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Qui - Istituto del Nastro Azzurro

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1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse<br />

2) Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi<br />

3) Portachiavi: smaltato<br />

4) Orologio<br />

5) Crest grande<br />

6 Labaretto<br />

7) Emblema Araldico<br />

8) Cartolina, cartoncino doppio e busta<br />

9) Fermacarte in onice<br />

10) Posacenere<br />

11) Attestato di Benemerenza<br />

12) Cravatta: disponibile in lana e seta<br />

13) Foulards in seta<br />

14) Mug<br />

15) Fermacarte peltro<br />

16) Copricapo a bustina<br />

Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale<br />

<strong>del</strong>l’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico <strong>del</strong>le Federazioni ed aggiunte al costo <strong>del</strong> materiale.


PERIODICO<br />

NAZIONALE<br />

DELL’ISTITUTO<br />

DEL NASTRO<br />

AZZURRO FRA<br />

COMBATTENTI<br />

DECORATI<br />

AL VALORE<br />

MILITARE<br />

ANNO XLIX - N. 6 - NOV./DIC. 2010 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma


La Presidenza Nazionale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> fra Combattenti Decorati al<br />

Valor Militare augura a tutti i soci ed alle<br />

rispettive famiglie un Buon Natale ed un Felice<br />

Anno 2011.<br />

* * *<br />

AUGURI AD UN AZZURRO CENTENARIO<br />

Il 25 ottobre 2010, il socio<br />

<strong>del</strong>la Federazione di<br />

Pescara, Gen. D. Guido<br />

Rodrigo ha compiuto cento<br />

anni! Valoroso combattente,<br />

Decorato di una<br />

Medaglia d’Argento al<br />

Valor Militare, ha anche<br />

conseguito una<br />

Promozione per Merito di<br />

Guerra. È iscritto al <strong>Nastro</strong><br />

<strong>Azzurro</strong> dal 1954.<br />

* * *<br />

COMUNICATECI TEMPESTIVAMENTE I VOSTRI RECAPITI<br />

Talvolta accade che alcuni soci ci rappresentano che<br />

la Rivista arriva ad indirizzi non corretti o in più<br />

copie. Quando ciò dovesse verificarsi, siete pregati<br />

di avvisarci tempestivamente, comunicando l’indirizzo<br />

corretto alla vostra Federazione Provinciale o<br />

anche direttamente alla Redazione all’indirizzo<br />

scritto nel riquadro in basso in questa stessa pagina.<br />

• Comunicazioni Pag. 2<br />

• Editoriale “” 3<br />

• Lettere al Direttore “” 4<br />

• Calendario 2011: l’Unità d’Italia “” 6<br />

• L’Unità d’Italia si è completata nel 1924 “” 7<br />

• Il compleanno <strong>del</strong>la PAN “” 8<br />

• Il futuro “” 10<br />

• Afghanistan: ancora lutti italiani “” 12<br />

• Medaglie d’Oro Eccellenti: Umberto Visetti<br />

Medaglia d’Oro e sacerdote “” 14<br />

• Un po’ di cronaca su una lunga ricerca ... senza<br />

lanternino “” 16<br />

• Parte la Marcia <strong>del</strong>l’Unità d’Italia “” 18<br />

• Perché i giovani possano ricordare “” 20<br />

• Luigi Stipa “pioniere <strong>del</strong>l’aeronautica” “” 23<br />

• Detto fra noi “” 24<br />

• Notizie in <strong>Azzurro</strong> “” 25<br />

• 8 novembre 1917: Caporetto “” 26<br />

• La battaglia di Montelungo “” 28<br />

• Osculana pugna ... o vittoria di Pirro? “” 30<br />

• I Santangelo “” 34<br />

• Errata corrige “” 38<br />

• Azzurri che si fanno onore “” 40<br />

• Cronache <strong>del</strong>le Federazioni “” 42<br />

• Recensioni “” 46<br />

• Oggettistica <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> “” 48<br />

In copertina:<br />

Buon compleanno Frecce Tricolori!<br />

“IL NASTRO AZZURRO”<br />

Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924<br />

(La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951)<br />

Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org -<br />

E-mail: redaz.nastroazzurro@libero.it - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> - Direttore<br />

Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Giorgio Zanardi, Giuseppe<br />

Picca, Francesco Maria Atanasio, Antonio Teja, Antonio Valeri, Graziano Maron, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Barbara<br />

Coiante - Autorizzazione <strong>del</strong> Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 <strong>del</strong> 1969 - Progetto Grafico e stampa:<br />

Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: novembre 2010<br />

Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>”, oppure<br />

su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” -<br />

ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 - C.F. 80226830588<br />

Abbonamento ordinario: 20 Euro; sostenitore: 25 Euro; benemerito: 30 Euro e oltre.<br />

Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana


Carissimi,<br />

è trascorso un anno dal<br />

Congresso di Bologna e, come<br />

consuetudine, è doveroso tracciare<br />

un bilancio di questo<br />

periodo molto intenso, caratterizzato<br />

da avvenimenti<br />

negativi e positivi. La crisi economica<br />

che attanaglia il<br />

nostro Paese ha prodotti i suoi<br />

effetti negativi anche sul<br />

nostro <strong>Istituto</strong>; mi riferisco in<br />

particolare alla drastica riduzione dei contributi statali ed<br />

all'aumento <strong>del</strong>le tariffe postali: due provvedimenti che<br />

potrebbero condizionare pesan-<br />

temente nel futuro l'attività<br />

<strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong>, al pari di quanto si<br />

sta verificando in altre<br />

Associazioni. Sarà' pertanto<br />

necessario adottare <strong>del</strong>le contromisure<br />

che ci permettano di andare<br />

avanti con una certa tranquillità<br />

e ciò sarà possibile solo con<br />

l'aumento dei soci e con la ricerca<br />

di finanziamenti che premino le<br />

nostre iniziative istituzionali quali,<br />

ad esempio, l'archivio informatico<br />

dei Decorati al Valor Militare e le<br />

cartoline celebrative <strong>del</strong>le<br />

Medaglie d'Oro.<br />

Sappiamo che vi sono Associazioni sull'orlo <strong>del</strong>la chiusura,<br />

i cui iscritti si caratterizzano per provare sentimenti<br />

e riferirsi a Valori uguali ai nostri. Non facciamoli allontanare,<br />

convinciamoli ad entrare nel <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, nella<br />

AI CADUTI.<br />

Invisibili avelli<br />

ornati di grigioverde<br />

fermeranno<br />

ogni tempo triste<br />

di odio.<br />

Saranno come<br />

inaudita schiera<br />

eretta<br />

a difesa <strong>del</strong>la pace.<br />

E le loro mani,<br />

dai più alti cieli,<br />

tergeranno le ferite<br />

di chi ricorda.<br />

Le loro mani,<br />

raccolte<br />

in una corolla<br />

di fraternità.<br />

Roberto Luconi.<br />

(Federazione di<br />

Arezzo)<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

EDITORIALE<br />

... VI SONO ASSOCIAZIONI<br />

SULL'ORLO DELLA CHIUSURA,<br />

I CUI ISCRITTI SI<br />

CARATTERIZZANO PER<br />

PROVARE SENTIMENTI E<br />

RIFERIRSI A VALORI UGUALI AI<br />

NOSTRI. NON FACCIAMOLI<br />

ALLONTANARE,<br />

CONVINCIAMOLI AD ENTRARE<br />

NEL NASTRO AZZURRO, ...<br />

IN MEMORIA DELLA CADUTA DEL<br />

MURO DI BERLINO<br />

Non piangerete più, guardando<br />

i grumi rossi sul muro, sangue<br />

dei figli e degli sposi che<br />

anelavano la libertà<br />

e, oltre la tirannide,<br />

immaginavano cieli azzurri,<br />

città operose,<br />

fratellanza.<br />

Non c'è più quel muro:<br />

forze impetuose racchiuse<br />

negli infinitesimi grumi sono<br />

esplose<br />

e atomi disgregati ed energia<br />

nata dal dolore, nata da estremi<br />

sacrifici hanno creato squarci,<br />

hanno polverizzato masse compatte,<br />

forti, possenti,<br />

hanno aperto varchi<br />

nella mente e nei cuori.<br />

E voi, madri e spose, simili a<br />

Sovrane <strong>del</strong>la Caria, piangete!<br />

3<br />

convinzione che la decisione presa a suo tempo dal<br />

Comandante Zanardi di aprire e valorizzare i<br />

Simpatizzanti ha consentito all'<strong>Istituto</strong> di proseguire fino<br />

ad oggi la sua attività.<br />

Alcune Federazioni hanno ripreso la loro attività grazie<br />

all'impegno di alcuni Soci volonterosi; è ora necessario<br />

riprendere alla mano tutte le altre che da tempo non<br />

fanno sentire la loro voce. Solo con una presenza sul territorio<br />

costante e propositiva potremo far sentire la<br />

nostra voce e raggiungere i nostri obiettivi statutari.<br />

La realizzazione e la diffusione anche ai massimi livelli<br />

istituzionali <strong>del</strong>l'archivio informatico dei Decorati al<br />

Valor Militare ha prodotto una ricaduta positiva<br />

sull'<strong>Istituto</strong>. Gli attestati di stima pervenuti, i contatti scaturiti<br />

con importanti organi cultu-<br />

rali hanno costituito il fatto maggiormente<br />

positivo <strong>del</strong>l'anno a<br />

premessa di quanto ci attenderà<br />

nel 2011: il 150° anniversario<br />

<strong>del</strong>l'Unità d'Italia. Un duro impegno<br />

a tutti i livelli ed al quale<br />

l'<strong>Istituto</strong>, come primo segnale,<br />

dedicherà il calendario ed il primo<br />

numero <strong>del</strong> 2011 di questa rivista.<br />

Le festività natalizie che si<br />

avvicinano rapidamente costituiscano<br />

per tutti noi un periodo<br />

sereno da trascorrere con le<br />

nostre famiglie con l'auspicio che<br />

il 2011 sia foriero di cose positive.<br />

A tutti Voi i migliori auguri di Buon Natale e Felice<br />

Anno Nuovo ed un caro saluto.<br />

Carlo Maria Magnani<br />

Piangerete ancora nel ricordo<br />

di massacri di giovani vite,<br />

di vite di eroi.<br />

Non più contro il muro<br />

alzerete lo sguardo<br />

ma verso templi di pietra possente,<br />

verso capitelli dorici e colonne<br />

scanalate,<br />

verso arcobaleni.<br />

Resterete ancora a sorreggere<br />

pesi,<br />

resterete ancora schiave dei pregiudizi<br />

degli uomini<br />

ma resterete ferme, sottoposte al<br />

peso<br />

<strong>del</strong>la trabeazione che preme sui<br />

vostri capi<br />

e la vostra loggia splenderà di<br />

luce.<br />

Sarà il contrario <strong>del</strong>la schiavitù!<br />

Pasquale Campo<br />

(Federazione di Napoli)


IL NASTRO AZZURRO<br />

LETTERE AL DIRETTORE<br />

Egregio direttore,<br />

Tra le "Lettere al Direttore" <strong>del</strong> n. 4 - Lug/Ago 2010 <strong>del</strong> Periodico da Lei diretto, è stata pubblicata quella a firma <strong>del</strong><br />

Col. Mario Lanata, nella quale tra l'altro è scritto: "l'amico avv. Roberto Vittucci Righini mi ha sottoposto quanto apparso<br />

a pag. 6 <strong>del</strong> numero 8 <strong>del</strong> mensile 'Italia Reale' da lui diretto. Giuro che in 40 anni di costante lettura di articoli, libri,<br />

opuscoli sulle decorazioni non ho mai sentito idiozie di tale portata …".<br />

Nel commento a tale lettera Lei ha precisato: "sono contento di pubblicare questa Sua lettera … proprio perché<br />

spesso si sentono dire cose un po' strane su presunte regole relative alla possibilità di portare le Decorazioni al Valor<br />

Militare da parte dei congiunti di un Decorato deceduto".<br />

Orbene, come risulta precisato in calce all'articolo in questione dal titolo "Medaglie d'Oro al Valor Militare" pubblicato<br />

sul mensile da me diretto, tutte le notizie ivi riportate sono state tratte da "Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, periodico nazionale<br />

<strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> fra Combattenti Decorati al Valor Militare", e precisamente dall'articolo "Intervista<br />

al Generale Rocca" da Lei firmata alle pagine 8/11 <strong>del</strong> n. 3 - Mag/Giu 2009.<br />

L'amico Col. Lanata che evidentemente legge solo parzialmente o non comprende quanto scritto sui due periodici<br />

da Lei e da me diretti, ha fatto molto male a tirare in gioco la mia persona ed il mensile "Italia reale" imputandoci affermazioni,<br />

definite "idiozie", non nostre ma che semplicemente hanno ripreso quanto da Lei scritto e pubblicato.<br />

Non intendendo quale Direttore di "Italia reale" né personalmente essere oggetto di gratuite affermazioni lesive<br />

<strong>del</strong> mio modo di pensare ed essere, vorrà pubblicare la presente nelle "Lettere al Direttore" de "Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>",<br />

periodico di un <strong>Istituto</strong> al quale sono legato per discendere altresì da un Bisnonno decorato oltre che <strong>del</strong>l'Ordine<br />

Militare di Savoia, di una Medaglia d'Argento e di due Medaglie di Bronzo al Valor Militare nelle Guerre <strong>del</strong><br />

Risorgimento.<br />

I migliori saluti.<br />

Avv. Roberto Vittucci Righini<br />

(Direttore di “Italia Reale”)<br />

Egregio avv. Vittucci Righini,<br />

prendo atto <strong>del</strong>la sua precisazione e <strong>del</strong> fatto che quanto aveva sollevato la perplessità <strong>del</strong> col. Lanata, evidentemente<br />

espressa in modo troppo colorito, fosse una notizia apparsa sul periodico da lei diretto ma estratta da una mia intervista:<br />

un cortocircuito, insomma.<br />

Un distinto saluto.<br />

Antonio Daniele<br />

Gentilissimo gen. Antonio Daniele,<br />

la conoscenza storica, la verità analitica e la difesa <strong>del</strong>la Memoria <strong>del</strong> nostro Paese rappresenta l'unico strumento culturale<br />

per educare i giovani all'Amor Patrio. Il nostro Paese è nato storicamente per le grandi partecipazioni popolari<br />

per realizzare l'Unità Nazionale e per la sua millenaria cultura classica.<br />

Il 25 luglio '43 fu un grande giorno di festa popolare poiché il popolo credeva di entrare in una nuova civiltà. L'8<br />

settembre '43 rappresenta uno choc generale. Da questo caos, nacque la volontà popolare a reagire all'occupante nazifascista,<br />

per restaurare in Italia la libertà e la democrazia.<br />

Garibaldi nel 1800 e la resistenza nel 1900, lottarono per restaurare la dignità nazionale e ridare al popolo le grandi<br />

speranze di progresso, sviluppo, libertà, democrazia, laicità <strong>del</strong>lo stato.<br />

600.000 militari a causa <strong>del</strong> dissolvimento dei comandi, furono deportati e internati in Germania e non fu loro riconosciuto<br />

i diritti dei prigionieri di guerra (IMI). Molti italiani, privi di senso <strong>del</strong>lo stato, collaborarono con gli occupanti<br />

per deportare, torturare, uccidere altri italiani che aspiravano la agognata libertà soppressa per 20 anni. I tedeschi non<br />

ci hanno mai amato, rispettato, in ogni occasione ho assistito più volte, quando eravamo alleati, al disprezzo verso gli<br />

stessi graduati italiani.<br />

Capire quel periodo significa comprendere gli errori commessi per non ripeterli e uscire dall'oblio negativo alla rinascita<br />

<strong>del</strong> senso <strong>del</strong>lo stato negli animi degli italiani e dare loro fierezza all'appartenenza. La guerra fredda ha diviso gli<br />

antifascisti, e ciò ha impedito di far conoscere la tragedia italiana di ventidue anni di fascismo e analizzare quel triste<br />

periodo e far conoscere gli errori.<br />

Sono a sua disposizione con stima e amicizia e un augurio per il nobile lavoro che svolge per il bene <strong>del</strong>l'Italia.<br />

Con osservanza<br />

Rag. Giuseppe Michele Stallone<br />

(socio <strong>del</strong>la Federazione di Roma)<br />

Gentilissimo rag. Stallone,<br />

l'idealità con la quale lei esprime il suo punto di vista circa la necessità <strong>del</strong>la storia ai fini <strong>del</strong>l'educazione dei giovani al<br />

rispetto ed all’amor di Patria è apprezzabile, purché si riesca nello scopo di unire, non di perpetuare le divisioni. A tal fine,<br />

occorre ben distinguere tra la storia e la memoria, cioè il ricordo di eventi e fatti non per la loro rilevanza sul piano storico,<br />

ma per il forte travaglio emozionale con cui furono vissuti e per la profonda partecipazione emotiva con cui sono ricordati<br />

da chi li visse. Per storia si intende la sequenza cronologica di fatti, eventi ed atti dei protagonisti con le loro motivazioni<br />

e ragioni studiate in modo asettico, non emozionale, e scevro di qualsiasi opinione personale. L'opinione deve farsela<br />

il lettore, non dobbiamo dargliela già confezionata e magari indispettirci se egli non la condivide.<br />

4


IL NASTRO AZZURRO<br />

Il rifiuto generalizzato <strong>del</strong>la politica, <strong>del</strong>la storia come maestra di vita, <strong>del</strong>l'amor di Patria da parte dei giovani credo<br />

che discenda proprio da questo continuo tentativo di presentare loro la memoria dei protagonisti come storia "vissuta".<br />

Non solo non funziona, ma provoca, come effettivamente possiamo registrare, l'effetto contrario: la disaffezione, il distacco<br />

nella maggioranza e il fanatismo in una ristretta, rumorosa minoranza.<br />

Lei esprime un'altra interessante opinione: "… La guerra fredda ha diviso gli antifascisti … eccetera”.<br />

La guerra fredda è finita col crollo <strong>del</strong> muro di Berlino ventuno anni fa. Se, in ventuno anni, non si è fatto quasi nulla<br />

per porre rimedio a quanto da lei affermato dovremmo pensare che forse il problema non è quello. Secondo me, è da<br />

ricercarsi in una retorica resistenziale che non narra la storia di quel periodo, ma ne esalta la memoria. Un esempio? Nelle<br />

commemorazioni <strong>del</strong>la Resistenza raramente ci si ricorda che c'era anche un'altra Italia, un’Italia in uniforme militare, che<br />

dal sud dava il suo non indifferente contributo alla lotta. Risultato: la maggioranza degli italiani, non avendo vissuto quegli<br />

eventi, non comprende lo scambio tra storia e memoria che si compie in queste situazioni, né la perpetuazione sistematica<br />

di una spaccatura sociale tra antifascisti e fascisti, arrivando talvolta a collocarli geograficamente tra nord resistente<br />

e sud, anche in questo, fannullone (e sappiamo quanto sia falso). Finché in Italia ci sarà chi sosterrà di essere nel giusto<br />

perché è "anti qualcosa", l'Italia sarà sempre spaccata in due, le coscienze degli italiani saranno sempre dilaniate, la storia<br />

non sarà mai maestra di vita, ma mezzo di affermazione di una parte sull'altra e viceversa, la gente non parlerà di politica,<br />

ma si azzufferà per la politica. Insomma, l'indegno spettacolo che è sotto gli occhi di tutti e che ha ormai provocato<br />

l’allontanamento di molti dalla politica. Questo è il fenomeno più grave, secondo me, che discende dal maldestro uso che<br />

si è fatto dei "valori <strong>del</strong>la Resistenza", branditi come una clava contro … tutti gli altri. Chi, a guerra finita, non ha avuto<br />

modo di rivendicare adeguati meriti resistenziali, si è trovato isolato, messo in un angolo, non considerato abbastanza italiano.<br />

Eppure la guerra l’avevano combattuta tutti, militari e civili, correndo gli stessi rischi e soffrendo le stesse pene.<br />

Non si tratta di celebrare o no la Resistenza (diamine!) ma di come essa viene ricordata, quale messaggio è sottinteso<br />

nelle rievocazioni, come si parla <strong>del</strong>le stragi nazifasciste, come per decenni non si è potuto neppure accennare ad altri episodi<br />

altrettanto gravi, per esempio all'esodo forzoso <strong>del</strong>le popolazioni italiane <strong>del</strong>la Venezia Giulia e <strong>del</strong>la Dalmazia:<br />

gente che ha pagato con la loro terra, le loro case, le loro radici e con l'orribile morte nelle foibe, la guerra perduta! Solo<br />

da qualche anno, quando gli esuli sopravvissuti al massacro sono quasi morti tutti di vecchiaia, sono stati onorati con l'istituzione<br />

<strong>del</strong> “Giorno <strong>del</strong> Ricordo” da parte di Carlo Azeglio Ciampi, il decimo Presidente <strong>del</strong>la Repubblica, non il primo<br />

o il secondo!<br />

Infine, la memoria di quel periodo, e anche di periodi diversi, non può riguardare solo la Resistenza, altrimenti si continua<br />

a dividere invece di unire. La linea editoriale di questo periodico tiene conto di questa necessità proprio dando voce<br />

ad ogni genere di ricordi che giungono in redazione.<br />

Concludendo, concordo pienamente con lei sull'esigenza di fare di tutto per riaccendere l'amor di Patria, però ritengo<br />

che ciò possa avvenire evitando di riferirsi alla memoria, che non è storia, ma cercando finalmente di giungere alla, da<br />

tanto attesa, riconciliazione nazionale attraverso una lettura serena ed attenta <strong>del</strong>la storia.<br />

Un cordiale saluto.<br />

Antonio Daniele<br />

Spett.le Redazione<br />

Ho ricevuto il secondo numero <strong>del</strong> 2010 e ho trovato, con somma meraviglia, l'annuncio che il primo numero <strong>del</strong> 2011<br />

sarà dedicato al "150° Anniversario <strong>del</strong>l'Unità d'Italia". Mi risulta, così mi hanno insegnato alle scuole elementari, che<br />

nel 1861 Roma non faceva ancora parte <strong>del</strong>lo Stato Italiano e così dicasi per Trento e Trieste e che l'Unità d'Italia si ebbe<br />

solo con la Vittoria nella quarta guerra di Indipendenza detta anche "grande guerra": a conferma abbiamo l’autorizzazione<br />

concessa a tutti i combattenti <strong>del</strong>la guerra 1915/1918 dall'allora Ministero <strong>del</strong>la Guerra <strong>del</strong> nastrino ad hoc:<br />

"Autorizzato a fregiarsi <strong>del</strong>la Medaglia <strong>del</strong>l'Unità d'Italia - Regio Decreto 19 gennaio 1922". In effetti nel 1861, e precisamente<br />

il 17 marzo, si ebbe la costituzione <strong>del</strong> Regno d'Italia con l'assunzione da parte di Vittorio Emanuele II° <strong>del</strong><br />

titolo di RE d'ITALIA a seguito di un progetto di legge <strong>del</strong> 27 febbraio 1861.<br />

Premesso quanto sopra, si sa il perché le attuali istituzioni repubblicane alterano sempre la vera storia <strong>del</strong>la nostra<br />

Patria ed hanno paura a ricordare che è stata Casa Savoia a fare l'Italia, ma non capisco perché da parte Vostra, che rappresentate<br />

migliaia di uomini che sono stati fe<strong>del</strong>i al giuramento prestato ... al Re ed ai Suoi Successori, si segua tacitamente<br />

la politica di questa repubblica.<br />

Mio Padre era iscritto all'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> dal 24 maggio 1933 (tessera 15311) ed io sono lieto di aver potuto<br />

subentrare il 6 novembre 1981, anche perché spiritualmente rappresento il cugino Lodovico Valtorta, Medaglia<br />

d'Oro <strong>del</strong>la l° guerra mondiale, ed il cugino Rocco Lazazzera, Medaglia d'Oro e forse il più decorato tra i RR.CC: per<br />

questi motivi non posso sopportare di vedere storpiata Ia storia.<br />

Ringrazio <strong>del</strong>l'attenzione che verrà data a questa lettera ed invio un cordiale saluto.<br />

avv. Michele De Blasiis<br />

(socio <strong>del</strong>la Federazione di Milano)<br />

Gentile avv. De Blasiis<br />

è vero che il 17 marzo 1861 fu proclamato il Regno d'Italia e Vittorio Emanuele II si fregiò <strong>del</strong> titolo di Re d'Italia ed è vero<br />

che l'Unità era ancora incompleta ... però è anche vero che finalmente l’Italia c'era! <strong>Qui</strong>ndi, celebrare tale data come “150°<br />

Anniversario <strong>del</strong>l’Unità d’Italia” ha il giusto significato, e non toglie nulla a Carlo Alberto ed a Vittorio Emanuele II di<br />

Savoia, che hanno scommesso il loro regno sull’unificazione <strong>del</strong>la penisola, anzi, rende loro merito! Come intende farlo<br />

“Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>” con l’allegato Calendario 2011.<br />

Se invece volessimo festeggiare l’Anniversario <strong>del</strong> “Completamento” <strong>del</strong>l’Unità d’Italia, dovremmo riferirci al 1924 e<br />

non al 1918 (vds. articolo a pag. 7).<br />

Comunque, sono <strong>del</strong> parere che occasioni come questa debbano servire per unire gli italiani, per ricordare tutti assieme<br />

come è stata costruita l’Unità <strong>del</strong> Paese e non per rilevare che nell’intitolazione dei festeggiamenti è stata commessa<br />

qualche imprecisione... forse.<br />

Un cordiale saluto.<br />

Antonio Daniele<br />

5


IL NASTRO AZZURRO<br />

CALENDARIO 2011: L'UNITÀ D'ITALIA<br />

La tradizione di allegare all'ultimo numero <strong>del</strong>l'anno<br />

de "Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>" il "Calendario <strong>Azzurro</strong>"<br />

continua nonostante le difficoltà create dalle<br />

recenti disposizioni governative che hanno abolito tutte<br />

le agevolazioni per la distribuzione postale dei periodici<br />

<strong>del</strong>le associazioni senza scopo di lucro, proprio in concomitanza<br />

di un aumento consistente <strong>del</strong>le tariffe<br />

postali. Finché "Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>" sarà sostenuto da chi<br />

crede nella sua opera di impegno sociale e culturale sui<br />

valori fondanti <strong>del</strong>l'Unità Nazionale e <strong>del</strong>l'amore per la<br />

Patria, ce la faremo. Lo dobbiamo a voi lettori, soci e<br />

non <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, e speriamo in un<br />

vostro tangibile sostegno, se ne condividete la linea, e<br />

in suggerimenti utili ed assidui per migliorarla.<br />

L'edizione 2011 <strong>del</strong> calendario, nella memoria <strong>del</strong><br />

150° anniversario <strong>del</strong>l'Unità d'Italia, sancita dalla proclamazione<br />

<strong>del</strong> Regno d’Italia da parte di Vittorio<br />

Emanuele II° il 17 marzo 1861, ripercorre a grandi linee<br />

la storia <strong>del</strong> Risorgimento italiano. La pagina di ogni<br />

mese è dedicata ad un momento particolare o a un personaggio<br />

di spicco <strong>del</strong> Risorgimento. Accanto a tale testo<br />

principale, in molte pagine, viene anche pubblicata la<br />

motivazione di una Medaglia d'Oro al Valor Militare<br />

6<br />

concessa in una particolare circostanza <strong>del</strong> momento<br />

risorgimentale a cui è riferita la pagina <strong>del</strong> calendario.<br />

Si tratta di una lettura interessante e utile per ricordare<br />

insieme gli eventi più significativi <strong>del</strong>la storia italiana<br />

<strong>del</strong> XIX secolo durante il quale è nata la consapevolezza<br />

di poter giungere finalmente all'unità nazionale.<br />

Tale consapevolezza è stata raccolta da Casa Savoia<br />

per il tramite di due grandi Re: Carlo Alberto prima e<br />

Vittorio Emanuele II° poi, i quali hanno scommesso<br />

tutto ciò che avevano sulla causa <strong>del</strong> Risorgimento: il<br />

loro regno, e … l'Italia è stata unita.<br />

Il pensiero che Vittorio Emanuele II° ha rivolto al<br />

suo "… augusto genitore …" nell'occasione <strong>del</strong>la proclamazione<br />

<strong>del</strong> Regno d'Italia ci fa comprendere che<br />

entrambi sono stati gli artefici e le guide <strong>del</strong>la volontà<br />

popolare di riscatto e di uninone degli italiani.<br />

La redazione spera di aver reso un servizio ai suoi<br />

lettori la cui utilità supera quella di conoscere giorno<br />

per giorno il semplice svolgersi calendariale <strong>del</strong> 2011,<br />

cosa per la quale, a fine di ogni anno, c'è un'offerta<br />

pressoché infinita.<br />

Con l'occasione si rinnovano gli auguri di un felice<br />

anno 2011 a tutti i lettori de "Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>".


Con l'avvicinarsi <strong>del</strong> 2011 ci appressiamo alle celebrazioni<br />

più importanti per il 150° Anniversario<br />

<strong>del</strong>l'Unità d'Italia. Eppure molti stanno sottolineando<br />

sulla stampa e in pubblici dibattiti che si tratta<br />

di festeggiamenti un po’ forzati poiché l'Unità<br />

d'Italia era lungi dall'essere completa nel 1861.<br />

Anche alla redazione de "Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>" stanno<br />

arrivando numerosi messaggi e lettere in tal<br />

senso. Appare quindi opportuno precisare che il 17<br />

marzo 1861 il Re Vittorio Emanuele II° di Savoia<br />

mutava il proprio titolo da Re di Piemonte e<br />

Sardegna a Re d'Italia in conseguenza <strong>del</strong>l'istituzione<br />

<strong>del</strong> Regno d'Italia da parte <strong>del</strong> primo parlamento<br />

italiano, appena insediatosi dopo le elezioni avvenute<br />

in tutta la penisola. Ciò poteva avere luogo a<br />

seguito <strong>del</strong>le vittoriose campagne condotte nella<br />

seconda guerra d'Indipendenza e <strong>del</strong>la travolgente<br />

impresa dei mille di Garibaldi.<br />

Fino a quel momento l'Italia era "un'espressione<br />

geografica", come ebbe a dire il Metternich, dopo<br />

quell'evento l'Italia esisteva come nazione. Questo è<br />

un fatto storico inconfutabile ed è la ragione per la quale<br />

è giusto e corretto festeggiare nel 2011 il 150°<br />

Anniversario <strong>del</strong>l'Unità d'Italia.<br />

Però, è altrettanto giusto non negare che l'Unità, pur<br />

realizzata in una prima fase, non era affatto completa.<br />

Perché ciò abbia luogo, generalmente si conviene che<br />

occorra attendere il 4 novembre 1918 quando, con la gloria<br />

di Vittorio Veneto, finalmente l'Italia, che solo nel<br />

1870 aveva conquistato Roma sua naturale capitale, vide<br />

tornare nel suo alveo le città irredente di Trento e Trieste.<br />

In realtà, tale data venne entusiasticamente indicata<br />

da Vittorio Emanuele III° come giorno <strong>del</strong> finalmente<br />

tanto atteso completamento <strong>del</strong>l’unità d’Italia confidando<br />

sulle clausole <strong>del</strong> trattato di Londra in base al quale<br />

l’Italia aveva rinunciato alla Triplice Alleanza, di cui era<br />

firmataria da trentatré anni, ed aveva aderito alla Triplice<br />

Intesa, dichiarando guerra all’Austria quasi un anno dopo<br />

lo scoppio <strong>del</strong>le ostilità in Europa.<br />

Secondo il Trattato di Londra, sarebbero finalmente<br />

stati annessi all’Italia non solo Trento e Trieste, ma anche<br />

altri territori, italiani da oltre sette secoli, come l'Istria e la<br />

Dalmazia, regioni che entrarono a far parte <strong>del</strong>la<br />

Repubblica di Venezia già nel XII° secolo, strappati ai<br />

Turchi e all'impero bizantino e, fin da quei tempi remoti,<br />

sede di popolazioni venete, cioè italiane.<br />

Il trattato venne sconfessato alla Conferenza di pace<br />

di Parigi, dove l’Italia si vide riconoscere molto meno di<br />

quanto pattuito a Londra, in pratica persino qualcosa<br />

meno di quanto avrebbe potuto pretendere dall’Austria<br />

in base agli accordi <strong>del</strong>la Triplice Alleanza. Grande fu la<br />

<strong>del</strong>usione e lo sconcerto e si parlò di “Vittoria Mutilata”.<br />

Nella confusione generale che ne seguì, prese corpo<br />

l'impresa dei legionari di Fiume guidati da Gabriele<br />

d'Annunzio: preludio, mal digerito dal timoroso governo<br />

italiano <strong>del</strong>l'immediato dopo guerra, alla successiva<br />

annessione di quei territori, infine presi con un abile<br />

colpo di mano diplomatico e militare dal governo fascista<br />

nel 1924, poco dopo il suo insediamento.<br />

Ecco il significato <strong>del</strong> titolo di questo articolo. Solo nel<br />

1924, e fino alla seconda guerra mondiale, l'Italia ebbe la<br />

sua unità davvero completa.<br />

Con questa considerazione si vuol sottolineare, ad uso<br />

di quanti hanno espresso perplessità sulla data (17<br />

marzo) e sull'anniversario (150°) che si sta andando a<br />

festeggiare, che esso è quello giusto.<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

L'UNITÀ D'ITALIA SI È COMPLETATA NEL 1924<br />

7<br />

I legionari sfilano a Fiume nel 1919<br />

Infatti, se è vero che il 17 marzo 2011 è il 150°<br />

Anniversario <strong>del</strong>la "Proclamazione <strong>del</strong> Regno d'Italia", è<br />

anche vero che tale proclamazione fu possibile solo allora,<br />

perché solo allora finalmente l'Italia era stata già in<br />

gran parte unificata, non era più divisa in tanti piccoli<br />

stati separati e diversamente governati, ed era stato possibile<br />

eleggere il primo Parlamento Italiano.<br />

Continuando il ragionamento, se è vero che nel 1861<br />

l'Italia mancava ancora di molti ed importanti territori<br />

(primo fra tutti Roma!), è altrettanto vero che collocare il<br />

completamento <strong>del</strong>l'Unità d'Italia al 4 novembre 1918<br />

significa accettare una visione immediatamente post bellica<br />

<strong>del</strong>le vicende relative alle terre irredente, poi sconfessata<br />

dagli eventi successivi. Per ottenere, in aggiunta a<br />

Trento e Trieste, l’italianissima Istria con Zara, si dovette<br />

attendere il Trattato di Rapallo <strong>del</strong> 1920. Fiume e la<br />

Dalmazia, con popolazione prevalentemente italiana,<br />

furono ottenute solo grazie alla caparbietà dei legionari<br />

di D’Annunzio ed al mutato quadro politico italiano in<br />

cui il nuovo governo fascista voleva a tutti i costi “mostrare<br />

i muscoli”, prendendo a pretesto la secolare italianità<br />

di quelle regioni. Per questo fu necessario attendere fino<br />

al 1924.<br />

Tali regioni, poi, sono state nuovamente sottratte<br />

all’Italia in modo doloroso e drammatico al termine <strong>del</strong>la<br />

seconda guerra mondiale col trattato di pace di Parigi, e<br />

oggi sono suddivise tra i territori di altri stati indipendenti<br />

(principalmente Croazia e Slovenia) nati dal dissolvimento<br />

<strong>del</strong>la Jugoslavia, nazione cuscinetto inventata a<br />

tavolino nel 1918.<br />

<strong>Qui</strong>ndi, potremmo affermare che, finché Istria e<br />

Dalmazia non torneranno italiane, non abbiamo molto<br />

da festeggiare poiché l’unità d’Italia deve ancora compiersi.<br />

In tale ottica potremmo rivendicare anche la<br />

Savoia, Nizza e il Col di Tenda e ... Dio sà cos’altro.<br />

L’evidente iperbole qui descritta serve solo a sottolineare<br />

che l’anniversario giusto da festeggiare è proprio<br />

quello <strong>del</strong> 17 marzo 1861, data in cui il “Primo<br />

Parlamento Italiano” sancì l’unità <strong>del</strong> Paese, come detto<br />

all’inizio di questo articolo.<br />

<strong>Qui</strong>ndi è corretto e giusto festeggiare col massimo<br />

ardore patriottico, il 150° Anniversario <strong>del</strong>l'Unità d'Italia<br />

proprio nel 2011.<br />

Antonio Daniele


IL COMPLEANNO DELLA PAN<br />

Il 50° anniversario <strong>del</strong>le "Frecce tricolori" è stato celebrato<br />

con la più importante manifestazione aerea<br />

<strong>del</strong>l'anno: la "Giornata Azzurra", organizzata<br />

dall'Aeronautica Militare a cadenza biennale, che si è<br />

svolta domenica 12 settembre 2010 sull'aeroporto di<br />

Rivolto (Udine), sede <strong>del</strong>la Pattuglia Acrobatica<br />

Nazionale.<br />

Oltre 500.000 spettatori sono giunti da ogni parte<br />

<strong>del</strong> Paese ed anche dall'estero per assistere alla lunga,<br />

affascinante kermesse <strong>del</strong>l'alta acrobazia aerea mondiale.<br />

Su questo stesso aeroporto il 12 settembre 1960<br />

veniva istituito il 313° Gruppo Addestramento<br />

Acrobatico al comando <strong>del</strong> Maggiore Pilota Giuseppe<br />

Squarcina. Un anno dopo, nel 1961, la prima stagione<br />

di esibizioni con i velivoli North American F-86 Sabre.<br />

Già pochi anni più tardi, la PAN ricevette i primi velivoli<br />

di costruzione nazionale, i mitici G.91, sostituiti dopo<br />

poco meno di vent'anni di onorato servizio, dagli<br />

attuali Aermacchi MB.339. Già si parla <strong>del</strong> nuovo M.346<br />

da addestramento avanzato come il prossimo velivolo<br />

<strong>del</strong>la nostra Pattuglia Acrobatica: l'unico team <strong>del</strong><br />

mondo che si esibisce in dieci velivoli, nove in formazione<br />

più un solista.<br />

La manifestazione è stata trasmessa in diversi collegamenti<br />

in diretta dalla RAI e da altre televisioni.


L'evento è stato<br />

aperto dal passaggio<br />

di un elicottero<br />

AB-212<br />

con appeso al<br />

gancio baricentrico<br />

la bandiera<br />

tricolore tenuta<br />

spiegata al<br />

vento da un<br />

aerosoccorritore.<br />

Nel corso<br />

<strong>del</strong>la giornata si<br />

sono esibite in<br />

volo, in un crescendo<br />

di spettacolare bravura, ben sette pattuglie<br />

acrobatiche. Nell'ordine:<br />

– i polacchi <strong>del</strong> "Bialo-Czerwone Iskry", volano sette<br />

su velivoli addestratori TS-11 Iskra;<br />

– i "Royal Jordanian Falcons", che da tempo seguono<br />

le principali manifestazioni alle quali è presente la<br />

PAN, sono quattro e volano con i performanti<br />

monomotori a elica Walter Extra 300;<br />

– i "Krila Oluje" dalla Croazia, con sei Pilatus PC.9,<br />

turbolelica ad alte prestazioni;<br />

– la "Patruilla Aguila" spagnola, si esibisce con una<br />

formazione da sei più un solista, su velivoli addestratori<br />

C.101 Aviojet;<br />

– la "Patrouille de France", otto elementi su velivoli<br />

"Alpha Jet", la prima pattuglia al mondo il cui leader<br />

è una donna pilota, la comandante Virgine Guyot;<br />

– la "Patrouille Suisse", che utilizza i supersonici<br />

Northrop F-5E di costruzione statunitense, presenta<br />

una formazione da quattro elementi più due solisti,<br />

con un repertorio molto aggressivo e spettacolare;<br />

– i "Red Arrows" inglesi, sette in formazione e due<br />

solisti, che utilizzano l'addestratore avanzato Hawk<br />

T1A ed hanno anche loro una donna tra i piloti<br />

<strong>del</strong>la formazione.<br />

Tra l'esibizione di un team acrobatico ed il successivo,<br />

il Reparto Sperimentale <strong>del</strong>l'Aeronautica Militare,<br />

presentava a turno i velivoli in linea nei reparti di volo<br />

<strong>del</strong>la Forza Armata. Il Comandante <strong>del</strong> Reparto<br />

Sperimentale, Col. Pil. Francesco Presicce, intervistato<br />

dalla RAI, spiegava ai telespettatori che l'esibizione<br />

in volo con manovre particolarmente spinte<br />

ed ardite serve a dimostrare le capacità operative<br />

di manovra <strong>del</strong> velivolo più che qualsiasi dissertazione<br />

tecnica teorica.<br />

I piloti <strong>del</strong> Reparto Sperimentale hanno esibito:<br />

– l'MB.339 CD (Cockpit Digitale), una versione <strong>del</strong><br />

noto addestratore Aermacchi che, nell'avionica<br />

estremamente avanzata, già prefigura la versatilità<br />

<strong>del</strong>l'M.346;<br />

– il Panavia 200 "Tornado" IDS, il bombardiere<br />

bireattore bisonico caratterizzato dall'ala a<br />

geometria variabile, in linea con il 6° Stormo di<br />

Ghedi (BS) e il 36° Stormo di Gioia <strong>del</strong> Colle<br />

(BA). Il 50° Stormo di Piacenza ha in linea la versione<br />

EGR <strong>del</strong> Tornado, idonea per la ricogni-<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

9<br />

La Patruille<br />

de France è<br />

una <strong>del</strong>le<br />

sette pattuglieacrobatiche<br />

straniere<br />

che hanno<br />

festeggiato i<br />

50 anni <strong>del</strong>la<br />

PAN<br />

zione elettronica armata e l'attacco ai sistemi radar;<br />

– l'Alenia-Embraer AMX, cacciabombardiere di progettazione<br />

italiana e coproduzione col Brasile, in<br />

linea col 2° Stormo di Rivolto (condividono la base<br />

con la PAN), col 51° Stormo di Istrana (TV) e col 32°<br />

Stormo di Amendola (FG);<br />

– l'Alenia C-27J, bimotore da trasporto tattico la cui<br />

spettacolare esibizione acrobatica lo fa assomigliare<br />

più ad un caccia pesante che ad un lanciatore di paracadutisti,<br />

è in linea con la 46^ Brigata Aerea di Pisa;<br />

– l'EF.2000 Eurofighter, velivolo da difesa e superiorità<br />

aerea, che ha impressionato per la potenza e la manovrabilità,<br />

frutto <strong>del</strong>la collaborazione industriale europea,<br />

è in linea col 4° Stormo di Grosseto e col 36°<br />

Stormo di Gioia <strong>del</strong> Colle e sta per armare il 5° Stormo<br />

di Cervia (FO) che, ancora per poco, avrà in linea gli F-<br />

16 presi in leasing dalla Guardia Nazionale USA.<br />

Oltre al numerosissimo pubblico, a festeggiare i 50<br />

anni <strong>del</strong>le "Frecce Tricolori" tante autorità civili e militari<br />

e tanti personaggi che hanno fatto la storia <strong>del</strong>la<br />

Pattuglia Acrobatica. Tra questi ultimi, il generale<br />

Cumin, che è stato il secondo comandante <strong>del</strong>la PAN,<br />

dopo Squarcina, e che la ha transitata dall'F-86 al G.91; il<br />

generale di Squadra Aerea Giuseppe Bernardis, attuale<br />

Capo di Stato Maggiore <strong>del</strong>l'Aeronautica (vds. riquadro<br />

con l'intervista), anche lui ex comandante <strong>del</strong>la PAN, a<br />

sua volta ebbe l'incarico di transitarla dal G.91 all'attua-<br />

Il Tricolore tenuto disteso dall’incursore agganciato<br />

all’AB-212 <strong>del</strong> 9° stormo ha aperto la “Giornata<br />

Azzurra” di Rivolto


IL NASTRO AZZURRO<br />

IL FUTURO<br />

La "Pattuglia Acrobatica Nazionale - Frecce tricolori" nella struttura <strong>del</strong>l'Aeronautica Militare è il 313° Gruppo<br />

"Addestramento Acrobatico", attualmente comandato dal tenente colonnello pilota Marco Lant, nato 39 anni fa<br />

appena al di là <strong>del</strong>la rete <strong>del</strong>l'aeroporto e cresciuto sotto il rombo dei jet che sorvolavano la sua casa. Una passione<br />

che si è alimentata automaticamente ed è stata coronata dal<br />

Il generale Giuseppe Bernardis,<br />

Capo di Stato Maggiore<br />

<strong>del</strong>l’Aeronautica è stato<br />

Comandante <strong>del</strong>la PAN<br />

successo.<br />

Dopo cinquanta anni di importanti affermazioni in tutto il mondo,<br />

è lecito domandarsi cosa riserva il futuro alla Pattuglia Acrobatica<br />

Nazionale. Il Generale di Squadra Aerea Giuseppe Bernardis, Capo di<br />

Stato Maggiore <strong>del</strong>l'Aeronautica Militare, ci prospetta la linea che si<br />

intende seguire: “Da tempo guardiamo alle soluzioni possibili per<br />

sostituire l'attuale velivolo in uso e, in primis, stiamo considerando il<br />

nuovo jet Alenia-AerMacchi M.346. Dall'anno prossimo entrerà in<br />

linea presso la nostra scuola di volo come addestratore avanzato e<br />

allora inizieremo un lavoro di valutazione necessario proprio nella<br />

prospettiva <strong>del</strong> cambiamento".<br />

Fino al 1986, per quasi dieci anni, lui stesso, foulard bianco e blu al<br />

collo, ha fatto parte <strong>del</strong>la Pattuglia ed ha finito con l'esserne il<br />

Comandante. Lui l'ha portata per la prima volta in America. Ce ne<br />

parla con un filo di emozione legato ai ricordi:<br />

“Che bella immagine ho nella mente - racconta - quando sulla<br />

pista di Oshkosh dove si tiene la manifestazione aerea più grande<br />

degli Usa, chiacchieravo con Chuck Yaeger, l'uomo che superò per<br />

primo il muro <strong>del</strong> suono, seduto sull'ala <strong>del</strong> mio 339".<br />

Proprio Bernardis ha gestito, nel lontano 1982, la sostituzione <strong>del</strong><br />

Fiat G.91 con l'MB.339 ora prossimo alla fine <strong>del</strong>la sua vita operativa. Di quest’ultimo Bernardis dice: "Si pensava<br />

che la sostituzione dovesse avvenire molto prima, ma grazie alla sua robustezza e agli aggiornamenti introdotti si<br />

è mantenuto bene all'altezza <strong>del</strong> compito".<br />

Il jet biposto da addestramento avanzato M.346, futuro potenziale velivolo <strong>del</strong>la PAN, è un sofisticato bireattore,<br />

sviluppato a partire dagli anni novanta sulla base di uno studio comune compiuto dall'Aermacchi e dalla<br />

russa Sukhoy, ha i comandi "fly by wire", governati da quattro computer, è in grado, all'occorrenza, di raggiungere<br />

velocità supersoni-<br />

ca. La moderna avionica<br />

permette di modificare,<br />

entro determinati limiti,<br />

la configurazione di cabina<br />

e il feeling dei comandi<br />

di volo, imitando i<br />

diversi tipi di velivoli da<br />

combattimento oggi in<br />

linea in Aeronautica<br />

Militare, sì da permettere<br />

la migliore preparazione<br />

dei piloti. Ne sono<br />

già stati ordinati 15<br />

esemplari.<br />

"Il significato <strong>del</strong>l'esistenza<br />

<strong>del</strong>la Pattuglia -<br />

continua il Capo di Stato<br />

Maggiore - trascende<br />

l'Aeronautica Militare ed<br />

è legato all'immagine <strong>del</strong><br />

Nel futuro <strong>del</strong>la PAN c’è molto probabilmente<br />

il nuovo addestratore avanzato<br />

Aermacchi M.346<br />

10


IL NASTRO AZZURRO<br />

Paese e <strong>del</strong>la sua ingegnosità industriale. Difficile pensare ad esibizioni all’estero con aeroplani non italiani. Oggi<br />

i nostri jet blu e i nostri piloti costituiscono un matrimonio perfetto. Non a caso riceviamo richieste da tutte le<br />

nazioni <strong>del</strong> mondo che purtroppo non possiamo esaudire perché non abbiamo risorse sufficienti”.<br />

Gli inglesi hanno ipotizzato una riduzione <strong>del</strong>l'attività <strong>del</strong>le "Red Arrows" per ridurre le spese. “Ma noi abbiamo<br />

sempre contenuto i costi - precisa il comandante - entro l'1,2 per cento <strong>del</strong> bilancio <strong>del</strong>la Forza Armata.<br />

Un'incidenza molto bassa ma sufficiente per mantenere i programmi."<br />

Dall'anno prossimo le prime donne-pilota, arruolate un decennio fa in Aeronautica, avranno raggiunto l'esperienza<br />

di volo sufficiente per poter accedere alle Frecce. Tra l'altro, il posto di pilotaggio e l'ergonomia interna <strong>del</strong><br />

nuovo M.346 sono stati studiati anche per loro.<br />

“La presenza e le esibizioni <strong>del</strong>le Frecce - conclude il generale Bernardis - si integrano bene con gli altri impegni<br />

<strong>del</strong>l'Aeronautica nelle missioni militari e umanitarie all'estero. Insieme sono una bandiera che rappresenta il<br />

valore <strong>del</strong> nostro Paese".<br />

le MB.339; il Capo di Stato Maggiore <strong>del</strong>la Difesa, generale<br />

Vincenzo Camporini, anch'egli <strong>del</strong>l'Aeronautica<br />

Militare, è stato Comandante <strong>del</strong> Reparto Sperimentale,<br />

il Colonnello Paolo Tarantino, il più recente degli ex<br />

comandanti <strong>del</strong>la PAN, che ha dichiarato: "… Penso che<br />

Lo spettacolare<br />

incrocio<br />

<strong>del</strong>le due<br />

sezioni <strong>del</strong>la<br />

PAN visto<br />

dall’interno<br />

le Frecce interpretino un concreto e sostanziale traino<br />

per il sistema paese …"; e infine, il Ministro <strong>del</strong>la Difesa,<br />

on. Ignazio La Russa, che ha così espresso il proprio compiacimento<br />

per l'eccellente capacità professionale ovunque<br />

dimostrata dalle Frecce tricolori: "… dappertutto ci<br />

11<br />

scaldano il cuore e ci fanno sentire orgogliosi di essere<br />

italiani … oggi, per la prima volta, le Forze Armate sono<br />

l'Istituzione più amata dagli italiani …"<br />

Dopo quasi otto ore di esibizioni mozzafiato, di<br />

rombi di aviogetti, di evoluzioni ai limiti <strong>del</strong>le possibilità<br />

di macchine e piloti, i festeggiati, le dieci Frecce<br />

Tricolori, si sono levati in volo ed hanno eseguito ancora<br />

una volta il loro programma acrobatico. Circa venti<br />

minuti in cui le figure si susseguono ininterrotte, con i<br />

magistrali cambi di posizione, incroci, aperture e ricongiungimenti,<br />

il tutto inframmezzato dai passaggi <strong>del</strong><br />

solista che si integra così perfettamente con quelli precedenti<br />

e successivi <strong>del</strong>la formazione da far comprendere<br />

che anche lui è uno di loro. La Pattuglia<br />

Acrobatica Nazionale ha così concluso la giornata<br />

<strong>del</strong>l'Aria 2010, festeggiando in modo consueto, ma<br />

eccezionale, i suoi 50 anni e suggellando ancora una<br />

volta il primato de “I migliori piloti acrobatici” in assoluto:<br />

un primato che l'aeronautica italiana ha conquistato<br />

negli anni '30, con i pattuglioni di CR.20 pilotati<br />

da focosi ragazzi addestrati dal colonnello Rino Corso<br />

Fougier, e non ha mai più perso.<br />

Dopo l'atterraggio dei dieci MB.339, il silenzio! I<br />

500.000 spettatori non possono trattenersi dalla commozione<br />

per uno spettacolo di perizia, ardimento e<br />

bellezza. Grazie ragazzi! Siamo orgogliosi di voi e il<br />

nostro cuore di patrioti batte più forte quando disegnate<br />

nel cielo il Tricolore più lungo <strong>del</strong> mondo mentre<br />

l'indimenticato Luciano Pavarotti completa la scena<br />

con il suo ineguagliabile "Vincerò!"<br />

Antonio Daniele<br />

La soddisfazione dei piloti <strong>del</strong>la PAN dopo il<br />

volo


IL NASTRO AZZURRO<br />

AFGHANISTAN: ANCORA LUTTI ITALIANI<br />

Il cap. Alessandro Romani<br />

Reggimento d'Assalto Col Moschin, celibe, nato a Roma il<br />

18 luglio 1974, purtroppo, non ce la fa. Aveva alle spalle<br />

numerose missioni internazionali in Iraq ed in<br />

Afghanistan ed era considerato un ufficiale di grande<br />

esperienza.<br />

Il Presidente <strong>del</strong>la Repubblica, Giorgio Napolitano, ha<br />

appreso con profonda commozione la notizia <strong>del</strong>la<br />

morte <strong>del</strong> Tenente Romani, avvenuta nell'assolvimento<br />

<strong>del</strong> dovere, ed ha espresso alla famiglia sentimenti di<br />

affettuosa vicinanza e sincera partecipazione al loro<br />

grande dolore. Il Capo <strong>del</strong>lo Stato ha inoltre espresso il<br />

suo incoraggiamento e un affettuoso augurio al primo<br />

Caporal maggiore Rapisarda che, immediatamente trasferito<br />

all'ospedale militare americano di Ramstein in<br />

Germania, è stato sottoposto ad un <strong>del</strong>icato intervento e<br />

sta guarendo rapidamente.<br />

L'eco di questo grave lutto, il trentesimo da quando<br />

l'Italia ha dato la sua adesione all'ISAF, non si era ancora<br />

spenta che, sabato 9 ottobre, quattro alpini sono stati<br />

uccisi e uno è rimasto gravemente ferito nel corso di un<br />

agguato nel distretto <strong>del</strong> Gulistan, a duecento chilometri<br />

ad est di Farah, al confine con l'Helmand. Gli uomini, tutti<br />

in forza al 7° Reggimento Alpini di stanza a Belluno,<br />

inquadrato nella Brigata Julia, a bordo di blindati Lince<br />

erano di scorta a un convoglio di 70 camion civili che avevano<br />

trasportato materiale per allestire la base operativa<br />

avanzata "Ice" e rientravano verso Ovest.<br />

Sulla strada era stato predisposto un micidiale "IED",<br />

un ordigno rudimentale, ma non per questo poco efficace.<br />

La tremenda deflagrazione ha completamente<br />

distrutto il "Lince". Quattro dei cinque alpini che si trovavano<br />

sul blindato sono rimasti uccisi sul colpo. Si tratta<br />

<strong>del</strong> primo caporal maggiore Gianmarco Manca di<br />

Alghero, <strong>del</strong> primo caporal maggiore Francesco Vannozzi<br />

di Pisa, <strong>del</strong> primo caporal maggiore Sebastiano Ville di<br />

Lentini (Siracusa) e <strong>del</strong> caporal maggiore Marco Pedone<br />

di Gagliano <strong>del</strong> Capo (Lecce).<br />

Il caporal maggiore scelto, Luca Cornacchia di Pescina<br />

Venerdì 17 settembre: un RPV (Remotely Piloted<br />

Vehicle) "Predator" italiano, sorvegliando dall'alto<br />

l'area est di Farah, individua lungo la strada per<br />

Delaram quattro persone che stanno posizionando un<br />

ordigno sotto il manto stradale. Mentre il "Predator" li<br />

segue, segnalandone costantemente la posizione, la<br />

"Task Force 45", composta dagli uomini <strong>del</strong>le forze speciali<br />

italiane, con un elicottero Ch 47 "Chinook", scortato<br />

da due elicotteri d'assalto "Mangusta", raggiunge immediatamente<br />

il rifugio dei terroristi.<br />

Proprio durante l'aviosbarco, mentre si procede all'attacco<br />

<strong>del</strong> rifugio degli insorti, due militari vengono raggiunti<br />

da colpi di arma da fuoco. I due, il tenente<br />

Alessandro Romani e il primo Caporal maggiore Elio<br />

Domenico Rapisarda, sono subito ricoverati all'ospedale<br />

militare da campo di Farah. Il tenente Romani, 9°<br />

(L'Aquila) è rimasto ferito ma, come hanno immediatamente<br />

riferito le fonti militari: "Ha riportato ferite a un<br />

piede e traumi da esplosioni, ma è cosciente e risponde agli<br />

stimoli e non è in pericolo di vita." È stato portato in salvo<br />

nell'ospedale da campo di Delaram con un elicottero.<br />

Dopo aver fatto brillare l'ordigno, i talebani hanno<br />

aperto il fuoco. I nostri soldati hanno risposto e, al termine<br />

di un violento scontro, "hanno messo in fuga gli<br />

aggressori". Il convoglio aveva già subito un assalto<br />

armato il giorno precedente durante il quale i terroristi<br />

avevano colpito un mezzo USA.<br />

Cordoglio è stato espresso dal presidente <strong>del</strong>la<br />

Repubblica Napolitano, dal Presidente <strong>del</strong> Consiglio<br />

Berlusconi e dai presidenti <strong>del</strong>le due Camere Schifani e<br />

Fini. Il comandante <strong>del</strong>la missione ISAF, generale David H.<br />

Petraeus, ha voluto sottolineare "il coraggio e l'altruismo"<br />

dei nostri soldati.<br />

"Il loro operato non<br />

sarà dimenticato - ha<br />

aggiunto - in un<br />

Gianmarco Manca Marco Pedone Francesco Vannozzi Sebastiano Ville<br />

momento in cui abbiamo<br />

deciso di sconfiggere<br />

quella insorgenza<br />

che toglie al popolo<br />

afgano sicurezza e stabilità<br />

e che vorrebbe<br />

fare di questo Paese<br />

ancora una volta un<br />

rifugio sicuro per i terroristi".<br />

12


IL NASTRO AZZURRO<br />

IL COMMENTO<br />

Unanime e caldo è stato il cordoglio espresso sia alla famiglia di Alessandro Romani, sia a quelle di Gianmarco Manca,<br />

Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e Marco Pedone. I Caduti italiani nelle operazioni ISAF in Afghanistan ora sono<br />

trentaquattro, dodici solo nel corso di<br />

quest'anno.<br />

L'insopportabilità <strong>del</strong>le perdite<br />

umane in quella che è pur sempre<br />

un'"Operazione di Pace" diventa lancinante<br />

di fronte all'improvviso incremento<br />

registrato negli ultimi mesi. In<br />

realtà, secondo fonti militari autorevoli,<br />

tale triste fenomeno dovrebbe<br />

apparirci "positivo" poiché è collegato<br />

con l'indubbio successo <strong>del</strong>la<br />

nuova strategia perseguita in<br />

Afghanistan: l'estensione <strong>del</strong> controllo<br />

<strong>del</strong> territorio anche al di fuori <strong>del</strong>le<br />

città. I Talebani cercano con ogni<br />

mezzo di contrastare il successo<br />

<strong>del</strong>l'ISAF, soprattutto perché ad esso<br />

è collegato il progressivo distacco <strong>del</strong>l'opinione<br />

pubblica afgana dal loro<br />

modo di vedere ed interpretare la<br />

realtà sociale <strong>del</strong> paese: un eterno<br />

conflitto tra chi osserva con attenzione<br />

i principi <strong>del</strong> Corano (loro ed i loro<br />

seguaci) e chi, secondo loro, non lo fa<br />

abbastanza (tutti gli altri).<br />

Tutto questo potrebbe essere consi-<br />

La “Task “Task<br />

Force Force<br />

45” italiana italiana si muove su elicotteri CH-47<br />

“Chinook” scortati scortati<br />

da A.129 “Mangusta”<br />

derato come semplice "dialettica interna" di un paese di profonda tradizione religiosa musulmana alla ricerca <strong>del</strong>le proprie<br />

radici, se non fosse che i Talebani, forti di questa interpretazione quantomeno originale <strong>del</strong>la religiosità, sono<br />

diventati il principale sostegno di Al Khaeda in Asia e vogliono fare <strong>del</strong>l'Afghanistan la roccaforte di quell'organizzazione<br />

terroristica che già tanti lutti ha sparso nel mondo.<br />

Per questo, pur nella tristezza <strong>del</strong>l'estremo saluto al capitano Alessandro Romani (la promozione gli è stata conferita<br />

“sul campo” alla memoria), avevamo registrato come nota positiva che le espressioni di cordoglio e di vicinanza <strong>del</strong>le<br />

istituzioni non erano state disturbate da commenti fuori luogo circa l'opportunità o meno di mantenere, e fino a quando,<br />

i nostri militari in Afghanistan.<br />

È durata poco. La tragedia terribile dei quattro alpini uccisi nell'agguato <strong>del</strong> 9 ottobre, ha riaperto le solite sterili e<br />

pericolosissime polemiche con le quali esponenti di spicco di quasi tutti i partiti <strong>del</strong>l'opposizione hanno chiesto il ritiro<br />

immediato dei nostri militari dal teatro afgano. L'importanza <strong>del</strong>la posizione presa in politica estera dall'Italia, impegnandosi<br />

militarmente nell'ISAF, è stata messa ancora una volta in<br />

Il blindato leggero leggero<br />

“Lince” in pattuglia<br />

dubbio con improvvide dichiarazioni che, oltre a disorientare l'opinione<br />

pubblica, aumentano il rischio, già notevole, a cui sono esposti<br />

i nostri militari in missione in quel tormentato paese.<br />

Per questo dobbiamo sostenere i nostri militari inviati in quel difficile<br />

teatro esprimendo loro la massima incondizionata solidarietà<br />

e facendo comprendere a chi li contrasta che noi non ce ne andremo<br />

finché la democrazia e la libertà non saranno tornati ad arridere<br />

al popolo afgano.<br />

Bene ha fatto, in quest’ottica, il Ministro <strong>del</strong>la Difesa Ignazio La<br />

Russa a porre all’attenzione <strong>del</strong> Parlamento e <strong>del</strong> Paese l’esigenza,<br />

più concreta che mai, di consentire anche ai velivoli italiani presenti<br />

nell’area l’uso di armamento di lancio (bombe e razzi) a protezione<br />

<strong>del</strong>le operazioni a terra dei nostri soldati.<br />

Questo modus operandi, normale per le forze aeree di tutti gli<br />

altri Paesi partecipanti all’ISAF, al momento di mandare in stampa<br />

questo numero de “Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>” non è stato ancora<br />

autorizzato.<br />

Se l’Italia, al di là di formali messaggi di solidarietà, avesse già<br />

operato come tutti gli altri, l’attacco ai quattro terroristi che hanno<br />

provocato la morte di Alessandro Romani, sarebbe stato effettuato<br />

subito dal medesimo “Predator” che li aveva scoperti, senza<br />

mettere a rischio le vite dei nostri soldati e intervenendo con la<br />

massima tempestività.<br />

Mi sembra un motivo sufficiente per non tergiversare inutilmente<br />

sulla giusta proposta <strong>del</strong> Ministro <strong>del</strong>la Difesa.<br />

13<br />

Antonio Daniele


IL NASTRO AZZURRO<br />

MEDAGLIE D’ORO ECCELLENTI:<br />

UMBERTO VISETTI SOLDATO E SACERDOTE<br />

Il capitano Umberto Visetti<br />

Èda ricordare, per un doveroso recupero, Umberto<br />

Visetti, veramente Soldato di Dio e Sacerdote <strong>del</strong>la<br />

Patria. La sua vita merita di essere riscoperta, narrata<br />

e conservata alla memoria e alla gratitudine in particolare<br />

dei suoi corregionali. In Umberto Visetti si espressero<br />

quelle virtù caratteristiche e distintive, di un'umanità<br />

forte, schietta, sobria e generosa che si ritrovano nella<br />

stirpe piemontese.<br />

14<br />

Cresciuto in una famiglia nella quale si fondevano i<br />

valori <strong>del</strong>la Patria e di Dio esaltati dal padre, ufficiale di<br />

cavalleria, e dalla madre, pia e devota fino al misticismo,<br />

tali valori accoglieva nell'animo come alimento e forza<br />

inestinguibile <strong>del</strong>la sua vita. Ciò che spiccava nella personalità<br />

di Umberto Visetti era una generosità senza limiti,<br />

un senso <strong>del</strong> dovere dimentico di ogni calcolo, un'offerta<br />

di sé in risposta ad un profondo, incontenibile impulso<br />

interiore, con uno slancio dimentico di accorgimenti e<br />

di prudenza, trascinato dall'entusiasmo ed esaltato dall'ideale.<br />

Così si spiegano le diciannove ferite al Montello, in<br />

Libia, in Africa Orientale. <strong>Qui</strong>, episodio fra i tanti, fu visto<br />

lanciarsi impavido all'assalto di un'amba <strong>del</strong>l'altipiano<br />

etiopico dove si nascondeva insidioso, implacabile, il<br />

nemico: Umberto Visetti nominato, per il suo ardimento,<br />

Comandante <strong>del</strong> IV Battaglione Eritrei, che era stato di<br />

Toselli e <strong>del</strong> quale portava il nome glorioso e la<br />

"fascia"nera, doveva aprire la strada agli altri reparti.<br />

L'impresa da lui compiuta, che gli valse la Medaglia<br />

d'Oro, è degna di un canto epico ed appare quasi irreale;<br />

mostra Umberto nello sprezzo <strong>del</strong> pericolo, nell'offerta di<br />

sé come esempio, sublimata dai pensieri che lo sostenevano<br />

e che a tanto lo spingevano. Dimostrazione straordinaria<br />

di valore, di un valore si direbbe sofferto perché era<br />

in lui un'innata avversione alla violenza e alla guerra, che<br />

contrastavano con un sentimento incontenibile <strong>del</strong> dovere<br />

fino alla lotta e al sacrificio, contro ogni viltà. Tale sentimento<br />

si spiega come naturale, generosa, cavalleresca<br />

disponibilità all'olocausto, al comando <strong>del</strong>la coscienza.<br />

Le sue azioni che potevano apparire talvolta impulsive,<br />

furono sempre grandi e magnanime. Ad esse non<br />

seguiva il glorioso compiacimento ma la riflessione di un<br />

doveroso adempimento. Così è ricordato da chi lo vide,<br />

nel lontano ottobre 1937, dopo la tremenda mischia<br />

affrontata col battaglione Toselli sull'Amba Denghezi.<br />

Disteso sul suolo sconnesso e sassoso, in una misera<br />

capanna, col petto crivellato e rigonfio di cotone insanguinato,<br />

il braccio frantumato, fra la vita e la morte, ma<br />

con una strana serenità, una forza nel corpo di morituro<br />

che vinceva l'emozione dei presenti. Di quell'eroica<br />

impresa resta la motivazione <strong>del</strong>la Medaglia d'Oro che<br />

ricorda lo stupore <strong>del</strong>lo stesso avversario ammutolito di<br />

fronte al capitano italiano caduto con quasi tutti i suoi<br />

MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE A UMBERTO VISETTI<br />

Rinnovellava in terra d'Africa le leggendarie tradizioni <strong>del</strong> volontarismo e <strong>del</strong>l'arditismo <strong>del</strong>la grande guerra. In<br />

combattimento aspro e cruento, durato più di undici ore, comandante di compagnia, estrema avanguardia di tutta<br />

la colonna, si lanciava audacemente all'assalto di fortissime posizioni che l'impervia natura <strong>del</strong> terreno e la rabbia<br />

abissina rendevano pressoché imprendibili. Ferito una prima volta al capo, una seconda volta alla testa <strong>del</strong>l'omero<br />

e spalla sinistra, proseguiva imperturbato ad avanzare, trascinando col valore e con l'esempio i suoi ascari già duramente<br />

provati. Ferito ancora al polso destro da pallottola esplosiva, magnifico di calma e di cosciente spirito di sacrificio,<br />

infliggeva forti perdite al nemico, occupando la posizione al grido di "Savoia", disperatamente contendendola<br />

ai reiterati contrattacchi nemici. Travolto, infine, da una raffica di mitragliatrice al petto, che gli trapassava i polmoni,<br />

cadeva fra le urla dei ribelli; ma con mirabile forza di volontà si rialzava per gridare: "Viva il Re!" e, fatti ancora<br />

pochi passi, ricadeva svenuto. Ad un ufficiale sopraggiunto con rinforzi, per ricuperare il suo corpo, non appena<br />

ripresa conoscenza, ordinava di non occuparsi di lui, ma di difendere la posizione così duramente conquistata, e,<br />

con sereno stoicismo, esortava l'ufficiale medico accorso, a rendere prima le sue cure agli ascari che d'ogni intorno<br />

coprivano il terreno. Lo stesso feroce avversario percosso da tanto fulgido valore in uno dei frammischiamenti <strong>del</strong>la<br />

pugna, lungi dall'infierire sull'eroico combattente gli tributava la fantasia che già i suoi avi avevano cantata sul<br />

caduto Leone di quel medesimo battaglione nero.<br />

Dengheziè, 9 ottobre 1937.


uomini nel nome <strong>del</strong>la Patria lontana, nell'orrida vastità<br />

di una terra ostile. Sopravvisse Umberto Visetti, esempio<br />

e fermezza in ogni atto.<br />

Una conoscenza esauriente di Umberto Visetti richiederebbe<br />

la narrazione accurata di molti aspetti, talvolta<br />

sconcertanti, <strong>del</strong>la sua dinamica vita, impostata e diretta<br />

da indole generosa, per imprese e situazioni <strong>del</strong>le quali<br />

sembrava si sentisse estraneo, ma che ne misuravano la<br />

grandezza d'animo. Se talvolta errò, e lo riconosceva, fu<br />

per sovrabbondanza di entusiasmo, di perenne donazione<br />

di sé, di un'ansia per l'azione nella quale si esprimevano<br />

esternamente un coraggio indomito, ma nell'animo<br />

una presenza continua di Dio. Così visse per diciassette<br />

anni di servizio e di guerra, così fu onorato e forse contestato<br />

dai mediocri come ufficiale ma sempre onorato da<br />

chi, come lui, degnamente serviva la Patria. Fu presente<br />

in Africa Settentrionale e nell'inferno <strong>del</strong>la Marmarica<br />

cadeva ferito accanto al suo generale Maletti che prima<br />

di morire ripeteva: "C'è gente che non sa vivere ma noi<br />

sappiamo morire".<br />

Cessata la bufera <strong>del</strong>la guerra, ci fu il raccoglimento<br />

<strong>del</strong>l'animo ardente di conoscenza, dopo i trent'anni<br />

migliori <strong>del</strong>la vita, dedicati alla Patria, si volgeva ad un<br />

altro fronte, a quello di Dio, che aveva sempre intensamente<br />

pregato quasi a chiedere perdono ai cedimenti<br />

sofferti, alla violenza cui era stato chiamato. Diventava<br />

soldato di Cristo, combattente focoso con la parola,<br />

appassionato fratello alle sventure <strong>del</strong> prossimo, consolatore<br />

degli uomini; reduce dagli orrori <strong>del</strong>la guerra si lanciava<br />

nelle battaglie incruente <strong>del</strong>lo spirito, alle vittorie<br />

non effimere <strong>del</strong>l'anima.<br />

Il capitano, deposte le spalline e indossato il rude<br />

abito <strong>del</strong> cappuccino, non comandava più i reparti, ma<br />

diveniva subalterno di tutti, servo degli umili e dei buoni.<br />

Il forte comandante <strong>del</strong> battaglione Toselli, l'ardito temerario<br />

<strong>del</strong> Montello, l'impavido combattente nelle sabbie<br />

<strong>del</strong>la Marmarica avrebbe ubbidito a tutti, al servizio degli<br />

Umberto Visetti sacerdote<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

15<br />

uomini nel<br />

nome di Dio.<br />

Dio l'aveva<br />

chiamato, e alla<br />

chiamata aveva<br />

risposto, per<br />

una nuova vita,<br />

con un altro<br />

nome: Frate<br />

Agostino di<br />

Cristo Re. La storia<br />

<strong>del</strong>la sua esistenza<br />

che comprende<br />

gli animosi<br />

anni giovanili,<br />

le imprese<br />

di guerra, i riconoscimenti<br />

e le<br />

Decorazioni, la<br />

vocazione e<br />

l'impegno religioso,<br />

è la storia<br />

di un uomo che<br />

visse intensamente<br />

le vicende<br />

di mezzo<br />

Il capitano Umberto Visetti<br />

viene Decorato di MOVM<br />

da Umberto II<br />

secolo, profondamente e totalmente partecipe, rispondendo<br />

sempre ad un comando imperioso, quello <strong>del</strong><br />

dovere.<br />

Umberto Visetti si colloca nella nobile schiera degli<br />

uomini che hanno onorato la nstra terra; la sua figura<br />

merita di essere ricordata con un segno concreto, con una<br />

iniziativa che lo additi all'ammirazione ed alla gratitudine,<br />

che lo preservi dalla negligente indifferenza e lo proponga<br />

come alto e morale esempio di vita.<br />

G. Gazzoli<br />

(da “Il Reduce d’Africa - 1989)<br />

NOTE BIOGRAFICHE<br />

Umberto Visetti nacque nel 1897 a Saluzzo (Cuneo). Interrotti gli<br />

studi liceali, si arruolava volontario il 29 ottobre 1915, appena diciassettenne,<br />

nel 4° Reggimento Bersaglieri. Nominato sottotenente nel<br />

94° fanteria nel settembre 1916, partecipò alle operazioni di guerra<br />

col 68° Reggimento. Gravemente ferito, fu promosso tenente nel<br />

giugno 1917. Tornato in linea sul Montello nel gennaio 1918 col V<br />

Battaglione d'assalto, si distingueva ancora una volta a Pieve di<br />

Soligo durante l'offensiva di Vittorio Veneto. Congedato nel marzo<br />

1919, riprendeva gli studi interrotti, ma verso la fine <strong>del</strong>l'anno partecipava<br />

all'impresa di Fiume. Ancora congedato nel maggio 1920 e<br />

conseguita la laurea in giurisprudenza all'Università di Torino, si<br />

dedicava alla professione e al giornalismo. All'inizio <strong>del</strong>la campagna<br />

etiopica si trovava a Parigi addetto all'ufficio stampa <strong>del</strong>l'Ambasciata<br />

italiana e rientrato in Italia si arruolava volontario nella Divisione<br />

"Peloritana" mobilitata, con la quale prendeva parte alle operazioni<br />

di guerra in Somalia. Nell'aprile 1937, assegnato all'11° Reggimento<br />

Granatieri e destinato alla 2^ Brigata coloniale, gli veniva affidato il<br />

comando <strong>del</strong>la 3^ Compagnia <strong>del</strong> IV Battaglione "Toselli". Promosso<br />

capitano con anzianità 1935 e rimpatriato per le gravi mutilazioni<br />

riportate nel combattimento di Dengheziè, dopo degenza in ospedale<br />

veniva collocato in congedo. Richiamato a domanda nell'agosto<br />

1940, era destinato nuovamente in Africa al Battaglione Fanteria<br />

libica "Zuara", mobilitato. Ferito nel combattimento di Alan el<br />

Nibewa e raccolto sul campo dal nemico, veniva rimpatriato su nave<br />

ospedale per scambio di malati nel maggio 1943. Partecipava alla<br />

lotta di liberazione dall'8 settembre 1943 all'aprile 1945, poi, a guerra<br />

conclusa, entrava nell'Ordine degli Agostiniani e tre anni dopo<br />

veniva ordinato sacerdote. Stabiliva la residenza a Firenze.


IL NASTRO AZZURRO<br />

UN PO' DI CRONACA SU UNA LUNGA RICERCA<br />

SENZA ...LANTERNINO<br />

(Prefazione storica <strong>del</strong>l’Albo d’Oro <strong>del</strong>la Federazione Provinciale di Trieste)<br />

Dopo quasi cinque anni di tribolazioni, durante i<br />

quali lungamente abbiamo temuto di non poter<br />

concludere nulla, siamo finalmente giunti in porto!<br />

Da tempo, dopo aver ammirato gli Albi dei Decorati<br />

realizzati dalle altre Federazioni Provinciali <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong><br />

<strong>Azzurro</strong>, mi frullava per la mente l'idea di fare altrettanto<br />

per quanto competeva alla nostra Federazione.<br />

L'impresa si presentava subito<br />

molto gravosa perché non ci si<br />

poteva limitare allo scampolo<br />

di territorio restato a Trieste<br />

dopo il trattato di pace, pur<br />

comprendendo Grado ed il<br />

Monfalconese appartenenti<br />

storicamente alla sua vecchia<br />

provincia fino al 1947: competeva<br />

a noi, perché nessun altro<br />

lo avrebbe fatto, perpetuare<br />

la memoria di quanto avevano<br />

compiuto nelle varie guerre<br />

anche i nostri conterranei, dei<br />

territori, strappatici, <strong>del</strong>l'Istria,<br />

di Fiume e <strong>del</strong>la Dalmazia,<br />

ormai dispersi in Italia ed in<br />

altri continenti. Ma, quel che<br />

era peggio, non vedevo ancora<br />

quale strada avrei potuto<br />

percorrere per raggiungere<br />

tale traguardo.<br />

Non facevo alcun conto<br />

sulla possibilità di un aiuto da<br />

parte <strong>del</strong> Distretto Militare di<br />

Trieste; mi era noto, infatti, fin<br />

dai primi anni <strong>del</strong> dopoguerra,<br />

che durante l'occupazione<br />

jugoslava i suoi uffici erano<br />

stati saccheggiati, i documenti<br />

in grande parte dispersi, che i<br />

fogli matricolari erano stati<br />

usati per incartare il pesce alla<br />

Pescheria Centrale. D'altro<br />

canto, la cosa riguardava<br />

anche Marina e Aviazione, ed<br />

anche per questo non mi pareva che ci fossero localmente<br />

possibilità migliori. Al Ministero <strong>del</strong>la Difesa poi, ci si<br />

sarebbe potuto rivolgere per qualche singolo caso noto,<br />

ma non certo perché si mettessero a ricercare, tra i decorati<br />

di tutta Italia, tutti quelli che provenivano da queste<br />

terre. Un barlume di speranza mi venne dal ricordare che,<br />

in una certa ricerca su Gazzette Ufficiali, avevo osservato<br />

che vi apparivano anche decreti di concessioni di ricompense<br />

al valore.<br />

Poteva essere questa la strada giusta, perché avrei<br />

potuto trovare le decorazioni concesse al personale di<br />

tutte e tre le Forze Armate.<br />

Quando, in una riunione <strong>del</strong> Consiglio Direttivo,<br />

accennai alle mie speranze, ma anche alle mie perplessità,<br />

la mia idea, ancora confusa e tutta da verificare,<br />

ebbe una accoglienza entusiastica, e venni sollecitato a<br />

studiare attivamente il da farsi, dopo di che ci saremmo<br />

messi al lavoro. Sorse subito un intoppo: alla Biblioteca<br />

Civica di Trieste si potevano trovare le Gazzette soltanto<br />

16<br />

a partire dal 1919, mentre a noi occorrevano anche quelle<br />

precedenti, fino al 1915. Alla guerra 1915-18 avevano<br />

partecipato oltre 2000 giuliano-dalmati e varie centinaia<br />

di questi avevano conseguito Decorazioni al Valor<br />

Militare. Poiché allora Udine faceva già parte <strong>del</strong> Regno<br />

d'Italia, ricorsi a quella Biblioteca Civica e così, per due<br />

settimane, alle 08.30 ero già a Udine per rientrare a sera<br />

all'ora di cena. Ma senza risultati.<br />

Le Gazzette di allora,<br />

erano diverse dalle attuali,<br />

riportavano anche cronache di<br />

cerimonie, nelle principali<br />

città, in cui erano state consegnate<br />

Decorazioni a numerosi<br />

valorosi combattenti, ma di<br />

decreti concessivi neppure<br />

l'ombra.<br />

Esaurita la ricerca a Udine,<br />

passai alla Biblioteca Civica di<br />

Trieste risalendo dal 1919 in<br />

su, senza risultati. Pensavo già<br />

che avrei dovuto abbandonare<br />

quella ricerca inutile, quando,<br />

siamo all'anno 1935, mi<br />

imbatto nei primi decreti e<br />

comincio a raccoglierli. Ma ne<br />

vale la pena? Come copriremo<br />

il periodo mancante?<br />

Soltanto molto più tardi<br />

ho potuto scoprire che la pubblicazione<br />

sulla Gazzetta<br />

Ufficiale <strong>del</strong>la concessione di<br />

ricompense al V.M. era stata<br />

disposta da una legge <strong>del</strong><br />

1932; in fondo, è stato un<br />

bene che non lo sapessi in<br />

partenza, perché probabilmente<br />

non avrei neppure<br />

pensato di iniziare questo<br />

lavoro, non vedendo allora<br />

altre possibilità.<br />

Ma non mi rassegno ancora<br />

a rinunciare, sebbene sorgano<br />

nuove difficoltà. Infatti, per un lungo periodo, tra il<br />

1946 e la fine <strong>del</strong> 1950, non ci sono i supplementi contenenti<br />

gli elenchi dei decorati.<br />

Qualche sprovveduto, senza sapere quale valore avesse<br />

il termine, li aveva definiti "straordinari" e questi, non<br />

previsti negli abbonamenti ordinari, potevano venire<br />

richiesti separatamente - quarant'anni prima (!) - da chi vi<br />

fosse interessato (di norma, hanno questa classificazione<br />

i supplementi riguardanti bilanci <strong>del</strong>lo Stato e cose <strong>del</strong><br />

genere, di interesse molto particolare e limitato ad un<br />

numero ristretto di studiosi).<br />

A Trieste nessuno ne dispone e con poca speranza ci<br />

rivolgiamo al Poligrafico <strong>del</strong>lo Stato che stampa le<br />

Gazzette. Fortunatamente incappiamo in una impiegata<br />

intelligente e cortese - non ha voluto dirci il suo nome -<br />

che ci indirizza alla Libreria Nazionale "Vittorio<br />

Emanuele II'" dove ha già accertato l'esistenza dei fascicoli<br />

da noi richiesti Dopo vari mesi di trattative e di attesa,<br />

riusciamo ad avere da una Agenzia romana i grossi


pacchi di fotocopie dei nostri supplementi. Ne manca<br />

ancora uno, introvabile, che riusciamo a procurarci solo<br />

grazie alla cortesia <strong>del</strong>la dott.ssa Annamaria Pellino <strong>del</strong>la<br />

Biblioteca giuridica <strong>del</strong> Ministero di Grazia e Giustizia.<br />

Dal libro di Federico Pagnacco "Volontari <strong>del</strong>le Giulie<br />

e <strong>del</strong>la Dalmazia" ricavo dati personali e motivazioni<br />

<strong>del</strong>le Decorazioni concesse ai Caduti nella prima guerra<br />

mondiale, ma per i reduci c'è soltanto un elenco in cui<br />

una o più sigle identificano le Decorazioni conseguite da<br />

ciascuno. Troppo poco.<br />

Ricordando, perché la cosa aveva riguardato anche<br />

mio padre, che negli anni venti il Distretto aveva censito<br />

tutta la forza richiamabile in caso di necessità, cerco allora<br />

di consultare i fogli matricolari <strong>del</strong>le classi tra il 1873 e<br />

il 1899, che comprendono la maggior parte dei volontari.<br />

Non sono più al Distretto ma all'Archivio di Stato.<br />

Anche qui la ricerca è infruttuosa perché i documenti, pur<br />

su modulo da foglio matricolare, sono solo un censimento<br />

<strong>del</strong>la forza eventualmente disponibile, secondo l'Arma<br />

in cui l'interessato aveva prestato servizio (nell'esercito<br />

austriaco o in quello italiano), senza altre indicazioni.<br />

Quando, <strong>del</strong>uso, mi congedo dal Direttore, dott. Cova,<br />

interviene il suo vice assicurando che dispongono anche<br />

<strong>del</strong> Bollettino Ufficiale <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>la Guerra. Sono<br />

solo poche annate, dal 1922 al 1926, ma è materiale prezioso,<br />

che riguarda una parte notevole dei volontari giuliano-dalmati,<br />

e finalmente mi rendo conto quanto<br />

sarebbe utile disporne in modo più ampio. Oramai ho<br />

sfogliato quasi ottant'anni di Gazzette ma sono certo che<br />

ne mancano altri, che invece a noi risultano da vecchi<br />

tabulati <strong>del</strong>la Direzione <strong>del</strong> Tesoro concernenti gli assegni<br />

medaglia corrisposti, prevalentemente a superstiti <strong>del</strong><br />

Decorato.<br />

Decidiamo di fare ancora un tentativo al Distretto<br />

per vedere se davvero non sia possibile reperire almeno<br />

una parte dei Bollettini che ci occorrono. Forse la persona<br />

che avevamo contattato infruttuosamente in precedenza<br />

non era abbastanza informata. Esposto il nostro<br />

problema all'allora Comandante <strong>del</strong> Distretto Col.<br />

Luciano Monaco, disponibilissimo ad aiutarci, abbiamo<br />

la promessa di una risposta non appena avrà avuto le<br />

necessarie informazioni. Due giorni dopo mi segnala che<br />

hanno tutto dal 1920 in poi e che il materiale è a nostra<br />

disposizione.<br />

Non mi sembra vero! É la svolta lungamente attesa.<br />

Cominciamo così uno spoglio accelerato, perché<br />

siamo ancora in primavera ma a settembre il Distretto di<br />

Trieste verrà chiuso. Molto cortesemente il Col. Monaco si<br />

offre di chiedere al Distretto di Udine se dispongano dei<br />

Bollettini dal 1915 al 1919 che, al caso, potrebbero venire<br />

temporaneamente prestati a quello di Trieste, facilitandoci<br />

la ricerca. Risultato che a Udine non hanno detto<br />

materiale, ci suggerisce ancora di rivolgere la stessa<br />

richiesta alla Direzione <strong>del</strong>la Leva <strong>del</strong> Comando<br />

Regionale <strong>del</strong> Nord-Est di Padova, perché ci indichi presso<br />

quale Distretto tale documentazione sia disponibile.<br />

Per quanto dubbiosi. Per le difficoltà che potrebbero<br />

derivare dalla necessità di lavorare a lungo fuori sede,<br />

accogliamo il suggerimento chiedendo, senza molta speranza,<br />

che tale materiale sia messo a disposizione <strong>del</strong><br />

Distretto Militare di Trieste, qualora si ritenesse impossibile<br />

prestarlo a noi.<br />

La risposta tarda, e chiediamo l'appoggio <strong>del</strong> Gen.<br />

Zaro Comandante <strong>del</strong>le Truppe Trieste, che cortesemente<br />

assicura il suo intervento, e l'indomani ci viene consegnato<br />

un fax <strong>del</strong> Comando Regionale <strong>del</strong> Nord-Est di Padova<br />

contenente una copia <strong>del</strong>la risposta alla nostra richiesta<br />

(non ancora pervenutaci), in cui si precisa che il materiale<br />

è a nostra disposizione presso quel Comando e che possiamo<br />

venire a ritirarlo.<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

17<br />

Non ci sembra vero che le cose possano assumere un<br />

corso così favorevole, e prendiamo subito contatto con<br />

l'ufficio indicatoci. Ritorniamo così da Padova con cinque<br />

valige di Bollettini Ufficiali da esaminare durante l'estate.<br />

Purtroppo, pare che le nostre rosee previsioni debbano<br />

sfumare, perché due giorni dopo mi trovo all'ospedale<br />

con un'emiparesi. Fortunatamente il decorso è abbastanza<br />

favorevole e, dopo due mesi di degenza, posso<br />

recuperare la possibilità di muovermi e di continuare il<br />

lavoro ancora più celermente. Prima che capiti di peggio.<br />

Ormai, anche con il materiale ricavato, direttamente<br />

anche dai non molti decorati superstiti e dai familiari,<br />

particolarmente grazie all'incredibile dedizione e<br />

costanza <strong>del</strong> Presidente Delise, sempre presente ed attivo<br />

in sede a ricevere il pubblico, siamo a buon punto con<br />

la raccolta di dati anche se c'è sempre qualche cosina da<br />

aggiungere (molti dati personali vengono incessantemente<br />

ricavati dalle più disparate fonti, studi sull'irredentismo,<br />

pubblicazioni sui Caduti per cause di guerra,<br />

fortunosi contatti anche con lontani parenti di Decorati<br />

scomparsi – una motivazione è giunta persino dagli Stati<br />

Uniti – associazioni combattentistiche, ecc...) ed è l'ora di<br />

cominciare a dare forma concreta al nostro lavoro<br />

memorizzandolo sul computer nella forma definitiva in<br />

cui dovrà venire stampato.<br />

È un'avventura che dura quasi un anno e mezzo, un<br />

po' perché, partendo dagli appunti la forma si consolida<br />

ed affina via via che si procede, ed è, più volte, necessario<br />

aggiornare il lavoro già fatto per la necessaria uniformità,<br />

un po' anche per ripetuti guai al computer. La sua<br />

indisponibilità, per abbastanza lunghi periodi, mi fa perdere<br />

tempo prezioso. Perdo anche parte non trascurabile<br />

<strong>del</strong> lavoro, che devo rifare, ma, finalmente, si giunge<br />

anche al compimento <strong>del</strong>l'opera.<br />

A tal riguardo mi pare giusto rilevare che in un lavoro<br />

di questa mole, di tale ampiezza temporale e territoriale,<br />

nonché di così difficile ricerca, non si può mai raggiungere<br />

una completezza assoluta. Purtroppo, mancheranno<br />

certamente dei nomi e varie motivazioni, per cui<br />

chi fosse in possesso di questi dati è vivamente pregato<br />

di farceli pervenire. Non è da escludere, infatti, l'eventualità,<br />

come già verificatosi in altre Federazioni, di<br />

poter provvedere, fra qualche tempo, alla stampa di un<br />

supplemento.<br />

Al termine di questa grossa fatica, sento il dovere di<br />

ringraziare vivamente tutti quelli che ci hanno aiutali, in<br />

vario modo, a raggiungere il nostro obiettivo, come la<br />

sconosciuta impiegata <strong>del</strong> Poligrafico, la Libreria<br />

Nazionale Centrale, la dottoressa Pellino <strong>del</strong> Ministero di<br />

Grazia e Giustizia, il direttore <strong>del</strong>l'Archivio di Stato, dott.<br />

Cova ed il suo vice dott. Dorsi, la direttrice <strong>del</strong>la Biblioteca<br />

Civica di Trieste. dottoressa Rugliano, che mi ha premurosamente<br />

indirizzato al lavoro <strong>del</strong>la Salvi, il validissimo<br />

colonnello Monaco, il Comando <strong>del</strong>la Regione Militare<br />

Nord-Est, il dott. Ballarini <strong>del</strong>la Società di Studi Fiumani,<br />

l'avv. Oddone Talpo per quanto concerne la Dalmazia, la<br />

famiglia di Parenzo per i decorati di quella città e le mie<br />

preziose consulenti informatiche, mia nuora Luisa e mia<br />

figlia Rossana, senza l'aiuto <strong>del</strong>le quali sarei stato veramente<br />

nei guai. La seconda, poi, ancora una volta ha<br />

avuto il grande merito di essere anche una attenta, impareggiabile,<br />

correttrice di bozze. Ma più particolarmente<br />

devo ringraziare mia moglie, che ho tanto trascurato in<br />

questi cinque anni. Senza la sua comprensione e la sua<br />

pazienza non avrei potuto arrivare in fondo. Le devo<br />

quindi la promessa che non mi impegnerò più in lavori<br />

così totalmente assorbenti, come è stato questo.<br />

Almeno per qualche mese.<br />

Lionello Ferluga<br />

(socio <strong>del</strong>la Federazione di Trieste)


IL NASTRO AZZURRO<br />

PARTE LA MARCIA DELL’UNITÀ D’ITALIA<br />

Quando leggerete questo articolo, Michele Maddalena, il marciatore <strong>del</strong>la<br />

Federazione Provinciale di Latina <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, già dal 3 novembre<br />

avrà lasciato Trieste dando il via alla “Marcia <strong>del</strong>l’Unità d’Italia”, impresa che<br />

è sua, in quanto da lui viene compiuta, ma è di tutti noi, in quanto sostenitori dei valori<br />

che la Marcia intende rinnovare. Le prime tappe saranno già state effettuate, tra ali di<br />

gente plaudente ad un’iniziativa che trascende i semplici valori <strong>del</strong>lo sport esemplificando<br />

i valori <strong>del</strong>l’unione di tutti gli italiani intorno a questo simbolo vivente che percorre a<br />

piedi decine di chilometri al giorno lungo un itinerario che interessa tutta la penisola a<br />

ricordo degli eventi più importanti <strong>del</strong> Risorgimento Italiano.<br />

Amici Azzurri di tutta Italia, Michele Maddalena non deve passare inosservato!<br />

Andiamo tutti ad incontrarlo mentre percorre l’itinerario <strong>del</strong>la Marcia e facciamogli sentire<br />

il nostro affetto e la nostra vicinanza nei valori che ci accomunano: l’amore per la<br />

Patria e il Valore Militare senza i quali il Risorgimento non avrebbe avuto luogo. Michele Maddalena<br />

Chiamiamo i nostri familiari, gli amici e i conoscenti a questo incontro, spieghiamo il significato<br />

di questa prestazione fisica di un uomo che l’8 dicembre, mentre corre, compie settanta<br />

anni. Tanti auguri, Michele! Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> è con te! L’Italia, la nostra Patria, 150 anni dopo che si è unita, è<br />

con te!<br />

A tale scopo, di seguito pubblichiamo i dati relativi alle prime 74 tappe <strong>del</strong>la Marcia <strong>del</strong>l’Unità, che saranno percorse<br />

fino al mese di gennaio compreso. La rimanente parte sarà pubblicata sul n.° 1-2011.<br />

IL PERCORSO DELLA MARCIA DELL’UNITÀ D'ITALIA<br />

INIZIO: 3 novembre 2010: TRIESTE, Piazza Unità d'Italia.<br />

TERMINE: 16 marzo 2011: TORINO, Piazza Castello.<br />

LUNGHEZZA PERCORSO: Km. 4215,100<br />

NUMERO TAPPE: 112 MEDIA GIORNALIERA: Km. 37,635<br />

1. mercoledì, 3 novembre 2010<br />

2. giovedì, 4 novembre<br />

3. venerdì, 5 novembre<br />

4. sabato, 6 novembre<br />

5. domenica, 7 novembre<br />

6. lunedì, 8 novembre<br />

7. martedì, 9 novembre<br />

8. mercoledì, l0 novembre<br />

9. giovedì, 11 novembre<br />

10. venerdì, 12 novembre<br />

11. sabato, 13 novembre<br />

12. domenica, 14 novembre<br />

13. lunedì, 15 novembre<br />

14. martedì, 16 novembre<br />

mercoledì. 17 novembre<br />

15. giovedì, 18 novembre<br />

16. venerdì, 19 novembre<br />

17. sabato, 20 novembre<br />

18. domenica, 21 novembre<br />

19. lunedì, 22 novembre<br />

20. martedì, 23 novembre<br />

21. mercoledì, 24 novembre<br />

giovedì. 25 novembre<br />

22. venerdì, 26 novembre<br />

23. sabato, 27 novembre<br />

24. domenica, 28 novembre<br />

25. lunedì, 29 novembre<br />

26. martedì, 30 novembre<br />

Trieste/Monfalcone<br />

Monfalcone/Redipuglia<br />

Redipuglia/Cormons<br />

Cormons/Udine<br />

Udine/Zoppola<br />

Zoppola/Vittorio Veneto<br />

Vittorio Veneto/Belluno<br />

Belluno/Arsiè<br />

Arsiè/Marter<br />

Martier/Trento<br />

Primolano/Bassano <strong>del</strong> Grappa<br />

Bassano <strong>del</strong> Grappa/Nervesa <strong>del</strong>la Battaglia<br />

. Nervesa <strong>del</strong>la Battaglia/Treviso<br />

Treviso/Venezia<br />

riposo<br />

Mestre/Padova<br />

Padova/Rovigo<br />

Rovigo/Ferrara<br />

Ferrara/San Felice sul Panaro<br />

San Felice sul Panaro/Correggio<br />

Correggio/Modena<br />

Modena/Bologna<br />

riposo<br />

Bivio Budrio SS. 253/Lugo di Romagna<br />

Lugo di Romagna/Forlimpopoli<br />

F orlimpopoli/Rimini<br />

Rimini/Pesaro<br />

Pesaro/Marzocca<br />

18<br />

28.900 mt.<br />

6.200<br />

33.200<br />

27.200<br />

40.900<br />

40.900<br />

36.400<br />

43.300<br />

39.400<br />

33.000<br />

37.200<br />

42.600<br />

38.000<br />

32.500<br />

37.100<br />

43.800<br />

36.000<br />

43.200<br />

41.000<br />

43.500<br />

39.200<br />

37.500<br />

42.200<br />

42.300<br />

37.200<br />

41.300


27. mercoledì, l dicembre<br />

27. giovedì, 2 dicembre<br />

28. venerdì, 3 dicembre<br />

Sabato, 4 dicembre<br />

30. domenica, 5 dicembre<br />

31. lunedì, 6 dicembre<br />

32. martedì,7 dicembre<br />

33. mercoledì, 8 dicembre<br />

34. giovedì, 9 dicembre<br />

35. venerdì, 10 dicembre<br />

36. sabato, 11 dicembre<br />

37. domenica, 12 dicembre<br />

38. lunedì, 13 dicembre<br />

39. martedì, 14 dicembre<br />

40. mercoledì, 15 dicembre<br />

41. giovedì, 16 dicembre<br />

42. venerdì, 17 dicembre<br />

43. sabato, 18 dicembre<br />

44. domenica, 19 dicembre<br />

Lunedì, 20 dicembre<br />

45. martedì, 21 dicembre<br />

46. mercoledì, 22 dicembre<br />

47. giovedì, 23 dicembre<br />

48. venerdì, 24 dicembre<br />

49. lunedì, 27 dicembre<br />

Martedì, 28 dicembre<br />

50. mercoledì, 29 dicembre<br />

51. giovedì, 30 dicembre<br />

52. lunedì, 3 gennaio 2011<br />

53. martedì, 4 gennaio<br />

54. mercoledì, 5 gennaio<br />

55. giovedì, 6 gennaio<br />

Venerdì, 7 gennaio<br />

56. sabato, 8 gennaio<br />

57. domenica, 9 gennaio<br />

58. lunedì, 10 gennaio<br />

59. martedì 11 gennaio<br />

Mercoledì, 12 gennaio<br />

60. giovedì, 13 gennaio<br />

61. venerdì, 14 gennaio<br />

62. sabato, 15 gennaio<br />

63. domenica, 16 gennaio<br />

64. lunedì, 17 gennaio<br />

65. martedì, 18 gennaio<br />

66. mercoledì, 19 gennaio<br />

67. giovedì, 20 gennaio<br />

venerdì, 21 gennaio<br />

68. sabato, 22 gennaio<br />

69. domenica, 23 gennaio<br />

70. lunedì, 24 gennaio<br />

71. martedì, 25 gennaio<br />

72. mercoledì, 26 gennaio<br />

73. giovedì, 27 gennaio<br />

74. venerdì, 28 gennaio<br />

Sabato, 29 gennaio<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

Marzocca/Ancona<br />

Fossato di Vico/Pianello<br />

Pianello/Perugia<br />

riposo<br />

Ponte San Giovanni/Trevi scalo<br />

Trevi scalo/Terni<br />

Terni/Rieti<br />

Mignano Monte Lungo/Cassino<br />

Cassino/Castelforte<br />

Castelforte/Maranola<br />

MaranolaIFormia<br />

Monte san Biagio/Campodimele<br />

Monte san Biagio/Sperlonga<br />

Terracina/Borgo Grappa<br />

Borgo Grappa/Priverno<br />

Priverno/Norma<br />

Norma/Aprilia<br />

Aprilia/Latina<br />

Antrodoco/L'AquiIa<br />

riposo<br />

Fontavignone/ Avezzano<br />

Avezzano/Ponte Campomizzo<br />

Ponte Campomizzo/Alfedena<br />

Alfedena/Isernia<br />

Isernia/Campobasso<br />

riposo<br />

Campobasso/Sassinoro<br />

Sassinoro/Benevento<br />

Benevento/Atripalda<br />

Atripalda/Lioni<br />

Lioni/Muro Lucano<br />

Muro Lucano/Potenza<br />

riposo<br />

PotenzaiOppido Lucano<br />

Oppido Lucano/Gravina in Puglia<br />

Gravina in Puglia/Palo <strong>del</strong> Colle<br />

Palo <strong>del</strong> Colle/Bari<br />

riposo<br />

Bari/Santeramo in Colle<br />

Laterza/Metaponto<br />

Metaponto/Rocca Imperiale Marina<br />

Rocca Imperiale Marina/Villapiana Lido<br />

Villapiana Lido/Soverano<br />

Soverano/Pian <strong>del</strong> Lago<br />

Pian <strong>del</strong> Lago/Villaggio Racise<br />

Villaggio Racise/Catanzaro<br />

riposo<br />

Messina/Rometta Marea<br />

Rometta Marea/Falcone<br />

Falcone/Capo D'Orlando<br />

Capo D'Orlando/Marina di Caronia<br />

Marina di Caronia/Cefalù<br />

Cefalù/Trabia<br />

Trabia/Palermo<br />

riposo<br />

19<br />

22.300<br />

38.300<br />

19.100<br />

41.800<br />

43.600<br />

34.500<br />

34.700<br />

35.000<br />

35.000<br />

32.300<br />

32.900<br />

32.600<br />

44.000<br />

41.200<br />

36.400<br />

34.400<br />

31.400<br />

34.400<br />

38.400<br />

47.600<br />

39.500<br />

32.700<br />

48.600<br />

32.200<br />

38.700<br />

35.000<br />

43.500<br />

40.800<br />

44.300<br />

29.500<br />

42.700<br />

39.000<br />

17.500<br />

41.400<br />

35.800<br />

45.200<br />

41.200<br />

44.000<br />

44.500<br />

45.900<br />

32.000<br />

23.300<br />

37.000<br />

43.600<br />

38.300<br />

45.300<br />

37.700<br />

33.900


IL NASTRO AZZURRO<br />

PERCHÉ I GIOVANI POSSANO RICORDARE<br />

(da una mia “chiacchiearata” tenuta nel 1968 al Rotary e aggiornata al 2007)<br />

In questa Italia, che è stata culla di civiltà ed è ricolma<br />

<strong>del</strong>le insigni testimonianze <strong>del</strong>le varie arti che,<br />

come in nessun altro Paese, vi sono rappresentate ai<br />

massimi livelli, ci si dimentica troppo spesso <strong>del</strong>la scomoda<br />

memoria dei tanti Italiani che hanno illustrato la<br />

Patria con il loro purissimo eroismo anche se dovettero<br />

battersi in condizioni di grande inferiorità per equipaggiamento,<br />

armamento e, ahimè non raramente, per<br />

incapacità e, in taluni casi, vigliaccheria se non addirittura<br />

connivenza con il nemico degli Alti Comandi.<br />

Mi rivolgo ai giovani - sui quali poggiano le speranze<br />

<strong>del</strong> nostro Paese per un avvenire meno convulso ed<br />

arido di quello che stiamo vivendo - perché possano<br />

ricordare che esiste un altro patrimonio di inestimabile<br />

valore che, giorno dopo giorno, sta sprofondando nell'oblio<br />

e, oserei dire, nel quasi disprezzo ufficiale: il<br />

patrimonio morale lasciatoci da coloro che, anche nella<br />

seconda guerra mondiale, alla Patria fecero olocausto<br />

<strong>del</strong>la vita o che, comunque, la Patria stessa servirono<br />

eroicamente.<br />

Non si vuole qui assolutamente esaltare il nazionalismo<br />

ma il vero patriottismo. In un suo messaggio, l'ex<br />

20<br />

Presidente Internazionale <strong>del</strong> Rotary, Luther Hodgeg,<br />

diceva pressappoco cosi: "Io ritengo che il miglior cittadino<br />

<strong>del</strong> mondo sia colui che è, anzitutto, orgoglioso<br />

<strong>del</strong>la sua propria Nazione e sia leale con essa."<br />

La migliore speranza nello sviluppo <strong>del</strong>le Nazioni si<br />

trova nel patriottismo e nella lealtà che sono stati risvegliati<br />

dal raggiungimento <strong>del</strong>l’indipendenza politica.<br />

La lealtà verso la casa e la terra non deve essere precaria.<br />

Il ricordo pertanto dei Fratelli caduti nell'adempimento<br />

di uno dei nostri principali diritti-doveri di cittadini<br />

deve essere, per i sopravvissuti e per i posteri, un<br />

dovere assoluto.<br />

Invece, il velo di oblio steso su tanti sacrifici e tanti<br />

eroismi viene giustificato dal desiderio di non rinfocolare<br />

odi, di non celebrare una guerra non voluta ma di<br />

ricondurre gli animi sulla strada <strong>del</strong>la comprensione e<br />

<strong>del</strong>l'amore. Nel frattempo non si perde occasione per<br />

ricordare atroci fatti di sangue attribuiti ai "nazifascisti"<br />

e le nostre case editrici sembra facciano a gara nel<br />

divulgare libri italiani dai quali la figura <strong>del</strong> combattente<br />

italiano esce immiserita e vilipesa. È evidente lo sforzo<br />

teso a cancellare dalla nostra memoria ma, più che<br />

altro, ad evitare che si formi nella memoria <strong>del</strong>le nuove<br />

generazioni, il ricordo di coloro che, senza calcoli di utilità<br />

personale, risposero all'appello <strong>del</strong>la Patria in armi<br />

ed alla stessa offrirono anche il sacrificio supremo <strong>del</strong>la<br />

loro vita. In questa situazione, quale concetto ritenete<br />

possano farsi dei loro padri e dei loro nonni i nostri figli<br />

e nipoti e quale rispetto possano provare per loro dato<br />

che, secondo gli storiografi ufficiali (ed i libri di scuola),<br />

non hanno fatto che scappare dall'inizio alla fine <strong>del</strong>la<br />

guerra?<br />

Eppure le cose sono andate ben diversamente se lo<br />

storico inglese Gorelli Barnett, commentando la battaglia<br />

di El Alamein, cosi ha scritto: "Considerata l'immensa<br />

superiorità di forze fra le opposte armate,<br />

quello che sorprende di più non è il fatto che vincessimo<br />

la battaglia, ma che fossimo stati sul punto di perderla<br />

e che le forze <strong>del</strong>l'Asse siano riuscite, per 12 lunghi<br />

giorni, a sbrogliarsela contro una forza talmente<br />

superiore."<br />

Questo non è un inno alla guerra. Sarebbe <strong>del</strong>ittuoso<br />

instillare nei giovani l'idea che non vi sia altra soluzione<br />

per risolvere i problemi internazionali che il ricorso<br />

alle armi, ma è altresì altrettanto <strong>del</strong>ittuoso non prepararli<br />

ad una tale deprecabile evenienza e non ricordare<br />

loro che, malgrado le alterne vicende <strong>del</strong>la storia<br />

militare <strong>del</strong> loro Paese, molti di coloro che li hanno preceduti<br />

sono stati capaci di esprimere il meglio di loro<br />

stessi al servizio <strong>del</strong>la Patria in armi.<br />

Dopo questa premessa, occorre definire che cosa<br />

esattamente significa il termine "Patria": questa parola<br />

così grande e dolce il cui solo suono commuove tanto<br />

profondamente?<br />

Ritengo che possa definirsi come la terra abitata da<br />

un popolo e che ciascuno dei suoi componenti sente


come la propria, non tanto per il fatto di<br />

abitarvi, quanto perché in essa è nato, in<br />

essa sono vissuti i suoi genitori, in essa<br />

spera vivranno i suoi figli e, in genere, perché<br />

essa costituisce l'ambiente, il limite spaziale<br />

entro cui si realizza quella comunanza<br />

di origini, di lingua, di storia e di tradizioni<br />

che caratterizzano appunto il popolo stesso.<br />

Si tratta quindi di un concetto non limitato<br />

al solo territorio, ma comprendente<br />

anche gli uomini che <strong>del</strong>la Nazione fanno<br />

parte e tutto quel complesso di istituzioni,<br />

di tradizioni e di ideali che nella coscienza<br />

dei singoli acquista, più che una concretezza<br />

ben definita, il valore di un mito. La<br />

Patria è, perciò, l'assoluto di fronte al quale<br />

individui e gruppi sono il relativo ed individui<br />

e gruppi sono pensabili solo in quanto<br />

siano nella Patria.<br />

E allora perché non avere il coraggio civile<br />

e l'orgoglio di ricordare Coloro che, spinti<br />

unicamente da cristallino amor di Patria, per la Patria<br />

combatterono e si immolarono?<br />

Sessantotto anni fa correva quel 1942 così ricco di<br />

gloriosi e drammatici avvenimenti sui vari fronti di<br />

guerra: iniziato con la riconquista <strong>del</strong>la Cirenaica, vide<br />

poi la battaglia <strong>del</strong> Don, le azioni nel Mar Nero dei<br />

nostri Mas, la battaglia aereonavale di mezz'agosto nel<br />

Canale di Sicilia, l'indomito coraggio dei nostri aerosiluranti,<br />

la 2^ battaglia <strong>del</strong> Don con la famosa carica <strong>del</strong><br />

Savoia Cavalleria a Jabuchenskij, la battaglia di<br />

Serafimovic, nella quale furono particolarmente impegnati<br />

i Bersaglieri <strong>del</strong> 3° Reggimento, le gloriose azioni<br />

<strong>del</strong>la X^ Mas e <strong>del</strong> Gruppo <strong>del</strong>l'Orsa Maggiore a<br />

Gibilterra e Cadice, le battaglie di El Alamein, la terza<br />

battaglia <strong>del</strong> Don con la disperata difesa <strong>del</strong>l'ARMIR e,<br />

in particolare, <strong>del</strong> Corpo d'Armata Alpino - le divisioni<br />

Julia, Tridentina e Cuneense furono le ultime ad iniziare<br />

il ripiegamento - le terribili e gloriose tappe <strong>del</strong>la<br />

ritirata-martirio in Russia: Arbusow, Millerowo,<br />

Cercovo, Nikitowka e Nikolajewka. Ma, in particolare,<br />

nel marzo di quell'anno moriva in un lettino di ferro<br />

<strong>del</strong>la stanza n.25 <strong>del</strong>la Clinica "Maya Canberry Nursing<br />

Home" di Nairobi (ove era stato ricoverato il precedente<br />

5 febbraio, trasportatovi dal campo di Donyo<br />

Sabouk, vicino a Nairobi) S.A.R. Amedeo di Savoia Duca<br />

d'Aosta, l'eroe <strong>del</strong>l'Amba Alagi, "la sola figura di spicco<br />

degli ultimi cinquant'anni che gli Italiani accettino<br />

senza dissensi ne amarezze" (così scriveva nel 1952<br />

Virginio Lilli). Egli, che avrebbe senz'altro ben figurato<br />

nell'Italia risorgimentale di Garibaldi e di Cavour, oggi<br />

riposa nel cimitero di Nyeri, nel Kenia, fra 675 soldati<br />

italiani morti in prigionia e sulla sua tomba si erge una<br />

stele che ne sorregge il volto e sulla quale è inciso il suo<br />

estremo saluto: "Ai miei soldati di terra, <strong>del</strong> mare e <strong>del</strong><br />

cielo, compagni d'arme in tante campagne d'Italia e di<br />

Libia, ai miei camerati di prigionia e a tutti quelli che<br />

con indomito valore mi hanno seguito in questa epopea<br />

africana, con il mio addio riconoscente, lascio il<br />

retaggio."<br />

Senza pretendere, anche perché risulterebbe troppo<br />

lungo e si rischierebbe senz'altro di ometterne<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

Un solitario carabiniere a cavallo diede la forza ai<br />

nostri soldati di rompere l’assedio ad Arbusow<br />

21<br />

molti, di voler rievocare ad uno ad uno tutti i valorosi<br />

che lasciarono il loro nome legato ad eroici fatti d'arme,<br />

limitiamoci a ricordare con grande rispetto i valorosi<br />

combattenti <strong>del</strong>la seconda guerra mondiale, senza<br />

alcuna graduazione ma accomunandoli tutti, indistintamente,<br />

in un unico reverente e commosso pensiero<br />

poiché la gloria ed il rispetto <strong>del</strong>la Patria spettano<br />

soprattutto ai vinti quando si sono battuti con onore e<br />

coraggio fino al limite <strong>del</strong>le umane possibilità ed oltre.<br />

Un episodio valga per tutti: "La vigilia di Natale <strong>del</strong><br />

1942, mentre i 10.000 superstiti <strong>del</strong>le Divisioni Torino,<br />

Pasubio, Ravenna e di alcuni reparti corazzati tedeschi<br />

erano inchiodati da un imponente accerchiamento<br />

russo ad Arbusow e sempre più fievoli, malgrado i<br />

furiosi contrattacchi, si facevano le speranze di uscire<br />

da quella che ormai era nota come la , fu visto un giovane Carabiniere a cavallo<br />

galoppare risoluto verso le linee nemiche agitando un<br />

vessillo tricolore ed incitando i compagni ad un estremo<br />

sforzo di vita o di morte.<br />

Fu come l'apparizione di un essere sovrannaturale<br />

che invocato dalle preghiere <strong>del</strong>le mamme lontane,<br />

fosse venuto per guidarli alla salvezza. Lo videro passare<br />

fra loro come una di quelle figure allegoriche, di<br />

quegli eroi leggendari che avevano eccitato la loro fantasia<br />

di fanciulli: ed ecco sul suo cavallo avanzava con<br />

slancio crescente fra gli scoppi <strong>del</strong>le granate e le raffiche<br />

<strong>del</strong>le mitragliatrici, avanzava come spinto da una<br />

forza incoercibile, come se nulla potesse fermarlo e<br />

scomparve verso le linee nemiche.<br />

Tutti allora si levarono in piedi come attratti da una<br />

suggestione irresistibile e si lanciarono sull'erta senza<br />

rispettare alcuna forma prudenziale di combattimento:<br />

di fronte a tanta subitanea furia il nemico non poté<br />

fare a meno di allargare il cerchio di assedio consentendo<br />

il passaggio dei superstiti. Alla fine <strong>del</strong> combattimento<br />

fu visto tornare il cavallo <strong>del</strong> Carabiniere: unica<br />

traccia <strong>del</strong> leggendario cavaliere erano alcune chiazze<br />

di sangue sulla gualdrappa <strong>del</strong> quadrupede, anch'esso<br />

mortalmente colpito."<br />

A chiusura di queste mie annotazioni vorrei dedica-


e a tutti indistintamente i nostri caduti, noti ed ignoti,<br />

le parole dettate dalla Medaglia d'Oro Tenente<br />

Colonnello Giovanni Alberto Bechi Luserna per il cimitero<br />

<strong>del</strong> Km 42 ad El Alamein:<br />

"Fra le sabbie non più deserte, son qui di presidio<br />

per l'eternità i ragazzi <strong>del</strong>la Folgore, fior fiore di un<br />

popolo e di un esercito in armi. Caduti per un'idea<br />

senza rimpianti, onorati dal ricordo <strong>del</strong>lo stesso nemico.<br />

Essi additano agli Italiani, nella buona e nella avversa<br />

fortuna, il cammino <strong>del</strong>l'Onore e <strong>del</strong>la gloria.<br />

Viandante arrestati e riverisci. Dio degli eserciti accogli<br />

gli spiriti di questi ragazzi in quell'angolo <strong>del</strong> cielo che<br />

riserbi ai martiri ed agli eroi."<br />

I sacrifici, gli errori, gli orrori, i morti <strong>del</strong>l'ultima<br />

guerra stanno maturando negli europei il sentimento<br />

<strong>del</strong>la loro unità al di sopra <strong>del</strong>le divisioni e dei contrasti<br />

più estremi. Questa è stata la vera vittoria perché la<br />

guerra, dal punto di vista economico e militare, tutta<br />

l'Europa l'ha perduta assieme, vinti e vincitori. Senza<br />

quei morti e quelle distruzioni non ci sarebbe oggi in<br />

Europa il sentimento <strong>del</strong>l'unione che deve essere la<br />

nostra persuasione e la nostra bandiera, così come<br />

senza i morti ed i sacrifici <strong>del</strong>la guerra '15/'18 non vi<br />

sarebbe stato per l'Italia, specie dopo il disastro di<br />

Caporetto, il senso <strong>del</strong>l'unità nazionale.<br />

Il messaggio dei Caduti in guerra al servizio <strong>del</strong>la<br />

Patria è, pertanto, un messaggio di amore, di fede e di<br />

pace che vi è da augurarsi possa venir ascoltato e capito<br />

da tutti, ma specialmente dai giovani se veramente<br />

vorranno essere i fe<strong>del</strong>i servitori <strong>del</strong> loro Paese adoperandosi<br />

nei rispettivi campi di lavoro per l'affermazione<br />

ed il mantenimento di un ordine basato sulla comprensione,<br />

sulla pace e sulla fratellanza.<br />

Ce lo confermano anche le parole <strong>del</strong>l'allora<br />

Presidente <strong>del</strong>la Repubblica Giuseppe Saragat che così<br />

concluse il suo intervento alla cerimonia inaugurale <strong>del</strong><br />

Sacrario dei Caduti d'Oltremare di Bari (nel quale erano<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

Bari: il Sacrario dei Caduti d’oltremare<br />

22<br />

state composte 42.747 salme, 21.500 <strong>del</strong>le quali appartenenti<br />

ad ignoti, recuperate amorevolmente sui vari<br />

campi di battaglia):<br />

"A Loro chiederemo di ispirarci sentimenti di amore<br />

di Patria, il dono che Essi possono ancora farci, al di là<br />

<strong>del</strong>la morte. Inchiniamoci reverenti alla Loro memoria.<br />

<strong>Qui</strong> verranno le madri e le spose, verranno i padri, i fratelli,<br />

i figli a portar Loro il tributo <strong>del</strong> proprio affetto.<br />

Ma a tutti noi incombe di onorarne il ricordo. Quale<br />

che sia la vicenda in cui Essi perirono, il Loro sacrificio<br />

non sarà stato vano se, da questo luogo che oggi Li<br />

accoglie in pace, noi trarremo ispirazione e propositi di<br />

civili virtù. Giacché le onoranze sarebbero sterili ed i<br />

monumenti muti se questo non avvenisse in noi."<br />

Oggi sembra che tutto ciò sia considerato come<br />

una sciocca e vana retorica che può solo far sorridere;<br />

il valore, l'onor militare e lo spirito di sacrificio non<br />

contano quasi più nulla e non sono né apprezzati né<br />

graditi. È di moda invece denigrare quasi i combattenti,<br />

mettere in ridicolo i sentimenti migliori <strong>del</strong>l'animo<br />

umano, gettare fango sulla maggior parte degli<br />

ufficiali. E non c'è da meravigliarsi se anche nella<br />

scuola, che dovrebbe curare l'educazione morale e<br />

spirituale <strong>del</strong>la gioventù, non si pensa più a coltivare<br />

questi sentimenti.<br />

Quando si sogna la libertà dalla morale, dai costumi<br />

e dall'onore, a cosa possono servire i sentimenti migliori<br />

e più elevati <strong>del</strong>l'animo umano? Può valere la pena di<br />

tirar fuori episodi che ricordino quella bieca, odiata<br />

guerra <strong>del</strong>la quale più nessuno vuol sentir parlare? La<br />

seconda guerra mondiale è stata messa al bando perché<br />

fascista; la prima guerra mondiale serve solo per<br />

rispolverare nei discorsi <strong>del</strong>le grandi occasioni vecchie<br />

frasi ad effetto. Chi vuol sentire oggi parlare di Patria,<br />

di onore, di virtù militari?<br />

Eppure ci sarebbe tanto da raccontare ai giovani<br />

su queste guerre! Episodi importanti, ma anche episodi<br />

semplici, modesti,<br />

senza nulla di eroico e di<br />

grande, ma che potrebbero<br />

tuttavia servire di educazione<br />

spirituale e morale<br />

ai giovani ... e per ricordare<br />

loro che ci sono stati<br />

nel passato degli uomini<br />

che hanno avuto un concetto<br />

ben più elevato <strong>del</strong><br />

dovere, <strong>del</strong>la dignità<br />

umana, <strong>del</strong>l'onor militare<br />

e <strong>del</strong>l'amor di Patria.<br />

E infine, perché non<br />

ricordare la lapide di un<br />

soldato inglese caduto nell'inferno<br />

di El Alamein:<br />

"Per il mondo eri un<br />

soldato, per me eri il<br />

mondo".<br />

Giuseppe Cesare Maria<br />

Cigliana<br />

(Socio <strong>del</strong>la Federazione di<br />

Roma)


IL NASTRO AZZURRO<br />

LUIGI STIPA "PIONIERE DELL' AERONAUTICA"<br />

Luigi Stipa e la “botte volante”<br />

Luigi Stipa, classe 1900 (due lauree, la prima in<br />

Ingegneria Civile e la seconda in Ingegneria<br />

Aeronautica), fu tra i tecnici italiani più geniali <strong>del</strong><br />

nostro secolo e un autentico precursore <strong>del</strong>la moderna<br />

ingegneria aeronautica, ma ebbe una singolare vicenda<br />

umana e professionale. Infatti la storia di questo<br />

inventore, che con brillante intuizione realizzò i primi<br />

mo<strong>del</strong>li di velivoli a reazione, è costellato di rifiuti, di<br />

promesse non mantenute, di porte chiuse in faccia che,<br />

per vari aspetti, quale uomo semplice legato alle proprie<br />

origini e alla sua Patria, egli fu costretto a subire.<br />

Fu l'ideatore di alcuni tra i più rivoluzionari sistemi di<br />

propulsione aerea: l'ala a turbina che portò alla realizzazione<br />

<strong>del</strong>lo Stipa-Caproni, primo apparecchio a reazione<br />

italiano (la classica famosa "Botte") e il meccanismo<br />

di Pulsoreattore, una tecnologia che verrà utilizzata<br />

dai progettisti <strong>del</strong> Terzo Reich, niente di meno che<br />

sulla famigerata bomba V 1.<br />

Inoltre progettò i suoi bombardieri portando avanti<br />

in particolare un bimotore metallico, un trimotore con<br />

fusoliera metallica e ali in legno, un quadrimotore<br />

metallico a quattro tubi. Ma questo progetto come altri<br />

furono osteggiati dai vertici, così pure la<br />

possibilità di nuovi progetti all'estero.<br />

L'ennesima <strong>del</strong>usione la ebbe nello studio<br />

che compì nell'applicazione <strong>del</strong> pulsoreattore<br />

ad un siluro marino. Il prototipo di questo<br />

siluro era in corso di costruzione per conto<br />

<strong>del</strong>la Regia Marina presso l'arsenale di La<br />

Spezia, ma il sopraggiungere <strong>del</strong>l'armistizio<br />

<strong>del</strong>l'8 settembre 1943 e la disgregazione che<br />

ne seguì impedirono la conclusione dei lavori<br />

e la successiva produzione in serie.<br />

Insomma una genialità indiscutibile, <strong>del</strong>la<br />

quale non poté mai raccogliere i frutti.<br />

Indifferenza dei vertici militari <strong>del</strong>l'epoca?<br />

Ostracismo da parte <strong>del</strong> potere accademico?<br />

Timore nei confronti di una mente troppo<br />

brillante per gli standard scientifici di allora?<br />

Forse una o tutte e tre le cose insieme.<br />

Tra il 1937 e il 39 rimase vittima di un'altra<br />

23<br />

sfortunata ed estenuante vicenda di offerte e contro-offerte<br />

di lavoro da parte <strong>del</strong> governo francese<br />

e <strong>del</strong>l'Aeronautica italiana, vicenda che si concluse<br />

con l'interruzione <strong>del</strong> progetto di ricerca oltralpe<br />

anche a causa <strong>del</strong>la nazionalizzazione <strong>del</strong>l’industria<br />

Aeronautica francese.<br />

Frattanto nella guerra di liberazione, l'allora<br />

capitano Stipa, insegnante di costruzioni aeronautiche<br />

alla scuola allievi sottoufficiali di Orvieto,<br />

organizzò la resistenza che lo porterà nel suo<br />

Piceno distinguendosi con atti di valore tanto da<br />

meritare la Medaglia d'Argento al Valor Militare.<br />

Dopo alterne vicende, dovranno passare alcuni<br />

decenni prima che compaiano all'orizzonte i<br />

segni <strong>del</strong> possibile e definitivo riconoscimento<br />

dei suoi meriti.<br />

Finalmente intervenne una legge "ad hoc" che<br />

attribuì a Stipa, in virtù dei suoi meriti eccezionali,<br />

il grado di Generale Ispettore <strong>del</strong> Genio<br />

Aeronautico (era il 1985) e nel 1991 l'Aeronautica<br />

Militare gli conferì la Medaglia d'Oro al Merito<br />

Aeronautico. La cerimonia si tenne presso l'Accademia<br />

Aeronautica di Pozzuoli. Il Capo di Stato Maggiore<br />

<strong>del</strong>l'Aeronautica, Generale Stelio Nardini in persona,<br />

gli volle consegnare l’alto riconoscimento.<br />

Luigi Stipa morirà di li a poco, nel gennaio ‘92, nella<br />

sua casa di Ascoli Piceno chiudendo un percorso di vita<br />

geniale e tormentato.<br />

La città di Ascoli Piceno, dopo che si era costituito un<br />

comitato promotore attivato dall'aviere Remo<br />

Mazzuca, in data 25 ottobre 2008, grazie alla sensibilità<br />

<strong>del</strong> sindaco dott. Ing. Piero Celani, gli ha dedicato un<br />

monumento raffigurante il velivolo da lui ideato, la<br />

ormai nota "botte volante".<br />

Alla cerimonia erano presenti le massime Autorità<br />

Civili e Militari, in particolare i vertici <strong>del</strong>l 'aeronautica<br />

Militare, un picchetto <strong>del</strong> 235° Reggimento Piceno con<br />

il Comandante Col. Andrea Bartolucci, oltre che le scolaresche,<br />

il "<strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>" di Ascoli Piceno e le<br />

Associazioni Combattentistiche ed' Arma.<br />

Federazione di Ascoli Piceno<br />

Riproduzione <strong>del</strong>lo “Stipa-Caproni” noto anche come<br />

“Botte volante”


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IL NASTRO AZZURRO<br />

TRAGICI RICORDI<br />

In occasione degli incontri che ho avuto con gli studenti di 3^ classe di due scuole <strong>del</strong>la mia città, richiesto<br />

dagli studenti di raccontare gli episodi più angosciosi <strong>del</strong>la mia guerra sul mare, ho rievocato innanzitutto<br />

quello più sofferto <strong>del</strong> primo anno <strong>del</strong>la guerra quando a Taranto, all’apertura <strong>del</strong>le paratie stagne<br />

abbiamo trovato, al rientro <strong>del</strong> “Vittorio Veneto” da Capo Matapan, un grappolo di nostri marinai tutti<br />

morti irrigiditi attaccati uno dietro l’altro sulla scaletta ferrata che dalla Santa Barbara <strong>del</strong>l’unità porta in<br />

coperta. Quella dolorosissima vista è tuttora impressa nella mia mente e mi riempie il cuore di angoscia<br />

come il ricordo di quando nel 1942 sul “Maestrale”, scortando un convoglio di navi, non avevamo potuto<br />

fermarci per soccorrere i naufraghi italiani, fra i quali anche compagni d’accademia, imbarcati sulla nave<br />

affondata dai siluri inglesi. Ho dovuto continuare nella scorta al resto <strong>del</strong> convoglio per riuscire a far arrivare<br />

a Tripoli quanto più possibile. Ma le urla, le imprecazioni, le preghiere di chi, ancora vivo in acqua,<br />

vedeva il “Maestrale” allontanarsi lasciandoli morire, non le ho dimenticate e pur confortato dal dovere<br />

compiuto, non le dimenticherò mai.<br />

Giorgio Zanardi<br />

LETTERA DI NATALE DI UN BAMBINO MUSULMANO<br />

Salve a tutti,<br />

sono Mohamed, bambino musulmano di dieci anni e abito a Milano. Stamattina ero contento di andare a<br />

scuola perché dovevamo andare a vedere il presepe e a festeggiare con i canti di Natale. Invece la maestra<br />

ha detto che per rispetto nei miei confronti si resta in classe e non si festeggia Natale. Gesù Bambino è troppo<br />

offensivo per noi islamici, ha detto, la Madonna vergine, devota e madre, è un insulto ai diritti <strong>del</strong>le<br />

donne e il bue e l'asinello sono un'offesa per gli animali ridotti a termosifoni <strong>del</strong>la capanna. Ma il Natale<br />

tutto, ha detto, mortifica quelli come me, che non sono cristiani. Ci offende e ci prende in giro perché ci<br />

riduce, nel presepe, a beduini, pastori e cammellieri. Ma la maestra non sa che per noi islamici beduini non<br />

è un'offesa, e nemmeno pastori e cammellieri. Mio zio è cammelliere e ha pure le capre e io da grande<br />

volevo fare il beduino.<br />

Non vi dico la rabbia che mi ha preso quando ci ha detto che non si festeggia Natale per rispetto di<br />

noi islamici. Questa cosa che non si festeggia perché ci sono io musulmano mi ha fatto odiare per la prima<br />

volta da tutti i miei compagni di classe ché hanno capito che a causa mia e <strong>del</strong>la mia famiglia non si festeggia<br />

Natale e non si canta ma si interroga e si fanno i compiti. Mi hanno preso per uno che piange e si<br />

arrabbia se gli altri festeggiano, non ama il Bambinello e detesta la Madonna. Dicono che vengo dalla<br />

Rabbia saudita.<br />

Vedono me, mia madre Fatima e mio padre Alì, come guastafeste e anche un poco terroristi.<br />

E invece non è vero: a me piace Natale e a casa mia di solito a Natale si mangia l'agnellone perché pure<br />

per noi è una mezza festa, mi è simpatico il Bambinello, la gente intorno al presepe è tutta <strong>del</strong>le mie parti,<br />

tutti mediorientali come me. A parte gli angeli che sono come le hostess degli aerei, vivono in cielo e non<br />

hanno una loro terra.<br />

Il giorno prima <strong>del</strong>la festa di tutti i Santi, la mia maestra ha detto che non dobbiamo festeggiare perché<br />

si offendono gli islamici, gli ebrei, i non credenti e pure i protestanti. Poi, d'accordo con il capo d'istituto,<br />

ci ha riuniti tutti intorno alla cattedra e ha tolto dal muro il crocifisso. Ha detto che quel segno lì, sperduto<br />

sul muro a fianco alla lavagna, che io non avevo mai notato, offendeva me e tutti quelli che come me<br />

non credono e non pregano per Cristo. I miei amici dicevano: “Ma che ti ha fatto di male Gesù? Che ha<br />

fatto alla tua famiglia?” E io non sapevo cosa dire perché non mi aveva fatto niente, mi faceva solo pena.<br />

Ora che la maestra ha tolto il crocifisso, l'albero, il presepe, la festa di Natale, il panettone, i canti e le<br />

preghiere perché offendevano me, una mia amichetta ha detto: “Ma perché sei così incazzoso e ti offendi<br />

per ogni cosa che abbiamo e festeggiamo noi?” Ma io non mi offendo mica, è lei, è la maestra che dice<br />

così. Ho paura che ci toglierà pure Pasqua perché offende noi musulmani. Ho paura che si inventerà qualcosa<br />

per toglierci pure le vacanze <strong>del</strong>l'estate e dirà che non si fanno perché noi musulmani odiamo il mare<br />

e preferiamo il deserto. Bugia, a me piace il mare. Io non so perché voi italiani vi vergognate di fare le cose<br />

che avete sempre fatto, di far vedere agli altri le cose che vi piacciono da sempre; non volete farci capire<br />

che pure voi avete un dio, solo che lo chiamate e lo vedete in altro modo. Ho l'impressione che questa maestra<br />

trova la scusa che c'è in classe l'islamico, ma è lei che non sopporta il Natale. Forse perché s'annoia,<br />

forse perché da bambina perdeva a tombola o forse perché il marito la trova racchia.<br />

Questa storia che si deve rispettare me che sono islamico mi ha stufato! A me il presepe piace; mi piace<br />

meno quel panzone vestito di rosso, Babbo Natale, che mi sembra un pagliaccio carico di vizi, pensa solo a<br />

ingrassare e a farci ingrassare e mi fa pure paura perché è travestito. Anzi una volta ho chiesto alla maestra<br />

come si dice di uno che ama i bambini? E lei mi ha detto "pedofilo". Babbo Natale allora è pedofilo.<br />

Perché non lo mettete in galera? Ma poi non dite che lo fate per rispetto <strong>del</strong> bambino islamico. Smettetela<br />

perché se andiamo avanti così, nessuno mi invita più a giocare insieme. Non avete capito che a forza di<br />

rispettarmi, mi state escludendo da ogni vostra festa.<br />

Comunque ora che non ci sente la maestra dico la parolaccia: Buon Natale!<br />

(liberamente tratto dal web)<br />

L’ironia con la quale viene trattato un tema scabroso, non dimentichiamo che la presenza o meno <strong>del</strong> crocefisso<br />

nelle aule scolastiche italiane è all’attenzione <strong>del</strong>la Corte Europea, forse contribuisce a far sì che la<br />

parola “tolleranza” abbia il giusto significato. Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> sostiene valori essenziali, come l’Amore per<br />

la Patria e l’Onore Militare, posti alla base <strong>del</strong>la coesione sociale, che è importante che tornino ad essere i<br />

valori fondanti <strong>del</strong>la nostra società. Proprio la loro mancanza conduce sempre più persone, come l’ipotetica<br />

maestra sopra esemplificata, ad assumere atteggiamenti molto discutibili pensando di essere nel giusto.<br />

24


IL NASTRO AZZURRO<br />

NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO -<br />

NOTIZIE IN AZZURRO<br />

MOSTRA RETROSPETTIVA DI NINO VILLANTI, MAVM, AZZURRO E PITTORE<br />

Dal 6 al 27 marzo u.s., presso la chiesa di San Domenico a Pisa, si è<br />

tenuta la "Mostra retrospettiva" dal titolo “NINO VILLANTI - Concerto".<br />

Infatti, la mostra è stata aperta sabato 6 marzo da un concerto <strong>del</strong> trio<br />

d'archi "Quolibet” che ha eseguito brani di Beethoven e di Borodin.<br />

Nino Villanti, definito il "pittore degli alberi", è nato a Palermo nel<br />

1921 dove ha vissuto fino al 1938. Militare di carriera nei paracadutisti,<br />

nella seconda guerra mondiale si è distinto in varie imprese, tra cui la<br />

cattura di 260 prigionieri tedeschi che gli è valsa la Medaglia d'Argento<br />

al Valor Militare. Dopo la guerra, si iscrive al <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>. Nel 1955<br />

si stabilisce a Pisa, città che lo ha accolto, amato ed apprezzato, e dove<br />

muore il 1° gennaio 2009.<br />

Nel 1956 inizia la sua attività pittorica. Autodidatta, si è formato<br />

sulla lettura dei classici e sullo studio dei pittori <strong>del</strong> '400 e <strong>del</strong>l'800, fino<br />

a prediligere, i moderni artisti <strong>del</strong> "simbolismo" e <strong>del</strong> "surrealismo". Ha<br />

conseguito il diploma internazionale di disegno e pittura con eccellenti<br />

risultati. Nel 1960 tiene la prima mostra personale nel Circolo <strong>del</strong>la<br />

Caserma dei Paracadutisti di Pisa. L'incontro con il grande maestro<br />

Piero Semeraro è determinante: con lui esplora, con pennelli e cavalletto,<br />

la campagna pisana e i suoi alberi. La pittura <strong>del</strong> Villanti, inizialmente<br />

conformata a schemi post macchiaioli con suggestioni di stampo<br />

naturalistico e classicheggiante, si trasforma negli anni in surrealista,<br />

fiabesca, dalle atmosfere di sapore metafisico. L'albero, ispiratore<br />

<strong>del</strong>l'Artista, assume movenze umane e <strong>del</strong>l'uomo fa suoi i sentimenti:<br />

soffre, piange, gode, ama, muore e, in un contesto di toni ocra, viola e<br />

azzurro, prende corpo e crea incredibili suggestioni.<br />

Dal 1964 al 1992 Nino Villanti ha presentato mostre personali e collettive in varie città italiane ed estere. Nel 1988<br />

inaugura una sua grande mostra a Taiwan. Numerosi i riconoscimenti e premi ottenuti, fra i quali la nomina di<br />

"Accademico Tiberino" nel 1968, Membro Onorario in "Painting art" dalla Columbian Academy U.S.A. nel 1974,<br />

Medaglia d'Oro con nomina di Accademico a Salsomaggiore Terme nel 1978, Professore honoris causa in discipline<br />

umanistiche <strong>del</strong>la Interamerican University of Humanistic Studies nel 1988, Ufficiale <strong>del</strong>l'ordine "al Merito <strong>del</strong>la<br />

Repubblica Italiana" nel 1992.<br />

Il nome di Nino Villanti appare in molte pubblicazioni d'arte: fra tutte il Dizionario Comanducci di Milano.<br />

DAGLI ORAZI E CURIAZI AL ''VIRTUAL WAR''?<br />

Organizzata il 6 maggio scorso, a Napoli, da Alenia Aeronautica, società di Finmeccanica ed MSC Software, la terza<br />

edizione <strong>del</strong>la conferenza internazionale "Virtual Testing & Engineering Simulation in Aerospace & Defence".<br />

L'incontro, nell'aula magna <strong>del</strong>l'Accademia Aeronautica a Pozzuoli, ha visto la partecipazione di numerose aziende<br />

dedicate alla ricerca ed al futuro <strong>del</strong>lo sviluppo <strong>del</strong>la comunità aerospaziale europea. Agusta Westland, Thales Alenia<br />

Space, Enac, IBM, Cira, EADS, tanto per citare alcuni produttori che hanno inviato i loro rappresentanti al seminario.<br />

Le parole <strong>del</strong> CEO di Alenia Aeronautica, ingegner Giovanni Bertolone, hanno dato impronta molto positiva al<br />

seminario: "Le istituzioni hanno capito che il mondo <strong>del</strong>la simulazione è importante. Nel campo <strong>del</strong>la simulazione,<br />

Alenia, piccola azienda nel mondo ma grande nello scenario italiano, si aspetta tempi più brevi e costi più bassi."<br />

Innegabile che l'uso <strong>del</strong> "simulatore" applicato alle varie attività di certificazione, di controllo, di prove e di addestramento,<br />

possa offrire ampie applicazioni a fronte di costi più accettabili.<br />

DISTRUTTE TUTTE LE BOMBE A GRAPPOLO NORVEGESI<br />

20 luglio - Udici giorni prima che la Convenzione sulle armi a grappolo fosse entrata in vigore, la Norvegia avevagià<br />

completato uno dei suoi obblighi fondamentali. Venerdì 16 luglio il Segretario di Stato <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>la Difesa<br />

norvegese, Roger Ingebrigtsen, ha premuto il bottone per distruggere l'ultimo lotto di armi a grappolo. La distruzione<br />

ha avuto luogo in una vecchia miniera a Løkken Verk a sud <strong>del</strong>la città di Trondheim. La Norvegia è stata fra i primi<br />

paesi a iniziare la distruzione dei depositi <strong>del</strong>le armi a grappolo dopo la firma <strong>del</strong>la Convenzione.<br />

Il Segretario di Stato <strong>del</strong> Ministero degli Affari Esteri, Espen Barth Eide, ha dichiarato: "L'obbligo di distruggere i<br />

depositi di armi a grappolo è la garanzia più importante per la non proliferazione. Distruggendo i depositi noi assicuriamo<br />

che le munizioni non saranno più nuovamente utilizzate e che le risorse saranno riallocate per lo sgombero<br />

<strong>del</strong>le zone contaminate e per l'assistenza <strong>del</strong>le vittime."<br />

25


Il Regio Esercito italiano usciva dalla grande prova di<br />

Caporetto gravemente diminuito nei suoi organici e<br />

nelle sue capacità combattive. In quindici giorni esso<br />

aveva perduto un'intera Armata, la II^, buona parte <strong>del</strong>le<br />

truppe <strong>del</strong>la zona carnica e parte <strong>del</strong>la IV^ Armata, mentre<br />

soltanto la III^ era ancora in buono stato di efficienza.<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

8 NOVEMBRE 1917 - "CAPORETTO"<br />

Caporetto Caporetto<br />

8 novembre novembre<br />

1917: soldati austriaci all’attacco<br />

si attesta sul Piave dopo Caporetto<br />

26<br />

In sostanza tutto ciò si compendiava in 265mila prigionieri,<br />

3152 pezzi di artiglieria perduti, 1750 bombarde, 3000<br />

mitragliatrici, 40.000 fra morti e feriti: quest'ultimo dato<br />

dimostra che una certa resistenza, sia pur ridotta, ci fu.<br />

Fu necessario mandare nelle retrovie i circa 300.000<br />

uomini sbandati per formare di nuovo i reparti. In compenso<br />

però il fronte si era notevolmente<br />

accorciato e quindi permetteva, aggrappandosi<br />

alle pendici <strong>del</strong> Grappa e <strong>del</strong> Montello,<br />

snodandosi quindi lungo le sponde <strong>del</strong> Piave,<br />

di ben sperare per la difesa.<br />

La grave situazione determinatasi in Italia<br />

impensieriva gli alleati, i quali già nel corso<br />

<strong>del</strong>lo stesso mese di ottobre avevano inviato<br />

loro ufficiali per rendersi conto di quali fossero<br />

le dimensioni <strong>del</strong> disastro. In particolare,<br />

premeva agli alleati comprendere se, ed entro<br />

quali limiti, fosse conveniente per loro distrarre<br />

forze dal fronte francese per impiegarle in<br />

Italia. Il 6 e 7 novembre si svolse a Rapallo una<br />

prima riunione interalleata, alla quale parteciparono<br />

per l'Inghilterra il primo ministro<br />

Lloyd Gorge ed il ministro Smuts, per la<br />

Francia il Presidente <strong>del</strong> Consiglio Painleve e il<br />

ministro Buillon, per l'Italia il nuovo


Presidente <strong>del</strong> Consiglio Vittorio Emanuele Orlando con il<br />

ministro Sonnino. Ognuno dei capi di governo era assistito<br />

dai propri ufficiali di stato maggiore. Per la Francia era<br />

presente Foch, per l'inghilterra Robertson e Wilson, per<br />

l'Italia il gen. Porro, Sottocapo di Stato Maggiore. Furono<br />

quelle per noi ore di vera agonia, prevalse l'opinione,<br />

sostenuta da Foch, di consentire l'invio in Italia di truppe<br />

alleate, ma la risoluzione di massima lasciava aperte<br />

molte questioni particolari, la cui gravità non era certo<br />

minore, relative al numero di truppe da inviare e al<br />

momento di farle entrare in azione. Gli alleati chiesero in<br />

modo categorico che venisse sostituito il generale<br />

Cadorna al comando supremo con altro comandante,<br />

tuttavia fra gli alleati permanevano perplessità circa la<br />

possibilità effettiva che l'Esercito Italiano potesse resistere<br />

sul Piave.<br />

Si decise quindi di ritrovarsi il giorno successivo, 18<br />

novembre, a Peschiera <strong>del</strong> Garda per un nuovo convegno<br />

al quale partecipava anche il Re Vittorio Emanuele III. La<br />

riunione avvenne in una modestissima sede di Comando<br />

di Battaglione (in una ex scuola) con unico arredamento<br />

un tavolo e qualche sedia e una stufa in terracotta. Alle<br />

10 <strong>del</strong> mattino il Re, accompagnato dal primo ministro<br />

Orlando e dai ministri Sonnino e Bissolati, giunse nel locale<br />

dove lo attendevano il francese Painleve, il generale<br />

Foch, l'inglese Lloyd Gorge, i generali Robertson e<br />

Wilson. La riunione durò circa due ore presieduta dal Re<br />

che, unico rappresentante <strong>del</strong>l'Esercito Italiano, con assoluta<br />

padronanza <strong>del</strong>l'argomento, parlando sempre in<br />

inglese, espose la situazione <strong>del</strong>la difesa e le condizioni<br />

<strong>del</strong> nostro esercito, smentì le sinistre e catastrofiche noti-<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

Profughi Profughi<br />

durante la ritirata di Caporetto<br />

Caporetto<br />

27<br />

zie fatte correre<br />

sul<br />

"Manuale<br />

<strong>del</strong> soldato<br />

italiano",<br />

affermando<br />

che le risoluzioni<br />

prese<br />

dal nostro<br />

Comando<br />

non sarebbero<br />

in nessunamaniera<br />

mutate,<br />

dovendo<br />

bastare il<br />

nostro esercito,<br />

senza<br />

aiuti, ad assicurare<br />

la<br />

difesa <strong>del</strong><br />

suolo Patrio.<br />

La virtù<br />

persuasiva<br />

<strong>del</strong>la sue<br />

argomentazioni<br />

e, più<br />

Il Re Vittorio Vittorio<br />

Emanuele III e il<br />

di tutto, la<br />

sua fiera ed generale Armando Armando<br />

Diaz<br />

illimitata<br />

sicurezza nelle qualità guerriere <strong>del</strong> soldato<br />

italiano, prevalsero a dissipare le errate opinioni<br />

degli alleati ed a convincerli che il<br />

nostro esercito non avrebbe indietreggiato di<br />

un passo dalla linea fissata per la difesa. Gli<br />

alleati si inchinarono dinanzi alla chiara esposizione<br />

<strong>del</strong> sovrano ed alla fermezza <strong>del</strong>la sua<br />

volontà, ed al termine <strong>del</strong> convegno resero<br />

con irresistibile impulso spontanea testimonianza<br />

di tutta la loro ammirazione al Re<br />

Vittorio.<br />

Dopo la sostituzione <strong>del</strong> generale<br />

Cadorna col generale Armando Diaz, il 2<br />

novembre giunsero a Vicenza due divisioni<br />

francesi, seguirono due divisioni inglesi che si<br />

radunarono a Mantova ed infine, tra il 20<br />

novembre ed il 2 dicembre giunsero ancora<br />

cinque divisioni alleate: tre francesi e due<br />

inglesi. Comandava le truppe francesi il generale<br />

Fayoll e le inglesi il generale Plimentare.<br />

Cadorna seppe <strong>del</strong>la sua sostituzione già il 7<br />

novembre dal generale Porro proveniente da<br />

Rapallo. Per contentino fu nominato rappresentante<br />

per l'Italia nel Consiglio Superiore<br />

Interalleato. L'8 novembre 1932 nella scuola<br />

fu murata una lapide con l'epigrafe: "Con<br />

fede incrollabile nella gagliarda virtù dei soldati<br />

d'Italia, S.M. il Re Vittorio Emanuele III l'8<br />

novembre 1917 qui, con appassionata e saggia<br />

parola, alimentata da immenso amore per<br />

la Patria, sostenne che l'esercito italiano<br />

avrebbe combattuto fieramente con gli alleati<br />

e avrebbe sul Piave difeso con le sorti<br />

<strong>del</strong>l'Italia le fortune comuni”.<br />

Napoli 8 novembre 1932


IL NASTRO AZZURRO<br />

LA BATTAGLIA DI MONTELUNGO<br />

Chi da Napoli risale la penisola verso Roma, lungo<br />

la consolare Via Casilina poco oltre Mignano,<br />

trova la piana di Cassino sbarrata da una montagna<br />

carsica, alta sui 300 metri, per la sua forma allungata<br />

chiamata Montelungo. Alle pendici di questa<br />

montagna il viaggiatore trova, un po' sorpreso, un<br />

grande cimitero di guerra che raccoglie le salme dei soldati<br />

italiani come ricorda la lapide affissa all'entrata:<br />

"Quando era per i fratelli smarriti - vanità sperare<br />

follia combattere - primizia di credenti - noi soli quassù<br />

accorremmo - invitti per te cadendo - ITALIA - Se più<br />

<strong>del</strong>la vita ti amammo - il monte <strong>del</strong>la nostra fede - dove<br />

sepolti eloquenti restiamo - affida tu con i nostri nomi<br />

- ai fratelli rinati - per sempre."<br />

Questa lapide venne dettata dal Ten. Luigi Colombo<br />

di Lecco, per i fanti <strong>del</strong> 67° Reggimento Fanteria sepolti<br />

in quel cimitero insieme ai caduti <strong>del</strong>le unità regolari<br />

nella Guerra di Liberazione.<br />

L'8 settembre colse la Divisione Legnano, di cui il<br />

67° Rgt. Fanteria faceva parte, in trasferimento da<br />

Bologna alla Puglia. I fanti <strong>del</strong> 67° accolsero la notizia<br />

<strong>del</strong>l'armistizio con pensosa serenità, con l'esatta valutazione<br />

che in quell'ora la Patria chiedeva loro la suprema<br />

prova di fe<strong>del</strong>tà. Non si sbandarono quei fanti, non<br />

accolsero l'invito da più parti rivolto loro di abbandonare<br />

il reparto perché la guerra era finita, ma si strinsero<br />

compatti intorno alla loro Bandiera ed al loro<br />

Comandante, Col. Ulisse Bonfigli, pronti ad eseguire gli<br />

ordini <strong>del</strong> governo legittimo nel frattempo trasferitosi<br />

a Brindisi per evitare una prevedibile cattura.<br />

Tre giorni dopo soltanto, il Comando Supremo,<br />

preso atto <strong>del</strong>l'aggressione tedesca operata contro<br />

tutti i nostri reparti, ordinava a tutte le Forze Armate di<br />

Topografia satellitare di Montelungo<br />

28<br />

Cimitero di guerra di Montelungo<br />

considerare da quel momento i tedeschi come nemici e<br />

di agire di conseguenza.<br />

Il Reggimento attuava così schieramenti<br />

difensivi a Francavilla, a Brindisi, a Fasano e<br />

a S. Vito che lo mettevano subito di fronte al<br />

nuovo nemico. Ma lo sfacelo materiale e<br />

morale <strong>del</strong>la Nazione, la dura presenza <strong>del</strong>l'occupante,<br />

la necessità di riportare la<br />

Patria nel novero <strong>del</strong>le nazioni libere, esigevano<br />

ben altro. Ed il 28 settembre veniva<br />

costituito il I° Raggruppamento<br />

Motorizzato composto dal 67° Rgt. Fanteria,<br />

dal LI° Battaglione Bersaglieri e dall'11°<br />

Reggimento Artiglieria e da altre unità divisionali<br />

alle dipendenze <strong>del</strong>la V° Armata<br />

americana.<br />

"La prima grande unità celere<br />

<strong>del</strong>l'Esercito Italiano alla riscossa, chiamata<br />

ad operare per ricacciare dal suolo <strong>del</strong>la<br />

Patria le tracotanti truppe germaniche."<br />

come ebbe ad esprimersi il suo Comandante<br />

Gen. Vincenzo Dapino, nel suo primo ordine<br />

<strong>del</strong> giorno.


Ma finalmente il Raggruppamento venne messo a<br />

disposizione <strong>del</strong> II° Corpo d'Armata americano, comandato<br />

dal Gen. Keyes, ed il 6 dicembre ebbe l'ordine di<br />

tenersi pronto ad "attaccare, prendere e mantenere<br />

Monte Lungo" sostenuto ai lati dalla 36° Divisione<br />

americana.<br />

All'alba <strong>del</strong>l'8 dicembre, ovattata di densa nebbia, i<br />

fanti <strong>del</strong> I° Battaglione <strong>del</strong> 67° balzavano con impeto<br />

all'attacco <strong>del</strong>le posizioni nemiche. Purtroppo, però, le<br />

informazioni date dai comandi americani non risultavano<br />

esatte e quel che è peggio l'azione di appoggio laterale<br />

da parte <strong>del</strong>la 36° Divisione americana venne a<br />

mancare; i fanti <strong>del</strong> 67° e i bersaglieri <strong>del</strong> LI° si trovarono<br />

così contro forze nemiche ben più consistenti <strong>del</strong><br />

previsto ed esposti al fuoco concentrico <strong>del</strong>le artiglierie<br />

germaniche.<br />

L'attacco fallì, i fanti e i bersaglieri dovettero ripiegare<br />

sulle posizioni di partenza lasciando sul terreno 47<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

Giorgio Anselmi: Classe 1915 - Ufficiale <strong>del</strong>l'Accademia Militare di Modena (77° Corso Allievi Ufficiali). Nel<br />

1943 era Aiutante Maggiore in Prima <strong>del</strong> 67° Reggimento Fanteria col grado di Capitano. Il 16 dicembre<br />

1943, giorno <strong>del</strong> secondo e vittorioso attacco alle postazioni nemiche, volontariamente si offri per prendere<br />

il comando <strong>del</strong> II° Battaglione <strong>del</strong> 67° Rgt. Fanteria rimasto vacante. Decorato con due Medaglie di Bronzo al<br />

Valor Militare.<br />

Nel 1946 col grado di Maggiore, lascia la carriera militare per dedicarsi all'attività forense.<br />

Attualmente è Presidente Onorario <strong>del</strong>l'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia sez. di Ferrara.<br />

Il Tenente colonnello MBVM Giorgio Anselmi<br />

Presidente <strong>del</strong>la Federazione di Ferrara<br />

29<br />

morti di cui 4 ufficiali, 102 feriti di cui 9 ufficiali e 151<br />

dispersi. Ma non mancò il valore!<br />

Il Comandante <strong>del</strong>la 36° Div. Americana espresse il<br />

suo elogio per il "magnifico comportamento" <strong>del</strong>le<br />

truppe ed il nemico ne fu fortemente sorpreso. Ne<br />

fanno fede le parole di un ufficiale tedesco, reduce da<br />

Monte Lungo, al padre <strong>del</strong> caduto A.U.C. Cheleschi:<br />

"L'accanimento e l'eroismo <strong>del</strong> reparto italiano impiegato<br />

meravigliarono e sorpresero il comando tedesco<br />

non abituato da tempo ad una forma di combattimenti<br />

così strenua e valorosa. Si sono battuti da leoni! E<br />

quando potemmo rastrellare il terreno, riconoscemmo<br />

i caduti di truppa italiana… comprendemmo!".<br />

Qualificati uomini politici ebbero ad insorgere contro<br />

"lo stupido macello" ma un fante disse per tutti al<br />

Colonello Comandante: "Signor Colonello, noi torneremo<br />

lassù e nessuno ci farà tornare indietro".<br />

Venne così l'alba <strong>del</strong> 16 dicembre. Un'alba radiosa<br />

promessa di sicura vittoria. Ed invero fu un balzo, una<br />

corsa, una carica! A sera Montelungo era conquistato e<br />

saldamente presidiato da truppe italiane. La via per<br />

Cassino era finalmente aperta.<br />

Le nostre perdite <strong>del</strong>la giornata furono di 10 morti<br />

tutti ufficiali, 30 feriti e 8 dispersi. Quelle <strong>del</strong> nemico<br />

100 tra morti e feriti oltre a parecchi prigionieri.<br />

Tutti i comandanti alleati fecero pervenire il loro<br />

"più alto elogio", il Gen. Clark Comandante la V^<br />

Armata americana telegrafò: "Questa azione dimostra<br />

la determinazione dei soldati italiani a liberare il loro<br />

paese dalla dominazione tedesca, determinazione che<br />

può ben servire come esempio ai popoli oppressi<br />

d'Europa".<br />

E come riconoscimento di tanto valore nella successiva<br />

estate la bandiera <strong>del</strong> 67° entrava in Roma liberata<br />

insieme alle bandiere Alleate decorata <strong>del</strong>la<br />

Medaglia d'Oro al V.M.<br />

Questa la gloria purissima <strong>del</strong> "primo reggimento<br />

<strong>del</strong>la riscossa" che brilla sulle croci <strong>del</strong> cimitero di guerra<br />

di Montelungo sulla strada di Roma.<br />

Ma la capacità operativa ed il valore dimostrato dai<br />

fanti e dai bersaglieri <strong>del</strong> I° Reggimento Motorizzato<br />

consentirono allo S.M. Italiano di costituire successivamente<br />

5 gruppi di combattimento: Legnano, Cremona,<br />

Friuli, Folgore e Mantova che parteciparono a tutte le<br />

operazioni dal Volturno, al fronte adriatico, a Venezia<br />

col sacrificio tra morti, feriti e dispersi di 2713 uomini di<br />

cui 134 ufficiali.<br />

Ten. Col. Avv. Giorgio Anselmi<br />

(Presidente <strong>del</strong>la Federazione di Ferrara)


IL NASTRO AZZURRO<br />

OSCULANA PUGNA O VITTORIA DI PIRRO?<br />

Veduta di Ascoli Satriano<br />

Strano destino quello di due città pugliesi, sorte<br />

qualche migliaio di anni fa, ad una manciata di<br />

chilometri di distanza, una sulla riva destra, l'altra<br />

su quella sinistra <strong>del</strong>l'Aufidus (il fiume Ofanto che scorre<br />

in Puglia tra la Daunia e la Peucetia). Entrambe furono<br />

teatro di due grandi battaglie, perse dai romani<br />

contro due eserciti giunti da lontano, rispettivamente<br />

agli ordini di:<br />

– Pirro, re <strong>del</strong>l'Epiro, nel 279 a. C.;<br />

– Annibale, condottiero cartaginese, nel 216 a. C.<br />

Entrambe le città trassero grande fama da quelle<br />

battaglie: la prima Ausculum Apulo (l'attuale Ascoli<br />

Satriano) divenne addirittura proverbiale e “osculana<br />

pugna” (la battaglia di Ascoli) fu nella lingua latina,<br />

per migliaia di anni, sinonimo di vittoria che arreca<br />

più danni al vincitore che allo sconfitto, ovvero "vittoria<br />

di Pirro".<br />

Tramontato l'uso <strong>del</strong> latino, caddero lentamente<br />

nell'oblio sia il ricordo <strong>del</strong>l'osculana pugna, sia quello<br />

<strong>del</strong>la città nei cui pressi si svolse la battaglia.<br />

Molto più duratura è stata invece la fama <strong>del</strong>la<br />

battaglia di Canne, tuttora arcinota e non solo in<br />

Italia (pare che venga studiata persino nell'Accademia<br />

di West Point negli USA). Eppure se ci prendessimo la<br />

briga di percorrere la valle <strong>del</strong>l'Ofanto scopriremmo<br />

che l'antica Ausculum è diventata una moderna e fiorente<br />

città d'arte; mentre Canne non esiste più e <strong>del</strong>l'antica<br />

città, cinta da possenti mura ai cui piedi si consumò<br />

il massacro di 35.000 romani (1), rimangono<br />

oggi soltanto pochi ruderi calcinati dal sole ed erosi<br />

dai venti.<br />

Sappiamo tutto <strong>del</strong>la battaglia di Canne, ma poco<br />

ricordiamo <strong>del</strong>la battaglia di Ausculum dove le falangi<br />

30<br />

di Pirro ebbero ragione (a caro prezzo) <strong>del</strong>le legioni di<br />

Publio Decio Mure e di Publio Sulpicio. Entrambi gli<br />

eserciti schieravano circa 85.000 soldati, ma Pirro poteva<br />

contare su 19 dei 20 elefanti da guerra che l'anno<br />

precedente (280 a. C.), ad Eraclea, avevano terrorizzato<br />

i legionari romani e avevano contribuito decisamente<br />

alla vittoria degli Epiroti.<br />

I romani, dopo Eraclea, erano corsi ai ripari, e avevano<br />

fatto costruire 300 carri da combattimento a 4<br />

ruote, muniti di vari marchingegni studiati appositamente<br />

per fronteggiare e contrastare i "buoi lucani"<br />

come essi avevano battezzato gli elefanti di Pirro, mai<br />

visti prima di allora.<br />

Ma che ci faceva Pirro da queste parti? È questa una<br />

bella domanda che presuppone un breve cenno sulla<br />

situazione politico-militare nel Mediterraneo dove, con<br />

alterna fortuna, si contendevano la leadership i cartaginesi,<br />

i greci e le colonie greche <strong>del</strong>la Magna Grecia<br />

(tra le quali primeggiavano Taranto, fondata dagli<br />

Spartani 5 secoli prima, nel 706 a. C., e Siracusa).<br />

In questo scenario da qualche tempo cercava di<br />

inserirsi con sempre maggior vigore la Lupa Capitolina<br />

che, abbandonati i panni di cucciola, mostrava sempre<br />

di più i denti ferini, specie nei territori dove, fino ad<br />

allora, Taranto non aveva avuto rivali. Quest'ultima,<br />

dunque, sentendosi minacciata, chiamò Pirro perché<br />

l'aiutasse a tenere a bada l'invadente vicino.<br />

Quella di chiedere aiuto alla madrepatria era diventata<br />

una consuetudine da quando gli agi, i lussi e le<br />

abbondanti ricchezze avevano fatto perdere ai tarantini<br />

le antiche virtù spartane e li avevano indotti ad affidare<br />

la propria sopravvivenza all'oro dei suoi forzieri,<br />

piuttosto che al ferro <strong>del</strong>le proprie spade. Già qualche


decennio prima (338 a. C.), per venire a capo <strong>del</strong>la Lega<br />

ltalica che, capeggiata da Manduria, si contrapponeva<br />

fieramente alle sue mire espansionistiche, Taranto si<br />

era rivolta ad Archidamo III°, re di Sparta. Questi accolse<br />

volentieri la richiesta dei discendenti degli antichi<br />

coloni spartani, anche se l'impresa non appariva <strong>del</strong><br />

tutto semplice. Infatti Archidamo trovò morte gloriosa<br />

mentre, espugnata la terza cerchia di mura intorno a<br />

Manduria, si accingeva ad espugnare la seconda.<br />

Come Taranto, altre colonie <strong>del</strong>la Magna Grecia<br />

chiedevano volentieri l'aiuto <strong>del</strong>la madrepatria. Nel<br />

304 a. C., ad esempio, Agatocle di Siracusa, divenuto re<br />

di Sicilia, per liberarsi <strong>del</strong>la invadente presenza dei cartaginesi,<br />

chiese l'aiuto dei greci <strong>del</strong>la madrepatria.<br />

Memore però di quanto era toccato 34 anni prima ad<br />

Archidamo III°, stette bene attento a cercare il proprio<br />

alleato e fra i tanti generali che si erano fatte le ossa<br />

alla scuola di Alessandro Magno, e scelse Demetrio<br />

(figlio di Agapito: uno dei migliori generali <strong>del</strong> grande<br />

Alessandro) perché sul suo biglietto da visita risaltava<br />

in tutta evidenza il soprannome di "Poliorcete", ossia<br />

di "assediatore di città" (che riusciva ad espugnare grazie<br />

all'impiego di ordigni e macchine da assedio di<br />

nuova concezione).<br />

Tornando a Pirro, diremo che questi fu ben lieto di<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

31<br />

accogliere la richiesta di aiuto dei tarantini perché,<br />

avendo conquistato tutto ciò che c'era da conquistare<br />

in Epiro, sperava in cuor suo di ingrandire il proprio<br />

regno nei vasti territori <strong>del</strong>la Magna Grecia.<br />

Sbarcato in Italia con 20.000 tra fanti e cavalieri,<br />

sbaragliò facilmente i Romani ad Eraclea nel 280 a. C.<br />

grazie all'aiuto di 20 elefanti da guerra che seminarono<br />

il terrore tra i romani che mai, prima di allora, avevano<br />

visto un pachiderma.<br />

Dopo la folgorante vittoria, Pirro cercò invano di<br />

indurre le città alleate dei Romani a passare dalla sua<br />

parte. Quasi tutte rimasero fe<strong>del</strong>i a Roma e Pirro si convinse<br />

che solo un'altra grande vittoria avrebbe potuto<br />

indurre le città confederate a ribellarsi. Trascorse quindi<br />

il successivo inverno fra le mura accoglienti di<br />

Taranto dove, a stento, costrinse la popolazione<br />

maschile ad esercitarsi nelle arti marziali: per riuscirci<br />

dovette far chiudere le piscine, le terme, i ginnasi, le<br />

case di piacere e tutti gli altri luoghi dove i giovani rampolli<br />

locali erano soliti trascorrere oziosi il proprio<br />

tempo. In qualche maniera i suoi sforzi ebbero successo<br />

tanto che, nella primavera <strong>del</strong>l'anno successivo (279<br />

a. C.), Pirro poté mettere in campo 85.000, tra fanti e<br />

cavalieri, e 19 dei suoi preziosi elefanti. Prese a distruggere<br />

e incendiare città e villaggi pugliesi, rimasti fe<strong>del</strong>i<br />

L’itinerario <strong>del</strong>la campagna d’Italia di Pirro


a Roma, quando, giunto nei pressi di Ausculum, fu<br />

affrontato dalle legioni di Publio Decio Mure e Publio<br />

Sulplicio che vantavano una forza militare pressoché<br />

pari alla sua.<br />

Dionigi di Alicarnasso (2) ci ha lasciato una cronaca<br />

<strong>del</strong>la battaglia (Antichità romane XX 1-3) abbastanza<br />

esauriente e precisa ma talmente lunga da saturare<br />

abbondantemente qualsiasi possibilità di accoglienza<br />

nelle pagine di questo periodico. Sintetizzando al massimo<br />

diremo soltanto che lo scontro fu durissimo e che<br />

le sorti rimasero incerte sino alla fine; uno dei consoli<br />

romani rimase ucciso (3) e Pirro stesso rimase ferito ad<br />

un braccio da un giavellotto.<br />

Dionigi di Alicarnasso riferisce che Pirro, attorniato<br />

da una schiera di 2.000 cavalieri scelti, accorreva in<br />

tutte le direzioni per dare man forte in qualsiasi settore<br />

ve ne fosse bisogno facendo intervenire i suoi elefanti<br />

al di fuori <strong>del</strong>la portata dei terribili carri messi in<br />

campo dai romani, ma non poté impedire che il suo<br />

accampamento, posto a Nord <strong>del</strong> fiume, fosse devastato<br />

e incendiato dai 4.000 fanti e 400 cavalieri dauni di<br />

Argirippi (l'attuale, Arpi) giunti in ritardo a dar man<br />

forte ai romani e che, per questo motivo, ebbero la<br />

possibilità di prendere alla spalle l'esercito di Pirro.<br />

Secondo Plutarco (4) e Mommsen (5) la battaglia<br />

durò due giorni, mentre Dionigi di Alicarnasso la fa<br />

durare solo un giorno. Tutti però concordano sul fatto<br />

che i Romani, rimasti privi <strong>del</strong> loro comandante Publio<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

Pirro Pir o vinse con facilità il primo<br />

scontro scontro<br />

con i romani romani<br />

terrorizzati<br />

ter orizzati<br />

dagli elefanti<br />

32<br />

Decio Mure, si ritirarono ordinatamente, lasciando tecnicamente<br />

la vittoria a Pirro, una vittoria pagata a un<br />

prezzo cosi caro da non poter essere sfruttata.<br />

Infatti, mentre i romani ebbero 4.000 morti, i grecoepiroti<br />

ne ebbero circa 7.000, talché Pirro guardando<br />

desolato il campo di battaglia, ebbe a dire: "Un'altra<br />

vittoria così e me ne torno in Patria senza soldati". Ma<br />

soprattutto si rese conto che non poteva continuare ad<br />

avanzare tra villaggi e tribù ostili, senza aver prima<br />

distrutto l'esercito romano. Questo però non era stato<br />

affatto distrutto nella battaglia di Ascoli e, nonostante<br />

si fosse ritirato, ne era uscito più forte <strong>del</strong>l'esercito<br />

avversario, e già le città alleate di Roma lo stavano<br />

accrescendo di nuovi contingenti militari.<br />

Il terzo e decisivo scontro si ebbe tre anni dopo a<br />

Maleventum. <strong>Qui</strong> il console Manlio Curio Dentato<br />

inflisse una sconfitta durissima agli Epiroti. Era la fine<br />

<strong>del</strong>l'avventura italiana di Pirro che abbandonò l'Italia.<br />

La località dove avvenne lo scontro fu ribattezzata<br />

Beneventum. Tutte le città <strong>del</strong>la Magna Grecia si misero<br />

sotto la protezione di Roma, e questa stabilì definitivamente<br />

l'egemonia politica sul mondo ellenista <strong>del</strong>la<br />

Magna Grecia e quindi sull'intera Italia meridionale.<br />

Pirro, tornato in Patria, riprese a combattere contro<br />

l'una o l'altra fazione in cui il mondo greco era stato<br />

sempre diviso finché, nel 272 a C., colpito al capo, morì<br />

ad Argo, combattendo contro Antigono, signore <strong>del</strong>la<br />

Macedonia. Né da una lancia, né da un giavellotto e


nemmeno da una freccia fu colpito questo straordinario<br />

condottiero, e tanto meno da una spada brandita<br />

da prode guerriero, ma da una tegola..., si, una volgare<br />

tegola scagliata da una donna, e per giunta vecchia,<br />

che si era rifugiata sul tetto di una casa. Fu "la classica<br />

tegola sulla testa"!<br />

Malgrado questa fine cosi poco gloriosa per un<br />

generale, la fama <strong>del</strong>le sue straordinarie capacità militari<br />

fu grandissima per tutta l'antichità, insieme a quella<br />

ineguagliata di Alessandro Magno. Ne parlavano a<br />

Nagarrara, 70 anni dopo, anche Annibale e Scipione<br />

l'Africano alla vigilia <strong>del</strong>la battaglia di Zama (18 ottobre<br />

202 a. C.) che pose fine alla seconda guerra punica<br />

e consacrò Roma prima e unica potenza in tutto il<br />

Mediterraneo.<br />

Annibale si era recato nella tenda <strong>del</strong> suo avversario<br />

di sempre(6) per chiedere a Scipione un armistizio onorevole,<br />

ben sapendo che il giorno seguente sarebbe<br />

stato sconfitto irrimediabilmente e avrebbe dovuto<br />

accettare (come poi avvenne) condizioni durissime e<br />

umilianti. Scipione sarebbe stato anche disposto a concedere<br />

l'armistizio al grande rivale, ma non poté farlo<br />

per ordine esplicito <strong>del</strong> senato romano, dove risuonava<br />

martellante il monito di Catone: “Carthago <strong>del</strong>enda<br />

est! Carthago <strong>del</strong>enda est!”.<br />

Prima di separarsi i due avversari ebbero un ultimo<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

(1) A Canne trovarono la morte:<br />

– il console Paolo Emilio;<br />

– 2 consoli <strong>del</strong>l'anno precedente;<br />

– 2 questori;<br />

– 21 tribuni;<br />

– 80 senatori;<br />

– 25.000 soldati e oltre 10.000 prigionieri (passati successivamente a fil di spada).<br />

(2) Dionigi (o Dionisio), retore e storico greco <strong>del</strong> I° secolo a. C., visse per oltre vent'anni a Roma dove morì nell'anno 7 a. C. Scrisse<br />

la "Romaikè Archeilogia" dove riporta in venti libri la storia <strong>del</strong>l'Urbe dalle origini all'inizio <strong>del</strong>la prima guerra punica (264 a C.).<br />

(3) Publio Decio Mure cercò volutamente la morte sacrificandosi, come avevano già fatto in precedenza sia il padre che il nonno,<br />

secondo il rito <strong>del</strong>la Devotio. In casi di estrema gravità il comandante romano, per impetrare la benevolenza degli Dei e far arridere<br />

la vittoria ai propri soldati, votavat (consegnava) se stesso e l'esercito nemico agli Dei Mani e alla Terra. Il comandante,<br />

indossata la toga praetexta, un cui lembo doveva coprire il capo (capite velato), saliva su una cavalcatura impugnando un'arma<br />

da lancio (telum) e, tenendo con una mano il manto, pronunciava la rituale formula <strong>del</strong>la Devotio, quindi, annodata la toga<br />

praetexta al cintus gabimus (in vita), si scagliava contro le file nemiche trovandovi la morte.<br />

Nel caso di Publio Decio la formula rituale fu suggerita dal Pontefice Marco Valerio: “Oh Giove, Marte, Padre <strong>Qui</strong>rino, Bellona,<br />

Lari, Divi Novensili, Dei Indigeti, Dei che avete potestà su noi e sui nemici, Dei Mani vi prego, vi supplico, vi chiedo e vi riprometto<br />

la grazia che voi accordiate propizie al popolo romano dei <strong>Qui</strong>riti, potenza e vittoria e rechi terrore, spavento e morte ai nemici<br />

<strong>del</strong> popolo romano dei <strong>Qui</strong>riti. Cosi come ho espressamente dichiarato, io immolo, insieme con me, agli Dei Mani e alla Terra<br />

per la Repubblica <strong>del</strong> Popolo Romano dei <strong>Qui</strong>riti, per l'Esercito, per le Legioni, per le Milizie ausiliarie <strong>del</strong> Popolo Romano dei<br />

<strong>Qui</strong>riti, le Legioni e le milizie ausiliarie dei nemici."<br />

(4) Plutarco, scrittore greco, nato in Beozia (Cheronea, tra il 120-127 a. C.) si inserì perfettamente nel mondo romano e fu uno degli<br />

scrittori più prolifici <strong>del</strong>l'antichità. Di lui ci sono pervenuti non meno di 260 "titoli" distinti in due grandi sezioni: "Opere morali"<br />

(Ethikè) e "Vite" (Bioi).<br />

(5) Mommsen Theodor (Carding, 1817 - Schleswig Charlottenburg - Berlino, 1903). Storico tedesco fra i più grandi, diede alle stampe<br />

nel 1856, dopo tre anni di duro lavoro, la monumentale "Romiscbe gesschicbte" (Storia di Roma antica) che ebbe un enorme<br />

successo, ma suscitò anche acerbe critiche.<br />

(6) Scipione (il futuro "l'Africano") aveva affrontato Annibale già tre volte in passato:<br />

– nel 218 a. C. quando, appena diciassettenne. aveva salvato Publio Cornelio Scipione (padre e figlio avevano lo stesso identico<br />

nome) ferito nelle battaglia <strong>del</strong> Ticino;<br />

– nel 216 a. C. quando, a 19 anni, in qualità di tribuno aveva organizzato e guidato la fuga dei romani, assediati nel campo di<br />

Canne, contro il parere di altri 10.000 soldati che si apposero al piano di fuga; preferirono restare e, successivamente, furono<br />

fatti prigionieri da Annibale;<br />

– nel 205 a. C. quando a 31 anni con scarse truppe e per giunta quelle più spregiate dal Senato (in quanto reduci dalla sconfitta<br />

di Canne) impegnò severamente Annibale in Calabria.<br />

(7) Il contenuto di questo articolo è tratto dalle spiegazioni fatte dall'Autore ai soci <strong>del</strong>la Federazione di Bari, in occasione di una<br />

visita culturale nella Città di Ascoli Satriano (22 aprile 2010).<br />

33<br />

scambio di battute: "Chi, secondo te," chiese Scipione<br />

"è stato il più grande generale <strong>del</strong> passato?"<br />

"Senza dubbio Alessandro Magno!" Rispose prontamente<br />

Annibale.<br />

"Sono d'accordo." Assenti Scipione e subito dopo<br />

chiese ancora: "Chi secondo te, è stato il secondo generale<br />

<strong>del</strong> passato?"<br />

"Senza dubbio Pirro re <strong>del</strong>l'Epiro." Fu la pronta<br />

risposta di Annibale.<br />

"Sono d'accordo." assenti ancora Scipione.<br />

Poi, mentre Annibale si accingeva ad uscire dalla<br />

tenda, chiese un'ultima volta: "E chi ritieni sia stato il<br />

terzo?"<br />

Annibale guardò negli occhi Scipione e poi rispose<br />

deciso: "Il terzo sono io, ma se domani dovessi batterti<br />

sarò io il primo generale!"<br />

Conosciamo tutti l'esito <strong>del</strong>la battaglia di Zama:<br />

Annibale non riuscì a diventare il primo generale <strong>del</strong>l'antichità;<br />

Cartagine dovette accettare un trattato di<br />

pace severissimo e umiliante (premessa <strong>del</strong>la sua definitiva<br />

scomparsa): Roma si avviò a conquistare la supremazia<br />

assoluta su tutto il bacino <strong>del</strong> Mediterraneo (7).<br />

Gen. Giuseppe Dr. Picca<br />

(Presidente <strong>del</strong>la Federazione di Bari<br />

e Consigliere Nazionale)


Abnegazione, sacrificio, serenità e fermezza, nel<br />

solco <strong>del</strong>la tradizione. La tradizione è il DNA<br />

<strong>del</strong>la storia. E le memorie, che sono la vita, vivono<br />

nelle lunghe catene di una famiglia: la famiglia<br />

Santangelo.<br />

Giuseppe Santangelo nasce nelle vicinanze di<br />

Catania nel 1877. Un’Italia "male acclimatata" al Sud,<br />

come dirà il barone Franchetti nel suo “La Sicilia” nel<br />

1876, ma questo non significa affatto che non si producano<br />

vocazioni, nel Meridione e soprattutto in Sicilia, di<br />

straordinari servitori <strong>del</strong>lo Stato. Un’Italia che medita,<br />

senza inutili retoriche ma con ragionevolezza, la sua<br />

nuova politica estera. Cavour sa bene che lo spazio <strong>del</strong><br />

nuovo Regno unitario è in ogni caso il Mediterraneo.<br />

Anche Crispi, nel suo lungo legame con la Germania di<br />

Bismarck, ripete che, come diceva Napoleone, la politica<br />

estera si fa soprattutto con la geografia.<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

I SANTANGELO<br />

34<br />

Giuseppe Santangelo va alla Regia Accademia di<br />

Modena e soccorre, tra le sue prime operazioni sul<br />

campo, le vittime <strong>del</strong> terremoto di Messina <strong>del</strong> 1908.<br />

L'evento, tra i più tragici <strong>del</strong> XX secolo, che distrusse<br />

le città <strong>del</strong>lo Stretto tre giorni dopo Natale. E si trattò<br />

di un fatto che portò all'Italia la solidarietà di tutto il<br />

mondo, oltre allo scampato pericolo oggettivo di<br />

spezzare le comunicazioni tra Sicilia e Penisola, che<br />

sono l'asse <strong>del</strong>la presenza italiana nel Mediterraneo.<br />

La guerra italo-turca <strong>del</strong> 1911-12 vede Giuseppe<br />

Santangelo decorato con una Medaglia d'Argento,<br />

una Medaglia di Bronzo e una Croce di Guerra al Valor<br />

Militare. La campagna di Libia non fu una semplice<br />

imitazione <strong>del</strong>le imprese coloniali degli altri paesi<br />

europei. Fu piuttosto un’azione che evitò la chiusura<br />

<strong>del</strong>lo spazio mediterraneo all'Italia, stretta tra un<br />

Egitto ormai <strong>del</strong> tutto britannico e una Tunisia conquistata<br />

dalla Francia nel 1881.<br />

Giuseppe Santangelo continua la sua<br />

carriera nella Grande Guerra, che vedrà<br />

la partecipazione forte, decisa, unitaria<br />

dei soldati e degli Ufficiali <strong>del</strong><br />

Meridione, prima vera fusione degli spiriti<br />

dopo l'Unità nazionale. Anche qui il<br />

IL CAPOSTIPITE<br />

GIUSEPPE SANTANGELO<br />

Giuseppe Santangelo, padre <strong>del</strong><br />

Generale Roberto e <strong>del</strong> Sottotenente<br />

Antonio e nonno <strong>del</strong> Generale<br />

Giuseppe, nasce ad Ademò (CT) nel<br />

1877. Frequenta nel biennio 1896-<br />

1898 la Regia Accademia di Fanteria a<br />

Modena.<br />

E' nominato Tenente nel 1902. Ha<br />

prestato soccorso alle popolazioni in<br />

occasione <strong>del</strong> terremoto di Messina<br />

(1908). Ha partecipato alla campagna<br />

italo-turca (1911-1912) e alla campagna<br />

di Libia (1911) ove è stato decorato<br />

con una Medaglia d'Argento, una<br />

Medaglia di Bronzo e una Croce di<br />

Guerra, al Valor Militare. Ha partecipato<br />

alla Grande Guerra, durante la<br />

quale comandava il 25° rgt. Fanteria,<br />

ed è stato decorato con una Croce di<br />

Cavaliere <strong>del</strong>l'Ordine Militare di<br />

Savoia, una Medaglia d'Argento e<br />

due Medaglie di Bronzo, al Valor<br />

Militare. Ha successivamente comandato<br />

il 4° rgt. f., il Distretto Militare di<br />

Catania e il Distretto Militare di<br />

Reggio Calabria.<br />

Congedato col grado di Generale<br />

di Divisione, Giuseppe Santangelo<br />

muore a Catania il 23 agosto 1953.


Maggiore Giuseppe Santangelo comanda con lucido<br />

valore il 25° rgt. Fanteria, e nella Prima Guerra<br />

Mondiale egli sarà decorato con la Croce di Cavaliere<br />

<strong>del</strong>l'Ordine Militare di Savoia, una Medaglia<br />

d'Argento e due Medaglie di Bronzo al Valor Militare.<br />

Vale la pena di ricordare la motivazione <strong>del</strong>la<br />

Medaglia d'Argento al Maggiore Santangelo nella<br />

Grande Guerra: "in combattimento, con le forze a sua<br />

disposizione, conseguiva risultati distinti vincendo col<br />

suo valore e con la sua tenacia la forte resistenza<br />

nemica; esempio costante di abnegazione e sacrificio<br />

ai propri dipendenti".<br />

Abnegazione e sacrificio per i propri soldati: ecco la<br />

chiave <strong>del</strong>la scienza <strong>del</strong> comando, oggi e sempre. La<br />

Prima Guerra Mondiale non fu una "inutile strage": si<br />

compì il Risorgimento nazionale e si presentò l'Italia<br />

unita, con il volto nuovo <strong>del</strong>l'onore e <strong>del</strong>la vittoria,<br />

all'Europa e al mondo.<br />

La carriera di Giuseppe Santangelo prosegue con il<br />

comando <strong>del</strong> 4° rgt. Fanteria e quello dei Distretti<br />

Militari di Catania e di Reggio Calabria. Morirà nella<br />

sua terra, a Catania, nel 1953. Un anno in cui i valori e<br />

la tenacia <strong>del</strong> Generale di Divisione Santangelo sarebbero,<br />

con le fatiche <strong>del</strong> dopoguerra, tornati a illuminare<br />

l'Italia.<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

35<br />

ROBERTO SANTANGELO<br />

Roberto Santangelo, figlio <strong>del</strong> Generale Giuseppe<br />

Santangelo, fratello <strong>del</strong> Sottotenente Antonio e padre<br />

<strong>del</strong> Generale Giuseppe Santangelo, nasce a Firenze nel<br />

1910. Frequenta il 110° Corso presso la Regia<br />

Accademia di Artiglieria e Genio di Torino negli anni<br />

1928-1932. Partecipa alla Guerra di Spagna, ove è<br />

decorato con due Croci di Guerra al Valor Militare. Al<br />

rientro frequenta il 70° Corso <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> Superiore di<br />

Guerra. Partecipa alla campagna in Africa<br />

Settentrionale e viene fatto prigioniero in Tunisia. Ha<br />

comandato il I/184° rgt. a. camp., il 33° rgt. a. cam.<br />

"Folgore", ha prestato servizio presso AFSOUTH a<br />

Napoli, lo Stato Maggiore Difesa ed è stato Addetto<br />

Militare, Navale e Aeronautico ad Atene. Congedato<br />

con il grado di Generale di Divisione, Roberto<br />

Santangelo, muore a Roma il l0 settembre 1993.<br />

Il Suo primo figlio, Roberto Santangelo, segue la<br />

carriera <strong>del</strong> Padre: non si tratta solo di tradizione<br />

familiare, che pure conta, ma di un trasferimento di<br />

valori, dignità, mo<strong>del</strong>li di vita, senso <strong>del</strong>lo Stato. Fare<br />

il militare non è un lavoro: è un sacerdozio per la<br />

Patria, una dichiarazione di amore per la propria<br />

terra, la devozione a valori che valgono per tutti, per<br />

i civili come per i militari.<br />

Nella "triade indoeuropea" <strong>del</strong>ineata dal linguista<br />

Benveniste, contadini, mercanti e soldati, sono i militari<br />

a difendere, anche sul piano valoriale, l'intero contesto<br />

sociale, in pace come in guerra.<br />

Roberto Santangelo nasce a Firenze nel 1910, segue<br />

l'iter <strong>del</strong>l'Accademia e <strong>del</strong>la Scuola di Guerra <strong>del</strong> nostro<br />

Esercito, straordinarie esperienze di cultura, non solo<br />

militare, e civiltà italiana, e partecipa alla Guerra di<br />

Spagna. Non è questo il momento per parlare di quella<br />

guerra civile. <strong>Qui</strong> al Tenente Roberto Santangelo<br />

vengono conferite due Croci di Guerra al Valor<br />

Militare. È utile leggere una parte significativa di una<br />

<strong>del</strong>le due motivazioni: "…Egli continuava con tranquillità,<br />

serenità e fermezza a dirigere il fuoco <strong>del</strong> proprio<br />

reparto, cooperando validamente al raggiungimento<br />

degli obiettivi".<br />

Serenità e fermezza: altre due chiavi essenziali per<br />

comprendere il vero spirito militare, la sua essenza<br />

profonda. Successivamente, sull'onda <strong>del</strong> principio <strong>del</strong><br />

dovere, eredità di Suo Padre, il Capitano Roberto<br />

Santangelo partecipa alla Campagna in Africa<br />

Settentrionale, colonizzazione di un'area ma anche<br />

tradizione <strong>del</strong>le missioni di Crispi, e presenza necessaria<br />

<strong>del</strong>l'Italia per garantire la sicurezza <strong>del</strong><br />

Mediterraneo prima <strong>del</strong>la zona, allora britannica, di<br />

Suez, giugulare <strong>del</strong> Mare Nostrum. Fu prigioniero in<br />

Tunisia, quella terra che la Francia aveva preso per<br />

chiudere l'Italia nell'area occidentale <strong>del</strong> Maghreb.<br />

Dopo la fine <strong>del</strong>la II Guerra Mondiale, Roberto<br />

Santangelo comanderà il I/184° rgt. a. camp. ed il 33°<br />

rgt. a. camp. "Folgore", testimonianza di una pagina di<br />

puro eroismo a Cefalonia dove il Reggimento fu decimato<br />

con la Divisione "Acqui" <strong>del</strong> Gen. Gandin, scrivendo,<br />

nel contempo, una <strong>del</strong>le pagine più tragiche ed<br />

eroiche <strong>del</strong> nostro Esercito. L'Alleanza Atlantica, nata<br />

dalla valutazione razionale <strong>del</strong>la crisi europea, e suc-


ANTONIO SANTANGELO MOVM<br />

cesso geopolitico straordinario nella storia moderna,<br />

vide il Generale Roberto Santangelo prestare servizio<br />

ad AFSOUTH, a Napoli, poi allo Stato Maggiore <strong>del</strong>la<br />

Difesa e, infine, una lunga presenza quale Addetto<br />

Militare presso l'Ambasciata d'Italia ad Atene. Il punto<br />

di crisi <strong>del</strong>la NATO, la porta socchiusa per la Marina<br />

Militare <strong>del</strong>l'URSS verso il Mediterraneo.<br />

La strategia terrestre di Stalin aveva in parte fallito,<br />

Mosca giocava, durante la guerra fredda, la carta <strong>del</strong>la<br />

guerra marittima. Il Generale Roberto Santangelo<br />

morirà a Roma nel 1993.<br />

Il Fratello di Roberto, Antonio, segue anch'egli la<br />

tradizione e la vocazione <strong>del</strong>la famiglia, il Servizio alla<br />

Patria. Dopo il Collegio Militare di Roma e la Regia<br />

Accademia di Torino, nelle file <strong>del</strong> 122° Corso, il<br />

Sottotenente di Artiglieria Antonio Santangelo viene<br />

assegnato al 133° rgt. a. cor. "Littorio" nella Campagna<br />

di Sicilia. Morì a Solarino (SR), durante i feroci combattimenti<br />

<strong>del</strong> '43 che videro gli Alleati attaccare con<br />

forze massicce la colonna <strong>del</strong> Col. Ronco e quella <strong>del</strong><br />

Sottotenente Santangelo, che reagì come dice la motivazione<br />

<strong>del</strong>la Sua Medaglia d'Oro al Valor Militare:<br />

"…stretto da ogni lato da forze corazzate continuava<br />

a resistere fino all'estremo, ferito gravemente il servente<br />

<strong>del</strong>l'ultimo pezzo si sostituiva ad esso e continuava<br />

il fuoco finché, investito da una raffica di mitraglia,<br />

cadeva a terra incitando i pochi supersiti alla lotta".<br />

Non si possono aggiungere commenti.<br />

Possiamo solo sperare che il S.Ten. Antonio<br />

Santangelo protegga, dal cielo degli Eroi, il nostro<br />

Paese e le sue Forze Armate.<br />

Ma la tradizione, per la sua stessa forza intrinseca,<br />

non può non continuare.<br />

Il figlio di Roberto Santangelo, nipote quindi di<br />

Giuseppe e Antonio, decide anch'egli di servire la<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

Antonio Santangelo, figlio <strong>del</strong> Generale Giuseppe Santangelo, fratello<br />

di Roberto e zio di Giuseppe, nasce a Catania nel 1922.<br />

Frequenta dal 1937 al 1940 la Scuola Militare di Roma e dal 1940<br />

al 1942 la Regia Accademia di Artiglieria e Genio nelle file <strong>del</strong> 122°<br />

Corso. Nominato Sottotenente di Artiglieria, è assegnato al 40°<br />

Raggruppamento artiglieria di C.A. <strong>del</strong> 133° rgt. a. cor. "Littorio"<br />

e opera nella Campagna di Sicilia col 10° Gruppo da 105/28 motorizzato.<br />

Muore nel fatto d'arme di Solarino (SR), e viene decorato<br />

con la Medaglia d'Oro al Valor Militare.<br />

MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D'ORO AL V.M. CONCESSA<br />

ALLA MEMORIA DI ANTONIO SANTANGELO<br />

"Comandante di una sezione di artiglieria facente parte di una<br />

colonna destinata ad una importante operazione, in tre giorni di<br />

aspri combattimenti dava prove di spiccate virtù militari. Chiesto<br />

ed ottenuto di essere impiegato in funzione controcarro, esplicava<br />

tale compito con perizia infliggendo gravi perdite all'attaccante.<br />

Nella difesa <strong>del</strong>l'ultimo caposaldo, stretto da ogni lato da forze<br />

corazzate continuava a resistere fino all'estremo. Ferito gravemente<br />

il servente <strong>del</strong>l'ultimo pezzo si sostituiva ad esso e continuava il<br />

fuoco finchè, investito da una raffica di mitraglia, cadeva incitando<br />

i pochi superstiti alla lotta".<br />

Sicilia, Km 27 strada Solarino-Palazzolo Acreide, 10-13<br />

luglio 1943<br />

36<br />

Patria in armi, il sacerdozio laico di ogni organizzazione<br />

statuale.<br />

Nato a Palermo nel 1950, nel dopoguerra in cui<br />

tutto, con la sconfitta, sembrava essere dimenticato,<br />

frequenta anch'egli l'Accademia Militare di Modena<br />

nelle file <strong>del</strong> 151° Corso, quell’Accademia, fucina di<br />

tutta la straordinaria storia militare unitaria italiana.<br />

Nel 1973, Tenente di Artiglieria, presta servizio al<br />

132° "Ariete", anch'esso simbolo di gloria in Africa<br />

Settentrionale, all'8° Artiglieria e all'Accademia di<br />

Modena ed esprime la sua esperienza "sul campo" allo<br />

Stato Maggiore Esercito e poi allo Stato Maggiore<br />

<strong>del</strong>la Difesa. Prassi e Teoria, il ciclo interminabile di<br />

ogni vero Ufficiale.<br />

Comanda l'8° gr. a. "Marmore" e da Colonnello<br />

assume il comando, che deve essere stata una esperienza<br />

straordinaria, <strong>del</strong> 33° rgt. a. "Acqui", lo stesso<br />

Reggimento che fu comandato dal Padre. Una testimonianza<br />

tangibile <strong>del</strong>la continuità, che è spirituale ma<br />

anche fisica e storica, <strong>del</strong>le nostre Forze Armate. Poi,<br />

come è accaduto per il Padre, esperienze di Addetto<br />

Militare, a Bruxelles presso la NATO ed in Romania. In<br />

Belgio, dove si riconnette il progetto <strong>del</strong>l'Unione<br />

Europea, e dove si sta rinnovando l'Alleanza Atlantica,<br />

e nel Paese <strong>del</strong> Patto di Varsavia più anomalo rispetto<br />

ai diktat di Mosca, due esperienze di strategia globale<br />

"sul campo". Poi, per il Generale Giuseppe Santangelo,<br />

il capitolo nuovo e già glorioso <strong>del</strong>le missioni di pace:<br />

il comando, nel 2005, <strong>del</strong> Contingente italiano ad<br />

Herat, ed il ruolo-chiave, nell'ambito <strong>del</strong>l'operazione<br />

ISAF tuttora in corso, di Coordinatore <strong>del</strong>l'Area<br />

Regionale ovest <strong>del</strong>l'Afghanistan; missione per la<br />

quale venne decorato - come il Nonno - con la Croce di<br />

Cavaliere <strong>del</strong>l'Ordine Militare d'Italia e, dove, come<br />

riporta la sua motivazione "………operava con indi-


IL NASTRO AZZURRO<br />

GIUSEPPE SANTANGELO: LA TRADIZIONE CONTINUA<br />

Giuseppe Santangelo, figlio di Roberto e nipote di Giuseppe e Antonio, nasce a Palermo nel 1950. Frequenta il 151<br />

° Corso <strong>del</strong>l' Accademia Militare di Modena dal 1969 al 1971. Nominato Tenente di artiglieria nel 1973, presta servizio,<br />

in successione, al 132° rgt. "Ariete", all'8° gr. artiglieria, all'Accademia Militare, allo Stato Maggiore Esercito<br />

e allo Stato Maggiore Difesa. Ha frequentato il 108° Corso Superiore di Stato Maggiore. Ha comandato l'8°<br />

gr."Marmore" e il 33° rgt. a. "Acqui" (lo stesso reggimento comandato dal Padre). Ha prestato servizio quale<br />

Addetto a Bruxelles e in Romania. Ha comandato nel 2005 il Contingente italiano in Herat ed è stato il primo<br />

Coordinatore <strong>del</strong>l'Area regionale ovest <strong>del</strong>l'Afghanistan, ove è stato decorato <strong>del</strong>la Croce di Cavaliere <strong>del</strong>l’Ordine<br />

Militare d'Italia. Presta attualmente servizio presso la Presidenza <strong>del</strong> Consiglio dei Ministri.<br />

scussa professionalità ed elevatissima capacità organizzativa<br />

in un contesto caratterizzato da difficile situazione<br />

socio-politica e da forti tensioni etnico-tribali……..e<br />

che, grazie ad una brillante e incisiva azione di<br />

comando, ha dato grande lustro all'Italia e alle sue<br />

Forze Armate". Una esperienza che, ricordando le<br />

Vittime e l'eroismo quotidiano dei nostri soldati, è<br />

essenziale per porre, proprio come accadde nella<br />

Grande Guerra e nei conflitti successivi, in cui Suo<br />

Nonno, suo Zio e suo Padre ricevettero Medaglie al<br />

Valor Militare, l'Italia nel suo ruolo determinante nel<br />

nuovo mondo post-bipolare. E solo se avremo la presenza<br />

di uomini come quelli <strong>del</strong>la famiglia Santangelo,<br />

e se ci riferiremo tutti alle tradizioni che loro rappresentano,<br />

l'Italia avrà il futuro che merita il suo passato.<br />

La fiducia in sé stessi è l'essenza <strong>del</strong>l'eroismo, diceva<br />

Emerson. E la fiducia che l'Italia ha riposto ed oggi<br />

37<br />

ripone in queste persone è la fede che essa ha ancora<br />

nei suoi valori, nel suo ruolo nel mondo, nell’efficienza<br />

<strong>del</strong>le sue Forze Armate.<br />

Patton affermava che le guerre sono combattute<br />

con le armi, ma vinte dagli uomini. Ed è lo spirito di<br />

chi segue e di chi comanda che guadagna al Paese la<br />

vittoria.<br />

La tradizione degli Ufficiali <strong>del</strong>la famiglia<br />

Santangelo, una famiglia che ha dato alla Patria 2<br />

Croci <strong>del</strong>l'Ordine Militare d'Italia, 1 Medaglia d'Oro al<br />

Valor Militare, 2 Medaglie d'Argento al Valor Militare,<br />

3 Medaglie di Bronzo al Valor Militare e 3 Croci di<br />

Guerra al Valor Militare, rappresenta la vittoria più<br />

bella di un Paese che continua ad affermare la sua<br />

modernità e la sua spinta di progresso e di democrazia,<br />

col cuore sempre rivolto ai valori immutabili <strong>del</strong>le<br />

nostre tradizioni militari.


IL NASTRO AZZURRO<br />

ERRATA CORRIGE<br />

Con questo ultimo numero pubblichiamo una lista di “errata corrige” segnalatici<br />

dai nostri lettori relativi a imprecisioni o errori pubblicati su articoli apparsi sui precedenti<br />

numeri de “Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>” usciti nel corso <strong>del</strong> 2010.<br />

Il T.V. Sergio Nesi, socio <strong>del</strong>la Federazione di Bologna, ci segnala i seguenti refusi sul n°. 3-2010:<br />

– pag. 27 2^ col. 4ultima riga “ ... Valla ... “ leggasi “ ... Yalta ... “<br />

– pag. 28 1^ col. 6^ riga “ ... Capitano di Corvetta Aldo Lonzi ... “ leggasi “ ... Lenzi ... “<br />

– pag. 28 1^ col. 3^ riga sotto la foto, pag. 29 2^ col. 14^ riga e pag. 33 2^ col. 3ultima riga “ ... Comandante<br />

Minbelli ... “ leggasi “ ... Mimbelli ... “<br />

– pag. 30 prima fotografia e pag. 31 1^ col. 5ultima riga l’episodio narrato si riferisce alla “ ... corazzata britannica<br />

Valiant ... “ non alla “Queen Elizabeth”<br />

e infine riportiamo l’originale <strong>del</strong>la lettera di Sergio Nesi per l’ultima “errata corrige”:<br />

“... La storia poi <strong>del</strong>l'ammiraglio Morgan che, entusiasta, voleva essere lui a decorare De La Penne, è totalmente<br />

inventata. Umberto di Savoia, reggente <strong>del</strong> Regno d'Italia, stava decorando di MOVM altri ufficiali e il marinaio<br />

Schergat, alla presenza di numerosi alti ufficiali inglesi tra cui l'ex comandante <strong>del</strong>la Valiant divenuto ammiraglio,<br />

che gli stava a poco più di un metro. Venuto il turno di De La Penne, Umberto improvvisamente si girò verso<br />

Morgan e gli disse semplicemente: "Lo decori lei...!". Dalle foto scattate in quel momento non appare che Morgan<br />

fosse molto entusiasta di quell'invito, che lo aveva colto di sorpresa. A riflettere bene, la cerimonia <strong>del</strong>la consegna<br />

<strong>del</strong>le decorazioni al VM si svolgeva in territorio italiano ed era il Re d'Italia a decorare i suoi eroi. Morgan era solo<br />

uno dei tanti invitati e non si sarebbe mai permesso una gaffe simile, scavalcando di sua iniziativa le prerogative<br />

di Umberto di Savoia ...”<br />

La sig.ra Rosita Caselli ci segnala che nella rubrica “Azzurri nell’azzurro <strong>del</strong> cielo” nel n. 3/2010 a pag. 46, la<br />

Federazione di Pesaro rende nota la scomparsa <strong>del</strong> T. Col. (r.o.) Luigi Leonardi e non Lenardi.<br />

Carlo Vitiello da Milano ci segnala che, sempre sul n.° 3-2010, l’origine <strong>del</strong>la “preghiera <strong>del</strong> Marinaio” sarebbe<br />

ancora più antica. Egli ci informa che “ ... l'inizio <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la Preghiera non ha avuto origine da un'idea <strong>del</strong><br />

Capitano di Vascello Gianbattista Viotti, bensì <strong>del</strong> Capitano di Fregata Gregorio Ronca ... “ comandante in seconda<br />

<strong>del</strong>l’incrociatore “Giuseppe Garibaldi” che la fece leggere per la prima volta su quel vascello in navigazione<br />

nella primavera 1902 durante l’adunata di poppa per l’ammaina bandiera.<br />

Il sig. Pietro Marchisio, in riferimento all’articolo pubblicato a pag. 32 <strong>del</strong> n.° 2-2010 dal titolo “Ricordi<br />

<strong>del</strong>la campagna di Grecia”, ci comunica che “... L'autore <strong>del</strong>l'articolo ha fatto un po' di confusione nelle<br />

date, perché il 25 aprile (1941) è la data in cui terminò il conflitto contro la Grecia, mentre l'attacco alla<br />

Grecia fu il 28 ottobre (1940) ...” ma “... Questa piccola disattenzione non incide minimamente sull'importanza<br />

<strong>del</strong> ricordo degli alpini che morirono eroicamente, dei feriti, dei dispersi, dei congelati, ...”<br />

38<br />

Sia il Presidente <strong>del</strong>la Federazione di Cagliari, cav. uff.<br />

Antonio Di Girolamo, autore <strong>del</strong>l’articolo, sia il gen. S.A.<br />

Oreste Genta, ci segnalano che il velivolo ritratto nella<br />

fotografia pubblicata sul n.° 4-2010 a pag. 36 a corredo<br />

<strong>del</strong>l’articolo “L’Aeronautica” non è il CRDA Cant.Z 501,<br />

ma il SIAI S.78. Pubblichiamo qui accanto la fotografia<br />

<strong>del</strong> vero Cant.Z 501.<br />

A pag. 37 <strong>del</strong> n. 5/2010 il nome <strong>del</strong>l’autore <strong>del</strong>l’articolo<br />

“Verona 8 e 9 settembre: noi c’eravamo” è<br />

Aldo Mechelli e non Menichelli come erroneamente<br />

pubblicato.


IL NASTRO AZZURRO<br />

AZZURRI CHE SI FANNO ONORE<br />

Il Presidente <strong>del</strong>la Repubblica - dopo la Stella al Merito <strong>del</strong> Lavoro concessa il 1° maggio 2009 per ben 61<br />

anni di lavoro - 1948/2008 - nel settore finanziario e <strong>del</strong> credito, ha conferito, su proposta <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong><br />

Consiglio dei Ministri, l'Onorificenza di Commendatore al Merito <strong>del</strong>la Repubblica Italiana, con proprio decreto<br />

<strong>del</strong> 27 novembre 2009 a Giuseppe C.M. Cigliana, socio <strong>del</strong>la Fedrazione di Roma. L’interessato ci ha scritto:<br />

“... Non é proprio una Medaglia al Valore, ma é sempre, credo, un riconoscimento abbastanza importante ...”<br />

Siamo daccordo con lui e ci congratuliamo.<br />

Il 10 maggio 2010, il Prefetto di Palermo ha consegnato<br />

all’<strong>Azzurro</strong> Carmelo Bartolo Crisafulli, nel corso di una cerimonia<br />

ufficiale alla quale erano presenti le massime autorità, civili e militari<br />

<strong>del</strong>la città, la Medaglia d'Oro <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>la Repubblica,<br />

istituita con legge 29 novembre 2007, n.222, quale vittima <strong>del</strong> terrorismo<br />

"vivente". La decorazione ha nella sua motivazione il senso<br />

<strong>del</strong> dovere e attaccamento allo Stato e fa seguito alla concessione<br />

<strong>del</strong>la Medaglia d'Argento al Valor Militare conferita il 30 luglio1979<br />

dal Presidente <strong>del</strong>la Repubblica Sandro Pertini. Oggi Carmelo<br />

Bartolo Crisafulli non è più in servizio attivo nell'Arma dei<br />

Carabinieri, ma svolge la professione di sociologo.<br />

L’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> si congratula all’unisono con<br />

l’<strong>Azzurro</strong> Crisafulli per l’onorificenza ricevuta.<br />

A Cecina il Sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale tutto, hanno<br />

assegnato al Cav. Uff. Mauro Betti, già Presidente <strong>del</strong>la Sezione di<br />

Cecina, membro <strong>del</strong>la Giunta Esecutiva Centrale e Consigliere<br />

Nazionale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, il riconoscimento a “Primo<br />

Cittadino di Cecina” per l'anno 2010. La festa con la consegna <strong>del</strong><br />

riconoscimento si è svolta, alla presenza <strong>del</strong>le maggiori Autorità cittadine,<br />

nel teatro comunale con grande partecipazione di popolo.<br />

Hanno rallegrato la festa i due gruppi corali, e la banda Comunale<br />

locale, con inni patriottIci e espressioni musicali cittadine. Il riconoscimento<br />

è stato consegnato personalmente dal Sindaco dott. Benedetti<br />

39<br />

insieme al vice Sindaco<br />

Dott Galigari e al parroco<br />

Don Osvaldo<br />

Valota. Il Sindaco ha<br />

espresso il compiacimento<br />

suo e <strong>del</strong>la cittadinanza<br />

con parole di<br />

riconoscimento per un<br />

vero combattente<br />

decorato al V.M. con<br />

incarichi prestigiosi<br />

presso la Direzione<br />

Nazionale <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong><br />

<strong>Azzurro</strong> a Roma. La<br />

cerimonia si è conclusa<br />

con l'intervento <strong>del</strong><br />

Cav. Betti che, rivolgendosi<br />

ai giovani presenti<br />

in gran numero, li ha<br />

esortati a ripudiare<br />

sempre la guerra<br />

optando per la risoluzione<br />

di tutti i problemi<br />

attraverso il dialogo.


AREZZO<br />

La Federazione di Arezzo ci informa dei seguenti eventi<br />

e partecipazioni a cerimonie:<br />

– domenica 2 maggio nella città di Terranuova Bracciolini<br />

ha celebrato la "Giornata Provinciale <strong>del</strong> Decorato al<br />

VM", svolta con il Patrocinio <strong>del</strong>la Provincia di Arezzo<br />

MOVM e <strong>del</strong> Comune di Terranuova Bracciolini, ed alla<br />

presenza dei Gonfaloni <strong>del</strong> Comune di Firenze<br />

MOVM, <strong>del</strong> Comune di Cavriglia CGVM, e di numerosi<br />

Gonfaloni dei Comuni <strong>del</strong> Valdarno Aretino e<br />

Fiorentino. Dopo l'Alzabandiera e la deposizione di<br />

corone di alloro ai monumenti ai Caduti, un corteo<br />

aperto dalle fanfare dei bersaglieri di Montevarchi,<br />

Firenze e Siena ha raggiunto Piazza Liberazione dove<br />

sono stati resi gli onori ai Gonfaloni Decorati, al<br />

Medagliere Regionale ANB, ed al Labaro <strong>del</strong>la<br />

Federazione Provinciale <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> (alfiere il<br />

Consigliere Provinciale Mario Rondoni, scorta i<br />

Consiglieri Provinciali Cap Riccardo Bartolini, Sig<br />

Alberto Romanelli, Sig Carlo Caporaso). A causa<br />

<strong>del</strong>la pioggia la cerimonia si è svolta nella Sala <strong>del</strong><br />

Consiglio Comunale. Recitate la Preghiera <strong>del</strong><br />

Decorato e <strong>del</strong> Bersagliere, il cerimoniere Cav. Alfio<br />

Coppi, socio <strong>del</strong>la Federazione e Presidente Regionale<br />

ANB, ha dato la parola al Sindaco di Terranuova<br />

Bracciolini Dr. Mauro Amerighi, all'Assessore <strong>del</strong>la<br />

Provincia di Arezzo Prof. Antonio Perferi ed al<br />

Presidente <strong>del</strong>la Federazione <strong>del</strong> NA Cav. Stefano<br />

Mangiavacchi il quale, durante il suo intervento, ha<br />

portato anche il saluto <strong>del</strong> Vice Presidente <strong>del</strong>la<br />

Federazione Dr. Omero Ferruzzi Pluridecorato al<br />

VM. Mangiavacchi ha poi consegnato la Bandiera<br />

Nazionale ed Europea, unitamente alla tessera di Socio<br />

Benemerito, all'<strong>Istituto</strong> Comprensivo Giovanni XXIII di<br />

Terranuova Bracciolini, madrine la Dr.ssa Graziella<br />

Bettini figlia <strong>del</strong>la MOVM Elio Bettini e Presidente<br />

Naz. Ass. Div. Acqui e la Sig.ra Renza Catani Coralli nipote<br />

<strong>del</strong> Gen. Felice Coralli, Combattente Decorato di<br />

tre MAVM, una MBVM, ed una Promozione per MG<br />

(a lui è stato intitolato il contemporaneo Raduno<br />

Interprovinciale dei Bersaglieri organizzato dalla<br />

Sezione ANB di Montevarchi presieduta dal Cav. Danilo<br />

Baldi socio <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong>). Significativa è stata la consegna<br />

<strong>del</strong>l'Emblema Araldico e <strong>del</strong>la Tessera di Socio<br />

<strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> al Col Antonio Frassinetto, Comandante<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

CRONACHE DELLE FEDERAZIONI<br />

Terranuova Bracciolini (AR): Il Presidente<br />

Mangiavacchi consegna l’Eblema Araldico<br />

al Col. Frassinetto nell’ambito <strong>del</strong>la<br />

“Giornata Provinciale <strong>del</strong> Decorato”<br />

40<br />

Provinciale Carabinieri di Arezzo e Decorato<br />

<strong>del</strong>l'Onorificenza di Cavaliere <strong>del</strong>l'Ordine<br />

Militare d'Italia per i meriti acquisiti nella missione<br />

"Enduring Freedom" in Afghanistan, quale Capo<br />

<strong>del</strong>la Polizia Militare Italiana. Particolarmente gradita<br />

la presenza <strong>del</strong>l'<strong>Azzurro</strong> Narciso Tognaccini<br />

–<br />

Decorato di CGVM nel fronte greco-albanese nel<br />

1940 ed ultimo Combattente Decorato al VM <strong>del</strong><br />

Comune;<br />

il 5 maggio, una <strong>del</strong>egazione <strong>del</strong>la Federazione<br />

Provinciale di Arezzo ha incontrato nel Municipio di<br />

Montevarchi il reduce di guerra Inglese Arthur Dennis<br />

Hancock che, durante la seconda guerra mondiale,<br />

aveva partecipato con il suo Reggimento "Duke of<br />

Cornwall's light infanfry" alla liberazione <strong>del</strong>la Città.<br />

Durante l'incontro, reso possibile grazie alla collaborazione<br />

<strong>del</strong> Sig. Patrizio Pagni ed alla disponibilità <strong>del</strong><br />

Sindaco <strong>del</strong>la Città Giorgio Valentini, è stato donato al<br />

reduce il crest <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> che sarà collocato in<br />

Inghilterra al museo storico <strong>del</strong> Reggimento;<br />

Montevarchi (AR): l’incontro con Arthur<br />

Dennis Hancock al Municipio<br />

– il Presidente <strong>del</strong>la Federazione Cav. Stefano<br />

Mangiavacchi ha tenuto incontri con gli studenti<br />

nelle scuole Medie Inferiori R. Magiotti, F. Mochi e F.<br />

Petrarca di Montevarchi, durante i quali ha illustrato<br />

l'attività e gli scopi <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> con particolare riferimento<br />

alla storia, all'importanza <strong>del</strong>le Decorazioni al<br />

VM ed al significato <strong>del</strong>la celebrazione <strong>del</strong>la<br />

Giornata <strong>del</strong> Decorato;<br />

– il 22 maggio all'Altare <strong>del</strong>la Patria è stata celebrata la<br />

Giornata <strong>del</strong> Decorato al Valor Militare con la partecipazione<br />

di tutte le federazioni <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong><br />

d’Italia. La <strong>del</strong>egazione di Arezzo era formata dal<br />

Roma: Il Consiglio Comunale dei Ragazzi di<br />

Montevarchi all’Altare <strong>del</strong>la Patria


Presidente Cav. Stefano Mangiavacchi, dai<br />

Consiglieri <strong>del</strong>la Fed. Prov. Sig. Alberto Romanelli e<br />

Cav. Enzo Mangiavacchi e dal socio Claudio<br />

Mannelli. Particolarmente significativa la presenza di<br />

una <strong>del</strong>egazione <strong>del</strong>l'Amministrazione Comunale di<br />

Montevarchi guidata dal Vice Sindaco Prof. Giovanni<br />

Rossi, al quale va un particolare plauso e ringraziamento<br />

per l’iniziativa, e <strong>del</strong> Consiglio Comunale dei<br />

Ragazzi, formato da trenta studenti <strong>del</strong>le scuole medie<br />

inferiori <strong>del</strong>la città che hanno avuto l'onore di rappresentare<br />

all'Altare <strong>del</strong>la Patria i giovani e gli studenti<br />

d'Italia. Dopo la deposizione <strong>del</strong>la corona al Sacello <strong>del</strong><br />

Milite Ignoto è stata effettuata una visita al Museo<br />

Centrale <strong>del</strong> Risorgimento ed al Sacrario <strong>del</strong>le Bandiere<br />

per trasmettere ai giovani studenti la memoria storica<br />

nazionale in preparazione all'importante celebrazione<br />

<strong>del</strong> 150° anniversario <strong>del</strong>l'Unità d'Italia.<br />

BIELLA e VERCELLI<br />

Il 15 Maggio 2010, in occasione <strong>del</strong>la celebrazione <strong>del</strong><br />

158° Anniversario <strong>del</strong>la Fondazione <strong>del</strong>la Polizia, la<br />

Federazione di Biella e Vercelli <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> ha consegnato<br />

al Sostituto Commissario <strong>del</strong>la Polizia di Stato<br />

Rinaldo Fois, Dirigente la Divisione Investigazioni Generali<br />

e Operazioni Speciali, un attestato di benemerenza.<br />

Biella: Conferimento <strong>del</strong>l’Attestato di<br />

Benemerenza al dott. Fois<br />

BOLOGNA<br />

La Federazione di Bologna ci informa dei seguenti<br />

eventi e partecipazioni a cerimonie:<br />

– parte <strong>del</strong> ricavato <strong>del</strong>l’ultima serata benefica è stato<br />

consegnato a Padre Gabriele Dignani, Direttore<br />

<strong>del</strong>l’Opera Padre Marella, e al dott. Paolo Sacco,<br />

Dirigente AGEOP - “Ricerca per il sollievo dal dolore”;<br />

Bologna: Consegna fondi a Padre Raffaele<br />

Dignani<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

41<br />

– nell'ambito <strong>del</strong>le Celebrazioni <strong>del</strong> 149° Anniversario<br />

<strong>del</strong>la Costituzione <strong>del</strong>l'Esercito Italiano, presso la<br />

Sede <strong>del</strong> Reggimento Genio Ferrovieri in Castel<br />

Maggiore (BO), il 4 maggio 2010 ha avuto luogo<br />

l'Alzabandiera Solenne. I partecipanti all’evento<br />

hanno potuto visitare anche una mostra statica di<br />

mezzi e materiali in dotazione alle Forze Armate; il<br />

Gen. Spagnoli, Comandante Esercito Regione<br />

Emilia/Romagna, ha rivolto un particolare ringraziamento<br />

al <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> per la partecipazione <strong>del</strong>la<br />

Federazione;<br />

– il 12 maggio 2010 ha partecipato all’inaugurazione<br />

<strong>del</strong>la nuova Sede di Bologna <strong>del</strong>la Cassa di Risparmio<br />

di Ravenna, alla presenza <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>la<br />

Regione Emilia Romagna, <strong>del</strong> Prefetto, <strong>del</strong> Questore,<br />

<strong>del</strong> Vescovo Ausiliare Mons. Vecchi e di rappresentanti<br />

<strong>del</strong>l'imprenditoria, <strong>del</strong>l’Università e Sanità di<br />

Bologna e provincia;<br />

– il 15 maggio, “Festa <strong>del</strong>la Polizia”, presso il Teatro<br />

Manzoni alla presenza <strong>del</strong>le Autorità Civili, Militari e<br />

Religiose. Ai rappresentanti <strong>del</strong>la Federazione sono<br />

state riservate due poltrone in prima fila.<br />

BRESCIA<br />

La Federazione di Brescia ci informa dei seguenti<br />

eventi e partecipazioni a cerimonie:<br />

– il 15 maggio, per il 158° <strong>del</strong>la fondazione <strong>del</strong>la Polizia<br />

di Stato, presso l'auditorium <strong>del</strong> complesso di S.Giulia,<br />

con sfilamento <strong>del</strong> Labaro portato dall'alfiere De<br />

Lucchi;<br />

– il 16 maggio al 50° <strong>del</strong>la fondazione <strong>del</strong>la Sezione di<br />

Molinetto (Bs), <strong>del</strong>l'Associazione Nazionale Arma<br />

Carabinieri, insieme al Presidente <strong>del</strong>la Sezione<br />

UNUCI di Monterosi - Tuscia Sud, Gen. C.A. Luciano<br />

Canu ed a numerosi soci.<br />

BRINDISI<br />

Il 23 maggio 2010, nella splendida cornice <strong>del</strong><br />

"Castello Svevo" di terra, per il terzo anno consecutivo a<br />

Brindisi si è svolta la "Giornata <strong>del</strong> Decorato" con la celebrazione<br />

<strong>del</strong>la Santa Messa, presso la Chiesa "Stella<br />

Maris" <strong>del</strong> Comando Marina, da parte <strong>del</strong> Cappellano<br />

Militare Don Gaetano Barbera. Nel corso <strong>del</strong>la cerimonia,<br />

presieduta dal Capitano di Vascello Vincenzo Rinaldi,<br />

Comandante <strong>del</strong>la Maribase, presenti le Autorità militari,<br />

civili e religiose <strong>del</strong>la città, la Federazione di Brindisi ha<br />

consegnato una targa al "Cavaliere <strong>del</strong>l'Ordine Militare<br />

d'Italia" Socio d'Onore <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>,<br />

Ammiraglio Claudio Confessore. Nel suo intervento, il<br />

presidente Vincenzo Cafaro, ha sottolineato il particolare<br />

significato <strong>del</strong>la "Giornata" e ha ringraziato la<br />

Marina Militare per il prezioso contributo.<br />

Brindisi: “Giornata <strong>del</strong> Decorato”


BRINDISI<br />

Sez. San Vito dei Normanni<br />

Il 7 maggio 2010 a San Vito dei Normanni ha avuto<br />

luogo l'insediamento <strong>del</strong>la Compagnia dei Carabinieri a<br />

salvaguardia <strong>del</strong> territorio e dei Comuni limitrofi.<br />

Presenti alla cerimonia il sottosegretario Mantovano, il<br />

Prefetto, autorità Civili, Militari e Religiose, numerosi cittadini,<br />

l’Ass. Arma Aeronautica e le sezioni <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong><br />

<strong>Azzurro</strong> di Brindisi, Ostuni e S. Vito dei Normanni con i<br />

rispettivi labari. Nel corso <strong>del</strong>la cerimonia è stato consegnato<br />

al Capitano Nardacci, Comandante la Compagnia,<br />

il tricolore da parte <strong>del</strong> Sindaco Avv. Alberto Magli.<br />

San Vito dei Normanni (BR): Insediamento<br />

<strong>del</strong>la Compagnia Carabinieri<br />

LIVORNO<br />

La Federazione Provinciale di Livorno ha partecipato ai<br />

seguenti eventi e cerimonie:<br />

– il 16 maggio 2010, alla presenza <strong>del</strong>le massime<br />

Autorità Civili e Militari tra cui il Generale Toschi,<br />

Comandante Regionale <strong>del</strong>la Guardia di Finanza, si è<br />

celebrato a Livorno il 150° anniversario di fondazione<br />

<strong>del</strong>l’ANFI. All’evento hanno partecipato anche il<br />

Presidente <strong>del</strong>la Federazione di Livorno <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong><br />

<strong>Azzurro</strong> Ing. Giovanni Andreani, il Presidente di<br />

Sezione Cav. Uff. Raniero Chelli e l’Alfiere M.M.A.<br />

Enzo Rossi. La cerimonia è stata organizzata dalla<br />

locale sezione ANFI di Livorno (intitolata al Brig.<br />

Meattini M.O.V.M.) il cui presidente M.llo Magg.<br />

Merlo, dopo la deposizione <strong>del</strong>la Corona di Alloro al<br />

Monumento ai Caduti e la funzione religiosa in<br />

Duomo, ha presenziato anche all'intitolazione di una<br />

piazza cittadina alla "Fiamme Gialle";<br />

Livorno: 150° anniversario <strong>del</strong>l’ANFI<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

42<br />

– il 20 maggio 2010, in occasione <strong>del</strong> XXVI congresso provinciale<br />

A.N.C.R., è stata consegnata la tessera <strong>del</strong>l'<br />

<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> al Presidente <strong>del</strong>la<br />

Federazione A.N.C.R.di Livorno Cav. Uff Pietro<br />

Semeraro.<br />

MESSINA<br />

La Federazione Provinciale di Messina ha partecipato ai<br />

seguenti eventi e cerimonie:<br />

– il 4 maggio 2010, 149° Anniversario <strong>del</strong>la Costituzione<br />

<strong>del</strong>l'Esercito è intervenuta, con il Labaro e una rappresentanza<br />

di soci, alla cerimonia organizzata nella<br />

Caserma Crisafulli Zuccarello dal 5° Reggimento<br />

Meccanizzato "Brigata Aosta";<br />

– sabato 15 maggio 2010, al 158° anniversario <strong>del</strong>la<br />

fondazione <strong>del</strong>la Polizia di Stato, che si è celebrato a<br />

Patti con l'inaugurazione <strong>del</strong>la nuova sede <strong>del</strong> commissariato<br />

e l'intitolazione <strong>del</strong> piazzale all'assistente<br />

capo <strong>del</strong>la Polizia di Stato Antonino Lai vittima <strong>del</strong><br />

dovere.<br />

Patti (ME): 158° Anniversario <strong>del</strong>la Polizia<br />

di Stato<br />

MONZA e BRIANZA<br />

Sez. di Carate Brianza<br />

La sezione di Carate Brianza <strong>del</strong>la Federazione<br />

Provinciale di Monza e Brianza nel bimestre ha partecipato<br />

ai seguenti eventi e cerimonie:<br />

– l’8 maggio 2010, nella Basilica romanica dei SS. Pietro e<br />

Paolo di Agliate, l’illustrissimo Prevosto Emerito don<br />

Sandro Bianchi, con una preghiera di sua creazione,<br />

benediceva il nuovo Labaro <strong>del</strong>la Sezione <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> fra Combattenti Decorati al<br />

Valor Militare e la Bandiera <strong>del</strong>l’Associazione<br />

Agliate (MI): Benedizione <strong>del</strong> Labaro


Nazionale Combattenti e Reduci. Entrambe le associazioni<br />

sono presiedute dal Gen. Brig. Umberto Raza. La<br />

cerimonia ha registrato la partecipazione <strong>del</strong>le massime<br />

autorità politiche e militari locali e <strong>del</strong> Gonfalone<br />

<strong>del</strong>la città. Il nuovo Labaro e la nuova Bandiera sostituiscono<br />

i gloriosi vessilli datati 1962 ormai logori dalle<br />

tante partecipazioni alle manifestazioni;<br />

– la prima uscita ufficiale dei nuovi vessilli si è avuta il 24<br />

maggio 2010, Giornata <strong>del</strong> Decorato, quando, alla<br />

presenza <strong>del</strong>le massime autorità cittadine, è stata<br />

deposta una corona d’alloro al monumento ossario <strong>del</strong><br />

cimitero cittadino e, con lo sfondo <strong>del</strong> “silenzio fuori<br />

ordinanza”, sono stati ricordati i 19 Decorati <strong>del</strong>la<br />

sezione: 1 Ordine Militare di Savoia, 1 MOVM, 8<br />

MAVM, 5 MBVM, 12 CGVM e 5 Encomi Solenni sul<br />

Campo.<br />

NAPOLI<br />

Il 7 maggio 2010, gli alunni <strong>del</strong> Liceo Scientifico e<br />

Psicopedagogico "Elsa Morante" di Napoli, ospiti <strong>del</strong>la<br />

Federazione Provinciale <strong>del</strong> "<strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>" di Napoli,<br />

hanno effettuato un'interessante visita al Museo Storico<br />

<strong>del</strong>l'Aeronautica Militare di Vigna di Valle, riportandone<br />

significativi e costruttivi elementi per la loro formazione<br />

culturale. Il Presidente <strong>del</strong>la Federazione avv. Gennaro<br />

Perrella, accompagnato dalla moglie Sig.ra Adriana, ha in<br />

tal modo voluto premiare gli alunni che lo scorso anno<br />

sono stati autori di un pregevole documento storico filosofico<br />

sui valori ideali <strong>del</strong>l'eroismo e <strong>del</strong>l'amor di Patria. Il<br />

presidente, nel viaggio verso Vigna di Valle, ha illustrato<br />

l'attività <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong>, l'importanza <strong>del</strong> Museo, tra i più<br />

grandi d'Europa, che traccia la storia <strong>del</strong>l'aviazione italiana<br />

e ha ringraziato il Dirigente Scolastico prof. Carlo<br />

Antonelli per gli elogi espressi a favore <strong>del</strong>l' <strong>Istituto</strong> nella<br />

seguente lettera:<br />

Egregio avvocato, carissimo Preside Arch. Campo, pregiati<br />

soci,<br />

è con sincero piacere che la comunità scolastica a me<br />

affidata ha accolto il vostro gentile invito alla partecipazione<br />

alla visita al Museo Storico <strong>del</strong>l'Aeronautica di<br />

Vigna di Valle, Roma <strong>del</strong> 7 maggio 2010. Già in occasione<br />

<strong>del</strong>la terza edizione <strong>del</strong> Premio di Studio organizzato<br />

dalla Federazione napoletana, assegnato dal Vs. <strong>Istituto</strong><br />

alle alunne <strong>del</strong>la classe V sez, B <strong>del</strong> Ns. Liceo per l'elaborato<br />

sulla M.O.V.M. Cap. Caiazzo, avevamo avuto modo<br />

di conoscere ed apprezzare il Vs. costante impegno nella<br />

società civile ed il lodevole interessamento per il mondo<br />

<strong>del</strong>la scuola in particolare. Quest'ulteriore invito ci conferma<br />

la Vs. apertura e disponibilità al confronto umano<br />

e culturale con le nuove generazioni in vista <strong>del</strong>la socializzazione<br />

e la promozione di quei valori di eroismo e<br />

patriottismo che costituiscono presupposto irrinunciabile<br />

<strong>del</strong>l'esistenza di ogni popolo in ogni epoca. Il futuro, perché<br />

sia effettivo progresso e sviluppo umano e civile, ha<br />

bisogno di radici antiche: e la missione che la Vs. associazione<br />

si propone di custodire e trasmettere le "radici" più<br />

sane e gloriose <strong>del</strong>la nostra nazione, è opera altamente<br />

meritoria in vista <strong>del</strong>la costruzione <strong>del</strong> mondo e <strong>del</strong>la<br />

società che noi tutti vorremmo. Cordiali saluti e "ad<br />

maiora"!<br />

Il Dirigente Scolastico<br />

Prof. Carlo Antonelli<br />

La visita, di indubbio interesse, si è conclusa con la<br />

proiezione di un filmato sulle "Frecce Tricolori". Tra i partecipanti<br />

sono da menzionare il Col. Parente con la<br />

moglie Sig.ra Elisabetta, l'Aiutante Nicola Liccardo con la<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

43<br />

moglie Sig.ra Nunzia, il M.llo Antonio Malasomma con<br />

la moglie Rita, il M.llo Renato Galderisi con la moglie<br />

Anna, il Cav. Pasquale Arfè, l'Artigliere Elio Fernandes,<br />

il Sig. Rocco Pace con la moglie Anna, il Brig. Francesco<br />

D'Alessandro, il Sig. Pietro Milone oltre agli allievi<br />

<strong>del</strong>l'"Elsa Morante" ed i prof.ri accompagnatori.<br />

PORDENONE<br />

La Federazione Provinciale di Pordenone ha partecipato<br />

ai seguenti eventi e cerimonie:<br />

– il 22 maggio 2010, con il Labaro ed un folto gruppo di<br />

Soci, loro familiari ed amici <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, al pellegrinaggio<br />

a Fagarè <strong>del</strong>la Battaglia su invito <strong>del</strong>la<br />

Presidente <strong>del</strong> Comitato Provinciale <strong>del</strong>l'Associazione<br />

Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, signora<br />

Julia Marchi;<br />

Fagarè (PN): Pellegrinaggio con l’ANFCDG<br />

– il 24 maggio, alla presenza di gonfaloni e labari e di<br />

oltre tremila persone provenienti da tutta l'Italia, è<br />

stata celebrata la Giornata Nazionale <strong>del</strong> Ricordo presso<br />

il Sacrario Militare. Agli indirizzi di saluto <strong>del</strong>le<br />

Autorità e alla S. Messa di suffragio è seguita la deposizione<br />

di corone d'alloro nel Sacrario in cui riposano<br />

10.500 Caduti sul Piave, frai quali 27 Medaglie d'Oro<br />

al Valor Militare.<br />

ROMA<br />

La Federazione di Roma <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong><br />

<strong>Azzurro</strong> ha partecipato alla ventesima edizione <strong>del</strong>la<br />

“Commemorazione dei Caduti d'Africa” organizzata<br />

dall'A.N.R.R.A. (Associazione Nazionale Reduci e<br />

Rimpatriati d'Africa) celebrata, come ogni anno, presso il<br />

santuario <strong>del</strong>le Ancelle <strong>del</strong>la Visitazione di Santa<br />

Marinella. La commemorazione fu inaugurata dal giornalista<br />

e scrittore Leonida Fazi che promosse una sottoscrizione,<br />

tramite il quotidiano "Il Tempo", per fondere una<br />

campana i cui rintocchi avrebbero quotidianamente raggiunto<br />

in spirito i Caduti e i dispersi italiani in Africa. Il<br />

prof. Alessandro Scafi, quest'anno ha tracciato l'excursus<br />

storico <strong>del</strong> corpo dei Granatieri di Sardegna, dalla fondazione,<br />

voluta nel 1659 dal duca Carlo Emanuele II di<br />

Savoia, alle missioni di pace degli ultimi anni, passando<br />

per la conquista di Fiume da parte dei legionari di<br />

d'Annunzio, sollecitata da un gruppo di sette ufficiali dei<br />

Granatieri al Poeta-soldato. A seguire la Santa Messa di<br />

suffragio. Il nostro <strong>Istituto</strong> era rappresentato dall'Ing. Cav.<br />

Bruno Lazzarotto e dal Dr. Alessandro Carpinelli,<br />

Alfiere <strong>del</strong> Labaro.


ROVIGO<br />

La Federazione Provinciale di Rovigo negli ultimi<br />

mesi ha partecipato ai seguenti eventi e cerimonie:<br />

– il 15 maggio 2010, alla Festa <strong>del</strong>la Polizia di Stato,<br />

apertasi in Piazza Vittorio Emanuele II con l’esposizione<br />

al pubblico di mezzi e materiali. La cerimonia,<br />

causa maltempo, si è poi svolta nel Teatro Sociale alla<br />

presenza <strong>del</strong>le Autorità Militari, Civili e Religiose e,<br />

per la Federazione Provinciale di Rovigo <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, <strong>del</strong> presidente Graziano Maron<br />

e <strong>del</strong>l’Alfiere con il Labaro. Il questore Dott. Luigi De<br />

Matteo, nel suo intervento ha evidenziato un calo<br />

dei reati in Polesine e il Prefetto di Rovigo, Dott.<br />

Aldo Adinolfi, ha premiato dieci agenti che si sono<br />

distinti per meriti di servizio. In serata, sempre al<br />

Teatro Sociale ha avuto luogo un concerto a cui<br />

hanno partecipato artisti polesani. Nell'occasione, il<br />

Presidente Maron, ha consegnato al Questore De<br />

Matteo il "Crest" <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>;<br />

Rovigo): Il Presidente Maron consegna il<br />

crest al Questore De Matteo<br />

– il 22 maggio 2010 l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> ha<br />

celebrato la Festa <strong>del</strong> Decorato deponendo<br />

all'"Altare <strong>del</strong>la Patria" una corona di alloro. Alla<br />

commemorazione erano presenti il Presidente nazionale<br />

<strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> e <strong>del</strong>egazioni convenute da tutta<br />

Italia con i propri Labari, tra cui il Presidente <strong>del</strong>la<br />

federazione di Rovigo Graziano Maron. Dopo la<br />

cerimonia, il Dott. Federico Vido, <strong>del</strong>la Federazione<br />

Provinciale di Sondrio, ha tenuto nella Sala <strong>del</strong><br />

Carroccio in Campidoglio una conferenza sulle "Tigri<br />

<strong>del</strong>l’Adamello";<br />

Roma: Il Presidente Maron nello schieramento<br />

degli Azzurri d’Italia all’Altare <strong>del</strong>la<br />

Patria<br />

– il 23 maggio 2010 si è svolto a Udine il 30° Raduno<br />

Nazionale <strong>del</strong> Fante d'Italia al quale ha partecipato<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

44<br />

anche la Sezione <strong>del</strong> Fante di Rovigo, presieduta dal<br />

Cav. Uff. Angelo Mauro con i suoi iscritti. Presenti<br />

molte altre Associazioni d'Arma tra cui la<br />

Federazione Provinciale di Rovigo <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, rappresentata dal Presidente<br />

Graziano Maron con l’Alfiere, i Carristi,<br />

l’Associazione Arma Aeronautica, i Bersaglieri e la<br />

Presidenza Nazionale <strong>del</strong>la F.I.D.C.A.<br />

Udine: Il Presidente Maron insieme ai Fanti<br />

di Rovigo al 30° Raduno Nazionale<br />

SIENA<br />

Il 4 maggio 2010 in occasione <strong>del</strong> 149° anniversario<br />

<strong>del</strong>la Costituzione <strong>del</strong>l'Esercito Italiano, alcuni soci<br />

<strong>del</strong>la Federazione hanno assistito ad una conferenza<br />

sulla Brigata Paracadutisti “Folgore” e sulla recente<br />

missione in Afghanistan <strong>del</strong> 186° Rgt. Paracadutisti,<br />

tenuta, presso il Circolo Ufficiali <strong>del</strong>la caserma Bandini<br />

di Siena dal Comandante <strong>del</strong> Reggimento, col. Aldo<br />

Zizzo. La conferenza è stata preceduta da una mostra<br />

statica di mezzi e tecnologie in dotazione al<br />

Reggimento.<br />

SIRACUSA<br />

La Federazione Provinciale di Siracusa negli ultimi<br />

mesi ha svolto le seguenti attività:<br />

– il 4 maggio la Federazione Provinciale è intervenuta<br />

alla cerimonia per il 50° anniversario <strong>del</strong>la istituzione<br />

<strong>del</strong> 34° Gruppo Radar, erede <strong>del</strong>le tradizioni<br />

<strong>del</strong>l'Idroscalo "De Filippis" <strong>del</strong>la Regia Aeronautica. I<br />

Labari <strong>del</strong>la Fedederazione Provinciale e <strong>del</strong>le<br />

Sezione di Lentini e Noto <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> hanno sfilato<br />

Siracusa: 50° Anniversario <strong>del</strong>la istituzione<br />

<strong>del</strong> 34° GRAM


nel corteo ufficiale ricevendo i prescritti onori. Nel<br />

corso <strong>del</strong>la cerimonia il socio Vincenzo Maiore, fratello<br />

<strong>del</strong>la M.O.V.M. Av. Sc. Francesco Maiore, ha<br />

consegnato al Comandante <strong>del</strong> 34° GRAM l'Emblema<br />

Araldico <strong>del</strong> Ten. Arnaldo De Filippis, Caduto nella<br />

Grande Guerra.<br />

– l’8 maggio, presso la Sala di rappresentanza <strong>del</strong><br />

Convitto "F.lli Ragusa" di Noto, la Federazione Prov.le<br />

ha patrocinato le cerimonie per il 150° anniversario<br />

<strong>del</strong>l'Impresa dei Mille e <strong>del</strong>l'insurrezione antiborbonica<br />

<strong>del</strong>l'antica città siciliana il 16 maggio 1860. Al termine<br />

<strong>del</strong> convegno, dopo la visita alla mostra dei<br />

cimeli garibaldini (lettere autografe di Garibaldi, proclami,<br />

messaggi, foto dei Mille, bandiere sabaude e<br />

armi), allestita grazie al contributo <strong>del</strong>l'Archivio di<br />

Stato di Noto, il Sindaco, preceduto dal Gonfalone <strong>del</strong><br />

Comune, unitamente agli intervenuti, fra i quali i soci<br />

sig.ra Amalia Guttadauro, figlia <strong>del</strong>la M.O.V.M.<br />

Emanuele Guttadauro, e sig. Vincenzo Maiore, fratello<br />

<strong>del</strong>la M.O.V.M. Francesco Maiore, prima ha<br />

innalzato il tricolore <strong>del</strong> Regno d'Italia sulla statua di<br />

Ercole, in ricordo di quanto avvenuto il 16 maggio<br />

1860 e successivamente ha deposto un serto d'alloro<br />

presso la lapide dedicata a Garibaldi.<br />

Siracusa: Convegno sull’insurrezione antiborbonica<br />

<strong>del</strong>la città<br />

SONDRIO<br />

La Federazione Provinciale di Sondrio negli ultimi mesi<br />

ha svolto le seguenti attività:<br />

– ha partecipato con il Presidente, il Segretario, l'Alfiere<br />

Mattiussi, i Soci Zotti, Ravelli, Corradini (in veste<br />

istituzionale) e Bianchini (quale alfiere <strong>del</strong>la Sezione<br />

ANC) alla cerimonia <strong>del</strong> 25 aprile svoltasi a Morbegno<br />

(SO);<br />

– ha presenziato con il Presidente, il Segretario, il Vice<br />

Alfiere Franco Silva ed altri Soci alla cerimonia di<br />

consegna <strong>del</strong>la borsa di studio dedicata alla memoria<br />

<strong>del</strong>la M.A.V.M. Savino Tona, organizzata dal Gruppo<br />

Alpini di Villa di Tirano (SO);<br />

– ha partecipato con il Labaro, portato dagli Alfieri<br />

Mattiussi e Silva alle feste <strong>del</strong>la Polizia, dei<br />

Carabinieri e <strong>del</strong>la Guardia di Finanza;<br />

– ha presenziato con il Labaro portato dal Consigliere<br />

ed Alfiere Arrigo Mattiussi alle esequie <strong>del</strong>la<br />

M.B.V.M. Ten. Giovanni Vitiquindo Favaro.<br />

TORINO<br />

Il 4 maggio 2010 è stato celebrato, presso il Palazzo<br />

Pralormo di Torino, il 149° Anniversario <strong>del</strong>la<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

45<br />

Costituzione <strong>del</strong>l'Esercito Italiano. L’evento, organizzato<br />

dal Comando Regione Militare Nord, si è aperto con<br />

l'Alzabandiera cui è seguita la lettura <strong>del</strong>l'Ordine <strong>del</strong><br />

giorno e successivamente gli Onori ai Caduti con la<br />

deposizione di una corona d'alloro. Come sempre erano<br />

presenti le maggiori Autorità Militari, religiose e civili<br />

<strong>del</strong>la Città, <strong>del</strong>la Provincia, <strong>del</strong>la Regione. La Federazione<br />

Provinciale di Torino ha partecipato, con il Labaro e alcuni<br />

Consiglieri, unitamente a moltissime altre Associazioni<br />

combattentistiche con le loro insegne.<br />

TRIESTE<br />

Preannunciata da una inserzione sul giornale locale,<br />

il 14 maggio 2010 si è svolta sul Colle di S. Giusto una<br />

solenne cerimonia con la quale la Federazione di Trieste<br />

ha ricordato l'87° Anniversario <strong>del</strong>la costituzione<br />

<strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> e, nel contempo ha celebrato<br />

la "Giornata <strong>del</strong> Decorato". Apertasi alle 10 <strong>del</strong><br />

mattino con l'Alzabandiera, la celebrazione è proseguita<br />

nel pomeriggio con la deposizione di una corona al<br />

Monumento ai Caduti. Portatori <strong>del</strong>la corona sono stati<br />

il dott. Gastone Rocco, MBVM reduce di Russia, e la<br />

Sig.ra Margherita Trevisan portatrice <strong>del</strong>la MAVM <strong>del</strong><br />

padre Caduto sul fronte greco. La corona è stata deposta<br />

dal dott. Giuseppe Vuxani, Presidente <strong>del</strong>la<br />

Federazione, dalle portatrici di MOVM Sig.ra Giuliana<br />

Brandolin e Sig.ra Edda Crisciani Di Cesare, dal<br />

Comandante Provinciale dei Carabinieri, Col. Carlo<br />

Tartaglione e dal Presidente <strong>del</strong>la Federazione "grigioverde"<br />

Gen. Riccardo Basile. Alfieri <strong>del</strong> Labaro due soldati<br />

concessi dal "Piemonte Cavalleria". Il trombettiere,<br />

con le note <strong>del</strong> "silenzio", ha accentuato la solennità<br />

<strong>del</strong>l'avvenimento. Ha fatto seguito l'Ammainabandiera<br />

e la S. Messa officiata da Don Sigismondo, Cappellano<br />

Militare <strong>del</strong>la Brigata di Cavalleria "Pozzuolo <strong>del</strong> Friuli",<br />

nella splendida Cattedrale di S.Giusto, chiusa dalla<br />

Preghiera alla Patria letta dal Gen. De Bernardinis,<br />

mentre l'Avv. Armando Di Cesare, nipote <strong>del</strong>la MOVM<br />

Tenente di vascello Armando Crisciani, ha letto la<br />

motivazione <strong>del</strong>la MOVM al Milite Ignoto. Infine il<br />

Presidente <strong>del</strong>la Federazione, dott. Vuxani, ha ringraziato<br />

i partecipanti alla cerimonia, quale riconoscente<br />

omaggio ai Caduti per la Patria e a tutti coloro che per<br />

essa hanno compiuto atti di Valore, e l'impegno organizzativo<br />

<strong>del</strong> consigliere Col. Sergio Di Cesare. Alla<br />

cerimonia erano presenti, con labari e bandiere, diverse<br />

Associazioni Combattentistiche e d'Arma di Trieste. Tra<br />

gli Azzurri presenti, il Decorato di MAVM sig. Vittorio<br />

Zanon, di anni 95.<br />

Trieste: 87° anniversario <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong><br />

e Giornata <strong>del</strong> decorato


ANTONIO AMBROSELLI L’UOMO, IL FINANZIERE, L’E-<br />

ROE - di Gerardo Severino per il Museo Storico <strong>del</strong>la<br />

Guardia di Finanza - Edizione Associazione per la memoria<br />

storica di "Antonio Ambroselli" - pp.108 - testo e foto<br />

B/N - si può richiedere alla Federazione di Latina<br />

<strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> o direttamente<br />

all'Associazione per la memoria storica di "Antonio<br />

Ambroselli"<br />

Nella nostra società e soprattutto<br />

per le generazioni future, assume<br />

un grande rilievo ricordare i passaggi<br />

cruciali di vicissitudini di<br />

molti protagonisti che in qualche<br />

modo hanno contribuito a combattere<br />

le tristi infamie <strong>del</strong> nemico<br />

nella seconda guerra mondiale,<br />

per ripristinare la libertà e la<br />

democrazia.<br />

In tale contesto s'inquadra questa<br />

testimonianza, come altre pubblicate<br />

negli ultimi anni in collane<br />

<strong>del</strong>la memoria, fornita da chi le<br />

ha sofferte nell'anima e nella<br />

carne o da chi le ha raccolte di<br />

prima mano. Questo libro ha, in<br />

particolare, il pregio di raccontare la storia di un giovane,<br />

Antonio Ambroselli, nato da una sana famiglia tradizionale<br />

di Santi Cosma e Damiano, pervasa da sentimenti<br />

di profonda religiosità, da radicati valori morali e da<br />

elevato patriottismo. Egli si arruola, poco prima <strong>del</strong>la<br />

guerra, tra i sottufficiali <strong>del</strong>la Guardia di Finanza, si<br />

distingue per grande coraggio e generosità. In servizio<br />

nella Capitale compie, con la collaborazione <strong>del</strong>la giovane<br />

ed ardita moglie, Mafalda Cangelmi, azioni di straordinaria<br />

solidarietà umana a rischio <strong>del</strong>la vita. Lo fa per i<br />

familiari ed anche per decine e decine di conoscenti rinchiusi<br />

nel campo di concentramento <strong>del</strong>la Breda a Roma.<br />

La moglie condivide pienamente e consapevolmente la<br />

rischiosa missione messa in atto dal marito e, nel contempo,<br />

gli dona due bravi figli maschi. Nasce così la emozionante<br />

storia di un uomo e <strong>del</strong>la sua famiglia che,<br />

oggi, Gerardo Severino racconta con bravura e competenza,<br />

incastonandola magistralmente nelle vicende italiane<br />

<strong>del</strong> tempo ed arricchendola di contestuali e correlati<br />

episodi di eroismo di commilitoni <strong>del</strong> Corpo <strong>del</strong>la<br />

Guardia di Finanza. La sua opera realizza pienamente<br />

l'aspirazione dei familiari, in particolare <strong>del</strong> figlio Sandro<br />

che con costanza e profonda sensibilità ha raccolto la<br />

testimonianza <strong>del</strong>la madre, prima <strong>del</strong>la sua scomparsa,<br />

nonché il materiale documentale per la stesura <strong>del</strong> testo,<br />

di onorare la memoria di Antonio Ambroselli e di<br />

Mafalda Cangelmi.<br />

LO SPAZIO OLTRE LA TERRA<br />

- di Marcello Spagnulo e<br />

Ettore Perozzi - Editore Giunti<br />

- Pagg. 194 - 23 x 27 - illustrato<br />

a colori - € 26,00 - ISBN 978-<br />

88-09-74383-0<br />

L'esplorazione <strong>del</strong>lo Spazio è<br />

storia recente <strong>del</strong>l'umanità. Il<br />

primo satellite artificiale<br />

costruito dall'uomo è stato<br />

lanciato nello spazio nel 1957;<br />

nel 1964 anche l'Italia ha lanciato<br />

in orbita intorno alla<br />

Terra un satellite progettato e<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

RECENSIONI<br />

46<br />

costruito in Italia; nel 1969 il primo uomo ha camminato<br />

sulla superficie lunare; nel 1981 lo Space Shuttle ha iniziato<br />

i suoi voli che ancora oggi continuano e nel 2001 la<br />

Stazione Spaziale Internazionale (lSS) è diventata la casa<br />

spaziale di tanti astronauti di diverse nazionalità. Oggi<br />

l'uomo progetta di tornare sulla Luna e poi di andare su<br />

Marte, per stabilire nuovi avamposti abitati e costruire<br />

nuovi sogni per le future generazioni.<br />

In questo libro, le immagini che raccontano <strong>del</strong>l'awentura<br />

spaziale ci accompagnano attraverso la storia degli<br />

ultimi cinquant'anni, offrendoci uno scorcio sul lavoro di<br />

migliaia di uomini e donne che, con coraggio e immaginazione,<br />

hanno aperto nuovi orizzonti sul futuro <strong>del</strong>l'umanità.<br />

Testo tipicamente divulgativo, e anche un po' auto celebrativo,<br />

sponsorizzato dall'ASI, con una profusione di<br />

bellissime immagini e una veste grafica davvero ineccepibile<br />

e sontuosa, ripercorre in modo chiaro scorrevole e<br />

preciso, la storia <strong>del</strong>la recente conquista <strong>del</strong>lo spazio e<br />

nei cenni finali ai programmi spaziali prossimi venturi,<br />

non indulge, come potrebbe essere facile, a ipotesi fantascientifiche,<br />

ma rimane saldamente ancorato alla<br />

realtà. Godibile.<br />

VITA DA CACCIABOMBARDIERE - di Bruno Servadei -<br />

SBC Edizioni - 15x21 - 436 pagine - € 23,00 - ISBN 978-88-<br />

95462-77-5<br />

Dettagliatissimo diario dei dodici<br />

anni di vita <strong>del</strong>l'autore trascorsi<br />

da pilota militare presso reparti di<br />

volo <strong>del</strong>la specialità cacciabombardieri.<br />

La guerra fredda fa da<br />

sfondo ai momenti e alle situazioni<br />

vissute, ma ciò che colpisce il<br />

lettore è lo stile ironico, leggero,<br />

talvolta sboccato, mai eccessivo,<br />

col quale scorre il racconto.<br />

Talune situazioni, sebbene<br />

descritte molto approfonditamente,<br />

possono essere comprese<br />

in tutte le sfumature solo se si è<br />

piloti militari, ma questo non è un<br />

limite. Nel complesso una lettura<br />

più che piacevole, sicuramente<br />

interessante, a tratti coinvolgente, mai noiosa. La veste<br />

grafica, <strong>del</strong> tutto ordinaria, non sminuisce il valore <strong>del</strong><br />

libro.<br />

UN’INVIATA TRA LE NUVOLE di Arianna Landi - IBN<br />

Editore - giugno 2009 - 15 x 21 - pp. 96 - illustrato B/N -<br />

Euro 10,00 - ISBN 88-7565-071-3<br />

Si tratta <strong>del</strong> diario scritto, durante le riprese <strong>del</strong>la trasmissione<br />

televisiva "Voglia di<br />

Volare", dalla sua conduttrice<br />

Arianna Landi, simpatica giornalista<br />

che, avvicinatasi al mondo <strong>del</strong>l'aviazione<br />

per motivi professionali,<br />

ne è rimasta entusiasmata lei<br />

per prima. Da qui è nata l'idea di<br />

raccontare le sue esperienze.<br />

L'obiettivo di questi racconti,<br />

sciolti e briosi, è sempre di avvicinare<br />

il grande pubblico ad un<br />

mondo che solo in pochi conoscono<br />

ed amano veramente, attraverso<br />

gli occhi di una ragazza<br />

come tante che, solo per caso, si è


trovata a mescolare la sua vita con gli aeroplani. Il saltellare<br />

da un aeroporto all'altro, per fare interviste, l'ha<br />

trascinata in un vortice di emozioni inaspettate che nel<br />

giro di poco tempo si sono trasformate in una passione<br />

sfrenata. Se vi state chiedendo perché dovrebbe interessarvi<br />

una storia di aeroplani, visto che non ve ne è mai<br />

importato niente, sappiate che, anche l'autrice, all'inizio<br />

la pensava esattamente come voi. Ora fate un passo<br />

indietro nella memoria e cercate di ricordare quell'attimo<br />

in cui avete alzato gli occhi al cielo e per pochi istanti<br />

vi siete estraniati dal mondo, seguendo la scia bianca<br />

di un aeroplano e desiderando di esserne il pilota.<br />

APPUNTI DI UN INTERNATO MILITARE ITALIANO IN<br />

GERMANIA (1943-1945) - di Alberto Gorni - Ed.<br />

Associazione "Il Mascellaro" - pp. 110 - 17 x 21,5 -<br />

Collana: Kuritza - ISBN 978-88-903147-6-6<br />

Si tratta <strong>del</strong> diario coevo <strong>del</strong><br />

soldato Alberto Gorni, classe<br />

1921, mantovano, deportato<br />

dal fronte albanese e avviato<br />

dai tedeschi ai lavori forzati.<br />

Egli trovò nella fede la forza<br />

per resistere e affrontò pericoli<br />

e disagi con una manzoniana<br />

fiducia nella Divina<br />

Provvidenza.<br />

Il materiale relativo alla prigionia<br />

di Alberto Gorni ha<br />

una storia davvero particolare<br />

perché la sua produzione si<br />

deve a un'autentica passione<br />

<strong>del</strong> giovane autore di allora<br />

per la scrittura, da lui intesa<br />

come un mezzo privilegiato<br />

per mantenere relazioni con le persone più care e per<br />

ritagliarsi uno spazio di riflessione, e la sua riscoperta si<br />

deve alla tenacia dei familiari per la conservazione e la<br />

divulgazione <strong>del</strong>la memoria dei fatti accaduti al papà<br />

Alberto. Tutto il materiale disponibile, unitamente all'epistolario,<br />

è quindi già stato raccolto e ordinato amorevolmente<br />

dal figlio Marco in vista di un ambizioso progetto<br />

editoriale, che ne prevedeva la pubblicazione integrale<br />

in cinque volumi. Possiamo così disporre, per una<br />

migliore comprensione <strong>del</strong>la soggettività <strong>del</strong>l'autore, di<br />

una copiosa e fittissima corrispondenza tra Alberto, i<br />

familiari e gli amici più stretti, dal gennaio 1942 quando<br />

egli fu chiamato per il servizio militare di leva presso il<br />

17° Reggimento Fanteria a Silandro (Bolzano), e poi in<br />

Albania sino a pochi giorni prima <strong>del</strong>la cattura, e <strong>del</strong> diario<br />

di prigionia, che copre il periodo dalla cattura sino al<br />

rimpatrio.<br />

Il volume è curato dallo storico Alessandro Ferioli, che è<br />

anche autore <strong>del</strong>la corposa "introduzione".<br />

L'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> ha ritenuto di concedere<br />

all'iniziativa il proprio patrocinio non oneroso per valorizzare<br />

lo sforzo <strong>del</strong>l'Associazione “Il Mascellaro” nell'editare<br />

senza scopo di lucro libri non appetibili alle case<br />

editrici tradizionali.<br />

FOIBE (S)CONOSCIUTE - di Maria Antonietta Marocchi<br />

- Editore: "Pagine s.r.l." - Collana: "I libri de Il Borghese -<br />

Documenti" - 13 X 23 - pp. 296 - Illustrato B/N - € 14,00<br />

- ISBN 978-88-7557-353-9<br />

L'autrice, nata a Bologna nel 1951 da genitori costretti<br />

ad abbandonare i loro beni in Istria per restare italiani,<br />

ha già scritto <strong>del</strong>la materia pubblicando nel 2000 "Una<br />

vita italiana. Dalle foibe alla ricostruzione", libro che ha<br />

ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali quello <strong>del</strong>la<br />

Presidenza <strong>del</strong>la Regione Lazio, nel 2002.<br />

Da anni conduce una battaglia senza sosta per sollevare<br />

dall'oblio il ricordo dei trecentocinquantamila esuli dal-<br />

IL NASTRO AZZURRO<br />

47<br />

l'lstria, da Fiume e dalla<br />

Dalmazia, scrivendo articoli, partecipando<br />

a trasmissioni televisive<br />

e, soprattutto, recandosi in sale<br />

consiliari ed istituti scolastici, per<br />

narrare ai giovani una pagina di<br />

storia ancora quasi <strong>del</strong> tutto<br />

assente nei loro libri di testo.<br />

Purtroppo, infatti, è ancora poco<br />

nota la tragedia <strong>del</strong>le foibe, dove<br />

trovarono la morte moltissimi<br />

nostri fratelli e dei campi di concentramento<br />

di Tito, dove tantissime<br />

persone furono barbaramente<br />

uccise e torturate per l'unica<br />

"colpa" di essere italiani. Con<br />

questo libro affascinante, ricco di<br />

documenti rilevati da fonti ufficiali,<br />

l'autrice vuole anche ricordare che gli esuli, attendono<br />

dal 1947, giustizia per i loro diritti riguardanti i<br />

loro beni, che furono costretti ad abbandonare.<br />

IL PRINCIPE CON LE ALI - di Piero Baroni - Macchione<br />

Editore - 17 X 24 - pagine 260 - € 20,00 - ISBN 978-88-<br />

8340-484-9<br />

Biografia molto ben documentata<br />

sulle imprese di guerra<br />

<strong>del</strong> principe Fulco Ruffo di<br />

Calabria, asso <strong>del</strong>la caccia italiana<br />

pluridecorato al Valor<br />

Militare durante la prima<br />

guerra mondiale. La lettura<br />

potrebbe essere più piacevole<br />

se il filo <strong>del</strong> racconto non<br />

fosse continuamente spezzato<br />

dalla riproduzione dei documenti<br />

originali e degli spezzoni<br />

<strong>del</strong> diario personale <strong>del</strong><br />

principe. Sebbene tale compilazione<br />

dia veridicità e valore<br />

documentale al testo, ne<br />

rende poco agevole la lettura.<br />

L'ITALIA NELLA GUERRA AEREA - Ferdinando Pedriali<br />

- Editore: Aeronautica Militare - Ufficio Storico - pp. 500<br />

- 23 x 29 - Illustrato B/N - Edizione fuori commercio acquistabile<br />

presso SMA 5° Reparto - Ufficio storico<br />

Questo libro, <strong>del</strong>la serie che<br />

analizza l'attività bellica italiana<br />

sul fronte aereo nella<br />

seconda guerra mondiale,<br />

abbraccia il periodo compreso<br />

tra due eventi decisivi:<br />

dalla battaglia di El Alamein<br />

(4 novembre 1942) allo sbarco<br />

alleato in Sicilia (9 luglio<br />

1943), periodo nel quale la<br />

guerra aerea è decisiva per le<br />

sorti <strong>del</strong>le operazioni belliche.<br />

L'aviazione alleata, preponderante<br />

nei mezzi e nel<br />

sostegno logistico, si scontra<br />

con la Regia Aeronautica e la<br />

Luftwaffe e, nonostante gli<br />

eroismi individuali degli aviatori<br />

italiani e tedeschi, assume inesorabilmente il<br />

dominio <strong>del</strong>l'aria, permettendo l'avanzata inarrestabile<br />

degli alleati. Uno studio storico condotto da un<br />

punto di vista decisamente douhettiano, dal quale<br />

rifulge l'eroica di resistenza dei nostri aviatori oltre<br />

ogni limite.

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