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Scalabrini - Induismo Buddismo.pdf - Webdiocesi

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che stavano facendo un rigoroso digiuno, si unì a loro e digiunò talmente da diventare pelle ed ossa e da<br />

rischiare la morte. Le costole sporgevano - dice la leggenda - come travi in una capanna che sta rovinando. E<br />

cadde a terra svenuto. Quando rinvenne si accorse che non era quello il modo di cercare la verità; riprese,<br />

perciò, a mangiare e a sentirsi di nuovo in forze, ma i cinque bramini lo abbandonarono disgustati.<br />

1.6. Gautama continuò la sua ricerca finché giunse all‟antica città santa di Gaya, sulle rive di un affluente del<br />

Gange. Non si fermò nei templi della città, ma sotto l‟albero, che da allora in poi fu chiamato l‟”albero Bo”,<br />

cioè l‟albero dell‟illuminazione, decise di restarvi finché non avesse scoperto la verità decisiva. Fu il momento<br />

più difficile e importante della sua vita. Uno spirito maligno, Mara, cioè la morte, venne a tentarlo, ma dopo un<br />

giorno e una notte brillò finalmente la luce, e Gautama divenne il Buddha, l‟illuminato.<br />

1.7. La leggenda buddista abbellisce, con interventi preternaturali, la lotta interiore di Gautama e descrive,<br />

anche, la ripercussione cosmica della sua vittoria: terremoti, piogge di fiori, ecc. Fu in questa “notte”, quindi,<br />

che l‟asceta Gautama assunse l‟appellativo di Buddha, mentre in precedenza era chiamato Bodhisattda, cioè<br />

“essere destinato all‟illuminazione”. Questa illuminazione egli la espose, poi, nel cosiddetto sermone di<br />

Benares (che sembra essere uno dei pochi dati storicamente certi), detto anche il discorso su “la messa in moto<br />

della Ruota della Legge”. Questo percorso è redatto secondo lo schema stereotipato della retorica indù e della<br />

medicina indiana: la scoperta della malattia, la causa della malattia, l‟eliminazione della malattia, i mezzi per<br />

ottenerla. Questo discorso è davvero uno dei grandi testi religiosi e sapienziali dell‟umanità.<br />

1.8. Il discorso di Benares viene dopo che il Buddha superò la tentazione di non rivelare a nessuno la sua<br />

illuminazione. Infatti, egli incontrò per strada i cinque bramini che lo avevano abbandonato e che cercavano,<br />

ormai, di ignorarlo. Furono, però, così colpiti dalla sua dottrina e dalla bellezza di tale dottrina, che divennero i<br />

suoi primi discepoli. La tradizione buddista ci tramanda i nomi di costoro, e sono: Saridutta, Moggallana,<br />

Ananda, il discepolo prediletto, Kassapa e Anuruddha. Costoso chiesero e ottennero dal Buddha la<br />

consacrazione; nacque così la prima comunità buddista, detta Sangha.<br />

1.9. Abbiamo così, accanto alla figura del Buddha e alla sua Dottrina salvifica, la comunità, che si pone come<br />

terzo gioiello del <strong>Buddismo</strong>. Il primo è il Buddha, il secondo è la Dottrina, il terzo, appunto, è la comunità!<br />

1.10. Il Buddha poté insegnare circa quarant‟anni nel nord dell‟India, predicando il suo messaggio di speranza,<br />

di felicità, di una via possibile di salvezza. Tale salvezza non giunge come dono della grazia di Dio, ma come<br />

conquista del proprio intelletto e della propria volontà. Su Dio Buddha preferì, normalmente, tacere.<br />

1.11. Non mancarono, ovviamente, le resistenze e le difficoltà al compimento della sua missione, ma in punto<br />

di morte, all‟età di circa ottant‟anni, fu circondato da numerosi suoi seguaci, fra cui il fedele Ananda, al quale<br />

affidò le sue ultime disposizioni. Ben presto nella sua comunità monacale entrarono a far parte anche i laici, che<br />

adottavano la morale buddista e che ancora oggi sovvengono ai bisogni materiali dei bonzi. Dopo una lunga<br />

resistenza, Buddha acconsentì anche al desiderio della suocera di vedere ammesse alla comunità anche le<br />

donne. In tal modo, il <strong>Buddismo</strong>, da monachesimo, si converte a religione aperta a tutti.<br />

1.12. Ecco un testo buddista sulla morte di Siddharta Gautama:<br />

«Giunta la stagione delle piogge, il Beato (“beato e maestro” sono i titoli tradizionali di Buddha) fu colpito<br />

da grave malattia. Ebbe dolori così forti che lo portarono sulla soglia della morte... Il Beato, rivolto al<br />

venerabile Ananda, disse: “Le forze mi vengono meno, Ananda. Sono vecchio, sono un anziano che ha<br />

percorso la via della vita e ha toccato la sua età. Ho ottant’anni. Come un carro sconnesso si mantiene unito<br />

solo con molta difficoltà, così, Ananda, si mantiene unito con grande difficoltà il corpo di chi ha compiuto la<br />

sua missione... Procurate, dunque, di essere luce a voi stessi, e rifugio; null’altro sia il vostro rifugio che la<br />

dottrina che adesso o in futuro, dopo la mia morte, procurano di essere luce e rifugio...<br />

Ananda, quei bonzi che adesso o in futuro, dopo la mia morte, procurano di essere luce e rifugio a se stessi,<br />

coloro che in null’altro trovano rifugio, coloro che trovano luce e rifugio nella dottrina, costoro, Ananda,<br />

staranno nella sublimità, perché si sforzano di percorrere la via retta...”.<br />

Il Beato parlò anche ai bonzi e disse loro: “Potrebbe darsi, o bonzi, che uno di voi, magari soltanto uno,<br />

nutra un dubbio, un’incertezza su Buddha, sulla dottrina, sulla congregazione, sul sentiero o sull’esercizio.<br />

Chiedete, o bonzi, per poi non avere pentimenti e non essere costretti a dire a voi stessi: Abbiamo visto il<br />

Maestro faccia a faccia, ma non abbiamo osato fargli domande mentre era in mezzo a noi”.<br />

Finito che ebbe, i bonzi continuarono a tacere. Solo il venerabile Ananda disse al Beato: “Magnifico<br />

signore! Mirabile signore! Questo è quanto io credo, signore. Nella comunità di bonzi non ve n’è uno, uno<br />

solo, che nutra un dubbio, un’incertezza su Buddha, sulla dottrina, sulla congregazione, sulla via o<br />

sull’esercizio...”.<br />

Riprese il Beato, rivolto ai bonzi: “Bene, o bonzi, ecco ciò che vi dico: Ogni cosa è destinata a perire:<br />

lottate con impegno!”. Queste le ultime parole del Perfetto» (dal Mahaparinibbanasutta che fa parte del<br />

Dighanikaia).<br />

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