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Brochure CYPMED - Arsia

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FITOFAGI DEL CIPRESSO<br />

Carlo Parrini<br />

Collaboratore esterno dell’Istituto per la Protezione delle Piante<br />

L’AFIDE DEL CIPRESSO (Cinara cupressi Buckton)<br />

L’insetto e i suoi ospiti. Cinara cupressi è un afide corticicolo (Aphididae, Lachninae) le cui forme<br />

attere, responsabili della dannosità, presentano corpo di colore brunastro fornito di numerose e<br />

lunghe setole, misurante 2,7-3,2 mm in lunghezza. Gli individui alati, che compaiono in distinti momenti<br />

del ciclo biologico, hanno dimensioni corporee di poco superiori.<br />

Nella cerchia degli ospiti della C. cupressi sono comprese specie di Cupressus, Juniperus, Thuja,<br />

Cupressocyparis, Chamaecyparis, Callitris, Tetraclinis, Widdringtonia. È nota una diversa suscettibilità<br />

agli attacchi dell’afide fra le cupressacee prima elencate, fra le diverse specie e, non<br />

raramente, anche fra individui della stessa specie.<br />

Distribuzione geografica. C. cupressi si presume originaria dell’area circummediterranea ed è attualmente<br />

segnalata in numerosi paesi europei, in alcuni paesi del Medio Oriente (Turchia, Iraq) e<br />

dell’Africa orientale e australe, nel continente americano (Canada, USA, Colombia) e in India. In<br />

Italia l’afide è stato oggetto di studio sin dall’inizio del secolo scorso ed è attualmente diffuso in tutte<br />

le nostre regioni centromeridionali, nelle isole ed in alcune regioni del Nord.<br />

Biologia. L’afide si riproduce per partenogenesi, senza l’intervento del maschio e il ciclo biologico annuale<br />

si compie attraverso un susseguirsi di generazioni di virginopare attere alle quali, in ben definiti<br />

periodi stagionali, si affiancano le forme alate (anolociclo).<br />

C. cupressi sverna come attera, ridotta in numero e preoccupata solo di sopravvivere ai rigori<br />

invernali. All’uscita dall’inverno (fine febbraio – primi di marzo) inizia a riprodursi<br />

partenogeneticamente e alle generazioni di virginopare attere che si susseguono in periodo primaverile<br />

si addebita la maggiore dannosità. In maggio-giugno fanno la loro comparsa le alate virginopare<br />

che disperdono l’infestazione su altri ospiti. L’evento segna il rarefarsi della presenza della Cinara<br />

sulle chiome dei cipressi. L’afide cerca riparo dalle alte temperature estive fra le anfrattuosità delle<br />

cortecce o nel terreno. In autunno si assiste al ricostituirsi delle colonie dell’afide e ad una seconda<br />

comparsa di forme alate (ottobre-novembre). Nel corso dell’anno solare si riescono a contare 10-<br />

11 generazioni di femmine virginopare attere e alate.<br />

Dannosità. C. cupressi sviluppa le sue colonie sui rametti lignificati dei cipressi (non oltre 1 cm di<br />

diametro) e attraverso la corteccia, tramite il suo apparato boccale pungente-succhiatore, sottrae<br />

linfa. Quando andamenti climatici e stato nutrizionale delle piante ospiti siano favorevoli alla sua<br />

biologia l’afide ha sviluppi massicci e rapidi in periodo primaverile e le sue colonie riescono ad<br />

avvolgere a manicotto i rametti del cipresso (Fig.7), iniziando da quelli più interni alla chioma. Con<br />

l’elevarsi delle temperature già in maggio non tardano a manifestarsi sulle chiome dei cipressi<br />

infestati gli esiti della parassitizzazione, sotto forma di arrossamenti repentini del fogliame di intere<br />

chiome o loro vasti settori, cui seguirà il disseccamento totale del fogliame e dei rametti lignificati<br />

(Figg. 1, 2, 3, 4, 5). I seccumi si palesano uniformemente estesi al rivestimento fogliare, talora in<br />

forma di chiazzature o striature inframezzate da fogliame esente da danno. Più frequenti ed evidenti<br />

nei settori inferiori o medio-inferiori delle chiome ove, di norma, staziona una più consistente<br />

popolazione del fitomizo, con progressiva attenuazione dei danni in senso acropeto.<br />

La melata prodotta in abbondanza dalle folte colonie dell’afide si sparge su fogliame e cortecce e<br />

costituisce substrato ideale per il successivo sviluppo dei funghi nerastri della “fumaggine” (Fig.8)<br />

che interferiscono negativamente nei processi di fotosintesi e negli scambi gassosi, aggravando una<br />

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