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Brochure CYPMED - Arsia

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Beato Angelico, Annunciazione (1448).<br />

Museo di San Marco, armadio degli argenti, Firenze.<br />

to di simbolo della vita e della divinità<br />

generatrice, mentre in quelle mediterranee,<br />

di origine ellenica, prevalgono<br />

simbologie più legate alla morte e<br />

all’aldilà. Già i Fenici, probabili artefici<br />

dell’introduzione della pianta nell’area italiana,<br />

veneravano il cipresso come rappresentazione<br />

vivente della fiamma. Lo<br />

stesso richiamo alla sacra fiamma del fuoco,<br />

che la chioma del cipresso offriva nella<br />

sua forma slanciata, lo fece venerare nelle<br />

antiche civiltà persiane 600 anni a.C.<br />

Nella Bibbia il cipresso è frequentemente<br />

citato come l’albero sacro, di cui si<br />

narrava fossero costruite la Croce e l’Arca<br />

di Noè. La sua nascita è legata alla<br />

tradizione ebraica secondo la quale prossimo<br />

Adamo alla morte, un angelo consegna<br />

al figlio Sath tre semi, nati dall’albero<br />

del bene e del male, che dovrà seppellire<br />

insieme al padre. E’ così che dalla tomba<br />

di Adamo nascono tre alberi: il cedro, il<br />

cipresso, l’olivo.<br />

Da simbolo religioso, quale era nelle sue<br />

terre di origine, il cipresso, nelle culture<br />

più occidentali, acquistò anche valenze diverse, altrettanto simboliche, legate al culto dei morti. Per la sua<br />

caratteristica di essere un sempreverde, dal legno pressoché incorruttibile, fu eletto a simbolo dell’immortalità.<br />

Nella mitologia greca e in quella romana il cipresso era presente nella duplice veste di simbolo di potenza<br />

e di virilità (lo scettro impugnato dalla mano sinistra di Zeus e le frecce dell’arco di Eros erano fabbricate<br />

di questo legno) e di simbolo degli dei dell’aldilà. In questa accezione assunse il significato di pianta<br />

funebre, era infatti consacrato ad Hades (Plutone, Dio degli inferi e dei morti).<br />

Il più celebre richiamo della mitologia greca al cipresso è quello legato al mito di Kuparissos, narrato da<br />

Ovidio nelle Metamorfosi. Kuparissos, bellissimo giovinetto, caro ad Apollo, ucciso involontariamente il<br />

cervo da lui stesso allevato, fu preso da dolore e disperazione inconsolabili e, invocato agli dei “quale dono<br />

supremo, di lasciarlo sempre nel pianto”, fu tramutato dal Dio in un cipresso. Anche un altro mito greco,<br />

quello di Eteocle (figlio di Edipo), narra del cipresso nato dalla pietà degli dei per il dolore umano. Vittima<br />

della maledizione che aveva colpito l’intera discendenza del padre, Eteocle fu ucciso nel corso di una lotta<br />

in cui lui e il fratello gemello si sgozzarono a vicenda. La pietà verso il dolore delle figlie di Eteocle per la<br />

morte del padre, spinse Gea, la madre terra, a trasformarle in cipressi.<br />

Il cipresso era simbolo del lutto anche nella civiltà etrusca e in quella romana. Alcuni autori classici romani<br />

(Orazio, Marco Terenzio Varrone) danno conferma della sua associazione al culto dei morti. Tale valenza<br />

di simbolo funebre ha dimostrato tutta la sua potenza e longevità, rimanendo inalterata nel tempo. Sebbene<br />

la tradizione funeraria sia mutata con le civiltà, la simbologia funebre associata a questa pianta, tramandata<br />

da culture e civiltà mediterranee diverse, è arrivata fino ad oggi, inalterata, attraversando due millenni.<br />

Quale elemento del culto funerario precristiano-pagano, il cipresso si è trasferito nella tradizione cristiana.<br />

Nel corso del sec. XIX si è definito il suo utilizzo nell’ambito dei luoghi sacri e di sepoltura. Lì dove le<br />

caratteristiche climatiche erano favorevoli alla crescita, ma anche nei contesti meno idonei, in tutti i paesi<br />

a religione cristiana dell’area mediterranea (in Italia, in Grecia, in Spagna, nelle regioni mediterranee della<br />

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