Presentazione al catalogo della <strong>mostra</strong> “Questo è il mio fiume” Come potrà vedere chi avrà il piacere di vis<strong>it</strong>are questa <strong>mostra</strong>, il luogo espos<strong>it</strong>ivo di <strong>Villa</strong> <strong>Pacchiani</strong> è nato proprio <strong>sulla</strong> sponda del fiume Arno e ci piace pensare che “Questo è il mio fiume” sia stato anche il pensiero di chi quel luogo ha voluto costruire qui, e non altrove. Conoscendo il gruppo che da molti anni anima il Grandevetro, sappiamo che anche per ognuno di loro “Questo è il mio fiume” esprime il senso di appartenenza ed identificazione con l’Arno che scorre nel nostro Comune e da cui prendiamo una parte del nome della nostra c<strong>it</strong>tadina. Ed il fiume, questo fiume, è un’importante fonte di ispirazione per Romano Masoni, curatore di questa <strong>mostra</strong>, e per gli artisti che con lui hanno partecipato alla progettazione del percorso espos<strong>it</strong>ivo. Pensiamo alla cultura come ad una serie di azioni sostenibili che siano in grado di avere senso e significato per la comun<strong>it</strong>à a cui vengono proposte, e questo è senza dubbio il principale valore che l’Amministrazione comunale ha immediatamente riconosciuto nella proposta del Grandevetro. Ci sono però anche altri significati che r<strong>it</strong>eniamo di volere esplic<strong>it</strong>are. <strong>La</strong> storia di <strong>Villa</strong> <strong>Pacchiani</strong> è anche parte della storia artistica e personale di Romano e dei gruppi di artisti con cui ha condiviso i suoi percorsi, ed è parte della storia di questa comun<strong>it</strong>à. Una storia che ha attraversato fasi differenziate: l’esplorazione, la realizzazione, il radicamento, i confl<strong>it</strong>ti, lo sradicamento, il riavvicinamento, nuovi progetti e nuove esplorazioni. Questa storia rappresenta, ai nostri occhi, la v<strong>it</strong>a; giacché la v<strong>it</strong>a vera, quella vissuta, è fatta di tutte queste cose e tutte hanno valore perché ognuna di queste fasi, nessuna esclusa, testimonia, da qualunque parte la si guardi, l’interesse per questo luogo e per quello che si intende farne. Questa <strong>mostra</strong> racchiude in sé anche la volontà di coltivare la memoria, in questo caso la memoria “così lontana e così vicina” dell’alluvione del 1966 e di tutto quello che essa ha significato per i luoghi colp<strong>it</strong>i e per l’intero nostro Paese che anche in quell’occasione, nei momenti più duri dell’emergenza, ha <strong>mostra</strong>to il meglio di sé in termini di generos<strong>it</strong>à, di amore e di solidarietà. <strong>La</strong> memoria che la <strong>mostra</strong> attiva non è solo quella dei grandi eventi che, in quanto tali, sono parte della storia nazionale. Le sue immagini, le sue fotografie rievocano “fatti” di paese e di tragedie individuali concrete, giacché, le storie e le tragedie che hanno riguardato i nostri conc<strong>it</strong>tadini sono patrimonio storico della nostra intera comun<strong>it</strong>à, come
quella di Giuliano, detto il Nanino, che anima questa <strong>mostra</strong>, e che ci accompagna da generazioni attraverso il racconto ed il ricordo. Il Sindaco, Osvaldo Ciaponi L’Assessore alle Pol<strong>it</strong>iche ed Ist<strong>it</strong>uzioni Culturali, Mariangela Bucci.