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Effetto di diete ipoproteiche e della loro interazione con il genotipo ...

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ad un incremento <strong>della</strong> <strong>di</strong>gerib<strong>il</strong>ità dall’80% fino all’85%, faccia seguito una riduzione delle<br />

escrezioni fecali del 25%; gli autori suggeris<strong>con</strong>o inoltre come <strong>il</strong> perseguimento <strong>di</strong> tale obiettivo<br />

possa essere compiuto me<strong>di</strong>ante <strong>il</strong> <strong>con</strong>tenimento delle proporzioni <strong>con</strong>tenenti fibra (ad esempio<br />

crusca ed orzo). Questo tipo <strong>di</strong> intervento, tuttavia, è efficace solo se accompagnato dall’ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong><br />

un minor apporto proteico nella <strong>di</strong>eta, perché nel caso <strong>con</strong>trario l’escrezione totale risulta essere<br />

pari a quella iniziale, <strong>con</strong> la sola <strong>di</strong>fferenza che l’azoto non più perso <strong>con</strong> le feci viene shiftato nelle<br />

urine (Huisman, 1993). Per quanto <strong>con</strong>cerne l’ut<strong>il</strong>izzo <strong>di</strong> trattamenti enzimatici, esso trova la sua<br />

finalità nel rendere <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>i principi nutritivi fisiologicamente in<strong>di</strong>gerib<strong>il</strong>i, ad esempio per<br />

permettere la <strong>di</strong>gestione anche <strong>di</strong> quella quota <strong>di</strong> proteina che si trova associata alla fibra e che<br />

altrimenti <strong>il</strong> suino, in quanto monogastrico, non riuscirebbe a sfruttare. In questo caso gli enzimi<br />

aggiunti sono dei fibrolitici (ad esempio x<strong>il</strong>anasi o β-glucanasi), ma è stata anche <strong>con</strong>siderata la<br />

possib<strong>il</strong>e aggiunta <strong>di</strong> fitasi, che permetterebbero una maggior ut<strong>il</strong>izzazione del fosforo. Questo<br />

elemento (responsab<strong>il</strong>e assieme all’azoto dei processi <strong>di</strong> eutrofizzazione) è presente negli alimenti<br />

<strong>di</strong> origine vegetale legato all’acido fitico (per ben due terzi del fosforo totale) e, per essere scisso da<br />

quest’ultimo, richiede l’intervento delle fitasi, le quali però non sono secrete dall’apparato <strong>di</strong>gerente<br />

dei mammiferi. L’aggiunta <strong>di</strong> fitasi in <strong>di</strong>ete a basso apporto proteico, permetterebbe inoltre una<br />

maggior ritenzione azotata da parte dei suini, rispetto a <strong>di</strong>ete <strong>con</strong> lo stesso tenore <strong>di</strong> proteina ma<br />

prive dell’aggiunta dell’enzima (Halas et al., 2009), e quin<strong>di</strong> un corretto apporto d’azoto in soggetti<br />

in crescita (stu<strong>di</strong>o effettuato su suini <strong>con</strong> una me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> 25 kg <strong>di</strong> peso vivo). L’interesse pratico<br />

nell’aggiunta delle fitasi è tuttavia limitato dal costo dell’enzima, dalla sua lab<strong>il</strong>ità alle alte<br />

temperature e dalla possib<strong>il</strong>ità <strong>di</strong> inserire nella <strong>di</strong>eta cereali <strong>con</strong> un buon <strong>con</strong>tenuto <strong>di</strong> fitasi naturale<br />

(Mordenti et al., 1995).<br />

Al fine <strong>di</strong> aumentare l’efficienza alimentare, attraverso l’incremento delle performance<br />

dell’animale, sono stati stu<strong>di</strong>ati interventi <strong>con</strong> promotori <strong>di</strong> crescita e sostanze anabolizzanti, <strong>il</strong> cui<br />

impiego non è tuttavia <strong>con</strong>sentito dalla legislazione europea, e <strong>il</strong> cui ut<strong>il</strong>izzo non verrà pertanto<br />

trattato nel presente lavoro. Nell’ottica <strong>di</strong> ottenere questo stesso risultato, ci si deve pertanto<br />

rivolgere all’azione del miglioramento genetico degli animali; è accertato che somministrare lo<br />

stesso tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>eta a suini <strong>con</strong> varie capacità in termini <strong>di</strong> deposizione proteica (per sesso o<br />

<strong>genotipo</strong>) comporta l’escrezione <strong>di</strong> quantità d’azoto <strong>di</strong>fferenti (Van der Peet-Schwering et al.,<br />

1993). Concorda in questo senso lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Whittemore (1993), che ha evidenziato come <strong>il</strong> valore<br />

<strong>di</strong> ritenzione proteica in maschi castrati, femmine e maschi interi appartenenti a razze non<br />

migliorate, e ammontante rispettivamente a 115, 130 e 145 g/giorno, sia inferiore rispetto ai valori<br />

ottenuti scegliendo invece animali appartenenti a nuclei selezionati (per i quali si sono registrati<br />

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