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Machiavelli in America - Istituto per la storia della Resistenza e della ...

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ecensioni e segna<strong>la</strong>zioni<br />

fenomeno dell’oblio <strong>in</strong> cui scivo<strong>la</strong>no alcune<br />

guerre secondo una duplice ottica: prima di<br />

tutto verificando sul campo che il fenomeno<br />

avvenga davvero, e non sia solo il frutto di<br />

un pregiudizio, e poi chiedendosi le ragioni<br />

di tale accadimento. Si è così deciso di studiare,<br />

<strong>per</strong> gli anni 1999-2001, <strong>la</strong> frequenza con<br />

cui alcuni conflitti sono apparsi sui mass media,<br />

sia quelli tradizionali, carta stampata e<br />

radiotelevisione, sia <strong>la</strong> rete mondiale Internet.<br />

La ricerca poi è stata <strong>in</strong>tegrata studiando<br />

non più i mass media, ma le istituzioni, italiane<br />

ed europee, nel momento <strong>in</strong> cui, attraverso<br />

dichiarazioni e deliberazioni, si sono<br />

occupate delle guerre considerate, al f<strong>in</strong>e di<br />

verificare se un conflitto com<strong>in</strong>ci ad essere<br />

dimenticato già a livello dei decisori politici<br />

e non solo quando una certa notizia viene<br />

data o meno.<br />

I conflitti presi <strong>in</strong> esame si sono verificati<br />

<strong>in</strong> quell’ambito territoriale e culturale che si<br />

è soliti def<strong>in</strong>ire come Terzo Mondo: ossia le<br />

zone del pianeta più povere, escluse dal flusso<br />

pr<strong>in</strong>cipale del<strong>la</strong> <strong>storia</strong>. I paesi presi <strong>in</strong> considerazione<br />

sono stati qu<strong>in</strong>di Colombia, Gu<strong>in</strong>ea-Bissau,<br />

Ango<strong>la</strong>, Sierra Leone e Sri Lanka.<br />

I criteri con cui è stata effettuata <strong>la</strong> scelta devono<br />

farsi risalire al<strong>la</strong> lontananza geografica,<br />

al grado di brutalità delle guerre (numero<br />

di morti, feriti e rifugiati nell’unità di tempo),<br />

al<strong>la</strong> durata temporale del conflitto, al<strong>la</strong> presenza<br />

e ampiezza di rapporti economici e culturali<br />

tra il paese preso <strong>in</strong> esame e l’Italia, e<br />

<strong>in</strong>f<strong>in</strong>e al verificarsi di <strong>in</strong>terventi pacificatori<br />

di organismi <strong>in</strong>ternazionali quali le Nazioni<br />

unite.<br />

L’alto numero di variabili ha <strong>la</strong> funzione di<br />

<strong>in</strong>crociare i dati <strong>in</strong> modo da renderli più sicuri,<br />

altrimenti si f<strong>in</strong>irebbe <strong>per</strong> scoprire cose<br />

ovvie, come il fatto che più un paese è lontano<br />

tanto è più facile che riceva scarsa attenzione<br />

dai media.<br />

Queste crisi <strong>in</strong>oltre sono state poste a confronto,<br />

onde stabilire una rigorosa parametrazione,<br />

con due guerre che hanno <strong>in</strong>vece<br />

goduto di ampia risonanza e attenzione, e<br />

cioè <strong>la</strong> guerra del Kosovo del 1999 contro <strong>la</strong><br />

Repubblica federale di Jugos<strong>la</strong>via e l’annosa<br />

contesa tra Israele e palest<strong>in</strong>esi.<br />

I risultati dell’<strong>in</strong>dag<strong>in</strong>e confermano, <strong>in</strong>tanto,<br />

che il fenomeno accade veramente, che<br />

cioè esistono conflitti dimenticati; più <strong>in</strong>teressante<br />

è il fatto che, qualunque sia il mezzo<br />

di comunicazione di massa considerato, il<br />

risultato cambia di poco, con l’unica eccezione<br />

di Internet, che conferma di possedere, rispetto<br />

ai mezzi tradizionali, due significativi<br />

vantaggi: uno è l’<strong>in</strong>terattività, ossia <strong>la</strong> possibilità<br />

<strong>per</strong> chi cerca <strong>la</strong> notizia di chiedere direttamente<br />

al<strong>la</strong> fonte approfondimenti e chiarimenti,<br />

che a loro volta possono essere messi<br />

a disposizione degli altri navigatori; l’altro<br />

consiste nel fatto che nell’immenso bazar <strong>in</strong>ternettiano<br />

c’è posto <strong>per</strong> tutti, anche <strong>per</strong> il<br />

missionario s<strong>per</strong>duto che con un computer<br />

e un modem può <strong>in</strong>formare il mondo di un<br />

conflitto <strong>in</strong> corso. Certo, esistono anche le<br />

contro<strong>in</strong>dicazioni del<strong>la</strong> rete mondiale, soprattutto<br />

consistenti nel<strong>la</strong> difficoltà di trovare<br />

conferme da fonti autorevoli dei dati re<strong>per</strong>iti,<br />

<strong>in</strong>somma nel problema di filtrare <strong>la</strong> molta<br />

“spazzatura” esistente nel web.<br />

Purtroppo, lo studio conferma che già a livello<br />

di istituzioni, nazionali o sovranazionali,<br />

esistono gerarchie tra conflitti più o meno<br />

importanti. I dati che riguardano il governo<br />

italiano o i vari organi dell’Unione europea,<br />

<strong>per</strong> esempio, si sovrappongono quasi esattamente<br />

a quelli riguardanti i mass media, a<br />

meno che non si decida un qualche tipo di<br />

<strong>in</strong>tervento militare o paramilitare <strong>per</strong> limitare<br />

e bloccare <strong>la</strong> guerra. Molto giustamente, si<br />

fa notare che, almeno a livello di fonti governative,<br />

questo fatto non può farsi risalire solo<br />

a cattiva volontà: esiste una difficoltà oggettiva<br />

di capire <strong>la</strong> natura e le caratteristiche di<br />

molte guerre, che non solo sono frutto di<br />

annosi problemi ormai <strong>in</strong>estricabili, ma dipendono<br />

anche da quell’eclisse dello stato<br />

sovrano che è fenomeno alquanto recente e<br />

che rende vecchi e <strong>in</strong>sufficienti i criteri con<br />

cui si osservavano le guerre tradizionali.<br />

Dove lo studio si rive<strong>la</strong> deludente è nel<strong>la</strong><br />

term<strong>in</strong>ale fase prescrittiva: si esorta, con il tipico<br />

irenismo di marca cattolica, a educare,<br />

<strong>in</strong>formare ed avviare nuove politiche <strong>in</strong> favore<br />

dei poveri del mondo. A parte questo, il libro<br />

si raccomanda, anche a livello didattico,<br />

a. XXV, n. s., n. 2, dicembre 2005 131

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