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La cartella stampa sulla mostra a Villa Pacchiani - Gonews.it

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trinate, goticamente pisane Navi kufiche solcano l’Arno di Delio Gennai.<br />

Rasentano invece l’astrazione il gioco dei puri riflessi nella tavola di Stefano<br />

Ficalbi; la radiografica immersione dello sguardo nel fiume di Giorgio Giolli; i<br />

segni, le forme e le scie delle cose e delle luci Lungo il fiume di Gianluca<br />

Sgherri; il trascorrere che direi astrale degli stecchi colorati nella tavola di<br />

Gianfranco Pacini. Mentre un particolare carattere cartografico, facendo<br />

emergere per riporto fotografico scorci urbani attestati lungo il corso dell’Arno,<br />

hanno le opere di Fulvio Leoncini e di Valerio Comparini, ai quali si devono<br />

anche due belle versioni dell’ex voto.<br />

Prosegue il viaggio nella sequenza delle immagini oblunghe, ma di taglio<br />

verticale, degli affogati e dei tuffatori, la duplice versione del viaggio in<br />

immersione che sa di tragedia e di festa, di fluida partecipazione al moto<br />

v<strong>it</strong>ale dell’acqua e di inesorabile attrazione e annichilimento del vortice. Da<br />

eccezione in dismisura rispetto alle tavole 185x45 centimetri di questa<br />

sezione, la estesa Nave della v<strong>it</strong>a di Milena Moriani, declinazione in grigio<br />

del trascorrere assorto di familiari presenze e oggetti della quotidian<strong>it</strong>à nella<br />

liquid<strong>it</strong>à della materia p<strong>it</strong>torica e del tempo.<br />

In questa Stanza distribu<strong>it</strong>a per isole nel percorso, il ventaglio delle forme<br />

linguistiche e delle soluzioni visive adottate per esemplicare le angolazioni<br />

degli accessi in acqua, per così dire, trattandosi di tuffatori, o della “discesa”<br />

nell’imo degli annegati, è davvero f<strong>it</strong>to e difficile da rest<strong>it</strong>uire nella brev<strong>it</strong>à del<br />

discorso cr<strong>it</strong>ico. Si va dal vettore di luce che collega l’icona memoriale<br />

esterna e il corpo immerso dell’affogato di Fulvio Leoncini che Scivolò nel<br />

fiume a primavera, come la Marinella di De André; al fascio delle fibre di luce<br />

che investono L’affogato di Lorenzo D’Angiolo; alla materica rifrazione di luce<br />

lunare nel corpo dell’affogato di Giulio Greco, il t<strong>it</strong>olo della cui opera<br />

poeticamente rec<strong>it</strong>a Al cuore vacante non fu arca la luna. Alla brutalista<br />

rigid<strong>it</strong>à de L’Affogato al quale Nando Snozzi fa corrispondere l’antagonista,<br />

giustapposta figura de L’affogatore, fanno eco il gioco tragico di<br />

scomposizione figurale di Andrea Meini, nella Mossa del matto affogato, e la<br />

stratigrafica successione dei piani fluidi nel Cane affogato di Ugo Maffi.<br />

A propos<strong>it</strong>o di stratigrafia sia subacquea sia di passaggio graduato dall’emerso<br />

al sommerso, ricordo anz<strong>it</strong>utto il bellisso taglio del paesaggo in verticale di<br />

Tisca Meschi, attraversato dalla gialla estensione del cielo, tra il fronte delle<br />

nuvole scure in alto e l’acqua bigia del fiume in basso. Ricordo ancora, ma in<br />

andamento rovesciato, le figure in emersione di Antonio Bobò nel suo<br />

Dall’Arno volano gli Angeli, cui corrisponde un’opera testimone della bella<br />

impresa incisoria Sull’Arno incisa una Nuvolanera, da lui condotta a sei mani<br />

con Romano Masoni e Ivo Lombardi. Quindi la memoria in sequenza<br />

fotografica dei tuffi a San Rossore di Cesare Borsacchi; la tavola solare dei

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