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Scalabrini - Induismo Buddismo.pdf - Webdiocesi

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Essi hanno rinunciato volontariamente all‟illusione dell‟esistenza per assicurarsi la liberazione<br />

personale, per raggiungere, esattamente, la moksa.<br />

Benché le tecniche praticate varino da un sadhu all‟altro, si tratta sempre di un‟ascesi del corpo e<br />

dello spirito destinata ad unire l‟anima con l‟Assoluto, con il Brahman. Queste tecniche portano il<br />

nome generale di yoga. La ricerca della perfezione spirituale nell‟ascesi è normalmente l‟ultimo stadio<br />

della vita, innanzitutto, del brahmino. Egli, dopo avere avuto una famiglia, dopo avere assicurato che<br />

la sua presenza non è più indispensabile nella famiglia, può diventare un sannyasin, (sanniasa= stato<br />

di rinuncia) ossia una sorta di sadhu (= uomo santo e virtuoso/ monaco mendicante), che lascia il<br />

mondo per vivere nel più puro distacco, solo con Dio, e diviene per gli altri il segno indicatore di una<br />

direzione verticale, verso cui ognuno, più o meno, prima o poi, è chiamato ad elevarsi. Certamente,<br />

però, non vi sono soltanto dei sadhu brahmini ; infatti, gli indù di tutte le caste possono scegliere la via<br />

della rinuncia, la via del distacco.<br />

Per chi resta nel mondo e si impegna nel vivere quotidiano, esiste invece il distacco, come lo<br />

insegna, ad esempio, la Bagavadgita, che, però, è il contrario del disimpegno; è, anzi, il massimo<br />

dell‟impegno, poiché riguarda un interesse che va al di là dell‟immediato, dell‟individuale e<br />

dell‟egoismo del gruppo. Costui cerca di compiere il proprio dovere fino in fondo, senza trascurare<br />

nulla per ottenere il fine desiderato; bisogna, però, non angustiarsi se, nonostante tutto l‟impegno,<br />

questo fine non è conseguito: infatti, il fine ultimo rimane sempre il moksa, cioè la liberazione.<br />

Inoltre, la salvezza, comunque sia concepita in termini teologici, può essere anticipata anche<br />

quaggiù da colui che sa riconoscere il divino in sé e intorno a sé. In tal modo la salvezza si attua nella<br />

misura in cui l‟uomo si fa libero, in cui agisce liberamente, in cui si svincola dai condizionamenti, che<br />

sono espressi, appunto, dal concetto di karma. L‟azione libera è quella disinteressata, non egoistica e,<br />

quindi, non condizionata. Ci si salva man mano che ci si libera dal peso del passato, che grava su di<br />

noi, e dall‟azione strumentalizzante che noi facciamo degli altri, per raggiungere i nostri fini. Tale<br />

libertà è anche al di là dello stesso dharma, perché non risponde più al senso del dovere morale, ma<br />

diviene spontaneità rispetto al dovere. Alcune scuole indiane esprimono la condizione dell‟uomo<br />

salvo già in questo mondo con il termine di “liberato in vita” (jivanmukta).<br />

Ed ora, a conclusione, una parola sullo yoga.<br />

Nello yoga sono comprese le varie discipline mediante le quali è possibile raggiungere il controllo<br />

del corpo e della mente, e pervenire all‟esperienza interiore dello spirito e alla conoscenza liberatrice.<br />

Così nello yoga confluiscono sia le religioni ortodosse sia quelle eterodosse, anche se nella sua<br />

formulazione sistematica esso è considerato come uno dei sei dharsana, cioè dei sei sistemi filosofici.<br />

Evidentemente gli altri sistemi filosofici possono, comunque, avvalersi delle tecniche yoga.<br />

In particolare, è strettamente legato allo yoga il sistema più antico dell‟induismo, il samkhia.<br />

Nell‟induismo troviamo lo yoga diffuso in molte opere della tradizione etico-puranica e in specie nella<br />

Baghavadgita. Vi è lo yoga sutra di Patanjali che codifica un insieme di pratiche e di norme, le quali<br />

possono essere di origine assai antica, prima della stessa civilizzazione ariana.<br />

Per accedere allo yoga bisogna evitare gli impedimenti che sono, praticamente, la ricerca del<br />

piacere, l‟ira, la cupidigia, l‟ansia, il torpore del sonno. Sul piano etico è necessaria l‟osservanza della<br />

non-violenza, la sincerità, l‟onestà, l‟astinenza sessuale, la povertà. Seguono, poi, gli obblighi positivi<br />

che si chiamano purezza, frugalità, ascesi, studio e devozione al Signore. In altre parole, se vi è un<br />

impedimento dovuto a inclinazioni contrarie è necessario coltivare la virtù opposta. Senza dubbio<br />

nello yoga sono importanti le posizioni del corpo, che devono essere stabili ed agevoli, dopo uno<br />

sforzo iniziale. Diversi tipi di posizione variano, in numero e forma, a seconda di diverse scuole di<br />

yoga. Una volta scelta la posizione confacente si procede al controllo della respirazione, e il tutto è<br />

volto ad ottenere il dominio completo dei sensi, la concentrazione della mente, la meditazione e,<br />

infine, l‟estasi (samadhi). I poteri straordinari che possono derivare agli yogin, coloro che praticano lo<br />

yoga, non hanno cause di ordine magico, ma soltanto derivano dall‟ estasi. Lo scopo dello yoga non è<br />

di ottenere una performance fisica, ma di sottomettere il corpo al potere dello spirito, dominando, così,<br />

le varie facoltà naturali, ottenendo la possibilità di superare il mondo naturale e di giungere alla<br />

assolutezza dello spirito. L‟Occidente, allorché vede nello yoga una tecnica di rilassamento mentale e<br />

corporeo, e ne ignora invece la dimensione eminentemente religiosa, mostra una sostanziale<br />

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