I MANOSCRITTI DEL MAR MORTO E IL CRISTIANESIMO PRIMITIVO
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capace di distinguere i cristiani dagli ebrei; egli afferma, infatti, che "i<br />
Giudei" avevano provocato dei disordini, ispirati dal loro Messia, e per questo<br />
erano stati scacciati da Roma [vedi immagine]. Ancora, egli è descritto come<br />
il propagatore di una ideologia "funesta", "malefica", di un "male",<br />
persino di "atrocità". Non c'è alcuna corrispondenza con l'immagine<br />
comunemente trasmessa dai Vangeli, di un predicatore spirituale del tutto<br />
estraneo a questioni politiche e fondatore di una religione extragiudaica.<br />
La seconda cosa che noteremo è che nessuno scrittore pagano sembra<br />
aver mai sentito parlare di "Gesù". Intendo riferirmi al nome, non alla<br />
persona storica che era stata giustiziata da Pilato. In pratica gli scrittori pagani<br />
hanno sempre fatto riferimento al titolo, "Christus", ma sembra proprio che non<br />
avessero idea di come si chiamasse colui che lo portava. Diciamo allora che<br />
nessuno degli storici latini dell'epoca ha nominato Gesù come tale.<br />
Evidentemente la loro attenzione era attratta soprattutto da quel titolo e dal<br />
suo significato, sul quale faremmo bene a porre anche noi, per un attimo, la<br />
nostra attenzione.<br />
Per i cristiani moderni quel termine ha acquistato un significato completamente<br />
decontestualizzato dalla sua matrice originaria. "Cristo" è Gesù, il "figlio di<br />
Dio", chi altri potrebbe essere? In realtà, etimologicamente e filologicamente<br />
parlando, la parola Cristo (Christus in latino), non è altro che la traslitterazione<br />
di un vocabolo della lingua greca antica, "Χριστος" (Christòs), che vuol dire<br />
"unto", con cui veniva comunemente tradotto il termine ebraico di analogo<br />
significato "Meshiha" (Messia), "Mashiah" in aramaico.<br />
Cristo è semplicemente un titolo che significa "unto"; un titolo di grande<br />
dignità, dal momento che per gli ebrei esso era sinonimo di "re". Il re dei<br />
giudei, infatti, era un prescelto del Signore e la cerimonia della sua investitura,<br />
generalmente eseguita per mano di un grande profeta o di un sommo<br />
sacerdote, era una unzione, tale di nome come di fatto. Ogni re degli ebrei era<br />
"unto del Signore", cioè Messia, cioè Cristo. Dunque Cristo non è un titolo che<br />
compete solo a Gesù, tale era stato Davide, e poi Salomone, e poi tutti i re che<br />
sono venuti dopo.<br />
In realtà, per comprendere adeguatamente tutto lo spessore di significato del<br />
termine, dobbiamo accennare al fatto che gli ebrei, nel periodo della<br />
dominazione romana sulla Giudea, avevano già una storia di sottomissione al<br />
potere di nazioni straniere (assiri, babilonesi, persiani e greci, prima dei<br />
romani). Nel corso di quei lunghi secoli, come ci è mostrato dalla letteratura<br />
veterotestamentaria, si sono levati numerosi profeti ad annunciare l'avvento di<br />
un liberatore messianico (un Cristo, se vogliamo usare il termine nella radice<br />
greca) il quale, ripetendo le gesta eroiche con cui l'unto Davide aveva sconfitto<br />
i nemici di Israele e aveva creato il Regno di Yahweh, avrebbe scacciato gli<br />
invasori incirconcisi, restituendo il trono ad un legittimo discendente della<br />
dinastia davidica e la carica sacerdotale ad uomini puri degni di tale ruolo. Il<br />
messianismo del primo secolo era l'attesa ebraica di questa liberazione<br />
nazional-religiosa annunciata nelle profezie, resa spasmodica dal senso<br />
di imminenza che si era sviluppato all'epoca della dominazione romana.<br />
Già questo ci permette di comprendere efficacemente che per Svetonio, come<br />
per Tacito, come per Plinio il giovane, parlare di Cristo significava<br />
automaticamente parlare del sedicente "re dei Giudei", non di un profeta o di<br />
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