplice valenza:<br />

Offre allo studente che sta imparando a diventare un lettore una chiave di accesso al testo;<br />

Permette di valutare la scelta dall’autore tra l’obbedienza alle regole del genere, o la loro<br />

frantumazione, integrazione, commistione con quelle di altri generi (ivi: 28).<br />

Vi è poi la scelta della ‘struttura narratologica’ e dell’uso esclusivo della lingua o la commistione tra<br />

lingua e altri linguaggi, tra un testo pensato per la carta o per il palcoscenico o per Internet; c’è la<br />

decisione di impostare un’opera chiusa e conclusa in sé oppure aperta all’interpretazione del lettore […]<br />

(ibid.). Tra le scelte lessicali che l’autore menziona vi sono quelle inerenti all’ ‘aspetto sociolinguistico’<br />

[…], il rapporto tra denotazione e connotazione […], tra chiarezza e ambiguità […]’ (ibid.). Riguardo alle<br />

scelte morfosintattiche l’autore suggerisce la ‘scelta paratattica estrema di alcuni scrittori […] che<br />

fondano la loro scrittura sulla coordinazione’ o la ‘scelta ipotattica basata sulla subordinazione […] fino<br />

al superamento della morfosintassi in Tondelli o Brizzi. [...] È da scelte morfosintattiche che deriva anche<br />

il ritmo del testo. […].’ (ivi: 30). Rientrano nelle scelte fonologiche ‘la rima, il ritmo, le allitterazioni –<br />

caratteristiche tipiche della poesia (parlata o cantata) ma non limitate ad essa, se si pensa che la cura<br />

fonologica è essenziale per i testi teatrali ed è presente anche in molta prosa’ (ibid.). Le scelte<br />

pragmatiche sono quelle che riguardano ‘la fedeltà o la devianza rispetto alla pragmatica quotidiana […]<br />

pragmatica, che governa l’uso sociale della lingua […]; meno appariscente è invece l’astrattezza<br />

pragmatica di tanta letteratura «realistica», in cui l’apparente adesione dei dialoghi alle regole d’uso<br />

quotidiano è raggiunto attraverso meccanismi linguistici estremamente artefatti, che non hanno nulla a<br />

che vedere con i tratti tipici del parlato’ (ibid.).<br />

19

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