Qui - Istituto del Nastro Azzurro
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1) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse<br />
2) Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi<br />
3) Portachiavi: smaltato<br />
4) Orologio<br />
5) Crest grande<br />
6 Labaretto<br />
7) Emblema Araldico<br />
8) Cartolina, cartoncino doppio e busta<br />
9) Fermacarte in onice<br />
10) Posacenere<br />
11) Attestato di Benemerenza<br />
12) Cravatta: disponibile in lana e seta<br />
13) Foulards in seta<br />
14) Mug<br />
15) Fermacarte peltro<br />
16) Copricapo a bustina<br />
Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che in caso di carenza di materiale possono richiederlo alla Presidenza Nazionale<br />
<strong>del</strong>l’Istituo. Le spese di spedizione saranno a carico <strong>del</strong>le Federazioni ed aggiunte al costo <strong>del</strong> materiale.
PERIODICO<br />
NAZIONALE<br />
DELL’ISTITUTO<br />
DEL NASTRO<br />
AZZURRO FRA<br />
COMBATTENTI<br />
DECORATI<br />
AL VALORE<br />
MILITARE<br />
ANNO XLIX - N. 6 - NOV./DIC. 2010 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 2, DCB Roma
La Presidenza Nazionale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> fra Combattenti Decorati al<br />
Valor Militare augura a tutti i soci ed alle<br />
rispettive famiglie un Buon Natale ed un Felice<br />
Anno 2011.<br />
* * *<br />
AUGURI AD UN AZZURRO CENTENARIO<br />
Il 25 ottobre 2010, il socio<br />
<strong>del</strong>la Federazione di<br />
Pescara, Gen. D. Guido<br />
Rodrigo ha compiuto cento<br />
anni! Valoroso combattente,<br />
Decorato di una<br />
Medaglia d’Argento al<br />
Valor Militare, ha anche<br />
conseguito una<br />
Promozione per Merito di<br />
Guerra. È iscritto al <strong>Nastro</strong><br />
<strong>Azzurro</strong> dal 1954.<br />
* * *<br />
COMUNICATECI TEMPESTIVAMENTE I VOSTRI RECAPITI<br />
Talvolta accade che alcuni soci ci rappresentano che<br />
la Rivista arriva ad indirizzi non corretti o in più<br />
copie. Quando ciò dovesse verificarsi, siete pregati<br />
di avvisarci tempestivamente, comunicando l’indirizzo<br />
corretto alla vostra Federazione Provinciale o<br />
anche direttamente alla Redazione all’indirizzo<br />
scritto nel riquadro in basso in questa stessa pagina.<br />
• Comunicazioni Pag. 2<br />
• Editoriale “” 3<br />
• Lettere al Direttore “” 4<br />
• Calendario 2011: l’Unità d’Italia “” 6<br />
• L’Unità d’Italia si è completata nel 1924 “” 7<br />
• Il compleanno <strong>del</strong>la PAN “” 8<br />
• Il futuro “” 10<br />
• Afghanistan: ancora lutti italiani “” 12<br />
• Medaglie d’Oro Eccellenti: Umberto Visetti<br />
Medaglia d’Oro e sacerdote “” 14<br />
• Un po’ di cronaca su una lunga ricerca ... senza<br />
lanternino “” 16<br />
• Parte la Marcia <strong>del</strong>l’Unità d’Italia “” 18<br />
• Perché i giovani possano ricordare “” 20<br />
• Luigi Stipa “pioniere <strong>del</strong>l’aeronautica” “” 23<br />
• Detto fra noi “” 24<br />
• Notizie in <strong>Azzurro</strong> “” 25<br />
• 8 novembre 1917: Caporetto “” 26<br />
• La battaglia di Montelungo “” 28<br />
• Osculana pugna ... o vittoria di Pirro? “” 30<br />
• I Santangelo “” 34<br />
• Errata corrige “” 38<br />
• Azzurri che si fanno onore “” 40<br />
• Cronache <strong>del</strong>le Federazioni “” 42<br />
• Recensioni “” 46<br />
• Oggettistica <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> “” 48<br />
In copertina:<br />
Buon compleanno Frecce Tricolori!<br />
“IL NASTRO AZZURRO”<br />
Ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924<br />
(La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951)<br />
Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org -<br />
E-mail: redaz.nastroazzurro@libero.it - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> - Direttore<br />
Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Giorgio Zanardi, Giuseppe<br />
Picca, Francesco Maria Atanasio, Antonio Teja, Antonio Valeri, Graziano Maron, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Barbara<br />
Coiante - Autorizzazione <strong>del</strong> Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 <strong>del</strong> 1969 - Progetto Grafico e stampa:<br />
Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: novembre 2010<br />
Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>”, oppure<br />
su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” -<br />
ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 - C.F. 80226830588<br />
Abbonamento ordinario: 20 Euro; sostenitore: 25 Euro; benemerito: 30 Euro e oltre.<br />
Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
Carissimi,<br />
è trascorso un anno dal<br />
Congresso di Bologna e, come<br />
consuetudine, è doveroso tracciare<br />
un bilancio di questo<br />
periodo molto intenso, caratterizzato<br />
da avvenimenti<br />
negativi e positivi. La crisi economica<br />
che attanaglia il<br />
nostro Paese ha prodotti i suoi<br />
effetti negativi anche sul<br />
nostro <strong>Istituto</strong>; mi riferisco in<br />
particolare alla drastica riduzione dei contributi statali ed<br />
all'aumento <strong>del</strong>le tariffe postali: due provvedimenti che<br />
potrebbero condizionare pesan-<br />
temente nel futuro l'attività<br />
<strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong>, al pari di quanto si<br />
sta verificando in altre<br />
Associazioni. Sarà' pertanto<br />
necessario adottare <strong>del</strong>le contromisure<br />
che ci permettano di andare<br />
avanti con una certa tranquillità<br />
e ciò sarà possibile solo con<br />
l'aumento dei soci e con la ricerca<br />
di finanziamenti che premino le<br />
nostre iniziative istituzionali quali,<br />
ad esempio, l'archivio informatico<br />
dei Decorati al Valor Militare e le<br />
cartoline celebrative <strong>del</strong>le<br />
Medaglie d'Oro.<br />
Sappiamo che vi sono Associazioni sull'orlo <strong>del</strong>la chiusura,<br />
i cui iscritti si caratterizzano per provare sentimenti<br />
e riferirsi a Valori uguali ai nostri. Non facciamoli allontanare,<br />
convinciamoli ad entrare nel <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, nella<br />
AI CADUTI.<br />
Invisibili avelli<br />
ornati di grigioverde<br />
fermeranno<br />
ogni tempo triste<br />
di odio.<br />
Saranno come<br />
inaudita schiera<br />
eretta<br />
a difesa <strong>del</strong>la pace.<br />
E le loro mani,<br />
dai più alti cieli,<br />
tergeranno le ferite<br />
di chi ricorda.<br />
Le loro mani,<br />
raccolte<br />
in una corolla<br />
di fraternità.<br />
Roberto Luconi.<br />
(Federazione di<br />
Arezzo)<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
EDITORIALE<br />
... VI SONO ASSOCIAZIONI<br />
SULL'ORLO DELLA CHIUSURA,<br />
I CUI ISCRITTI SI<br />
CARATTERIZZANO PER<br />
PROVARE SENTIMENTI E<br />
RIFERIRSI A VALORI UGUALI AI<br />
NOSTRI. NON FACCIAMOLI<br />
ALLONTANARE,<br />
CONVINCIAMOLI AD ENTRARE<br />
NEL NASTRO AZZURRO, ...<br />
IN MEMORIA DELLA CADUTA DEL<br />
MURO DI BERLINO<br />
Non piangerete più, guardando<br />
i grumi rossi sul muro, sangue<br />
dei figli e degli sposi che<br />
anelavano la libertà<br />
e, oltre la tirannide,<br />
immaginavano cieli azzurri,<br />
città operose,<br />
fratellanza.<br />
Non c'è più quel muro:<br />
forze impetuose racchiuse<br />
negli infinitesimi grumi sono<br />
esplose<br />
e atomi disgregati ed energia<br />
nata dal dolore, nata da estremi<br />
sacrifici hanno creato squarci,<br />
hanno polverizzato masse compatte,<br />
forti, possenti,<br />
hanno aperto varchi<br />
nella mente e nei cuori.<br />
E voi, madri e spose, simili a<br />
Sovrane <strong>del</strong>la Caria, piangete!<br />
3<br />
convinzione che la decisione presa a suo tempo dal<br />
Comandante Zanardi di aprire e valorizzare i<br />
Simpatizzanti ha consentito all'<strong>Istituto</strong> di proseguire fino<br />
ad oggi la sua attività.<br />
Alcune Federazioni hanno ripreso la loro attività grazie<br />
all'impegno di alcuni Soci volonterosi; è ora necessario<br />
riprendere alla mano tutte le altre che da tempo non<br />
fanno sentire la loro voce. Solo con una presenza sul territorio<br />
costante e propositiva potremo far sentire la<br />
nostra voce e raggiungere i nostri obiettivi statutari.<br />
La realizzazione e la diffusione anche ai massimi livelli<br />
istituzionali <strong>del</strong>l'archivio informatico dei Decorati al<br />
Valor Militare ha prodotto una ricaduta positiva<br />
sull'<strong>Istituto</strong>. Gli attestati di stima pervenuti, i contatti scaturiti<br />
con importanti organi cultu-<br />
rali hanno costituito il fatto maggiormente<br />
positivo <strong>del</strong>l'anno a<br />
premessa di quanto ci attenderà<br />
nel 2011: il 150° anniversario<br />
<strong>del</strong>l'Unità d'Italia. Un duro impegno<br />
a tutti i livelli ed al quale<br />
l'<strong>Istituto</strong>, come primo segnale,<br />
dedicherà il calendario ed il primo<br />
numero <strong>del</strong> 2011 di questa rivista.<br />
Le festività natalizie che si<br />
avvicinano rapidamente costituiscano<br />
per tutti noi un periodo<br />
sereno da trascorrere con le<br />
nostre famiglie con l'auspicio che<br />
il 2011 sia foriero di cose positive.<br />
A tutti Voi i migliori auguri di Buon Natale e Felice<br />
Anno Nuovo ed un caro saluto.<br />
Carlo Maria Magnani<br />
Piangerete ancora nel ricordo<br />
di massacri di giovani vite,<br />
di vite di eroi.<br />
Non più contro il muro<br />
alzerete lo sguardo<br />
ma verso templi di pietra possente,<br />
verso capitelli dorici e colonne<br />
scanalate,<br />
verso arcobaleni.<br />
Resterete ancora a sorreggere<br />
pesi,<br />
resterete ancora schiave dei pregiudizi<br />
degli uomini<br />
ma resterete ferme, sottoposte al<br />
peso<br />
<strong>del</strong>la trabeazione che preme sui<br />
vostri capi<br />
e la vostra loggia splenderà di<br />
luce.<br />
Sarà il contrario <strong>del</strong>la schiavitù!<br />
Pasquale Campo<br />
(Federazione di Napoli)
IL NASTRO AZZURRO<br />
LETTERE AL DIRETTORE<br />
Egregio direttore,<br />
Tra le "Lettere al Direttore" <strong>del</strong> n. 4 - Lug/Ago 2010 <strong>del</strong> Periodico da Lei diretto, è stata pubblicata quella a firma <strong>del</strong><br />
Col. Mario Lanata, nella quale tra l'altro è scritto: "l'amico avv. Roberto Vittucci Righini mi ha sottoposto quanto apparso<br />
a pag. 6 <strong>del</strong> numero 8 <strong>del</strong> mensile 'Italia Reale' da lui diretto. Giuro che in 40 anni di costante lettura di articoli, libri,<br />
opuscoli sulle decorazioni non ho mai sentito idiozie di tale portata …".<br />
Nel commento a tale lettera Lei ha precisato: "sono contento di pubblicare questa Sua lettera … proprio perché<br />
spesso si sentono dire cose un po' strane su presunte regole relative alla possibilità di portare le Decorazioni al Valor<br />
Militare da parte dei congiunti di un Decorato deceduto".<br />
Orbene, come risulta precisato in calce all'articolo in questione dal titolo "Medaglie d'Oro al Valor Militare" pubblicato<br />
sul mensile da me diretto, tutte le notizie ivi riportate sono state tratte da "Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, periodico nazionale<br />
<strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> fra Combattenti Decorati al Valor Militare", e precisamente dall'articolo "Intervista<br />
al Generale Rocca" da Lei firmata alle pagine 8/11 <strong>del</strong> n. 3 - Mag/Giu 2009.<br />
L'amico Col. Lanata che evidentemente legge solo parzialmente o non comprende quanto scritto sui due periodici<br />
da Lei e da me diretti, ha fatto molto male a tirare in gioco la mia persona ed il mensile "Italia reale" imputandoci affermazioni,<br />
definite "idiozie", non nostre ma che semplicemente hanno ripreso quanto da Lei scritto e pubblicato.<br />
Non intendendo quale Direttore di "Italia reale" né personalmente essere oggetto di gratuite affermazioni lesive<br />
<strong>del</strong> mio modo di pensare ed essere, vorrà pubblicare la presente nelle "Lettere al Direttore" de "Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>",<br />
periodico di un <strong>Istituto</strong> al quale sono legato per discendere altresì da un Bisnonno decorato oltre che <strong>del</strong>l'Ordine<br />
Militare di Savoia, di una Medaglia d'Argento e di due Medaglie di Bronzo al Valor Militare nelle Guerre <strong>del</strong><br />
Risorgimento.<br />
I migliori saluti.<br />
Avv. Roberto Vittucci Righini<br />
(Direttore di “Italia Reale”)<br />
Egregio avv. Vittucci Righini,<br />
prendo atto <strong>del</strong>la sua precisazione e <strong>del</strong> fatto che quanto aveva sollevato la perplessità <strong>del</strong> col. Lanata, evidentemente<br />
espressa in modo troppo colorito, fosse una notizia apparsa sul periodico da lei diretto ma estratta da una mia intervista:<br />
un cortocircuito, insomma.<br />
Un distinto saluto.<br />
Antonio Daniele<br />
Gentilissimo gen. Antonio Daniele,<br />
la conoscenza storica, la verità analitica e la difesa <strong>del</strong>la Memoria <strong>del</strong> nostro Paese rappresenta l'unico strumento culturale<br />
per educare i giovani all'Amor Patrio. Il nostro Paese è nato storicamente per le grandi partecipazioni popolari<br />
per realizzare l'Unità Nazionale e per la sua millenaria cultura classica.<br />
Il 25 luglio '43 fu un grande giorno di festa popolare poiché il popolo credeva di entrare in una nuova civiltà. L'8<br />
settembre '43 rappresenta uno choc generale. Da questo caos, nacque la volontà popolare a reagire all'occupante nazifascista,<br />
per restaurare in Italia la libertà e la democrazia.<br />
Garibaldi nel 1800 e la resistenza nel 1900, lottarono per restaurare la dignità nazionale e ridare al popolo le grandi<br />
speranze di progresso, sviluppo, libertà, democrazia, laicità <strong>del</strong>lo stato.<br />
600.000 militari a causa <strong>del</strong> dissolvimento dei comandi, furono deportati e internati in Germania e non fu loro riconosciuto<br />
i diritti dei prigionieri di guerra (IMI). Molti italiani, privi di senso <strong>del</strong>lo stato, collaborarono con gli occupanti<br />
per deportare, torturare, uccidere altri italiani che aspiravano la agognata libertà soppressa per 20 anni. I tedeschi non<br />
ci hanno mai amato, rispettato, in ogni occasione ho assistito più volte, quando eravamo alleati, al disprezzo verso gli<br />
stessi graduati italiani.<br />
Capire quel periodo significa comprendere gli errori commessi per non ripeterli e uscire dall'oblio negativo alla rinascita<br />
<strong>del</strong> senso <strong>del</strong>lo stato negli animi degli italiani e dare loro fierezza all'appartenenza. La guerra fredda ha diviso gli<br />
antifascisti, e ciò ha impedito di far conoscere la tragedia italiana di ventidue anni di fascismo e analizzare quel triste<br />
periodo e far conoscere gli errori.<br />
Sono a sua disposizione con stima e amicizia e un augurio per il nobile lavoro che svolge per il bene <strong>del</strong>l'Italia.<br />
Con osservanza<br />
Rag. Giuseppe Michele Stallone<br />
(socio <strong>del</strong>la Federazione di Roma)<br />
Gentilissimo rag. Stallone,<br />
l'idealità con la quale lei esprime il suo punto di vista circa la necessità <strong>del</strong>la storia ai fini <strong>del</strong>l'educazione dei giovani al<br />
rispetto ed all’amor di Patria è apprezzabile, purché si riesca nello scopo di unire, non di perpetuare le divisioni. A tal fine,<br />
occorre ben distinguere tra la storia e la memoria, cioè il ricordo di eventi e fatti non per la loro rilevanza sul piano storico,<br />
ma per il forte travaglio emozionale con cui furono vissuti e per la profonda partecipazione emotiva con cui sono ricordati<br />
da chi li visse. Per storia si intende la sequenza cronologica di fatti, eventi ed atti dei protagonisti con le loro motivazioni<br />
e ragioni studiate in modo asettico, non emozionale, e scevro di qualsiasi opinione personale. L'opinione deve farsela<br />
il lettore, non dobbiamo dargliela già confezionata e magari indispettirci se egli non la condivide.<br />
4
IL NASTRO AZZURRO<br />
Il rifiuto generalizzato <strong>del</strong>la politica, <strong>del</strong>la storia come maestra di vita, <strong>del</strong>l'amor di Patria da parte dei giovani credo<br />
che discenda proprio da questo continuo tentativo di presentare loro la memoria dei protagonisti come storia "vissuta".<br />
Non solo non funziona, ma provoca, come effettivamente possiamo registrare, l'effetto contrario: la disaffezione, il distacco<br />
nella maggioranza e il fanatismo in una ristretta, rumorosa minoranza.<br />
Lei esprime un'altra interessante opinione: "… La guerra fredda ha diviso gli antifascisti … eccetera”.<br />
La guerra fredda è finita col crollo <strong>del</strong> muro di Berlino ventuno anni fa. Se, in ventuno anni, non si è fatto quasi nulla<br />
per porre rimedio a quanto da lei affermato dovremmo pensare che forse il problema non è quello. Secondo me, è da<br />
ricercarsi in una retorica resistenziale che non narra la storia di quel periodo, ma ne esalta la memoria. Un esempio? Nelle<br />
commemorazioni <strong>del</strong>la Resistenza raramente ci si ricorda che c'era anche un'altra Italia, un’Italia in uniforme militare, che<br />
dal sud dava il suo non indifferente contributo alla lotta. Risultato: la maggioranza degli italiani, non avendo vissuto quegli<br />
eventi, non comprende lo scambio tra storia e memoria che si compie in queste situazioni, né la perpetuazione sistematica<br />
di una spaccatura sociale tra antifascisti e fascisti, arrivando talvolta a collocarli geograficamente tra nord resistente<br />
e sud, anche in questo, fannullone (e sappiamo quanto sia falso). Finché in Italia ci sarà chi sosterrà di essere nel giusto<br />
perché è "anti qualcosa", l'Italia sarà sempre spaccata in due, le coscienze degli italiani saranno sempre dilaniate, la storia<br />
non sarà mai maestra di vita, ma mezzo di affermazione di una parte sull'altra e viceversa, la gente non parlerà di politica,<br />
ma si azzufferà per la politica. Insomma, l'indegno spettacolo che è sotto gli occhi di tutti e che ha ormai provocato<br />
l’allontanamento di molti dalla politica. Questo è il fenomeno più grave, secondo me, che discende dal maldestro uso che<br />
si è fatto dei "valori <strong>del</strong>la Resistenza", branditi come una clava contro … tutti gli altri. Chi, a guerra finita, non ha avuto<br />
modo di rivendicare adeguati meriti resistenziali, si è trovato isolato, messo in un angolo, non considerato abbastanza italiano.<br />
Eppure la guerra l’avevano combattuta tutti, militari e civili, correndo gli stessi rischi e soffrendo le stesse pene.<br />
Non si tratta di celebrare o no la Resistenza (diamine!) ma di come essa viene ricordata, quale messaggio è sottinteso<br />
nelle rievocazioni, come si parla <strong>del</strong>le stragi nazifasciste, come per decenni non si è potuto neppure accennare ad altri episodi<br />
altrettanto gravi, per esempio all'esodo forzoso <strong>del</strong>le popolazioni italiane <strong>del</strong>la Venezia Giulia e <strong>del</strong>la Dalmazia:<br />
gente che ha pagato con la loro terra, le loro case, le loro radici e con l'orribile morte nelle foibe, la guerra perduta! Solo<br />
da qualche anno, quando gli esuli sopravvissuti al massacro sono quasi morti tutti di vecchiaia, sono stati onorati con l'istituzione<br />
<strong>del</strong> “Giorno <strong>del</strong> Ricordo” da parte di Carlo Azeglio Ciampi, il decimo Presidente <strong>del</strong>la Repubblica, non il primo<br />
o il secondo!<br />
Infine, la memoria di quel periodo, e anche di periodi diversi, non può riguardare solo la Resistenza, altrimenti si continua<br />
a dividere invece di unire. La linea editoriale di questo periodico tiene conto di questa necessità proprio dando voce<br />
ad ogni genere di ricordi che giungono in redazione.<br />
Concludendo, concordo pienamente con lei sull'esigenza di fare di tutto per riaccendere l'amor di Patria, però ritengo<br />
che ciò possa avvenire evitando di riferirsi alla memoria, che non è storia, ma cercando finalmente di giungere alla, da<br />
tanto attesa, riconciliazione nazionale attraverso una lettura serena ed attenta <strong>del</strong>la storia.<br />
Un cordiale saluto.<br />
Antonio Daniele<br />
Spett.le Redazione<br />
Ho ricevuto il secondo numero <strong>del</strong> 2010 e ho trovato, con somma meraviglia, l'annuncio che il primo numero <strong>del</strong> 2011<br />
sarà dedicato al "150° Anniversario <strong>del</strong>l'Unità d'Italia". Mi risulta, così mi hanno insegnato alle scuole elementari, che<br />
nel 1861 Roma non faceva ancora parte <strong>del</strong>lo Stato Italiano e così dicasi per Trento e Trieste e che l'Unità d'Italia si ebbe<br />
solo con la Vittoria nella quarta guerra di Indipendenza detta anche "grande guerra": a conferma abbiamo l’autorizzazione<br />
concessa a tutti i combattenti <strong>del</strong>la guerra 1915/1918 dall'allora Ministero <strong>del</strong>la Guerra <strong>del</strong> nastrino ad hoc:<br />
"Autorizzato a fregiarsi <strong>del</strong>la Medaglia <strong>del</strong>l'Unità d'Italia - Regio Decreto 19 gennaio 1922". In effetti nel 1861, e precisamente<br />
il 17 marzo, si ebbe la costituzione <strong>del</strong> Regno d'Italia con l'assunzione da parte di Vittorio Emanuele II° <strong>del</strong><br />
titolo di RE d'ITALIA a seguito di un progetto di legge <strong>del</strong> 27 febbraio 1861.<br />
Premesso quanto sopra, si sa il perché le attuali istituzioni repubblicane alterano sempre la vera storia <strong>del</strong>la nostra<br />
Patria ed hanno paura a ricordare che è stata Casa Savoia a fare l'Italia, ma non capisco perché da parte Vostra, che rappresentate<br />
migliaia di uomini che sono stati fe<strong>del</strong>i al giuramento prestato ... al Re ed ai Suoi Successori, si segua tacitamente<br />
la politica di questa repubblica.<br />
Mio Padre era iscritto all'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> dal 24 maggio 1933 (tessera 15311) ed io sono lieto di aver potuto<br />
subentrare il 6 novembre 1981, anche perché spiritualmente rappresento il cugino Lodovico Valtorta, Medaglia<br />
d'Oro <strong>del</strong>la l° guerra mondiale, ed il cugino Rocco Lazazzera, Medaglia d'Oro e forse il più decorato tra i RR.CC: per<br />
questi motivi non posso sopportare di vedere storpiata Ia storia.<br />
Ringrazio <strong>del</strong>l'attenzione che verrà data a questa lettera ed invio un cordiale saluto.<br />
avv. Michele De Blasiis<br />
(socio <strong>del</strong>la Federazione di Milano)<br />
Gentile avv. De Blasiis<br />
è vero che il 17 marzo 1861 fu proclamato il Regno d'Italia e Vittorio Emanuele II si fregiò <strong>del</strong> titolo di Re d'Italia ed è vero<br />
che l'Unità era ancora incompleta ... però è anche vero che finalmente l’Italia c'era! <strong>Qui</strong>ndi, celebrare tale data come “150°<br />
Anniversario <strong>del</strong>l’Unità d’Italia” ha il giusto significato, e non toglie nulla a Carlo Alberto ed a Vittorio Emanuele II di<br />
Savoia, che hanno scommesso il loro regno sull’unificazione <strong>del</strong>la penisola, anzi, rende loro merito! Come intende farlo<br />
“Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>” con l’allegato Calendario 2011.<br />
Se invece volessimo festeggiare l’Anniversario <strong>del</strong> “Completamento” <strong>del</strong>l’Unità d’Italia, dovremmo riferirci al 1924 e<br />
non al 1918 (vds. articolo a pag. 7).<br />
Comunque, sono <strong>del</strong> parere che occasioni come questa debbano servire per unire gli italiani, per ricordare tutti assieme<br />
come è stata costruita l’Unità <strong>del</strong> Paese e non per rilevare che nell’intitolazione dei festeggiamenti è stata commessa<br />
qualche imprecisione... forse.<br />
Un cordiale saluto.<br />
Antonio Daniele<br />
5
IL NASTRO AZZURRO<br />
CALENDARIO 2011: L'UNITÀ D'ITALIA<br />
La tradizione di allegare all'ultimo numero <strong>del</strong>l'anno<br />
de "Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>" il "Calendario <strong>Azzurro</strong>"<br />
continua nonostante le difficoltà create dalle<br />
recenti disposizioni governative che hanno abolito tutte<br />
le agevolazioni per la distribuzione postale dei periodici<br />
<strong>del</strong>le associazioni senza scopo di lucro, proprio in concomitanza<br />
di un aumento consistente <strong>del</strong>le tariffe<br />
postali. Finché "Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>" sarà sostenuto da chi<br />
crede nella sua opera di impegno sociale e culturale sui<br />
valori fondanti <strong>del</strong>l'Unità Nazionale e <strong>del</strong>l'amore per la<br />
Patria, ce la faremo. Lo dobbiamo a voi lettori, soci e<br />
non <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, e speriamo in un<br />
vostro tangibile sostegno, se ne condividete la linea, e<br />
in suggerimenti utili ed assidui per migliorarla.<br />
L'edizione 2011 <strong>del</strong> calendario, nella memoria <strong>del</strong><br />
150° anniversario <strong>del</strong>l'Unità d'Italia, sancita dalla proclamazione<br />
<strong>del</strong> Regno d’Italia da parte di Vittorio<br />
Emanuele II° il 17 marzo 1861, ripercorre a grandi linee<br />
la storia <strong>del</strong> Risorgimento italiano. La pagina di ogni<br />
mese è dedicata ad un momento particolare o a un personaggio<br />
di spicco <strong>del</strong> Risorgimento. Accanto a tale testo<br />
principale, in molte pagine, viene anche pubblicata la<br />
motivazione di una Medaglia d'Oro al Valor Militare<br />
6<br />
concessa in una particolare circostanza <strong>del</strong> momento<br />
risorgimentale a cui è riferita la pagina <strong>del</strong> calendario.<br />
Si tratta di una lettura interessante e utile per ricordare<br />
insieme gli eventi più significativi <strong>del</strong>la storia italiana<br />
<strong>del</strong> XIX secolo durante il quale è nata la consapevolezza<br />
di poter giungere finalmente all'unità nazionale.<br />
Tale consapevolezza è stata raccolta da Casa Savoia<br />
per il tramite di due grandi Re: Carlo Alberto prima e<br />
Vittorio Emanuele II° poi, i quali hanno scommesso<br />
tutto ciò che avevano sulla causa <strong>del</strong> Risorgimento: il<br />
loro regno, e … l'Italia è stata unita.<br />
Il pensiero che Vittorio Emanuele II° ha rivolto al<br />
suo "… augusto genitore …" nell'occasione <strong>del</strong>la proclamazione<br />
<strong>del</strong> Regno d'Italia ci fa comprendere che<br />
entrambi sono stati gli artefici e le guide <strong>del</strong>la volontà<br />
popolare di riscatto e di uninone degli italiani.<br />
La redazione spera di aver reso un servizio ai suoi<br />
lettori la cui utilità supera quella di conoscere giorno<br />
per giorno il semplice svolgersi calendariale <strong>del</strong> 2011,<br />
cosa per la quale, a fine di ogni anno, c'è un'offerta<br />
pressoché infinita.<br />
Con l'occasione si rinnovano gli auguri di un felice<br />
anno 2011 a tutti i lettori de "Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>".
Con l'avvicinarsi <strong>del</strong> 2011 ci appressiamo alle celebrazioni<br />
più importanti per il 150° Anniversario<br />
<strong>del</strong>l'Unità d'Italia. Eppure molti stanno sottolineando<br />
sulla stampa e in pubblici dibattiti che si tratta<br />
di festeggiamenti un po’ forzati poiché l'Unità<br />
d'Italia era lungi dall'essere completa nel 1861.<br />
Anche alla redazione de "Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>" stanno<br />
arrivando numerosi messaggi e lettere in tal<br />
senso. Appare quindi opportuno precisare che il 17<br />
marzo 1861 il Re Vittorio Emanuele II° di Savoia<br />
mutava il proprio titolo da Re di Piemonte e<br />
Sardegna a Re d'Italia in conseguenza <strong>del</strong>l'istituzione<br />
<strong>del</strong> Regno d'Italia da parte <strong>del</strong> primo parlamento<br />
italiano, appena insediatosi dopo le elezioni avvenute<br />
in tutta la penisola. Ciò poteva avere luogo a<br />
seguito <strong>del</strong>le vittoriose campagne condotte nella<br />
seconda guerra d'Indipendenza e <strong>del</strong>la travolgente<br />
impresa dei mille di Garibaldi.<br />
Fino a quel momento l'Italia era "un'espressione<br />
geografica", come ebbe a dire il Metternich, dopo<br />
quell'evento l'Italia esisteva come nazione. Questo è<br />
un fatto storico inconfutabile ed è la ragione per la quale<br />
è giusto e corretto festeggiare nel 2011 il 150°<br />
Anniversario <strong>del</strong>l'Unità d'Italia.<br />
Però, è altrettanto giusto non negare che l'Unità, pur<br />
realizzata in una prima fase, non era affatto completa.<br />
Perché ciò abbia luogo, generalmente si conviene che<br />
occorra attendere il 4 novembre 1918 quando, con la gloria<br />
di Vittorio Veneto, finalmente l'Italia, che solo nel<br />
1870 aveva conquistato Roma sua naturale capitale, vide<br />
tornare nel suo alveo le città irredente di Trento e Trieste.<br />
In realtà, tale data venne entusiasticamente indicata<br />
da Vittorio Emanuele III° come giorno <strong>del</strong> finalmente<br />
tanto atteso completamento <strong>del</strong>l’unità d’Italia confidando<br />
sulle clausole <strong>del</strong> trattato di Londra in base al quale<br />
l’Italia aveva rinunciato alla Triplice Alleanza, di cui era<br />
firmataria da trentatré anni, ed aveva aderito alla Triplice<br />
Intesa, dichiarando guerra all’Austria quasi un anno dopo<br />
lo scoppio <strong>del</strong>le ostilità in Europa.<br />
Secondo il Trattato di Londra, sarebbero finalmente<br />
stati annessi all’Italia non solo Trento e Trieste, ma anche<br />
altri territori, italiani da oltre sette secoli, come l'Istria e la<br />
Dalmazia, regioni che entrarono a far parte <strong>del</strong>la<br />
Repubblica di Venezia già nel XII° secolo, strappati ai<br />
Turchi e all'impero bizantino e, fin da quei tempi remoti,<br />
sede di popolazioni venete, cioè italiane.<br />
Il trattato venne sconfessato alla Conferenza di pace<br />
di Parigi, dove l’Italia si vide riconoscere molto meno di<br />
quanto pattuito a Londra, in pratica persino qualcosa<br />
meno di quanto avrebbe potuto pretendere dall’Austria<br />
in base agli accordi <strong>del</strong>la Triplice Alleanza. Grande fu la<br />
<strong>del</strong>usione e lo sconcerto e si parlò di “Vittoria Mutilata”.<br />
Nella confusione generale che ne seguì, prese corpo<br />
l'impresa dei legionari di Fiume guidati da Gabriele<br />
d'Annunzio: preludio, mal digerito dal timoroso governo<br />
italiano <strong>del</strong>l'immediato dopo guerra, alla successiva<br />
annessione di quei territori, infine presi con un abile<br />
colpo di mano diplomatico e militare dal governo fascista<br />
nel 1924, poco dopo il suo insediamento.<br />
Ecco il significato <strong>del</strong> titolo di questo articolo. Solo nel<br />
1924, e fino alla seconda guerra mondiale, l'Italia ebbe la<br />
sua unità davvero completa.<br />
Con questa considerazione si vuol sottolineare, ad uso<br />
di quanti hanno espresso perplessità sulla data (17<br />
marzo) e sull'anniversario (150°) che si sta andando a<br />
festeggiare, che esso è quello giusto.<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
L'UNITÀ D'ITALIA SI È COMPLETATA NEL 1924<br />
7<br />
I legionari sfilano a Fiume nel 1919<br />
Infatti, se è vero che il 17 marzo 2011 è il 150°<br />
Anniversario <strong>del</strong>la "Proclamazione <strong>del</strong> Regno d'Italia", è<br />
anche vero che tale proclamazione fu possibile solo allora,<br />
perché solo allora finalmente l'Italia era stata già in<br />
gran parte unificata, non era più divisa in tanti piccoli<br />
stati separati e diversamente governati, ed era stato possibile<br />
eleggere il primo Parlamento Italiano.<br />
Continuando il ragionamento, se è vero che nel 1861<br />
l'Italia mancava ancora di molti ed importanti territori<br />
(primo fra tutti Roma!), è altrettanto vero che collocare il<br />
completamento <strong>del</strong>l'Unità d'Italia al 4 novembre 1918<br />
significa accettare una visione immediatamente post bellica<br />
<strong>del</strong>le vicende relative alle terre irredente, poi sconfessata<br />
dagli eventi successivi. Per ottenere, in aggiunta a<br />
Trento e Trieste, l’italianissima Istria con Zara, si dovette<br />
attendere il Trattato di Rapallo <strong>del</strong> 1920. Fiume e la<br />
Dalmazia, con popolazione prevalentemente italiana,<br />
furono ottenute solo grazie alla caparbietà dei legionari<br />
di D’Annunzio ed al mutato quadro politico italiano in<br />
cui il nuovo governo fascista voleva a tutti i costi “mostrare<br />
i muscoli”, prendendo a pretesto la secolare italianità<br />
di quelle regioni. Per questo fu necessario attendere fino<br />
al 1924.<br />
Tali regioni, poi, sono state nuovamente sottratte<br />
all’Italia in modo doloroso e drammatico al termine <strong>del</strong>la<br />
seconda guerra mondiale col trattato di pace di Parigi, e<br />
oggi sono suddivise tra i territori di altri stati indipendenti<br />
(principalmente Croazia e Slovenia) nati dal dissolvimento<br />
<strong>del</strong>la Jugoslavia, nazione cuscinetto inventata a<br />
tavolino nel 1918.<br />
<strong>Qui</strong>ndi, potremmo affermare che, finché Istria e<br />
Dalmazia non torneranno italiane, non abbiamo molto<br />
da festeggiare poiché l’unità d’Italia deve ancora compiersi.<br />
In tale ottica potremmo rivendicare anche la<br />
Savoia, Nizza e il Col di Tenda e ... Dio sà cos’altro.<br />
L’evidente iperbole qui descritta serve solo a sottolineare<br />
che l’anniversario giusto da festeggiare è proprio<br />
quello <strong>del</strong> 17 marzo 1861, data in cui il “Primo<br />
Parlamento Italiano” sancì l’unità <strong>del</strong> Paese, come detto<br />
all’inizio di questo articolo.<br />
<strong>Qui</strong>ndi è corretto e giusto festeggiare col massimo<br />
ardore patriottico, il 150° Anniversario <strong>del</strong>l'Unità d'Italia<br />
proprio nel 2011.<br />
Antonio Daniele
IL COMPLEANNO DELLA PAN<br />
Il 50° anniversario <strong>del</strong>le "Frecce tricolori" è stato celebrato<br />
con la più importante manifestazione aerea<br />
<strong>del</strong>l'anno: la "Giornata Azzurra", organizzata<br />
dall'Aeronautica Militare a cadenza biennale, che si è<br />
svolta domenica 12 settembre 2010 sull'aeroporto di<br />
Rivolto (Udine), sede <strong>del</strong>la Pattuglia Acrobatica<br />
Nazionale.<br />
Oltre 500.000 spettatori sono giunti da ogni parte<br />
<strong>del</strong> Paese ed anche dall'estero per assistere alla lunga,<br />
affascinante kermesse <strong>del</strong>l'alta acrobazia aerea mondiale.<br />
Su questo stesso aeroporto il 12 settembre 1960<br />
veniva istituito il 313° Gruppo Addestramento<br />
Acrobatico al comando <strong>del</strong> Maggiore Pilota Giuseppe<br />
Squarcina. Un anno dopo, nel 1961, la prima stagione<br />
di esibizioni con i velivoli North American F-86 Sabre.<br />
Già pochi anni più tardi, la PAN ricevette i primi velivoli<br />
di costruzione nazionale, i mitici G.91, sostituiti dopo<br />
poco meno di vent'anni di onorato servizio, dagli<br />
attuali Aermacchi MB.339. Già si parla <strong>del</strong> nuovo M.346<br />
da addestramento avanzato come il prossimo velivolo<br />
<strong>del</strong>la nostra Pattuglia Acrobatica: l'unico team <strong>del</strong><br />
mondo che si esibisce in dieci velivoli, nove in formazione<br />
più un solista.<br />
La manifestazione è stata trasmessa in diversi collegamenti<br />
in diretta dalla RAI e da altre televisioni.
L'evento è stato<br />
aperto dal passaggio<br />
di un elicottero<br />
AB-212<br />
con appeso al<br />
gancio baricentrico<br />
la bandiera<br />
tricolore tenuta<br />
spiegata al<br />
vento da un<br />
aerosoccorritore.<br />
Nel corso<br />
<strong>del</strong>la giornata si<br />
sono esibite in<br />
volo, in un crescendo<br />
di spettacolare bravura, ben sette pattuglie<br />
acrobatiche. Nell'ordine:<br />
– i polacchi <strong>del</strong> "Bialo-Czerwone Iskry", volano sette<br />
su velivoli addestratori TS-11 Iskra;<br />
– i "Royal Jordanian Falcons", che da tempo seguono<br />
le principali manifestazioni alle quali è presente la<br />
PAN, sono quattro e volano con i performanti<br />
monomotori a elica Walter Extra 300;<br />
– i "Krila Oluje" dalla Croazia, con sei Pilatus PC.9,<br />
turbolelica ad alte prestazioni;<br />
– la "Patruilla Aguila" spagnola, si esibisce con una<br />
formazione da sei più un solista, su velivoli addestratori<br />
C.101 Aviojet;<br />
– la "Patrouille de France", otto elementi su velivoli<br />
"Alpha Jet", la prima pattuglia al mondo il cui leader<br />
è una donna pilota, la comandante Virgine Guyot;<br />
– la "Patrouille Suisse", che utilizza i supersonici<br />
Northrop F-5E di costruzione statunitense, presenta<br />
una formazione da quattro elementi più due solisti,<br />
con un repertorio molto aggressivo e spettacolare;<br />
– i "Red Arrows" inglesi, sette in formazione e due<br />
solisti, che utilizzano l'addestratore avanzato Hawk<br />
T1A ed hanno anche loro una donna tra i piloti<br />
<strong>del</strong>la formazione.<br />
Tra l'esibizione di un team acrobatico ed il successivo,<br />
il Reparto Sperimentale <strong>del</strong>l'Aeronautica Militare,<br />
presentava a turno i velivoli in linea nei reparti di volo<br />
<strong>del</strong>la Forza Armata. Il Comandante <strong>del</strong> Reparto<br />
Sperimentale, Col. Pil. Francesco Presicce, intervistato<br />
dalla RAI, spiegava ai telespettatori che l'esibizione<br />
in volo con manovre particolarmente spinte<br />
ed ardite serve a dimostrare le capacità operative<br />
di manovra <strong>del</strong> velivolo più che qualsiasi dissertazione<br />
tecnica teorica.<br />
I piloti <strong>del</strong> Reparto Sperimentale hanno esibito:<br />
– l'MB.339 CD (Cockpit Digitale), una versione <strong>del</strong><br />
noto addestratore Aermacchi che, nell'avionica<br />
estremamente avanzata, già prefigura la versatilità<br />
<strong>del</strong>l'M.346;<br />
– il Panavia 200 "Tornado" IDS, il bombardiere<br />
bireattore bisonico caratterizzato dall'ala a<br />
geometria variabile, in linea con il 6° Stormo di<br />
Ghedi (BS) e il 36° Stormo di Gioia <strong>del</strong> Colle<br />
(BA). Il 50° Stormo di Piacenza ha in linea la versione<br />
EGR <strong>del</strong> Tornado, idonea per la ricogni-<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
9<br />
La Patruille<br />
de France è<br />
una <strong>del</strong>le<br />
sette pattuglieacrobatiche<br />
straniere<br />
che hanno<br />
festeggiato i<br />
50 anni <strong>del</strong>la<br />
PAN<br />
zione elettronica armata e l'attacco ai sistemi radar;<br />
– l'Alenia-Embraer AMX, cacciabombardiere di progettazione<br />
italiana e coproduzione col Brasile, in<br />
linea col 2° Stormo di Rivolto (condividono la base<br />
con la PAN), col 51° Stormo di Istrana (TV) e col 32°<br />
Stormo di Amendola (FG);<br />
– l'Alenia C-27J, bimotore da trasporto tattico la cui<br />
spettacolare esibizione acrobatica lo fa assomigliare<br />
più ad un caccia pesante che ad un lanciatore di paracadutisti,<br />
è in linea con la 46^ Brigata Aerea di Pisa;<br />
– l'EF.2000 Eurofighter, velivolo da difesa e superiorità<br />
aerea, che ha impressionato per la potenza e la manovrabilità,<br />
frutto <strong>del</strong>la collaborazione industriale europea,<br />
è in linea col 4° Stormo di Grosseto e col 36°<br />
Stormo di Gioia <strong>del</strong> Colle e sta per armare il 5° Stormo<br />
di Cervia (FO) che, ancora per poco, avrà in linea gli F-<br />
16 presi in leasing dalla Guardia Nazionale USA.<br />
Oltre al numerosissimo pubblico, a festeggiare i 50<br />
anni <strong>del</strong>le "Frecce Tricolori" tante autorità civili e militari<br />
e tanti personaggi che hanno fatto la storia <strong>del</strong>la<br />
Pattuglia Acrobatica. Tra questi ultimi, il generale<br />
Cumin, che è stato il secondo comandante <strong>del</strong>la PAN,<br />
dopo Squarcina, e che la ha transitata dall'F-86 al G.91; il<br />
generale di Squadra Aerea Giuseppe Bernardis, attuale<br />
Capo di Stato Maggiore <strong>del</strong>l'Aeronautica (vds. riquadro<br />
con l'intervista), anche lui ex comandante <strong>del</strong>la PAN, a<br />
sua volta ebbe l'incarico di transitarla dal G.91 all'attua-<br />
Il Tricolore tenuto disteso dall’incursore agganciato<br />
all’AB-212 <strong>del</strong> 9° stormo ha aperto la “Giornata<br />
Azzurra” di Rivolto
IL NASTRO AZZURRO<br />
IL FUTURO<br />
La "Pattuglia Acrobatica Nazionale - Frecce tricolori" nella struttura <strong>del</strong>l'Aeronautica Militare è il 313° Gruppo<br />
"Addestramento Acrobatico", attualmente comandato dal tenente colonnello pilota Marco Lant, nato 39 anni fa<br />
appena al di là <strong>del</strong>la rete <strong>del</strong>l'aeroporto e cresciuto sotto il rombo dei jet che sorvolavano la sua casa. Una passione<br />
che si è alimentata automaticamente ed è stata coronata dal<br />
Il generale Giuseppe Bernardis,<br />
Capo di Stato Maggiore<br />
<strong>del</strong>l’Aeronautica è stato<br />
Comandante <strong>del</strong>la PAN<br />
successo.<br />
Dopo cinquanta anni di importanti affermazioni in tutto il mondo,<br />
è lecito domandarsi cosa riserva il futuro alla Pattuglia Acrobatica<br />
Nazionale. Il Generale di Squadra Aerea Giuseppe Bernardis, Capo di<br />
Stato Maggiore <strong>del</strong>l'Aeronautica Militare, ci prospetta la linea che si<br />
intende seguire: “Da tempo guardiamo alle soluzioni possibili per<br />
sostituire l'attuale velivolo in uso e, in primis, stiamo considerando il<br />
nuovo jet Alenia-AerMacchi M.346. Dall'anno prossimo entrerà in<br />
linea presso la nostra scuola di volo come addestratore avanzato e<br />
allora inizieremo un lavoro di valutazione necessario proprio nella<br />
prospettiva <strong>del</strong> cambiamento".<br />
Fino al 1986, per quasi dieci anni, lui stesso, foulard bianco e blu al<br />
collo, ha fatto parte <strong>del</strong>la Pattuglia ed ha finito con l'esserne il<br />
Comandante. Lui l'ha portata per la prima volta in America. Ce ne<br />
parla con un filo di emozione legato ai ricordi:<br />
“Che bella immagine ho nella mente - racconta - quando sulla<br />
pista di Oshkosh dove si tiene la manifestazione aerea più grande<br />
degli Usa, chiacchieravo con Chuck Yaeger, l'uomo che superò per<br />
primo il muro <strong>del</strong> suono, seduto sull'ala <strong>del</strong> mio 339".<br />
Proprio Bernardis ha gestito, nel lontano 1982, la sostituzione <strong>del</strong><br />
Fiat G.91 con l'MB.339 ora prossimo alla fine <strong>del</strong>la sua vita operativa. Di quest’ultimo Bernardis dice: "Si pensava<br />
che la sostituzione dovesse avvenire molto prima, ma grazie alla sua robustezza e agli aggiornamenti introdotti si<br />
è mantenuto bene all'altezza <strong>del</strong> compito".<br />
Il jet biposto da addestramento avanzato M.346, futuro potenziale velivolo <strong>del</strong>la PAN, è un sofisticato bireattore,<br />
sviluppato a partire dagli anni novanta sulla base di uno studio comune compiuto dall'Aermacchi e dalla<br />
russa Sukhoy, ha i comandi "fly by wire", governati da quattro computer, è in grado, all'occorrenza, di raggiungere<br />
velocità supersoni-<br />
ca. La moderna avionica<br />
permette di modificare,<br />
entro determinati limiti,<br />
la configurazione di cabina<br />
e il feeling dei comandi<br />
di volo, imitando i<br />
diversi tipi di velivoli da<br />
combattimento oggi in<br />
linea in Aeronautica<br />
Militare, sì da permettere<br />
la migliore preparazione<br />
dei piloti. Ne sono<br />
già stati ordinati 15<br />
esemplari.<br />
"Il significato <strong>del</strong>l'esistenza<br />
<strong>del</strong>la Pattuglia -<br />
continua il Capo di Stato<br />
Maggiore - trascende<br />
l'Aeronautica Militare ed<br />
è legato all'immagine <strong>del</strong><br />
Nel futuro <strong>del</strong>la PAN c’è molto probabilmente<br />
il nuovo addestratore avanzato<br />
Aermacchi M.346<br />
10
IL NASTRO AZZURRO<br />
Paese e <strong>del</strong>la sua ingegnosità industriale. Difficile pensare ad esibizioni all’estero con aeroplani non italiani. Oggi<br />
i nostri jet blu e i nostri piloti costituiscono un matrimonio perfetto. Non a caso riceviamo richieste da tutte le<br />
nazioni <strong>del</strong> mondo che purtroppo non possiamo esaudire perché non abbiamo risorse sufficienti”.<br />
Gli inglesi hanno ipotizzato una riduzione <strong>del</strong>l'attività <strong>del</strong>le "Red Arrows" per ridurre le spese. “Ma noi abbiamo<br />
sempre contenuto i costi - precisa il comandante - entro l'1,2 per cento <strong>del</strong> bilancio <strong>del</strong>la Forza Armata.<br />
Un'incidenza molto bassa ma sufficiente per mantenere i programmi."<br />
Dall'anno prossimo le prime donne-pilota, arruolate un decennio fa in Aeronautica, avranno raggiunto l'esperienza<br />
di volo sufficiente per poter accedere alle Frecce. Tra l'altro, il posto di pilotaggio e l'ergonomia interna <strong>del</strong><br />
nuovo M.346 sono stati studiati anche per loro.<br />
“La presenza e le esibizioni <strong>del</strong>le Frecce - conclude il generale Bernardis - si integrano bene con gli altri impegni<br />
<strong>del</strong>l'Aeronautica nelle missioni militari e umanitarie all'estero. Insieme sono una bandiera che rappresenta il<br />
valore <strong>del</strong> nostro Paese".<br />
le MB.339; il Capo di Stato Maggiore <strong>del</strong>la Difesa, generale<br />
Vincenzo Camporini, anch'egli <strong>del</strong>l'Aeronautica<br />
Militare, è stato Comandante <strong>del</strong> Reparto Sperimentale,<br />
il Colonnello Paolo Tarantino, il più recente degli ex<br />
comandanti <strong>del</strong>la PAN, che ha dichiarato: "… Penso che<br />
Lo spettacolare<br />
incrocio<br />
<strong>del</strong>le due<br />
sezioni <strong>del</strong>la<br />
PAN visto<br />
dall’interno<br />
le Frecce interpretino un concreto e sostanziale traino<br />
per il sistema paese …"; e infine, il Ministro <strong>del</strong>la Difesa,<br />
on. Ignazio La Russa, che ha così espresso il proprio compiacimento<br />
per l'eccellente capacità professionale ovunque<br />
dimostrata dalle Frecce tricolori: "… dappertutto ci<br />
11<br />
scaldano il cuore e ci fanno sentire orgogliosi di essere<br />
italiani … oggi, per la prima volta, le Forze Armate sono<br />
l'Istituzione più amata dagli italiani …"<br />
Dopo quasi otto ore di esibizioni mozzafiato, di<br />
rombi di aviogetti, di evoluzioni ai limiti <strong>del</strong>le possibilità<br />
di macchine e piloti, i festeggiati, le dieci Frecce<br />
Tricolori, si sono levati in volo ed hanno eseguito ancora<br />
una volta il loro programma acrobatico. Circa venti<br />
minuti in cui le figure si susseguono ininterrotte, con i<br />
magistrali cambi di posizione, incroci, aperture e ricongiungimenti,<br />
il tutto inframmezzato dai passaggi <strong>del</strong><br />
solista che si integra così perfettamente con quelli precedenti<br />
e successivi <strong>del</strong>la formazione da far comprendere<br />
che anche lui è uno di loro. La Pattuglia<br />
Acrobatica Nazionale ha così concluso la giornata<br />
<strong>del</strong>l'Aria 2010, festeggiando in modo consueto, ma<br />
eccezionale, i suoi 50 anni e suggellando ancora una<br />
volta il primato de “I migliori piloti acrobatici” in assoluto:<br />
un primato che l'aeronautica italiana ha conquistato<br />
negli anni '30, con i pattuglioni di CR.20 pilotati<br />
da focosi ragazzi addestrati dal colonnello Rino Corso<br />
Fougier, e non ha mai più perso.<br />
Dopo l'atterraggio dei dieci MB.339, il silenzio! I<br />
500.000 spettatori non possono trattenersi dalla commozione<br />
per uno spettacolo di perizia, ardimento e<br />
bellezza. Grazie ragazzi! Siamo orgogliosi di voi e il<br />
nostro cuore di patrioti batte più forte quando disegnate<br />
nel cielo il Tricolore più lungo <strong>del</strong> mondo mentre<br />
l'indimenticato Luciano Pavarotti completa la scena<br />
con il suo ineguagliabile "Vincerò!"<br />
Antonio Daniele<br />
La soddisfazione dei piloti <strong>del</strong>la PAN dopo il<br />
volo
IL NASTRO AZZURRO<br />
AFGHANISTAN: ANCORA LUTTI ITALIANI<br />
Il cap. Alessandro Romani<br />
Reggimento d'Assalto Col Moschin, celibe, nato a Roma il<br />
18 luglio 1974, purtroppo, non ce la fa. Aveva alle spalle<br />
numerose missioni internazionali in Iraq ed in<br />
Afghanistan ed era considerato un ufficiale di grande<br />
esperienza.<br />
Il Presidente <strong>del</strong>la Repubblica, Giorgio Napolitano, ha<br />
appreso con profonda commozione la notizia <strong>del</strong>la<br />
morte <strong>del</strong> Tenente Romani, avvenuta nell'assolvimento<br />
<strong>del</strong> dovere, ed ha espresso alla famiglia sentimenti di<br />
affettuosa vicinanza e sincera partecipazione al loro<br />
grande dolore. Il Capo <strong>del</strong>lo Stato ha inoltre espresso il<br />
suo incoraggiamento e un affettuoso augurio al primo<br />
Caporal maggiore Rapisarda che, immediatamente trasferito<br />
all'ospedale militare americano di Ramstein in<br />
Germania, è stato sottoposto ad un <strong>del</strong>icato intervento e<br />
sta guarendo rapidamente.<br />
L'eco di questo grave lutto, il trentesimo da quando<br />
l'Italia ha dato la sua adesione all'ISAF, non si era ancora<br />
spenta che, sabato 9 ottobre, quattro alpini sono stati<br />
uccisi e uno è rimasto gravemente ferito nel corso di un<br />
agguato nel distretto <strong>del</strong> Gulistan, a duecento chilometri<br />
ad est di Farah, al confine con l'Helmand. Gli uomini, tutti<br />
in forza al 7° Reggimento Alpini di stanza a Belluno,<br />
inquadrato nella Brigata Julia, a bordo di blindati Lince<br />
erano di scorta a un convoglio di 70 camion civili che avevano<br />
trasportato materiale per allestire la base operativa<br />
avanzata "Ice" e rientravano verso Ovest.<br />
Sulla strada era stato predisposto un micidiale "IED",<br />
un ordigno rudimentale, ma non per questo poco efficace.<br />
La tremenda deflagrazione ha completamente<br />
distrutto il "Lince". Quattro dei cinque alpini che si trovavano<br />
sul blindato sono rimasti uccisi sul colpo. Si tratta<br />
<strong>del</strong> primo caporal maggiore Gianmarco Manca di<br />
Alghero, <strong>del</strong> primo caporal maggiore Francesco Vannozzi<br />
di Pisa, <strong>del</strong> primo caporal maggiore Sebastiano Ville di<br />
Lentini (Siracusa) e <strong>del</strong> caporal maggiore Marco Pedone<br />
di Gagliano <strong>del</strong> Capo (Lecce).<br />
Il caporal maggiore scelto, Luca Cornacchia di Pescina<br />
Venerdì 17 settembre: un RPV (Remotely Piloted<br />
Vehicle) "Predator" italiano, sorvegliando dall'alto<br />
l'area est di Farah, individua lungo la strada per<br />
Delaram quattro persone che stanno posizionando un<br />
ordigno sotto il manto stradale. Mentre il "Predator" li<br />
segue, segnalandone costantemente la posizione, la<br />
"Task Force 45", composta dagli uomini <strong>del</strong>le forze speciali<br />
italiane, con un elicottero Ch 47 "Chinook", scortato<br />
da due elicotteri d'assalto "Mangusta", raggiunge immediatamente<br />
il rifugio dei terroristi.<br />
Proprio durante l'aviosbarco, mentre si procede all'attacco<br />
<strong>del</strong> rifugio degli insorti, due militari vengono raggiunti<br />
da colpi di arma da fuoco. I due, il tenente<br />
Alessandro Romani e il primo Caporal maggiore Elio<br />
Domenico Rapisarda, sono subito ricoverati all'ospedale<br />
militare da campo di Farah. Il tenente Romani, 9°<br />
(L'Aquila) è rimasto ferito ma, come hanno immediatamente<br />
riferito le fonti militari: "Ha riportato ferite a un<br />
piede e traumi da esplosioni, ma è cosciente e risponde agli<br />
stimoli e non è in pericolo di vita." È stato portato in salvo<br />
nell'ospedale da campo di Delaram con un elicottero.<br />
Dopo aver fatto brillare l'ordigno, i talebani hanno<br />
aperto il fuoco. I nostri soldati hanno risposto e, al termine<br />
di un violento scontro, "hanno messo in fuga gli<br />
aggressori". Il convoglio aveva già subito un assalto<br />
armato il giorno precedente durante il quale i terroristi<br />
avevano colpito un mezzo USA.<br />
Cordoglio è stato espresso dal presidente <strong>del</strong>la<br />
Repubblica Napolitano, dal Presidente <strong>del</strong> Consiglio<br />
Berlusconi e dai presidenti <strong>del</strong>le due Camere Schifani e<br />
Fini. Il comandante <strong>del</strong>la missione ISAF, generale David H.<br />
Petraeus, ha voluto sottolineare "il coraggio e l'altruismo"<br />
dei nostri soldati.<br />
"Il loro operato non<br />
sarà dimenticato - ha<br />
aggiunto - in un<br />
Gianmarco Manca Marco Pedone Francesco Vannozzi Sebastiano Ville<br />
momento in cui abbiamo<br />
deciso di sconfiggere<br />
quella insorgenza<br />
che toglie al popolo<br />
afgano sicurezza e stabilità<br />
e che vorrebbe<br />
fare di questo Paese<br />
ancora una volta un<br />
rifugio sicuro per i terroristi".<br />
12
IL NASTRO AZZURRO<br />
IL COMMENTO<br />
Unanime e caldo è stato il cordoglio espresso sia alla famiglia di Alessandro Romani, sia a quelle di Gianmarco Manca,<br />
Francesco Vannozzi, Sebastiano Ville e Marco Pedone. I Caduti italiani nelle operazioni ISAF in Afghanistan ora sono<br />
trentaquattro, dodici solo nel corso di<br />
quest'anno.<br />
L'insopportabilità <strong>del</strong>le perdite<br />
umane in quella che è pur sempre<br />
un'"Operazione di Pace" diventa lancinante<br />
di fronte all'improvviso incremento<br />
registrato negli ultimi mesi. In<br />
realtà, secondo fonti militari autorevoli,<br />
tale triste fenomeno dovrebbe<br />
apparirci "positivo" poiché è collegato<br />
con l'indubbio successo <strong>del</strong>la<br />
nuova strategia perseguita in<br />
Afghanistan: l'estensione <strong>del</strong> controllo<br />
<strong>del</strong> territorio anche al di fuori <strong>del</strong>le<br />
città. I Talebani cercano con ogni<br />
mezzo di contrastare il successo<br />
<strong>del</strong>l'ISAF, soprattutto perché ad esso<br />
è collegato il progressivo distacco <strong>del</strong>l'opinione<br />
pubblica afgana dal loro<br />
modo di vedere ed interpretare la<br />
realtà sociale <strong>del</strong> paese: un eterno<br />
conflitto tra chi osserva con attenzione<br />
i principi <strong>del</strong> Corano (loro ed i loro<br />
seguaci) e chi, secondo loro, non lo fa<br />
abbastanza (tutti gli altri).<br />
Tutto questo potrebbe essere consi-<br />
La “Task “Task<br />
Force Force<br />
45” italiana italiana si muove su elicotteri CH-47<br />
“Chinook” scortati scortati<br />
da A.129 “Mangusta”<br />
derato come semplice "dialettica interna" di un paese di profonda tradizione religiosa musulmana alla ricerca <strong>del</strong>le proprie<br />
radici, se non fosse che i Talebani, forti di questa interpretazione quantomeno originale <strong>del</strong>la religiosità, sono<br />
diventati il principale sostegno di Al Khaeda in Asia e vogliono fare <strong>del</strong>l'Afghanistan la roccaforte di quell'organizzazione<br />
terroristica che già tanti lutti ha sparso nel mondo.<br />
Per questo, pur nella tristezza <strong>del</strong>l'estremo saluto al capitano Alessandro Romani (la promozione gli è stata conferita<br />
“sul campo” alla memoria), avevamo registrato come nota positiva che le espressioni di cordoglio e di vicinanza <strong>del</strong>le<br />
istituzioni non erano state disturbate da commenti fuori luogo circa l'opportunità o meno di mantenere, e fino a quando,<br />
i nostri militari in Afghanistan.<br />
È durata poco. La tragedia terribile dei quattro alpini uccisi nell'agguato <strong>del</strong> 9 ottobre, ha riaperto le solite sterili e<br />
pericolosissime polemiche con le quali esponenti di spicco di quasi tutti i partiti <strong>del</strong>l'opposizione hanno chiesto il ritiro<br />
immediato dei nostri militari dal teatro afgano. L'importanza <strong>del</strong>la posizione presa in politica estera dall'Italia, impegnandosi<br />
militarmente nell'ISAF, è stata messa ancora una volta in<br />
Il blindato leggero leggero<br />
“Lince” in pattuglia<br />
dubbio con improvvide dichiarazioni che, oltre a disorientare l'opinione<br />
pubblica, aumentano il rischio, già notevole, a cui sono esposti<br />
i nostri militari in missione in quel tormentato paese.<br />
Per questo dobbiamo sostenere i nostri militari inviati in quel difficile<br />
teatro esprimendo loro la massima incondizionata solidarietà<br />
e facendo comprendere a chi li contrasta che noi non ce ne andremo<br />
finché la democrazia e la libertà non saranno tornati ad arridere<br />
al popolo afgano.<br />
Bene ha fatto, in quest’ottica, il Ministro <strong>del</strong>la Difesa Ignazio La<br />
Russa a porre all’attenzione <strong>del</strong> Parlamento e <strong>del</strong> Paese l’esigenza,<br />
più concreta che mai, di consentire anche ai velivoli italiani presenti<br />
nell’area l’uso di armamento di lancio (bombe e razzi) a protezione<br />
<strong>del</strong>le operazioni a terra dei nostri soldati.<br />
Questo modus operandi, normale per le forze aeree di tutti gli<br />
altri Paesi partecipanti all’ISAF, al momento di mandare in stampa<br />
questo numero de “Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>” non è stato ancora<br />
autorizzato.<br />
Se l’Italia, al di là di formali messaggi di solidarietà, avesse già<br />
operato come tutti gli altri, l’attacco ai quattro terroristi che hanno<br />
provocato la morte di Alessandro Romani, sarebbe stato effettuato<br />
subito dal medesimo “Predator” che li aveva scoperti, senza<br />
mettere a rischio le vite dei nostri soldati e intervenendo con la<br />
massima tempestività.<br />
Mi sembra un motivo sufficiente per non tergiversare inutilmente<br />
sulla giusta proposta <strong>del</strong> Ministro <strong>del</strong>la Difesa.<br />
13<br />
Antonio Daniele
IL NASTRO AZZURRO<br />
MEDAGLIE D’ORO ECCELLENTI:<br />
UMBERTO VISETTI SOLDATO E SACERDOTE<br />
Il capitano Umberto Visetti<br />
Èda ricordare, per un doveroso recupero, Umberto<br />
Visetti, veramente Soldato di Dio e Sacerdote <strong>del</strong>la<br />
Patria. La sua vita merita di essere riscoperta, narrata<br />
e conservata alla memoria e alla gratitudine in particolare<br />
dei suoi corregionali. In Umberto Visetti si espressero<br />
quelle virtù caratteristiche e distintive, di un'umanità<br />
forte, schietta, sobria e generosa che si ritrovano nella<br />
stirpe piemontese.<br />
14<br />
Cresciuto in una famiglia nella quale si fondevano i<br />
valori <strong>del</strong>la Patria e di Dio esaltati dal padre, ufficiale di<br />
cavalleria, e dalla madre, pia e devota fino al misticismo,<br />
tali valori accoglieva nell'animo come alimento e forza<br />
inestinguibile <strong>del</strong>la sua vita. Ciò che spiccava nella personalità<br />
di Umberto Visetti era una generosità senza limiti,<br />
un senso <strong>del</strong> dovere dimentico di ogni calcolo, un'offerta<br />
di sé in risposta ad un profondo, incontenibile impulso<br />
interiore, con uno slancio dimentico di accorgimenti e<br />
di prudenza, trascinato dall'entusiasmo ed esaltato dall'ideale.<br />
Così si spiegano le diciannove ferite al Montello, in<br />
Libia, in Africa Orientale. <strong>Qui</strong>, episodio fra i tanti, fu visto<br />
lanciarsi impavido all'assalto di un'amba <strong>del</strong>l'altipiano<br />
etiopico dove si nascondeva insidioso, implacabile, il<br />
nemico: Umberto Visetti nominato, per il suo ardimento,<br />
Comandante <strong>del</strong> IV Battaglione Eritrei, che era stato di<br />
Toselli e <strong>del</strong> quale portava il nome glorioso e la<br />
"fascia"nera, doveva aprire la strada agli altri reparti.<br />
L'impresa da lui compiuta, che gli valse la Medaglia<br />
d'Oro, è degna di un canto epico ed appare quasi irreale;<br />
mostra Umberto nello sprezzo <strong>del</strong> pericolo, nell'offerta di<br />
sé come esempio, sublimata dai pensieri che lo sostenevano<br />
e che a tanto lo spingevano. Dimostrazione straordinaria<br />
di valore, di un valore si direbbe sofferto perché era<br />
in lui un'innata avversione alla violenza e alla guerra, che<br />
contrastavano con un sentimento incontenibile <strong>del</strong> dovere<br />
fino alla lotta e al sacrificio, contro ogni viltà. Tale sentimento<br />
si spiega come naturale, generosa, cavalleresca<br />
disponibilità all'olocausto, al comando <strong>del</strong>la coscienza.<br />
Le sue azioni che potevano apparire talvolta impulsive,<br />
furono sempre grandi e magnanime. Ad esse non<br />
seguiva il glorioso compiacimento ma la riflessione di un<br />
doveroso adempimento. Così è ricordato da chi lo vide,<br />
nel lontano ottobre 1937, dopo la tremenda mischia<br />
affrontata col battaglione Toselli sull'Amba Denghezi.<br />
Disteso sul suolo sconnesso e sassoso, in una misera<br />
capanna, col petto crivellato e rigonfio di cotone insanguinato,<br />
il braccio frantumato, fra la vita e la morte, ma<br />
con una strana serenità, una forza nel corpo di morituro<br />
che vinceva l'emozione dei presenti. Di quell'eroica<br />
impresa resta la motivazione <strong>del</strong>la Medaglia d'Oro che<br />
ricorda lo stupore <strong>del</strong>lo stesso avversario ammutolito di<br />
fronte al capitano italiano caduto con quasi tutti i suoi<br />
MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE A UMBERTO VISETTI<br />
Rinnovellava in terra d'Africa le leggendarie tradizioni <strong>del</strong> volontarismo e <strong>del</strong>l'arditismo <strong>del</strong>la grande guerra. In<br />
combattimento aspro e cruento, durato più di undici ore, comandante di compagnia, estrema avanguardia di tutta<br />
la colonna, si lanciava audacemente all'assalto di fortissime posizioni che l'impervia natura <strong>del</strong> terreno e la rabbia<br />
abissina rendevano pressoché imprendibili. Ferito una prima volta al capo, una seconda volta alla testa <strong>del</strong>l'omero<br />
e spalla sinistra, proseguiva imperturbato ad avanzare, trascinando col valore e con l'esempio i suoi ascari già duramente<br />
provati. Ferito ancora al polso destro da pallottola esplosiva, magnifico di calma e di cosciente spirito di sacrificio,<br />
infliggeva forti perdite al nemico, occupando la posizione al grido di "Savoia", disperatamente contendendola<br />
ai reiterati contrattacchi nemici. Travolto, infine, da una raffica di mitragliatrice al petto, che gli trapassava i polmoni,<br />
cadeva fra le urla dei ribelli; ma con mirabile forza di volontà si rialzava per gridare: "Viva il Re!" e, fatti ancora<br />
pochi passi, ricadeva svenuto. Ad un ufficiale sopraggiunto con rinforzi, per ricuperare il suo corpo, non appena<br />
ripresa conoscenza, ordinava di non occuparsi di lui, ma di difendere la posizione così duramente conquistata, e,<br />
con sereno stoicismo, esortava l'ufficiale medico accorso, a rendere prima le sue cure agli ascari che d'ogni intorno<br />
coprivano il terreno. Lo stesso feroce avversario percosso da tanto fulgido valore in uno dei frammischiamenti <strong>del</strong>la<br />
pugna, lungi dall'infierire sull'eroico combattente gli tributava la fantasia che già i suoi avi avevano cantata sul<br />
caduto Leone di quel medesimo battaglione nero.<br />
Dengheziè, 9 ottobre 1937.
uomini nel nome <strong>del</strong>la Patria lontana, nell'orrida vastità<br />
di una terra ostile. Sopravvisse Umberto Visetti, esempio<br />
e fermezza in ogni atto.<br />
Una conoscenza esauriente di Umberto Visetti richiederebbe<br />
la narrazione accurata di molti aspetti, talvolta<br />
sconcertanti, <strong>del</strong>la sua dinamica vita, impostata e diretta<br />
da indole generosa, per imprese e situazioni <strong>del</strong>le quali<br />
sembrava si sentisse estraneo, ma che ne misuravano la<br />
grandezza d'animo. Se talvolta errò, e lo riconosceva, fu<br />
per sovrabbondanza di entusiasmo, di perenne donazione<br />
di sé, di un'ansia per l'azione nella quale si esprimevano<br />
esternamente un coraggio indomito, ma nell'animo<br />
una presenza continua di Dio. Così visse per diciassette<br />
anni di servizio e di guerra, così fu onorato e forse contestato<br />
dai mediocri come ufficiale ma sempre onorato da<br />
chi, come lui, degnamente serviva la Patria. Fu presente<br />
in Africa Settentrionale e nell'inferno <strong>del</strong>la Marmarica<br />
cadeva ferito accanto al suo generale Maletti che prima<br />
di morire ripeteva: "C'è gente che non sa vivere ma noi<br />
sappiamo morire".<br />
Cessata la bufera <strong>del</strong>la guerra, ci fu il raccoglimento<br />
<strong>del</strong>l'animo ardente di conoscenza, dopo i trent'anni<br />
migliori <strong>del</strong>la vita, dedicati alla Patria, si volgeva ad un<br />
altro fronte, a quello di Dio, che aveva sempre intensamente<br />
pregato quasi a chiedere perdono ai cedimenti<br />
sofferti, alla violenza cui era stato chiamato. Diventava<br />
soldato di Cristo, combattente focoso con la parola,<br />
appassionato fratello alle sventure <strong>del</strong> prossimo, consolatore<br />
degli uomini; reduce dagli orrori <strong>del</strong>la guerra si lanciava<br />
nelle battaglie incruente <strong>del</strong>lo spirito, alle vittorie<br />
non effimere <strong>del</strong>l'anima.<br />
Il capitano, deposte le spalline e indossato il rude<br />
abito <strong>del</strong> cappuccino, non comandava più i reparti, ma<br />
diveniva subalterno di tutti, servo degli umili e dei buoni.<br />
Il forte comandante <strong>del</strong> battaglione Toselli, l'ardito temerario<br />
<strong>del</strong> Montello, l'impavido combattente nelle sabbie<br />
<strong>del</strong>la Marmarica avrebbe ubbidito a tutti, al servizio degli<br />
Umberto Visetti sacerdote<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
15<br />
uomini nel<br />
nome di Dio.<br />
Dio l'aveva<br />
chiamato, e alla<br />
chiamata aveva<br />
risposto, per<br />
una nuova vita,<br />
con un altro<br />
nome: Frate<br />
Agostino di<br />
Cristo Re. La storia<br />
<strong>del</strong>la sua esistenza<br />
che comprende<br />
gli animosi<br />
anni giovanili,<br />
le imprese<br />
di guerra, i riconoscimenti<br />
e le<br />
Decorazioni, la<br />
vocazione e<br />
l'impegno religioso,<br />
è la storia<br />
di un uomo che<br />
visse intensamente<br />
le vicende<br />
di mezzo<br />
Il capitano Umberto Visetti<br />
viene Decorato di MOVM<br />
da Umberto II<br />
secolo, profondamente e totalmente partecipe, rispondendo<br />
sempre ad un comando imperioso, quello <strong>del</strong><br />
dovere.<br />
Umberto Visetti si colloca nella nobile schiera degli<br />
uomini che hanno onorato la nstra terra; la sua figura<br />
merita di essere ricordata con un segno concreto, con una<br />
iniziativa che lo additi all'ammirazione ed alla gratitudine,<br />
che lo preservi dalla negligente indifferenza e lo proponga<br />
come alto e morale esempio di vita.<br />
G. Gazzoli<br />
(da “Il Reduce d’Africa - 1989)<br />
NOTE BIOGRAFICHE<br />
Umberto Visetti nacque nel 1897 a Saluzzo (Cuneo). Interrotti gli<br />
studi liceali, si arruolava volontario il 29 ottobre 1915, appena diciassettenne,<br />
nel 4° Reggimento Bersaglieri. Nominato sottotenente nel<br />
94° fanteria nel settembre 1916, partecipò alle operazioni di guerra<br />
col 68° Reggimento. Gravemente ferito, fu promosso tenente nel<br />
giugno 1917. Tornato in linea sul Montello nel gennaio 1918 col V<br />
Battaglione d'assalto, si distingueva ancora una volta a Pieve di<br />
Soligo durante l'offensiva di Vittorio Veneto. Congedato nel marzo<br />
1919, riprendeva gli studi interrotti, ma verso la fine <strong>del</strong>l'anno partecipava<br />
all'impresa di Fiume. Ancora congedato nel maggio 1920 e<br />
conseguita la laurea in giurisprudenza all'Università di Torino, si<br />
dedicava alla professione e al giornalismo. All'inizio <strong>del</strong>la campagna<br />
etiopica si trovava a Parigi addetto all'ufficio stampa <strong>del</strong>l'Ambasciata<br />
italiana e rientrato in Italia si arruolava volontario nella Divisione<br />
"Peloritana" mobilitata, con la quale prendeva parte alle operazioni<br />
di guerra in Somalia. Nell'aprile 1937, assegnato all'11° Reggimento<br />
Granatieri e destinato alla 2^ Brigata coloniale, gli veniva affidato il<br />
comando <strong>del</strong>la 3^ Compagnia <strong>del</strong> IV Battaglione "Toselli". Promosso<br />
capitano con anzianità 1935 e rimpatriato per le gravi mutilazioni<br />
riportate nel combattimento di Dengheziè, dopo degenza in ospedale<br />
veniva collocato in congedo. Richiamato a domanda nell'agosto<br />
1940, era destinato nuovamente in Africa al Battaglione Fanteria<br />
libica "Zuara", mobilitato. Ferito nel combattimento di Alan el<br />
Nibewa e raccolto sul campo dal nemico, veniva rimpatriato su nave<br />
ospedale per scambio di malati nel maggio 1943. Partecipava alla<br />
lotta di liberazione dall'8 settembre 1943 all'aprile 1945, poi, a guerra<br />
conclusa, entrava nell'Ordine degli Agostiniani e tre anni dopo<br />
veniva ordinato sacerdote. Stabiliva la residenza a Firenze.
IL NASTRO AZZURRO<br />
UN PO' DI CRONACA SU UNA LUNGA RICERCA<br />
SENZA ...LANTERNINO<br />
(Prefazione storica <strong>del</strong>l’Albo d’Oro <strong>del</strong>la Federazione Provinciale di Trieste)<br />
Dopo quasi cinque anni di tribolazioni, durante i<br />
quali lungamente abbiamo temuto di non poter<br />
concludere nulla, siamo finalmente giunti in porto!<br />
Da tempo, dopo aver ammirato gli Albi dei Decorati<br />
realizzati dalle altre Federazioni Provinciali <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong><br />
<strong>Azzurro</strong>, mi frullava per la mente l'idea di fare altrettanto<br />
per quanto competeva alla nostra Federazione.<br />
L'impresa si presentava subito<br />
molto gravosa perché non ci si<br />
poteva limitare allo scampolo<br />
di territorio restato a Trieste<br />
dopo il trattato di pace, pur<br />
comprendendo Grado ed il<br />
Monfalconese appartenenti<br />
storicamente alla sua vecchia<br />
provincia fino al 1947: competeva<br />
a noi, perché nessun altro<br />
lo avrebbe fatto, perpetuare<br />
la memoria di quanto avevano<br />
compiuto nelle varie guerre<br />
anche i nostri conterranei, dei<br />
territori, strappatici, <strong>del</strong>l'Istria,<br />
di Fiume e <strong>del</strong>la Dalmazia,<br />
ormai dispersi in Italia ed in<br />
altri continenti. Ma, quel che<br />
era peggio, non vedevo ancora<br />
quale strada avrei potuto<br />
percorrere per raggiungere<br />
tale traguardo.<br />
Non facevo alcun conto<br />
sulla possibilità di un aiuto da<br />
parte <strong>del</strong> Distretto Militare di<br />
Trieste; mi era noto, infatti, fin<br />
dai primi anni <strong>del</strong> dopoguerra,<br />
che durante l'occupazione<br />
jugoslava i suoi uffici erano<br />
stati saccheggiati, i documenti<br />
in grande parte dispersi, che i<br />
fogli matricolari erano stati<br />
usati per incartare il pesce alla<br />
Pescheria Centrale. D'altro<br />
canto, la cosa riguardava<br />
anche Marina e Aviazione, ed<br />
anche per questo non mi pareva che ci fossero localmente<br />
possibilità migliori. Al Ministero <strong>del</strong>la Difesa poi, ci si<br />
sarebbe potuto rivolgere per qualche singolo caso noto,<br />
ma non certo perché si mettessero a ricercare, tra i decorati<br />
di tutta Italia, tutti quelli che provenivano da queste<br />
terre. Un barlume di speranza mi venne dal ricordare che,<br />
in una certa ricerca su Gazzette Ufficiali, avevo osservato<br />
che vi apparivano anche decreti di concessioni di ricompense<br />
al valore.<br />
Poteva essere questa la strada giusta, perché avrei<br />
potuto trovare le decorazioni concesse al personale di<br />
tutte e tre le Forze Armate.<br />
Quando, in una riunione <strong>del</strong> Consiglio Direttivo,<br />
accennai alle mie speranze, ma anche alle mie perplessità,<br />
la mia idea, ancora confusa e tutta da verificare,<br />
ebbe una accoglienza entusiastica, e venni sollecitato a<br />
studiare attivamente il da farsi, dopo di che ci saremmo<br />
messi al lavoro. Sorse subito un intoppo: alla Biblioteca<br />
Civica di Trieste si potevano trovare le Gazzette soltanto<br />
16<br />
a partire dal 1919, mentre a noi occorrevano anche quelle<br />
precedenti, fino al 1915. Alla guerra 1915-18 avevano<br />
partecipato oltre 2000 giuliano-dalmati e varie centinaia<br />
di questi avevano conseguito Decorazioni al Valor<br />
Militare. Poiché allora Udine faceva già parte <strong>del</strong> Regno<br />
d'Italia, ricorsi a quella Biblioteca Civica e così, per due<br />
settimane, alle 08.30 ero già a Udine per rientrare a sera<br />
all'ora di cena. Ma senza risultati.<br />
Le Gazzette di allora,<br />
erano diverse dalle attuali,<br />
riportavano anche cronache di<br />
cerimonie, nelle principali<br />
città, in cui erano state consegnate<br />
Decorazioni a numerosi<br />
valorosi combattenti, ma di<br />
decreti concessivi neppure<br />
l'ombra.<br />
Esaurita la ricerca a Udine,<br />
passai alla Biblioteca Civica di<br />
Trieste risalendo dal 1919 in<br />
su, senza risultati. Pensavo già<br />
che avrei dovuto abbandonare<br />
quella ricerca inutile, quando,<br />
siamo all'anno 1935, mi<br />
imbatto nei primi decreti e<br />
comincio a raccoglierli. Ma ne<br />
vale la pena? Come copriremo<br />
il periodo mancante?<br />
Soltanto molto più tardi<br />
ho potuto scoprire che la pubblicazione<br />
sulla Gazzetta<br />
Ufficiale <strong>del</strong>la concessione di<br />
ricompense al V.M. era stata<br />
disposta da una legge <strong>del</strong><br />
1932; in fondo, è stato un<br />
bene che non lo sapessi in<br />
partenza, perché probabilmente<br />
non avrei neppure<br />
pensato di iniziare questo<br />
lavoro, non vedendo allora<br />
altre possibilità.<br />
Ma non mi rassegno ancora<br />
a rinunciare, sebbene sorgano<br />
nuove difficoltà. Infatti, per un lungo periodo, tra il<br />
1946 e la fine <strong>del</strong> 1950, non ci sono i supplementi contenenti<br />
gli elenchi dei decorati.<br />
Qualche sprovveduto, senza sapere quale valore avesse<br />
il termine, li aveva definiti "straordinari" e questi, non<br />
previsti negli abbonamenti ordinari, potevano venire<br />
richiesti separatamente - quarant'anni prima (!) - da chi vi<br />
fosse interessato (di norma, hanno questa classificazione<br />
i supplementi riguardanti bilanci <strong>del</strong>lo Stato e cose <strong>del</strong><br />
genere, di interesse molto particolare e limitato ad un<br />
numero ristretto di studiosi).<br />
A Trieste nessuno ne dispone e con poca speranza ci<br />
rivolgiamo al Poligrafico <strong>del</strong>lo Stato che stampa le<br />
Gazzette. Fortunatamente incappiamo in una impiegata<br />
intelligente e cortese - non ha voluto dirci il suo nome -<br />
che ci indirizza alla Libreria Nazionale "Vittorio<br />
Emanuele II'" dove ha già accertato l'esistenza dei fascicoli<br />
da noi richiesti Dopo vari mesi di trattative e di attesa,<br />
riusciamo ad avere da una Agenzia romana i grossi
pacchi di fotocopie dei nostri supplementi. Ne manca<br />
ancora uno, introvabile, che riusciamo a procurarci solo<br />
grazie alla cortesia <strong>del</strong>la dott.ssa Annamaria Pellino <strong>del</strong>la<br />
Biblioteca giuridica <strong>del</strong> Ministero di Grazia e Giustizia.<br />
Dal libro di Federico Pagnacco "Volontari <strong>del</strong>le Giulie<br />
e <strong>del</strong>la Dalmazia" ricavo dati personali e motivazioni<br />
<strong>del</strong>le Decorazioni concesse ai Caduti nella prima guerra<br />
mondiale, ma per i reduci c'è soltanto un elenco in cui<br />
una o più sigle identificano le Decorazioni conseguite da<br />
ciascuno. Troppo poco.<br />
Ricordando, perché la cosa aveva riguardato anche<br />
mio padre, che negli anni venti il Distretto aveva censito<br />
tutta la forza richiamabile in caso di necessità, cerco allora<br />
di consultare i fogli matricolari <strong>del</strong>le classi tra il 1873 e<br />
il 1899, che comprendono la maggior parte dei volontari.<br />
Non sono più al Distretto ma all'Archivio di Stato.<br />
Anche qui la ricerca è infruttuosa perché i documenti, pur<br />
su modulo da foglio matricolare, sono solo un censimento<br />
<strong>del</strong>la forza eventualmente disponibile, secondo l'Arma<br />
in cui l'interessato aveva prestato servizio (nell'esercito<br />
austriaco o in quello italiano), senza altre indicazioni.<br />
Quando, <strong>del</strong>uso, mi congedo dal Direttore, dott. Cova,<br />
interviene il suo vice assicurando che dispongono anche<br />
<strong>del</strong> Bollettino Ufficiale <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>la Guerra. Sono<br />
solo poche annate, dal 1922 al 1926, ma è materiale prezioso,<br />
che riguarda una parte notevole dei volontari giuliano-dalmati,<br />
e finalmente mi rendo conto quanto<br />
sarebbe utile disporne in modo più ampio. Oramai ho<br />
sfogliato quasi ottant'anni di Gazzette ma sono certo che<br />
ne mancano altri, che invece a noi risultano da vecchi<br />
tabulati <strong>del</strong>la Direzione <strong>del</strong> Tesoro concernenti gli assegni<br />
medaglia corrisposti, prevalentemente a superstiti <strong>del</strong><br />
Decorato.<br />
Decidiamo di fare ancora un tentativo al Distretto<br />
per vedere se davvero non sia possibile reperire almeno<br />
una parte dei Bollettini che ci occorrono. Forse la persona<br />
che avevamo contattato infruttuosamente in precedenza<br />
non era abbastanza informata. Esposto il nostro<br />
problema all'allora Comandante <strong>del</strong> Distretto Col.<br />
Luciano Monaco, disponibilissimo ad aiutarci, abbiamo<br />
la promessa di una risposta non appena avrà avuto le<br />
necessarie informazioni. Due giorni dopo mi segnala che<br />
hanno tutto dal 1920 in poi e che il materiale è a nostra<br />
disposizione.<br />
Non mi sembra vero! É la svolta lungamente attesa.<br />
Cominciamo così uno spoglio accelerato, perché<br />
siamo ancora in primavera ma a settembre il Distretto di<br />
Trieste verrà chiuso. Molto cortesemente il Col. Monaco si<br />
offre di chiedere al Distretto di Udine se dispongano dei<br />
Bollettini dal 1915 al 1919 che, al caso, potrebbero venire<br />
temporaneamente prestati a quello di Trieste, facilitandoci<br />
la ricerca. Risultato che a Udine non hanno detto<br />
materiale, ci suggerisce ancora di rivolgere la stessa<br />
richiesta alla Direzione <strong>del</strong>la Leva <strong>del</strong> Comando<br />
Regionale <strong>del</strong> Nord-Est di Padova, perché ci indichi presso<br />
quale Distretto tale documentazione sia disponibile.<br />
Per quanto dubbiosi. Per le difficoltà che potrebbero<br />
derivare dalla necessità di lavorare a lungo fuori sede,<br />
accogliamo il suggerimento chiedendo, senza molta speranza,<br />
che tale materiale sia messo a disposizione <strong>del</strong><br />
Distretto Militare di Trieste, qualora si ritenesse impossibile<br />
prestarlo a noi.<br />
La risposta tarda, e chiediamo l'appoggio <strong>del</strong> Gen.<br />
Zaro Comandante <strong>del</strong>le Truppe Trieste, che cortesemente<br />
assicura il suo intervento, e l'indomani ci viene consegnato<br />
un fax <strong>del</strong> Comando Regionale <strong>del</strong> Nord-Est di Padova<br />
contenente una copia <strong>del</strong>la risposta alla nostra richiesta<br />
(non ancora pervenutaci), in cui si precisa che il materiale<br />
è a nostra disposizione presso quel Comando e che possiamo<br />
venire a ritirarlo.<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
17<br />
Non ci sembra vero che le cose possano assumere un<br />
corso così favorevole, e prendiamo subito contatto con<br />
l'ufficio indicatoci. Ritorniamo così da Padova con cinque<br />
valige di Bollettini Ufficiali da esaminare durante l'estate.<br />
Purtroppo, pare che le nostre rosee previsioni debbano<br />
sfumare, perché due giorni dopo mi trovo all'ospedale<br />
con un'emiparesi. Fortunatamente il decorso è abbastanza<br />
favorevole e, dopo due mesi di degenza, posso<br />
recuperare la possibilità di muovermi e di continuare il<br />
lavoro ancora più celermente. Prima che capiti di peggio.<br />
Ormai, anche con il materiale ricavato, direttamente<br />
anche dai non molti decorati superstiti e dai familiari,<br />
particolarmente grazie all'incredibile dedizione e<br />
costanza <strong>del</strong> Presidente Delise, sempre presente ed attivo<br />
in sede a ricevere il pubblico, siamo a buon punto con<br />
la raccolta di dati anche se c'è sempre qualche cosina da<br />
aggiungere (molti dati personali vengono incessantemente<br />
ricavati dalle più disparate fonti, studi sull'irredentismo,<br />
pubblicazioni sui Caduti per cause di guerra,<br />
fortunosi contatti anche con lontani parenti di Decorati<br />
scomparsi – una motivazione è giunta persino dagli Stati<br />
Uniti – associazioni combattentistiche, ecc...) ed è l'ora di<br />
cominciare a dare forma concreta al nostro lavoro<br />
memorizzandolo sul computer nella forma definitiva in<br />
cui dovrà venire stampato.<br />
È un'avventura che dura quasi un anno e mezzo, un<br />
po' perché, partendo dagli appunti la forma si consolida<br />
ed affina via via che si procede, ed è, più volte, necessario<br />
aggiornare il lavoro già fatto per la necessaria uniformità,<br />
un po' anche per ripetuti guai al computer. La sua<br />
indisponibilità, per abbastanza lunghi periodi, mi fa perdere<br />
tempo prezioso. Perdo anche parte non trascurabile<br />
<strong>del</strong> lavoro, che devo rifare, ma, finalmente, si giunge<br />
anche al compimento <strong>del</strong>l'opera.<br />
A tal riguardo mi pare giusto rilevare che in un lavoro<br />
di questa mole, di tale ampiezza temporale e territoriale,<br />
nonché di così difficile ricerca, non si può mai raggiungere<br />
una completezza assoluta. Purtroppo, mancheranno<br />
certamente dei nomi e varie motivazioni, per cui<br />
chi fosse in possesso di questi dati è vivamente pregato<br />
di farceli pervenire. Non è da escludere, infatti, l'eventualità,<br />
come già verificatosi in altre Federazioni, di<br />
poter provvedere, fra qualche tempo, alla stampa di un<br />
supplemento.<br />
Al termine di questa grossa fatica, sento il dovere di<br />
ringraziare vivamente tutti quelli che ci hanno aiutali, in<br />
vario modo, a raggiungere il nostro obiettivo, come la<br />
sconosciuta impiegata <strong>del</strong> Poligrafico, la Libreria<br />
Nazionale Centrale, la dottoressa Pellino <strong>del</strong> Ministero di<br />
Grazia e Giustizia, il direttore <strong>del</strong>l'Archivio di Stato, dott.<br />
Cova ed il suo vice dott. Dorsi, la direttrice <strong>del</strong>la Biblioteca<br />
Civica di Trieste. dottoressa Rugliano, che mi ha premurosamente<br />
indirizzato al lavoro <strong>del</strong>la Salvi, il validissimo<br />
colonnello Monaco, il Comando <strong>del</strong>la Regione Militare<br />
Nord-Est, il dott. Ballarini <strong>del</strong>la Società di Studi Fiumani,<br />
l'avv. Oddone Talpo per quanto concerne la Dalmazia, la<br />
famiglia di Parenzo per i decorati di quella città e le mie<br />
preziose consulenti informatiche, mia nuora Luisa e mia<br />
figlia Rossana, senza l'aiuto <strong>del</strong>le quali sarei stato veramente<br />
nei guai. La seconda, poi, ancora una volta ha<br />
avuto il grande merito di essere anche una attenta, impareggiabile,<br />
correttrice di bozze. Ma più particolarmente<br />
devo ringraziare mia moglie, che ho tanto trascurato in<br />
questi cinque anni. Senza la sua comprensione e la sua<br />
pazienza non avrei potuto arrivare in fondo. Le devo<br />
quindi la promessa che non mi impegnerò più in lavori<br />
così totalmente assorbenti, come è stato questo.<br />
Almeno per qualche mese.<br />
Lionello Ferluga<br />
(socio <strong>del</strong>la Federazione di Trieste)
IL NASTRO AZZURRO<br />
PARTE LA MARCIA DELL’UNITÀ D’ITALIA<br />
Quando leggerete questo articolo, Michele Maddalena, il marciatore <strong>del</strong>la<br />
Federazione Provinciale di Latina <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, già dal 3 novembre<br />
avrà lasciato Trieste dando il via alla “Marcia <strong>del</strong>l’Unità d’Italia”, impresa che<br />
è sua, in quanto da lui viene compiuta, ma è di tutti noi, in quanto sostenitori dei valori<br />
che la Marcia intende rinnovare. Le prime tappe saranno già state effettuate, tra ali di<br />
gente plaudente ad un’iniziativa che trascende i semplici valori <strong>del</strong>lo sport esemplificando<br />
i valori <strong>del</strong>l’unione di tutti gli italiani intorno a questo simbolo vivente che percorre a<br />
piedi decine di chilometri al giorno lungo un itinerario che interessa tutta la penisola a<br />
ricordo degli eventi più importanti <strong>del</strong> Risorgimento Italiano.<br />
Amici Azzurri di tutta Italia, Michele Maddalena non deve passare inosservato!<br />
Andiamo tutti ad incontrarlo mentre percorre l’itinerario <strong>del</strong>la Marcia e facciamogli sentire<br />
il nostro affetto e la nostra vicinanza nei valori che ci accomunano: l’amore per la<br />
Patria e il Valore Militare senza i quali il Risorgimento non avrebbe avuto luogo. Michele Maddalena<br />
Chiamiamo i nostri familiari, gli amici e i conoscenti a questo incontro, spieghiamo il significato<br />
di questa prestazione fisica di un uomo che l’8 dicembre, mentre corre, compie settanta<br />
anni. Tanti auguri, Michele! Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> è con te! L’Italia, la nostra Patria, 150 anni dopo che si è unita, è<br />
con te!<br />
A tale scopo, di seguito pubblichiamo i dati relativi alle prime 74 tappe <strong>del</strong>la Marcia <strong>del</strong>l’Unità, che saranno percorse<br />
fino al mese di gennaio compreso. La rimanente parte sarà pubblicata sul n.° 1-2011.<br />
IL PERCORSO DELLA MARCIA DELL’UNITÀ D'ITALIA<br />
INIZIO: 3 novembre 2010: TRIESTE, Piazza Unità d'Italia.<br />
TERMINE: 16 marzo 2011: TORINO, Piazza Castello.<br />
LUNGHEZZA PERCORSO: Km. 4215,100<br />
NUMERO TAPPE: 112 MEDIA GIORNALIERA: Km. 37,635<br />
1. mercoledì, 3 novembre 2010<br />
2. giovedì, 4 novembre<br />
3. venerdì, 5 novembre<br />
4. sabato, 6 novembre<br />
5. domenica, 7 novembre<br />
6. lunedì, 8 novembre<br />
7. martedì, 9 novembre<br />
8. mercoledì, l0 novembre<br />
9. giovedì, 11 novembre<br />
10. venerdì, 12 novembre<br />
11. sabato, 13 novembre<br />
12. domenica, 14 novembre<br />
13. lunedì, 15 novembre<br />
14. martedì, 16 novembre<br />
mercoledì. 17 novembre<br />
15. giovedì, 18 novembre<br />
16. venerdì, 19 novembre<br />
17. sabato, 20 novembre<br />
18. domenica, 21 novembre<br />
19. lunedì, 22 novembre<br />
20. martedì, 23 novembre<br />
21. mercoledì, 24 novembre<br />
giovedì. 25 novembre<br />
22. venerdì, 26 novembre<br />
23. sabato, 27 novembre<br />
24. domenica, 28 novembre<br />
25. lunedì, 29 novembre<br />
26. martedì, 30 novembre<br />
Trieste/Monfalcone<br />
Monfalcone/Redipuglia<br />
Redipuglia/Cormons<br />
Cormons/Udine<br />
Udine/Zoppola<br />
Zoppola/Vittorio Veneto<br />
Vittorio Veneto/Belluno<br />
Belluno/Arsiè<br />
Arsiè/Marter<br />
Martier/Trento<br />
Primolano/Bassano <strong>del</strong> Grappa<br />
Bassano <strong>del</strong> Grappa/Nervesa <strong>del</strong>la Battaglia<br />
. Nervesa <strong>del</strong>la Battaglia/Treviso<br />
Treviso/Venezia<br />
riposo<br />
Mestre/Padova<br />
Padova/Rovigo<br />
Rovigo/Ferrara<br />
Ferrara/San Felice sul Panaro<br />
San Felice sul Panaro/Correggio<br />
Correggio/Modena<br />
Modena/Bologna<br />
riposo<br />
Bivio Budrio SS. 253/Lugo di Romagna<br />
Lugo di Romagna/Forlimpopoli<br />
F orlimpopoli/Rimini<br />
Rimini/Pesaro<br />
Pesaro/Marzocca<br />
18<br />
28.900 mt.<br />
6.200<br />
33.200<br />
27.200<br />
40.900<br />
40.900<br />
36.400<br />
43.300<br />
39.400<br />
33.000<br />
37.200<br />
42.600<br />
38.000<br />
32.500<br />
37.100<br />
43.800<br />
36.000<br />
43.200<br />
41.000<br />
43.500<br />
39.200<br />
37.500<br />
42.200<br />
42.300<br />
37.200<br />
41.300
27. mercoledì, l dicembre<br />
27. giovedì, 2 dicembre<br />
28. venerdì, 3 dicembre<br />
Sabato, 4 dicembre<br />
30. domenica, 5 dicembre<br />
31. lunedì, 6 dicembre<br />
32. martedì,7 dicembre<br />
33. mercoledì, 8 dicembre<br />
34. giovedì, 9 dicembre<br />
35. venerdì, 10 dicembre<br />
36. sabato, 11 dicembre<br />
37. domenica, 12 dicembre<br />
38. lunedì, 13 dicembre<br />
39. martedì, 14 dicembre<br />
40. mercoledì, 15 dicembre<br />
41. giovedì, 16 dicembre<br />
42. venerdì, 17 dicembre<br />
43. sabato, 18 dicembre<br />
44. domenica, 19 dicembre<br />
Lunedì, 20 dicembre<br />
45. martedì, 21 dicembre<br />
46. mercoledì, 22 dicembre<br />
47. giovedì, 23 dicembre<br />
48. venerdì, 24 dicembre<br />
49. lunedì, 27 dicembre<br />
Martedì, 28 dicembre<br />
50. mercoledì, 29 dicembre<br />
51. giovedì, 30 dicembre<br />
52. lunedì, 3 gennaio 2011<br />
53. martedì, 4 gennaio<br />
54. mercoledì, 5 gennaio<br />
55. giovedì, 6 gennaio<br />
Venerdì, 7 gennaio<br />
56. sabato, 8 gennaio<br />
57. domenica, 9 gennaio<br />
58. lunedì, 10 gennaio<br />
59. martedì 11 gennaio<br />
Mercoledì, 12 gennaio<br />
60. giovedì, 13 gennaio<br />
61. venerdì, 14 gennaio<br />
62. sabato, 15 gennaio<br />
63. domenica, 16 gennaio<br />
64. lunedì, 17 gennaio<br />
65. martedì, 18 gennaio<br />
66. mercoledì, 19 gennaio<br />
67. giovedì, 20 gennaio<br />
venerdì, 21 gennaio<br />
68. sabato, 22 gennaio<br />
69. domenica, 23 gennaio<br />
70. lunedì, 24 gennaio<br />
71. martedì, 25 gennaio<br />
72. mercoledì, 26 gennaio<br />
73. giovedì, 27 gennaio<br />
74. venerdì, 28 gennaio<br />
Sabato, 29 gennaio<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Marzocca/Ancona<br />
Fossato di Vico/Pianello<br />
Pianello/Perugia<br />
riposo<br />
Ponte San Giovanni/Trevi scalo<br />
Trevi scalo/Terni<br />
Terni/Rieti<br />
Mignano Monte Lungo/Cassino<br />
Cassino/Castelforte<br />
Castelforte/Maranola<br />
MaranolaIFormia<br />
Monte san Biagio/Campodimele<br />
Monte san Biagio/Sperlonga<br />
Terracina/Borgo Grappa<br />
Borgo Grappa/Priverno<br />
Priverno/Norma<br />
Norma/Aprilia<br />
Aprilia/Latina<br />
Antrodoco/L'AquiIa<br />
riposo<br />
Fontavignone/ Avezzano<br />
Avezzano/Ponte Campomizzo<br />
Ponte Campomizzo/Alfedena<br />
Alfedena/Isernia<br />
Isernia/Campobasso<br />
riposo<br />
Campobasso/Sassinoro<br />
Sassinoro/Benevento<br />
Benevento/Atripalda<br />
Atripalda/Lioni<br />
Lioni/Muro Lucano<br />
Muro Lucano/Potenza<br />
riposo<br />
PotenzaiOppido Lucano<br />
Oppido Lucano/Gravina in Puglia<br />
Gravina in Puglia/Palo <strong>del</strong> Colle<br />
Palo <strong>del</strong> Colle/Bari<br />
riposo<br />
Bari/Santeramo in Colle<br />
Laterza/Metaponto<br />
Metaponto/Rocca Imperiale Marina<br />
Rocca Imperiale Marina/Villapiana Lido<br />
Villapiana Lido/Soverano<br />
Soverano/Pian <strong>del</strong> Lago<br />
Pian <strong>del</strong> Lago/Villaggio Racise<br />
Villaggio Racise/Catanzaro<br />
riposo<br />
Messina/Rometta Marea<br />
Rometta Marea/Falcone<br />
Falcone/Capo D'Orlando<br />
Capo D'Orlando/Marina di Caronia<br />
Marina di Caronia/Cefalù<br />
Cefalù/Trabia<br />
Trabia/Palermo<br />
riposo<br />
19<br />
22.300<br />
38.300<br />
19.100<br />
41.800<br />
43.600<br />
34.500<br />
34.700<br />
35.000<br />
35.000<br />
32.300<br />
32.900<br />
32.600<br />
44.000<br />
41.200<br />
36.400<br />
34.400<br />
31.400<br />
34.400<br />
38.400<br />
47.600<br />
39.500<br />
32.700<br />
48.600<br />
32.200<br />
38.700<br />
35.000<br />
43.500<br />
40.800<br />
44.300<br />
29.500<br />
42.700<br />
39.000<br />
17.500<br />
41.400<br />
35.800<br />
45.200<br />
41.200<br />
44.000<br />
44.500<br />
45.900<br />
32.000<br />
23.300<br />
37.000<br />
43.600<br />
38.300<br />
45.300<br />
37.700<br />
33.900
IL NASTRO AZZURRO<br />
PERCHÉ I GIOVANI POSSANO RICORDARE<br />
(da una mia “chiacchiearata” tenuta nel 1968 al Rotary e aggiornata al 2007)<br />
In questa Italia, che è stata culla di civiltà ed è ricolma<br />
<strong>del</strong>le insigni testimonianze <strong>del</strong>le varie arti che,<br />
come in nessun altro Paese, vi sono rappresentate ai<br />
massimi livelli, ci si dimentica troppo spesso <strong>del</strong>la scomoda<br />
memoria dei tanti Italiani che hanno illustrato la<br />
Patria con il loro purissimo eroismo anche se dovettero<br />
battersi in condizioni di grande inferiorità per equipaggiamento,<br />
armamento e, ahimè non raramente, per<br />
incapacità e, in taluni casi, vigliaccheria se non addirittura<br />
connivenza con il nemico degli Alti Comandi.<br />
Mi rivolgo ai giovani - sui quali poggiano le speranze<br />
<strong>del</strong> nostro Paese per un avvenire meno convulso ed<br />
arido di quello che stiamo vivendo - perché possano<br />
ricordare che esiste un altro patrimonio di inestimabile<br />
valore che, giorno dopo giorno, sta sprofondando nell'oblio<br />
e, oserei dire, nel quasi disprezzo ufficiale: il<br />
patrimonio morale lasciatoci da coloro che, anche nella<br />
seconda guerra mondiale, alla Patria fecero olocausto<br />
<strong>del</strong>la vita o che, comunque, la Patria stessa servirono<br />
eroicamente.<br />
Non si vuole qui assolutamente esaltare il nazionalismo<br />
ma il vero patriottismo. In un suo messaggio, l'ex<br />
20<br />
Presidente Internazionale <strong>del</strong> Rotary, Luther Hodgeg,<br />
diceva pressappoco cosi: "Io ritengo che il miglior cittadino<br />
<strong>del</strong> mondo sia colui che è, anzitutto, orgoglioso<br />
<strong>del</strong>la sua propria Nazione e sia leale con essa."<br />
La migliore speranza nello sviluppo <strong>del</strong>le Nazioni si<br />
trova nel patriottismo e nella lealtà che sono stati risvegliati<br />
dal raggiungimento <strong>del</strong>l’indipendenza politica.<br />
La lealtà verso la casa e la terra non deve essere precaria.<br />
Il ricordo pertanto dei Fratelli caduti nell'adempimento<br />
di uno dei nostri principali diritti-doveri di cittadini<br />
deve essere, per i sopravvissuti e per i posteri, un<br />
dovere assoluto.<br />
Invece, il velo di oblio steso su tanti sacrifici e tanti<br />
eroismi viene giustificato dal desiderio di non rinfocolare<br />
odi, di non celebrare una guerra non voluta ma di<br />
ricondurre gli animi sulla strada <strong>del</strong>la comprensione e<br />
<strong>del</strong>l'amore. Nel frattempo non si perde occasione per<br />
ricordare atroci fatti di sangue attribuiti ai "nazifascisti"<br />
e le nostre case editrici sembra facciano a gara nel<br />
divulgare libri italiani dai quali la figura <strong>del</strong> combattente<br />
italiano esce immiserita e vilipesa. È evidente lo sforzo<br />
teso a cancellare dalla nostra memoria ma, più che<br />
altro, ad evitare che si formi nella memoria <strong>del</strong>le nuove<br />
generazioni, il ricordo di coloro che, senza calcoli di utilità<br />
personale, risposero all'appello <strong>del</strong>la Patria in armi<br />
ed alla stessa offrirono anche il sacrificio supremo <strong>del</strong>la<br />
loro vita. In questa situazione, quale concetto ritenete<br />
possano farsi dei loro padri e dei loro nonni i nostri figli<br />
e nipoti e quale rispetto possano provare per loro dato<br />
che, secondo gli storiografi ufficiali (ed i libri di scuola),<br />
non hanno fatto che scappare dall'inizio alla fine <strong>del</strong>la<br />
guerra?<br />
Eppure le cose sono andate ben diversamente se lo<br />
storico inglese Gorelli Barnett, commentando la battaglia<br />
di El Alamein, cosi ha scritto: "Considerata l'immensa<br />
superiorità di forze fra le opposte armate,<br />
quello che sorprende di più non è il fatto che vincessimo<br />
la battaglia, ma che fossimo stati sul punto di perderla<br />
e che le forze <strong>del</strong>l'Asse siano riuscite, per 12 lunghi<br />
giorni, a sbrogliarsela contro una forza talmente<br />
superiore."<br />
Questo non è un inno alla guerra. Sarebbe <strong>del</strong>ittuoso<br />
instillare nei giovani l'idea che non vi sia altra soluzione<br />
per risolvere i problemi internazionali che il ricorso<br />
alle armi, ma è altresì altrettanto <strong>del</strong>ittuoso non prepararli<br />
ad una tale deprecabile evenienza e non ricordare<br />
loro che, malgrado le alterne vicende <strong>del</strong>la storia<br />
militare <strong>del</strong> loro Paese, molti di coloro che li hanno preceduti<br />
sono stati capaci di esprimere il meglio di loro<br />
stessi al servizio <strong>del</strong>la Patria in armi.<br />
Dopo questa premessa, occorre definire che cosa<br />
esattamente significa il termine "Patria": questa parola<br />
così grande e dolce il cui solo suono commuove tanto<br />
profondamente?<br />
Ritengo che possa definirsi come la terra abitata da<br />
un popolo e che ciascuno dei suoi componenti sente
come la propria, non tanto per il fatto di<br />
abitarvi, quanto perché in essa è nato, in<br />
essa sono vissuti i suoi genitori, in essa<br />
spera vivranno i suoi figli e, in genere, perché<br />
essa costituisce l'ambiente, il limite spaziale<br />
entro cui si realizza quella comunanza<br />
di origini, di lingua, di storia e di tradizioni<br />
che caratterizzano appunto il popolo stesso.<br />
Si tratta quindi di un concetto non limitato<br />
al solo territorio, ma comprendente<br />
anche gli uomini che <strong>del</strong>la Nazione fanno<br />
parte e tutto quel complesso di istituzioni,<br />
di tradizioni e di ideali che nella coscienza<br />
dei singoli acquista, più che una concretezza<br />
ben definita, il valore di un mito. La<br />
Patria è, perciò, l'assoluto di fronte al quale<br />
individui e gruppi sono il relativo ed individui<br />
e gruppi sono pensabili solo in quanto<br />
siano nella Patria.<br />
E allora perché non avere il coraggio civile<br />
e l'orgoglio di ricordare Coloro che, spinti<br />
unicamente da cristallino amor di Patria, per la Patria<br />
combatterono e si immolarono?<br />
Sessantotto anni fa correva quel 1942 così ricco di<br />
gloriosi e drammatici avvenimenti sui vari fronti di<br />
guerra: iniziato con la riconquista <strong>del</strong>la Cirenaica, vide<br />
poi la battaglia <strong>del</strong> Don, le azioni nel Mar Nero dei<br />
nostri Mas, la battaglia aereonavale di mezz'agosto nel<br />
Canale di Sicilia, l'indomito coraggio dei nostri aerosiluranti,<br />
la 2^ battaglia <strong>del</strong> Don con la famosa carica <strong>del</strong><br />
Savoia Cavalleria a Jabuchenskij, la battaglia di<br />
Serafimovic, nella quale furono particolarmente impegnati<br />
i Bersaglieri <strong>del</strong> 3° Reggimento, le gloriose azioni<br />
<strong>del</strong>la X^ Mas e <strong>del</strong> Gruppo <strong>del</strong>l'Orsa Maggiore a<br />
Gibilterra e Cadice, le battaglie di El Alamein, la terza<br />
battaglia <strong>del</strong> Don con la disperata difesa <strong>del</strong>l'ARMIR e,<br />
in particolare, <strong>del</strong> Corpo d'Armata Alpino - le divisioni<br />
Julia, Tridentina e Cuneense furono le ultime ad iniziare<br />
il ripiegamento - le terribili e gloriose tappe <strong>del</strong>la<br />
ritirata-martirio in Russia: Arbusow, Millerowo,<br />
Cercovo, Nikitowka e Nikolajewka. Ma, in particolare,<br />
nel marzo di quell'anno moriva in un lettino di ferro<br />
<strong>del</strong>la stanza n.25 <strong>del</strong>la Clinica "Maya Canberry Nursing<br />
Home" di Nairobi (ove era stato ricoverato il precedente<br />
5 febbraio, trasportatovi dal campo di Donyo<br />
Sabouk, vicino a Nairobi) S.A.R. Amedeo di Savoia Duca<br />
d'Aosta, l'eroe <strong>del</strong>l'Amba Alagi, "la sola figura di spicco<br />
degli ultimi cinquant'anni che gli Italiani accettino<br />
senza dissensi ne amarezze" (così scriveva nel 1952<br />
Virginio Lilli). Egli, che avrebbe senz'altro ben figurato<br />
nell'Italia risorgimentale di Garibaldi e di Cavour, oggi<br />
riposa nel cimitero di Nyeri, nel Kenia, fra 675 soldati<br />
italiani morti in prigionia e sulla sua tomba si erge una<br />
stele che ne sorregge il volto e sulla quale è inciso il suo<br />
estremo saluto: "Ai miei soldati di terra, <strong>del</strong> mare e <strong>del</strong><br />
cielo, compagni d'arme in tante campagne d'Italia e di<br />
Libia, ai miei camerati di prigionia e a tutti quelli che<br />
con indomito valore mi hanno seguito in questa epopea<br />
africana, con il mio addio riconoscente, lascio il<br />
retaggio."<br />
Senza pretendere, anche perché risulterebbe troppo<br />
lungo e si rischierebbe senz'altro di ometterne<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Un solitario carabiniere a cavallo diede la forza ai<br />
nostri soldati di rompere l’assedio ad Arbusow<br />
21<br />
molti, di voler rievocare ad uno ad uno tutti i valorosi<br />
che lasciarono il loro nome legato ad eroici fatti d'arme,<br />
limitiamoci a ricordare con grande rispetto i valorosi<br />
combattenti <strong>del</strong>la seconda guerra mondiale, senza<br />
alcuna graduazione ma accomunandoli tutti, indistintamente,<br />
in un unico reverente e commosso pensiero<br />
poiché la gloria ed il rispetto <strong>del</strong>la Patria spettano<br />
soprattutto ai vinti quando si sono battuti con onore e<br />
coraggio fino al limite <strong>del</strong>le umane possibilità ed oltre.<br />
Un episodio valga per tutti: "La vigilia di Natale <strong>del</strong><br />
1942, mentre i 10.000 superstiti <strong>del</strong>le Divisioni Torino,<br />
Pasubio, Ravenna e di alcuni reparti corazzati tedeschi<br />
erano inchiodati da un imponente accerchiamento<br />
russo ad Arbusow e sempre più fievoli, malgrado i<br />
furiosi contrattacchi, si facevano le speranze di uscire<br />
da quella che ormai era nota come la , fu visto un giovane Carabiniere a cavallo<br />
galoppare risoluto verso le linee nemiche agitando un<br />
vessillo tricolore ed incitando i compagni ad un estremo<br />
sforzo di vita o di morte.<br />
Fu come l'apparizione di un essere sovrannaturale<br />
che invocato dalle preghiere <strong>del</strong>le mamme lontane,<br />
fosse venuto per guidarli alla salvezza. Lo videro passare<br />
fra loro come una di quelle figure allegoriche, di<br />
quegli eroi leggendari che avevano eccitato la loro fantasia<br />
di fanciulli: ed ecco sul suo cavallo avanzava con<br />
slancio crescente fra gli scoppi <strong>del</strong>le granate e le raffiche<br />
<strong>del</strong>le mitragliatrici, avanzava come spinto da una<br />
forza incoercibile, come se nulla potesse fermarlo e<br />
scomparve verso le linee nemiche.<br />
Tutti allora si levarono in piedi come attratti da una<br />
suggestione irresistibile e si lanciarono sull'erta senza<br />
rispettare alcuna forma prudenziale di combattimento:<br />
di fronte a tanta subitanea furia il nemico non poté<br />
fare a meno di allargare il cerchio di assedio consentendo<br />
il passaggio dei superstiti. Alla fine <strong>del</strong> combattimento<br />
fu visto tornare il cavallo <strong>del</strong> Carabiniere: unica<br />
traccia <strong>del</strong> leggendario cavaliere erano alcune chiazze<br />
di sangue sulla gualdrappa <strong>del</strong> quadrupede, anch'esso<br />
mortalmente colpito."<br />
A chiusura di queste mie annotazioni vorrei dedica-
e a tutti indistintamente i nostri caduti, noti ed ignoti,<br />
le parole dettate dalla Medaglia d'Oro Tenente<br />
Colonnello Giovanni Alberto Bechi Luserna per il cimitero<br />
<strong>del</strong> Km 42 ad El Alamein:<br />
"Fra le sabbie non più deserte, son qui di presidio<br />
per l'eternità i ragazzi <strong>del</strong>la Folgore, fior fiore di un<br />
popolo e di un esercito in armi. Caduti per un'idea<br />
senza rimpianti, onorati dal ricordo <strong>del</strong>lo stesso nemico.<br />
Essi additano agli Italiani, nella buona e nella avversa<br />
fortuna, il cammino <strong>del</strong>l'Onore e <strong>del</strong>la gloria.<br />
Viandante arrestati e riverisci. Dio degli eserciti accogli<br />
gli spiriti di questi ragazzi in quell'angolo <strong>del</strong> cielo che<br />
riserbi ai martiri ed agli eroi."<br />
I sacrifici, gli errori, gli orrori, i morti <strong>del</strong>l'ultima<br />
guerra stanno maturando negli europei il sentimento<br />
<strong>del</strong>la loro unità al di sopra <strong>del</strong>le divisioni e dei contrasti<br />
più estremi. Questa è stata la vera vittoria perché la<br />
guerra, dal punto di vista economico e militare, tutta<br />
l'Europa l'ha perduta assieme, vinti e vincitori. Senza<br />
quei morti e quelle distruzioni non ci sarebbe oggi in<br />
Europa il sentimento <strong>del</strong>l'unione che deve essere la<br />
nostra persuasione e la nostra bandiera, così come<br />
senza i morti ed i sacrifici <strong>del</strong>la guerra '15/'18 non vi<br />
sarebbe stato per l'Italia, specie dopo il disastro di<br />
Caporetto, il senso <strong>del</strong>l'unità nazionale.<br />
Il messaggio dei Caduti in guerra al servizio <strong>del</strong>la<br />
Patria è, pertanto, un messaggio di amore, di fede e di<br />
pace che vi è da augurarsi possa venir ascoltato e capito<br />
da tutti, ma specialmente dai giovani se veramente<br />
vorranno essere i fe<strong>del</strong>i servitori <strong>del</strong> loro Paese adoperandosi<br />
nei rispettivi campi di lavoro per l'affermazione<br />
ed il mantenimento di un ordine basato sulla comprensione,<br />
sulla pace e sulla fratellanza.<br />
Ce lo confermano anche le parole <strong>del</strong>l'allora<br />
Presidente <strong>del</strong>la Repubblica Giuseppe Saragat che così<br />
concluse il suo intervento alla cerimonia inaugurale <strong>del</strong><br />
Sacrario dei Caduti d'Oltremare di Bari (nel quale erano<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Bari: il Sacrario dei Caduti d’oltremare<br />
22<br />
state composte 42.747 salme, 21.500 <strong>del</strong>le quali appartenenti<br />
ad ignoti, recuperate amorevolmente sui vari<br />
campi di battaglia):<br />
"A Loro chiederemo di ispirarci sentimenti di amore<br />
di Patria, il dono che Essi possono ancora farci, al di là<br />
<strong>del</strong>la morte. Inchiniamoci reverenti alla Loro memoria.<br />
<strong>Qui</strong> verranno le madri e le spose, verranno i padri, i fratelli,<br />
i figli a portar Loro il tributo <strong>del</strong> proprio affetto.<br />
Ma a tutti noi incombe di onorarne il ricordo. Quale<br />
che sia la vicenda in cui Essi perirono, il Loro sacrificio<br />
non sarà stato vano se, da questo luogo che oggi Li<br />
accoglie in pace, noi trarremo ispirazione e propositi di<br />
civili virtù. Giacché le onoranze sarebbero sterili ed i<br />
monumenti muti se questo non avvenisse in noi."<br />
Oggi sembra che tutto ciò sia considerato come<br />
una sciocca e vana retorica che può solo far sorridere;<br />
il valore, l'onor militare e lo spirito di sacrificio non<br />
contano quasi più nulla e non sono né apprezzati né<br />
graditi. È di moda invece denigrare quasi i combattenti,<br />
mettere in ridicolo i sentimenti migliori <strong>del</strong>l'animo<br />
umano, gettare fango sulla maggior parte degli<br />
ufficiali. E non c'è da meravigliarsi se anche nella<br />
scuola, che dovrebbe curare l'educazione morale e<br />
spirituale <strong>del</strong>la gioventù, non si pensa più a coltivare<br />
questi sentimenti.<br />
Quando si sogna la libertà dalla morale, dai costumi<br />
e dall'onore, a cosa possono servire i sentimenti migliori<br />
e più elevati <strong>del</strong>l'animo umano? Può valere la pena di<br />
tirar fuori episodi che ricordino quella bieca, odiata<br />
guerra <strong>del</strong>la quale più nessuno vuol sentir parlare? La<br />
seconda guerra mondiale è stata messa al bando perché<br />
fascista; la prima guerra mondiale serve solo per<br />
rispolverare nei discorsi <strong>del</strong>le grandi occasioni vecchie<br />
frasi ad effetto. Chi vuol sentire oggi parlare di Patria,<br />
di onore, di virtù militari?<br />
Eppure ci sarebbe tanto da raccontare ai giovani<br />
su queste guerre! Episodi importanti, ma anche episodi<br />
semplici, modesti,<br />
senza nulla di eroico e di<br />
grande, ma che potrebbero<br />
tuttavia servire di educazione<br />
spirituale e morale<br />
ai giovani ... e per ricordare<br />
loro che ci sono stati<br />
nel passato degli uomini<br />
che hanno avuto un concetto<br />
ben più elevato <strong>del</strong><br />
dovere, <strong>del</strong>la dignità<br />
umana, <strong>del</strong>l'onor militare<br />
e <strong>del</strong>l'amor di Patria.<br />
E infine, perché non<br />
ricordare la lapide di un<br />
soldato inglese caduto nell'inferno<br />
di El Alamein:<br />
"Per il mondo eri un<br />
soldato, per me eri il<br />
mondo".<br />
Giuseppe Cesare Maria<br />
Cigliana<br />
(Socio <strong>del</strong>la Federazione di<br />
Roma)
IL NASTRO AZZURRO<br />
LUIGI STIPA "PIONIERE DELL' AERONAUTICA"<br />
Luigi Stipa e la “botte volante”<br />
Luigi Stipa, classe 1900 (due lauree, la prima in<br />
Ingegneria Civile e la seconda in Ingegneria<br />
Aeronautica), fu tra i tecnici italiani più geniali <strong>del</strong><br />
nostro secolo e un autentico precursore <strong>del</strong>la moderna<br />
ingegneria aeronautica, ma ebbe una singolare vicenda<br />
umana e professionale. Infatti la storia di questo<br />
inventore, che con brillante intuizione realizzò i primi<br />
mo<strong>del</strong>li di velivoli a reazione, è costellato di rifiuti, di<br />
promesse non mantenute, di porte chiuse in faccia che,<br />
per vari aspetti, quale uomo semplice legato alle proprie<br />
origini e alla sua Patria, egli fu costretto a subire.<br />
Fu l'ideatore di alcuni tra i più rivoluzionari sistemi di<br />
propulsione aerea: l'ala a turbina che portò alla realizzazione<br />
<strong>del</strong>lo Stipa-Caproni, primo apparecchio a reazione<br />
italiano (la classica famosa "Botte") e il meccanismo<br />
di Pulsoreattore, una tecnologia che verrà utilizzata<br />
dai progettisti <strong>del</strong> Terzo Reich, niente di meno che<br />
sulla famigerata bomba V 1.<br />
Inoltre progettò i suoi bombardieri portando avanti<br />
in particolare un bimotore metallico, un trimotore con<br />
fusoliera metallica e ali in legno, un quadrimotore<br />
metallico a quattro tubi. Ma questo progetto come altri<br />
furono osteggiati dai vertici, così pure la<br />
possibilità di nuovi progetti all'estero.<br />
L'ennesima <strong>del</strong>usione la ebbe nello studio<br />
che compì nell'applicazione <strong>del</strong> pulsoreattore<br />
ad un siluro marino. Il prototipo di questo<br />
siluro era in corso di costruzione per conto<br />
<strong>del</strong>la Regia Marina presso l'arsenale di La<br />
Spezia, ma il sopraggiungere <strong>del</strong>l'armistizio<br />
<strong>del</strong>l'8 settembre 1943 e la disgregazione che<br />
ne seguì impedirono la conclusione dei lavori<br />
e la successiva produzione in serie.<br />
Insomma una genialità indiscutibile, <strong>del</strong>la<br />
quale non poté mai raccogliere i frutti.<br />
Indifferenza dei vertici militari <strong>del</strong>l'epoca?<br />
Ostracismo da parte <strong>del</strong> potere accademico?<br />
Timore nei confronti di una mente troppo<br />
brillante per gli standard scientifici di allora?<br />
Forse una o tutte e tre le cose insieme.<br />
Tra il 1937 e il 39 rimase vittima di un'altra<br />
23<br />
sfortunata ed estenuante vicenda di offerte e contro-offerte<br />
di lavoro da parte <strong>del</strong> governo francese<br />
e <strong>del</strong>l'Aeronautica italiana, vicenda che si concluse<br />
con l'interruzione <strong>del</strong> progetto di ricerca oltralpe<br />
anche a causa <strong>del</strong>la nazionalizzazione <strong>del</strong>l’industria<br />
Aeronautica francese.<br />
Frattanto nella guerra di liberazione, l'allora<br />
capitano Stipa, insegnante di costruzioni aeronautiche<br />
alla scuola allievi sottoufficiali di Orvieto,<br />
organizzò la resistenza che lo porterà nel suo<br />
Piceno distinguendosi con atti di valore tanto da<br />
meritare la Medaglia d'Argento al Valor Militare.<br />
Dopo alterne vicende, dovranno passare alcuni<br />
decenni prima che compaiano all'orizzonte i<br />
segni <strong>del</strong> possibile e definitivo riconoscimento<br />
dei suoi meriti.<br />
Finalmente intervenne una legge "ad hoc" che<br />
attribuì a Stipa, in virtù dei suoi meriti eccezionali,<br />
il grado di Generale Ispettore <strong>del</strong> Genio<br />
Aeronautico (era il 1985) e nel 1991 l'Aeronautica<br />
Militare gli conferì la Medaglia d'Oro al Merito<br />
Aeronautico. La cerimonia si tenne presso l'Accademia<br />
Aeronautica di Pozzuoli. Il Capo di Stato Maggiore<br />
<strong>del</strong>l'Aeronautica, Generale Stelio Nardini in persona,<br />
gli volle consegnare l’alto riconoscimento.<br />
Luigi Stipa morirà di li a poco, nel gennaio ‘92, nella<br />
sua casa di Ascoli Piceno chiudendo un percorso di vita<br />
geniale e tormentato.<br />
La città di Ascoli Piceno, dopo che si era costituito un<br />
comitato promotore attivato dall'aviere Remo<br />
Mazzuca, in data 25 ottobre 2008, grazie alla sensibilità<br />
<strong>del</strong> sindaco dott. Ing. Piero Celani, gli ha dedicato un<br />
monumento raffigurante il velivolo da lui ideato, la<br />
ormai nota "botte volante".<br />
Alla cerimonia erano presenti le massime Autorità<br />
Civili e Militari, in particolare i vertici <strong>del</strong>l 'aeronautica<br />
Militare, un picchetto <strong>del</strong> 235° Reggimento Piceno con<br />
il Comandante Col. Andrea Bartolucci, oltre che le scolaresche,<br />
il "<strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>" di Ascoli Piceno e le<br />
Associazioni Combattentistiche ed' Arma.<br />
Federazione di Ascoli Piceno<br />
Riproduzione <strong>del</strong>lo “Stipa-Caproni” noto anche come<br />
“Botte volante”
D<br />
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IL NASTRO AZZURRO<br />
TRAGICI RICORDI<br />
In occasione degli incontri che ho avuto con gli studenti di 3^ classe di due scuole <strong>del</strong>la mia città, richiesto<br />
dagli studenti di raccontare gli episodi più angosciosi <strong>del</strong>la mia guerra sul mare, ho rievocato innanzitutto<br />
quello più sofferto <strong>del</strong> primo anno <strong>del</strong>la guerra quando a Taranto, all’apertura <strong>del</strong>le paratie stagne<br />
abbiamo trovato, al rientro <strong>del</strong> “Vittorio Veneto” da Capo Matapan, un grappolo di nostri marinai tutti<br />
morti irrigiditi attaccati uno dietro l’altro sulla scaletta ferrata che dalla Santa Barbara <strong>del</strong>l’unità porta in<br />
coperta. Quella dolorosissima vista è tuttora impressa nella mia mente e mi riempie il cuore di angoscia<br />
come il ricordo di quando nel 1942 sul “Maestrale”, scortando un convoglio di navi, non avevamo potuto<br />
fermarci per soccorrere i naufraghi italiani, fra i quali anche compagni d’accademia, imbarcati sulla nave<br />
affondata dai siluri inglesi. Ho dovuto continuare nella scorta al resto <strong>del</strong> convoglio per riuscire a far arrivare<br />
a Tripoli quanto più possibile. Ma le urla, le imprecazioni, le preghiere di chi, ancora vivo in acqua,<br />
vedeva il “Maestrale” allontanarsi lasciandoli morire, non le ho dimenticate e pur confortato dal dovere<br />
compiuto, non le dimenticherò mai.<br />
Giorgio Zanardi<br />
LETTERA DI NATALE DI UN BAMBINO MUSULMANO<br />
Salve a tutti,<br />
sono Mohamed, bambino musulmano di dieci anni e abito a Milano. Stamattina ero contento di andare a<br />
scuola perché dovevamo andare a vedere il presepe e a festeggiare con i canti di Natale. Invece la maestra<br />
ha detto che per rispetto nei miei confronti si resta in classe e non si festeggia Natale. Gesù Bambino è troppo<br />
offensivo per noi islamici, ha detto, la Madonna vergine, devota e madre, è un insulto ai diritti <strong>del</strong>le<br />
donne e il bue e l'asinello sono un'offesa per gli animali ridotti a termosifoni <strong>del</strong>la capanna. Ma il Natale<br />
tutto, ha detto, mortifica quelli come me, che non sono cristiani. Ci offende e ci prende in giro perché ci<br />
riduce, nel presepe, a beduini, pastori e cammellieri. Ma la maestra non sa che per noi islamici beduini non<br />
è un'offesa, e nemmeno pastori e cammellieri. Mio zio è cammelliere e ha pure le capre e io da grande<br />
volevo fare il beduino.<br />
Non vi dico la rabbia che mi ha preso quando ci ha detto che non si festeggia Natale per rispetto di<br />
noi islamici. Questa cosa che non si festeggia perché ci sono io musulmano mi ha fatto odiare per la prima<br />
volta da tutti i miei compagni di classe ché hanno capito che a causa mia e <strong>del</strong>la mia famiglia non si festeggia<br />
Natale e non si canta ma si interroga e si fanno i compiti. Mi hanno preso per uno che piange e si<br />
arrabbia se gli altri festeggiano, non ama il Bambinello e detesta la Madonna. Dicono che vengo dalla<br />
Rabbia saudita.<br />
Vedono me, mia madre Fatima e mio padre Alì, come guastafeste e anche un poco terroristi.<br />
E invece non è vero: a me piace Natale e a casa mia di solito a Natale si mangia l'agnellone perché pure<br />
per noi è una mezza festa, mi è simpatico il Bambinello, la gente intorno al presepe è tutta <strong>del</strong>le mie parti,<br />
tutti mediorientali come me. A parte gli angeli che sono come le hostess degli aerei, vivono in cielo e non<br />
hanno una loro terra.<br />
Il giorno prima <strong>del</strong>la festa di tutti i Santi, la mia maestra ha detto che non dobbiamo festeggiare perché<br />
si offendono gli islamici, gli ebrei, i non credenti e pure i protestanti. Poi, d'accordo con il capo d'istituto,<br />
ci ha riuniti tutti intorno alla cattedra e ha tolto dal muro il crocifisso. Ha detto che quel segno lì, sperduto<br />
sul muro a fianco alla lavagna, che io non avevo mai notato, offendeva me e tutti quelli che come me<br />
non credono e non pregano per Cristo. I miei amici dicevano: “Ma che ti ha fatto di male Gesù? Che ha<br />
fatto alla tua famiglia?” E io non sapevo cosa dire perché non mi aveva fatto niente, mi faceva solo pena.<br />
Ora che la maestra ha tolto il crocifisso, l'albero, il presepe, la festa di Natale, il panettone, i canti e le<br />
preghiere perché offendevano me, una mia amichetta ha detto: “Ma perché sei così incazzoso e ti offendi<br />
per ogni cosa che abbiamo e festeggiamo noi?” Ma io non mi offendo mica, è lei, è la maestra che dice<br />
così. Ho paura che ci toglierà pure Pasqua perché offende noi musulmani. Ho paura che si inventerà qualcosa<br />
per toglierci pure le vacanze <strong>del</strong>l'estate e dirà che non si fanno perché noi musulmani odiamo il mare<br />
e preferiamo il deserto. Bugia, a me piace il mare. Io non so perché voi italiani vi vergognate di fare le cose<br />
che avete sempre fatto, di far vedere agli altri le cose che vi piacciono da sempre; non volete farci capire<br />
che pure voi avete un dio, solo che lo chiamate e lo vedete in altro modo. Ho l'impressione che questa maestra<br />
trova la scusa che c'è in classe l'islamico, ma è lei che non sopporta il Natale. Forse perché s'annoia,<br />
forse perché da bambina perdeva a tombola o forse perché il marito la trova racchia.<br />
Questa storia che si deve rispettare me che sono islamico mi ha stufato! A me il presepe piace; mi piace<br />
meno quel panzone vestito di rosso, Babbo Natale, che mi sembra un pagliaccio carico di vizi, pensa solo a<br />
ingrassare e a farci ingrassare e mi fa pure paura perché è travestito. Anzi una volta ho chiesto alla maestra<br />
come si dice di uno che ama i bambini? E lei mi ha detto "pedofilo". Babbo Natale allora è pedofilo.<br />
Perché non lo mettete in galera? Ma poi non dite che lo fate per rispetto <strong>del</strong> bambino islamico. Smettetela<br />
perché se andiamo avanti così, nessuno mi invita più a giocare insieme. Non avete capito che a forza di<br />
rispettarmi, mi state escludendo da ogni vostra festa.<br />
Comunque ora che non ci sente la maestra dico la parolaccia: Buon Natale!<br />
(liberamente tratto dal web)<br />
L’ironia con la quale viene trattato un tema scabroso, non dimentichiamo che la presenza o meno <strong>del</strong> crocefisso<br />
nelle aule scolastiche italiane è all’attenzione <strong>del</strong>la Corte Europea, forse contribuisce a far sì che la<br />
parola “tolleranza” abbia il giusto significato. Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> sostiene valori essenziali, come l’Amore per<br />
la Patria e l’Onore Militare, posti alla base <strong>del</strong>la coesione sociale, che è importante che tornino ad essere i<br />
valori fondanti <strong>del</strong>la nostra società. Proprio la loro mancanza conduce sempre più persone, come l’ipotetica<br />
maestra sopra esemplificata, ad assumere atteggiamenti molto discutibili pensando di essere nel giusto.<br />
24
IL NASTRO AZZURRO<br />
NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO -<br />
NOTIZIE IN AZZURRO<br />
MOSTRA RETROSPETTIVA DI NINO VILLANTI, MAVM, AZZURRO E PITTORE<br />
Dal 6 al 27 marzo u.s., presso la chiesa di San Domenico a Pisa, si è<br />
tenuta la "Mostra retrospettiva" dal titolo “NINO VILLANTI - Concerto".<br />
Infatti, la mostra è stata aperta sabato 6 marzo da un concerto <strong>del</strong> trio<br />
d'archi "Quolibet” che ha eseguito brani di Beethoven e di Borodin.<br />
Nino Villanti, definito il "pittore degli alberi", è nato a Palermo nel<br />
1921 dove ha vissuto fino al 1938. Militare di carriera nei paracadutisti,<br />
nella seconda guerra mondiale si è distinto in varie imprese, tra cui la<br />
cattura di 260 prigionieri tedeschi che gli è valsa la Medaglia d'Argento<br />
al Valor Militare. Dopo la guerra, si iscrive al <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>. Nel 1955<br />
si stabilisce a Pisa, città che lo ha accolto, amato ed apprezzato, e dove<br />
muore il 1° gennaio 2009.<br />
Nel 1956 inizia la sua attività pittorica. Autodidatta, si è formato<br />
sulla lettura dei classici e sullo studio dei pittori <strong>del</strong> '400 e <strong>del</strong>l'800, fino<br />
a prediligere, i moderni artisti <strong>del</strong> "simbolismo" e <strong>del</strong> "surrealismo". Ha<br />
conseguito il diploma internazionale di disegno e pittura con eccellenti<br />
risultati. Nel 1960 tiene la prima mostra personale nel Circolo <strong>del</strong>la<br />
Caserma dei Paracadutisti di Pisa. L'incontro con il grande maestro<br />
Piero Semeraro è determinante: con lui esplora, con pennelli e cavalletto,<br />
la campagna pisana e i suoi alberi. La pittura <strong>del</strong> Villanti, inizialmente<br />
conformata a schemi post macchiaioli con suggestioni di stampo<br />
naturalistico e classicheggiante, si trasforma negli anni in surrealista,<br />
fiabesca, dalle atmosfere di sapore metafisico. L'albero, ispiratore<br />
<strong>del</strong>l'Artista, assume movenze umane e <strong>del</strong>l'uomo fa suoi i sentimenti:<br />
soffre, piange, gode, ama, muore e, in un contesto di toni ocra, viola e<br />
azzurro, prende corpo e crea incredibili suggestioni.<br />
Dal 1964 al 1992 Nino Villanti ha presentato mostre personali e collettive in varie città italiane ed estere. Nel 1988<br />
inaugura una sua grande mostra a Taiwan. Numerosi i riconoscimenti e premi ottenuti, fra i quali la nomina di<br />
"Accademico Tiberino" nel 1968, Membro Onorario in "Painting art" dalla Columbian Academy U.S.A. nel 1974,<br />
Medaglia d'Oro con nomina di Accademico a Salsomaggiore Terme nel 1978, Professore honoris causa in discipline<br />
umanistiche <strong>del</strong>la Interamerican University of Humanistic Studies nel 1988, Ufficiale <strong>del</strong>l'ordine "al Merito <strong>del</strong>la<br />
Repubblica Italiana" nel 1992.<br />
Il nome di Nino Villanti appare in molte pubblicazioni d'arte: fra tutte il Dizionario Comanducci di Milano.<br />
DAGLI ORAZI E CURIAZI AL ''VIRTUAL WAR''?<br />
Organizzata il 6 maggio scorso, a Napoli, da Alenia Aeronautica, società di Finmeccanica ed MSC Software, la terza<br />
edizione <strong>del</strong>la conferenza internazionale "Virtual Testing & Engineering Simulation in Aerospace & Defence".<br />
L'incontro, nell'aula magna <strong>del</strong>l'Accademia Aeronautica a Pozzuoli, ha visto la partecipazione di numerose aziende<br />
dedicate alla ricerca ed al futuro <strong>del</strong>lo sviluppo <strong>del</strong>la comunità aerospaziale europea. Agusta Westland, Thales Alenia<br />
Space, Enac, IBM, Cira, EADS, tanto per citare alcuni produttori che hanno inviato i loro rappresentanti al seminario.<br />
Le parole <strong>del</strong> CEO di Alenia Aeronautica, ingegner Giovanni Bertolone, hanno dato impronta molto positiva al<br />
seminario: "Le istituzioni hanno capito che il mondo <strong>del</strong>la simulazione è importante. Nel campo <strong>del</strong>la simulazione,<br />
Alenia, piccola azienda nel mondo ma grande nello scenario italiano, si aspetta tempi più brevi e costi più bassi."<br />
Innegabile che l'uso <strong>del</strong> "simulatore" applicato alle varie attività di certificazione, di controllo, di prove e di addestramento,<br />
possa offrire ampie applicazioni a fronte di costi più accettabili.<br />
DISTRUTTE TUTTE LE BOMBE A GRAPPOLO NORVEGESI<br />
20 luglio - Udici giorni prima che la Convenzione sulle armi a grappolo fosse entrata in vigore, la Norvegia avevagià<br />
completato uno dei suoi obblighi fondamentali. Venerdì 16 luglio il Segretario di Stato <strong>del</strong> Ministero <strong>del</strong>la Difesa<br />
norvegese, Roger Ingebrigtsen, ha premuto il bottone per distruggere l'ultimo lotto di armi a grappolo. La distruzione<br />
ha avuto luogo in una vecchia miniera a Løkken Verk a sud <strong>del</strong>la città di Trondheim. La Norvegia è stata fra i primi<br />
paesi a iniziare la distruzione dei depositi <strong>del</strong>le armi a grappolo dopo la firma <strong>del</strong>la Convenzione.<br />
Il Segretario di Stato <strong>del</strong> Ministero degli Affari Esteri, Espen Barth Eide, ha dichiarato: "L'obbligo di distruggere i<br />
depositi di armi a grappolo è la garanzia più importante per la non proliferazione. Distruggendo i depositi noi assicuriamo<br />
che le munizioni non saranno più nuovamente utilizzate e che le risorse saranno riallocate per lo sgombero<br />
<strong>del</strong>le zone contaminate e per l'assistenza <strong>del</strong>le vittime."<br />
25
Il Regio Esercito italiano usciva dalla grande prova di<br />
Caporetto gravemente diminuito nei suoi organici e<br />
nelle sue capacità combattive. In quindici giorni esso<br />
aveva perduto un'intera Armata, la II^, buona parte <strong>del</strong>le<br />
truppe <strong>del</strong>la zona carnica e parte <strong>del</strong>la IV^ Armata, mentre<br />
soltanto la III^ era ancora in buono stato di efficienza.<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
8 NOVEMBRE 1917 - "CAPORETTO"<br />
Caporetto Caporetto<br />
8 novembre novembre<br />
1917: soldati austriaci all’attacco<br />
si attesta sul Piave dopo Caporetto<br />
26<br />
In sostanza tutto ciò si compendiava in 265mila prigionieri,<br />
3152 pezzi di artiglieria perduti, 1750 bombarde, 3000<br />
mitragliatrici, 40.000 fra morti e feriti: quest'ultimo dato<br />
dimostra che una certa resistenza, sia pur ridotta, ci fu.<br />
Fu necessario mandare nelle retrovie i circa 300.000<br />
uomini sbandati per formare di nuovo i reparti. In compenso<br />
però il fronte si era notevolmente<br />
accorciato e quindi permetteva, aggrappandosi<br />
alle pendici <strong>del</strong> Grappa e <strong>del</strong> Montello,<br />
snodandosi quindi lungo le sponde <strong>del</strong> Piave,<br />
di ben sperare per la difesa.<br />
La grave situazione determinatasi in Italia<br />
impensieriva gli alleati, i quali già nel corso<br />
<strong>del</strong>lo stesso mese di ottobre avevano inviato<br />
loro ufficiali per rendersi conto di quali fossero<br />
le dimensioni <strong>del</strong> disastro. In particolare,<br />
premeva agli alleati comprendere se, ed entro<br />
quali limiti, fosse conveniente per loro distrarre<br />
forze dal fronte francese per impiegarle in<br />
Italia. Il 6 e 7 novembre si svolse a Rapallo una<br />
prima riunione interalleata, alla quale parteciparono<br />
per l'Inghilterra il primo ministro<br />
Lloyd Gorge ed il ministro Smuts, per la<br />
Francia il Presidente <strong>del</strong> Consiglio Painleve e il<br />
ministro Buillon, per l'Italia il nuovo
Presidente <strong>del</strong> Consiglio Vittorio Emanuele Orlando con il<br />
ministro Sonnino. Ognuno dei capi di governo era assistito<br />
dai propri ufficiali di stato maggiore. Per la Francia era<br />
presente Foch, per l'inghilterra Robertson e Wilson, per<br />
l'Italia il gen. Porro, Sottocapo di Stato Maggiore. Furono<br />
quelle per noi ore di vera agonia, prevalse l'opinione,<br />
sostenuta da Foch, di consentire l'invio in Italia di truppe<br />
alleate, ma la risoluzione di massima lasciava aperte<br />
molte questioni particolari, la cui gravità non era certo<br />
minore, relative al numero di truppe da inviare e al<br />
momento di farle entrare in azione. Gli alleati chiesero in<br />
modo categorico che venisse sostituito il generale<br />
Cadorna al comando supremo con altro comandante,<br />
tuttavia fra gli alleati permanevano perplessità circa la<br />
possibilità effettiva che l'Esercito Italiano potesse resistere<br />
sul Piave.<br />
Si decise quindi di ritrovarsi il giorno successivo, 18<br />
novembre, a Peschiera <strong>del</strong> Garda per un nuovo convegno<br />
al quale partecipava anche il Re Vittorio Emanuele III. La<br />
riunione avvenne in una modestissima sede di Comando<br />
di Battaglione (in una ex scuola) con unico arredamento<br />
un tavolo e qualche sedia e una stufa in terracotta. Alle<br />
10 <strong>del</strong> mattino il Re, accompagnato dal primo ministro<br />
Orlando e dai ministri Sonnino e Bissolati, giunse nel locale<br />
dove lo attendevano il francese Painleve, il generale<br />
Foch, l'inglese Lloyd Gorge, i generali Robertson e<br />
Wilson. La riunione durò circa due ore presieduta dal Re<br />
che, unico rappresentante <strong>del</strong>l'Esercito Italiano, con assoluta<br />
padronanza <strong>del</strong>l'argomento, parlando sempre in<br />
inglese, espose la situazione <strong>del</strong>la difesa e le condizioni<br />
<strong>del</strong> nostro esercito, smentì le sinistre e catastrofiche noti-<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Profughi Profughi<br />
durante la ritirata di Caporetto<br />
Caporetto<br />
27<br />
zie fatte correre<br />
sul<br />
"Manuale<br />
<strong>del</strong> soldato<br />
italiano",<br />
affermando<br />
che le risoluzioni<br />
prese<br />
dal nostro<br />
Comando<br />
non sarebbero<br />
in nessunamaniera<br />
mutate,<br />
dovendo<br />
bastare il<br />
nostro esercito,<br />
senza<br />
aiuti, ad assicurare<br />
la<br />
difesa <strong>del</strong><br />
suolo Patrio.<br />
La virtù<br />
persuasiva<br />
<strong>del</strong>la sue<br />
argomentazioni<br />
e, più<br />
Il Re Vittorio Vittorio<br />
Emanuele III e il<br />
di tutto, la<br />
sua fiera ed generale Armando Armando<br />
Diaz<br />
illimitata<br />
sicurezza nelle qualità guerriere <strong>del</strong> soldato<br />
italiano, prevalsero a dissipare le errate opinioni<br />
degli alleati ed a convincerli che il<br />
nostro esercito non avrebbe indietreggiato di<br />
un passo dalla linea fissata per la difesa. Gli<br />
alleati si inchinarono dinanzi alla chiara esposizione<br />
<strong>del</strong> sovrano ed alla fermezza <strong>del</strong>la sua<br />
volontà, ed al termine <strong>del</strong> convegno resero<br />
con irresistibile impulso spontanea testimonianza<br />
di tutta la loro ammirazione al Re<br />
Vittorio.<br />
Dopo la sostituzione <strong>del</strong> generale<br />
Cadorna col generale Armando Diaz, il 2<br />
novembre giunsero a Vicenza due divisioni<br />
francesi, seguirono due divisioni inglesi che si<br />
radunarono a Mantova ed infine, tra il 20<br />
novembre ed il 2 dicembre giunsero ancora<br />
cinque divisioni alleate: tre francesi e due<br />
inglesi. Comandava le truppe francesi il generale<br />
Fayoll e le inglesi il generale Plimentare.<br />
Cadorna seppe <strong>del</strong>la sua sostituzione già il 7<br />
novembre dal generale Porro proveniente da<br />
Rapallo. Per contentino fu nominato rappresentante<br />
per l'Italia nel Consiglio Superiore<br />
Interalleato. L'8 novembre 1932 nella scuola<br />
fu murata una lapide con l'epigrafe: "Con<br />
fede incrollabile nella gagliarda virtù dei soldati<br />
d'Italia, S.M. il Re Vittorio Emanuele III l'8<br />
novembre 1917 qui, con appassionata e saggia<br />
parola, alimentata da immenso amore per<br />
la Patria, sostenne che l'esercito italiano<br />
avrebbe combattuto fieramente con gli alleati<br />
e avrebbe sul Piave difeso con le sorti<br />
<strong>del</strong>l'Italia le fortune comuni”.<br />
Napoli 8 novembre 1932
IL NASTRO AZZURRO<br />
LA BATTAGLIA DI MONTELUNGO<br />
Chi da Napoli risale la penisola verso Roma, lungo<br />
la consolare Via Casilina poco oltre Mignano,<br />
trova la piana di Cassino sbarrata da una montagna<br />
carsica, alta sui 300 metri, per la sua forma allungata<br />
chiamata Montelungo. Alle pendici di questa<br />
montagna il viaggiatore trova, un po' sorpreso, un<br />
grande cimitero di guerra che raccoglie le salme dei soldati<br />
italiani come ricorda la lapide affissa all'entrata:<br />
"Quando era per i fratelli smarriti - vanità sperare<br />
follia combattere - primizia di credenti - noi soli quassù<br />
accorremmo - invitti per te cadendo - ITALIA - Se più<br />
<strong>del</strong>la vita ti amammo - il monte <strong>del</strong>la nostra fede - dove<br />
sepolti eloquenti restiamo - affida tu con i nostri nomi<br />
- ai fratelli rinati - per sempre."<br />
Questa lapide venne dettata dal Ten. Luigi Colombo<br />
di Lecco, per i fanti <strong>del</strong> 67° Reggimento Fanteria sepolti<br />
in quel cimitero insieme ai caduti <strong>del</strong>le unità regolari<br />
nella Guerra di Liberazione.<br />
L'8 settembre colse la Divisione Legnano, di cui il<br />
67° Rgt. Fanteria faceva parte, in trasferimento da<br />
Bologna alla Puglia. I fanti <strong>del</strong> 67° accolsero la notizia<br />
<strong>del</strong>l'armistizio con pensosa serenità, con l'esatta valutazione<br />
che in quell'ora la Patria chiedeva loro la suprema<br />
prova di fe<strong>del</strong>tà. Non si sbandarono quei fanti, non<br />
accolsero l'invito da più parti rivolto loro di abbandonare<br />
il reparto perché la guerra era finita, ma si strinsero<br />
compatti intorno alla loro Bandiera ed al loro<br />
Comandante, Col. Ulisse Bonfigli, pronti ad eseguire gli<br />
ordini <strong>del</strong> governo legittimo nel frattempo trasferitosi<br />
a Brindisi per evitare una prevedibile cattura.<br />
Tre giorni dopo soltanto, il Comando Supremo,<br />
preso atto <strong>del</strong>l'aggressione tedesca operata contro<br />
tutti i nostri reparti, ordinava a tutte le Forze Armate di<br />
Topografia satellitare di Montelungo<br />
28<br />
Cimitero di guerra di Montelungo<br />
considerare da quel momento i tedeschi come nemici e<br />
di agire di conseguenza.<br />
Il Reggimento attuava così schieramenti<br />
difensivi a Francavilla, a Brindisi, a Fasano e<br />
a S. Vito che lo mettevano subito di fronte al<br />
nuovo nemico. Ma lo sfacelo materiale e<br />
morale <strong>del</strong>la Nazione, la dura presenza <strong>del</strong>l'occupante,<br />
la necessità di riportare la<br />
Patria nel novero <strong>del</strong>le nazioni libere, esigevano<br />
ben altro. Ed il 28 settembre veniva<br />
costituito il I° Raggruppamento<br />
Motorizzato composto dal 67° Rgt. Fanteria,<br />
dal LI° Battaglione Bersaglieri e dall'11°<br />
Reggimento Artiglieria e da altre unità divisionali<br />
alle dipendenze <strong>del</strong>la V° Armata<br />
americana.<br />
"La prima grande unità celere<br />
<strong>del</strong>l'Esercito Italiano alla riscossa, chiamata<br />
ad operare per ricacciare dal suolo <strong>del</strong>la<br />
Patria le tracotanti truppe germaniche."<br />
come ebbe ad esprimersi il suo Comandante<br />
Gen. Vincenzo Dapino, nel suo primo ordine<br />
<strong>del</strong> giorno.
Ma finalmente il Raggruppamento venne messo a<br />
disposizione <strong>del</strong> II° Corpo d'Armata americano, comandato<br />
dal Gen. Keyes, ed il 6 dicembre ebbe l'ordine di<br />
tenersi pronto ad "attaccare, prendere e mantenere<br />
Monte Lungo" sostenuto ai lati dalla 36° Divisione<br />
americana.<br />
All'alba <strong>del</strong>l'8 dicembre, ovattata di densa nebbia, i<br />
fanti <strong>del</strong> I° Battaglione <strong>del</strong> 67° balzavano con impeto<br />
all'attacco <strong>del</strong>le posizioni nemiche. Purtroppo, però, le<br />
informazioni date dai comandi americani non risultavano<br />
esatte e quel che è peggio l'azione di appoggio laterale<br />
da parte <strong>del</strong>la 36° Divisione americana venne a<br />
mancare; i fanti <strong>del</strong> 67° e i bersaglieri <strong>del</strong> LI° si trovarono<br />
così contro forze nemiche ben più consistenti <strong>del</strong><br />
previsto ed esposti al fuoco concentrico <strong>del</strong>le artiglierie<br />
germaniche.<br />
L'attacco fallì, i fanti e i bersaglieri dovettero ripiegare<br />
sulle posizioni di partenza lasciando sul terreno 47<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Giorgio Anselmi: Classe 1915 - Ufficiale <strong>del</strong>l'Accademia Militare di Modena (77° Corso Allievi Ufficiali). Nel<br />
1943 era Aiutante Maggiore in Prima <strong>del</strong> 67° Reggimento Fanteria col grado di Capitano. Il 16 dicembre<br />
1943, giorno <strong>del</strong> secondo e vittorioso attacco alle postazioni nemiche, volontariamente si offri per prendere<br />
il comando <strong>del</strong> II° Battaglione <strong>del</strong> 67° Rgt. Fanteria rimasto vacante. Decorato con due Medaglie di Bronzo al<br />
Valor Militare.<br />
Nel 1946 col grado di Maggiore, lascia la carriera militare per dedicarsi all'attività forense.<br />
Attualmente è Presidente Onorario <strong>del</strong>l'Unione Nazionale Ufficiali in Congedo d'Italia sez. di Ferrara.<br />
Il Tenente colonnello MBVM Giorgio Anselmi<br />
Presidente <strong>del</strong>la Federazione di Ferrara<br />
29<br />
morti di cui 4 ufficiali, 102 feriti di cui 9 ufficiali e 151<br />
dispersi. Ma non mancò il valore!<br />
Il Comandante <strong>del</strong>la 36° Div. Americana espresse il<br />
suo elogio per il "magnifico comportamento" <strong>del</strong>le<br />
truppe ed il nemico ne fu fortemente sorpreso. Ne<br />
fanno fede le parole di un ufficiale tedesco, reduce da<br />
Monte Lungo, al padre <strong>del</strong> caduto A.U.C. Cheleschi:<br />
"L'accanimento e l'eroismo <strong>del</strong> reparto italiano impiegato<br />
meravigliarono e sorpresero il comando tedesco<br />
non abituato da tempo ad una forma di combattimenti<br />
così strenua e valorosa. Si sono battuti da leoni! E<br />
quando potemmo rastrellare il terreno, riconoscemmo<br />
i caduti di truppa italiana… comprendemmo!".<br />
Qualificati uomini politici ebbero ad insorgere contro<br />
"lo stupido macello" ma un fante disse per tutti al<br />
Colonello Comandante: "Signor Colonello, noi torneremo<br />
lassù e nessuno ci farà tornare indietro".<br />
Venne così l'alba <strong>del</strong> 16 dicembre. Un'alba radiosa<br />
promessa di sicura vittoria. Ed invero fu un balzo, una<br />
corsa, una carica! A sera Montelungo era conquistato e<br />
saldamente presidiato da truppe italiane. La via per<br />
Cassino era finalmente aperta.<br />
Le nostre perdite <strong>del</strong>la giornata furono di 10 morti<br />
tutti ufficiali, 30 feriti e 8 dispersi. Quelle <strong>del</strong> nemico<br />
100 tra morti e feriti oltre a parecchi prigionieri.<br />
Tutti i comandanti alleati fecero pervenire il loro<br />
"più alto elogio", il Gen. Clark Comandante la V^<br />
Armata americana telegrafò: "Questa azione dimostra<br />
la determinazione dei soldati italiani a liberare il loro<br />
paese dalla dominazione tedesca, determinazione che<br />
può ben servire come esempio ai popoli oppressi<br />
d'Europa".<br />
E come riconoscimento di tanto valore nella successiva<br />
estate la bandiera <strong>del</strong> 67° entrava in Roma liberata<br />
insieme alle bandiere Alleate decorata <strong>del</strong>la<br />
Medaglia d'Oro al V.M.<br />
Questa la gloria purissima <strong>del</strong> "primo reggimento<br />
<strong>del</strong>la riscossa" che brilla sulle croci <strong>del</strong> cimitero di guerra<br />
di Montelungo sulla strada di Roma.<br />
Ma la capacità operativa ed il valore dimostrato dai<br />
fanti e dai bersaglieri <strong>del</strong> I° Reggimento Motorizzato<br />
consentirono allo S.M. Italiano di costituire successivamente<br />
5 gruppi di combattimento: Legnano, Cremona,<br />
Friuli, Folgore e Mantova che parteciparono a tutte le<br />
operazioni dal Volturno, al fronte adriatico, a Venezia<br />
col sacrificio tra morti, feriti e dispersi di 2713 uomini di<br />
cui 134 ufficiali.<br />
Ten. Col. Avv. Giorgio Anselmi<br />
(Presidente <strong>del</strong>la Federazione di Ferrara)
IL NASTRO AZZURRO<br />
OSCULANA PUGNA O VITTORIA DI PIRRO?<br />
Veduta di Ascoli Satriano<br />
Strano destino quello di due città pugliesi, sorte<br />
qualche migliaio di anni fa, ad una manciata di<br />
chilometri di distanza, una sulla riva destra, l'altra<br />
su quella sinistra <strong>del</strong>l'Aufidus (il fiume Ofanto che scorre<br />
in Puglia tra la Daunia e la Peucetia). Entrambe furono<br />
teatro di due grandi battaglie, perse dai romani<br />
contro due eserciti giunti da lontano, rispettivamente<br />
agli ordini di:<br />
– Pirro, re <strong>del</strong>l'Epiro, nel 279 a. C.;<br />
– Annibale, condottiero cartaginese, nel 216 a. C.<br />
Entrambe le città trassero grande fama da quelle<br />
battaglie: la prima Ausculum Apulo (l'attuale Ascoli<br />
Satriano) divenne addirittura proverbiale e “osculana<br />
pugna” (la battaglia di Ascoli) fu nella lingua latina,<br />
per migliaia di anni, sinonimo di vittoria che arreca<br />
più danni al vincitore che allo sconfitto, ovvero "vittoria<br />
di Pirro".<br />
Tramontato l'uso <strong>del</strong> latino, caddero lentamente<br />
nell'oblio sia il ricordo <strong>del</strong>l'osculana pugna, sia quello<br />
<strong>del</strong>la città nei cui pressi si svolse la battaglia.<br />
Molto più duratura è stata invece la fama <strong>del</strong>la<br />
battaglia di Canne, tuttora arcinota e non solo in<br />
Italia (pare che venga studiata persino nell'Accademia<br />
di West Point negli USA). Eppure se ci prendessimo la<br />
briga di percorrere la valle <strong>del</strong>l'Ofanto scopriremmo<br />
che l'antica Ausculum è diventata una moderna e fiorente<br />
città d'arte; mentre Canne non esiste più e <strong>del</strong>l'antica<br />
città, cinta da possenti mura ai cui piedi si consumò<br />
il massacro di 35.000 romani (1), rimangono<br />
oggi soltanto pochi ruderi calcinati dal sole ed erosi<br />
dai venti.<br />
Sappiamo tutto <strong>del</strong>la battaglia di Canne, ma poco<br />
ricordiamo <strong>del</strong>la battaglia di Ausculum dove le falangi<br />
30<br />
di Pirro ebbero ragione (a caro prezzo) <strong>del</strong>le legioni di<br />
Publio Decio Mure e di Publio Sulpicio. Entrambi gli<br />
eserciti schieravano circa 85.000 soldati, ma Pirro poteva<br />
contare su 19 dei 20 elefanti da guerra che l'anno<br />
precedente (280 a. C.), ad Eraclea, avevano terrorizzato<br />
i legionari romani e avevano contribuito decisamente<br />
alla vittoria degli Epiroti.<br />
I romani, dopo Eraclea, erano corsi ai ripari, e avevano<br />
fatto costruire 300 carri da combattimento a 4<br />
ruote, muniti di vari marchingegni studiati appositamente<br />
per fronteggiare e contrastare i "buoi lucani"<br />
come essi avevano battezzato gli elefanti di Pirro, mai<br />
visti prima di allora.<br />
Ma che ci faceva Pirro da queste parti? È questa una<br />
bella domanda che presuppone un breve cenno sulla<br />
situazione politico-militare nel Mediterraneo dove, con<br />
alterna fortuna, si contendevano la leadership i cartaginesi,<br />
i greci e le colonie greche <strong>del</strong>la Magna Grecia<br />
(tra le quali primeggiavano Taranto, fondata dagli<br />
Spartani 5 secoli prima, nel 706 a. C., e Siracusa).<br />
In questo scenario da qualche tempo cercava di<br />
inserirsi con sempre maggior vigore la Lupa Capitolina<br />
che, abbandonati i panni di cucciola, mostrava sempre<br />
di più i denti ferini, specie nei territori dove, fino ad<br />
allora, Taranto non aveva avuto rivali. Quest'ultima,<br />
dunque, sentendosi minacciata, chiamò Pirro perché<br />
l'aiutasse a tenere a bada l'invadente vicino.<br />
Quella di chiedere aiuto alla madrepatria era diventata<br />
una consuetudine da quando gli agi, i lussi e le<br />
abbondanti ricchezze avevano fatto perdere ai tarantini<br />
le antiche virtù spartane e li avevano indotti ad affidare<br />
la propria sopravvivenza all'oro dei suoi forzieri,<br />
piuttosto che al ferro <strong>del</strong>le proprie spade. Già qualche
decennio prima (338 a. C.), per venire a capo <strong>del</strong>la Lega<br />
ltalica che, capeggiata da Manduria, si contrapponeva<br />
fieramente alle sue mire espansionistiche, Taranto si<br />
era rivolta ad Archidamo III°, re di Sparta. Questi accolse<br />
volentieri la richiesta dei discendenti degli antichi<br />
coloni spartani, anche se l'impresa non appariva <strong>del</strong><br />
tutto semplice. Infatti Archidamo trovò morte gloriosa<br />
mentre, espugnata la terza cerchia di mura intorno a<br />
Manduria, si accingeva ad espugnare la seconda.<br />
Come Taranto, altre colonie <strong>del</strong>la Magna Grecia<br />
chiedevano volentieri l'aiuto <strong>del</strong>la madrepatria. Nel<br />
304 a. C., ad esempio, Agatocle di Siracusa, divenuto re<br />
di Sicilia, per liberarsi <strong>del</strong>la invadente presenza dei cartaginesi,<br />
chiese l'aiuto dei greci <strong>del</strong>la madrepatria.<br />
Memore però di quanto era toccato 34 anni prima ad<br />
Archidamo III°, stette bene attento a cercare il proprio<br />
alleato e fra i tanti generali che si erano fatte le ossa<br />
alla scuola di Alessandro Magno, e scelse Demetrio<br />
(figlio di Agapito: uno dei migliori generali <strong>del</strong> grande<br />
Alessandro) perché sul suo biglietto da visita risaltava<br />
in tutta evidenza il soprannome di "Poliorcete", ossia<br />
di "assediatore di città" (che riusciva ad espugnare grazie<br />
all'impiego di ordigni e macchine da assedio di<br />
nuova concezione).<br />
Tornando a Pirro, diremo che questi fu ben lieto di<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
31<br />
accogliere la richiesta di aiuto dei tarantini perché,<br />
avendo conquistato tutto ciò che c'era da conquistare<br />
in Epiro, sperava in cuor suo di ingrandire il proprio<br />
regno nei vasti territori <strong>del</strong>la Magna Grecia.<br />
Sbarcato in Italia con 20.000 tra fanti e cavalieri,<br />
sbaragliò facilmente i Romani ad Eraclea nel 280 a. C.<br />
grazie all'aiuto di 20 elefanti da guerra che seminarono<br />
il terrore tra i romani che mai, prima di allora, avevano<br />
visto un pachiderma.<br />
Dopo la folgorante vittoria, Pirro cercò invano di<br />
indurre le città alleate dei Romani a passare dalla sua<br />
parte. Quasi tutte rimasero fe<strong>del</strong>i a Roma e Pirro si convinse<br />
che solo un'altra grande vittoria avrebbe potuto<br />
indurre le città confederate a ribellarsi. Trascorse quindi<br />
il successivo inverno fra le mura accoglienti di<br />
Taranto dove, a stento, costrinse la popolazione<br />
maschile ad esercitarsi nelle arti marziali: per riuscirci<br />
dovette far chiudere le piscine, le terme, i ginnasi, le<br />
case di piacere e tutti gli altri luoghi dove i giovani rampolli<br />
locali erano soliti trascorrere oziosi il proprio<br />
tempo. In qualche maniera i suoi sforzi ebbero successo<br />
tanto che, nella primavera <strong>del</strong>l'anno successivo (279<br />
a. C.), Pirro poté mettere in campo 85.000, tra fanti e<br />
cavalieri, e 19 dei suoi preziosi elefanti. Prese a distruggere<br />
e incendiare città e villaggi pugliesi, rimasti fe<strong>del</strong>i<br />
L’itinerario <strong>del</strong>la campagna d’Italia di Pirro
a Roma, quando, giunto nei pressi di Ausculum, fu<br />
affrontato dalle legioni di Publio Decio Mure e Publio<br />
Sulplicio che vantavano una forza militare pressoché<br />
pari alla sua.<br />
Dionigi di Alicarnasso (2) ci ha lasciato una cronaca<br />
<strong>del</strong>la battaglia (Antichità romane XX 1-3) abbastanza<br />
esauriente e precisa ma talmente lunga da saturare<br />
abbondantemente qualsiasi possibilità di accoglienza<br />
nelle pagine di questo periodico. Sintetizzando al massimo<br />
diremo soltanto che lo scontro fu durissimo e che<br />
le sorti rimasero incerte sino alla fine; uno dei consoli<br />
romani rimase ucciso (3) e Pirro stesso rimase ferito ad<br />
un braccio da un giavellotto.<br />
Dionigi di Alicarnasso riferisce che Pirro, attorniato<br />
da una schiera di 2.000 cavalieri scelti, accorreva in<br />
tutte le direzioni per dare man forte in qualsiasi settore<br />
ve ne fosse bisogno facendo intervenire i suoi elefanti<br />
al di fuori <strong>del</strong>la portata dei terribili carri messi in<br />
campo dai romani, ma non poté impedire che il suo<br />
accampamento, posto a Nord <strong>del</strong> fiume, fosse devastato<br />
e incendiato dai 4.000 fanti e 400 cavalieri dauni di<br />
Argirippi (l'attuale, Arpi) giunti in ritardo a dar man<br />
forte ai romani e che, per questo motivo, ebbero la<br />
possibilità di prendere alla spalle l'esercito di Pirro.<br />
Secondo Plutarco (4) e Mommsen (5) la battaglia<br />
durò due giorni, mentre Dionigi di Alicarnasso la fa<br />
durare solo un giorno. Tutti però concordano sul fatto<br />
che i Romani, rimasti privi <strong>del</strong> loro comandante Publio<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Pirro Pir o vinse con facilità il primo<br />
scontro scontro<br />
con i romani romani<br />
terrorizzati<br />
ter orizzati<br />
dagli elefanti<br />
32<br />
Decio Mure, si ritirarono ordinatamente, lasciando tecnicamente<br />
la vittoria a Pirro, una vittoria pagata a un<br />
prezzo cosi caro da non poter essere sfruttata.<br />
Infatti, mentre i romani ebbero 4.000 morti, i grecoepiroti<br />
ne ebbero circa 7.000, talché Pirro guardando<br />
desolato il campo di battaglia, ebbe a dire: "Un'altra<br />
vittoria così e me ne torno in Patria senza soldati". Ma<br />
soprattutto si rese conto che non poteva continuare ad<br />
avanzare tra villaggi e tribù ostili, senza aver prima<br />
distrutto l'esercito romano. Questo però non era stato<br />
affatto distrutto nella battaglia di Ascoli e, nonostante<br />
si fosse ritirato, ne era uscito più forte <strong>del</strong>l'esercito<br />
avversario, e già le città alleate di Roma lo stavano<br />
accrescendo di nuovi contingenti militari.<br />
Il terzo e decisivo scontro si ebbe tre anni dopo a<br />
Maleventum. <strong>Qui</strong> il console Manlio Curio Dentato<br />
inflisse una sconfitta durissima agli Epiroti. Era la fine<br />
<strong>del</strong>l'avventura italiana di Pirro che abbandonò l'Italia.<br />
La località dove avvenne lo scontro fu ribattezzata<br />
Beneventum. Tutte le città <strong>del</strong>la Magna Grecia si misero<br />
sotto la protezione di Roma, e questa stabilì definitivamente<br />
l'egemonia politica sul mondo ellenista <strong>del</strong>la<br />
Magna Grecia e quindi sull'intera Italia meridionale.<br />
Pirro, tornato in Patria, riprese a combattere contro<br />
l'una o l'altra fazione in cui il mondo greco era stato<br />
sempre diviso finché, nel 272 a C., colpito al capo, morì<br />
ad Argo, combattendo contro Antigono, signore <strong>del</strong>la<br />
Macedonia. Né da una lancia, né da un giavellotto e
nemmeno da una freccia fu colpito questo straordinario<br />
condottiero, e tanto meno da una spada brandita<br />
da prode guerriero, ma da una tegola..., si, una volgare<br />
tegola scagliata da una donna, e per giunta vecchia,<br />
che si era rifugiata sul tetto di una casa. Fu "la classica<br />
tegola sulla testa"!<br />
Malgrado questa fine cosi poco gloriosa per un<br />
generale, la fama <strong>del</strong>le sue straordinarie capacità militari<br />
fu grandissima per tutta l'antichità, insieme a quella<br />
ineguagliata di Alessandro Magno. Ne parlavano a<br />
Nagarrara, 70 anni dopo, anche Annibale e Scipione<br />
l'Africano alla vigilia <strong>del</strong>la battaglia di Zama (18 ottobre<br />
202 a. C.) che pose fine alla seconda guerra punica<br />
e consacrò Roma prima e unica potenza in tutto il<br />
Mediterraneo.<br />
Annibale si era recato nella tenda <strong>del</strong> suo avversario<br />
di sempre(6) per chiedere a Scipione un armistizio onorevole,<br />
ben sapendo che il giorno seguente sarebbe<br />
stato sconfitto irrimediabilmente e avrebbe dovuto<br />
accettare (come poi avvenne) condizioni durissime e<br />
umilianti. Scipione sarebbe stato anche disposto a concedere<br />
l'armistizio al grande rivale, ma non poté farlo<br />
per ordine esplicito <strong>del</strong> senato romano, dove risuonava<br />
martellante il monito di Catone: “Carthago <strong>del</strong>enda<br />
est! Carthago <strong>del</strong>enda est!”.<br />
Prima di separarsi i due avversari ebbero un ultimo<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
(1) A Canne trovarono la morte:<br />
– il console Paolo Emilio;<br />
– 2 consoli <strong>del</strong>l'anno precedente;<br />
– 2 questori;<br />
– 21 tribuni;<br />
– 80 senatori;<br />
– 25.000 soldati e oltre 10.000 prigionieri (passati successivamente a fil di spada).<br />
(2) Dionigi (o Dionisio), retore e storico greco <strong>del</strong> I° secolo a. C., visse per oltre vent'anni a Roma dove morì nell'anno 7 a. C. Scrisse<br />
la "Romaikè Archeilogia" dove riporta in venti libri la storia <strong>del</strong>l'Urbe dalle origini all'inizio <strong>del</strong>la prima guerra punica (264 a C.).<br />
(3) Publio Decio Mure cercò volutamente la morte sacrificandosi, come avevano già fatto in precedenza sia il padre che il nonno,<br />
secondo il rito <strong>del</strong>la Devotio. In casi di estrema gravità il comandante romano, per impetrare la benevolenza degli Dei e far arridere<br />
la vittoria ai propri soldati, votavat (consegnava) se stesso e l'esercito nemico agli Dei Mani e alla Terra. Il comandante,<br />
indossata la toga praetexta, un cui lembo doveva coprire il capo (capite velato), saliva su una cavalcatura impugnando un'arma<br />
da lancio (telum) e, tenendo con una mano il manto, pronunciava la rituale formula <strong>del</strong>la Devotio, quindi, annodata la toga<br />
praetexta al cintus gabimus (in vita), si scagliava contro le file nemiche trovandovi la morte.<br />
Nel caso di Publio Decio la formula rituale fu suggerita dal Pontefice Marco Valerio: “Oh Giove, Marte, Padre <strong>Qui</strong>rino, Bellona,<br />
Lari, Divi Novensili, Dei Indigeti, Dei che avete potestà su noi e sui nemici, Dei Mani vi prego, vi supplico, vi chiedo e vi riprometto<br />
la grazia che voi accordiate propizie al popolo romano dei <strong>Qui</strong>riti, potenza e vittoria e rechi terrore, spavento e morte ai nemici<br />
<strong>del</strong> popolo romano dei <strong>Qui</strong>riti. Cosi come ho espressamente dichiarato, io immolo, insieme con me, agli Dei Mani e alla Terra<br />
per la Repubblica <strong>del</strong> Popolo Romano dei <strong>Qui</strong>riti, per l'Esercito, per le Legioni, per le Milizie ausiliarie <strong>del</strong> Popolo Romano dei<br />
<strong>Qui</strong>riti, le Legioni e le milizie ausiliarie dei nemici."<br />
(4) Plutarco, scrittore greco, nato in Beozia (Cheronea, tra il 120-127 a. C.) si inserì perfettamente nel mondo romano e fu uno degli<br />
scrittori più prolifici <strong>del</strong>l'antichità. Di lui ci sono pervenuti non meno di 260 "titoli" distinti in due grandi sezioni: "Opere morali"<br />
(Ethikè) e "Vite" (Bioi).<br />
(5) Mommsen Theodor (Carding, 1817 - Schleswig Charlottenburg - Berlino, 1903). Storico tedesco fra i più grandi, diede alle stampe<br />
nel 1856, dopo tre anni di duro lavoro, la monumentale "Romiscbe gesschicbte" (Storia di Roma antica) che ebbe un enorme<br />
successo, ma suscitò anche acerbe critiche.<br />
(6) Scipione (il futuro "l'Africano") aveva affrontato Annibale già tre volte in passato:<br />
– nel 218 a. C. quando, appena diciassettenne. aveva salvato Publio Cornelio Scipione (padre e figlio avevano lo stesso identico<br />
nome) ferito nelle battaglia <strong>del</strong> Ticino;<br />
– nel 216 a. C. quando, a 19 anni, in qualità di tribuno aveva organizzato e guidato la fuga dei romani, assediati nel campo di<br />
Canne, contro il parere di altri 10.000 soldati che si apposero al piano di fuga; preferirono restare e, successivamente, furono<br />
fatti prigionieri da Annibale;<br />
– nel 205 a. C. quando a 31 anni con scarse truppe e per giunta quelle più spregiate dal Senato (in quanto reduci dalla sconfitta<br />
di Canne) impegnò severamente Annibale in Calabria.<br />
(7) Il contenuto di questo articolo è tratto dalle spiegazioni fatte dall'Autore ai soci <strong>del</strong>la Federazione di Bari, in occasione di una<br />
visita culturale nella Città di Ascoli Satriano (22 aprile 2010).<br />
33<br />
scambio di battute: "Chi, secondo te," chiese Scipione<br />
"è stato il più grande generale <strong>del</strong> passato?"<br />
"Senza dubbio Alessandro Magno!" Rispose prontamente<br />
Annibale.<br />
"Sono d'accordo." Assenti Scipione e subito dopo<br />
chiese ancora: "Chi secondo te, è stato il secondo generale<br />
<strong>del</strong> passato?"<br />
"Senza dubbio Pirro re <strong>del</strong>l'Epiro." Fu la pronta<br />
risposta di Annibale.<br />
"Sono d'accordo." assenti ancora Scipione.<br />
Poi, mentre Annibale si accingeva ad uscire dalla<br />
tenda, chiese un'ultima volta: "E chi ritieni sia stato il<br />
terzo?"<br />
Annibale guardò negli occhi Scipione e poi rispose<br />
deciso: "Il terzo sono io, ma se domani dovessi batterti<br />
sarò io il primo generale!"<br />
Conosciamo tutti l'esito <strong>del</strong>la battaglia di Zama:<br />
Annibale non riuscì a diventare il primo generale <strong>del</strong>l'antichità;<br />
Cartagine dovette accettare un trattato di<br />
pace severissimo e umiliante (premessa <strong>del</strong>la sua definitiva<br />
scomparsa): Roma si avviò a conquistare la supremazia<br />
assoluta su tutto il bacino <strong>del</strong> Mediterraneo (7).<br />
Gen. Giuseppe Dr. Picca<br />
(Presidente <strong>del</strong>la Federazione di Bari<br />
e Consigliere Nazionale)
Abnegazione, sacrificio, serenità e fermezza, nel<br />
solco <strong>del</strong>la tradizione. La tradizione è il DNA<br />
<strong>del</strong>la storia. E le memorie, che sono la vita, vivono<br />
nelle lunghe catene di una famiglia: la famiglia<br />
Santangelo.<br />
Giuseppe Santangelo nasce nelle vicinanze di<br />
Catania nel 1877. Un’Italia "male acclimatata" al Sud,<br />
come dirà il barone Franchetti nel suo “La Sicilia” nel<br />
1876, ma questo non significa affatto che non si producano<br />
vocazioni, nel Meridione e soprattutto in Sicilia, di<br />
straordinari servitori <strong>del</strong>lo Stato. Un’Italia che medita,<br />
senza inutili retoriche ma con ragionevolezza, la sua<br />
nuova politica estera. Cavour sa bene che lo spazio <strong>del</strong><br />
nuovo Regno unitario è in ogni caso il Mediterraneo.<br />
Anche Crispi, nel suo lungo legame con la Germania di<br />
Bismarck, ripete che, come diceva Napoleone, la politica<br />
estera si fa soprattutto con la geografia.<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
I SANTANGELO<br />
34<br />
Giuseppe Santangelo va alla Regia Accademia di<br />
Modena e soccorre, tra le sue prime operazioni sul<br />
campo, le vittime <strong>del</strong> terremoto di Messina <strong>del</strong> 1908.<br />
L'evento, tra i più tragici <strong>del</strong> XX secolo, che distrusse<br />
le città <strong>del</strong>lo Stretto tre giorni dopo Natale. E si trattò<br />
di un fatto che portò all'Italia la solidarietà di tutto il<br />
mondo, oltre allo scampato pericolo oggettivo di<br />
spezzare le comunicazioni tra Sicilia e Penisola, che<br />
sono l'asse <strong>del</strong>la presenza italiana nel Mediterraneo.<br />
La guerra italo-turca <strong>del</strong> 1911-12 vede Giuseppe<br />
Santangelo decorato con una Medaglia d'Argento,<br />
una Medaglia di Bronzo e una Croce di Guerra al Valor<br />
Militare. La campagna di Libia non fu una semplice<br />
imitazione <strong>del</strong>le imprese coloniali degli altri paesi<br />
europei. Fu piuttosto un’azione che evitò la chiusura<br />
<strong>del</strong>lo spazio mediterraneo all'Italia, stretta tra un<br />
Egitto ormai <strong>del</strong> tutto britannico e una Tunisia conquistata<br />
dalla Francia nel 1881.<br />
Giuseppe Santangelo continua la sua<br />
carriera nella Grande Guerra, che vedrà<br />
la partecipazione forte, decisa, unitaria<br />
dei soldati e degli Ufficiali <strong>del</strong><br />
Meridione, prima vera fusione degli spiriti<br />
dopo l'Unità nazionale. Anche qui il<br />
IL CAPOSTIPITE<br />
GIUSEPPE SANTANGELO<br />
Giuseppe Santangelo, padre <strong>del</strong><br />
Generale Roberto e <strong>del</strong> Sottotenente<br />
Antonio e nonno <strong>del</strong> Generale<br />
Giuseppe, nasce ad Ademò (CT) nel<br />
1877. Frequenta nel biennio 1896-<br />
1898 la Regia Accademia di Fanteria a<br />
Modena.<br />
E' nominato Tenente nel 1902. Ha<br />
prestato soccorso alle popolazioni in<br />
occasione <strong>del</strong> terremoto di Messina<br />
(1908). Ha partecipato alla campagna<br />
italo-turca (1911-1912) e alla campagna<br />
di Libia (1911) ove è stato decorato<br />
con una Medaglia d'Argento, una<br />
Medaglia di Bronzo e una Croce di<br />
Guerra, al Valor Militare. Ha partecipato<br />
alla Grande Guerra, durante la<br />
quale comandava il 25° rgt. Fanteria,<br />
ed è stato decorato con una Croce di<br />
Cavaliere <strong>del</strong>l'Ordine Militare di<br />
Savoia, una Medaglia d'Argento e<br />
due Medaglie di Bronzo, al Valor<br />
Militare. Ha successivamente comandato<br />
il 4° rgt. f., il Distretto Militare di<br />
Catania e il Distretto Militare di<br />
Reggio Calabria.<br />
Congedato col grado di Generale<br />
di Divisione, Giuseppe Santangelo<br />
muore a Catania il 23 agosto 1953.
Maggiore Giuseppe Santangelo comanda con lucido<br />
valore il 25° rgt. Fanteria, e nella Prima Guerra<br />
Mondiale egli sarà decorato con la Croce di Cavaliere<br />
<strong>del</strong>l'Ordine Militare di Savoia, una Medaglia<br />
d'Argento e due Medaglie di Bronzo al Valor Militare.<br />
Vale la pena di ricordare la motivazione <strong>del</strong>la<br />
Medaglia d'Argento al Maggiore Santangelo nella<br />
Grande Guerra: "in combattimento, con le forze a sua<br />
disposizione, conseguiva risultati distinti vincendo col<br />
suo valore e con la sua tenacia la forte resistenza<br />
nemica; esempio costante di abnegazione e sacrificio<br />
ai propri dipendenti".<br />
Abnegazione e sacrificio per i propri soldati: ecco la<br />
chiave <strong>del</strong>la scienza <strong>del</strong> comando, oggi e sempre. La<br />
Prima Guerra Mondiale non fu una "inutile strage": si<br />
compì il Risorgimento nazionale e si presentò l'Italia<br />
unita, con il volto nuovo <strong>del</strong>l'onore e <strong>del</strong>la vittoria,<br />
all'Europa e al mondo.<br />
La carriera di Giuseppe Santangelo prosegue con il<br />
comando <strong>del</strong> 4° rgt. Fanteria e quello dei Distretti<br />
Militari di Catania e di Reggio Calabria. Morirà nella<br />
sua terra, a Catania, nel 1953. Un anno in cui i valori e<br />
la tenacia <strong>del</strong> Generale di Divisione Santangelo sarebbero,<br />
con le fatiche <strong>del</strong> dopoguerra, tornati a illuminare<br />
l'Italia.<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
35<br />
ROBERTO SANTANGELO<br />
Roberto Santangelo, figlio <strong>del</strong> Generale Giuseppe<br />
Santangelo, fratello <strong>del</strong> Sottotenente Antonio e padre<br />
<strong>del</strong> Generale Giuseppe Santangelo, nasce a Firenze nel<br />
1910. Frequenta il 110° Corso presso la Regia<br />
Accademia di Artiglieria e Genio di Torino negli anni<br />
1928-1932. Partecipa alla Guerra di Spagna, ove è<br />
decorato con due Croci di Guerra al Valor Militare. Al<br />
rientro frequenta il 70° Corso <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> Superiore di<br />
Guerra. Partecipa alla campagna in Africa<br />
Settentrionale e viene fatto prigioniero in Tunisia. Ha<br />
comandato il I/184° rgt. a. camp., il 33° rgt. a. cam.<br />
"Folgore", ha prestato servizio presso AFSOUTH a<br />
Napoli, lo Stato Maggiore Difesa ed è stato Addetto<br />
Militare, Navale e Aeronautico ad Atene. Congedato<br />
con il grado di Generale di Divisione, Roberto<br />
Santangelo, muore a Roma il l0 settembre 1993.<br />
Il Suo primo figlio, Roberto Santangelo, segue la<br />
carriera <strong>del</strong> Padre: non si tratta solo di tradizione<br />
familiare, che pure conta, ma di un trasferimento di<br />
valori, dignità, mo<strong>del</strong>li di vita, senso <strong>del</strong>lo Stato. Fare<br />
il militare non è un lavoro: è un sacerdozio per la<br />
Patria, una dichiarazione di amore per la propria<br />
terra, la devozione a valori che valgono per tutti, per<br />
i civili come per i militari.<br />
Nella "triade indoeuropea" <strong>del</strong>ineata dal linguista<br />
Benveniste, contadini, mercanti e soldati, sono i militari<br />
a difendere, anche sul piano valoriale, l'intero contesto<br />
sociale, in pace come in guerra.<br />
Roberto Santangelo nasce a Firenze nel 1910, segue<br />
l'iter <strong>del</strong>l'Accademia e <strong>del</strong>la Scuola di Guerra <strong>del</strong> nostro<br />
Esercito, straordinarie esperienze di cultura, non solo<br />
militare, e civiltà italiana, e partecipa alla Guerra di<br />
Spagna. Non è questo il momento per parlare di quella<br />
guerra civile. <strong>Qui</strong> al Tenente Roberto Santangelo<br />
vengono conferite due Croci di Guerra al Valor<br />
Militare. È utile leggere una parte significativa di una<br />
<strong>del</strong>le due motivazioni: "…Egli continuava con tranquillità,<br />
serenità e fermezza a dirigere il fuoco <strong>del</strong> proprio<br />
reparto, cooperando validamente al raggiungimento<br />
degli obiettivi".<br />
Serenità e fermezza: altre due chiavi essenziali per<br />
comprendere il vero spirito militare, la sua essenza<br />
profonda. Successivamente, sull'onda <strong>del</strong> principio <strong>del</strong><br />
dovere, eredità di Suo Padre, il Capitano Roberto<br />
Santangelo partecipa alla Campagna in Africa<br />
Settentrionale, colonizzazione di un'area ma anche<br />
tradizione <strong>del</strong>le missioni di Crispi, e presenza necessaria<br />
<strong>del</strong>l'Italia per garantire la sicurezza <strong>del</strong><br />
Mediterraneo prima <strong>del</strong>la zona, allora britannica, di<br />
Suez, giugulare <strong>del</strong> Mare Nostrum. Fu prigioniero in<br />
Tunisia, quella terra che la Francia aveva preso per<br />
chiudere l'Italia nell'area occidentale <strong>del</strong> Maghreb.<br />
Dopo la fine <strong>del</strong>la II Guerra Mondiale, Roberto<br />
Santangelo comanderà il I/184° rgt. a. camp. ed il 33°<br />
rgt. a. camp. "Folgore", testimonianza di una pagina di<br />
puro eroismo a Cefalonia dove il Reggimento fu decimato<br />
con la Divisione "Acqui" <strong>del</strong> Gen. Gandin, scrivendo,<br />
nel contempo, una <strong>del</strong>le pagine più tragiche ed<br />
eroiche <strong>del</strong> nostro Esercito. L'Alleanza Atlantica, nata<br />
dalla valutazione razionale <strong>del</strong>la crisi europea, e suc-
ANTONIO SANTANGELO MOVM<br />
cesso geopolitico straordinario nella storia moderna,<br />
vide il Generale Roberto Santangelo prestare servizio<br />
ad AFSOUTH, a Napoli, poi allo Stato Maggiore <strong>del</strong>la<br />
Difesa e, infine, una lunga presenza quale Addetto<br />
Militare presso l'Ambasciata d'Italia ad Atene. Il punto<br />
di crisi <strong>del</strong>la NATO, la porta socchiusa per la Marina<br />
Militare <strong>del</strong>l'URSS verso il Mediterraneo.<br />
La strategia terrestre di Stalin aveva in parte fallito,<br />
Mosca giocava, durante la guerra fredda, la carta <strong>del</strong>la<br />
guerra marittima. Il Generale Roberto Santangelo<br />
morirà a Roma nel 1993.<br />
Il Fratello di Roberto, Antonio, segue anch'egli la<br />
tradizione e la vocazione <strong>del</strong>la famiglia, il Servizio alla<br />
Patria. Dopo il Collegio Militare di Roma e la Regia<br />
Accademia di Torino, nelle file <strong>del</strong> 122° Corso, il<br />
Sottotenente di Artiglieria Antonio Santangelo viene<br />
assegnato al 133° rgt. a. cor. "Littorio" nella Campagna<br />
di Sicilia. Morì a Solarino (SR), durante i feroci combattimenti<br />
<strong>del</strong> '43 che videro gli Alleati attaccare con<br />
forze massicce la colonna <strong>del</strong> Col. Ronco e quella <strong>del</strong><br />
Sottotenente Santangelo, che reagì come dice la motivazione<br />
<strong>del</strong>la Sua Medaglia d'Oro al Valor Militare:<br />
"…stretto da ogni lato da forze corazzate continuava<br />
a resistere fino all'estremo, ferito gravemente il servente<br />
<strong>del</strong>l'ultimo pezzo si sostituiva ad esso e continuava<br />
il fuoco finché, investito da una raffica di mitraglia,<br />
cadeva a terra incitando i pochi supersiti alla lotta".<br />
Non si possono aggiungere commenti.<br />
Possiamo solo sperare che il S.Ten. Antonio<br />
Santangelo protegga, dal cielo degli Eroi, il nostro<br />
Paese e le sue Forze Armate.<br />
Ma la tradizione, per la sua stessa forza intrinseca,<br />
non può non continuare.<br />
Il figlio di Roberto Santangelo, nipote quindi di<br />
Giuseppe e Antonio, decide anch'egli di servire la<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
Antonio Santangelo, figlio <strong>del</strong> Generale Giuseppe Santangelo, fratello<br />
di Roberto e zio di Giuseppe, nasce a Catania nel 1922.<br />
Frequenta dal 1937 al 1940 la Scuola Militare di Roma e dal 1940<br />
al 1942 la Regia Accademia di Artiglieria e Genio nelle file <strong>del</strong> 122°<br />
Corso. Nominato Sottotenente di Artiglieria, è assegnato al 40°<br />
Raggruppamento artiglieria di C.A. <strong>del</strong> 133° rgt. a. cor. "Littorio"<br />
e opera nella Campagna di Sicilia col 10° Gruppo da 105/28 motorizzato.<br />
Muore nel fatto d'arme di Solarino (SR), e viene decorato<br />
con la Medaglia d'Oro al Valor Militare.<br />
MOTIVAZIONE DELLA MEDAGLIA D'ORO AL V.M. CONCESSA<br />
ALLA MEMORIA DI ANTONIO SANTANGELO<br />
"Comandante di una sezione di artiglieria facente parte di una<br />
colonna destinata ad una importante operazione, in tre giorni di<br />
aspri combattimenti dava prove di spiccate virtù militari. Chiesto<br />
ed ottenuto di essere impiegato in funzione controcarro, esplicava<br />
tale compito con perizia infliggendo gravi perdite all'attaccante.<br />
Nella difesa <strong>del</strong>l'ultimo caposaldo, stretto da ogni lato da forze<br />
corazzate continuava a resistere fino all'estremo. Ferito gravemente<br />
il servente <strong>del</strong>l'ultimo pezzo si sostituiva ad esso e continuava il<br />
fuoco finchè, investito da una raffica di mitraglia, cadeva incitando<br />
i pochi superstiti alla lotta".<br />
Sicilia, Km 27 strada Solarino-Palazzolo Acreide, 10-13<br />
luglio 1943<br />
36<br />
Patria in armi, il sacerdozio laico di ogni organizzazione<br />
statuale.<br />
Nato a Palermo nel 1950, nel dopoguerra in cui<br />
tutto, con la sconfitta, sembrava essere dimenticato,<br />
frequenta anch'egli l'Accademia Militare di Modena<br />
nelle file <strong>del</strong> 151° Corso, quell’Accademia, fucina di<br />
tutta la straordinaria storia militare unitaria italiana.<br />
Nel 1973, Tenente di Artiglieria, presta servizio al<br />
132° "Ariete", anch'esso simbolo di gloria in Africa<br />
Settentrionale, all'8° Artiglieria e all'Accademia di<br />
Modena ed esprime la sua esperienza "sul campo" allo<br />
Stato Maggiore Esercito e poi allo Stato Maggiore<br />
<strong>del</strong>la Difesa. Prassi e Teoria, il ciclo interminabile di<br />
ogni vero Ufficiale.<br />
Comanda l'8° gr. a. "Marmore" e da Colonnello<br />
assume il comando, che deve essere stata una esperienza<br />
straordinaria, <strong>del</strong> 33° rgt. a. "Acqui", lo stesso<br />
Reggimento che fu comandato dal Padre. Una testimonianza<br />
tangibile <strong>del</strong>la continuità, che è spirituale ma<br />
anche fisica e storica, <strong>del</strong>le nostre Forze Armate. Poi,<br />
come è accaduto per il Padre, esperienze di Addetto<br />
Militare, a Bruxelles presso la NATO ed in Romania. In<br />
Belgio, dove si riconnette il progetto <strong>del</strong>l'Unione<br />
Europea, e dove si sta rinnovando l'Alleanza Atlantica,<br />
e nel Paese <strong>del</strong> Patto di Varsavia più anomalo rispetto<br />
ai diktat di Mosca, due esperienze di strategia globale<br />
"sul campo". Poi, per il Generale Giuseppe Santangelo,<br />
il capitolo nuovo e già glorioso <strong>del</strong>le missioni di pace:<br />
il comando, nel 2005, <strong>del</strong> Contingente italiano ad<br />
Herat, ed il ruolo-chiave, nell'ambito <strong>del</strong>l'operazione<br />
ISAF tuttora in corso, di Coordinatore <strong>del</strong>l'Area<br />
Regionale ovest <strong>del</strong>l'Afghanistan; missione per la<br />
quale venne decorato - come il Nonno - con la Croce di<br />
Cavaliere <strong>del</strong>l'Ordine Militare d'Italia e, dove, come<br />
riporta la sua motivazione "………operava con indi-
IL NASTRO AZZURRO<br />
GIUSEPPE SANTANGELO: LA TRADIZIONE CONTINUA<br />
Giuseppe Santangelo, figlio di Roberto e nipote di Giuseppe e Antonio, nasce a Palermo nel 1950. Frequenta il 151<br />
° Corso <strong>del</strong>l' Accademia Militare di Modena dal 1969 al 1971. Nominato Tenente di artiglieria nel 1973, presta servizio,<br />
in successione, al 132° rgt. "Ariete", all'8° gr. artiglieria, all'Accademia Militare, allo Stato Maggiore Esercito<br />
e allo Stato Maggiore Difesa. Ha frequentato il 108° Corso Superiore di Stato Maggiore. Ha comandato l'8°<br />
gr."Marmore" e il 33° rgt. a. "Acqui" (lo stesso reggimento comandato dal Padre). Ha prestato servizio quale<br />
Addetto a Bruxelles e in Romania. Ha comandato nel 2005 il Contingente italiano in Herat ed è stato il primo<br />
Coordinatore <strong>del</strong>l'Area regionale ovest <strong>del</strong>l'Afghanistan, ove è stato decorato <strong>del</strong>la Croce di Cavaliere <strong>del</strong>l’Ordine<br />
Militare d'Italia. Presta attualmente servizio presso la Presidenza <strong>del</strong> Consiglio dei Ministri.<br />
scussa professionalità ed elevatissima capacità organizzativa<br />
in un contesto caratterizzato da difficile situazione<br />
socio-politica e da forti tensioni etnico-tribali……..e<br />
che, grazie ad una brillante e incisiva azione di<br />
comando, ha dato grande lustro all'Italia e alle sue<br />
Forze Armate". Una esperienza che, ricordando le<br />
Vittime e l'eroismo quotidiano dei nostri soldati, è<br />
essenziale per porre, proprio come accadde nella<br />
Grande Guerra e nei conflitti successivi, in cui Suo<br />
Nonno, suo Zio e suo Padre ricevettero Medaglie al<br />
Valor Militare, l'Italia nel suo ruolo determinante nel<br />
nuovo mondo post-bipolare. E solo se avremo la presenza<br />
di uomini come quelli <strong>del</strong>la famiglia Santangelo,<br />
e se ci riferiremo tutti alle tradizioni che loro rappresentano,<br />
l'Italia avrà il futuro che merita il suo passato.<br />
La fiducia in sé stessi è l'essenza <strong>del</strong>l'eroismo, diceva<br />
Emerson. E la fiducia che l'Italia ha riposto ed oggi<br />
37<br />
ripone in queste persone è la fede che essa ha ancora<br />
nei suoi valori, nel suo ruolo nel mondo, nell’efficienza<br />
<strong>del</strong>le sue Forze Armate.<br />
Patton affermava che le guerre sono combattute<br />
con le armi, ma vinte dagli uomini. Ed è lo spirito di<br />
chi segue e di chi comanda che guadagna al Paese la<br />
vittoria.<br />
La tradizione degli Ufficiali <strong>del</strong>la famiglia<br />
Santangelo, una famiglia che ha dato alla Patria 2<br />
Croci <strong>del</strong>l'Ordine Militare d'Italia, 1 Medaglia d'Oro al<br />
Valor Militare, 2 Medaglie d'Argento al Valor Militare,<br />
3 Medaglie di Bronzo al Valor Militare e 3 Croci di<br />
Guerra al Valor Militare, rappresenta la vittoria più<br />
bella di un Paese che continua ad affermare la sua<br />
modernità e la sua spinta di progresso e di democrazia,<br />
col cuore sempre rivolto ai valori immutabili <strong>del</strong>le<br />
nostre tradizioni militari.
IL NASTRO AZZURRO<br />
ERRATA CORRIGE<br />
Con questo ultimo numero pubblichiamo una lista di “errata corrige” segnalatici<br />
dai nostri lettori relativi a imprecisioni o errori pubblicati su articoli apparsi sui precedenti<br />
numeri de “Il <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>” usciti nel corso <strong>del</strong> 2010.<br />
Il T.V. Sergio Nesi, socio <strong>del</strong>la Federazione di Bologna, ci segnala i seguenti refusi sul n°. 3-2010:<br />
– pag. 27 2^ col. 4ultima riga “ ... Valla ... “ leggasi “ ... Yalta ... “<br />
– pag. 28 1^ col. 6^ riga “ ... Capitano di Corvetta Aldo Lonzi ... “ leggasi “ ... Lenzi ... “<br />
– pag. 28 1^ col. 3^ riga sotto la foto, pag. 29 2^ col. 14^ riga e pag. 33 2^ col. 3ultima riga “ ... Comandante<br />
Minbelli ... “ leggasi “ ... Mimbelli ... “<br />
– pag. 30 prima fotografia e pag. 31 1^ col. 5ultima riga l’episodio narrato si riferisce alla “ ... corazzata britannica<br />
Valiant ... “ non alla “Queen Elizabeth”<br />
e infine riportiamo l’originale <strong>del</strong>la lettera di Sergio Nesi per l’ultima “errata corrige”:<br />
“... La storia poi <strong>del</strong>l'ammiraglio Morgan che, entusiasta, voleva essere lui a decorare De La Penne, è totalmente<br />
inventata. Umberto di Savoia, reggente <strong>del</strong> Regno d'Italia, stava decorando di MOVM altri ufficiali e il marinaio<br />
Schergat, alla presenza di numerosi alti ufficiali inglesi tra cui l'ex comandante <strong>del</strong>la Valiant divenuto ammiraglio,<br />
che gli stava a poco più di un metro. Venuto il turno di De La Penne, Umberto improvvisamente si girò verso<br />
Morgan e gli disse semplicemente: "Lo decori lei...!". Dalle foto scattate in quel momento non appare che Morgan<br />
fosse molto entusiasta di quell'invito, che lo aveva colto di sorpresa. A riflettere bene, la cerimonia <strong>del</strong>la consegna<br />
<strong>del</strong>le decorazioni al VM si svolgeva in territorio italiano ed era il Re d'Italia a decorare i suoi eroi. Morgan era solo<br />
uno dei tanti invitati e non si sarebbe mai permesso una gaffe simile, scavalcando di sua iniziativa le prerogative<br />
di Umberto di Savoia ...”<br />
La sig.ra Rosita Caselli ci segnala che nella rubrica “Azzurri nell’azzurro <strong>del</strong> cielo” nel n. 3/2010 a pag. 46, la<br />
Federazione di Pesaro rende nota la scomparsa <strong>del</strong> T. Col. (r.o.) Luigi Leonardi e non Lenardi.<br />
Carlo Vitiello da Milano ci segnala che, sempre sul n.° 3-2010, l’origine <strong>del</strong>la “preghiera <strong>del</strong> Marinaio” sarebbe<br />
ancora più antica. Egli ci informa che “ ... l'inizio <strong>del</strong>la storia <strong>del</strong>la Preghiera non ha avuto origine da un'idea <strong>del</strong><br />
Capitano di Vascello Gianbattista Viotti, bensì <strong>del</strong> Capitano di Fregata Gregorio Ronca ... “ comandante in seconda<br />
<strong>del</strong>l’incrociatore “Giuseppe Garibaldi” che la fece leggere per la prima volta su quel vascello in navigazione<br />
nella primavera 1902 durante l’adunata di poppa per l’ammaina bandiera.<br />
Il sig. Pietro Marchisio, in riferimento all’articolo pubblicato a pag. 32 <strong>del</strong> n.° 2-2010 dal titolo “Ricordi<br />
<strong>del</strong>la campagna di Grecia”, ci comunica che “... L'autore <strong>del</strong>l'articolo ha fatto un po' di confusione nelle<br />
date, perché il 25 aprile (1941) è la data in cui terminò il conflitto contro la Grecia, mentre l'attacco alla<br />
Grecia fu il 28 ottobre (1940) ...” ma “... Questa piccola disattenzione non incide minimamente sull'importanza<br />
<strong>del</strong> ricordo degli alpini che morirono eroicamente, dei feriti, dei dispersi, dei congelati, ...”<br />
38<br />
Sia il Presidente <strong>del</strong>la Federazione di Cagliari, cav. uff.<br />
Antonio Di Girolamo, autore <strong>del</strong>l’articolo, sia il gen. S.A.<br />
Oreste Genta, ci segnalano che il velivolo ritratto nella<br />
fotografia pubblicata sul n.° 4-2010 a pag. 36 a corredo<br />
<strong>del</strong>l’articolo “L’Aeronautica” non è il CRDA Cant.Z 501,<br />
ma il SIAI S.78. Pubblichiamo qui accanto la fotografia<br />
<strong>del</strong> vero Cant.Z 501.<br />
A pag. 37 <strong>del</strong> n. 5/2010 il nome <strong>del</strong>l’autore <strong>del</strong>l’articolo<br />
“Verona 8 e 9 settembre: noi c’eravamo” è<br />
Aldo Mechelli e non Menichelli come erroneamente<br />
pubblicato.
IL NASTRO AZZURRO<br />
AZZURRI CHE SI FANNO ONORE<br />
Il Presidente <strong>del</strong>la Repubblica - dopo la Stella al Merito <strong>del</strong> Lavoro concessa il 1° maggio 2009 per ben 61<br />
anni di lavoro - 1948/2008 - nel settore finanziario e <strong>del</strong> credito, ha conferito, su proposta <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong><br />
Consiglio dei Ministri, l'Onorificenza di Commendatore al Merito <strong>del</strong>la Repubblica Italiana, con proprio decreto<br />
<strong>del</strong> 27 novembre 2009 a Giuseppe C.M. Cigliana, socio <strong>del</strong>la Fedrazione di Roma. L’interessato ci ha scritto:<br />
“... Non é proprio una Medaglia al Valore, ma é sempre, credo, un riconoscimento abbastanza importante ...”<br />
Siamo daccordo con lui e ci congratuliamo.<br />
Il 10 maggio 2010, il Prefetto di Palermo ha consegnato<br />
all’<strong>Azzurro</strong> Carmelo Bartolo Crisafulli, nel corso di una cerimonia<br />
ufficiale alla quale erano presenti le massime autorità, civili e militari<br />
<strong>del</strong>la città, la Medaglia d'Oro <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>la Repubblica,<br />
istituita con legge 29 novembre 2007, n.222, quale vittima <strong>del</strong> terrorismo<br />
"vivente". La decorazione ha nella sua motivazione il senso<br />
<strong>del</strong> dovere e attaccamento allo Stato e fa seguito alla concessione<br />
<strong>del</strong>la Medaglia d'Argento al Valor Militare conferita il 30 luglio1979<br />
dal Presidente <strong>del</strong>la Repubblica Sandro Pertini. Oggi Carmelo<br />
Bartolo Crisafulli non è più in servizio attivo nell'Arma dei<br />
Carabinieri, ma svolge la professione di sociologo.<br />
L’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> si congratula all’unisono con<br />
l’<strong>Azzurro</strong> Crisafulli per l’onorificenza ricevuta.<br />
A Cecina il Sindaco, la Giunta e il Consiglio Comunale tutto, hanno<br />
assegnato al Cav. Uff. Mauro Betti, già Presidente <strong>del</strong>la Sezione di<br />
Cecina, membro <strong>del</strong>la Giunta Esecutiva Centrale e Consigliere<br />
Nazionale <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, il riconoscimento a “Primo<br />
Cittadino di Cecina” per l'anno 2010. La festa con la consegna <strong>del</strong><br />
riconoscimento si è svolta, alla presenza <strong>del</strong>le maggiori Autorità cittadine,<br />
nel teatro comunale con grande partecipazione di popolo.<br />
Hanno rallegrato la festa i due gruppi corali, e la banda Comunale<br />
locale, con inni patriottIci e espressioni musicali cittadine. Il riconoscimento<br />
è stato consegnato personalmente dal Sindaco dott. Benedetti<br />
39<br />
insieme al vice Sindaco<br />
Dott Galigari e al parroco<br />
Don Osvaldo<br />
Valota. Il Sindaco ha<br />
espresso il compiacimento<br />
suo e <strong>del</strong>la cittadinanza<br />
con parole di<br />
riconoscimento per un<br />
vero combattente<br />
decorato al V.M. con<br />
incarichi prestigiosi<br />
presso la Direzione<br />
Nazionale <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong><br />
<strong>Azzurro</strong> a Roma. La<br />
cerimonia si è conclusa<br />
con l'intervento <strong>del</strong><br />
Cav. Betti che, rivolgendosi<br />
ai giovani presenti<br />
in gran numero, li ha<br />
esortati a ripudiare<br />
sempre la guerra<br />
optando per la risoluzione<br />
di tutti i problemi<br />
attraverso il dialogo.
AREZZO<br />
La Federazione di Arezzo ci informa dei seguenti eventi<br />
e partecipazioni a cerimonie:<br />
– domenica 2 maggio nella città di Terranuova Bracciolini<br />
ha celebrato la "Giornata Provinciale <strong>del</strong> Decorato al<br />
VM", svolta con il Patrocinio <strong>del</strong>la Provincia di Arezzo<br />
MOVM e <strong>del</strong> Comune di Terranuova Bracciolini, ed alla<br />
presenza dei Gonfaloni <strong>del</strong> Comune di Firenze<br />
MOVM, <strong>del</strong> Comune di Cavriglia CGVM, e di numerosi<br />
Gonfaloni dei Comuni <strong>del</strong> Valdarno Aretino e<br />
Fiorentino. Dopo l'Alzabandiera e la deposizione di<br />
corone di alloro ai monumenti ai Caduti, un corteo<br />
aperto dalle fanfare dei bersaglieri di Montevarchi,<br />
Firenze e Siena ha raggiunto Piazza Liberazione dove<br />
sono stati resi gli onori ai Gonfaloni Decorati, al<br />
Medagliere Regionale ANB, ed al Labaro <strong>del</strong>la<br />
Federazione Provinciale <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> (alfiere il<br />
Consigliere Provinciale Mario Rondoni, scorta i<br />
Consiglieri Provinciali Cap Riccardo Bartolini, Sig<br />
Alberto Romanelli, Sig Carlo Caporaso). A causa<br />
<strong>del</strong>la pioggia la cerimonia si è svolta nella Sala <strong>del</strong><br />
Consiglio Comunale. Recitate la Preghiera <strong>del</strong><br />
Decorato e <strong>del</strong> Bersagliere, il cerimoniere Cav. Alfio<br />
Coppi, socio <strong>del</strong>la Federazione e Presidente Regionale<br />
ANB, ha dato la parola al Sindaco di Terranuova<br />
Bracciolini Dr. Mauro Amerighi, all'Assessore <strong>del</strong>la<br />
Provincia di Arezzo Prof. Antonio Perferi ed al<br />
Presidente <strong>del</strong>la Federazione <strong>del</strong> NA Cav. Stefano<br />
Mangiavacchi il quale, durante il suo intervento, ha<br />
portato anche il saluto <strong>del</strong> Vice Presidente <strong>del</strong>la<br />
Federazione Dr. Omero Ferruzzi Pluridecorato al<br />
VM. Mangiavacchi ha poi consegnato la Bandiera<br />
Nazionale ed Europea, unitamente alla tessera di Socio<br />
Benemerito, all'<strong>Istituto</strong> Comprensivo Giovanni XXIII di<br />
Terranuova Bracciolini, madrine la Dr.ssa Graziella<br />
Bettini figlia <strong>del</strong>la MOVM Elio Bettini e Presidente<br />
Naz. Ass. Div. Acqui e la Sig.ra Renza Catani Coralli nipote<br />
<strong>del</strong> Gen. Felice Coralli, Combattente Decorato di<br />
tre MAVM, una MBVM, ed una Promozione per MG<br />
(a lui è stato intitolato il contemporaneo Raduno<br />
Interprovinciale dei Bersaglieri organizzato dalla<br />
Sezione ANB di Montevarchi presieduta dal Cav. Danilo<br />
Baldi socio <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong>). Significativa è stata la consegna<br />
<strong>del</strong>l'Emblema Araldico e <strong>del</strong>la Tessera di Socio<br />
<strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> al Col Antonio Frassinetto, Comandante<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
CRONACHE DELLE FEDERAZIONI<br />
Terranuova Bracciolini (AR): Il Presidente<br />
Mangiavacchi consegna l’Eblema Araldico<br />
al Col. Frassinetto nell’ambito <strong>del</strong>la<br />
“Giornata Provinciale <strong>del</strong> Decorato”<br />
40<br />
Provinciale Carabinieri di Arezzo e Decorato<br />
<strong>del</strong>l'Onorificenza di Cavaliere <strong>del</strong>l'Ordine<br />
Militare d'Italia per i meriti acquisiti nella missione<br />
"Enduring Freedom" in Afghanistan, quale Capo<br />
<strong>del</strong>la Polizia Militare Italiana. Particolarmente gradita<br />
la presenza <strong>del</strong>l'<strong>Azzurro</strong> Narciso Tognaccini<br />
–<br />
Decorato di CGVM nel fronte greco-albanese nel<br />
1940 ed ultimo Combattente Decorato al VM <strong>del</strong><br />
Comune;<br />
il 5 maggio, una <strong>del</strong>egazione <strong>del</strong>la Federazione<br />
Provinciale di Arezzo ha incontrato nel Municipio di<br />
Montevarchi il reduce di guerra Inglese Arthur Dennis<br />
Hancock che, durante la seconda guerra mondiale,<br />
aveva partecipato con il suo Reggimento "Duke of<br />
Cornwall's light infanfry" alla liberazione <strong>del</strong>la Città.<br />
Durante l'incontro, reso possibile grazie alla collaborazione<br />
<strong>del</strong> Sig. Patrizio Pagni ed alla disponibilità <strong>del</strong><br />
Sindaco <strong>del</strong>la Città Giorgio Valentini, è stato donato al<br />
reduce il crest <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> che sarà collocato in<br />
Inghilterra al museo storico <strong>del</strong> Reggimento;<br />
Montevarchi (AR): l’incontro con Arthur<br />
Dennis Hancock al Municipio<br />
– il Presidente <strong>del</strong>la Federazione Cav. Stefano<br />
Mangiavacchi ha tenuto incontri con gli studenti<br />
nelle scuole Medie Inferiori R. Magiotti, F. Mochi e F.<br />
Petrarca di Montevarchi, durante i quali ha illustrato<br />
l'attività e gli scopi <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> con particolare riferimento<br />
alla storia, all'importanza <strong>del</strong>le Decorazioni al<br />
VM ed al significato <strong>del</strong>la celebrazione <strong>del</strong>la<br />
Giornata <strong>del</strong> Decorato;<br />
– il 22 maggio all'Altare <strong>del</strong>la Patria è stata celebrata la<br />
Giornata <strong>del</strong> Decorato al Valor Militare con la partecipazione<br />
di tutte le federazioni <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong><br />
d’Italia. La <strong>del</strong>egazione di Arezzo era formata dal<br />
Roma: Il Consiglio Comunale dei Ragazzi di<br />
Montevarchi all’Altare <strong>del</strong>la Patria
Presidente Cav. Stefano Mangiavacchi, dai<br />
Consiglieri <strong>del</strong>la Fed. Prov. Sig. Alberto Romanelli e<br />
Cav. Enzo Mangiavacchi e dal socio Claudio<br />
Mannelli. Particolarmente significativa la presenza di<br />
una <strong>del</strong>egazione <strong>del</strong>l'Amministrazione Comunale di<br />
Montevarchi guidata dal Vice Sindaco Prof. Giovanni<br />
Rossi, al quale va un particolare plauso e ringraziamento<br />
per l’iniziativa, e <strong>del</strong> Consiglio Comunale dei<br />
Ragazzi, formato da trenta studenti <strong>del</strong>le scuole medie<br />
inferiori <strong>del</strong>la città che hanno avuto l'onore di rappresentare<br />
all'Altare <strong>del</strong>la Patria i giovani e gli studenti<br />
d'Italia. Dopo la deposizione <strong>del</strong>la corona al Sacello <strong>del</strong><br />
Milite Ignoto è stata effettuata una visita al Museo<br />
Centrale <strong>del</strong> Risorgimento ed al Sacrario <strong>del</strong>le Bandiere<br />
per trasmettere ai giovani studenti la memoria storica<br />
nazionale in preparazione all'importante celebrazione<br />
<strong>del</strong> 150° anniversario <strong>del</strong>l'Unità d'Italia.<br />
BIELLA e VERCELLI<br />
Il 15 Maggio 2010, in occasione <strong>del</strong>la celebrazione <strong>del</strong><br />
158° Anniversario <strong>del</strong>la Fondazione <strong>del</strong>la Polizia, la<br />
Federazione di Biella e Vercelli <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> ha consegnato<br />
al Sostituto Commissario <strong>del</strong>la Polizia di Stato<br />
Rinaldo Fois, Dirigente la Divisione Investigazioni Generali<br />
e Operazioni Speciali, un attestato di benemerenza.<br />
Biella: Conferimento <strong>del</strong>l’Attestato di<br />
Benemerenza al dott. Fois<br />
BOLOGNA<br />
La Federazione di Bologna ci informa dei seguenti<br />
eventi e partecipazioni a cerimonie:<br />
– parte <strong>del</strong> ricavato <strong>del</strong>l’ultima serata benefica è stato<br />
consegnato a Padre Gabriele Dignani, Direttore<br />
<strong>del</strong>l’Opera Padre Marella, e al dott. Paolo Sacco,<br />
Dirigente AGEOP - “Ricerca per il sollievo dal dolore”;<br />
Bologna: Consegna fondi a Padre Raffaele<br />
Dignani<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
41<br />
– nell'ambito <strong>del</strong>le Celebrazioni <strong>del</strong> 149° Anniversario<br />
<strong>del</strong>la Costituzione <strong>del</strong>l'Esercito Italiano, presso la<br />
Sede <strong>del</strong> Reggimento Genio Ferrovieri in Castel<br />
Maggiore (BO), il 4 maggio 2010 ha avuto luogo<br />
l'Alzabandiera Solenne. I partecipanti all’evento<br />
hanno potuto visitare anche una mostra statica di<br />
mezzi e materiali in dotazione alle Forze Armate; il<br />
Gen. Spagnoli, Comandante Esercito Regione<br />
Emilia/Romagna, ha rivolto un particolare ringraziamento<br />
al <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> per la partecipazione <strong>del</strong>la<br />
Federazione;<br />
– il 12 maggio 2010 ha partecipato all’inaugurazione<br />
<strong>del</strong>la nuova Sede di Bologna <strong>del</strong>la Cassa di Risparmio<br />
di Ravenna, alla presenza <strong>del</strong> Presidente <strong>del</strong>la<br />
Regione Emilia Romagna, <strong>del</strong> Prefetto, <strong>del</strong> Questore,<br />
<strong>del</strong> Vescovo Ausiliare Mons. Vecchi e di rappresentanti<br />
<strong>del</strong>l'imprenditoria, <strong>del</strong>l’Università e Sanità di<br />
Bologna e provincia;<br />
– il 15 maggio, “Festa <strong>del</strong>la Polizia”, presso il Teatro<br />
Manzoni alla presenza <strong>del</strong>le Autorità Civili, Militari e<br />
Religiose. Ai rappresentanti <strong>del</strong>la Federazione sono<br />
state riservate due poltrone in prima fila.<br />
BRESCIA<br />
La Federazione di Brescia ci informa dei seguenti<br />
eventi e partecipazioni a cerimonie:<br />
– il 15 maggio, per il 158° <strong>del</strong>la fondazione <strong>del</strong>la Polizia<br />
di Stato, presso l'auditorium <strong>del</strong> complesso di S.Giulia,<br />
con sfilamento <strong>del</strong> Labaro portato dall'alfiere De<br />
Lucchi;<br />
– il 16 maggio al 50° <strong>del</strong>la fondazione <strong>del</strong>la Sezione di<br />
Molinetto (Bs), <strong>del</strong>l'Associazione Nazionale Arma<br />
Carabinieri, insieme al Presidente <strong>del</strong>la Sezione<br />
UNUCI di Monterosi - Tuscia Sud, Gen. C.A. Luciano<br />
Canu ed a numerosi soci.<br />
BRINDISI<br />
Il 23 maggio 2010, nella splendida cornice <strong>del</strong><br />
"Castello Svevo" di terra, per il terzo anno consecutivo a<br />
Brindisi si è svolta la "Giornata <strong>del</strong> Decorato" con la celebrazione<br />
<strong>del</strong>la Santa Messa, presso la Chiesa "Stella<br />
Maris" <strong>del</strong> Comando Marina, da parte <strong>del</strong> Cappellano<br />
Militare Don Gaetano Barbera. Nel corso <strong>del</strong>la cerimonia,<br />
presieduta dal Capitano di Vascello Vincenzo Rinaldi,<br />
Comandante <strong>del</strong>la Maribase, presenti le Autorità militari,<br />
civili e religiose <strong>del</strong>la città, la Federazione di Brindisi ha<br />
consegnato una targa al "Cavaliere <strong>del</strong>l'Ordine Militare<br />
d'Italia" Socio d'Onore <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>,<br />
Ammiraglio Claudio Confessore. Nel suo intervento, il<br />
presidente Vincenzo Cafaro, ha sottolineato il particolare<br />
significato <strong>del</strong>la "Giornata" e ha ringraziato la<br />
Marina Militare per il prezioso contributo.<br />
Brindisi: “Giornata <strong>del</strong> Decorato”
BRINDISI<br />
Sez. San Vito dei Normanni<br />
Il 7 maggio 2010 a San Vito dei Normanni ha avuto<br />
luogo l'insediamento <strong>del</strong>la Compagnia dei Carabinieri a<br />
salvaguardia <strong>del</strong> territorio e dei Comuni limitrofi.<br />
Presenti alla cerimonia il sottosegretario Mantovano, il<br />
Prefetto, autorità Civili, Militari e Religiose, numerosi cittadini,<br />
l’Ass. Arma Aeronautica e le sezioni <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong><br />
<strong>Azzurro</strong> di Brindisi, Ostuni e S. Vito dei Normanni con i<br />
rispettivi labari. Nel corso <strong>del</strong>la cerimonia è stato consegnato<br />
al Capitano Nardacci, Comandante la Compagnia,<br />
il tricolore da parte <strong>del</strong> Sindaco Avv. Alberto Magli.<br />
San Vito dei Normanni (BR): Insediamento<br />
<strong>del</strong>la Compagnia Carabinieri<br />
LIVORNO<br />
La Federazione Provinciale di Livorno ha partecipato ai<br />
seguenti eventi e cerimonie:<br />
– il 16 maggio 2010, alla presenza <strong>del</strong>le massime<br />
Autorità Civili e Militari tra cui il Generale Toschi,<br />
Comandante Regionale <strong>del</strong>la Guardia di Finanza, si è<br />
celebrato a Livorno il 150° anniversario di fondazione<br />
<strong>del</strong>l’ANFI. All’evento hanno partecipato anche il<br />
Presidente <strong>del</strong>la Federazione di Livorno <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong><br />
<strong>Azzurro</strong> Ing. Giovanni Andreani, il Presidente di<br />
Sezione Cav. Uff. Raniero Chelli e l’Alfiere M.M.A.<br />
Enzo Rossi. La cerimonia è stata organizzata dalla<br />
locale sezione ANFI di Livorno (intitolata al Brig.<br />
Meattini M.O.V.M.) il cui presidente M.llo Magg.<br />
Merlo, dopo la deposizione <strong>del</strong>la Corona di Alloro al<br />
Monumento ai Caduti e la funzione religiosa in<br />
Duomo, ha presenziato anche all'intitolazione di una<br />
piazza cittadina alla "Fiamme Gialle";<br />
Livorno: 150° anniversario <strong>del</strong>l’ANFI<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
42<br />
– il 20 maggio 2010, in occasione <strong>del</strong> XXVI congresso provinciale<br />
A.N.C.R., è stata consegnata la tessera <strong>del</strong>l'<br />
<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> al Presidente <strong>del</strong>la<br />
Federazione A.N.C.R.di Livorno Cav. Uff Pietro<br />
Semeraro.<br />
MESSINA<br />
La Federazione Provinciale di Messina ha partecipato ai<br />
seguenti eventi e cerimonie:<br />
– il 4 maggio 2010, 149° Anniversario <strong>del</strong>la Costituzione<br />
<strong>del</strong>l'Esercito è intervenuta, con il Labaro e una rappresentanza<br />
di soci, alla cerimonia organizzata nella<br />
Caserma Crisafulli Zuccarello dal 5° Reggimento<br />
Meccanizzato "Brigata Aosta";<br />
– sabato 15 maggio 2010, al 158° anniversario <strong>del</strong>la<br />
fondazione <strong>del</strong>la Polizia di Stato, che si è celebrato a<br />
Patti con l'inaugurazione <strong>del</strong>la nuova sede <strong>del</strong> commissariato<br />
e l'intitolazione <strong>del</strong> piazzale all'assistente<br />
capo <strong>del</strong>la Polizia di Stato Antonino Lai vittima <strong>del</strong><br />
dovere.<br />
Patti (ME): 158° Anniversario <strong>del</strong>la Polizia<br />
di Stato<br />
MONZA e BRIANZA<br />
Sez. di Carate Brianza<br />
La sezione di Carate Brianza <strong>del</strong>la Federazione<br />
Provinciale di Monza e Brianza nel bimestre ha partecipato<br />
ai seguenti eventi e cerimonie:<br />
– l’8 maggio 2010, nella Basilica romanica dei SS. Pietro e<br />
Paolo di Agliate, l’illustrissimo Prevosto Emerito don<br />
Sandro Bianchi, con una preghiera di sua creazione,<br />
benediceva il nuovo Labaro <strong>del</strong>la Sezione <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> fra Combattenti Decorati al<br />
Valor Militare e la Bandiera <strong>del</strong>l’Associazione<br />
Agliate (MI): Benedizione <strong>del</strong> Labaro
Nazionale Combattenti e Reduci. Entrambe le associazioni<br />
sono presiedute dal Gen. Brig. Umberto Raza. La<br />
cerimonia ha registrato la partecipazione <strong>del</strong>le massime<br />
autorità politiche e militari locali e <strong>del</strong> Gonfalone<br />
<strong>del</strong>la città. Il nuovo Labaro e la nuova Bandiera sostituiscono<br />
i gloriosi vessilli datati 1962 ormai logori dalle<br />
tante partecipazioni alle manifestazioni;<br />
– la prima uscita ufficiale dei nuovi vessilli si è avuta il 24<br />
maggio 2010, Giornata <strong>del</strong> Decorato, quando, alla<br />
presenza <strong>del</strong>le massime autorità cittadine, è stata<br />
deposta una corona d’alloro al monumento ossario <strong>del</strong><br />
cimitero cittadino e, con lo sfondo <strong>del</strong> “silenzio fuori<br />
ordinanza”, sono stati ricordati i 19 Decorati <strong>del</strong>la<br />
sezione: 1 Ordine Militare di Savoia, 1 MOVM, 8<br />
MAVM, 5 MBVM, 12 CGVM e 5 Encomi Solenni sul<br />
Campo.<br />
NAPOLI<br />
Il 7 maggio 2010, gli alunni <strong>del</strong> Liceo Scientifico e<br />
Psicopedagogico "Elsa Morante" di Napoli, ospiti <strong>del</strong>la<br />
Federazione Provinciale <strong>del</strong> "<strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>" di Napoli,<br />
hanno effettuato un'interessante visita al Museo Storico<br />
<strong>del</strong>l'Aeronautica Militare di Vigna di Valle, riportandone<br />
significativi e costruttivi elementi per la loro formazione<br />
culturale. Il Presidente <strong>del</strong>la Federazione avv. Gennaro<br />
Perrella, accompagnato dalla moglie Sig.ra Adriana, ha in<br />
tal modo voluto premiare gli alunni che lo scorso anno<br />
sono stati autori di un pregevole documento storico filosofico<br />
sui valori ideali <strong>del</strong>l'eroismo e <strong>del</strong>l'amor di Patria. Il<br />
presidente, nel viaggio verso Vigna di Valle, ha illustrato<br />
l'attività <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong>, l'importanza <strong>del</strong> Museo, tra i più<br />
grandi d'Europa, che traccia la storia <strong>del</strong>l'aviazione italiana<br />
e ha ringraziato il Dirigente Scolastico prof. Carlo<br />
Antonelli per gli elogi espressi a favore <strong>del</strong>l' <strong>Istituto</strong> nella<br />
seguente lettera:<br />
Egregio avvocato, carissimo Preside Arch. Campo, pregiati<br />
soci,<br />
è con sincero piacere che la comunità scolastica a me<br />
affidata ha accolto il vostro gentile invito alla partecipazione<br />
alla visita al Museo Storico <strong>del</strong>l'Aeronautica di<br />
Vigna di Valle, Roma <strong>del</strong> 7 maggio 2010. Già in occasione<br />
<strong>del</strong>la terza edizione <strong>del</strong> Premio di Studio organizzato<br />
dalla Federazione napoletana, assegnato dal Vs. <strong>Istituto</strong><br />
alle alunne <strong>del</strong>la classe V sez, B <strong>del</strong> Ns. Liceo per l'elaborato<br />
sulla M.O.V.M. Cap. Caiazzo, avevamo avuto modo<br />
di conoscere ed apprezzare il Vs. costante impegno nella<br />
società civile ed il lodevole interessamento per il mondo<br />
<strong>del</strong>la scuola in particolare. Quest'ulteriore invito ci conferma<br />
la Vs. apertura e disponibilità al confronto umano<br />
e culturale con le nuove generazioni in vista <strong>del</strong>la socializzazione<br />
e la promozione di quei valori di eroismo e<br />
patriottismo che costituiscono presupposto irrinunciabile<br />
<strong>del</strong>l'esistenza di ogni popolo in ogni epoca. Il futuro, perché<br />
sia effettivo progresso e sviluppo umano e civile, ha<br />
bisogno di radici antiche: e la missione che la Vs. associazione<br />
si propone di custodire e trasmettere le "radici" più<br />
sane e gloriose <strong>del</strong>la nostra nazione, è opera altamente<br />
meritoria in vista <strong>del</strong>la costruzione <strong>del</strong> mondo e <strong>del</strong>la<br />
società che noi tutti vorremmo. Cordiali saluti e "ad<br />
maiora"!<br />
Il Dirigente Scolastico<br />
Prof. Carlo Antonelli<br />
La visita, di indubbio interesse, si è conclusa con la<br />
proiezione di un filmato sulle "Frecce Tricolori". Tra i partecipanti<br />
sono da menzionare il Col. Parente con la<br />
moglie Sig.ra Elisabetta, l'Aiutante Nicola Liccardo con la<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
43<br />
moglie Sig.ra Nunzia, il M.llo Antonio Malasomma con<br />
la moglie Rita, il M.llo Renato Galderisi con la moglie<br />
Anna, il Cav. Pasquale Arfè, l'Artigliere Elio Fernandes,<br />
il Sig. Rocco Pace con la moglie Anna, il Brig. Francesco<br />
D'Alessandro, il Sig. Pietro Milone oltre agli allievi<br />
<strong>del</strong>l'"Elsa Morante" ed i prof.ri accompagnatori.<br />
PORDENONE<br />
La Federazione Provinciale di Pordenone ha partecipato<br />
ai seguenti eventi e cerimonie:<br />
– il 22 maggio 2010, con il Labaro ed un folto gruppo di<br />
Soci, loro familiari ed amici <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, al pellegrinaggio<br />
a Fagarè <strong>del</strong>la Battaglia su invito <strong>del</strong>la<br />
Presidente <strong>del</strong> Comitato Provinciale <strong>del</strong>l'Associazione<br />
Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra, signora<br />
Julia Marchi;<br />
Fagarè (PN): Pellegrinaggio con l’ANFCDG<br />
– il 24 maggio, alla presenza di gonfaloni e labari e di<br />
oltre tremila persone provenienti da tutta l'Italia, è<br />
stata celebrata la Giornata Nazionale <strong>del</strong> Ricordo presso<br />
il Sacrario Militare. Agli indirizzi di saluto <strong>del</strong>le<br />
Autorità e alla S. Messa di suffragio è seguita la deposizione<br />
di corone d'alloro nel Sacrario in cui riposano<br />
10.500 Caduti sul Piave, frai quali 27 Medaglie d'Oro<br />
al Valor Militare.<br />
ROMA<br />
La Federazione di Roma <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong><br />
<strong>Azzurro</strong> ha partecipato alla ventesima edizione <strong>del</strong>la<br />
“Commemorazione dei Caduti d'Africa” organizzata<br />
dall'A.N.R.R.A. (Associazione Nazionale Reduci e<br />
Rimpatriati d'Africa) celebrata, come ogni anno, presso il<br />
santuario <strong>del</strong>le Ancelle <strong>del</strong>la Visitazione di Santa<br />
Marinella. La commemorazione fu inaugurata dal giornalista<br />
e scrittore Leonida Fazi che promosse una sottoscrizione,<br />
tramite il quotidiano "Il Tempo", per fondere una<br />
campana i cui rintocchi avrebbero quotidianamente raggiunto<br />
in spirito i Caduti e i dispersi italiani in Africa. Il<br />
prof. Alessandro Scafi, quest'anno ha tracciato l'excursus<br />
storico <strong>del</strong> corpo dei Granatieri di Sardegna, dalla fondazione,<br />
voluta nel 1659 dal duca Carlo Emanuele II di<br />
Savoia, alle missioni di pace degli ultimi anni, passando<br />
per la conquista di Fiume da parte dei legionari di<br />
d'Annunzio, sollecitata da un gruppo di sette ufficiali dei<br />
Granatieri al Poeta-soldato. A seguire la Santa Messa di<br />
suffragio. Il nostro <strong>Istituto</strong> era rappresentato dall'Ing. Cav.<br />
Bruno Lazzarotto e dal Dr. Alessandro Carpinelli,<br />
Alfiere <strong>del</strong> Labaro.
ROVIGO<br />
La Federazione Provinciale di Rovigo negli ultimi<br />
mesi ha partecipato ai seguenti eventi e cerimonie:<br />
– il 15 maggio 2010, alla Festa <strong>del</strong>la Polizia di Stato,<br />
apertasi in Piazza Vittorio Emanuele II con l’esposizione<br />
al pubblico di mezzi e materiali. La cerimonia,<br />
causa maltempo, si è poi svolta nel Teatro Sociale alla<br />
presenza <strong>del</strong>le Autorità Militari, Civili e Religiose e,<br />
per la Federazione Provinciale di Rovigo <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong><br />
<strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, <strong>del</strong> presidente Graziano Maron<br />
e <strong>del</strong>l’Alfiere con il Labaro. Il questore Dott. Luigi De<br />
Matteo, nel suo intervento ha evidenziato un calo<br />
dei reati in Polesine e il Prefetto di Rovigo, Dott.<br />
Aldo Adinolfi, ha premiato dieci agenti che si sono<br />
distinti per meriti di servizio. In serata, sempre al<br />
Teatro Sociale ha avuto luogo un concerto a cui<br />
hanno partecipato artisti polesani. Nell'occasione, il<br />
Presidente Maron, ha consegnato al Questore De<br />
Matteo il "Crest" <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>;<br />
Rovigo): Il Presidente Maron consegna il<br />
crest al Questore De Matteo<br />
– il 22 maggio 2010 l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> ha<br />
celebrato la Festa <strong>del</strong> Decorato deponendo<br />
all'"Altare <strong>del</strong>la Patria" una corona di alloro. Alla<br />
commemorazione erano presenti il Presidente nazionale<br />
<strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> e <strong>del</strong>egazioni convenute da tutta<br />
Italia con i propri Labari, tra cui il Presidente <strong>del</strong>la<br />
federazione di Rovigo Graziano Maron. Dopo la<br />
cerimonia, il Dott. Federico Vido, <strong>del</strong>la Federazione<br />
Provinciale di Sondrio, ha tenuto nella Sala <strong>del</strong><br />
Carroccio in Campidoglio una conferenza sulle "Tigri<br />
<strong>del</strong>l’Adamello";<br />
Roma: Il Presidente Maron nello schieramento<br />
degli Azzurri d’Italia all’Altare <strong>del</strong>la<br />
Patria<br />
– il 23 maggio 2010 si è svolto a Udine il 30° Raduno<br />
Nazionale <strong>del</strong> Fante d'Italia al quale ha partecipato<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
44<br />
anche la Sezione <strong>del</strong> Fante di Rovigo, presieduta dal<br />
Cav. Uff. Angelo Mauro con i suoi iscritti. Presenti<br />
molte altre Associazioni d'Arma tra cui la<br />
Federazione Provinciale di Rovigo <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong><br />
<strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong>, rappresentata dal Presidente<br />
Graziano Maron con l’Alfiere, i Carristi,<br />
l’Associazione Arma Aeronautica, i Bersaglieri e la<br />
Presidenza Nazionale <strong>del</strong>la F.I.D.C.A.<br />
Udine: Il Presidente Maron insieme ai Fanti<br />
di Rovigo al 30° Raduno Nazionale<br />
SIENA<br />
Il 4 maggio 2010 in occasione <strong>del</strong> 149° anniversario<br />
<strong>del</strong>la Costituzione <strong>del</strong>l'Esercito Italiano, alcuni soci<br />
<strong>del</strong>la Federazione hanno assistito ad una conferenza<br />
sulla Brigata Paracadutisti “Folgore” e sulla recente<br />
missione in Afghanistan <strong>del</strong> 186° Rgt. Paracadutisti,<br />
tenuta, presso il Circolo Ufficiali <strong>del</strong>la caserma Bandini<br />
di Siena dal Comandante <strong>del</strong> Reggimento, col. Aldo<br />
Zizzo. La conferenza è stata preceduta da una mostra<br />
statica di mezzi e tecnologie in dotazione al<br />
Reggimento.<br />
SIRACUSA<br />
La Federazione Provinciale di Siracusa negli ultimi<br />
mesi ha svolto le seguenti attività:<br />
– il 4 maggio la Federazione Provinciale è intervenuta<br />
alla cerimonia per il 50° anniversario <strong>del</strong>la istituzione<br />
<strong>del</strong> 34° Gruppo Radar, erede <strong>del</strong>le tradizioni<br />
<strong>del</strong>l'Idroscalo "De Filippis" <strong>del</strong>la Regia Aeronautica. I<br />
Labari <strong>del</strong>la Fedederazione Provinciale e <strong>del</strong>le<br />
Sezione di Lentini e Noto <strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> hanno sfilato<br />
Siracusa: 50° Anniversario <strong>del</strong>la istituzione<br />
<strong>del</strong> 34° GRAM
nel corteo ufficiale ricevendo i prescritti onori. Nel<br />
corso <strong>del</strong>la cerimonia il socio Vincenzo Maiore, fratello<br />
<strong>del</strong>la M.O.V.M. Av. Sc. Francesco Maiore, ha<br />
consegnato al Comandante <strong>del</strong> 34° GRAM l'Emblema<br />
Araldico <strong>del</strong> Ten. Arnaldo De Filippis, Caduto nella<br />
Grande Guerra.<br />
– l’8 maggio, presso la Sala di rappresentanza <strong>del</strong><br />
Convitto "F.lli Ragusa" di Noto, la Federazione Prov.le<br />
ha patrocinato le cerimonie per il 150° anniversario<br />
<strong>del</strong>l'Impresa dei Mille e <strong>del</strong>l'insurrezione antiborbonica<br />
<strong>del</strong>l'antica città siciliana il 16 maggio 1860. Al termine<br />
<strong>del</strong> convegno, dopo la visita alla mostra dei<br />
cimeli garibaldini (lettere autografe di Garibaldi, proclami,<br />
messaggi, foto dei Mille, bandiere sabaude e<br />
armi), allestita grazie al contributo <strong>del</strong>l'Archivio di<br />
Stato di Noto, il Sindaco, preceduto dal Gonfalone <strong>del</strong><br />
Comune, unitamente agli intervenuti, fra i quali i soci<br />
sig.ra Amalia Guttadauro, figlia <strong>del</strong>la M.O.V.M.<br />
Emanuele Guttadauro, e sig. Vincenzo Maiore, fratello<br />
<strong>del</strong>la M.O.V.M. Francesco Maiore, prima ha<br />
innalzato il tricolore <strong>del</strong> Regno d'Italia sulla statua di<br />
Ercole, in ricordo di quanto avvenuto il 16 maggio<br />
1860 e successivamente ha deposto un serto d'alloro<br />
presso la lapide dedicata a Garibaldi.<br />
Siracusa: Convegno sull’insurrezione antiborbonica<br />
<strong>del</strong>la città<br />
SONDRIO<br />
La Federazione Provinciale di Sondrio negli ultimi mesi<br />
ha svolto le seguenti attività:<br />
– ha partecipato con il Presidente, il Segretario, l'Alfiere<br />
Mattiussi, i Soci Zotti, Ravelli, Corradini (in veste<br />
istituzionale) e Bianchini (quale alfiere <strong>del</strong>la Sezione<br />
ANC) alla cerimonia <strong>del</strong> 25 aprile svoltasi a Morbegno<br />
(SO);<br />
– ha presenziato con il Presidente, il Segretario, il Vice<br />
Alfiere Franco Silva ed altri Soci alla cerimonia di<br />
consegna <strong>del</strong>la borsa di studio dedicata alla memoria<br />
<strong>del</strong>la M.A.V.M. Savino Tona, organizzata dal Gruppo<br />
Alpini di Villa di Tirano (SO);<br />
– ha partecipato con il Labaro, portato dagli Alfieri<br />
Mattiussi e Silva alle feste <strong>del</strong>la Polizia, dei<br />
Carabinieri e <strong>del</strong>la Guardia di Finanza;<br />
– ha presenziato con il Labaro portato dal Consigliere<br />
ed Alfiere Arrigo Mattiussi alle esequie <strong>del</strong>la<br />
M.B.V.M. Ten. Giovanni Vitiquindo Favaro.<br />
TORINO<br />
Il 4 maggio 2010 è stato celebrato, presso il Palazzo<br />
Pralormo di Torino, il 149° Anniversario <strong>del</strong>la<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
45<br />
Costituzione <strong>del</strong>l'Esercito Italiano. L’evento, organizzato<br />
dal Comando Regione Militare Nord, si è aperto con<br />
l'Alzabandiera cui è seguita la lettura <strong>del</strong>l'Ordine <strong>del</strong><br />
giorno e successivamente gli Onori ai Caduti con la<br />
deposizione di una corona d'alloro. Come sempre erano<br />
presenti le maggiori Autorità Militari, religiose e civili<br />
<strong>del</strong>la Città, <strong>del</strong>la Provincia, <strong>del</strong>la Regione. La Federazione<br />
Provinciale di Torino ha partecipato, con il Labaro e alcuni<br />
Consiglieri, unitamente a moltissime altre Associazioni<br />
combattentistiche con le loro insegne.<br />
TRIESTE<br />
Preannunciata da una inserzione sul giornale locale,<br />
il 14 maggio 2010 si è svolta sul Colle di S. Giusto una<br />
solenne cerimonia con la quale la Federazione di Trieste<br />
ha ricordato l'87° Anniversario <strong>del</strong>la costituzione<br />
<strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> e, nel contempo ha celebrato<br />
la "Giornata <strong>del</strong> Decorato". Apertasi alle 10 <strong>del</strong><br />
mattino con l'Alzabandiera, la celebrazione è proseguita<br />
nel pomeriggio con la deposizione di una corona al<br />
Monumento ai Caduti. Portatori <strong>del</strong>la corona sono stati<br />
il dott. Gastone Rocco, MBVM reduce di Russia, e la<br />
Sig.ra Margherita Trevisan portatrice <strong>del</strong>la MAVM <strong>del</strong><br />
padre Caduto sul fronte greco. La corona è stata deposta<br />
dal dott. Giuseppe Vuxani, Presidente <strong>del</strong>la<br />
Federazione, dalle portatrici di MOVM Sig.ra Giuliana<br />
Brandolin e Sig.ra Edda Crisciani Di Cesare, dal<br />
Comandante Provinciale dei Carabinieri, Col. Carlo<br />
Tartaglione e dal Presidente <strong>del</strong>la Federazione "grigioverde"<br />
Gen. Riccardo Basile. Alfieri <strong>del</strong> Labaro due soldati<br />
concessi dal "Piemonte Cavalleria". Il trombettiere,<br />
con le note <strong>del</strong> "silenzio", ha accentuato la solennità<br />
<strong>del</strong>l'avvenimento. Ha fatto seguito l'Ammainabandiera<br />
e la S. Messa officiata da Don Sigismondo, Cappellano<br />
Militare <strong>del</strong>la Brigata di Cavalleria "Pozzuolo <strong>del</strong> Friuli",<br />
nella splendida Cattedrale di S.Giusto, chiusa dalla<br />
Preghiera alla Patria letta dal Gen. De Bernardinis,<br />
mentre l'Avv. Armando Di Cesare, nipote <strong>del</strong>la MOVM<br />
Tenente di vascello Armando Crisciani, ha letto la<br />
motivazione <strong>del</strong>la MOVM al Milite Ignoto. Infine il<br />
Presidente <strong>del</strong>la Federazione, dott. Vuxani, ha ringraziato<br />
i partecipanti alla cerimonia, quale riconoscente<br />
omaggio ai Caduti per la Patria e a tutti coloro che per<br />
essa hanno compiuto atti di Valore, e l'impegno organizzativo<br />
<strong>del</strong> consigliere Col. Sergio Di Cesare. Alla<br />
cerimonia erano presenti, con labari e bandiere, diverse<br />
Associazioni Combattentistiche e d'Arma di Trieste. Tra<br />
gli Azzurri presenti, il Decorato di MAVM sig. Vittorio<br />
Zanon, di anni 95.<br />
Trieste: 87° anniversario <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong><br />
e Giornata <strong>del</strong> decorato
ANTONIO AMBROSELLI L’UOMO, IL FINANZIERE, L’E-<br />
ROE - di Gerardo Severino per il Museo Storico <strong>del</strong>la<br />
Guardia di Finanza - Edizione Associazione per la memoria<br />
storica di "Antonio Ambroselli" - pp.108 - testo e foto<br />
B/N - si può richiedere alla Federazione di Latina<br />
<strong>del</strong>l'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> o direttamente<br />
all'Associazione per la memoria storica di "Antonio<br />
Ambroselli"<br />
Nella nostra società e soprattutto<br />
per le generazioni future, assume<br />
un grande rilievo ricordare i passaggi<br />
cruciali di vicissitudini di<br />
molti protagonisti che in qualche<br />
modo hanno contribuito a combattere<br />
le tristi infamie <strong>del</strong> nemico<br />
nella seconda guerra mondiale,<br />
per ripristinare la libertà e la<br />
democrazia.<br />
In tale contesto s'inquadra questa<br />
testimonianza, come altre pubblicate<br />
negli ultimi anni in collane<br />
<strong>del</strong>la memoria, fornita da chi le<br />
ha sofferte nell'anima e nella<br />
carne o da chi le ha raccolte di<br />
prima mano. Questo libro ha, in<br />
particolare, il pregio di raccontare la storia di un giovane,<br />
Antonio Ambroselli, nato da una sana famiglia tradizionale<br />
di Santi Cosma e Damiano, pervasa da sentimenti<br />
di profonda religiosità, da radicati valori morali e da<br />
elevato patriottismo. Egli si arruola, poco prima <strong>del</strong>la<br />
guerra, tra i sottufficiali <strong>del</strong>la Guardia di Finanza, si<br />
distingue per grande coraggio e generosità. In servizio<br />
nella Capitale compie, con la collaborazione <strong>del</strong>la giovane<br />
ed ardita moglie, Mafalda Cangelmi, azioni di straordinaria<br />
solidarietà umana a rischio <strong>del</strong>la vita. Lo fa per i<br />
familiari ed anche per decine e decine di conoscenti rinchiusi<br />
nel campo di concentramento <strong>del</strong>la Breda a Roma.<br />
La moglie condivide pienamente e consapevolmente la<br />
rischiosa missione messa in atto dal marito e, nel contempo,<br />
gli dona due bravi figli maschi. Nasce così la emozionante<br />
storia di un uomo e <strong>del</strong>la sua famiglia che,<br />
oggi, Gerardo Severino racconta con bravura e competenza,<br />
incastonandola magistralmente nelle vicende italiane<br />
<strong>del</strong> tempo ed arricchendola di contestuali e correlati<br />
episodi di eroismo di commilitoni <strong>del</strong> Corpo <strong>del</strong>la<br />
Guardia di Finanza. La sua opera realizza pienamente<br />
l'aspirazione dei familiari, in particolare <strong>del</strong> figlio Sandro<br />
che con costanza e profonda sensibilità ha raccolto la<br />
testimonianza <strong>del</strong>la madre, prima <strong>del</strong>la sua scomparsa,<br />
nonché il materiale documentale per la stesura <strong>del</strong> testo,<br />
di onorare la memoria di Antonio Ambroselli e di<br />
Mafalda Cangelmi.<br />
LO SPAZIO OLTRE LA TERRA<br />
- di Marcello Spagnulo e<br />
Ettore Perozzi - Editore Giunti<br />
- Pagg. 194 - 23 x 27 - illustrato<br />
a colori - € 26,00 - ISBN 978-<br />
88-09-74383-0<br />
L'esplorazione <strong>del</strong>lo Spazio è<br />
storia recente <strong>del</strong>l'umanità. Il<br />
primo satellite artificiale<br />
costruito dall'uomo è stato<br />
lanciato nello spazio nel 1957;<br />
nel 1964 anche l'Italia ha lanciato<br />
in orbita intorno alla<br />
Terra un satellite progettato e<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
RECENSIONI<br />
46<br />
costruito in Italia; nel 1969 il primo uomo ha camminato<br />
sulla superficie lunare; nel 1981 lo Space Shuttle ha iniziato<br />
i suoi voli che ancora oggi continuano e nel 2001 la<br />
Stazione Spaziale Internazionale (lSS) è diventata la casa<br />
spaziale di tanti astronauti di diverse nazionalità. Oggi<br />
l'uomo progetta di tornare sulla Luna e poi di andare su<br />
Marte, per stabilire nuovi avamposti abitati e costruire<br />
nuovi sogni per le future generazioni.<br />
In questo libro, le immagini che raccontano <strong>del</strong>l'awentura<br />
spaziale ci accompagnano attraverso la storia degli<br />
ultimi cinquant'anni, offrendoci uno scorcio sul lavoro di<br />
migliaia di uomini e donne che, con coraggio e immaginazione,<br />
hanno aperto nuovi orizzonti sul futuro <strong>del</strong>l'umanità.<br />
Testo tipicamente divulgativo, e anche un po' auto celebrativo,<br />
sponsorizzato dall'ASI, con una profusione di<br />
bellissime immagini e una veste grafica davvero ineccepibile<br />
e sontuosa, ripercorre in modo chiaro scorrevole e<br />
preciso, la storia <strong>del</strong>la recente conquista <strong>del</strong>lo spazio e<br />
nei cenni finali ai programmi spaziali prossimi venturi,<br />
non indulge, come potrebbe essere facile, a ipotesi fantascientifiche,<br />
ma rimane saldamente ancorato alla<br />
realtà. Godibile.<br />
VITA DA CACCIABOMBARDIERE - di Bruno Servadei -<br />
SBC Edizioni - 15x21 - 436 pagine - € 23,00 - ISBN 978-88-<br />
95462-77-5<br />
Dettagliatissimo diario dei dodici<br />
anni di vita <strong>del</strong>l'autore trascorsi<br />
da pilota militare presso reparti di<br />
volo <strong>del</strong>la specialità cacciabombardieri.<br />
La guerra fredda fa da<br />
sfondo ai momenti e alle situazioni<br />
vissute, ma ciò che colpisce il<br />
lettore è lo stile ironico, leggero,<br />
talvolta sboccato, mai eccessivo,<br />
col quale scorre il racconto.<br />
Talune situazioni, sebbene<br />
descritte molto approfonditamente,<br />
possono essere comprese<br />
in tutte le sfumature solo se si è<br />
piloti militari, ma questo non è un<br />
limite. Nel complesso una lettura<br />
più che piacevole, sicuramente<br />
interessante, a tratti coinvolgente, mai noiosa. La veste<br />
grafica, <strong>del</strong> tutto ordinaria, non sminuisce il valore <strong>del</strong><br />
libro.<br />
UN’INVIATA TRA LE NUVOLE di Arianna Landi - IBN<br />
Editore - giugno 2009 - 15 x 21 - pp. 96 - illustrato B/N -<br />
Euro 10,00 - ISBN 88-7565-071-3<br />
Si tratta <strong>del</strong> diario scritto, durante le riprese <strong>del</strong>la trasmissione<br />
televisiva "Voglia di<br />
Volare", dalla sua conduttrice<br />
Arianna Landi, simpatica giornalista<br />
che, avvicinatasi al mondo <strong>del</strong>l'aviazione<br />
per motivi professionali,<br />
ne è rimasta entusiasmata lei<br />
per prima. Da qui è nata l'idea di<br />
raccontare le sue esperienze.<br />
L'obiettivo di questi racconti,<br />
sciolti e briosi, è sempre di avvicinare<br />
il grande pubblico ad un<br />
mondo che solo in pochi conoscono<br />
ed amano veramente, attraverso<br />
gli occhi di una ragazza<br />
come tante che, solo per caso, si è
trovata a mescolare la sua vita con gli aeroplani. Il saltellare<br />
da un aeroporto all'altro, per fare interviste, l'ha<br />
trascinata in un vortice di emozioni inaspettate che nel<br />
giro di poco tempo si sono trasformate in una passione<br />
sfrenata. Se vi state chiedendo perché dovrebbe interessarvi<br />
una storia di aeroplani, visto che non ve ne è mai<br />
importato niente, sappiate che, anche l'autrice, all'inizio<br />
la pensava esattamente come voi. Ora fate un passo<br />
indietro nella memoria e cercate di ricordare quell'attimo<br />
in cui avete alzato gli occhi al cielo e per pochi istanti<br />
vi siete estraniati dal mondo, seguendo la scia bianca<br />
di un aeroplano e desiderando di esserne il pilota.<br />
APPUNTI DI UN INTERNATO MILITARE ITALIANO IN<br />
GERMANIA (1943-1945) - di Alberto Gorni - Ed.<br />
Associazione "Il Mascellaro" - pp. 110 - 17 x 21,5 -<br />
Collana: Kuritza - ISBN 978-88-903147-6-6<br />
Si tratta <strong>del</strong> diario coevo <strong>del</strong><br />
soldato Alberto Gorni, classe<br />
1921, mantovano, deportato<br />
dal fronte albanese e avviato<br />
dai tedeschi ai lavori forzati.<br />
Egli trovò nella fede la forza<br />
per resistere e affrontò pericoli<br />
e disagi con una manzoniana<br />
fiducia nella Divina<br />
Provvidenza.<br />
Il materiale relativo alla prigionia<br />
di Alberto Gorni ha<br />
una storia davvero particolare<br />
perché la sua produzione si<br />
deve a un'autentica passione<br />
<strong>del</strong> giovane autore di allora<br />
per la scrittura, da lui intesa<br />
come un mezzo privilegiato<br />
per mantenere relazioni con le persone più care e per<br />
ritagliarsi uno spazio di riflessione, e la sua riscoperta si<br />
deve alla tenacia dei familiari per la conservazione e la<br />
divulgazione <strong>del</strong>la memoria dei fatti accaduti al papà<br />
Alberto. Tutto il materiale disponibile, unitamente all'epistolario,<br />
è quindi già stato raccolto e ordinato amorevolmente<br />
dal figlio Marco in vista di un ambizioso progetto<br />
editoriale, che ne prevedeva la pubblicazione integrale<br />
in cinque volumi. Possiamo così disporre, per una<br />
migliore comprensione <strong>del</strong>la soggettività <strong>del</strong>l'autore, di<br />
una copiosa e fittissima corrispondenza tra Alberto, i<br />
familiari e gli amici più stretti, dal gennaio 1942 quando<br />
egli fu chiamato per il servizio militare di leva presso il<br />
17° Reggimento Fanteria a Silandro (Bolzano), e poi in<br />
Albania sino a pochi giorni prima <strong>del</strong>la cattura, e <strong>del</strong> diario<br />
di prigionia, che copre il periodo dalla cattura sino al<br />
rimpatrio.<br />
Il volume è curato dallo storico Alessandro Ferioli, che è<br />
anche autore <strong>del</strong>la corposa "introduzione".<br />
L'<strong>Istituto</strong> <strong>del</strong> <strong>Nastro</strong> <strong>Azzurro</strong> ha ritenuto di concedere<br />
all'iniziativa il proprio patrocinio non oneroso per valorizzare<br />
lo sforzo <strong>del</strong>l'Associazione “Il Mascellaro” nell'editare<br />
senza scopo di lucro libri non appetibili alle case<br />
editrici tradizionali.<br />
FOIBE (S)CONOSCIUTE - di Maria Antonietta Marocchi<br />
- Editore: "Pagine s.r.l." - Collana: "I libri de Il Borghese -<br />
Documenti" - 13 X 23 - pp. 296 - Illustrato B/N - € 14,00<br />
- ISBN 978-88-7557-353-9<br />
L'autrice, nata a Bologna nel 1951 da genitori costretti<br />
ad abbandonare i loro beni in Istria per restare italiani,<br />
ha già scritto <strong>del</strong>la materia pubblicando nel 2000 "Una<br />
vita italiana. Dalle foibe alla ricostruzione", libro che ha<br />
ricevuto numerosi riconoscimenti, tra i quali quello <strong>del</strong>la<br />
Presidenza <strong>del</strong>la Regione Lazio, nel 2002.<br />
Da anni conduce una battaglia senza sosta per sollevare<br />
dall'oblio il ricordo dei trecentocinquantamila esuli dal-<br />
IL NASTRO AZZURRO<br />
47<br />
l'lstria, da Fiume e dalla<br />
Dalmazia, scrivendo articoli, partecipando<br />
a trasmissioni televisive<br />
e, soprattutto, recandosi in sale<br />
consiliari ed istituti scolastici, per<br />
narrare ai giovani una pagina di<br />
storia ancora quasi <strong>del</strong> tutto<br />
assente nei loro libri di testo.<br />
Purtroppo, infatti, è ancora poco<br />
nota la tragedia <strong>del</strong>le foibe, dove<br />
trovarono la morte moltissimi<br />
nostri fratelli e dei campi di concentramento<br />
di Tito, dove tantissime<br />
persone furono barbaramente<br />
uccise e torturate per l'unica<br />
"colpa" di essere italiani. Con<br />
questo libro affascinante, ricco di<br />
documenti rilevati da fonti ufficiali,<br />
l'autrice vuole anche ricordare che gli esuli, attendono<br />
dal 1947, giustizia per i loro diritti riguardanti i<br />
loro beni, che furono costretti ad abbandonare.<br />
IL PRINCIPE CON LE ALI - di Piero Baroni - Macchione<br />
Editore - 17 X 24 - pagine 260 - € 20,00 - ISBN 978-88-<br />
8340-484-9<br />
Biografia molto ben documentata<br />
sulle imprese di guerra<br />
<strong>del</strong> principe Fulco Ruffo di<br />
Calabria, asso <strong>del</strong>la caccia italiana<br />
pluridecorato al Valor<br />
Militare durante la prima<br />
guerra mondiale. La lettura<br />
potrebbe essere più piacevole<br />
se il filo <strong>del</strong> racconto non<br />
fosse continuamente spezzato<br />
dalla riproduzione dei documenti<br />
originali e degli spezzoni<br />
<strong>del</strong> diario personale <strong>del</strong><br />
principe. Sebbene tale compilazione<br />
dia veridicità e valore<br />
documentale al testo, ne<br />
rende poco agevole la lettura.<br />
L'ITALIA NELLA GUERRA AEREA - Ferdinando Pedriali<br />
- Editore: Aeronautica Militare - Ufficio Storico - pp. 500<br />
- 23 x 29 - Illustrato B/N - Edizione fuori commercio acquistabile<br />
presso SMA 5° Reparto - Ufficio storico<br />
Questo libro, <strong>del</strong>la serie che<br />
analizza l'attività bellica italiana<br />
sul fronte aereo nella<br />
seconda guerra mondiale,<br />
abbraccia il periodo compreso<br />
tra due eventi decisivi:<br />
dalla battaglia di El Alamein<br />
(4 novembre 1942) allo sbarco<br />
alleato in Sicilia (9 luglio<br />
1943), periodo nel quale la<br />
guerra aerea è decisiva per le<br />
sorti <strong>del</strong>le operazioni belliche.<br />
L'aviazione alleata, preponderante<br />
nei mezzi e nel<br />
sostegno logistico, si scontra<br />
con la Regia Aeronautica e la<br />
Luftwaffe e, nonostante gli<br />
eroismi individuali degli aviatori<br />
italiani e tedeschi, assume inesorabilmente il<br />
dominio <strong>del</strong>l'aria, permettendo l'avanzata inarrestabile<br />
degli alleati. Uno studio storico condotto da un<br />
punto di vista decisamente douhettiano, dal quale<br />
rifulge l'eroica di resistenza dei nostri aviatori oltre<br />
ogni limite.