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Lo sviluppo della persona nella discontinuità - Agesci Emilia ...

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L O S V I L U P P O D E L L A P E R S O N A N E L L A D I S C O N T I N U I T À<br />

primi forti sensi di colpa e la gioia del<br />

superamento di una prova importante.<br />

I primi insuccessi, delusioni e difficoltà<br />

per il raggiungimento di una<br />

meta prefissata, un traguardo sognato.<br />

L’impegno nel sociale, la militanza politica<br />

riempiono e danno forma e vitalità<br />

alla nostra vita: ci si sente utili e<br />

gratificati. Gli emarginati sono oggetto<br />

dei nostri interessi. Con gli amici si<br />

frequenta gente impegnata e solidale.<br />

Il gruppo diventa sempre più forte e<br />

vivo. Altri amici e ragazzi seguono<br />

strade diverse più facili, meno impegnate,<br />

più borghesi: sono i “pettinati”.<br />

Noi ci sentiamo più “bravi”. Non ci<br />

interessa la carriera, il successo, il bell’abito<br />

alla moda. Anzi i nostri vestiti<br />

sono comprati al mercato dell’usato,<br />

preferiamo i sandali alle Timberland,<br />

abbiamo pochissimo tempo per i mille<br />

impegni.<br />

La maturità e la scelta universitaria, ci<br />

portano nel campo del lavoro, dove<br />

possiamo esprimere tutte le nostre potenzialità<br />

al servizio degli altri. Subito<br />

ci accorgiamo che non sempre è tutto<br />

così e così facile: le prime difficoltà<br />

e le incomprensioni. È un turbinio di<br />

novità, di aspettative, di domande. Dove<br />

stiamo andando? Cosa è cambiato?<br />

Un mondo competitivo ed arrivista.<br />

Perché? Molti dei nostri ideali sembrano<br />

crollare. Chi sono io? Cominciano<br />

le paure, quelle vere, quelle di<br />

dover restare da soli con se stessi, in<br />

onestà di cuore. Non c’è più il lettone<br />

di mamma e papà, dove mi rifugiavo<br />

quando mi sentivo solo e spaesato<br />

nelle buie notti <strong>della</strong> mia infanzia.<br />

Ora sono solo con me stesso e questo<br />

l’avverto come crescita, come conquista.<br />

Cerco la fuga per non rimanere<br />

solo con me stesso e la vita d’oggi mi<br />

asseconda. Occorre trovare un equilibrio<br />

tra l’accettazione di sé e l’innato<br />

desiderio di crescita. Non è vero che<br />

tutto è immutabile, anche il mio destino<br />

ma, avverto che tutto non è nelle<br />

mie mani: la mia fede, la presenza di<br />

Dio. Anche qui devo approfondire,<br />

cercare, costruire. Non posso continuamente<br />

fuggire e rimandare.<br />

Io non sono ciò che riesco a capire di<br />

me e che credo di essere. Io sono<br />

quello che vivo, quello che sto sperimentando,<br />

quello che non riesco a capire,<br />

che non voglio capire, quello che<br />

accetto e non accetto, quello che soffro<br />

e gioisco. Mi arrendo. Dal mondo<br />

dei concetti, del pensiero fuggo a<br />

quello dell’azione e dell’esperienza.<br />

Ed ecco la travolgente avventura dell’incontro<br />

d’amore.Tutto diventa chiaro,<br />

lineare, palese. Il matrimonio. La ricerca<br />

di nuovi equilibri. L’orizzonte<br />

diventa immenso, il futuro ricco di<br />

promesse e senza ostacoli. Il primo figlio:<br />

uno stravolgimento di pensieri e<br />

di vita. Ansie, gioie, titubanze, speranze,<br />

rabbia e forza di andare oltre. Dobbiamo<br />

cambiare perché qualcosa è<br />

9<br />

cambiato, è mutato <strong>nella</strong> stabilità dei<br />

nostri assetti.Ci rendiamo conto che la<br />

vita cambia continuamente e che siamo<br />

noi che non dobbiamo subire passivamente<br />

lasciandola fluire e passare in noi.<br />

Dobbiamo cambiare la nostra mente, il<br />

nostro cuore, tutto noi stessi.<br />

Siamo viandanti e la tentazione di una<br />

rassegnazione passiva è molto vicina.<br />

Si tratta di mettere in discussione la<br />

nostra identità. I figli sono più di uno<br />

e crescono. Crescono con i loro problemi<br />

che sono i nostri. La vita e la<br />

comunità è sempre più complessa e<br />

noi cominciamo a temere per loro.<br />

Ed ecco i primi lutti in famiglia, i primi<br />

distacchi, i vuoti che sembrano incolmabili<br />

e che ci affrettiamo a cercare<br />

di riempire. Siamo in prima linea. I<br />

figli, i nostri, sono e diventano sempre<br />

più la nostra consolazione ma anche la<br />

nostra preoccupazione. Perché certe<br />

scelte? Perché certi comportamenti<br />

così diversi dai nostri? Dio ce li ha donati<br />

ma quanta fatica! Occorre rivedere<br />

ancora le nostre certezze. Tutto<br />

viene rimesso in discussione. Ci accorgiamo,<br />

a poco a poco, che sono loro<br />

che ci stanno educando, che ci stanno<br />

interrogando, che irrompono nei<br />

nostri equilibri in maniera dirompente.<br />

È solo razionalmente che siamo<br />

contenti di averli educati a fare delle<br />

scelte in libertà, perché, con il cuore,<br />

vorremmo che fossero come noi o come<br />

noi avremmo voluto che fossero.

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