ricordi dei pontieri italiani in russia
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Racconti sparsi di piccoli episodi<br />
Quel pomeriggio del mese di gennaio 1942, si partì da Stal<strong>in</strong>o<br />
<strong>in</strong> treno mentre imperversava una tempesta di neve. Dopo un<br />
viaggio di circa sei ore, a notte già <strong>in</strong>oltrata, il convoglio si<br />
fermò <strong>in</strong> aperta campagna.<br />
Si smontò dai vagoni, e mentre il treno ritornava sui suoi<br />
passi, una pattuglia si distaccò per recarsi ad un paese vic<strong>in</strong>o,<br />
distante c<strong>in</strong>que chilometri.<br />
Andava alla ricerca di grosse slitte con quadrupedi per il<br />
tra<strong>in</strong>o. Dopo un'attesa <strong>in</strong>term<strong>in</strong>abile fermi sotto la neve, i<br />
trasporti giunsero.<br />
Conducenti civili guidavano i tra<strong>in</strong>i, certamente i padroni<br />
stessi. Vennero caricati munizioni, viveri ed armi pesanti,<br />
qu<strong>in</strong>di si <strong>in</strong>iziò la marcia; le slitte erano scaglionate fra i vari<br />
plotoni.<br />
Tutti si procedeva nel massimo silenzio, quando <strong>in</strong> un tratto di<br />
pista leggermente <strong>in</strong> salita il silenzio fu rotto da una voce che<br />
diceva: Nasazz!<br />
Si udì fra le nostre file, una voce che rispondeva, <strong>in</strong> dialetto<br />
della Brianza, se ghé?<br />
Nessuno rispose! Dopo pochi attimi, mentre la strada davanti<br />
a noi si faceva più irta, la stessa voce di prima ripetè il suo<br />
richiamo: Nasazz!<br />
La stessa voce rispose: se ghé; chi me vor! stesso silenzio alla<br />
domanda.<br />
Come un ritornello, nella notte buia, vi fu lo stesso appello,<br />
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