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Parole, proverbi, modi di dire, tutto quello che ricorda un ... - Agyrion

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proprio non mi è stato rivelato. Personaggio importante in ogni<br />

matrimonio era u missaggieri, <strong>di</strong> solito <strong>un</strong> signore anziano,<br />

assennato, stimato e rispettato in società, possibilmente <strong>di</strong><br />

ceto sociale superiore, <strong>che</strong> veniva incaricato dalla famiglia del<br />

giovane <strong>di</strong> fare il primo passo, come si <strong>di</strong>ceva, presso il padre<br />

della ragazza. Il quale, a sua volta, cerimonioso, si <strong>di</strong>chiarava<br />

prima <strong>di</strong> <strong>tutto</strong> onoratissimo della visita <strong>di</strong> quell'ospite tanto<br />

illustre, quantu onuri nna me casa!; poi, dopo aver<br />

ripetutamente ostentato la propria sorpresa per quella<br />

richiesta tanto inattesa, chiedeva tempo per <strong>un</strong>a risposta; per<br />

domandare alla figlia, <strong>di</strong>ceva ipocritamente, se an<strong>che</strong> lei era<br />

<strong>di</strong>sposta a sposare quel giovane, contro cui, e soprat<strong>tutto</strong><br />

contro la cui famiglia, lui non aveva niente da ri<strong>di</strong>re, teneva a<br />

precisare; ma in realtà per prendere le informazioni. Se, dopo<br />

<strong>un</strong>a o due settimane, la risposta era affermativa, col<br />

messaggero si metteva in chiaro an<strong>che</strong> la parte economica<br />

della faccenda. Non si stilavano contratti veri e propri, almeno<br />

non ne stilavano quelli delle classi subalterne, ma la parola<br />

data davanti a lui era impegnativa più della carta bollata. A<br />

quel p<strong>un</strong>to si concordava la data per fare la ricanuscenza, <strong>che</strong><br />

consisteva in <strong>un</strong>a visita <strong>che</strong> i genitori e i parenti stretti del<br />

giovane facevano a casa della ragazza, per conoscerne i<br />

familiari. In quella cerimonia la parte centrale della scena<br />

veniva ceduta alla mamma del giovane, presso la quale la<br />

timida e impacciatissima fanciulla doveva sforzarsi <strong>di</strong><br />

suscitare l'impressione più favorevole. Dopo questo primo<br />

incontro il fidanzato non sempre veniva ancora ammesso a<br />

frequentare con regolarità la casa della fidanzata. Per poter<br />

cominciare a farlo egli doveva attendere <strong>che</strong> si facesse u<br />

singu, il fidanzamento ufficiale, <strong>che</strong> si celebrava po<strong>che</strong><br />

settimane dopo, giusto il tempo dei preparativi, <strong>che</strong> erano<br />

l<strong>un</strong>ghi e laboriosi. Fino ad allora ai due giovani si concedeva <strong>di</strong><br />

parlarsi dal balcone, senza più la preoccupazione <strong>di</strong> essere<br />

sorpresi. Com<strong>un</strong>que da quel momento potevano formalmente<br />

considerarsi ziti. U singu, come poi an<strong>che</strong> il matrimonio vero e<br />

proprio, <strong>che</strong> veniva celebrato quasi sempre verso la fine<br />

dell'estate successiva, nel mese <strong>di</strong> settembre, quando<br />

<strong>di</strong>minuivano i lavori nei campi, era <strong>un</strong>a cerimonia corale. Per

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