04.06.2013 Views

(Il)legalità? - Pedagogika

(Il)legalità? - Pedagogika

(Il)legalità? - Pedagogika

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Pedagogika</strong>.it/2011/XV_1/(<strong>Il</strong>)<strong>legalità</strong>?/Legalità_legittimità_cultura<br />

Mi concentro ora sulla differenza tra <strong>legalità</strong> e legittimità. Propongo di partire<br />

dalla imperitura lezione socratica così come Platone la narra nell’Apologia di Socrate.<br />

Comincio con il ricordare come la condanna a morte di Socrate fu decisa a<br />

seguito di un processo che lo vide imputato di empietà e di corruzione dei giovani.<br />

Ciò che di fatto Socrate fece, tale da attirargli il biasimo dei suoi concittadini,<br />

fu invitare i suoi interlocutori – chiunque essi fossero - all’esercizio della critica,<br />

all’assunzione di un atteggiamento di distacco dal sapere convenzionale, da quel<br />

plesso di tradizioni e abitudini fino ad allora incontroverso, onde sottoporlo al<br />

vaglio della razionalità. La vera guida di Socrate è appunto la ragione, il logos: non<br />

c’è alcuna condotta né alcuna legge che non possa essere sottoposta al giudizio della<br />

ragione anzi, potremmo dire, della filosofia. Non c’è nulla nell’esperienza umana<br />

cui la filosofia non si possa liberamente applicare 1 . Per via di queste e altre simili<br />

affermazioni Socrate viene accusato di empietà: è per i suoi concittadini empio, in<br />

quanto ha mostrato di non voler accettare passivamente l’ordine costituito, che è<br />

ordine naturale e divino insieme poiché naturali e divine insieme sono le leggi su<br />

cui si regge. L’accusa di empietà si affianca ad un’altra accusa, quella di corruzione<br />

dei giovani. Infatti, la libertà di filosofare, cioè di ricercare senza subire interferenze<br />

facendo uso soltanto della propria intelligenza e del proprio senso critico, è oggetto<br />

dell’insegnamento socratico; sono soprattutto i giovani ad avvicinarsi a Socrate e<br />

ad ascoltare le sue parole, essendo i più disposti ad apprendere, a farsi interpellare<br />

sul senso dell’esistenza, del vivere insieme, sul senso della politica e delle leggi. A<br />

loro Socrate si rivolge in particolare, insegnando a seguire il ragionamento fino<br />

in fondo, fino alle sue conseguenze più estreme, fino a respingere, se necessario,<br />

il sapere da sempre considerato verità senza che nessuno lo abbia mai indagato<br />

veramente. Ciò che ai giovani Socrate mostra è, in sintesi, l’esercizio della libertà<br />

del giudizio, l’autonomia del ragionamento ‘senza sponde’. Non è strano allora<br />

che i concittadini di Socrate, e in specie i più potenti, provassero preoccupazione:<br />

proprio i giovani, educati all’obbedienza, potevano ribellarsi, rifiutando ogni deferenza<br />

nei confronti di regole e convenzioni. Socrate è allora giudicato e condannato<br />

per empietà e corruzione; in realtà la sua colpa è mostrarsi del tutto indipendente,<br />

non deferente né sottomesso a potere e gerarchie.<br />

Mi sono soffermata sul caso di Socrate perché esso presenta spunti interessanti<br />

per comprendere in che senso la sua sfida sia una battaglia per la giustizia. Socrate<br />

invita i suoi ascoltatori a ripensare il senso del fare politica: bisogna – è questo in<br />

sostanza l’insegnamento di Socrate – accantonare gli interessi particolari e ridisegnare<br />

i confini stessi dell’agire politico, rinvigorire le regole costituzionali, gli<br />

standard immutabili della giustizia. La città cui Socrate si rivolge è una Atene resa<br />

fragile dalla guerra del Peloponneso, una Atene indebolita e corrotta. Ciò che So-<br />

1 “Ancor meno mi crederete se dico che il più grande bene dato all’uomo è proprio questa possibilità<br />

di ragionare quotidianamente sulla virtù e sui vari temi su cui mi avete sentito discutere o esaminare<br />

me stesso e altri, e che una vita senza ricerca non vale la pena di essere vissuta dall’uomo”<br />

(Apologia [38b], a cura di M. Sassi, Rizzoli, Milano, 2005, p. 165).<br />

Dossier 11

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!