qui - Istituto del Nastro Azzurro
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GENNAIO 2010<br />
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ETTORE VIOLA<br />
di Pietro e di Maria Castelli, nacque a Villafranca in Lunigiana di Massa il 21 aprile 1894. Compiuti gli<br />
studi secondari, a diciassette anni fu ammesso volontario nell’Amministrazione Ferroviaria e, chiamato<br />
alle armi con la sua classe nel novembre 1914, venne assegnato all’88° Reggimento Fanteria. Trattenuto<br />
in servizio per mobilitazione, il 24 maggio 1915, raggiunse Bassano ed entrò in guerra contro l’Austria<br />
nel settore di Monfalcone. Promosso sottotenente di complemento di fanteria nel 75° Reggimento, nell’ottobre<br />
1915, a M. Sei Busi, fu decorato di due Medaglie d’Argento al Valor Militare rispettivamente<br />
il 18 maggio a Monfalcone e il 4 luglio 1916 a q. 121, ove rimase ferito. Già trasferito in Servizio<br />
Effettivo per Merito di guerra e promosso tenente, si condusse con grande valore nei combattimenti di<br />
S. Maria e di S. Lucia di Tolmino e, dopo, il ripiegamento verso il Piave, col 149° Reggimento combatté<br />
sul M. Tomba per contrastare l’avanzata austriaca. Promosso capitano, passò, a domanda, nel VI<br />
Reparto d’Assalto e, per l’azione di sorpresa sul Grappa da lui guidata con abilità e coraggio, sebbene<br />
ferito, a Cà Tasson il 18 maggio 1918, fu insignito <strong>del</strong>la Croce di Cavaliere <strong>del</strong>l’Ordine Militare di<br />
Savoia e nominato Conte di Cà Tasson.<br />
Sempre al comando <strong>del</strong>la sua Compagnia Arditi, per altra audace impresa alla testata di Val Seren fu decorato di Medaglia d’Oro<br />
al V.M. con d. l. 29 maggio 1919 con la seguente motivazione:<br />
“Comandante di una compagnia arditi, la condusse brillantemente all’attacco di importanti posizioni, sotto l’intenso tiro di artiglieria e mitragliatrici<br />
avversarie. Avute ingenti perdite nella compagnia, magnifico esempio di audacia e di ardimento, con un piccolo nucleo di uomini continuò<br />
nell’attacco e giunse per primo, con soli tre dipendenti, nella posizione da occupare. Caduti molti ufficiali di altri reparti sopraggiunti, assunse il<br />
comando di quelle truppe e con esse e con i pochi superstiti <strong>del</strong>la sua compagnia respinse in una notte ben undici furiosi contrattacchi nemici, sempre<br />
primo nella lotta. Rimasto solo, circondato dagli avversari e fatto prigioniero, dopo tre ore si liberò con violento corpo a corpo <strong>del</strong>la scorta che<br />
lo accompagnava, e rientrato nelle nostre linee, con mirabile entusiasmo, riprese immediatamente il comando di truppe, respingendo con fulgida<br />
tenacia nuovi e forti contrattacchi <strong>del</strong> nemico, incalzandolo per lungo tratto di terreno e infliggendogli gravissime perdite. - Monte Grappa, 16-17<br />
settembre 1918”.<br />
Dopo aver preso parte all’impresa di Fiume con D’Annunzio, fu collocato a riposo per infermità dipendente da causa di guerra e<br />
iscritto nel ruolo speciale. Datosi alla vita politica, fu eletto Deputato per la circoscrizione <strong>del</strong>la Toscana nella XXVII legislatura e<br />
contemporaneamente fu nominato Presidente <strong>del</strong>l’Associazione Nazionale Combattenti. Dal 1926 si trasferì in Cile per ragioni politiche<br />
e rientrò in Italia nell’aprile 1944. Nominato Consultore Nazionale, fu ancora Presidente <strong>del</strong>l’Associazione Combattenti e<br />
Deputato al Parlamento.<br />
Morì il 25 febbraio 1986 e, per privilegio speciale, come analogamente fatto per il Maresciallo d’Italia Gaetano Giardino (con la<br />
moglie Margherita Iahn Rusconi), è sepolto nel Sacrario Militare <strong>del</strong> Monte Grappa insieme ai suoi Arditi ed ai Fanti ed Alpini<br />
Caduti nella Battaglia <strong>del</strong> Solstizio.<br />
DAL DIARIO MANOSCRITTO DI ETTORE VIOLA<br />
Alla cerimonia per la solenne consegna dei vessilli alle legioni <strong>del</strong> mio gruppo (<strong>del</strong>la Milizia - n.d.r.) presenziò<br />
Mussolini, il quale dopo un mio discorso d’occasione, mi abbracciò e baciò affettuosamente.<br />
Era l’epoca d’oro dei miei rapporti con il duce.<br />
Il poeta Fausto Salvatori e l’architetto Armando Brasini ebbero bisogno di presentargli un loro progetto, e fui io ad<br />
accompagnarli a palazzo Chigi; presi l’iniziativa, d’accordo con pochi amici, di organizzare la Legione Azzurra fra<br />
Decorati al Valor Militare, fui io ad informarne Mussolini, il quale mi disse: “Il nome non mi piace. Preferisco quest’altro:<br />
<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>”; e mentre già dava <strong>del</strong> voi a tutti quanti, e trattava Renato Ricci come si tratta un<br />
caporale, con me era ancora cordiale e potrei dire rispettoso.<br />
Alla cerimonia inaugurale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, che si celebrò in Campidoglio, io fui l’oratore ufficiale. Volle<br />
che si desse il maggior rilievo, e lui stesso presenziò personalmente all’evento per consegnarci l’orifiamma.<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Le origini <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> risalgono ai primi mesi <strong>del</strong> 1923 quando,<br />
sull’onda di una sorta di riscatto storico e morale <strong>del</strong>le glorie <strong>del</strong>la prima guerra mondiale,<br />
che per l’Italia costituiva soprattutto il completamento <strong>del</strong>la propria costituzione<br />
territoriale come nazione unitaria sorta dal Risorgimento, un gruppo di eroici<br />
Decorati al Valor Militare <strong>del</strong>la “Grande Guerra”, decisero che la testimonianza <strong>del</strong>l’eroismo<br />
sancito dalle Decorazioni al Valor Militare dovesse essere custodita e rappresentata<br />
in un <strong>Istituto</strong> i cui soci di diritto potevano essere esclusivamente i titolari di tali<br />
Decorazioni.<br />
Il “Consiglio dei 10” si può considerare l’organismo fondatore <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> che fu costituito,<br />
inizialmente col nome di “Legione Azzurra”, in un’assemblea presieduta dal Gen. Pirzio Biroli, svoltasi<br />
presso gli uffici di Roma <strong>del</strong>l’Associazione Umbra in Via <strong>del</strong>le Finanze n.6, il 24 febbraio 1923. Sul verbale<br />
<strong>del</strong>la riunione i nomi dei componenti <strong>del</strong> Consiglio dei 10 sono scritti in ordine alfabetico ed in tale ordine<br />
furono numerate anche le tessere. Essi sono: Acerbo, Balbo, Bronci, Casagrande, De Vecchi, Guzzoni,<br />
Paolucci, Pellizzari, Simoni, Viola. Si costituì anche il “Comitato di Organizzazione e Propaganda” composto<br />
come segue: Viola, Barni, Benedetti, Stelluti Scala, Copelli, Guzzoni, Pellizzari, Montanari, Amicarelli,<br />
Mazzari, Pucci, Greco ed altri.<br />
In effetti i veri Soci Fondatori <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> furono la Medaglia d’Oro Ettore Viola ed il Pittore Maurizio<br />
Barricelli che si incontrarono più volte nella primavera <strong>del</strong><br />
1923 al Caffè Aragno e si misero d’accordo per costituire<br />
l’“Associazione <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>”; vennero successivamente<br />
cooptati l’allora Maggiore Simone Simoni e l’avv. Umberto<br />
Guzzoni. Così, fu dato il via all’organizzazione e furono chiamati<br />
a far parte <strong>del</strong>l’Associazione altri amici decorati al Valor<br />
Militare tra cui la M.O. Amilcare Rossi. Il primo Segretario<br />
Generale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> fu Maurizio Barricelli. Essi vollero che<br />
come data di nascita fosse scelta quella <strong>del</strong> 26 marzo per ricordare<br />
che 90 anni prima, con Regio Viglietto <strong>del</strong> 26 Marzo 1833,<br />
Carlo Alberto istituiva la Medaglia d’Oro e la Medaglia<br />
d’Argento al Valor Militare.<br />
La data ufficiale di costituzione <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong><br />
<strong>Azzurro</strong>, in realtà, può essere fissata al 21 aprile di quell’anno<br />
quando, con una cerimonia particolarmente solenne, il Capo<br />
<strong>del</strong> Governo consegnò al Comitato Centrale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong>,<br />
nell’Aula Senatoria <strong>del</strong> Campidoglio, l’Orifiamma Nazionale.<br />
A tale evento erano presenti: Copelli, Barricelli, Barni, Viola,<br />
Bronci, Simoni, Natale, Rocchi, Stelluti Scala, Barbieri,<br />
Guzzoni, Pellizzari, Benedetti, Del Vecchio, Trombetti. Tutti<br />
questi debbono pertanto essere considerati i soci fondatori.<br />
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27 Mer - Festa <strong>del</strong>la Giustizia Militare<br />
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festa <strong>del</strong> corpo <strong>del</strong> sovrano<br />
militare ordine di malta
IL NASTRO AZZURRO<br />
La gran massa degli iscritti nei primi<br />
dodici anni di vita <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> fu costituita<br />
unicamente da reduci <strong>del</strong>la prima<br />
guerra mondiale, molti dei quali anziani<br />
ufficiali di grado elevato.<br />
Dopo il <strong>del</strong>itto Matteotti le cose cominciarono<br />
a cambiare e coloro che avevano<br />
costituito il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> (tra cui la<br />
M.O. Ettore Viola, già Presidente dei<br />
Combattenti) si trovarono in difficoltà. Il Congresso di Sassari<br />
(marzo - aprile 1925) fu chiamato 2° Congresso <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong>. In<br />
realtà esso fu il primo vero Congresso perché quello <strong>del</strong> novembre<br />
1923 fu soltanto la riunione ufficiale <strong>del</strong> Consiglio Nazionale e<br />
dei pochi soci fondatori. AI Congresso di Sassari l’<strong>Istituto</strong> cadde<br />
sotto il controllo dei fascisti; la M.O. Ettore Viola, già sostituito<br />
anche quale Presidente <strong>del</strong>l’Associazione Combattenti, non poté<br />
neppure parlare.<br />
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L’ESTROMISSIONE DI ETTORE VIOLA DA PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE COMBATTENTI<br />
Il congresso <strong>del</strong>l’Associazione Nazionale Combattenti, tenutosi ad Assisi <strong>del</strong> 1924 si era aperto il 27 luglio, poco tempo<br />
dopo le conseguenze terribili <strong>del</strong> <strong>del</strong>itto Matteotti.<br />
La sera <strong>del</strong> successivo 30 luglio, giornata di fuoco durante la quale si erano susseguiti importanti interventi ma anche<br />
vivaci discussioni e qualche polemica, l’On. Viola pregò il Presidente Savelli di voler mettere in votazione<br />
l’ordine <strong>del</strong> giorno, che da allora fu detto di Assisi, che suona così:<br />
“Il Consiglio Nazionale <strong>del</strong>l’Associazione Combattenti, unito in Congresso in Assisi, giudica che l’esperienza<br />
politica ha dimostrato come l’indipendenza <strong>del</strong>l’Associazione, base imprescindibile <strong>del</strong>la sua esistenza<br />
e <strong>del</strong>la sua autorità morale, non possa seriamente attuarsi se non attraverso la più piena ed effettiva<br />
autonomia di azione. Ritiene che al di sopra <strong>del</strong>le fazioni in lotta sia oggi urgente ristabilire nella<br />
sua piena ed assoluta efficienza l’imperio <strong>del</strong>la legge, base e condizione elementare <strong>del</strong> libero svolgersi<br />
<strong>del</strong>la vita di un popolo, e, mentre ammonisce che non si debbono riabilitare i partiti che disconobbero<br />
e svalutarono la vittoria, né acconsentire in alcun modo il ritorno al periodo di vergogna <strong>del</strong>l’immediato<br />
dopoguerra, dichiara al combattente che regge le sorti <strong>del</strong>la Nazione che i suoi commilitoni sorreggeranno la sua opera in quanto<br />
essa, ispirandosi ai concetti ideali scaturiti da Vittorio Veneto e riconsacrati dallo spirito che lo condusse al potere, sia effettivamente<br />
rivolta al fine di assicurare all’Italia un’alta concordia civile sulla base <strong>del</strong>l’assoluta condanna degli illegalismi superstiti, <strong>del</strong>la<br />
sovranità esclusiva <strong>del</strong>lo Stato secondo lo spirito e la tradizione <strong>del</strong> nostro Risorgimento, nella elevazione <strong>del</strong>le forze <strong>del</strong> lavoro, nel<br />
rinato amore <strong>del</strong>la Patria”.<br />
Il laborioso documento ricevette 311.240 voti favorevoli e soltanto 3.520 contrari.<br />
In un primo tempo sembrò che Mussolini accettasse l’ordine <strong>del</strong> giorno, ma cambiò idea allorché si accorse che i giornali <strong>del</strong>l’opposizione<br />
avevano considerato il documento come di netta opposizione; per cui, illudendosi di poter ancora parare il colpo, convocò<br />
per direttissima, a Palazzo Venezia, il Consiglio Nazionale Fascista; ma praticamente convocò a “redde rationem” l’On. Viola. Nella<br />
seduta <strong>del</strong> 2 agosto 1924, con un rabbioso coacervo di critiche ed accuse al suo indirizzo. Ci fu tuttavia una pausa concertata “ad<br />
hoc”. Infatti Giunta, allora Segretario <strong>del</strong> Partito; Corradini, capo dei nazionalisti, e Arnaldo Mussolini, dopo aver confabulato tra<br />
loro, si avvicinarono cautamente al “colpevole” per fargli questo discorso: “Se attenui il significato antifascista <strong>del</strong>l’ordine <strong>del</strong> giorno,<br />
Mussolini ti premierà nominandoti Sottosegretario al Ministero <strong>del</strong>la Guerra”.<br />
La risposta <strong>del</strong> “reprobo”, data in piena Assemblea, fu questa:<br />
“Ho l’onore di dichiarare che presentando l’ordine <strong>del</strong> giorno al Congresso Nazionale di Assisi ho ritenuto - come tuttora ritengo -<br />
di aver servito il mio Paese. Detto ordine <strong>del</strong> giorno chiaro, preciso, conciso, non ha bisogno di spiegazioni”.<br />
Mussolini si alzò di scatto e, con il viso sconvolto, disse: “L’Assemblea ha sentito le dichiarazioni <strong>del</strong>l’On. Viola. Non è il caso di<br />
aprire una discussione su queste dichiarazioni, ma io tengo a fare alcune osservazioni e a dire molto esplicitamente che l’ordine <strong>del</strong><br />
giorno di Assisi non mi piace. Per il prossimo giovedì o venerdì Viola mi ha annunciato una visita <strong>del</strong> Consiglio Centrale dei<br />
Combattenti. Avremo una discussione che sarà molto precisa. È bene non mistificarsi a vicenda”.<br />
Il Duce, poi insistette nel rivendicare la sua azione normalizzatrice <strong>del</strong>la vita sociale italiana a fianco dei Combattenti.<br />
Alcuni giorni dopo, come previsto, l’intero Comitato Centrale <strong>del</strong>l’Associazione si presentò nell’ufficio <strong>del</strong> Duce, a Palazzo Chigi,<br />
ma Mussolini non ottenne nulla.<br />
Dopo l’episodio di Assisi, scopo primordiale di Mussolini e di Farinacci, fu quello di svalutare, o minare, il prestigio <strong>del</strong>l’Associazione<br />
e dei suoi dirigenti per poi sciogliere il Comitato Centrale ed affidare l’Associazione a più sicuri servitori.<br />
“Il Tevere” di Roma e “Il Giornale di Cremona” diretto da Farinacci, fecero a gara a tentare di infangare l’onorabilità <strong>del</strong>l’On. Viola. La<br />
questione era talmente evidente che il Gruppo Medaglie d’Oro al Valor Militare e l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, benché già praticamente<br />
nell’orbita fascista, trasmisero alla stampa un ordine <strong>del</strong> giorno di viva deplorazione per la campagna diffamatoria che “Il<br />
Tevere” di Roma conduceva contro il Presidente <strong>del</strong>l’Associazione Combattenti, On. Viola.<br />
Con un decreto presidenziale si nominavano i triumviri Rossi, Russo, Sansanelli alla temporanea gestione <strong>del</strong>l’Associazione in sostituzione<br />
dei sospesi organi centrali amministrativi. Ci rimasero invece venti anni.<br />
Lo scioglimento <strong>del</strong> Comitato Centrale <strong>del</strong>l’Associazione diede luogo a imponenti manifestazioni di protesta da parte <strong>del</strong>la cittadinanza,<br />
e l’8 marzo, cioè quattro giorni dopo, si riunì in Roma il Consiglio Nazionale <strong>del</strong>l’Associazione.<br />
“I convenuti dichiararono” il loro entusiastico plauso ad Ettore Viola incontaminabile insegna di fulgido eroismo e di purissima fraternità,<br />
e deplorano che la erezione <strong>del</strong>l’Associazione, in Ente Morale, vantata come generosissimo beneficio, sia servita soltanto per<br />
proibire quella manifestazione <strong>del</strong>la volontà degli associati, che le leggi fondamentali <strong>del</strong> Regno garantiscono a tutti i cittadini.<br />
Dopo, con il nome di Associazione Nazionale Combattenti Indipendenti, l’Organizzazione si trasferì in Via Fontanella Borghese, e<br />
50 Federazioni Provinciali, su 74, solidarizzarono con essa. Da quel momento diressero la nuova Associazione l’On. Viola e l’On.<br />
Bavaro. Segretario fu Chiapparini di Lucca.
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L’EMBLEMA ARALDICO DEL NOSTRO ISTITUTO<br />
R. D. 17 Novembre 1927 col quale viene concesso l’uso <strong>del</strong>l’Emblema Araldico<br />
VITTORIO EMANUELE III PER GRAZIA DI DIO E VOLONTÀ DELLA NAZIONE RE D’ITALIA<br />
Ci piacque con Nostro Decreto in data diciassette novembre 1927 concedere<br />
all’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> fra Combattenti decorati al Valor Militare la facoltà di<br />
far uso di un Emblema. Ed essendo stato il detto Nostro Decreto registrato, come<br />
avevamo ordinato, alla Corte <strong>del</strong> Conti e trascritto nei registri <strong>del</strong>la Consulta Araldica<br />
e <strong>del</strong>l’Archivio di Stato in Roma, vogliamo, ora, spedire solenne documento <strong>del</strong>la<br />
accordata grazia all’Ente concessionario. Perciò, in virtù <strong>del</strong>la Nostra Autorità Reale<br />
e Costituzionale, dichiariamo spettare all’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> fra Combattenti<br />
decorati al Valor Militare il diritto di far uso <strong>del</strong>l’Emblema miniato nel foglio <strong>qui</strong><br />
annesso e <strong>del</strong> quale possono fregiarsi i Soci <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> stesso, a seconda dei meriti<br />
da ciascuno di essi ac<strong>qui</strong>siti: scudo sannitico timbrato di un elmo corrispondente al<br />
tipo pesante, adottato nella nostra guerra per il taglio dei reticolati nemici; detto elmo<br />
sarà ornato da fregi decorativi d’argento, d’azzurro e d’oro. Il capo, il campo e la campana divisi da filetti<br />
d’oro ed in azzurro tutti o in parte, a seconda <strong>del</strong>le decorazioni ac<strong>qui</strong>site da chi può portare l’emblema:<br />
• sul campo il <strong>Nastro</strong> <strong>del</strong>l’Ordine Militare di Savoia, nei suoi colori, posto in banda, filettato d’oro, pei decorati<br />
<strong>del</strong>l’Ordine stesso;<br />
• su campo d’oro o su campo azzurro, se oltre a detta decorazione, l’insignito possiede anche Medaglie d’Oro<br />
e d’Argento;<br />
• quando manchi l’Ordine Militare di Savoia, un filetto d’oro posto in banda;<br />
• in alto a destra, una o più stelle d’oro se il decorato gode di una o più Medaglie d’Oro al Valor Militare;<br />
• sotto a sinistra una o più stelle d’argento a seconda <strong>del</strong>le ac<strong>qui</strong>site Medaglie d’Argento;<br />
• sul campo una o più corone reali, d’oro per gli ufficiali superiori e d’argento per gli ufficiali inferiori a<br />
seconda <strong>del</strong>le promozioni per Merito di Guerra, eventualmente ordinate in fascia;<br />
• la campagna divisa con filetti d’oro posti in palo in scomparti corrispondenti ciascuno ad una Medaglia di<br />
Bronzo;<br />
• quando il Socio è Insignito soltanto di Medaglia di Bronzo, ed eventualmente di Promozioni per Merito<br />
di Guerra, le Medaglie di Bronzo vengono indicate sul campo;<br />
• per una sola medaglia, il campo è tutto azzurro con filetto d’oro posto<br />
in banda;<br />
• per più medaglie, è diviso da filetti di oro in altrettante fasce orizzontali<br />
azzurre, restando abolito il filetto posto in banda.<br />
Comandiamo poi alle Nostre Corti di Giustizia, ai Nostri Tribunali ed a<br />
tutte le Podestà civili e militari di riconoscere e di mantenere all’<strong>Istituto</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> fra Combattenti decorati al Valor Militare i diritti<br />
specificati in queste Nostre Lettere Patenti, le quali saranno sigillate col<br />
Nostro Sigillo Reale, firmate da Noi e dal Capo <strong>del</strong> Governo, Primo<br />
Ministro Segretario di Stato, e vedute alla Consulta Araldica.<br />
Date a Roma, addì 29 <strong>del</strong> mese di marzo <strong>del</strong>l’anno 1928, ventesimonono<br />
<strong>del</strong> Nostro Regno.<br />
F.to: VITTORIO EMANUELE F.to: MUSSOLINI<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Con Regie Patenti 29 marzo<br />
1928, in applicazione <strong>del</strong><br />
R.D.17 novembre 1927, fu<br />
riconosciuto all’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> ed ai suoi soci<br />
il diritto di far uso di un<br />
Emblema Araldico. Lo statuto<br />
provvisorio fu sostituito, poi,<br />
con quello approvato con R.D.<br />
31 maggio 1928 n.308. Con<br />
successive Regie Patenti 16<br />
gennaio 1936, in applicazione <strong>del</strong> R.D. 19 dicembre 1935,<br />
tale diritto fu esteso ai soci <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> decorati <strong>del</strong>la Croce<br />
di Guerra al Valor Militare. Inoltre, si stabilì che potevano<br />
essere nominati soci d’onore <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> ed iscritti in apposito<br />
Albo d’Oro Reparti ed Unità Militari Decorati al Valor<br />
Militare per azioni di guerra, nonché Comuni Decorati al<br />
Valor Militare per fatti di guerra. Numerosissimi Reparti<br />
<strong>del</strong>le FF.AA., tutti i Comuni Decorati al Valor Militare e<br />
l’Università di Padova il cui Gonfalone è Decorato di<br />
Medaglia d’Oro al Valor Militare avvalendosi di tale facoltà,<br />
sono soci <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong>. Con ulteriore R.D. 27 aprile 1936<br />
n. 946 fu esteso il diritto all’iscrizione anche al personale<br />
militare transitato in S.P.E. per meriti di guerra. Infine, con<br />
R.D. 10 settembre 1936, n. 1898 (pubblicato nel n.357 <strong>del</strong>la<br />
“Gazzetta Ufficiale” <strong>del</strong> 6 novembre successivo), lo Statuto<br />
Sociale fu modificato ed integrato da nuove norme.<br />
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87° Anniversario Costituzione<br />
istituto <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong><br />
87° Anniversario Istituzione<br />
<strong>del</strong>l’Aeronautica Militare
APRILE 2010<br />
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18 Dom - Festa dei Granatieri<br />
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IL NASTRO AZZURRO<br />
L’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> ebbe un<br />
notevole incremento di iscritti e, contemporaneamente,<br />
conobbe un prestigio<br />
sempre crescente, di pari passo con<br />
le avventure coloniali italiane a partire<br />
dal 1936 in poi. Si aggiunsero<br />
anche numerosi Decorati al Valor<br />
Militare tra le fila dei volontari che<br />
parteciparono alla guerra di Spagna.<br />
La seconda guerra mondiale combattuta<br />
da un’Italia impreparata e non in grado di sostenere a<br />
lungo il caos e le privazioni di un conflitto di tale portata, vide<br />
rifulgere su tutti i fronti l’eroismo e l’abnegazione <strong>del</strong> soldato<br />
italiano. Le Decorazioni al Valor Militare furono numerose e<br />
sempre ben meritate, ma non poterono impedire l’inevitabile<br />
sconfitta, fino al triste epilogo <strong>del</strong>l’armistizio.<br />
s. Giorgio, patrono <strong>del</strong>l’Arma<br />
di Cavalleria<br />
s. Marco Evangelista, patrono dei<br />
lagunari<br />
65° anniversario <strong>del</strong>la Liberazione<br />
s. Caterina da Siena, Patrona<br />
d’Italia, d’europa e <strong>del</strong>le infermiere<br />
<strong>del</strong>la croce rossa<br />
APRILE 2010<br />
1Giov<br />
2Ven<br />
3Sab<br />
4Dom - Pasqua di Resurrezione<br />
5 Lun <strong>del</strong>l’Angelo<br />
6 Mar<br />
7Merc<br />
8Giov<br />
9Ven<br />
10 Sab<br />
11 Dom<br />
12 Lun<br />
13 Mar<br />
14 Merc<br />
15 Giov<br />
2^ Guerra Mondiale<br />
Il 1936 è indubitabilmente l’anno di massimo splendore <strong>del</strong> fascismo: la con<strong>qui</strong>sta <strong>del</strong>l’Impero aveva galvanizzato<br />
tutti gli italiani, dal Re, che ora si fregiava <strong>del</strong> titolo di “Imperatore d’Etiopia”, all’ultimo dei<br />
popolani. Se da un lato la con<strong>qui</strong>sta <strong>del</strong>l’Impero aveva fatto credere a Mussolini che l’Italia fosse una<br />
grande potenza militare, dall’altro lo aveva isolato dalle democrazie occidentali che avevano timidamente<br />
osteggiato l’impresa africana.<br />
Dopo la vittoriosa conclusione <strong>del</strong>l’impresa etiopica il regime fascista avrebbe avuto gran bisogno di un<br />
periodo di pace: per completare l’occupazione <strong>del</strong> neonato Impero, ancora in preda, nelle sue regioni<br />
periferiche, alle convulsioni <strong>del</strong>la guerriglia e <strong>del</strong> banditismo; per proseguire la normalizzazione dei rapporti<br />
con le potenze sanzioniste; per riassestare le finanze italiane, duramente provate dallo sforzo coloniale.<br />
Le dittature non amano l’ordinaria amministrazione, ma sul trionfo africano la popolarità e l’ambizione<br />
di Mussolini avrebbero potuto vivere di rendita per molto tempo. Ed è a questo punto che Adolf<br />
Hitler si schiera al fianco <strong>del</strong> duce, da lui considerato maestro e ispiratore: così nacque quell’alleanza<br />
fatale <strong>del</strong>la quale, per qualche tempo, Mussolini si illuse di essere il leader.<br />
Sopravvenne <strong>qui</strong>ndi ad impegnare il fascismo in una nuova avventura, inizialmente non voluta, e comunque non provocata, la guerra<br />
civile spagnola. La guerra di Spagna cementò quest’unione tra Italia fascista e Germania nazista, rafforzata poi dal successo personale<br />
di Mussolini nelle trattative che condussero al Patto di Monaco (1938) ed al Patto d’Acciaio siglato l’anno dopo. Ma se i due<br />
dittatori sembravano procedere in pieno accordo (si pensi alle leggi razziali <strong>del</strong> 1938), nell’animo di Mussolini andava maturando<br />
nei confronti <strong>del</strong> Fuhrer un complesso d’inferiorità che gli fece perdere quel fiuto al quale doveva i suoi maggiori successi. Quando<br />
Hitler invade la Polonia nel 1939, Mussolini proclama la non belligeranza, quando l’anno successivo la Francia è in ginocchio, egli<br />
entra in guerra per partecipare al banchetto dei vincitori, poi conduce un esercito male armato e peggio comandato in una velleitaria<br />
guerra parallela che condurrà ai disastri di Africa, Grecia e Russia. Agli inizi <strong>del</strong> 1943 è ormai chiaro che l’Italia è sconfitta:<br />
Vittorio Emanuele III aveva già avviato prudenti contatti con gli Alleati per trovare una via d’uscita dal conflitto, ma sarà lo stesso<br />
fascismo che si autoaffonderà clamorosamente il 25 luglio quando il Gran Consiglio provocherà la caduta di Mussolini e il suo arresto<br />
da parte <strong>del</strong> re. Ma se il regime si era sciolto come neve al sole, la guerra - almeno secondo il proclama di Badoglio, nuovo capo<br />
<strong>del</strong> governo - «continuava». Era una finzione alla quale Hitler non abboccò e che lo spinse a inviare in Italia sempre più truppe.<br />
L’armistizio <strong>del</strong>l’8 settembre e il precipitoso spostamento di Vittorio Emanuele III e <strong>del</strong> Governo a Brindisi, che somigliò molto a<br />
una vera e propria fuga da Roma, non sorpresero nessuno; sorpresero soltanto le migliaia e migliaia di soldati italiani lasciati senza<br />
ordini ed esposti alla violenta reazione tedesca.<br />
I soldati italiani, dopo l’immane sbandamento, reagirono con coraggio e abnegazione e, posti davanti ad una scelta difficilissima, si<br />
fecero guidare dall’istinto <strong>del</strong>la giovane età: la maggioranza rimase fe<strong>del</strong>e al giuramento prestato alla Corona e andò a rinfoltire le<br />
fila <strong>del</strong>le rinate Forze Armate <strong>del</strong> sud. Alcuni, molti, scelsero la<br />
Repubblica Sociale <strong>del</strong> nord.<br />
Era l’inizio <strong>del</strong>la guerra civile che insanguinò l’Italia quando «era<br />
tagliata in due» (secondo un’incisiva definizione di Benedetto<br />
Croce. Fino al 25 aprile, e oltre, si combatté tra italiani una guerra<br />
disperata e feroce in nome - come sostenevano su fronti opposti<br />
repubblichini e partigiani - <strong>del</strong>l’onore, <strong>del</strong>la dignità e <strong>del</strong>la<br />
libertà. Tralasciando una tradizione storiografica che parla solo<br />
di «guerra di Liberazione» è bene tener presente che l’Italia ha<br />
combattuto una guerra civile che, pur non raggiungendo gli<br />
orrori di quella spagnola, aveva provocato nel Paese una spaccatura<br />
che ancora oggi si ripropone in politica. Un Mussolini abulico,<br />
impotente e malato fu costretto da Hitler - pena un’occupazione<br />
ancora più feroce - a costituire una repubblica priva di<br />
un’autonomia reale, il cui unico compito era quello di aiutare i<br />
tedeschi nella repressione <strong>del</strong>le forze partigiane. Il Regno <strong>del</strong><br />
Sud, da parte sua, cercò, collaborando con gli Alleati, di assicurare<br />
all’Italia il famoso «biglietto di ritorno» tra le grandi democrazie.<br />
Fu una guerra dura in cui «pietà era morta»: fucilazioni,<br />
rappresaglie, orrori e vendette private da entrambe le parti.
MAGGIO 2010<br />
1 Sab<br />
2Dom<br />
3 Lun<br />
4 Mar - festa <strong>del</strong>l’Esercito Italiano<br />
5Merc<br />
6Giov<br />
7Ven<br />
8Sab<br />
9Dom<br />
10 Lun<br />
11 Mar<br />
12 Merc<br />
13 Giov<br />
14 Ven<br />
15 Sab<br />
giornata mondiale <strong>del</strong>la<br />
croce rossa<br />
158° anniversario <strong>del</strong>la<br />
polizia di stato (2 a domenica)<br />
festa <strong>del</strong>l’aviazione leggera<br />
<strong>del</strong>l’esercito<br />
IL REFERENDUM<br />
La vergogna <strong>del</strong>l’8 settembre fu addebitata<br />
da più parti al comportamento <strong>del</strong> Re<br />
Vittorio Emanuele III. Da ciò, con un lento<br />
ma inesorabile crescendo, si giunse a mettere<br />
in dubbio la legittimità stessa <strong>del</strong>la corona<br />
a governare l’Italia. Il 12 marzo 1946 il<br />
Consiglio dei Ministri decise di convocare<br />
gli italiani al referendum istituzionale che<br />
venne promulgato il successivo 18 marzo<br />
con Decreto a firma <strong>del</strong> Luogotenente<br />
Generale Umberto di Savoia. Vittorio<br />
Emanuele III, dopo lungo tergiversare,<br />
rispose abdicando il 9 maggio a favore <strong>del</strong><br />
figlio il quale, assunta la corona col nome di<br />
Umberto II confermò la promessa fatta di rispettare il volere dei cittadini,<br />
liberamente espresso, circa la scelta <strong>del</strong>la forma istituzionale. Nella giornata<br />
<strong>del</strong> 2 giugno e la mattina <strong>del</strong> 3 giugno 1946 ebbe dunque luogo il referendum<br />
per scegliere fra monarchia o repubblica. Sia pure di misura, le<br />
fonti ufficiali parlarono di una maggioranza dei voti validi in favore <strong>del</strong>la<br />
soluzione repubblicana, anche se non mancheranno ricorsi e voci di brogli.<br />
Il 10 giugno, alle ore 18:00, nella Sala <strong>del</strong>la Lupa a Montecitorio la Corte<br />
di Cassazione diede lettura dei risultati <strong>del</strong> referendum così come gli erano<br />
stati inviati dalle prefetture (la repubblica ottenne 12.717.923 voti, mentre<br />
i favorevoli alla monarchia risultarono 10.719.284), senza però procedere<br />
alla proclamazione <strong>del</strong>la repubblica e rimandando al 18 giugno il giudizio<br />
definitivo su contestazioni, proteste e reclami.<br />
La notte <strong>del</strong> 12 giugno il governo si riunì su convocazione di De Gasperi.<br />
De Gasperi aveva ricevuto in giornata una comunicazione scritta dal<br />
Quirinale nella quale il re si dichiarava intenzionato a rispettare il responso<br />
degli elettori votanti, come stabilito dal decreto di indizione <strong>del</strong> referendum,<br />
aggiungendo che avrebbe atteso il giudizio definitivo <strong>del</strong>la Corte di<br />
Cassazione secondo quanto stabilito dalla legge. La lettera, che sollevava la<br />
questione <strong>del</strong> quorum, suscitò le preoccupazioni dei ministri intenzionati<br />
alla proclamazione immediata <strong>del</strong>la repubblica, mentre, nello stesso tempo,<br />
era necessario far fronte alle crescenti proteste dei monarchici, represse<br />
sanguinosamente il giorno prima a Napoli. Lo stesso 12 giugno un’altra<br />
manifestazione monarchica era stata dispersa violentemente.<br />
Il consiglio dei ministri stabilì che, a seguito <strong>del</strong>la proclamazione dei risultati<br />
provvisori <strong>del</strong> 10 giugno, si era creato un regime transitorio e di conseguenza<br />
le funzioni di capo <strong>del</strong>lo Stato passavano ope legis al presidente <strong>del</strong><br />
consiglio. Ciò avvenne nonostante il disposto <strong>del</strong>l’art. 2 <strong>del</strong> decreto legislativo<br />
luogotenenziale 16 marzo 1946, n. 98, che imponeva di attendere la<br />
proclamazione ufficiale da parte <strong>del</strong>la Corte di Cassazione. Il governo<br />
assunse perciò unilateralmente poteri che, fino al pronunciamento definitivo<br />
<strong>del</strong>la Cassazione, ancora non gli spettavano, deponendo di fatto<br />
Umberto II. Messo di fronte all’azione <strong>del</strong> <strong>del</strong> governo, Umberto II, volendo<br />
evitare qualsiasi possibilità di innesco di guerra civile, cosa che era nell’aria<br />
dopo i fatti di Napoli, decise di lasciare l’Italia, ma prima diramò il suo<br />
famoso proclama, nel quale parla di gesto rivoluzionario compiuto dal governo.<br />
La partenza <strong>del</strong> re dava via libera alla proclamazione senza intoppi<br />
<strong>del</strong>la forma repubblicana, dal momento che alla Corte di Cassazione non<br />
restava che avallare il fatto compiuto. Così la Corte, con dodici magistrati<br />
contro sette, stabilì che per maggioranza degli elettori votanti, prevista dalla<br />
legge istitutiva <strong>del</strong> referendum (art. 2 <strong>del</strong> decreto legislativo luogotenenziale<br />
<strong>del</strong> 16 marzo 1946, n. 98), si doveva in realtà intendere maggioranza dei<br />
voti validi. Il motivo per cui il governo non volle attendere la seduta <strong>del</strong>la<br />
Corte di Cassazione fissata per il 18 giugno non è mai stato chiarito. Da<br />
parte monarchica si sostiene che il governo non volle dare il tempo alla<br />
Suprema Corte di ricontrollare le schede elettorali, ricontrollo che, si<br />
sostiene, avrebbe portato alla luce eventuali brogli.<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Malgrado gli eventi politicomilitari<br />
successivi all’8 settembre<br />
1943, l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> non fu mai<br />
sciolto e la sua vita non subì<br />
interruzioni, pur essendo<br />
avvenuta una certa dispersione<br />
di soci che attenuò, per<br />
qualche tempo, l’attività<br />
<strong>del</strong>le Federazioni, Sezioni e<br />
Gruppi.<br />
IL PROCLAMA<br />
«Italiani!<br />
Nell’assumere la Luogotenenza Generale <strong>del</strong> Regno<br />
prima e la Corona poi, io dichiarai che mi sarei inchinato<br />
al voto <strong>del</strong> popolo, liberamente espresso, sulla forma istituzionale<br />
<strong>del</strong>lo Stato. E uguale affermazione ho fatto<br />
subito dopo il 2 giugno, sicuro che tutti avrebbero atteso<br />
le decisioni <strong>del</strong>la Corte Suprema di Cassazione, alla<br />
quale la legge ha affidato il controllo e la proclamazione<br />
dei risultati definitivi <strong>del</strong> referendum.<br />
Di fronte alla comunicazione di dati provvisori e parziali<br />
fatta dalla Corte Suprema; di fronte alla sua riserva di<br />
pronunciare entro il 18 giugno il giudizio sui reclami e di<br />
far conoscere il numero dei votanti e dei voti nulli; di<br />
fronte alla questione sollevata e non risolta sul modo di<br />
calcolare la maggioranza, io, ancora ieri, ho ripetuto che<br />
era mio diritto e dovere di Re attendere che la Corte di<br />
Cassazione facesse conoscere se la forma istituzionale<br />
repubblicana avesse raggiunto la maggioranza voluta.<br />
Improvvisamente questa notte, in spregio alle leggi ed al<br />
potere indipendente e sovrano <strong>del</strong>la Magistratura, il<br />
governo ha compiuto un gesto rivoluzionario, assumendo,<br />
con atto unilaterale ed arbitrario, poteri che non gli<br />
spettano e mi ha posto nell’alternativa di provocare spargimento<br />
di sangue o di subire la violenza.<br />
Italiani! Mentre il Paese, da poco uscito da una tragica<br />
guerra, vede le sue frontiere minacciate e la sua stessa<br />
unità in pericolo, io credo mio dovere fare quanto sta<br />
ancora in me perché altro dolore e altre lacrime siano<br />
risparmiate al popolo che ha già tanto sofferto. Confido<br />
che la Magistratura, le cui tradizioni di indipendenza e di<br />
libertà sono una <strong>del</strong>le glorie d’Italia, potrà dire la sua<br />
libera parola; ma, non volendo opporre la forza al sopruso,<br />
né rendermi complice <strong>del</strong>l’illegalità che il Governo ha<br />
commesso, lascio il suolo <strong>del</strong> mio Paese, nella speranza di<br />
scongiurare agli Italiani nuovi lutti e nuovi dolori.<br />
Compiendo questo sacrificio nel supremo interesse <strong>del</strong>la<br />
Patria, sento il dovere, come Italiano e come Re, di elevare<br />
la mia protesta contro la violenza che si è compiuta;<br />
protesta nel nome <strong>del</strong>la Corona e di tutto il popolo, entro<br />
e fuori i confini, che aveva il diritto di vedere il suo destino<br />
deciso nel rispetto <strong>del</strong>la legge e in modo che venisse<br />
dissipato ogni dubbio e ogni sospetto.<br />
A tutti coloro che ancora conservano fe<strong>del</strong>tà alla<br />
Monarchia, a tutti coloro il cui animo si ribella all’ingiustizia,<br />
io ricordo il mio esempio, e rivolgo l’esortazione a<br />
voler evitare l’acuirsi di dissensi che minaccerebbero<br />
l’unità <strong>del</strong> Paese, frutto <strong>del</strong>la fede e <strong>del</strong> sacrificio dei<br />
nostri padri, e potrebbero rendere più gravi le condizioni<br />
<strong>del</strong> trattato di pace. Con animo colmo di dolore, ma<br />
con la serena coscienza di aver compiuto ogni sforzo per<br />
adempiere ai miei doveri, io lascio la mia terra. Si considerino<br />
sciolti dal giuramento di fe<strong>del</strong>tà al Re, non da<br />
quello verso la Patria, coloro che lo hanno prestato e che<br />
vi hanno tenuto fede attraverso tante durissime prove.<br />
Rivolgo il mio pensiero a quanti sono caduti nel nome<br />
d’Italia e il mio saluto a tutti gli Italiani. Qualunque sorte<br />
attenda il nostro Paese, esso potrà sempre contare su di<br />
me come sul più devoto dei suoi figli. Viva l’Italia!<br />
Umberto<br />
Roma, 13 giugno 1946»<br />
MAGGIO 2010<br />
16 Dom<br />
17 Lun<br />
18 Mar<br />
19 Merc<br />
20 Giov<br />
21 Ven<br />
22 Sab<br />
23 Dom<br />
Festa <strong>del</strong>l’arma trasporti e<br />
materiali<br />
24 Lun - Festa <strong>del</strong>l’Arma di Fanteria<br />
25 Mar<br />
26 Merc<br />
27 Giov<br />
28 Ven<br />
29 Sab<br />
30 Dom<br />
31 Lun
GIUGNO 2010<br />
16 Merc<br />
17 Giov<br />
18 Ven - Festa dei bersaglieri<br />
19 Sab<br />
20 Dom<br />
21 Lun<br />
22 Mar<br />
23 Merc<br />
24 Giov - festa <strong>del</strong>l’arma <strong>del</strong> genio<br />
25 Ven - festa dei lagunari<br />
26 Sab<br />
27 Dom<br />
28 Lun<br />
29 Mar<br />
30 Merc<br />
festa <strong>del</strong>l’arma <strong>del</strong>le<br />
trasmissioni<br />
festa <strong>del</strong> corpo <strong>del</strong>la<br />
guardia di finanza<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Ferme restando le finalità essenzialmente d’ordine morale e l’assoluta apoliticità <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong><br />
stesso, fu necessario tuttavia un adeguamento <strong>del</strong>le norme statutarie e <strong>del</strong> suo ordinamento<br />
interno alla nuova forma istituzionale repubblicana che si era data l’Italia nel 1946. In tale<br />
anno furono pertanto nominati un Commissario Straordinario Nazionale e due Vice<br />
Commissari Straordinari, nelle persone <strong>del</strong>la M.O. Gen. Achille Martelli, cinque volte promosso<br />
per Merito di guerra, <strong>del</strong> pluridecorato Gen. di C.A. avv. Nino Villasanta e <strong>del</strong>l’allora<br />
Presidente <strong>del</strong>la Federazione di Bari Gr. Uff. Domenico De Tullio, ai quali toccò il non facile<br />
compito di adeguare l’attività <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> alle nuove direttive governative.<br />
festa dei veterinari <strong>del</strong> corpo<br />
sanitario<br />
s. basilide, patrono <strong>del</strong> corpo<br />
<strong>del</strong>la polizia penitenziaria e<br />
festa <strong>del</strong> corpo<br />
GIUGNO 2010<br />
1 Mar<br />
2Merc - Festa <strong>del</strong>la Repubblica<br />
3Giov<br />
4Ven<br />
5Sab<br />
6Dom - Festa degli alpini<br />
7 Lun<br />
8 Mar<br />
9Merc<br />
10 Giov<br />
11 V en<br />
12 Sab<br />
13 Dom<br />
14 Lun<br />
15 Mar<br />
LA COSTITUZIONE ITALIANA HA 62 ANNI<br />
s. Camillo de Lellis, patrono <strong>del</strong><br />
corpo sanitario <strong>del</strong>l’esercito e<br />
festa <strong>del</strong> corpo<br />
188° Anniversario <strong>del</strong>l’Arma<br />
dei Carabilieri<br />
149° Anniversario <strong>del</strong>la<br />
Marina Militare<br />
festa <strong>del</strong>l’arma di artiglieria<br />
festa <strong>del</strong> corpo militare<br />
<strong>del</strong>la croce rossa italiana<br />
Dopo un lavoro durato quasi due anni, l’Assemblea Costituente, eletta per la prima volta in Italia<br />
con “suffragio universale” (cioè con diritto di voto anche per le donne) e con sistema rigorosamente<br />
“proporzionale”, riunitasi nella seduta plenaria finale il 22 dicembre 1947, approvò la Carta<br />
Costituzionale italiana con 453 voti favorevoli e 62 contrari. La Costituzione entrò in vigore il 1 gennaio<br />
1948 ed ancora oggi costituisce l’ossatura di base su cui si regge la struttura legislativa ed ordinativa<br />
<strong>del</strong>lo stato italiano.<br />
Qualcuno da tempo afferma che la nostra Costituzione dimostri ampiamente i suoi anni e debba<br />
essere quantomeno aggiornata. Qualcun altro sostiene invece che la Costituzione non dimostri affatto<br />
la sua età, rivelandosi un documento moderno e puntuale, sempre in grado di fornire il giusto<br />
orientamento per l’attività legislativa e per le relazioni, i diritti e i doveri tra i cittadini italiani.<br />
Hanno ragione sia gli uni che gli altri. Intendiamoci: i primi quattro titoli enunciano verità universali<br />
e stabiliscono i canoni per le relazioni tra i cittadini e i popoli in modo certamente corretto e perfettamente<br />
integrato nella tradizione illuministica <strong>del</strong>la cultura occidentale sebbene, in qualche punto, la presenza vaticana in<br />
Italia si faccia comunque sentire, ma lo fa, come dire, in punta di piedi, senza disturbare, anzi con la levità che si conviene a<br />
quel poco di materiale che, in ogni caso, anche le relazioni puramente “spirituali” impongono alla vita di tutti i giorni.<br />
Il titolo <strong>qui</strong>nto è la parte che si dimostra più datata. In esso risalta molto bene soprattutto il momento storico in cui i Padri<br />
Costituzionalisti si trovarono a lavorare. L’Italia era appena uscita dalla traumatica sconfitta <strong>del</strong>la seconda guerra mondiale.<br />
Sconfitta grave per tutte le potenze <strong>del</strong>l’“Asse”, gravissima per l’Italia che, aveva chiuso la sua vicenda bellica con l’onta <strong>del</strong>l’8<br />
settembre 1943 e con la guerra civile <strong>del</strong> 1944-45. La monarchia sabauda, alla quale va pure il merito <strong>del</strong>l’Unità d’Italia, era<br />
crollata sotto il peso <strong>del</strong>le gravi responsabilità <strong>del</strong> tragico periodo storico: vent’anni di Fascismo e lo sfascio <strong>del</strong>l’8 settembre, a<br />
torto o a ragione sono stati addebitati al Re Vittorio Emanuele III°. A nulla è valsa la sua tardiva abdicazione quando era già<br />
stato indetto il referendum istituzionale <strong>del</strong> 1946 che chiamava gli italiani a pronunciarsi tra monarchia e repubblica. Il pur<br />
valido ed intelligente Umberto II° ha regnato solo per poco più di un mese.<br />
Il 2 giugno 1946 veniva proclamata la Repubblica in base all’espressa volontà <strong>del</strong>la maggioranza <strong>del</strong> popolo italiano, ma occorreva<br />
dare corpo e struttura alla neonata repubblica. A ciò servì la nuova Costituzione entrata in vigore un anno e mezzo più<br />
tardi.<br />
Il vero problema <strong>del</strong>la Costituzione italiana appare, oggi più che mai, nella struttura tecnica <strong>del</strong>la distribuzione dei poteri <strong>del</strong>lo<br />
Stato. Infatti:<br />
• il Presidente <strong>del</strong>la Repubblica, per molti versi, ha quasi esattamente gli stessi poteri che aveva il Re, ma è eletto NON dal<br />
popolo, bensì dal Parlamento e <strong>qui</strong>ndi, quando deve esercitare il più importante dei suoi poteri, quello di conferire l’incarico<br />
<strong>del</strong>la formazione <strong>del</strong> Governo, rischia di essere “schiavo per debito” <strong>del</strong>le forze che, al momento, agiscono nel Parlamento<br />
stesso e che dovranno poi sostenere il Governo;<br />
• il Governo è espressione di una maggioranza di deputati e senatori che,<br />
una volta eletti, proprio per diritto sancito dalla Costituzione, NON hanno<br />
“vincolo di mandato”, <strong>qui</strong>ndi possono legittimamente cambiare bandiera<br />
quando vogliono rendendo normali i cosiddetti “ribaltoni”;<br />
• il sistema bicamerale perfetto, garantisce “in pura teoria” una maggiore<br />
correttezza <strong>del</strong>l’attività legislativa, mentre nella realtà è solo garante di una<br />
durata indefinibile a priori di tale attività;<br />
• la legge elettorale, che è già stata più volte modificata, comunque deve<br />
tenere conto <strong>del</strong>la prerogativa che la Costituzione assegna al Presidente<br />
<strong>del</strong>la Repubblica e NON al popolo di designare chi dovrà formare il<br />
Governo e dirigerlo.<br />
Ci sono ancora altri numerosi problemi che rendono difficoltoso il lavoro e la<br />
vita stessa dei governi in Italia. Ma mi sembra che quanto esposto dia chiaramente<br />
l’idea <strong>del</strong>le ragioni per cui soprattutto il Titolo Quinto <strong>del</strong>la<br />
Costituzione debba essere aggiornato. Ormai ne sono convinti tutti, ma ancora<br />
non si è potuto procedere ad una sua sostanziale modifica perché le forze<br />
politiche non riescono a trovare il necessario accordo su come addivenire ad<br />
un intervento utile e soprattutto condiviso.
LUGLIO 2010<br />
1Giov<br />
2Ven<br />
3Sab<br />
4Dom<br />
5 Lun<br />
6 Mar<br />
7Merc<br />
8Giov<br />
9Ven<br />
10 Sab<br />
11 D om<br />
12 Lun<br />
13 Mar<br />
14 Merc<br />
15 Giov<br />
festa <strong>del</strong>le unità n.b.c. e <strong>del</strong><br />
servizio tecnico chimico fisico<br />
san giovanni gualberto,<br />
patrono <strong>del</strong> corpo forestale<br />
<strong>del</strong>lo stato<br />
LA RICOSTRUZIONE<br />
Grazie alla stabilizzazione politica raggiunta con le elezioni <strong>del</strong> 18 aprile 1948, poteva<br />
finalmente avere inizio quell’opera di ricostruzione che a molti sembrava disperata.<br />
Eppure, in pochi anni, gli italiani dimostrarono di essere capaci di dare il meglio<br />
di sé proprio quando la situazione è più difficile. A prezzo di enormi sacrifici e di un<br />
duro confronto con l’opposizione, i diversi Governi De Gasperi contribuirono alla<br />
nascita di un’industria che si affermò poi come una <strong>del</strong>le più competitive d’Europa,<br />
affrontarono la questione meridionale istituendo la Cassa <strong>del</strong> Mezzogiorno, crearono<br />
un sistema fiscale moderno. Il dibattito politico era aspro, gli scontri di piazza violenti,<br />
ma entrambe le parti sapevano che non era più possibile mettere in discussione le<br />
grandi scelte di campo compiute dal Paese. In politica interna si assisté alla costituzione<br />
<strong>del</strong> PSDI di Saragat, all’allentarsi <strong>del</strong>l’unità d’azione tra PCI e PSI, all’evoluzione <strong>del</strong>la DC in un «partito<br />
di centro che guarda a sinistra»: e in occasione <strong>del</strong> Quinto Congresso <strong>del</strong> partito (27 giugno 1954) i giovani<br />
emergenti (Fanfani, Moro, Gronchi) accantonarono uno stanco De Gasperi per dar vita a una politica<br />
che mirava, con il tempo, a coinvolgere nel governo il PSI di Nenni.<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Dopo la seconda guerra mondiale, si sono iscritti all’<strong>Istituto</strong> numerosi decorati al Valor Militare per<br />
azioni compiute nel corso di tale immane conflitto. Tra essi spiccano alcune personalità eminenti in<br />
campo nazionale quali l’ex Presidente <strong>del</strong>la Repubblica, Giovanni Gronchi, l’ex Presidente <strong>del</strong> Senato<br />
Cesare Merzagora, il Duca di Bergamo ed il Duca di Pistoia, l’ex Ministro <strong>del</strong>la Difesa, Randolfo<br />
Pacciardi, tutte le più alte cariche militari in servizio fino a tutti gli anni ‘70, l’ex Presidente <strong>del</strong>la<br />
Pontificia Opera Assistenza, mons. Ferdinando Balzelli, numerosi prelati, tra cui alcuni Vescovi, la<br />
duplice M.O. al V.M. Generale Elia Rossi Passavanti e la M.O. Generale Gaetano Carolei (entrambi<br />
sono stati Presidenti di Sezione <strong>del</strong>la Corte dei Conti), molti Senatori e Deputati di più legislature, l’ex<br />
Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Roma, avv. Arrigo Lanzara e molti altri Magistrati<br />
ormai a riposo o defunti.<br />
Come già anticipato, nel 1946 furono nominati un Commissario Straordinario Nazionale e due Vice Commissari Straordinari,<br />
nelle persone <strong>del</strong>la M.O. Gen. Achille Martelli, cinque volte promosso per Merito di guerra, <strong>del</strong> pluridecorato Gen. di C.A. avv. Nino<br />
Villasanta e <strong>del</strong>l’allora Presidente <strong>del</strong>la Federazione di Bari Gr. Uff. Domenico De Tullio, ai quali toccò il non facile compito di<br />
adeguare l’attività <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> alle nuove direttive governative, organizzare nel 1950 il 1° Congresso Nazionale <strong>del</strong> dopoguerra,<br />
elaborare lo schema <strong>del</strong> nuovo Statuto (entrato in vigore con D.P.R. 23 maggio 1951 n. 2449) ed infine organizzare il successivo<br />
Congresso <strong>del</strong> 1952 per procedere all’elezione <strong>del</strong>la Presidenza Nazionale e <strong>del</strong> Consiglio Nazionale, <strong>del</strong>la Corte Suprema d’Onore<br />
e <strong>del</strong> Collegio Centrale dei Sindaci, con le modalità previste dal nuovo Statuto.<br />
LUGLIO 2010<br />
16 Ven<br />
17 Sab<br />
18 Dom<br />
19 Lun<br />
20 Mar - festa <strong>del</strong>le capitanerie di porto<br />
21 Merc<br />
22 Giov<br />
23 Ven<br />
24 Sab<br />
25 Dom<br />
26 Lun<br />
27 Mar<br />
28 Merc<br />
29 Giov<br />
30 Ven<br />
31 Sab<br />
s. Cristoforo, patrono <strong>del</strong>l’arma<br />
trasporti e materiali
AGOSTO 2010<br />
16 Lun<br />
17 Mar<br />
18 Merc<br />
19 Giov<br />
20 Ven<br />
21 Sab<br />
22 Dom<br />
23 Lun<br />
24 Mar<br />
25 Merc<br />
26 Giov<br />
27 Ven<br />
28 Sab<br />
29 Dom<br />
30 Lun<br />
31 Mar<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Negli anni cinquanta l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> conobbe una nuova vita anche grazie all’apporto di<br />
numerosissimi soci Decorati al Valor Militare nel recente conflitto mondiale. La fine, a livello nazionale,<br />
<strong>del</strong> periodo di “epurazione” per quei militari che avevano aderito alla Repubblica Sociale, non smosse<br />
l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> dalla sua posizione “legalitaria” che vedeva nel “Regno <strong>del</strong> Sud” il legittimo<br />
riferimento per i militari sorpresi dall’8 settembre, che avrebbero tutti dovuto trovare nel<br />
“Giuramento prestato alla Corona” la bussola per orientarsi nel modo giusto in quella difficile situazione.<br />
In pratica, le Decorazioni al Valor Militare attribuite ai militari che avevano servito sotto la bandiera<br />
<strong>del</strong> nord non vennero riconosciute dallo Stato, tantomeno dal <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>.<br />
AGOSTO 2010<br />
1Dom<br />
2 Lun<br />
3 Mar<br />
4Merc<br />
5Giov<br />
6Ven<br />
7Sab<br />
8Dom<br />
9 Lun<br />
10 Mar<br />
11 M erc<br />
12 Giov<br />
13 Ven<br />
14 Sab<br />
15 Dom - Assunzione di Maria Vergine<br />
IL MIRACOLO ECONOMICO<br />
s. lorenzo, patrono <strong>del</strong> corpo<br />
amministrazione <strong>del</strong>l’esercito<br />
Il «miracolo economico» venne dopo la morte di Alcide De Gasperi, nel ‘54, ma ebbe le<br />
sue premesse nel periodo immediatamente successivo alla proclamazione <strong>del</strong>la<br />
Repubblica, periodo che vide il definitivo inserimento <strong>del</strong>l’Italia nella famiglia <strong>del</strong>le democrazie<br />
occidentali, e non solo come vincolo di politica estera col Patto Atlantico e la<br />
Comunità europea, ma anche come accettazione <strong>del</strong>le regole <strong>del</strong>l’economia capitalistica<br />
occidentale. Se non ci fossero state, grazie soprattutto a De Gasperi, queste decisive scelte<br />
contro le resistenze sia <strong>del</strong>la sinistra comunista che si batté all’ultimo sangue contro di<br />
esse al servizio <strong>del</strong>l’URSS, sia <strong>del</strong>la destra nazionalista, nostalgica e rancorosa verso gli ex<br />
nemici, nessun miracolo sarebbe stato possibile. De Gasperi non fece in tempo a vederlo.<br />
Ma ce lo lasciò in eredità.<br />
In questi anni il Paese subisce infatti un’autentica rivoluzione con l’apertura <strong>del</strong>le sue<br />
frontiere, l’accettazione <strong>del</strong>le regole <strong>del</strong> mercato internazionale e le tumultuose migrazioni interne dalla campagna<br />
alla città e dal Sud al Nord. Le Premesse di tutto questo erano state poste da De Gasperi e dalla sua «squadra»:<br />
Einaudi, Sforza, La Malfa, Merzagora, Menichella con le misure di liberalizzazione avversate sia dai comunisti<br />
che dalla parte più retriva <strong>del</strong>l’imprenditoria nazionale, avvezza da sempre ai pannicelli caldi <strong>del</strong>l’autarchia. Ma,<br />
scomparso De Gasperi, tutto questo prese a svolgersi al di fuori di una classe politica sempre più chiusa nella sua<br />
citta<strong>del</strong>la, e sempre più estranea al Paese. La vita italiana si sviluppava - sia pure nel più totale disordine e con<br />
drammatici scompensi - nel campo economico, sociale, culturale eccetera, quella politica si sclerotizzava riducendosi<br />
a un giuoco di potere fra partiti, «correnti» e clan e dando inizio a quel <strong>del</strong>eterio fenomeno che poi sarà denominato<br />
«partitocrazia».
SETTEMBRE 2010<br />
1Merc<br />
2Giov<br />
3Ven<br />
4Sab<br />
5Dom<br />
6 Lun<br />
7 Mar<br />
8Merc<br />
9Giov<br />
10 Ven<br />
11 S ab<br />
12 Dom<br />
13 Lun<br />
14 Mar<br />
15 Merc<br />
Madonna <strong>del</strong> Cammino, patrona<br />
<strong>del</strong> Corpo dei Bersaglieri<br />
IL SESSANTOTTO<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Lo Statuto è stato poi modificato<br />
ancora altre volte.<br />
Quello approvato con<br />
Decreto <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>la<br />
Repubblica n.158 <strong>del</strong> 24<br />
ottobre 1975 è rimasto a<br />
lungo in vigore ed ha costituito<br />
il riferimento<br />
<strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> per tutto l’ultimo<br />
quarto <strong>del</strong> secolo scorso.<br />
L’Italia assaporava un benessere mai conosciuto. In realtà, il boom economico aveva premiato<br />
solo alcune classi, ignorando quelle più deboli; gli industriali perseguivano una politica<br />
di breve respiro; la scuola non aveva saputo rinnovarsi; vigeva una morale retriva...<br />
Tutte queste contraddizioni esplosero nel Sessantotto quando i moti studenteschi che avevano<br />
scosso gli Stati Uniti e infiammato la Francia, si estesero ai nostri atenei. Tutto era<br />
rimesso in discussione: la morale, i partiti, i sindacati, la politica, le istituzioni, l’insegnamento,<br />
i basilari concetti di esperienza, autorità e gerarchia. Nel 1969, poi, le lotte degli<br />
studenti si saldarono alle rivendicazioni operaie.<br />
A distanza di tanti anni, si può affermare che, in definitiva, il sessantotto rappresentò sicuramente<br />
una svolta storica in tutto il mondo, almeno in quello occidentale, ma gli ideali<br />
alla base di quella svolta forse nascondevano un bisogno molto più elementare di trasparenza<br />
e verità nei rapporti sociali. Una spiegazione così semplice, però, non accontenta facilmente. Da ciò sono<br />
derivate molte esagerazioni, tanto parossismo, e numerosi momenti di mistificazione politica.<br />
SETTEMBRE 2010<br />
16 Giov<br />
17 Ven<br />
18 Sab<br />
19 Dom<br />
20 Lun<br />
21 Mar<br />
22 Merc<br />
23 Giov<br />
24 Ven<br />
25 Sab<br />
26 Dom<br />
27 Lun<br />
28 Mar<br />
29 Merc<br />
s. Matteo, patrono <strong>del</strong>la<br />
Guardia di Finanza<br />
s. maurizio, patrono degli alpini<br />
e <strong>del</strong>le truppe da montagna<br />
s. Gabriele Arcangelo, patrono Arma<br />
<strong>del</strong>le Trasmissioni e s. Michele<br />
Arcangelo, patrono dei Paracadutisti<br />
e <strong>del</strong>le aviotruppe<br />
30 Giov - festa <strong>del</strong> corpo di commissariato
OTTOBRE 2010<br />
16 Sab<br />
17 Dom<br />
18 Lun<br />
19 Mar<br />
20 Merc<br />
21 Giov<br />
22 Ven<br />
23 Sab<br />
24 Dom<br />
25 Lun<br />
26 Mar<br />
27 Merc<br />
28 Giov<br />
29 Ven<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Il periodo susseguente alla rivoluzione culturale <strong>del</strong> sessantotto sfocia negli anni di piombo. Tutti<br />
i valori di riferimento <strong>del</strong>la società vanno in crisi e vengono duramente contestati, senza che chi lo<br />
fa sia in grado di proporne di nuovi. Anche il concetto di Valor Militare viene contestato e forse<br />
ancora più duramente di altri proprio perché attiene al mondo militare considerato “negativo” per<br />
il solo fatto che esso esiste in quanto esistono le guerre. Contrastare tale situazione è davvero difficile,<br />
ma il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> si impegna con varie iniziative. Tra le altre, raduni di ex combattenti<br />
decorati al Valor Militare, erezione di monumenti ai Caduti, visite ai Campi di Battaglia, organizzate<br />
soprattutto a favore di studenti, intitolazione di edifici scolastici ed aule scolastiche al nome<br />
di decorati al Valor Militare Caduti, offerte di Bandiere Nazionali alle scuole e ad altri enti, conferenze<br />
e proiezioni di film patriottici e numerose altre iniziative per ricordare fatti d’arme ed avvenimenti in cui rifulse particolarmente<br />
il Valore <strong>del</strong> Soldato Italiano.<br />
Festa dei Paracadutisti e <strong>del</strong>le aviotruppe<br />
s. Giovanni da Capestrano, patrono dei<br />
Cappellani Militari<br />
30 Sab - Festa <strong>del</strong>l’arma di cavalleria<br />
31 Dom<br />
STRALCIO DEL DISCORSO DEL PRESIDENTE DELLA FEDERAZIONE DI<br />
ROMA NEL CINQUANTENARIO DELLA FONDAZIONE<br />
… E non va dimenticato l’ambiente nel quale essi (I Presidenti e i Consigli Direttivi - ndr) sono costretti a muoversi, quale<br />
il contemporaneo (ma non solo in Italia) sempre più immemore, quando non agnostico ed ignaro, cinico e scettico, se non<br />
addirittura ostile e spregiatore dei supremi valori <strong>del</strong>lo spirito e di ideali di dignità umana e di Patria: Patria, nome augusto<br />
ora contestato e persino irriso come “anacronistico”, quando la stessa Unione Sovietica e la Cina di Mao proclamano ed<br />
impongono il dovere e l’onore di servire in pace e in guerra la Patria, da esse riconosciuta e riconfermata nel nome e nel culto<br />
che le è dovuto.<br />
Da noi, in tempo di obiezioni di coscienza ormai legalizzata, Dio sa con quanta aderenza al dettato <strong>del</strong>la Costituzione che<br />
tuttora afferma “sacro dovere <strong>del</strong> cittadino servire in armi la Patria”, e in tempo di auspicate proposte di eserciti volontari,<br />
può sembrare inopportuno solennizzare un sodalizio che, al pari <strong>del</strong>le altre associazioni combattentistiche, dalle guerre è<br />
nato. Ma noi, rievocando ed onorando il valore e l’eroismo <strong>del</strong>le nostre guerre, vinte o perdute com’è nella storia di tutti gli<br />
eserciti <strong>del</strong> mondo, e che ovviamente hanno originato i sodalizi di reduci, non intendiamo affatto esaltare la guerra per la<br />
guerra. Ma vediamo che non è possibile negligere l’insegnamento romano “si vis pacem para bellum”, perché, pur deprecando<br />
il fatto guerra come chiunque, come noi, ne ha personalmente conosciuto e sofferto gli orrori, le distruzioni, gli sconvolgimenti<br />
ed anzi condannandone le cause e gli obiettivi quando sono di aggressione e di oppressione, non possiamo e non<br />
dobbiamo fare a meno di considerare la eventualità di vedere il patrio suolo minacciato e invaso, e di dovere essere perciò<br />
chiamati e preparati a difendere i nostri lari e i nostri cari e le nostre non ingloriose tradizioni.<br />
Questo non è militarismo ne retorica guerrafondaia, ma è ineluttabile necessità e sacrosanto dovere; onde la indispensabilità<br />
di, disporre, per ogni dannata evenienza, di forze bene armate e comandate. E che altro è stata la stessa Resistenza, se non<br />
un ricorso e un ritorno, dopo l’infausto “otto settembre”, ad una guerra, una guerra di cittadini, sia in regolari formazioni<br />
militari volontariamente ricostituite, sia in libere schiere di patrioti combattenti, contro un invasore il cui tallone calpestava<br />
ancora le nostre belle contrade?<br />
Uniamoci dunque tutti, italiani, quali che siano le nostre individuali ideologie politiche liberamente e lealmente professate, in<br />
un grande consorzio di fratelli perché figli <strong>del</strong>la stessa Madre, affinché, dispersa finalmente la spirale <strong>del</strong>l’odio e abbandonata<br />
ogni violenza, sia possibile annunziare, come nei sacri testi “justjtia et pax osculatae sunt”, la giustizia e la pace si sono<br />
baciate. E così sgominate le fazioni, antico malanno <strong>del</strong>le italiche genti, torni pace in questa cara Italia turbata e turbolenta.<br />
E l’auspicio <strong>del</strong> nostro <strong>Istituto</strong>, pur nato dalla guerra, sia Pace con Giustizia. …<br />
Roma, 15 Gennaio 1974<br />
OTTOBRE 2010<br />
1Ven - festa dei Carristi<br />
2 Sab<br />
3Dom<br />
4Lun - s. francesco d’assisi, patrono d’italia<br />
5 Mar<br />
6 Merc<br />
7Giov<br />
8 Ven<br />
9 Sab<br />
10 Dom<br />
11 L un<br />
12 Mar<br />
13 Merc<br />
14 Giov<br />
15 Ven<br />
Festa <strong>del</strong> Corpo Tecnico<br />
<strong>del</strong>l’Esercito<br />
GLI ANNI DI PIOMBO<br />
festa degli alpini<br />
188° anniversario <strong>del</strong> corpo<br />
forestale <strong>del</strong>lo stato<br />
Il 12 dicembre 1969, con la strage alla Banca <strong>del</strong>l’Agricoltura a Milano - uno dei tanti misteri<br />
d’Italia mai risolti - ebbero inizio quegli «anni di Piombo» che avrebbero raggiunto il loro apice<br />
con il rapimento e l’uccisione di Aldo Moro nel 1978. Tra queste due date l’Italia conobbe soltanto<br />
intimidazioni, agguati, bombe, scandali devastanti, ipocrisia intellettuale, uccisioni, la nascita<br />
<strong>del</strong>le brigate rosse e <strong>del</strong> partito armato, lo stragismo, il terrorismo... Il Paese riuscì tuttavia a<br />
sconfiggere la lotta armata e ad avviare un processo di rinnovamento con l’elezione di Sandro<br />
Pertini alla presidenza <strong>del</strong>la Repubblica (1978) e la formazione (1981) <strong>del</strong> Governo Spadolini,<br />
primo presidente <strong>del</strong> Consiglio non democristiano. Ma il «grande gioco» lo condusse Bettino<br />
Craxi: eletto segretario <strong>del</strong> PSI nel luglio <strong>del</strong> 1976, riuscì a vanificare il «compromesso storico»<br />
tra DC e PCI, a rendere il suo partito ago <strong>del</strong>la bilancia <strong>del</strong>la vita politica, a essere nominato<br />
presidente <strong>del</strong> Consiglio il 4 agosto 1983 e a mantenere questa carica fino al 3 marzo 1987.<br />
Spregiudicato, politico di razza, capace di vincere un referendum che aboliva la scala mobile,<br />
Craxi fu statista di spessore, ma non seppe o non volle vedere la corruzione che dilagava attorno a lui e che lo travolse.<br />
ARMANDO DE SANTIS<br />
Presidente <strong>del</strong>la Federazione prov.le di Roma<br />
Dell’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>
NOVEMBRE 2010<br />
1Lun<br />
2Mar<br />
3Merc<br />
4Giov<br />
5 Ven<br />
6 Sab<br />
7Dom<br />
8Lun<br />
9Mar<br />
10 Merc<br />
11 G iov<br />
12 Ven<br />
13 Sab<br />
14 Dom<br />
15 Lun<br />
92° anniversario <strong>del</strong>la vittoria,<br />
festa <strong>del</strong>l’unità nazionale e<br />
<strong>del</strong>le forze armate<br />
s. Martino di Tours,<br />
patrono <strong>del</strong>l’Arma di Fanteria<br />
festa dei distretti militari,<br />
ora centri documentali<br />
LA SECONDA REPUBBLICA<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Lo Statuto approvato con Decreto <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>la Repubblica n.158 <strong>del</strong> 24 ottobre 1975 è stato nuovamente<br />
rielaborato e modificato nel corso <strong>del</strong>l’ultimo Congresso Nazionale tenutosi a Brescia dal 13 al<br />
15 ottobre 2006. In tale occasione, tenendo conto che l’esiguo numero di decorazioni al Valor Militare<br />
concesse dopo la seconda guerra mondiale (peraltro in maggioranza alla memoria di Caduti) non<br />
avrebbe più permesso il naturale rinnovamento generazionale dei membri <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong>, si è allargato il<br />
concetto di “Valore” come obiettivo <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> prevedendo la possibilità <strong>del</strong>l’iscrizione<br />
all’<strong>Istituto</strong> come Soci “Aderenti” anche per i titolari di “Croce d’Onore” e di “Medaglia al Valore di<br />
Forza Armata” e la possibilità di ricoprire le cariche sociali a livello di Federazione anche per i Soci<br />
“Simpatizzanti” (amici <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> non possessori di alcuna decorazione al Valor Militare che si iscrivono<br />
per “simpatia” e comunione d’intenti).<br />
La bufera di Tangentopoli spazzò via un sistema politico che sembrava eterno. Chi<br />
avrebbe mai pensato che la DC si dissolvesse in Piccole formazioni? Che il PCI riuscisse<br />
a sopravvivere a prezzo di una scissione e cambiando nome? E che dire di PSI,<br />
di PSDI, di PRl e di PLI? Tutti volevano che le cose cambiassero: dovevano finire i<br />
tempi <strong>del</strong> compromesso, <strong>del</strong> trasformismo, dei mille accomodamenti e degli accordi<br />
sottobanco. Il Palazzo era alle corde, un’intera classe politica era <strong>del</strong>egittimata, il<br />
Paese reclamava a gran voce il “nuovo”, pur non sapendo bene cosa potesse essere.<br />
In questo clima arroventato, il governo presieduto da Carlo Azeglio Ciampi rassegnò<br />
le dimissioni il 13 gennaio 1994 e tre giorni dopo il Presidente Oscar Luigi Scalfaro<br />
sciolse le Camere: si andava al voto con il “maggioritario”, sebbene riveduto e corretto<br />
all’italiana. E proprio allora maturò quel clima di violenta intolleranza che ancora oggi fa <strong>del</strong> nostro sistema<br />
politico un bipolarismo imperfetto: il centrosinistra era sicuro di vincere, ma non aveva fatto i conti con<br />
Berlusconi che, dopo aver già sdoganato la destra di Fini, stabilì un alleanza con la Lega di Bossi e con il<br />
CCD formato da ex democristiani. Fin dall’inizio <strong>del</strong>la campagna elettorale nessuno dei due schieramenti<br />
legittimò l’altro: la dialettica politica si ridusse ai soli insulti. Inoltre, i due poli erano profondamente divisi al<br />
loro interno. Il 27 e il 28 marzo si votò; vinse Berlusconi, che formò un governo che durò soltanto fino al 22<br />
dicembre, quando Bossi abbandonò la maggioranza. Il centrodestra voleva tornare subito alle Urne, ma<br />
Scalfaro affidò a Lamberto Dini, già ministro <strong>del</strong> Tesoro di Berlusconi, il compito di formare un governo di<br />
“tecnici” che rimase in carica sino all’11 gennaio 1996. Nel frattempo Romano Prodi aveva assunto la guida<br />
<strong>del</strong> centrosinistra raccogliendolo sotto l’insegna <strong>del</strong>l’Ulivo. Si votò il 21 aprile e “il professore” bolognese<br />
vinse, ben presto amareggiato dall’azione politica di Fausto Bertinotti - leader di Rifondazione comunista -<br />
che, il 9 ottobre, provocò la crisi <strong>del</strong> Governo Prodi. Il segretario dei DS, Massimo D’Alema, formò un nuovo<br />
governo che, dopo una successiva crisi, nel 1998 affrontò la prova <strong>del</strong>la conduzione <strong>del</strong>l’Italia in una difficile<br />
crisi internazionale: la guerra <strong>del</strong><br />
Kosovo, prima operazione militare<br />
<strong>del</strong>la NATO sotto le bandiere<br />
<strong>del</strong>l’ONU che vide l’Italia mettere<br />
a disposizione 22 basi militari e<br />
tutte le proprie forze armate. La<br />
sinistra, uscirà da questa esperienza<br />
distrutta nelle sue contraddizioni<br />
con Giuliano Amato nella carica<br />
di Presidente <strong>del</strong> Consiglio con<br />
l’onere di concludere la legislatura.<br />
Il ritorno di Silvio Berlusconi al<br />
governo è ormai cronaca.<br />
NOVEMBRE 2010<br />
16 Mar<br />
17 Merc<br />
18 Giov<br />
19 Ven<br />
20 Sab<br />
21 Dom<br />
22 Lun<br />
23 Mar<br />
24 Merc<br />
25 Giov<br />
26 Ven<br />
27 Sab<br />
28 Dom<br />
29 Lun<br />
30 Mar<br />
festa <strong>del</strong> corpo di amministrazione<br />
e commissariato <strong>del</strong>l’esercito<br />
b.v. maria <strong>del</strong>la divina provvidenza,<br />
patrona <strong>del</strong> corpo di<br />
commissariato (3° sabato)<br />
Santa Maria “Virgo Fi<strong>del</strong>is”,<br />
patrona <strong>del</strong>l’Arma dei<br />
Carabinieri
IL NASTRO AZZURRO<br />
L’<strong>Istituto</strong> che raccoglie oggi circa 8.000 soci, si articola in 80 Federazioni Provinciali e varie Sezioni e<br />
Gruppi, nei suoi 86 anni di storia, ha svolto un’opera di altissimo valore spirituale e morale per riaffermare<br />
quei principi di amor di Patria che sono alla base <strong>del</strong>la vita di ogni Popolo, e per diffondere, particolarmente<br />
fra i giovani, la coscienza dei doveri verso la Patria. Dalla sua istituzione ad oggi, hanno<br />
chiesto ed ottenuto l’iscrizione al <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> oltre 90.000 Decorati al Valor Militare e loro familiari.<br />
l’<strong>Istituto</strong> svolge anche un’opera di alto valore sociale assistendo i soci ed i loro familiari che versano in<br />
particolari condizioni di bisogno fornendo, soprattutto, valido appoggio per il riconoscimento dei loro<br />
diritti e <strong>del</strong>le benemerenze ac<strong>qui</strong>site (decorazioni, pensioni, promozioni, assegni di medaglia, ecc.).<br />
L’istituto pubblica inoltre il periodico bimestrale “Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>” che, oltre ad essere un mezzo di<br />
collegamento fra tutti gli associati, ha il precipuo scopo di diffondere, con la rievocazione <strong>del</strong>le glorie militari nazionali e <strong>del</strong>l’eroismo<br />
<strong>del</strong> soldato italiano, il culto <strong>del</strong>la Patria.<br />
L’<strong>Istituto</strong> vive con i proventi <strong>del</strong>le quote sociali e con un modesto contributo statale.<br />
DICEMBRE 2010<br />
16 Giov<br />
17 Ven<br />
18 Sab<br />
19 Dom<br />
20 Lun<br />
21 Mar<br />
22 Merc<br />
23 Giov<br />
24 Ven<br />
25 Sab - Natale di Gesù<br />
26 Dom - s. Stefano<br />
27 Lun<br />
28 Mar<br />
29 Merc<br />
30 Giov<br />
31 Ven<br />
DICEMBRE 2010<br />
1Merc<br />
2Giov<br />
3Ven<br />
4Sab<br />
5Dom<br />
6 Lun<br />
7 Mar<br />
8Merc - Immacolata Conc. B.V.M.<br />
9Giov<br />
10 Ven<br />
11 S ab<br />
12 Dom<br />
13 Lun<br />
14 Mar<br />
15 Merc<br />
L’ITALIA OGGI<br />
festa <strong>del</strong> corpo forestale<br />
<strong>del</strong>lo stato<br />
s. Barbara, patrona <strong>del</strong>la Marina Militare,<br />
<strong>del</strong>l’Arma di Artiglieria, <strong>del</strong>l’arma <strong>del</strong> Genio<br />
e <strong>del</strong> corpo nazionale dei Vigili <strong>del</strong> Fuoco<br />
beata Maria Vergine di Loreto,<br />
patrona <strong>del</strong>l’Aeronautica Militare e<br />
<strong>del</strong>l’Aviazione leggera <strong>del</strong>l’Esercito<br />
L’Italia politica di oggi non è nata oggi. E nemmeno nel 1994 quando pure un terremoto elettorale cambiò<br />
i connotati <strong>del</strong> quadro politico, per esempio consegnando per la prima volta l’intero nord <strong>del</strong> paese<br />
al centrodestra. Scriveva nel 1913 lo storico e geografo francese André Siegfried: «Le opinioni politiche<br />
sono soggette a una ripartizione geografica: ci sono regioni politiche come ci sono regioni geologiche o<br />
economiche, e climi politici come ci sono climi naturali». Analizzando i risultati elettorali degli ottomila<br />
comuni italiani dall’unità d’Italia ad oggi, sembra anche visivamente possibile sancire la definitiva centralità<br />
<strong>del</strong> territorio nella lettura <strong>del</strong> comportamento politico.<br />
«Nell’Europa occidentale l’Italia è il paese che ha avuto i colori politici territoriali più stabili e profondi,<br />
in fondo ancora oggi si parla di regioni rosse e regioni bianche» spiega Piergiorgio Corbetta, docente<br />
di Metodologia <strong>del</strong>la ricerca sociale a Bologna. «L’identificazione con il territorio in fondo c’è sempre<br />
stata, così come il contrasto tra nord e sud: la questione meridionale non l’ha certo inventata la Lega.<br />
La tendenza relativamente nuova è che si traduca in comportamento politico, e questo lo si deve soprattutto<br />
alla nascita di un partito che è riuscito a riempire un vuoto facendosi sindacato <strong>del</strong> territorio».<br />
Territorio è il nuovo mantra <strong>del</strong> linguaggio contemporaneo. I politologi parlano di una nuova frattura dopo quella di classe e quella<br />
religiosa, anche molto trasversale rispetto agli schieramenti di destra e sinistra. «Una tendenza che si avverte in tutta Europa,<br />
dove certe divisioni fino a ieri erano assorbite da quelle di fede e sociali».<br />
La visione cartografica consente di sovrapporre idealmente la mappa elettorale <strong>del</strong> 2008 a quella <strong>del</strong> 1994 (praticamente identiche)<br />
ma anche a quella <strong>del</strong> 1948 o <strong>del</strong>l’inizio <strong>del</strong> secolo, per misurarne scarti e sovrapposizioni. «I colori rosso e bianco cominciano a<br />
vedersi già nelle elezioni <strong>del</strong> 1919, il primo suffragio universale completo maschile, con il Partito popolare italiano e il Partito socialista<br />
ufficiale che poi diventeranno la Democrazia Cristiana e il Fronte popolare <strong>del</strong> ‘48. In realtà il radicamento <strong>del</strong> voto cattolico<br />
in Lombardia e Veneto inizia già nel 1904, quando ancora esisteva il non expedit ma se ne tolleravano eccezioni con una sorta di<br />
silenzio assenso». L’eredità di quel voto cattolico è oggi raccolta soprattutto dalla Lega, almeno in termini di insediamento, non di<br />
quantità. «Il Popolo <strong>del</strong>la libertà, anche se risulta diffuso più o meno alla stessa maniera <strong>del</strong>la DC degli anni ‘80, non ne sarà mai<br />
l’erede». L’Italia prima <strong>del</strong>l’Ulivo e poi <strong>del</strong> Pd in fondo coincide con quella <strong>del</strong>le regioni rosse <strong>del</strong> ’48, mentre la sinistra radicale ha<br />
un insediamento più spalmato su tutto il territorio nazionale, con punte nell’ex triangolo industriale e in Toscana.<br />
Più interessante perché più instabile il voto <strong>del</strong> sud. «Nel tempo è profondamente cambiato. Quando a votare era solo un’élite, le<br />
clientele locali esercitavano un forte controllo <strong>del</strong> voto e la partecipazione elettorale era maggiore là che al nord. Con il suffragio<br />
universale, invece, la partecipazione è calata ma il voto è diventato più contendibile». La stessa Italia dei Valori, pur raggiungendo<br />
percentuali record nel Molise di Antonio Di Pietro, non ha un radicamento privilegiato al sud.<br />
Il concetto di territorio va molto oltre il semplice dato geografico per abbracciare l’ambiente storico, antropologico, economicosociale.<br />
Anzi, oggi il ritorno al territorio viene letto come prima conseguenza <strong>del</strong>la globalizzazione spinta che produce insicurezza,<br />
spaesamento, allentamento <strong>del</strong>le altre appartenenze.
Direz. E Amm.: Roma 00161 – piazza Galeno, 1 – tel. 064402676- 064402555 Direttore: Carlo Maria Magnani – Presidente Nazionale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong><br />
– Direttore Responsabile: Antonio Daniele – Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Giorgio Zanardi, Giuseppe Picca,<br />
Francesco Maria Atanasio, Antonio Teja, Antonino Zuco – Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione <strong>del</strong> Tribunale Civile e Penale<br />
di Roma con decreto n.° 12568 <strong>del</strong> 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. – viale Regina Margherita, 176 – 00198 Roma<br />
- Finito di stampare: novembre 2009<br />
“CALENDARIO AZZURRO 2010” inserto redazionale allegato al n. 6/2009 de “IL NASTRO AZZURRO”<br />
Periodico Nazionale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> fra Combattenti Decorati al Valor Militare<br />
2010<br />
CALENDARIO AZZURRO<br />
calendario<br />
azzurro<br />
2010
STORIA DEL NASTRO AZZURRO<br />
L’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> fra Combattenti Decorati al<br />
Valor Militare oggi è un’Associazione Combattentistica posta<br />
sotto la vigilanza <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>la Difesa. Nei primi mesi<br />
<strong>del</strong> 1923, un gruppo di decorati al Valor Militare <strong>del</strong>la prima<br />
guerra mondiale, tra i quali la Medaglia d’Oro Ettore Viola<br />
ed il Pittore Maurizio Barricelli, diede vita alla “Legione<br />
Azzurra” i cui soci di diritto potevano essere esclusivamente i<br />
titolari di decorazioni al Valor Militare. Mussolini, nel corso<br />
di un incontro con Ettore Viola ed altri azzurri, svoltosi a<br />
Palazzo Chigi nel febbraio, propose invece il nome di “<strong>Istituto</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>”. A quel tempo si era ancora in regime<br />
democratico: Mussolini non era ancora il dittatore.<br />
Il 21 aprile di quell’anno, con una cerimonia particolarmente<br />
solenne, il Capo <strong>del</strong> Governo consegnò al Comitato Centrale<br />
<strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong>, nell’Aula Senatoria <strong>del</strong> Campidoglio,<br />
l’Orifiamma Nazionale. Dal 3 al 5 novembre 1923, in<br />
Campidoglio alla presenza di numerose Medaglie d’Oro, si<br />
svolse il primo Congresso Nazionale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong>, che ebbe<br />
risonanza in tutta la penisola, nel corso <strong>del</strong> quale, il 4 novembre<br />
1923, fu varato uno schema di Statuto provvisorio che ne<br />
regolasse l’attività e l’ordinamento.<br />
L’<strong>Istituto</strong> era, ed è tuttora, apolitico e apartitico, e si proponeva<br />
di:<br />
– nobilitare il segno azzurro <strong>del</strong> Valore richiedendo ai propri<br />
soci la rigida osservanza <strong>del</strong>l’onore <strong>del</strong> dovere in ogni atto<br />
<strong>del</strong>la loro vita pubblica e privata;<br />
– affermare ed esaltare, con l’esempio e con le opere di propaganda,<br />
il Valore e le virtù militari <strong>del</strong>la stirpe per diffondere<br />
la coscienza dei doveri verso la Patria;<br />
– ravvivare il ricordo degli eroismi compiuti, anche mediante<br />
pellegrinaggi ai luoghi ove più rifulse il Valore italiano;<br />
– assistere gli iscritti e tutelare gli interessi morali e materiali<br />
<strong>del</strong>la categoria;<br />
– giudicare le questioni cavalleresche e morali come<br />
Magistratura d’Onore, mediante la Corte d’Onore costituita<br />
presso ogni Federazione Provinciale e la Corte Suprema<br />
d’Onore costituita presso la Sede Centrale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong>. Il<br />
ricorso alla Corte d’Onore era obbligatorio per i soci<br />
<strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> mentre era libero per ogni ordine di cittadini.<br />
Potevano far parte <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> quei combattenti che, avendo<br />
ottenuto, per atti di Valore compiuti esclusivamente in presenza<br />
<strong>del</strong> nemico, una ricompensa al Valor Militare, non<br />
avessero successivamente compiuto azioni indegne o tenuto<br />
riprovevole comportamento venendo meno alle leggi <strong>del</strong>l’onore<br />
militare, <strong>del</strong>la morale o ai doveri verso la Patria. Erano titoli<br />
di iscrizione: la Medaglia d’Oro, d’Argento, di Bronzo e la<br />
Croce di Guerra al Valor Militare: le decorazioni <strong>del</strong>l’Ordine<br />
Militare d’Italia e le Promozioni per Merito di Guerra.<br />
Avevano facoltà di iscriversi anche i congiunti degli insigniti<br />
di ricompense al Valor Militare, Caduti o deceduti per causa<br />
di guerra, autorizzati a fregiarsi <strong>del</strong>le decorazioni <strong>del</strong><br />
Caduto.
IL NASTRO AZZURRO OGGI<br />
IL FUTURO<br />
L’Italia è saldamente inserita in un sistema di alleanze che si possono configurare<br />
coincidenti con quello che comunemente viene indicato come il<br />
mondo occidentale industrializzato. La prima organizzazione di riferimento<br />
è la NATO, l’alleanza politico-militare nata nel 1949 col chiaro scopo di<br />
difendere l’Europa Occidentale dal rischio di invasione da parte<br />
<strong>del</strong>l’Unione Sovietica: oggi si è allargata a tutti i paesi ex appartenenti al<br />
Patto di Varsavia ed è legata alla Russia da un patto siglato nel 1992 a<br />
Pratica di Mare. A livello politico riveste altrettanta importanza l’Unione<br />
Europea che, sebbene sul piano commerciale si trovi spesso in contrapposizione<br />
al Nord America, nella politica estera fa tutt’uno integrandosi nella<br />
NATO.<br />
Nuovi scenari si stanno profilando nel mondo globalizzato, soprattutto dall’emergere di due autentici<br />
colossi commerciali nel continente asiatico: la Cina e l’India.<br />
In questo quadro, le continue fibrillazioni <strong>del</strong>la politica interna italiana troveranno sempre meno spazio<br />
e sempre meno giustificazione.<br />
I conflitti riguarderanno sempre più e soltanto zone <strong>del</strong> mondo poco sviluppate, ma detentrici <strong>del</strong>le<br />
fonti di energia e di materie prime. La giustificazione di un possibile coinvolgimento <strong>del</strong>l’Italia in tali<br />
conflitti sarà ardua nei confronti di una pubblica opinione narcotizzata da una retorica pacifista che,<br />
pur proponendo argomenti e scopi <strong>del</strong> tutto opposti, ripete, nella sua stucchevolezza, gli estremismi<br />
<strong>del</strong>la retorica guerresca <strong>del</strong> periodo fascista.<br />
Le nostre Forze Armate sono impiegate esclusivamente in missioni di “mantenimento <strong>del</strong>la pace” e<br />
solo nel 2008 esse hanno potuto utilizzare regole di ingaggio analoghe a quelle di altri paesi NATO,<br />
regole che sono la giustificazione <strong>del</strong>la presenza stessa dei nostri militari fuori area.<br />
Con la situazione descritta, è ipotizzabile (e anche augurabile) che l’Italia conosca ancora per molto<br />
tempo un lungo periodo di pace.<br />
La pace è l’anelito <strong>del</strong>l’umanità, ma la storia umana è costella di guerre e lotte. Le immani distruzioni<br />
<strong>del</strong> secondo conflitto mondiale hanno reso tutti consapevoli che la potenza degli armamenti aveva<br />
già allora oltrepassato il limite oltre il quale si rischia di concludere un conflitto non con la vittoria o<br />
la sconfitta, ma con la mutua distruzione. Fu questa consapevolezza che mantenne l’e<strong>qui</strong>librio <strong>del</strong><br />
terrore per i circa quarant’anni <strong>del</strong>la guerra fredda. È questa consapevolezza che spinge gli USA e<br />
l’Europa ad intervenire nei focolai di guerra <strong>del</strong> mondo con forze d’interposizione inviate in missione<br />
di “mantenimento <strong>del</strong>la pace”.<br />
Con questa stessa consapevolezza, il futuro prossimo ci riserva una lotta senza quartiere contro le<br />
centrali <strong>del</strong> terrorismo, nuova forma subdola di lotta che, guerra non è, ma certamente non è neppure<br />
pace.<br />
La speranza è di riuscire a esportare in tutto il mondo i principi <strong>del</strong>la democrazia nella convinzione<br />
che i paesi democratici vogliono e mantengono la pace. Quando la maggioranza dei paesi <strong>del</strong> mondo<br />
sarà governata con sistemi democratici, forse avremo davvero la pace mondiale. Nel frattempo, dobbiamo<br />
mantenere Forze Armate efficienti, ben addestrate, capaci di intervenire rapidamente ovunque<br />
nel mondo e soprattutto sostenute da un’opinione pubblica amica e consapevole.<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Un mondo pacificato è una speranza, una situazione anche conflittuale, in cui però le<br />
Forze Armate italiane sono presenti solo come forze di pace e non prevede lo scenario<br />
base per poter insignire qualcuno di Decorazione al Valor Militare.<br />
In questa situazione il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> sarebbe stato condannato ad un rapido declino<br />
verso la chiusura a seguito <strong>del</strong>la falcidia da parte “<strong>del</strong>l’inesorabile legge <strong>del</strong>l’anagrafe”,<br />
come la chiama il Comandante Giorgio Zanardi. Invece, il futuro <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> è nei soci “Simpatizzanti”. Già oltre un quarto degli iscritti appartiene<br />
a tale categoria.<br />
Si tratta di persone che condividono l’ideale per il quale i combattenti precedenti la<br />
nostra epoca, fortunatamente pacifica, dalle guerre d’indipendenza fino alla seconda guerra mondiale, hanno<br />
deciso in un momento forse terribile, probabilmente catartico, di mettere a repentaglio la vita pur di compiere<br />
un gesto, un’azione, un atto risolutivo, che andava ben oltre i proprio doveri militari, ma che aveva in sé la forza<br />
di rovesciare una situazione o anche solo di rappresentare una simbolica sfida contro una soverchiante forza<br />
avversaria: il Valor Militare!<br />
Esso discende da un altro valore profondamente sentito dai simpatizzanti: l’amore per la Patria.<br />
Con i simpatizzanti, a fianco dei soci aderenti, cioè figli e nipoti dei Decorati al Valor Militare, l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> vivrà e si rinnoverà potendo così continuare la sua missione nella società: diffondere gli ideali<br />
alla base <strong>del</strong> Valor Militare e <strong>del</strong>l’amor di Patria tra le giovani generazioni.<br />
Si tratta di una missione essenziale in un periodo, come l’attuale, in cui i valori sono sovente sostituiti dai disvalori<br />
e la gioventù vive allo sbando priva di riferimenti certi sui quali costruire un carattere forte e sicuro per<br />
potersi proiettare con adeguate certezze nella vita adulta.
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