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La battaglia dei Carpazi - Ars Militaris

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in un attacco sul fronte polacco. Tuttavia l'opinione di Alexeiev - pur proveniente da<br />

quello che era forse il migliore stratega dell'esercito russo - venne alfine respinta<br />

dalla Stawka, e il desiderio del generale Ivanov e del granduca Nicola di farla finita<br />

con l'Austria ebbe il sopravvento.<br />

Verrebbe da chiedersi, comunque, perché i due comandanti, quando la lotta<br />

cominciò a prolungarsi oltre ogni aspettativa e con perdite gravissime, vollero<br />

ostinarsi a pèerseverare in una operazione che alcuni <strong>dei</strong> loro più illustri colleghi<br />

avevano, invece, sconsigliato. <strong>La</strong> risposta, probabilmente, risiede più nel loro<br />

carattere che nella saldezza delle loro convinzioni strategiche. Del granduca Nicola<br />

si può affermare che aveva una natura energica ma impulsiva, che era accecato dalla<br />

sua avversione per i Tedeschi e gli Austriaci e che questo lo portò a cadere con<br />

facilità in gravi errori di giudizio, sottovalutando l'avversario e sopravvalutando le<br />

risorse del proprio esercito, di cui pure non poteva ignorare le gravissime lacune<br />

organizzative.<br />

Quanto al generale Ivanov, riportiamo un ritratto illuminante tracciato dal generale<br />

Danilov: "Il generale Ivanov non abbandonava facilmente una decisione una volta<br />

presa. Di carattere chiuso, avaro di parole, egli metteva del tempo a ruminare una<br />

concezione strategica, ma aveva il talento di superare con la stessa lentezza e con la<br />

stessa pazienza tutti gli ostacoli che poteva incontrare sul suo cammino." (9)<br />

L'interminabile <strong>battaglia</strong> <strong>dei</strong> <strong>Carpazi</strong>, condotta con estrema ostinazione ma con poca<br />

abilità, sembra offrire una conferma esemplare di questo giudizio.<br />

Bisogna però osservare che l'offensiva attraverso i <strong>Carpazi</strong> doveva costituire il<br />

necessario preliminare per un attacco a fondo contro la Germania, assicurando la<br />

protezione del fianco sinistro. <strong>La</strong> Stawka ritenne che essa, al tempo stesso, potesse<br />

offrire l'occasione d'irrompere su Budapest Vienna e travolgere l'Austria: i due<br />

obiettivi erano in qualche modo correlati, essendo l'uno la premessa dell'altro.<br />

In quanto operazione subordinata a quella principale contro la Germania,<br />

l'offensiva nei <strong>Carpazi</strong> rispondeva a una coerente visione strategica d'insieme e<br />

appariva perciò giustificata; in quanto espressione della tendenza strategica mirante<br />

all'annientamento dell'Austria-Ungheria, essa usciva dai limiti di un'operazione<br />

secondaria e tendeva a stemperare lo sforzo russo in una costante indeterminatezza di<br />

obiettivi, che superava di gran lunga i mezzi a disposizione. A questo proposito è<br />

opportuno sottolineare il fatto che il generale Ivanov aveva presentato inizialmente al<br />

granduca Nicola l'operazione nei <strong>Carpazi</strong> come un'offensiva a obiettivo limitato,<br />

tendente a superare i monti ove le truppe russe non disponevano di equipaggiamento<br />

adeguato, e raggiungere una miglior sistemazione in pianura. <strong>La</strong> minaccia verso<br />

Budapest, in tal modo, veniva a prendere l'aspetto di corollario d'una operazione<br />

voluta per ragioni prevalentemente logistiche: così che la strategia veniva subordinata<br />

alla logistica, con un evidente stravolgimento della corretta dottrina militare. Come<br />

gli Austriaci per la liberazione di Przemyśl, pare che i Russi abbiano commesso<br />

l'errore di subordinare l'obiettivo strategico di raggiungere il Tibisco ed,<br />

eventualmente, il Danubio, minacciando le due capitali della monarchia austro-<br />

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