Nr 3/2012 - Maggio - Giugno - 2012 - Ristorazione e Catering
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Le contraddizioni in una ricetta<br />
di Roberto Carcangiu<br />
food cost<br />
8 _ cateringnews.it • mggio/giugno <strong>2012</strong><br />
Azienda ristorativa. Voglio cominciare cosi, con la sua definizione un<br />
po’ fredda a parlare di un mondo complesso e dalle mille sfaccettature,<br />
ma che in definitiva, checché se ne dica, deve produrre e vendere cibo<br />
ricavandone un utile finanziario che sia abbastanza da giustificare l’investimento<br />
monetario e quello umano in termini di qualità della vita.<br />
Il nostro sarà un cammino dove di volta in volta cercheremo di guardare<br />
le cose con un occhio sicuramente non polemico ma certamente critico e<br />
scanzonato, che possa aiutare ad avere una visione il più possibile oggettiva<br />
in ciò che facciamo. Primo ospite del nostro viaggio sarà la ricetta,<br />
questa grande conosciuta, quantomeno in apparenza.<br />
La ricetta è sopratutto la risoluzione corretta di tutta una serie di problemi/esigenze<br />
di: produzione, gastronomiche, finanziarie, comunicazione,<br />
immagine. Il tutto legato a un periodo storico e ad una situazione ben<br />
precisa. E secondo il mio parere il motivo per cui “attraversa” il tempo<br />
senza bisogno di essere spiegata al cliente e soprattutto in equilibrio fra<br />
tutti i fattori sopra menzionati.<br />
Quando realizziamo una ricetta, abbiamo davanti agli occhi due scenari:<br />
il primo, voler trasmettere stupore al mondo attraverso i sapori del nostro<br />
piatto, con ingredienti più o meno “rari” e più o meno glamour. Il secondo,<br />
complicare il più possibile tecnicamente la sua lavorazione perche<br />
più è complicata la sua esecuzione più ci sentiamo capaci rispetto ad altri<br />
credendo cosi di innalzare il valore del cibo che offriamo. Questi sono<br />
in sostanza alcuni dei motivi che ci spingono a realizzare la medesima<br />
senza renderci conto che se tutto va bene questi fattori sono solo l’inizio<br />
del “progetto ricetta” che non è assolutamente solo gastronomico.<br />
La grande differenza fra la cucina italiana e, in ordine temporale, quella<br />
francese e quella spagnola sono date dal fatto che la nostra cucina era<br />
una cucina soprattutto di ingredienti “speciali”: ed è a parer mio uno dei<br />
motivi per cui questi hanno negli anni dovuto evolversi molto di più tecnicamente<br />
se volevano che si “parlasse della loro cucina” su giornali e<br />
media nel mondo. Una delle caratteristiche della ricettazione italiana era<br />
che, oltre alle materie prime che avevano una “personalità” ben definita,<br />
come conseguenza la nostra era, una cucina semplice e immediata.<br />
Che cosa significa? Nelle cose semplici tutti si riconoscono ed è nel<br />
riconoscersi che si costruiscono i brand più forti. Il cibo oltretutto ha<br />
un risvolto psicologico importante legato al sentirsi sicuri, ed è il motivo<br />
per cui tendiamo a mangiare (lasciar entrare) serenamente cose che<br />
conosciamo e capiamo, mentre per le altre abbiamo bisogno di essere<br />
convinti e rassicurati. Partire da materie prime “importanti” o addirittura<br />
evolute. Pensiamo a tutto il mondo dei formaggi, dei salumi, sott’oli,<br />
sott’aceto, paste e quant’altro il nostro paese aveva “cucinato” in secoli<br />
di prove e affinamenti.<br />
Ci consentiva un “sistema” cucina con un indice di produttività molto<br />
più alto rispetto ai nostri cugini francesi. Meno mano d’opera e a parità<br />
di tempo molti più coperti, e una redditività più alta. Analizziamo ora la<br />
ricetta nel dettaglio tecnico poiché sempre più occupa il posto dell’inse-<br />
gnante/maestro/cuoco/artigiano ma non sicuramente artista. La ricetta è<br />
quanto di più pericoloso per la nostra tradizione ci possa essere, per un<br />
motivo ben preciso: essa induce un falso senso di sapere e conseguentemente<br />
sicurezza.<br />
Facciamo un esempio con una ricetta semplice per capire quante informazioni<br />
importanti ci mancano.<br />
cubo di manzo lesso con le sue verdure e<br />
salsa ai peperoni<br />
Ingredienti per 4 porzioni (porzioni rispetto a quante portate?)<br />
80 g di polpa di manzo (che tipo di polpa, che razza di animale, che età,<br />
che frollatura?) – 100 g di cipolla (che tipo di cipolla, da quanto è stata<br />
raccolta?) – 200 g di carote – 200 g di zucchine (che tipo di zucchina,<br />
che misura, ‘più è piccola più è dolce’, da quanti giorni è stata raccolta?)<br />
– 100 g di cipollotti novelli rossi – 60 g di sedano bianco (da quanti<br />
giorni è raccolto, quale costa abbiamo usato, perché i gusti sono diversi)<br />
– 10 g di aglio fresco (quale provenienza, il sapore sarà notevolmente<br />
concentrato in virtù dell’età) – 100 g di pomodorini ciliegia (quale<br />
provenienza? Quale misura? Maturati al sole o in cella?) – 20 g di prezzemolo<br />
(quale livello di accrescimento e quanti giorni dal raccolto?) – 2<br />
g di alloro (secco o fresco?) – 1 g di chiodi di garofano (quanto vecchi<br />
sono?) – 2 g di pepe nero in grani – 5 g di sale fino (quale provenienza?<br />
Che tipo, marino o minerale?) 250 g di peperoni rossi e gialli (Quale<br />
provenienza? A che stato di maturazione? Di che misura?) -<br />
Per la salsa: 250 g di peperoni rossi e gialli (Quale provenienza? A che<br />
stato di maturazione? Di che misura?) – 30 g di olio di Oliva Extravergine<br />
di oliva (Quale provenienza, età, acidità?) – 5 g di senape (di che<br />
tipo?) – 20 g di aceto al lampone (Infuso o per fermentazione?) – 5 g<br />
di acciughe sott’olio (di che tipo?) – 3 g di foglie di menta (che tipo e a<br />
quale livello di accrescimento?)<br />
Tagliare la polpa di manzo a cubi di 200 g. Tagliare una cipolla a metà e<br />
abbrustolirla sulla padella senza grassi (Metà in che senso: orizzontale<br />
o verticale?). Mondare le verdure, tagliarle per il traverso con il coltello<br />
goufrette. Cipollotti e i pomodori andranno cotti interi. Portare a leggera<br />
ebollizione l’acqua con la cipolla abbrustolita, chiodi di garofano, sale,<br />
prezzemolo, alloro. Sobbollire per cinque minuti: (le temperature sarebbero<br />
molto più precise). Porre nel brodo i cubi di carne, cuocere per<br />
cinque minuti. Aggiungere le verdure e cuocere altri sei minuti: 54° al<br />
cuore (la temperatura di cottura per essere corretta deve avere un raffronto<br />
con il suo differenziale).<br />
Pulire e tagliare a bastoncino i peperoni, cuocerli in olio con acciughe,<br />
sfumare con aceto al lampone. Portare a cottura (i bastoncini che misura<br />
hanno, cosa è la giusta cottura?). Frullare i peperoni con senape, aceto.<br />
Frullare e passare al colino. Frullare nuovamente aggiungendo olio extravergine<br />
d’oliva. Servire le verdure bollite sotto il cubo con attorno alla<br />
salsa ai peperoni, i pomodorini e qualche foglia di mentuccia.<br />
Che dire ancora: credo che avremo molto da fare, sia per capire sia per<br />
fare, e soprattutto insegnare a fare. Il rispetto e la sopravvivenza della<br />
nostra cultura gastronomica passeranno attraverso la nostra capacità di<br />
far funzionare, sotto tutti gli aspetti, la nostra cucina.<br />
cateringnews.it • maggio/giugno <strong>2012</strong> _ 9