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1) tra Idea base e Idea Contrastante c’è una relazione di stretta dipendenza, in quanto la seconda è<br />

identificabile solo rapportandola alla prima; la terminologia di Idea Contrastante, dunque, appare, in<br />

questo contesto, inappropriata a definire la natura di questa funzione (si può propone il termine<br />

Intensificazione)<br />

2) la somma di funzioni formali è un evento senz’altro più frequente che nel linguaggio classico (si<br />

veda anche, come ulteriore esempio, la battuta conclusiva, in cui l’impulso-accordo tipico dell’Idea<br />

Base è unito al termine della semifrase di Continuazione).<br />

3) L’Idea base e la Conclusione, essendo l’una l’inversione dell’altra, lasciano intravedere la<br />

possibilità di una permutazione senza che il “senso” del periodo cambi.<br />

Seconda parte: lo studio esplorativo<br />

Lo studio esplorativo è stato condotto secondo il protocollo seguito negli analoghi esperimenti<br />

compiuti da Emmanuel Bigand: a 10 ascoltatori non-musicisti sono stati sottoposti tre ascolti per<br />

ogni brano, di cui uno rappresentava la versione originale e gli altri due delle permutazioni delle<br />

semifrasi nel seguente ordine:<br />

- Mozart: ascolto 1: originale; ascolto 2: B'-A- A'-B; ascolto 3: B- A- B'-A'<br />

-Webern: ascolto 1: originale; ascolto 2: B'-B-A'-A; ascolto 3: B'-A-A'- B. (Si ricordi che B'<br />

include l’elemento α'' di batt. 5 che corrisponde alla conclusione sulla tonica del periodo<br />

mozartiano).<br />

L’ordine delle permutazioni è stato scelto in modo che ogni ascolto inizi e si concluda in maniera<br />

diversa. Gli ascoltatori, cui è stato chiesto di indicare quali dei tre ascolti ritenessero dare l’impressione di<br />

senso compiuto, hanno risposto in questo modo:<br />

-Mozart ascolto 1: 9 scelte; ascolto 2: 0 scelte; ascolto 3: 1 scelta<br />

-Webern: ascolto 1: 5 scelte; ascolto 2: 4 scelte; ascolto 3: 1 scelta<br />

Dall’esito delle scelte appare chiaro come, nel caso di Mozart, sia impossibile invertire le funzioni<br />

formali senza che il senso del periodo venga irrimediabilmente compromesso. Nel caso di Webern,<br />

invece, è possibile invertire l’Idea Base e la Conclusione senza che il senso del periodo venga<br />

alterato; non è invece possibile invertire l’Idea base e l’Intensificazione senza snaturare il brano.<br />

In conclusione, dallo studio esplorativo si può dedurre che la cosidetta “forma polivalente”2 tipica<br />

della seconda metà del Novecento, in cui l’interprete può scegliere l’ordine delle battute da<br />

eseguire tra alcune combinazioni prestabilite, rappresenti un passo necessario e consequenziale<br />

nella storia dell’evoluzione del linguaggio compositivo novecentesco, contenuto “in potenza” nella<br />

produzione weberniana.<br />

NOTE<br />

1 l’esempio è tratto dalla Sonatina Viennese n. 4 K 439/b. L’esempio riportato è la trascrizione apocrifa<br />

per pianoforte di un movimento del Divertimento per Trio di fiati; la versione pianistica qui allegata è<br />

stata preferita all’originale per maggiore facilità di lettura.<br />

2 la definizione è di Stockhausen<br />

BIBLIOGRAFIA<br />

-Agavu, Kofi: Theory and Practice: in the Analysis of the Nineteenth-century Lied”, Music analysis<br />

11/1, 1992<br />

-Berry, Wallace: Structural function in music, New York, Dover, 1987<br />

-Bigand, Emmanuel: L’organisation perceptive d’oeuvres musicales tonales, Paris, maison des<br />

Sciences de l’Homme, 1993<br />

- Caplin, William: Classical form, Oxford Unoversity Press, 1998<br />

-Clifford, Robert: Multi-level Symmetries in Webern’s op. 11 n. 1, Perspectives of new music 40/1<br />

- Forte, Allen, The atonal music of Anton Webern, Yale university press, 1998<br />

-Hasty, Christopher: Phrase formation in Post-tonal music, Journal of music theory, 28/2, 1984<br />

-Straus, Joseph: The problem of prolongation in Post Tonal music, Journal of music theory n.31/1,<br />

1987

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