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AMBIENTE<br />
di Lucio Vidotto<br />
Nessuno è oggi in grado di valutare<br />
quanti sono e soprattutto nessuno<br />
ha un’idea di come affrontare<br />
mangiati sei tonnellate di uva”<br />
il problema della loro esistenza sulle isole.<br />
Stiamo parlando dei cinghiali, cioè di<br />
una di quelle specie che qualcuno ha portato<br />
dalla terraferma per motivi intuibili,<br />
ma non accertati. I cinghiali, più dei dai-<br />
ni o degli sciacalli dorati, hanno imparato<br />
ad arrangiarsi bene nel nuovo habitat<br />
e quando trovano cibo a suffi cienza si riproducono<br />
velocemente. Di conseguenza<br />
aumenta la richiesta di cibo e a quel punto<br />
nasce un confl itto con la popolazione<br />
autoctona, quella umana, s’intende. Sono<br />
una delle specie alloctone o, in altre parole,<br />
dei veri e propri intrusi di cui si farebbe<br />
volentieri a meno. Chi li ha portati?<br />
Chi li può cacciare? Ci sono rimedi? Abbiamo<br />
cercato di ottenere qualche risposta<br />
da chi ha subito dei danni e in seno<br />
alla Regione Litoraneo-montana, dove il<br />
vicepresidente Vidoje Vujić ci ha fornito<br />
la sua visione. Può essere suffi ciente,<br />
abbiamo chiesto, affi darsi a una società<br />
venatoria, composta da membri che ne<br />
fanno parte per hobby, passione, ma non<br />
per professione, per gestire un problema<br />
estremamente complesso?<br />
“Il ruolo delle società venatorie è importante<br />
per la salvaguardia della natura<br />
e per questo motivo noi diamo loro il nostro<br />
sostegno. Gli equilibri da mantenere<br />
sono un problema che non riguarda sol-<br />
tanto le isole. Lo troviamo anche sul litorale<br />
e nelle zone montane. Ci sono anche<br />
dei risultati. In un anno, sull’isola di<br />
Veglia sono stati abbattuti circa 400 cinghiali<br />
e altri 380 sulle altre isole. Non è<br />
semplice. C’è chi propone di avvelenarli<br />
senza pensare che in questo modo non<br />
rischiano soltanto i cinghiali. Possiamo<br />
dire che l’abbattimento delle specie alloctone<br />
viene ostacolato anche dalla legislazione<br />
in materia. Infatti, per portare<br />
avanti effi cacemente questo programma,<br />
che determina peraltro un notevole impegno<br />
economico, si va contro la Legge che<br />
regola la caccia in generale, senza parlare<br />
del rispetto del fermo caccia in determinati<br />
periodi dell’anno. Il fermo nel nostro<br />
caso non dovrebbe essere applicato. Stiamo<br />
parlando di una materia estremamente<br />
complessa e di un problema che sarà<br />
diffi cile risolvere”.<br />
L’importanza di mantenere<br />
un equilibrio<br />
“Sono previsti dei risarcimenti – precisa<br />
Vujić –, ad esempio, per chi è in grado<br />
di dimostrare che una pecora o un<br />
agnello sia stato sbranato da un animale<br />
selvatico. Ci sono tante denunce che non<br />
sono potute venire prese in considerazione<br />
per il semplice fatto che non esisteva<br />
alcuna prova che il danno sia veramente<br />
avvenuto. Qualcuno ha sicuramente cercato<br />
di fare il furbo e abbiamo anche le<br />
prove che tra chi ha sporto denuncia per<br />
la scomparsa di un certo numero di capi<br />
che precedentemente aveva provveduto<br />
a vendere”. Comunque, sarà necessario<br />
stabilire un certo equilibrio, in quanto<br />
l’allevamento di ovini sulle isole non<br />
può cambiare. Più precisamente, si può<br />
cambiare sistema di allevamento, ma allora<br />
cambia proprio tutto. Il metodo tradizionale<br />
consente alle greggi di girare<br />
liberamente, andando incontro a tanti<br />
pericoli. Sull’isola di Cherso, e non solo,<br />
questo modo di allevare le pecore rappresenta<br />
un elemento importante nell’ecosistema.<br />
Con le greggi rinchiuse dentro i<br />
recinti scomparirebbero inevitabilmente i<br />
grifoni che popolano l’isola e che si nutrono<br />
delle carcasse di quegli animali uccisi<br />
dalla loro stessa natura, alla ricerca<br />
di pascoli in zone impervie. Per essere ri-<br />
Lunedì, 13 ottobre 2008<br />
La diffi cile convivenza sulle isole quarnerine con questi animali intellige<br />
Cinghiali, quegli intrusi<br />
a due passi dal mare<br />
Un cannone “spaventacinghiali”<br />
Sull’isola di Veglia i cinghiali h<br />
sarciti occorre fornire le prove e talvolta<br />
è impossibile.<br />
Che disastro nei vigneti<br />
Quando si parla di danni veri e provati<br />
c’è un esempio che riguarda i cinghiali<br />
in un altro ruolo. Sull’isola di Veglia non<br />
viene visto come un pericolo per le greggi<br />
bensì per l’uva. A Ivan Katunar i cinghiali<br />
si sono mangiati 6 tonnellate d’uva prima<br />
della vendemmia. È successo poche settimane<br />
fa, quando per la prima volta sono<br />
stati adottati dei metodi particolari per tenere<br />
alla larga questi ghiotti e intelligenti<br />
animali, in grado di riprodursi a dieci<br />
mesi dalla nascita e di mettere al mondo<br />
fi no a sei piccoli. Ecco come la vede il viticoltore<br />
di Verbenico.<br />
“L’arrivo dei cinghiali sulle isole è stato<br />
pianifi cato per trasformare i terreni agricoli<br />
in qualcosa di diverso. È un problema che<br />
interessa molte altre isole. Le attività tradizionali<br />
non sono state mai minacciate come<br />
lo sono adesso, né dalle varie occupazioni<br />
né dal comunismo. I rimedi attuati fi nora si<br />
sono dimostrati insuffi cienti. Secondo me<br />
non basta affi dare a una società venatoria<br />
la gestione del problema. I cacciatori sono<br />
membri di una società di cui fanno parte su<br />
base volontaria. Pertanto, non si può richiedere<br />
da loro un impegno professionale e serio,<br />
come invece sarebbe opportuno. In altre<br />
parole, il loro ruolo è quello di salvaguardare<br />
certi equilibri. Io pratico la pesca sportiva<br />
e sono membro di un club che però non<br />
ha, giustamente, delle mansioni così impegnative.<br />
La gestione del patrimonio ittico è<br />
prerogativa di strutture più competenti. Se<br />
in un anno sono stati abbattuti 400 cinghiali<br />
è altrettanto vero che in circolazione ce<br />
ne sono ancora parecchi. Il numero sembra<br />
grande, ma non lo è se ne sono rimasti<br />
4.000. Personalmente ho la fortuna di essere<br />
stato nelle condizioni di fornire tutte le prove<br />
del danno subito. Ho chiamato la polizia<br />
per denunciare il fatto e quindi sono stati i<br />
periti giudiziari a valutarne l’entità. I maiali<br />
selvatici si sono mangiati poco meno di<br />
6 tonnellate d’uva dopo di che si è capito<br />
quanto sia seria la faccenda”.<br />
Cannonate per<br />
salvare il raccolto<br />
Nella vallata alle spalle di Verbenico<br />
sono stati sistemati venti cannoni caricati<br />
a gas che a intervalli di pochi minuti sparavano,<br />
giorno e notte, fi no alla fi ne della<br />
vendemmia. Sono serviti per spaventare<br />
sia i cinghiali, che con il passare dei giorni<br />
vi si sono abituati, sia gli uccelli, altri<br />
animali ghiotti di uva.<br />
“Immediatamente dopo la prima razzia<br />
nei miei vigneti, dove i cinghiali hanno<br />
mangiato tre tonnellate di Chardonnay,<br />
è stato organizzato un agguato notturno da<br />
parte dei cacciatori. Da quanto mi sia dato<br />
a sapere, in quella circostanza ne sono stati<br />
abbattuti due, ma nessuno è stato in grado<br />
di capire quanti fossero. L’unica cosa che so<br />
è che hanno ricoperto di orme ogni metro<br />
quadrato dei vigneti. I danni li fanno anche<br />
altrove, facendo franare i muri di sassi entro