La cartella stampa sulla mostra a Villa Pacchiani - Gonews.it
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fotografica dei tuffi a San Rossore di Cesare Borsacchi; la tavola solare dei<br />
Tuffatori alla Capanna di Manni di Gianfalco Masini; l’altra sequenza o<br />
montaggio a tarsia fotografica dei Tuffatori di Mario Madiai; l’intenso olio su<br />
piombo di Romano Masoni dedicata a Ferdinando Costagli, rosea speranza<br />
dell’arte, tragicamente annegato nelle acque dell’Arno nel 1899 a Santacroce<br />
e, per analogia di referenza estetica, ancora Alessandro Tofanelli con una<br />
singolare versione di Ofelia ne Il sogno dell’affogata.<br />
In alterno profilarsi di tuffatori e affogati o annegati, ricordo ancora la<br />
compenetrazione cromatica del corpo de Il tuffatore di <strong>La</strong>mbertucci nello<br />
spumoso azzurro dell’acqua, e quella in rosso e giallo del corpo in discesa ne<br />
Il tuffatore di Biancalani; gli ingorghi dei segni e della materia ne Gli annegati<br />
di Giolli e nel R<strong>it</strong>rovamento. Stia, novembre 1938, vorticistica pagina di<br />
cronaca di Pierluigi Romani; la straniante oggettiv<strong>it</strong>à del parziale di mano<br />
allamata di Giannoni; lo sciabordio dell’acqua ag<strong>it</strong>ata che muove e scompone<br />
la forma in Verso il mare di Piero Gozzani; la visione spettacolare<br />
dell’immersione di simulacri corporali in Sotto l’acqua di Galardini e, a<br />
conclusione, due immagini consacrate all’immersione e al volo del poeta: la<br />
candida leggera visione angelica de Il poeta è un tuffatore di Stefano Tonelli e<br />
la riduzione in essenza e quasi reliquia spir<strong>it</strong>ualizzata del corpo, nell’opera<br />
Senza t<strong>it</strong>olo del maestro tedesto Karl-Heinz Hartmann-Oels.<br />
Il passaggio dai tuffatori e affogati alla terza stanza fotografica dedicata a<br />
Giuliano Gozzini, L’uomo del fiume, conviene affidarlo alle parole di Romano<br />
Masoni, il quale in questa sezione, ove compare anche una bellissima<br />
Allegoria dell’Arno in ceramica Raku di Vinicio Zapparoli, dedica alla<br />
memoria di Giuliano due polimateriche visioni di “erranze”, la prima, Un po’<br />
errante, esegu<strong>it</strong>a a quattro mani con Günther Dollhopf, e del maestro tedesco<br />
Masoni ha inser<strong>it</strong>o nelle intestazioni delle stanze, numerosi frammenti<br />
cartacei dipinti, sorta di cifrati biglietti visivi sped<strong>it</strong>i da Oltralpe. Ascoltiamo<br />
Romano intervistato da Ilaria Mariotti: « ... Ho iniziato ad avere una visione<br />
più cupa del fiume quando ho conosciuto Giuliano, il pescatore, il barcaiolo,<br />
l’uomo del fiume. Era lui che chiamavano per andare a recuperare i corpi<br />
degli annegati. Giuliano cantava in cantilena tutti i nomi dei morti annegati ...<br />
Giuliano era un uomo particolare, piccolo di statura, viveva spesso in barca,<br />
conosceva l’Arno, lo navigava. Nei tre mesi precedenti alla sua morte il suo<br />
laboratorio rimase chiuso. Ma infilate nel chiavistello che sbarrava la porta<br />
trovavo foglie di v<strong>it</strong>e, di fico e pannocchie. Ho sempre pensato che fosse lui a<br />
lasciarmele come segnali ... ».<br />
Il fiume, ecco, è l’uomo che lo vive ed è il luogo del tempo che scorre verso<br />
la morte. <strong>La</strong> stanza degli Ombrelli neri, la grande installazione realizzata da<br />
Romano Masoni e Antonio Bobò con gli ombrelli e i libri gualc<strong>it</strong>i e deformati