I MANOSCRITTI DEL MAR MORTO E IL CRISTIANESIMO PRIMITIVO
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nascondersi e avevano scelto per questo dei locali sotterranei che noi<br />
conosciamo come catacombe [vedi immagine]. A ciò noi possiamo subito<br />
muovere due importanti obiezioni.<br />
La prima consiste nella risaputa tolleranza che i romani hanno sempre<br />
mostrato nei confronti di tutte le religioni dei popoli sottomessi al loro potere.<br />
Del resto non avrebbe potuto essere diversamente da così: in Roma stessa<br />
erano praticati numerosi culti, ed erano centinaia le religioni dell'impero, dalle<br />
coste atlantiche dell'Africa settentrionale, ai confini della Scozia, alle pianure<br />
dell'attuale Ungheria, fino ai deserti dell'Asia minore. Quando mai i romani<br />
hanno costretto i popoli di queste terre a rinnegare i loro dei e i loro culti, per<br />
adottare invece quelli latini? Non solo ciò non è mai accaduto, ma non si vede<br />
per quale motivo avrebbe dovuto improvvisamente verificarsi, con un<br />
accanimento e una crudeltà descritti come unici, nei confronti della fede in<br />
Gesù Cristo, il profeta che avrebbe predicato l'amore fraterno e che avrebbe<br />
invitato a "dare a Cesare quel ch'è di Cesare". Tutto ciò è storicamente<br />
inattendibile<br />
La seconda obiezione consiste nel fatto che le cosiddette catacombe non<br />
erano luoghi adibiti al culto, ma semplici cimiteri in uso tanto ai pagani quanto<br />
ai cristiani, la cui struttura architettonica era tale da rendere impossibile ciò che<br />
vediamo nei film, ovverosia i grandi assembramenti di fedeli riuniti per la<br />
pratica di un culto clandestino [vedi immagine]. Le catacombe erano anguste,<br />
somiglianti a cunicoli, corridoi e cripte, piuttosto che a grandi sale [vedi<br />
immagine], ed erano ordinariamente frequentate da tutto il popolo dell'urbe.<br />
Quanto segue è ciò che ha scritto il professor J. Stevenson, cattedratico di<br />
Scienze religiose all'Università di Cambridge (GB):<br />
"Un tempo era molto diffusa l'idea che i primi cristiani<br />
celebrassero abitualmente il culto nelle catacombe, come pure<br />
che si nascondessero là nei momenti di pericolo. Tuttavia questa<br />
opinione, in linea generale, è errata. Infatti, come abbiamo già<br />
detto, non esistono nelle catacombe, costruite durante i secoli<br />
della persecuzione, vani tanto larghi da contenere molti fedeli, e<br />
in ogni caso la distanza dei luoghi di sepoltura dalla città<br />
avrebbe reso il viaggio in campagna e il ritorno, probabilmente<br />
effettuato anche di buon mattino, uno spreco di tempo e una<br />
fatica estenuante. I cristiani avranno potuto nascondersi nelle<br />
catacombe, ma non c'è nulla che lo provi" (J. Stevenson, La<br />
Civiltà delle Catacombe, Fratelli Melita Editori, 1979).<br />
Che significa, dunque, tutto ciò? Che le persecuzioni non sarebbero mai<br />
esistite? Non è affatto questa la conclusione a cui dobbiamo arrivare e, per<br />
trovare una soluzione alle problematiche che abbiamo sollevato, dobbiamo<br />
innanzitutto sforzarci di porre la questione in termini diversi. Poiché almeno<br />
l'esistenza di episodi persecutori è un fatto storico che non può essere messo<br />
globalmente in discussione, poniamoci allora le seguenti domande:<br />
a - in che cosa sono consistiti tali episodi persecutori?<br />
b - contro che cosa si è scagliata realmente la dura repressione<br />
romana?<br />
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