La cartella stampa sulla mostra a Villa Pacchiani - Gonews.it
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Romano Masoni e Antonio Bobò con gli ombrelli e i libri gualc<strong>it</strong>i e deformati<br />
dall’acqua, che rimandano alla gigantografia dell’alluvione del ’66 e al<br />
ricordato film musicato da Berio, è appunto la visione e la riflessione <strong>sulla</strong><br />
forza oscura e incontenibile del fiume. Si aggiungono a ulteriore commento<br />
memoriale sul tema degli Sfollati, le “reliquie” de Il luogo degli affetti di<br />
Masoni, il materico Materasso che Antonio Biancalani trasforma,<br />
solidificandolo, in monumentale documento del vissuto tragico, e la Stultiphera<br />
navis di Federico Biancalani, che veleggia quale onda in acciaio armonico<br />
verso una speranza di possibile resurrezione.<br />
E siamo alla Stanza degli ex voto, della quale abbiamo parlato come del luogo<br />
in cui si celebra il rapporto animistico con lo spir<strong>it</strong>o della natura, e la sacral<strong>it</strong>à<br />
pagana che gli corrisponde. Nomino qui solo le opere degli artisti non prima<br />
incontrati nel nostro rapido <strong>it</strong>inerario. A cominciare da L’angelo della Pescaia<br />
di Simonetta Melani, che mi pare d’una struggente carica emozionale, certo<br />
la più intensa qui registrata. Ad essa fanno segu<strong>it</strong>o il visibile intervento<br />
salvifico di una verde mano (santo o divin<strong>it</strong>à fluviale?) in Per grazia ricevuta a<br />
me stesso di Sauro Mori; la duplice luminosa versione salvifica degli Ex voto di<br />
Rose Marie Finckh e le visioni di più controllata elaborazione formale, dunque<br />
concettualizzate, Nostra Signora delle acque di Maria Grazia Morini, Ex voto<br />
di Claudio Bernardeschi.<br />
E siamo alla Stanza dell’acqua, che propone i Brindisi al fiume in cinque<br />
movimenti: la sorgente, specchio dei miei sogni, il fiume fa boom, il bicchiere<br />
della staffa, la foce, opera video del fotografo e filmaker Andrea Bastogi e di<br />
Renzo Boldrini, fondatore di Giallo Minimal Teatro.<br />
«Le quattro pareti appaiono come un grande schermo circolare e fluttuante,<br />
una sorta di liquido amniotico regressivo dove tutto affonda, infanzia, giochi<br />
con la rena, tragedie, memorie lontanissime, e poi si mescola con l’Arno che<br />
cresce e con i turbamenti e i primi allarmi di quel tragico 4 novembre 1966.<br />
Una storia scr<strong>it</strong>ta sull’acqua e con l’acqua». Così scriveva Romano Masoni di<br />
questa stanza contigua a quella degli ex voto, riepilogando il senso del suo<br />
progetto. E bastano le sue parole a congedarci da Questo è il mio fiume: il<br />
fiume di Romano, ma anche nostro.