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Brochure CYPMED - Arsia

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Distribuzione: Rara nel mediterraneo (isola di Cos, Grecia), questa specie fungina, il cui inquadramento<br />

sistematico è ancora un po’ incerto, è presente in alcune zone dell’Australia, della Nuova Zelanda<br />

e dell’Africa.<br />

Identificazione: I sintomi della malattia sono del tutto simili a quelli causati dalle altre specie di Seiridium.<br />

Disseccamenti più o meno estesi, cancro corticale ed essudati resinosi. I conidi, le cui cellule basali<br />

e apicali sono provviste di lunghi appendici ialine, sono molto simili a quelli del S. unicorne, anche<br />

se la seta della cellula ialina basale non è ad angolo retto ma segue la curvatura del conidio. Sui<br />

tessuti uccisi dal cancro, insieme agli acervuli è possibile trovare anche la forma ascofora. Delle tre<br />

specie di Seiridium citate, S. cupressi è l’unica a produrre acido ciclopaldico in coltura e ad<br />

incrementare lo sviluppo del processo necrotico anche nei mesi estivi laddove le altrespecie subiscono<br />

un arresto più o meno marcato.<br />

Diffusione: Bufere di acqua e vento, insetti, piccoli roditori e uccelli, sono i principali mezzi di diffusione<br />

delle malattia. È stata fatta l’ipotesi che il patogeno sia stato introdotto nell’isola di Cos dai piccioni<br />

viaggiatori provenienti da paesi africani.<br />

Danni: Sebbene l’aggressività la capacità di diffusione epidemica sia inferiore a quella del S. cardinale,<br />

molti individui delle specie suscettibili possono essere portati a morte. Particolarmente sensibili le<br />

piante utilizzate come frangivento, dato il notevole numero di ferite che si procurano.<br />

Controllo: Nell’isola di Cos l’incremento di piante malate è risultato essere molto modesto per cui si<br />

ritiene problematica una sua diffusione in ambito mediterraneo. Si consiglia comunque di estendere<br />

la sorveglianza negli ambienti più aridi e qualora sia necessario, ricorrere all’immediato abbattimento<br />

e distruzione delle piante infette.<br />

Cancro del cipresso da Seiridium unicorne<br />

Si tratta di un parassita fungino descritto per la prima volta negli U.S.A. nel 1878.<br />

Raramente presente sui cipressi dell’area mediterranea, può essere facilmente confuso<br />

con i congeneri S. cupressi e S. cardinale che manifestano lo stesso quadro<br />

sintomatologico.<br />

Inquadramento sistematico:<br />

Anamorfo: inizialmente descritto come Pestalotia unicornis da Cooke ed Ellis. fu redisposto nel<br />

genere Monochaetia da Saccardo nel 1906 e definitivamente trasferita nel genere Seiridium<br />

(Deuteromycotina, Coelomycetes) da Sutton nel 1975.<br />

Teleomorfo: Sconosciuto.<br />

Ospiti: Il rango degli ospiti non è ristretto alle sole Cupressacee, sulle quali peraltro è causa di cancro, ma<br />

comprende molte altre famiglie botaniche di piante erbacee ed arboree.<br />

Distribuzione: È diffuso in tutto il mondo, ma dato i diversi ospiti interessati e la variabilità morfologica,<br />

tassonomica e colturale della specie è probabile che molte delle segnalazioni fatte siano errate. Il<br />

ceppo rinvenuto su cipresso in Portogallo, per esempio, è dotato di scarsa patogenicità.<br />

Identificazione: I sintomi della malattia, così come le fruttificazioni acervulari, sono identici a quelli<br />

descritti per S. cardinale. I conidi sono costituiti da 6 cellule, 2 apicali ialine provviste di una seta<br />

lunga 3-15 ìm (quella basale è posta ad angolo retto rispetto all’asse del conidio), le 4 cellule<br />

intermedie sono di colore marrone olivaceo.<br />

Temperaura ottimale di crescita del micelio 20°C; produce metaboliti tossici ma non produce acido<br />

ciclopaldico.<br />

Diffusione: Le bufere di acqua e vento dissolvono le masse conidiche e le trasportano sulle piante sane<br />

adiacenti. Insetti, uccelli e piccoli mammiferi possono favorire il trasporto dell’inoculo.<br />

Danni: Talvolta, localmente, sulle siepi frangivento o su singole piante, i danni possono essere anche di<br />

una certa entità e causare la morte di alcune piante; non si raggiungono mai i livelli epidemici del S.<br />

cardinale<br />

Lotta: Si consiglia l’abbattimento e la distruzione delle piante infette ed un eventuale trattamento con<br />

benzimidazolici nei vivai e sulle siepi.<br />

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