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(Il)legalità? - Pedagogika

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<strong>Pedagogika</strong>.it/2011/XV_1/(<strong>Il</strong>)<strong>legalità</strong>?/<br />

10<br />

Legalità, legittimità, cultura<br />

‘Giusto’, preciso ancora, non significa necessariamente condiviso: non è detto<br />

che una legge sia giusta solo perché essa è esito di una procedura legislativa corretta;<br />

ammettere che una legge possa essere ingiusta nonostante la giustezza<br />

procedurale con cui è stata posta significa considerare la ‘giustizia’ delle leggi<br />

come qualcosa di superiore e indipendente dalla loro validità.<br />

Roberta Sala*<br />

La domanda che qui mi pongo è se le nozioni di <strong>legalità</strong> e di il<strong>legalità</strong> siano<br />

contestualmente determinate o se, piuttosto, non indichino standard universali. Si<br />

tratta di una domanda rilevante: bisogna capire se, parlando di <strong>legalità</strong> e di il<strong>legalità</strong>,<br />

disponiamo di riferimenti indipendenti per regolamentare il vivere associato, ovvero<br />

se tali riferimenti siano contingenti, validi cioè solo relativamente al contesto del loro<br />

utilizzo. Una cosa è infatti dire che una prassi è giusta o sbagliata, disponendo di<br />

un’idea non controversa di giusto e sbagliato, altra cosa è invece dire che una prassi<br />

è giusta o sbagliata in quel determinato momento, per quel determinato gruppo<br />

di persone o in certe condizioni. Sosterrò, in questo mio intervento, l’esistenza di<br />

standard universali anche se mutevoli e molteplici possono essere le forme della loro<br />

applicazione. Questa affermazione risulterà chiara al termine della mia riflessione.<br />

Intendo procedere come segue: a) comincio con il chiarire il significato di <strong>legalità</strong><br />

mettendo in luce la differenza di <strong>legalità</strong> e legittimità; mi avvarrò dell’esempio<br />

socratico per spiegare meglio questa differenza; procedo con il dire perché il rinvio<br />

alla legittimità delle leggi agisca da istanza critica nei confronti dell’attualità, cioè<br />

nei confronti delle consuetudini che, nel tempo presente, sembrano invalse e non<br />

controverse, e nei confronti di quei meccanismi di comportamento che, per il fatto<br />

di essere tacitamente osservati dai più e nella maggior parte delle situazioni, rivendicano<br />

per ciò stesso autorità; dirò perché il rinvio alla legittimità assuma il significato<br />

di un gesto filosofico, cioè di un atteggiamento critico che non esita a sottoporre<br />

al vaglio della ragione automatismi e convenzioni; invocare la legittimità delle leggi<br />

non significa andare contro il sistema giuridico ma, proprio al contrario, significa<br />

sospendere l’obbedienza nei confronti di quelle singole leggi che, alla luce degli<br />

standard di legittimità cui si riferisce il sistema giuridico nel suo insieme, si rivelino<br />

ingiuste; b) procedo con un riferimento alle culture: mi interessa in questo discorso<br />

capire se sia una ragione di giustizia quella che spinge i portatori di una tradizione<br />

culturale a contestare le leggi di uno stato liberale e democratico o se, diversamente,<br />

si tratti di un’istanza non ricevibile dall’ordinamento in quanto illegittima. Si<br />

potrà decidere di accogliere un’istanza culturale, accomodandola all’interno di un<br />

sistema legislativo, ovvero di respingerla, motivate entrambe le alternative da una<br />

medesima ragione di giustizia.

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