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Alla luce dei fatti, era chiaro che non si poteva continuare ad emungere dal sottosuolo<br />
acqua di falda. Fu così che nel 1966 venne costituito il Consorzio Acque per le Provincie di<br />
Ravenna e Forlì, a cui aderirono le rispettive Camere di Commercio, i Consorzi di Bonifica<br />
di Predappio e del Savio Borello, l’Ente Regionale di sviluppo dell’Agricoltura, e 19 Comuni<br />
delle due Provincie. Da ricerche ed indagini sul campo parve chiaro che era possibile<br />
utilizzare acque superficiali per la realizzazione di un invaso artificiale nell’alto corso del<br />
Bidente che permettesse l’alimentazione di un grande acquedotto ad uso potabile. Vennero<br />
pertanto avviati i primi studi relativi a quello che diverrà “l’acquedotto di Romagna”.<br />
Nel 1968 il progetto fu inserito nel “Piano Regolatore Generale degli Acquedotti” dello Stato<br />
Italiano e nel 1975 venne avviato il primo cantiere. Il progetto venne esteso per allacciare<br />
alla rete 48 Comuni, che in questo modo possono fornirsi di acqua migliore di quella estratta<br />
dai pozzi sotterranei dei singoli Comuni. A questi si devono aggiungere altri vantaggi, tra<br />
i quali vi è indubbiamente la limitazione del fenomeno di subsidenza nei territori di pianura,<br />
la produzione di energia idroelettrica presso la centrale di Isola, la creazione di nuovi posti<br />
di lavoro. I lavori vedono il termine nel 1988, con le seguenti strutture:<br />
· la diga di Ridracoli, principale serbatoio di raccolta delle acque<br />
· la centrale idroelettrica di Isola<br />
· le vasche di carico di Montecasale<br />
· l’impianto di potabilizzazione<br />
· la rete acquedottistica che porta l’acqua agli utenti finali.<br />
Le acque che giungono all’invaso derivano principalmente dal bacino idrografico del<br />
Bidente di Ridracoli, a cui sono collegati tramite un canale di gronda i bacini secondari del<br />
Bidente di Campigna, di Celle, di Fiumicello.<br />
L’impianto di potabilizzazione di Capaccio e la rete idrica<br />
L’acqua del lago di Ridracoli, dopo essere passata nella centrale idroelettrica, raggiunge<br />
l’impianto di potabilizzazione di Capaccio in una vasca di carico da cui dipartono 2 linee<br />
di trattamento delle acque che, dopo ancuni trattamenti, divengono potabili.<br />
L’acqua che esce dall’impianto (290 m. s.l.m.) viene immessa nella condotta principale,<br />
lunga 33 Km con tratti interrati e brevi tratti scoperti, per arrivare ai 183 m. s.l.m. di<br />
Montecasale. Una volta giunta a destinazione, la linea si biforca in due reti dorsali di adduzione<br />
dell’acqua ai Comuni utilizzatori in direzione Nord Ovest (Monte Casale - Alfonsine)<br />
e Sud Ovest (Monte Casale – Cesena).<br />
La rete adduttrice nel suo complesso, si sviluppa su 290 Km, fornendo di acqua 48 Comuni<br />
e la repubblica di S. Marino. I Comuni costieri necessitano di un maggior quantitativo di<br />
acqua durante il periodo estivo, in relazione al flusso turistico. Sono stati pertanto costruiti<br />
alcuni serbatoi interrati della capacità fino a 8.000 mc. e serbatoi pensili, alti dai 40 ai<br />
55 metri con capacità fino a 1.000 mc. L’intera rete di distribuzione è costantemente telecomandata<br />
e telecontrollata da tecnici operativi nel centro di Capaccio, in modo da poter<br />
intervenire tempestivamente su valvole di chiusura e di regimazione dei flussi di acqua.<br />
L’acquedotto di Romagna e le esigenze di Ravenna: il N.I.P.<br />
Il rifornimento di acqua dall’acquedotto di Ridracoli non è costante nel tempo ma soggetto<br />
a variazioni dovute sia alle variazioni climatiche che alle fluttuazioni di richiesta<br />
stagionali. In estate la richiesta di acqua si fa pressante a causa di un massiccio apporto di<br />
turisti nei lidi; e proprio in questa stagione l’invaso di Ridracoli è al suo minimo per<br />
quantità di acqua a causa degli scarsi apporti meteorici. Poiché uno dei requisiti minimi<br />
L’acqua nella società 27<br />
L’acquedotto di<br />
Romagna