di Letizia Chilelli - Campo de'fiori
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<strong>Campo</strong> de’ fiori<br />
Amarcord - pronto......chi parla?<br />
Egle Alba Nelli sull’ingesso del centralino<br />
in Piazza Matteotti a Civita Castellana<br />
(Foto Archivio Nelli)<br />
Che bella quella pubblicità in cui si immaginano<br />
le nuove tecnologie della telecomunicazione<br />
al servizio del grande Gandhi.<br />
Oggi le <strong>di</strong>stanze sono state annullate dai<br />
molteplici mezzi <strong>di</strong> comunicazione quali la<br />
telefonia fissa, quella mobile, la rete web…<br />
Certo che la <strong>di</strong>fferenza fra noi e i nostri<br />
nonni è ben visibile. Una volta ci si affidava<br />
alle Regie Poste Italiane per scambiarsi<br />
notizie con i nostri cari lontani e quante<br />
belle cartoline inviate magari dal fronte <strong>di</strong><br />
guerra alle care mamme e alle fidanzate.<br />
Ma anche l’Italia, soprattutto dopo la prima<br />
guerra mon<strong>di</strong>ale, dovette stare al passo coi<br />
tempi. Iniziarono a comparire i primi centralini<br />
telefonici in cui le mani esperte <strong>di</strong><br />
graziose signorine, in camice nero, staccavano<br />
e riattaccavano spinotti su un complesso<br />
apparecchio che collegava una linea<br />
telefonica con l’altra e dal quale, le stesse,<br />
potevano, a loro <strong>di</strong>screzione, restare o<br />
meno in ascolto della telefonata facendone<br />
scaturire, magari, qualche pettegolezzo.<br />
Qualche illustre citta<strong>di</strong>no iniziò ad avere,<br />
presso la sua abitazione, la linea telefonica<br />
tanto che, L’Avv. Mario Panetta <strong>di</strong> Viterbo,<br />
nel 1913, in<strong>di</strong>cava sulla sua carta intestata<br />
“Telefono n. 43”. E ancora, nel 1929, lo stu<strong>di</strong>o<br />
legale Avv. Marco Morelli <strong>di</strong> Civita<br />
Castellana scriveva sulla sua intestazione<br />
“Tel. Interprovinciale n. 31”. Come si può<br />
notare dal numero telefonico, gli apparecchi<br />
in circolazione in quel periodo erano<br />
molto rari. Cominciarono poi a comparire,<br />
nei luoghi pubblici, generalmente nei bar, i<br />
primi apparecchi telefonici neri, appesi alla<br />
parete, con la cornetta appoggiata in verticale<br />
ed i numeri che dovevano essere composti<br />
per mezzo <strong>di</strong> un <strong>di</strong>sco, forato in corrispondenza<br />
<strong>di</strong> ogni numero, che si doveva<br />
far girare in senso orario. Bastava inserire<br />
un gettone (<strong>di</strong> metallo rotondo con una<br />
scanalatura su un lato e due nell’altro), che<br />
generalmente veniva fornito dal barista,<br />
<strong>di</strong>etro il corrispettivo valore in denaro, per<br />
poter accedere alla linea e, con la faccia<br />
rivolta verso il muro ed una flebile voce, si<br />
cercava <strong>di</strong> evitare che i presenti, potessero<br />
ascoltare la conversazione. Per chi se lo<br />
poteva permettere, il telefono incominciò<br />
ad apparire anche nelle case ed ecco allora<br />
che, generalmente posto nell’ingresso, il<br />
grosso, nero oggetto <strong>di</strong> lusso, incominciò a<br />
<strong>di</strong>ventare la <strong>di</strong>sperazione <strong>di</strong> quei genitori<br />
che, con figlie femmine in età da marito,<br />
dovevano subire il suono <strong>di</strong> quel classico<br />
trillo a tutte le ore del giorno. Come <strong>di</strong>menticare<br />
i fantastici film all’italiana con Ave<br />
Ninchi, Totò, Alberto Sor<strong>di</strong>… in cui attorno<br />
al telefono appeso nell’ingresso si creava<br />
tutta una scena comica?<br />
Con gli anni il telefono assunse forme <strong>di</strong>verse,<br />
<strong>di</strong>venne molto più piccolo, <strong>di</strong> colore grigio<br />
ed in seguito il <strong>di</strong>sco dei numeri venne<br />
sostituito dalla tastiera, per la gioia <strong>di</strong> quelle<br />
donne che, fanatiche delle unghie lunghe,<br />
rischiavano <strong>di</strong> spezzarle ogni volta che<br />
dovevano infilare l’ in<strong>di</strong>ce nei buchi per<br />
comporre i numeri.<br />
Nel periodo che và dagli anni ’80 agli anni<br />
’90 tutto è cambiato velocemente, i telefoni<br />
hanno assunto le più stravaganti forme,<br />
il classico trillo è stato sostituito dalle suonerie<br />
più fantasiose e ad<strong>di</strong>rittura…… al telefono<br />
“è stato tagliato il filo”.<br />
A Civita Castellana, forse pochi ricorderanno,<br />
il centralino telefonico era stato collocato<br />
sotto il palazzo comunale in Piazza<br />
Matteotti, proprio in quei locali che, all’ingresso<br />
del comune, si trovano sulla destra.<br />
Egle Alba Nelli, per circa venticinque anni,<br />
dagli anni ’40 al ’65, vi ha svolto il ruolo <strong>di</strong><br />
centralinista/telefonista in quello che veniva<br />
chiamato l’ufficio della TETI. In alcuni articoli<br />
dei primi decenni del novecento risulta<br />
che vennero fatti collegamenti telefonici fra<br />
i paesi del cosiddetto “mandamento” <strong>di</strong><br />
Civita Castellana (Nepi, Castel Sant’Elia,<br />
Fabrica <strong>di</strong> Roma, Faleri, Calcata, Gallese<br />
ecc) con Viterbo e Roma. Sembra, inoltre<br />
che la manutenzione delle linee telefoniche<br />
fu assegnata in appalto proprio ad un citta<strong>di</strong>no<br />
<strong>di</strong> Civita Castellana (tale Paolelli).(notizie<br />
storiche – Prof.ssa Patrizia Fantera).<br />
In aiuto <strong>di</strong> Egle Alba Nelli venne assunta più<br />
tar<strong>di</strong> anche Leonia Nelli. Il lavoro della centralinista<br />
consisteva all’epoca, oltre che nel<br />
una bellissima foto <strong>di</strong> Egle Alba Nelli<br />
(Foto Archivio Nelli)<br />
raccogliere la telefonata, anche <strong>di</strong> andare a<br />
chiamare la persona alla quale questa era<br />
<strong>di</strong>retta. La persona veniva fatta accomodare<br />
all’interno della cabina chiusa da una<br />
pesante porta e poi le veniva passata la<br />
linea. Quante telefonate sono partite da<br />
quella centralina telefonica e quante ne<br />
sono arrivate con la gioia <strong>di</strong> ricevere una<br />
lieta notizia o col timore <strong>di</strong> riceverne una<br />
brutta. Ma il periodo d’afflusso maggiore la<br />
centralina l’ebbe negli anni in cui “la gente<br />
<strong>di</strong> Puglia” immigrò a Civita Castellana per<br />
portare mano d’opera ai campi <strong>di</strong> tabacco.<br />
Il Sabato, la Domenica e nei giorni <strong>di</strong> festa,<br />
questi si recavano ai telefoni pubblici per<br />
poter chiamare i loro cari che, a loro volta,<br />
venivano chiamati “<strong>di</strong> corsa” da un’altra<br />
centralinista che, affaticata e col cuore in<br />
gola per la corsa, chiamava l’interessato e<br />
gli <strong>di</strong>ceva:<br />
“corri… c’è tua sorella al telefono”.<br />
Cristina Evangelisti