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L’acqua nella società<br />
Fontana di<br />
Piazza del Popolo,<br />
Ravenna<br />
Sul finire del 1800 si contano almeno 11 progetti per la realizzazione di un acquedotto ma<br />
nessuno di questi viene accettato; poiché l’acqua di falda è pressoché inutilizzabile, matura<br />
lentamente l’idea di prelevare l’acqua dai fiumi. Quello che sembra migliore è il Reno,<br />
ricco d’acqua anche in estate e raccogliente gli scarichi di Bologna e qualche piccolo centro.<br />
Il suo potere autodepurante è buono, dovrebbe trovarsi in condizioni batteriche buone;<br />
così in sintesi riporta un articolo del quotidiano locale “Il Ravenna” nel 1900.<br />
Nel 1914 nasce un Consorzio tra Ravenna e Cesena, che si trovano nelle stesse drammatiche<br />
condizioni, per sfruttare acqua buona dalle sorgenti presso le Balze di Verghereto.<br />
Vengono acquistati 7 lotti di terreno con sorgenti, e i lavori vengono avviati.<br />
La prima guerra mondiale ferma i lavori, che poi riprendono per bloccarsi di nuovo. Ancor<br />
oggi le sorgenti e le opere di presa sono di proprietà dei Comuni di Ravenna e Cesena, per<br />
un totale di circa 15 ettari abbandonati. L’abbandono dell’intero progetto è da imputarsi<br />
al regime fascista che ha preso il potere; non si vuole riconoscere i meriti delle precedenti<br />
amministrazioni democratiche. Viene incaricato un tecnico, definito “eminente ed interessato”,<br />
di redigere una relazione sul progetto (che guarda caso sarà “demolitrice” per favorirne<br />
un altro: la costruzione di Torre Pedrera. L’idea però non è nuova e i progettisti aprono<br />
un contenzioso con il Comune per “furto di idea” che durerà 24 anni, quando verranno<br />
liquidati con una somma in denaro. Nel 1927 il Consiglio superiore dei Lavori Pubblici<br />
approva il Progetto di Torre Pedrera, alimentata dalla conoide dei Fiume Marecchia, che<br />
prevede una conduttura di 43 Km in cemento armato con una pendenza dell’ 1 per mille,<br />
identica a quella assicurata dall’acquedotto di Traiano 1800 anni prima.<br />
La condotta sarà poi realizzata in<br />
ghisa con un serbatoio finale interrato<br />
di 4.000 metri cubi.<br />
Il 1 agosto 1931 viene inaugurato<br />
da Mussolini l’acquedotto e per<br />
l’occasione viene edificata in Piazza<br />
del Popolo una fontana in gesso,<br />
che verrà subito demolita.<br />
L’acqua arriva però solo nella<br />
piazza, le case non sono allacciate<br />
all’acquedotto. La popolazione<br />
insorge e vengono aperte 12<br />
fontanelle pubbliche; le campagne<br />
resteranno senz’acqua per almeno<br />
50 anni. La seconda guerra mondiale<br />
arriva anche a Ravenna che subisce<br />
un grande bombardamento. La gente abbandona la città che rimane senza acqua in<br />
quanto viene a mancare l’elettricità. I tedeschi in ritirata fanno saltare il serbatoio sopraelevato<br />
di Marina di Ravenna e Torre Pedrera, che non verrà ricostruita fino al 1961 quando<br />
l’erogazione dell’acqua in città è pari a 100 litri al secondo, quanto cioè forniva l’acquedotto<br />
romano.<br />
La città si riempie di piccoli serbatoi e nelle campagne si perfora il terreno con pozzi artesiani,<br />
gestiti dall’Ente Delta Padano. La rete dell’ente prevedeva torri piezometriche in cui<br />
avveniva la degasificazione del metano. Tali impianti erano a rischio e gli scoppi frequenti;<br />
nel 1980 è saltato l’impianto dell’Ente delta Padano di Lamone, la torre dell’acquedotto<br />
di Alfonsine è stata distrutta almeno 2 volte, e più grave di tutti, nel 1955 saltò per<br />
colpa del metano nelle condotte una palazzina di Lido Adriano, un incidente che costò la<br />
vita a 5 persone.