Brochure CYPMED - Arsia
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gono solo elencati, senza riportarne morfologia e caratteristiche bio-ecologiche, per le quali si rimanda<br />
alla bibliografia.<br />
Su cipressi debilitati si sono fatti frequenti i rinvenimenti del Buprestide Palmar festiva (Figg. 1, 2)<br />
e dei Cerambicidi Semanotus russicus (Figg. 3, 4) e Poecilium glabratum (Fig. 5). Su esemplari<br />
di cipresso in fase di deperimento avanzato (talvolta su cipressi già morti) si riesce a reperire il<br />
Cerambicide Icosium tomentosum e i Buprestidi Antaxia passerinii e Buprestis cupressi. I predetti<br />
xilofagi nel corso del loro sviluppo larvale, che ha diversa durata nelle varie specie elencate,<br />
scavano gallerie diversamente conformate tra corteccia e legno, talvolta incidendo profondamente<br />
l’alburno o approfondendosi nello xilema, con intuibili esiti sulla vitalità delle piante ospiti.<br />
Le cocciniglie. Carulaspis carueli è fra le cocciniglie infeudate al cipresso quella che ha richiamato la<br />
maggior attenzione da parte degli entomologi, oggetto in passato di accurate indagini morfo-biologiche.<br />
Gli sviluppi del Diaspidide su foglie e parti verdi non legnose (comprese le galbule) possono<br />
produrre ingiallimenti e deperimenti sulla vegetazione parassitizzata. È specie bivoltina nei microclimi<br />
più caldi. Si ammette comunque che la sua maggior pericolosità possa evidenziarsi, in particolare,<br />
nella produzione vivaistica o su giovani cipressi della rinnovazione spontanea. Anche la congenere<br />
C. juniperi, univoltina, può fare occasionali comparse sul cipresso comune, di norma vincolata ai<br />
ginepri. Adattata a climi più freddi sostituisce la precedente in quota.<br />
Lo Pseudococcide Planococcus vovae (Figg. 6-7), noto come cocciniglia farinosa dei ginepri (i<br />
suoi ospiti preferenziali) può farsi notare anche sul cipresso, con maggiore frequenza su soggetti<br />
che crescono in vivaio. L’abbondante produzione di melata, la fumaggine che ne consegue, le<br />
sostanze cerose secrete, i candidi ovisacchi o loro resti conferiscono alta vistosità alle affollate<br />
presenze dello Pseudococcide sulle chiome del cipresso.<br />
Gli eriofidi. L’acaro eriofide Trisetacus juniperinus è riuscito ad assumere negli ultimi anni importanza<br />
crescente, a spese in particolare della produzione vivaistica del cipresso comune (Figg. 8-9). Anche<br />
giovani impianti ornamentali della resinosa potrebbero inizialmente evidenziare, per qualche<br />
tempo, chiome vistosamente alterate nelle parti superiori dalla presenza, all’interno delle gemme,<br />
del minuscolo parassita che con le sue punture di nutrizione provoca deformazione o morte delle<br />
gemme, proliferazione di gemme e conseguenti accestimenti della vegetazione, deformazione o<br />
disseccamenti di apici vegetativi. Con la crescita il cipresso sa difendersi dalla fastidiosa presenza<br />
dell’eriofide.<br />
Ad altro eriofide (Epitrimerus cupressi), di recente venuto ad arricchire l’acarofauna italiana del<br />
cipresso e oggetto di indagini in corso da parte degli specialisti, viene attribuita al momento una<br />
assai minore dannosità.<br />
I defogliatori. Le chiome del cipresso comune possono, occasionalmente, evidenziare gli esiti, raramente<br />
appariscenti, di saltuari sviluppi di insetti defogliatori. Al riguardo si citano alcuni lepidotteri quali il<br />
Tortricide Eulia cupressana, i Geometridi Thera cupressata ed Eupitecia indignata, il Nottuide<br />
Lithophane lapidea, il Limantride Lymantria dispar, il Lasiocampide Dendrolimus pini, ecc.<br />
Dei predetti alcuni risultano legati esclusivamente al cipresso o altre cupressacee; altri, dotati di<br />
vasta polifagia, sul cipresso fanno sporadiche comparse solo in occasione di loro forti pullulazioni su<br />
ospiti maggiormente appetiti. L’attività trofica delle loro larve si esercita a spese di fogliame e<br />
giovani getti. Tutti accomunati da una dannosità alquanto modesta sul cipresso.<br />
Parassiti dei coni e dei semi. I fitofagi che si evolvono a spese di coni (galbule) e semi del cipresso<br />
sono stati oggetto di indagine anche in Italia. Si citano, come più importanti, il lepidottero Tortricide<br />
Pseudococcyx tessulatana, l’eterottero Ligeide Orsillus maculatus, l’imenottero Torimide<br />
Megastigmus wachtli. Minore importanza sembrano rivestire il coleottero Anobide Ernobius<br />
cupressi, il già menzionato eriofide Trisetacus juniperinus, il lepidottero Gelechide Brachyacma<br />
oxycedrella. Con diversa modalità procurano gravi erosioni ai coni e ai semi in essi contenuti o<br />
impediscono la maturazione dei coni e quindi la produzione del seme. Di O. maculatus sono state<br />
accertate anche responsabilità nella diffusione in natura dell’agente fungino del cancro corticale,<br />
affiancandosi al Fleosino, pur con minori responsabilità, in veste di vettore animale della malattia. Si<br />
sospetta che identica incombenza possa essere assolta anche da P. tessulatana.<br />
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