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di Letizia Chilelli - Campo de'fiori

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38<br />

<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />

Amarcord - pronto......chi parla?<br />

Egle Alba Nelli sull’ingesso del centralino<br />

in Piazza Matteotti a Civita Castellana<br />

(Foto Archivio Nelli)<br />

Che bella quella pubblicità in cui si immaginano<br />

le nuove tecnologie della telecomunicazione<br />

al servizio del grande Gandhi.<br />

Oggi le <strong>di</strong>stanze sono state annullate dai<br />

molteplici mezzi <strong>di</strong> comunicazione quali la<br />

telefonia fissa, quella mobile, la rete web…<br />

Certo che la <strong>di</strong>fferenza fra noi e i nostri<br />

nonni è ben visibile. Una volta ci si affidava<br />

alle Regie Poste Italiane per scambiarsi<br />

notizie con i nostri cari lontani e quante<br />

belle cartoline inviate magari dal fronte <strong>di</strong><br />

guerra alle care mamme e alle fidanzate.<br />

Ma anche l’Italia, soprattutto dopo la prima<br />

guerra mon<strong>di</strong>ale, dovette stare al passo coi<br />

tempi. Iniziarono a comparire i primi centralini<br />

telefonici in cui le mani esperte <strong>di</strong><br />

graziose signorine, in camice nero, staccavano<br />

e riattaccavano spinotti su un complesso<br />

apparecchio che collegava una linea<br />

telefonica con l’altra e dal quale, le stesse,<br />

potevano, a loro <strong>di</strong>screzione, restare o<br />

meno in ascolto della telefonata facendone<br />

scaturire, magari, qualche pettegolezzo.<br />

Qualche illustre citta<strong>di</strong>no iniziò ad avere,<br />

presso la sua abitazione, la linea telefonica<br />

tanto che, L’Avv. Mario Panetta <strong>di</strong> Viterbo,<br />

nel 1913, in<strong>di</strong>cava sulla sua carta intestata<br />

“Telefono n. 43”. E ancora, nel 1929, lo stu<strong>di</strong>o<br />

legale Avv. Marco Morelli <strong>di</strong> Civita<br />

Castellana scriveva sulla sua intestazione<br />

“Tel. Interprovinciale n. 31”. Come si può<br />

notare dal numero telefonico, gli apparecchi<br />

in circolazione in quel periodo erano<br />

molto rari. Cominciarono poi a comparire,<br />

nei luoghi pubblici, generalmente nei bar, i<br />

primi apparecchi telefonici neri, appesi alla<br />

parete, con la cornetta appoggiata in verticale<br />

ed i numeri che dovevano essere composti<br />

per mezzo <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sco, forato in corrispondenza<br />

<strong>di</strong> ogni numero, che si doveva<br />

far girare in senso orario. Bastava inserire<br />

un gettone (<strong>di</strong> metallo rotondo con una<br />

scanalatura su un lato e due nell’altro), che<br />

generalmente veniva fornito dal barista,<br />

<strong>di</strong>etro il corrispettivo valore in denaro, per<br />

poter accedere alla linea e, con la faccia<br />

rivolta verso il muro ed una flebile voce, si<br />

cercava <strong>di</strong> evitare che i presenti, potessero<br />

ascoltare la conversazione. Per chi se lo<br />

poteva permettere, il telefono incominciò<br />

ad apparire anche nelle case ed ecco allora<br />

che, generalmente posto nell’ingresso, il<br />

grosso, nero oggetto <strong>di</strong> lusso, incominciò a<br />

<strong>di</strong>ventare la <strong>di</strong>sperazione <strong>di</strong> quei genitori<br />

che, con figlie femmine in età da marito,<br />

dovevano subire il suono <strong>di</strong> quel classico<br />

trillo a tutte le ore del giorno. Come <strong>di</strong>menticare<br />

i fantastici film all’italiana con Ave<br />

Ninchi, Totò, Alberto Sor<strong>di</strong>… in cui attorno<br />

al telefono appeso nell’ingresso si creava<br />

tutta una scena comica?<br />

Con gli anni il telefono assunse forme <strong>di</strong>verse,<br />

<strong>di</strong>venne molto più piccolo, <strong>di</strong> colore grigio<br />

ed in seguito il <strong>di</strong>sco dei numeri venne<br />

sostituito dalla tastiera, per la gioia <strong>di</strong> quelle<br />

donne che, fanatiche delle unghie lunghe,<br />

rischiavano <strong>di</strong> spezzarle ogni volta che<br />

dovevano infilare l’ in<strong>di</strong>ce nei buchi per<br />

comporre i numeri.<br />

Nel periodo che và dagli anni ’80 agli anni<br />

’90 tutto è cambiato velocemente, i telefoni<br />

hanno assunto le più stravaganti forme,<br />

il classico trillo è stato sostituito dalle suonerie<br />

più fantasiose e ad<strong>di</strong>rittura…… al telefono<br />

“è stato tagliato il filo”.<br />

A Civita Castellana, forse pochi ricorderanno,<br />

il centralino telefonico era stato collocato<br />

sotto il palazzo comunale in Piazza<br />

Matteotti, proprio in quei locali che, all’ingresso<br />

del comune, si trovano sulla destra.<br />

Egle Alba Nelli, per circa venticinque anni,<br />

dagli anni ’40 al ’65, vi ha svolto il ruolo <strong>di</strong><br />

centralinista/telefonista in quello che veniva<br />

chiamato l’ufficio della TETI. In alcuni articoli<br />

dei primi decenni del novecento risulta<br />

che vennero fatti collegamenti telefonici fra<br />

i paesi del cosiddetto “mandamento” <strong>di</strong><br />

Civita Castellana (Nepi, Castel Sant’Elia,<br />

Fabrica <strong>di</strong> Roma, Faleri, Calcata, Gallese<br />

ecc) con Viterbo e Roma. Sembra, inoltre<br />

che la manutenzione delle linee telefoniche<br />

fu assegnata in appalto proprio ad un citta<strong>di</strong>no<br />

<strong>di</strong> Civita Castellana (tale Paolelli).(notizie<br />

storiche – Prof.ssa Patrizia Fantera).<br />

In aiuto <strong>di</strong> Egle Alba Nelli venne assunta più<br />

tar<strong>di</strong> anche Leonia Nelli. Il lavoro della centralinista<br />

consisteva all’epoca, oltre che nel<br />

una bellissima foto <strong>di</strong> Egle Alba Nelli<br />

(Foto Archivio Nelli)<br />

raccogliere la telefonata, anche <strong>di</strong> andare a<br />

chiamare la persona alla quale questa era<br />

<strong>di</strong>retta. La persona veniva fatta accomodare<br />

all’interno della cabina chiusa da una<br />

pesante porta e poi le veniva passata la<br />

linea. Quante telefonate sono partite da<br />

quella centralina telefonica e quante ne<br />

sono arrivate con la gioia <strong>di</strong> ricevere una<br />

lieta notizia o col timore <strong>di</strong> riceverne una<br />

brutta. Ma il periodo d’afflusso maggiore la<br />

centralina l’ebbe negli anni in cui “la gente<br />

<strong>di</strong> Puglia” immigrò a Civita Castellana per<br />

portare mano d’opera ai campi <strong>di</strong> tabacco.<br />

Il Sabato, la Domenica e nei giorni <strong>di</strong> festa,<br />

questi si recavano ai telefoni pubblici per<br />

poter chiamare i loro cari che, a loro volta,<br />

venivano chiamati “<strong>di</strong> corsa” da un’altra<br />

centralinista che, affaticata e col cuore in<br />

gola per la corsa, chiamava l’interessato e<br />

gli <strong>di</strong>ceva:<br />

“corri… c’è tua sorella al telefono”.<br />

Cristina Evangelisti

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