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Geroglifici Maya - Wayeb

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Kettunen & Helmke 2012 Introduzione<br />

Figura 5: Testo e immagine da un pettorale di giada olmeco riutilizzato (disegno di Harri Kettunen).<br />

In un ulteriore testo antico, un’incisione su una parete rocciosa nel sito di San Diego, nel Peten meridionale, è<br />

rappresentato un sovrano maya, in piedi, insieme a una doppia colonna composta da 19 glifi. Tale incisione ci<br />

mostra che la tipica struttura di registrazione delle date (con i primi due glifi [mancanti], il cosiddetto Glifo di<br />

Introduzione della Serie Iniziale [che si abbrevia normalmente con l’acronimo ISIG: Initial Series Introductory<br />

Glyph 24 ] e i seguenti quattro glifi) era ancora molto flessibile e, per così dire, irregolare. Insieme al pettorale di<br />

giada di Dumbarton Oaks, questo testo riporta gli eventi che furono più comunemente rappresentati anche sui<br />

successivi monumenti maya, ossia gli autodissanguamenti rituali e le intronizzazioni dei sovrani. Dall’inizio del<br />

periodo Classico (intono al 250 d.C.) la scrittura maya si è evoluta in un sistema più rigido e formalizzato che sarà<br />

spiegato nei capitoli che seguono.<br />

3. LA LINGUA (O LE LINGUE) DEI GEROGLIFICI<br />

Fino a non molto tempo fa nello studio dei geroglifici maya gli aspetti linguistici sono stati tratti in una maniera<br />

piuttosto inconsueta. La maggior parte degli studiosi, infatti, impiegava nella traduzione dei geroglifici la propria<br />

lingua, senza rendersi conto che la chiave per una loro corretta comprensione risiedeva in una conoscenza almeno<br />

basilare di (e non meno di) una lingua maya. Certo, è vero che fino ai lavori di Knorozov e di Proskouriakoff 25<br />

c’erano assai pochi materiali di lavoro che dessero un aiuto in tal senso. E tuttavia non pochi studiosi sembravano<br />

soffrire di un tipo particolare di miopia scientifica che impedì a tutti loro di provare a impiegare una qualsiasi<br />

delle attuali lingue maya al sistema di scrittura antico. Ai nostri giorni si può tranquillamente dire che le lingue<br />

che i glifi riproducono sono assai simili a parecchie delle attuali lingue maya.<br />

Oggi si contano all’incirca una trentina di lingue maya parlate tra il Messico meridionale, lo Yucatan, il Belize, il<br />

Guatemale e l’Honduras che, insieme, raccolgono una popolazione di circa 6 milioni di persone che parlano tali<br />

idiomi. Si può distinguere tra lingue degli Altopiani e lingue dei Bassopiani. La maggior parte delle lingue maya<br />

degli Altopiani (e dei sottogruppi linguistici che vi si trovano), come il q’anjobalano, il q’eqchi’ano, il mameano,<br />

k’iche’ano e il tojolabalano, hanno davvero poco o nulla a che fare con i testi geroglifici che sono stati rinvenuti<br />

fino ad ora. Invece i sottogruppi linguistici dei Bassopiani come il ch’olano, lo tzeltalan e lo yucateco, presentano<br />

una profonda relazione con la lingua dell’antica scrittura.<br />

Oggi è ormai assodato che quasi tutti i testi geroglifici maya siano stati scritti in una lingua del ramo ch’olano<br />

orientale che viene chiamata “maya classico”, “mayano classico” o “ch’olti’ano classico” (Houston, Robertson e<br />

Stuart 2000) dai linguisti. L’affinità più stretta di tale lingua è con l’attuale ch’orti’, che è parlato in una zona<br />

piuttosto limitata del Guatemala orientale e dell’Honduras occidentale (vicino alle rovine di Copan). Occorre<br />

menzionare il fatto che, oltre al maya classico, è stata riscontrata una certa influenza di altre lingue nel corpus di<br />

testi geroglifici attualmente a disposizione: lo tzeltalano in alcuni testi provenienti da Tonina, lo yucateco, la cui<br />

influenza è rinvenibile in vari siti della area settentrionale della penisola yucateca, mentre alcune isolate parole<br />

nahua fanno la loro comparsa in vari testi 26 . Inoltre, è stata provata l’influenza di lingue degli Altipiani maya, a<br />

Chama, e alcuni studiosi ritengono che esse siano presenti anche nelle ceramiche di stile Nebaj (si veda Beliaev<br />

2005).<br />

24 Si veda l’Appendice E: Note sul Calendario.<br />

25 Nemmeno Proskouriakoff accetò mai l’approccio fonetico di Knorozov ma, d’altra parte, fu lei a stabilire la metodologia di analisi strutturale che<br />

anocr oggi si impiega nello studio dei glifi. Il suo approccio strutturale non presupponeva alcuna conoscenza preliminare del tipo e dei tratti della<br />

lingua oggetto di studio.<br />

26 Lacadena e Wichmann 2000, 2002b e Alfonso Lacadena, comunicazione personale 2010.<br />

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