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4<br />
mare<br />
Lunedì, 13 ottobre 2008 Lunedì, 13 ottobre 2008<br />
Sguardo da serial killer e ghigno minaccioso...<br />
Ridurre il rischio di attacchi<br />
Il rischio relativo di un attacco da parte di uno squalo è molto piccolo,<br />
ma dovrebbe essere ridotto ulteriormente laddove è possibile, con qualche<br />
accorgimento:<br />
• Restare sempre in gruppo: infatti gli squali preferiscono attaccare individui<br />
isolati<br />
• Non vagare troppo distanti dalla barca perché oltre ad essere isolati si è troppo<br />
lontani per un eventuale soccorso<br />
• Evitare di entrare in acqua durante la notte o all’imbrunire, quando gli squali<br />
sono particolarmente attivi e dotati di un indubbio vantaggio sensoriale<br />
• Non entrare in acqua se sanguinanti da una ferita aperta o durante le mestruazioni:<br />
l’olfatto degli squali è molto acuto<br />
• È sconsigliato indossare gioielli perché i loro rifl essi assomigliano a quelli<br />
delle squame dei pesci<br />
• Evitare acque con fogne o immondizia, e quelle usate per la pesca sportiva o<br />
commerciale, specialmente se sono presenti esche o sono state pasturate.<br />
La presenza di uccelli marini è indicativa di queste zone<br />
• Gli avvistamenti dei delfi ni non indicano l’assenza di squali: spesso si trovano<br />
a mangiare nelle stesse zone lo stesso cibo<br />
• Usare molta cautela quando le acque sono torbide ed evitare di indossare<br />
abbigliamento troppo colorato: gli squali vedono i contrasti particolarmente<br />
bene<br />
• Porre cautela in acqua nelle vicinanze dei litorali sabbiosi e rive scoscese,<br />
sono tra i luoghi preferiti dagli squali<br />
di Alessandro Superina<br />
Gli squali hanno un problema<br />
d’immagine piuttosto<br />
serio: con quello sguardo<br />
da serial killer, unito al ghigno minaccioso<br />
dai denti storti e seghettati<br />
sparsi in fi le e alla frenesia sanguinaria<br />
con cui consumano i pasti,<br />
non è per nulla diffi cile capire perché<br />
gli esseri umani non li abbiano<br />
mai amati. Gli scrittori prima e i registi<br />
hollywoodiani poi non sempre<br />
hanno contribuito alla loro causa. Il<br />
celebre scrittore ottocentesco Herman<br />
Melville, più volte testimone<br />
degli attacchi degli squali durante<br />
i suoi lunghi viaggi a bordo delle<br />
baleniere, defi nì lo squalo “pallido<br />
divoratore di orrida carne” (le balene<br />
arpionate) dalle “fauci profonde<br />
e seghettate”. Ernest Hemingway,<br />
che negli anni trenta dello scorso<br />
secolo si rifugiò per un periodo<br />
alle Bahamas armato di macchina<br />
da scrivere e canna da pesca, imprecava<br />
contro gli squali che spolpavano<br />
i pesci presi all’amo prima<br />
che riuscisse a tirarli fuori dall’acqua.<br />
Comunque si ritrovò a scriverne<br />
con grande ammirazione nel<br />
celebre libro “Il vecchio e il mare”<br />
(splendida e indimenticabile l’interpretazione<br />
sul grande schermo<br />
di Spencer Tracy) dove il protagonista<br />
Santiago si esprime con le<br />
seguenti parole a proposito di uno<br />
squalo mako: “Era bello in ogni<br />
parte tranne nelle mascelle, nobile<br />
e non ha paura di nulla”.<br />
Una splendida creatura<br />
e non un assassino<br />
La pessima e scientifi camente<br />
non provata reputazione di “divoratore<br />
di uomini” fu elevata alle<br />
stelle nel 1974 quando Peter Benchley<br />
scrisse “Lo squalo”, un racconto<br />
che ha come personaggio<br />
principale non un uomo ma un<br />
grande squalo bianco. L’autore,<br />
che oggi si batte per la salvaguardia<br />
di questo predatore, adottò la teoria<br />
dello squalo vagabondo che – affamato<br />
– si spostava lungo le spiagge<br />
di una regione particolare cercando<br />
di soddisfare la sua brama di carne<br />
umana. Il libro ottenne un successo<br />
formidabile e il fi lm tratto dal racconto<br />
– siamo nel 1975 – per un po’<br />
di tempo detenne il record d’incassi<br />
di Hollywood. Il regista Steven<br />
Spielberg, per rendere quanto più<br />
spettacolari e mozzafi ato le riprese,<br />
si affi dò alla superconsulenza<br />
di Rodney Fox il quale, nel 1963<br />
durante una competizione di pesca<br />
sub nell’Australia meridionale, fu<br />
attaccato da un grande squalo bianco<br />
salvandosi per un pelo grazie<br />
a una serie straordinaria di circostanze<br />
fortunate: erano serviti 462<br />
punti di sutura e mesi di convalescenza<br />
per rimetterlo in sesto. Da<br />
allora Fox dedica la vita allo studio<br />
e alla protezione dello squalo bianco<br />
e alla prima dello “Squalo” ci<br />
rimase male. Quella presentata da<br />
Spielberg era un’immagine distorta<br />
dello squalo bianco, “una splendida<br />
creatura e non un assassino”.<br />
Non perdonò mai il famoso regista<br />
americano.<br />
Rischio quasi nullo,<br />
però...<br />
Gli attacchi da squali sono diventate<br />
notizie da prima pagina in<br />
tutto il mondo ma il rischio concreto<br />
di subire un’aggressione nell’Adriatico<br />
in particolare e nel Mediterraneo<br />
in generale è per la casistica<br />
insignifi cante, quasi nullo. Ad<br />
esempio, si corrono molti più rischi<br />
di morire per annegamento che anche<br />
solamente di poter vedere uno<br />
squalo. Molta più gente è ferita o<br />
uccisa mentre guida per andare in<br />
ATTUALITÀ<br />
«Shark attack» nell’Adriatico: allarme ingiustifi cato<br />
Gli squali bianchi consumano i pasti con una frenesia sanguinaria<br />
spiaggia o tornare a casa che da<br />
uno squalo in acqua. La probabilità<br />
di un attacco è anche meno comune<br />
rispetto ad altri tipici incidenti da<br />
spiaggia come cadute, disidratazione,<br />
meduse e ustioni solari. Inoltre,<br />
vengono messi molti più punti ai<br />
piedi per ferite da conchiglia che<br />
per morsi di squalo. Api, vespe e<br />
serpenti sono responsabili di molte<br />
più disgrazie ogni anno. Negli Stati<br />
Uniti il rischio annuale di morte<br />
da fulmini è 30 volte maggiore di<br />
quello da un attacco di squalo.<br />
La (s)fortuna<br />
del sub sloveno<br />
Non andatelo però a raccontare<br />
a Damjan Pesek, il 43.enne<br />
pescatore sub sloveno, attaccato<br />
esattamente una settimana fa, lo<br />
scorso 6 ottobre, da uno squalo<br />
bianco di quasi 5 metri nell’insenatura<br />
di Mala Smokova sull’isola<br />
di Lissa, ed entrato nella statistica<br />
del MEDSAF – l’archivio degli attacchi<br />
di squalo del Mediterraneo<br />
che completa ed estende i dati già<br />
conservati nell’International Shark<br />
Attack File (ISAF) – sotto la voce<br />
“attacco non fatale”. Pesek è stato<br />
aggredito a circa 10 metri dalla<br />
riva, in una zona dove il fondale<br />
è sabbioso e la profondità dell’acqua<br />
non supera i 2-3 metri, mentre<br />
nuotava vicino alla barca con<br />
fi ssata alla cintola una ricciola di<br />
circa 5 chilogrammi. È una prassi,<br />
quella di appendere i pesci catturati<br />
a una sorta di guinzaglio tondeggiante<br />
fi ssato alla muta, che viene<br />
generalmente adottata da tutti<br />
i pescatori sub che cacciano nell’Adriatico,<br />
incuranti della prima<br />
voce del capitolo “come ridurre il<br />
rischio di attacchi di squali”, che<br />
recita più o meno “se si pratica pesca<br />
subacquea portare subito fuori<br />
dall’acqua i pesci uccisi”. È vero<br />
che lo sloveno ha avuto una sfor-<br />
Il caso dello sloveno Damjan Pesek, attaccato da uno squalo bianco a Lissa, ha riportato alla ribalta il grande predatore<br />
tuna pazzesca – ma possiamo parlare<br />
anche di fortuna, visto l’esito<br />
dell’attacco, perché lo squalo bianco<br />
quasi mai lascia vive le proprie<br />
“prede” –, perché gli avvistamenti<br />
del grande predatore nell’Adriatico<br />
sono rari, ma la presenza dello<br />
squalo bianco nelle nostre acque,<br />
anche se sporadica, è comunque<br />
confermata.<br />
Un attacco<br />
«urta e mordi»<br />
E in caso di contatto ravvicinato<br />
sono guai, guai seri. La ricciola,<br />
sanguinante, ha attirato lo<br />
squalo che ha attaccato Damjan<br />
Pesek, mordendolo al polpaccio e<br />
iniziando a compiere i caratteristici<br />
movimenti circolari intorno alla<br />
vittima, comportamento classico di<br />
quelli che vengono defi niti attacchi<br />
“urta e mordi”. Lo sloveno si è salvato<br />
grazie alla prontezza di spirito.<br />
Anche se gravemente ferito ha<br />
trovato la forza di respingere un<br />
secondo attacco – che sarebbe risultato<br />
fatale – con una fi ocina e rifugiarsi<br />
sul canotto che fungeva da<br />
life-boat. Quindi il pronto intervento<br />
degli amici che si trovavano sull’imbarcazione,<br />
i quali sono riusciti<br />
a fermare la copiosa emorragia, e<br />
successivamente del dottore di Lissa<br />
e dei chirurghi di Spalato, hanno<br />
Il 43.enne Damjan Pesek, sopravvissuto all’attacco dello squalo bianco<br />
scongiurato conseguenze ben peggiori<br />
se non letali.<br />
I precedenti<br />
nell’Adriatico e in Europa<br />
Quello di Damjan Pesek è il sesto<br />
caso uffi ciale di attacco da squalo<br />
verifi catosi lungo la costa croata.<br />
Quattro quelli mortali, l’ultimo dei<br />
quali registrato nel 1974, dunque 34<br />
anni fa, a Rogoznica dove uno squalo<br />
bianco uccise un turista tedesco.<br />
Il primo decesso risale al 21 agosto<br />
1934: la 18.enne Agnes Novak<br />
viene ferita mentre nuota nei pressi<br />
della tonnara dell’isola di Sansego:<br />
morirà dissanguata. Il 24 settembre<br />
1961 nelle acque di Abbazia uno<br />
squalo bianco attacca il 19.enne studente<br />
serbo Sabit Plana mentre nuota<br />
in compagnia di sette amici a 100<br />
metri dalla riva. Più volte morso alla<br />
mano e agli arti inferiori, il ragazzo<br />
era già morto all’arrivo dei soccorritori.<br />
Nonostante un’accurata ricerca<br />
effettuata su varie riviste e siti internet<br />
specializzati, non siamo riusciti a<br />
risalire al luogo d’attacco e alle generalità<br />
della quarta vittima.<br />
L’International Shark Attack File<br />
dell’Università della Florida afferma<br />
che l’Italia è il paese europeo dove<br />
lo squalo ha attaccato maggiormente<br />
l’uomo: 13 aggressioni su 40, di<br />
cui 4 sono risultati mortali e l’ultima<br />
risale al febbraio 1989 a Piombino.<br />
Un sub stava facendo la manutenzione<br />
ordinaria di alcuni cavi sottomarini<br />
quando improvvisamente si<br />
è ritrovato faccia a faccia con uno<br />
squalo di oltre 6 metri. In Europa gli<br />
altri attacchi all’uomo si sono verifi -<br />
cati rispettivamente in Grecia (9 volte),<br />
in Croazia (6 volte), in Francia (4<br />
volte), in Spagna (4 volte), in Gran<br />
Bretagna (2 volte) e a Malta (2 volte).<br />
Gli attacchi totali sono stati 40<br />
dei quali 17 mortali.<br />
Questo studio ha raccolto anche<br />
i dati su tutti gli attacchi accertati<br />
suddividendoli per zone. Dai risultati<br />
si evince che le acque più<br />
pericolose sono quelle australiane,<br />
dove 136 delle 329 aggressioni<br />
sono state fatali. Gli Stati Uniti<br />
detengono invece il record degli attacchi,<br />
837 di cui “soltanto” 41 fatali.<br />
Gli altri attacchi sono stati riscontrati<br />
rispettivamente in Africa<br />
(276-70), nelle isole del Pacifi co<br />
(121-50), in Asia (116-54), nelle<br />
Hawaii (107-15), nel Sud America<br />
(100-23), nelle Antille Bahamas<br />
(65-19), nel centro America<br />
(60-31), nella Nuova Zelanda (46-<br />
9), e nelle Bermuda (4). In totale ci<br />
sono state 2.100 aggressioni con<br />
447 vittime.<br />
I 12 «personaggi» che hanno contribuito a creare il mito del killer<br />
Dallo squalo bianco al martello e al tigre<br />
Gli squali sono considerati tra gli animali più pericolosi<br />
esistenti. Una informazione troppo spesso inesatta<br />
e lacunosa, ha tuttavia contribuito al diffondersi<br />
di informazioni non veritiere e false credenze. In realtà,<br />
delle quasi 500 specie attualmente note, solo una<br />
ventina possono, in alcune situazioni, divenire un reale<br />
pericolo. Inoltre, anche le specie più temibili, il più delle<br />
volte non attaccano gli esseri umani quando vi vengono<br />
in contatto. Questo indica chiaramente che l’uomo<br />
non può essere considerato una preda abituale di<br />
alcuna specie di squalo. La maggior parte di attacchi<br />
consiste in un singolo morso, dopo il quale l’animale<br />
non torna ad attaccare. Perché allora in alcuni casi<br />
certe specie di squali attaccano? Sicuramente per diversi<br />
motivi, quali: fame, curiosità, difesa, errore nel<br />
riconoscimento della preda.<br />
Il dodici per cento degli attacchi a persone in mare nei<br />
quali si è potuto identifi care l’aggressore, sono imputabili<br />
allo squalo bianco, il che ne fa la specie più famigerata per<br />
quello che riguarda la sua pericolosità nei confronti dell’uomo.<br />
Eppure lo squalo bianco non è da solo sul banco<br />
degli imputati. Delle circa 350 specie note di squali, sono<br />
27 quelle che di certo hanno attaccato persone o barche;<br />
una quarantina sono giudicate potenzialmente pericolose;<br />
le rimanenti 280 sono innocue.<br />
Ecco un elenco dei 12 “personaggi” che più hanno<br />
contribuito a creare il mito dello squalo assassino.<br />
Lo squalo tigre è il responsabile<br />
del 10 per cento degli attacchi<br />
Carcharodon Carcharias (Squalo bianco) Cosmopolita,<br />
è noto come uno degli animali più pericolosi e aggressivi.<br />
È particolarmente sensibile all’odore del sangue,<br />
che scatena in lui una sorta di frenesia aggressiva,<br />
inducendolo ad attaccare qualunque corpo in movimento.<br />
Quando cattura una preda, la ingoia senza masticare, anche<br />
se di dimensioni pari a metà della propria; solitamente<br />
si tratta di foche, delfi ni e altri cetacei, tartarughe, altri<br />
squali, pesci e rifi uti abbandonati in acqua dalle navi. La<br />
maggior parte degli esperti è concorde nell’affermare che<br />
la pessima reputazione dello squalo bianco sia in larga misura<br />
immeritata. Alcuni specialisti ritengono, inoltre, che<br />
la specie sia in pericolo di estinzione a causa della riduzione<br />
delle fonti alimentari alle quali attinge e dell’eccessiva<br />
pesca cui è sottoposta da parte dei cacciatori di trofei.<br />
Carcharhinus amblyrhynchos (Squalo grigio di<br />
scogliera) Di taglia medio-piccola, frequente lungo le barriere<br />
coralline del mar Rosso, dell’oceano Indiano e dell’oceano<br />
Pacifi co australe, ma assente nel Mediterraneo.<br />
Mentre in mar Rosso e oceano Indiano sembra sia abbastanza<br />
benevolo nei confronti dell’uomo, è noto per la sua<br />
aggressività nel Pacifi co, dove ha attaccato di frequente,<br />
soprattutto per difendere il suo territorio da intrusioni.<br />
Carcharhinus brevipinna (Squalo spinner) Cosmopolita,<br />
comune in acque tropicali e temperato-calde, nel<br />
Mediterraneo lo si può trovare sopratutto lungo le coste<br />
dell’Africa. La sua lunghezza massima è inferiore ai due<br />
metri e ottanta. Malgrado abbia attaccato l’uomo, non viene<br />
considerato pericolosissimo.<br />
Carcharhinus leucas (Squalo Zanibezi, carcarino)<br />
Cosmopolita ma assente nel Mediterraneo. Dopo lo squalo<br />
bianco, il tigre e il mako è considerato il più pericoloso,<br />
nonostante non raggiunga la lunghezza di tre metri e mezzo:<br />
gli si attribuisce l’8 per cento degli attacchi. Si nutre<br />
soprattutto di altre specie di squali. L’acqua dolce non costituisce<br />
per lui un problema, e pertanto lo si può trovare<br />
anche nei grandi fi umi tropicali a migliaia di chilometri di<br />
distanza dalla foce, come nel Rio delle Amazzoni, lo Zambesi,<br />
il Gange, il Missisipi e il Tigri.<br />
Carcharhinus longimanus (Carcarino longimano)<br />
Specie tropicale d’alto mare, la cui presenza nel Mediterraneo<br />
è dubbia, mentre è considerata comunissima su acque<br />
oceaniche. Le pinne pettorali tipicamente allungate gli<br />
Lo Squalo martello maggiore, la più grande<br />
e pericolosa delle 8 specie di squalo martello<br />
5<br />
hanno valso il nome specifi co. La sua lunghezza massima<br />
è di poco inferiore ai quattro metri. Viene da molti considerato<br />
uno degli squali più pericolosi, e forse il principale<br />
responsabile di molte stragi in occasione di naufragi avvenuti<br />
in mare aperto.<br />
Carcharhinus melanopterus (Carcarino dalle pinne<br />
nere) Tipico squalo di barriera corallina, di media taglia,<br />
con la punta delle pinne elegantemente orlata di nero.<br />
È presente nell’oceano Indiano, nel Pacifi co occidentale e<br />
nel mar Rosso. Di qui, attraverso lo stretto di Suez, è passato<br />
nelle acque costiere mediterranee dell’Egitto. Ha attaccato<br />
attratto dal pesce fi ocinato, per lo più senza esiti<br />
mortali.<br />
Carcharhinus obscurus (Squalo bruno) Cosmopolita,<br />
comune tanto in acque costiere quanto al largo, soprattutto<br />
nei mari tropicali. È presente, ma raro nel Mediterraneo<br />
sudoccidentale. Raggiunge la lunghezza di quattro<br />
metri. È una specie che incute rispetto, e si sa che talvolta<br />
ha attaccato l’uomo.<br />
Galeocerdo cuvier (Squalo tigre) Secondo solo allo<br />
squalo bianco nella fama di aggressore, è il responsabile<br />
del 10 per cento degli attacchi. Tropicale e costiero, non<br />
è mai stato osservato nel Mediterraneo. Raggiunge forse<br />
i sei metri di lunghezza massima. Molto aggressivo, non<br />
esita ad avventurarsi in acque bassissime oppure nelle<br />
sporche acque dei porti in cerca di cibo. È uno degli squali<br />
dalla dieta più varia.<br />
Isurus oxyrinchus (Mako o ossirina) Pelagico, cosmopolita<br />
in acque tropicali e temperate, è presente ma<br />
non molto comune in Mediterraneo. Supera la lunghezza<br />
di quattro metri. È uno squalo veloce, scattante e aggressivo,<br />
molto elegante, che si ciba prevalentemente di tonni<br />
e pesci spada ma che ha attaccato l’uomo più volte (9 per<br />
cento dei casi), spesso con esito fatale.<br />
Un esemplare di Verdesca, probabilmente lo<br />
squalo più comune del Mediterraneo<br />
Negaprion brevirostris (Squalo limone) Molto comune<br />
nelle acque costiere dei Caraibi e del golfo del Messico,<br />
è invece assente dal Mediterraneo. La sua lunghezza<br />
massima è di tre metri e mezzo. Ha attaccato l’uomo, specialmente<br />
se molestato.<br />
Prionace glauca (Verdesca) Cosmopolita, pelagico,<br />
abitante delle acque temperato-calde, è probabilmente lo<br />
squalo più comune del Mediterraneo. Di un bel colore azzurro<br />
sul dorso, non raggiunge i quattro metri di lunghezza.<br />
Anche se non viene considerato tra gli squali più pericolosi,<br />
il 4 per cento delle aggressioni umane è a suo carico,<br />
e dovrebbe incutere rispetto.<br />
Sphyrna mokarran (Squalo martello maggiore) È<br />
la più grande (oltre sei metri di lunghezza) delle 8 specie<br />
di squalo martello, e pertanto considerata la più pericolosa,<br />
anche se attacchi da martelli (complessivamente il 5<br />
per cento del totale) sono forse imputabili anche a specie<br />
più piccole. Presente nelle acque tropicali e temperato calde<br />
di tutto il mondo, costiere e pelagiche, si trovano anche<br />
in Mediterraneo, soprattutto lungo la costa africana.