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Morti - Campo de'fiori

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Continuiamo il nostro<br />

viaggio alla ricerca di<br />

film girati a Civita<br />

Castellana. Era il 1940<br />

di Roberto Moscioni<br />

quando, a Civita Castellana,<br />

si sparse la<br />

voce che “giù a Treia” (fiume Treia), all’altezza<br />

del vecchio ponte crollato della ferrovia,<br />

erano arrivati quelli del cinematografo<br />

(così venivano chiamate le troupe<br />

cinematografiche) per girare un film e che<br />

servivano comparse di tutte le età con una<br />

paga giornaliera di 20 Lire. Molti furono i<br />

civitonici che aderirono all’invito e, una<br />

volta arrivati “giù a valle” , nel campo sottostante<br />

il ponte, vennero spogliati dei loro<br />

abiti, truccati con barbe e parrucche ,<br />

vestiti con sontuosi costumi di velluto e<br />

con armature corredate di scudi e spade<br />

dell’epoca dei fatti narrati nel film. Il film<br />

del quale parliamo è La Corona di Ferro,<br />

diretto da Alessandro Blasetti (grande<br />

regista del cinema sonoro e del famoso<br />

film Quattro passi fra le nuvole), fondatore<br />

della famosa “Scuola Nazionale di<br />

Cinematografia” di Roma.<br />

Il film racchiude una miriade di stili che<br />

vanno dalla tragedia greca ai miti nordici,<br />

dal fantastico al Santo Graal. Esso narra<br />

del viaggio verso Roma della “Corona di<br />

Ferro”, oggetto sacro capace di dare potere<br />

e pace a colui che l’avrebbe indossata,<br />

portata in dono dall’Imperatore Bizantino<br />

al Pontefice.<br />

Durante il viaggio l’Imperatore, con a<br />

seguito i suoi cavalieri e tutta la sua corte,<br />

è costretto ad effettuare una deviazione, a<br />

causa del crollo di un ponte, che lo porta<br />

ad entrare nella terra di Kindaor, regno<br />

immaginario. Qui si è appena commesso<br />

un fratricidio da parte di Sedemodo che,<br />

spodestato suo fratello, legittimo sovrano<br />

di Kindaor, si impadronisce del reame.<br />

Una volta entrato nel regno, il perfido<br />

Sedemodo, ruba la corona per poi gettarla<br />

in un burrone dove questa, magicamente,<br />

si fonde nella roccia. Il neonato<br />

Arminio, figlio dello spodestato, viene por-<br />

Michele Moscioni ci mostra il vecchio ponte<br />

sopra il fiume Treia, dove vennero girate<br />

alcune scene del film<br />

<strong>Campo</strong> de fiori<br />

CIAK SI GIRA<br />

La Corona di<br />

tato nella valle dei leoni affinché questi lo<br />

divorino. Ma il destino vuole che Arminio<br />

venga allevato e cresciuto dai leoni.<br />

Diventato uomo, si unisce ai popolani<br />

capeggiati dalla bellissima Tuntra, figlia del<br />

sovrano del regno confinante a Kindaor<br />

per combattere il re Sedemodo.<br />

Passano gli anni e, per uno scherzo del<br />

destino Arminio ottiene la mano di Elsa,<br />

figlia di Sedemodo, ma questa muore, a<br />

causa di una profezia già presagita da una<br />

Sibilla. Sul paese ormai pacificato regneranno<br />

il giovane Arminio e la principessa<br />

Tuntra. Il film ebbe una schiera di interpreti<br />

che favorirono il grande successo<br />

della pellicola, vincitrice nel 1941 del<br />

Leone D’Oro al festival di Venezia.<br />

Gli interpreti principali furono Gino Cervi<br />

(Sedemodo), divenuto negli anni celebre<br />

per avere interpretato il sindaco Peppone<br />

nella serie “Don Camillo” e “il Commissario<br />

Maigret”, Massimo Girotti (Arminio) che,<br />

grazie a questo ruolo, si aggiudicò la fama<br />

di Bello come un Tarzan, scomparso<br />

recentemente dopo la sua ultima interpretazione<br />

nel film “La finestra di fronte” di<br />

Ferzan Optek, Elisa Cegani (Elsa), Osvaldo<br />

Valenti (l’invincibile cavaliere), Luisa Ferida<br />

(Tundra).<br />

Quest’ultima, insieme al suo compagno<br />

Osvaldo Valenti, venne giustiziata ed uccisa<br />

con l’accusa di aver preso parte alle<br />

attività della Repubblica di Salò.<br />

Dopo una lunga ricerca, sono riuscito a<br />

trovare vecchie fotografie che testimoniano<br />

quei giorni e che ritraggono tre giovani<br />

civitonici vestiti con gli abiti di scena. Essi<br />

sono: Renzo Angeletti, Antonio Finesi e<br />

Castrenze Pizzi che, pur non essendo più<br />

tra noi, voglio ugualmente omaggiare con<br />

queste immagini che li ritraggono “ignoti<br />

protagonisti” di questo film. Poi ho incontrato<br />

Marfisa Galligani che, all’epoca,<br />

aveva solo quattordici anni.<br />

Signora mi può raccontare qualcosa<br />

di quei giorni?<br />

Si, mi ricordo come se fosse adesso. A mio<br />

padre Fioriggi Galligani, gli venne dato il<br />

ruolo di Cardinale e mi sono rimasti<br />

impressi la folta barba e i grandi baffoni<br />

che gli misero in faccia. A me diedero il<br />

ruolo di damigella e a mia madre, fece ro<br />

indossare un sontuoso abito di velluto.<br />

Mi potrebbe spiegare di preciso che<br />

scena girarono a Civita ?<br />

Noi, dico così perché eravamo moltissimi a<br />

partecipare alle riprese, venimmo usati per<br />

la scena del corteo che accompagnava la<br />

corona verso Roma e che viene poi fermato<br />

a causa dell’improvviso crollo del ponte,<br />

dove caddero cavalli e cavalieri.<br />

E’ vero che la paga era di venti lire al<br />

giorno ?<br />

13<br />

Si, è vero. Mi ricordo che noi lavorammo<br />

per cinque o sei giorni, dalla mattina alla<br />

sera, sempre a disposizione della produzione.<br />

Una bella paga!<br />

Si, comunque anche in fabbrica a fare i<br />

“cessi” guadagnavo venti lire al giorno,<br />

da sx Renzo Angeletti, Antonio Finesi e<br />

Castrenze Pizzi<br />

solo che lì si faticava un po’ di più.<br />

Purtroppo, a causa del deterioramento<br />

delle vecchie pellicole, questa scena girata<br />

qui a Civita Castellana e ricordata a<br />

memoria d’uomo da chi vide il film molti<br />

anni fa, non esiste più.<br />

Scopro poi che il film venne girato tra la<br />

neonata Cinecittà, dove furono ricostruite<br />

gigantesche scenografie, firmate da<br />

Virgilio Marchi e le campagne vicino a<br />

Roma come Civita Castellana e Nepi.<br />

Chissà perché venne scelto il ponte crollato<br />

di Civita Castellana per queste scene?<br />

Eppure avendo visto la sontuosità delle<br />

scenografie ricostruite negli stabilimenti di<br />

Cinecittà, non sarebbe stato difficile ricostruire<br />

un ponte di cartone. Probabilmente<br />

c’era qualcuno della produzione che<br />

amava particolarmente questi luoghi,<br />

adatti per l’ambientazione di set cinematografici.<br />

C’è chi dice che questo qualcuno<br />

fosse proprio il grande Blasetti, innamorato<br />

di Civita Castellana.<br />

Osvaldo Valenti in una scena del film

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