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Effetto di diete ipoproteiche e della loro interazione con il genotipo ...

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azoto ammoniacale dalle deiezioni. Tra queste, gli estratti <strong>di</strong> Yucca schi<strong>di</strong>gera o l’acido<br />

benzoico, <strong>il</strong> quale dopo essere stato assorbito a livello d’intestino tenue si lega alla glicina in<br />

circolo formando, a livello epatico, acido ippurico; poiché parte dell’azoto in eccesso viene<br />

così espulso sottoforma non d’urea ma <strong>di</strong> questo composto, l’attività ureasica nelle deiezioni<br />

subisce un decremento, e <strong>di</strong> <strong>con</strong>seguenza si ha anche un minor livello d’ammoniaca liberata<br />

nell’aria.<br />

B<strong>il</strong>anciare adeguatamente l’apporto energetico, in quanto anche quest’ultimo può influire<br />

sull’escrezione d’azoto; la sostituzione dell’energia da carboidrati <strong>con</strong> l’energia da grassi<br />

ridurrebbe, infatti, la <strong>con</strong>centrazione <strong>di</strong> azoto e ammoniaca nelle urine. È assodato che <strong>con</strong><br />

l’aumentare del peso vivo, si incrementa anche <strong>il</strong> grado <strong>di</strong> deposito <strong>di</strong> grasso, per <strong>il</strong> quale è<br />

richiesta più energia rispetto alla formazione <strong>di</strong> tessuto magro (3,5 kg <strong>di</strong> mangime per ogni<br />

kg <strong>di</strong> tessuto a<strong>di</strong>poso depositato, <strong>con</strong>tro gli 1,25 kg necessari per quello magro)<br />

(Whittemore, 1993). L’energia netta va perciò posta correttamente in relazione <strong>con</strong> <strong>il</strong> tenore<br />

proteico <strong>della</strong> <strong>di</strong>eta, per massimizzare l’escrezione azotata; infatti, se la formulazione<br />

proteica è appropriata, è proprio l’energia <strong>di</strong>sponib<strong>il</strong>e <strong>il</strong> fattore che potrebbe limitare la<br />

deposizione <strong>di</strong> muscolo, in quanto è necessario un apporto <strong>di</strong> energia sufficiente per<br />

massimizzare l’impiego degli amminoaci<strong>di</strong> che altrimenti non vengono ut<strong>il</strong>izzati (Martelli,<br />

1995).<br />

Se<strong>con</strong>do Piva e Mordenti (1995), l’adozione <strong>di</strong> una o più <strong>di</strong> queste strategie <strong>con</strong>sente <strong>di</strong><br />

ridurre significativamente (del 40% e oltre) l’emissione <strong>di</strong> azoto dalle deiezioni, senza peraltro<br />

penalizzare la qualità dei prodotti ottenuti, <strong>con</strong><strong>di</strong>zione essenziale in quanto è assodato come, nei<br />

suini all’ingrasso, proprio l’alimentazione giochi un ruolo fondamentale nel <strong>con</strong><strong>di</strong>zionare la qualità<br />

delle carni al fine <strong>della</strong> <strong>loro</strong> trasformazione (Bosi e Russo, 2004).<br />

Un’altra soluzione recentemente proposta riguarda <strong>il</strong> maggior uso dei sottoprodotti fibrosi<br />

(come ad esempio le polpe <strong>di</strong> bietola e le crusche), volto ad aumentare l’apporto <strong>di</strong> fibra grezza,<br />

soprattutto nella fase finale <strong>di</strong> finissaggio. La fibra alimentare avrebbe, infatti, la capacità <strong>di</strong><br />

modulare la partizione dell’azoto escreto, aumentando la frazione eliminata <strong>con</strong> le feci rispetto a<br />

quella urinaria, grazie all’azione svolta nell’ultimo tratto dell’apparato <strong>di</strong>gerente in cui viene<br />

stimolato <strong>il</strong> riassorbimento dell’azoto (Galassi et al., 2007). L’efficacia derivab<strong>il</strong>e da un maggior<br />

apporto in fibra, va peraltro rapportata alla <strong>di</strong>minuzione <strong>della</strong> <strong>di</strong>gerib<strong>il</strong>ità proteica che tale aggiunta<br />

può determinare (Schiavon et al., 1997).<br />

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