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Scalabrini - Induismo Buddismo.pdf - Webdiocesi

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IL SIKHISMO<br />

1) Rilevanza del discorso sul sikhismo, data la significativa presenza dei Sikh nella pianura padana,<br />

spesso impegnati nell‟agricoltura e in particolare nell‟allevamento.<br />

2) La parola Sikh è la forma in lingua panjabi della parola sanscrita „shishya‟, che significa<br />

„discepolo‟. Essi sono i discepoli del guru Nānak e dei suoi nove successori spirituali. Si ricordi qui<br />

che tutti i Sikh sono panjabi, ma non tutti gli abitanti del Panjab sono Sikh.<br />

3) Dal punto di vista della storia delle religioni, esso si presenta come una religione di transizione,<br />

in quanto accoglie in sé elementi significativi dell‟induismo e dell‟islamismo. Eppure non è un<br />

semplice fenomeno di sincretismo, come se fosse una setta uscita dall‟induismo e contaminata<br />

dall‟islamismo. La fenomenologia del sikhismo mostra invece una realtà più complessa e con elementi<br />

di singolarità, di originalità.<br />

4) Il guru Nānak (1469-1539) entra in contatto con poeti e mistici visnuiti, per cui è necessario<br />

l‟amore o la devozione amante per il dio supremo (bhakti), che è l‟Uno, privo di ogni attributo. Questa<br />

era per loro la via della liberazione ( ; mukti). Fu anche influenzato dalla corrente shivaita, in<br />

particolare dagli yogin.<br />

5) Sul versante dell‟incontro con i musulmani, egli si ispira non tanto alla tradizione della sharia,<br />

ma alla mistica dei sufi.<br />

6) Egli inizia una valutazione critica dell‟induismo e dell‟islam cercando di tenere ciò che è il<br />

meglio di queste religioni, ma rigettando ciò che gli sembrava nuocere all‟armonia universale; ma vi<br />

aggiunge poi ciò che deriva dalla sua esperienza più profonda. Infatti egli, senza un grande sforzo<br />

deliberato di riconciliazione, nutriva un amore uguale per tutte e due le religioni e una simpatia reale<br />

per loro.<br />

7) Chi è dunque un Sikh? Un discepolo del guru Nānak crede<br />

- in Dio (Akāl Purakh),<br />

- nei „dieci guru‟ (da Nānak al guru Gobind Singh),<br />

- nello Sri Guru Granth Sāhib, cioè nel Venerato Maestro Libero dei Guru,<br />

- negli altri scritti, e negli insegnamenti dei Dieci Guru,<br />

- nella cerimonia di iniziazione al Khālasā,<br />

- e non crede (anche se non esclude) in nessun altro sistema e in nessun‟altra dottrina religiosa (così<br />

Sikh Rahit Maryāda).<br />

8) Nānak ha insegnato l‟unicità di Dio secondo un rigido monoteismo (cfr. Islam); chiama l‟Essere<br />

Supremo semplicemente l‟Uno, il senza secondo, l‟eterno, l‟infinito, il penetrante tutto. Non vi è<br />

incarnazione né alcuna immagine può contenerlo.<br />

9) Il fine supremo è la liberazione (mukti). Si ricordi che il sikismo accetta dell‟induismo l‟idea del<br />

ciclo delle rinascite. Bisogna liberarsi dal samsara attraverso la devozione amorevole, il ricordo<br />

costante del Nome divino. Attraverso questa devozione l‟uomo si libera dall‟asservimento<br />

dell‟egoismo e dalla preoccupazione di sé che lo separa dalla fonte originale, la scintilla divina.<br />

10) Superando l‟egoismo (haumai) si realizza la verità, cioè la via che conduce all‟unione completa<br />

con l‟Eterno.<br />

11) Le forme esteriori della pietà sono da Nānak rifiutate per mettere l‟accento sulla comprensione<br />

della verità, accompagnata da un intenso amore di Dio, un completo abbandono in lui, alla sua<br />

volontà.<br />

11) A differenza di tendenze religiose dominanti nell‟epoca di Nānak, tendenze portanti<br />

all‟evasione, al disinteresse per il mondo sociale, il sikhismo ha invece attenzione al sociale, mosso da<br />

un ottimismo di fondo, per cui l‟uomo, come creazione di Dio, è partecipe della sua luce, ed è<br />

essenzialmente buono, non malvagio. La realtà è la dimora propria di Dio, unico e vero, perciò la fede<br />

sikh considera la felicità materiale dell‟uomo tanto importante quanto la sua liberazione spirituale.<br />

12) Nānak attribuisce grande importanza alla condotta morale, decisiva almeno quanto la dirittura di<br />

pensiero (ortodossia). Mette l‟accento sul sevā, cioè sul servizio umile ed assiduo. Egli insiste poi<br />

sulla necessità di promuovere, attraverso il servizio, il benessere della comunità. Così, alla fine dei<br />

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