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Lo sviluppo della persona nella discontinuità - Agesci Emilia ...

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mante facilità a conoscere i ragazzi e i giovani.<br />

Certo bisogna che il capo sia là con<br />

loro, con la sua disponibilità di tempo e<br />

con le sue migliori capacità!<br />

La seconda qualità è la capacità di far sorgere<br />

rotture e <strong>discontinuità</strong> utilizzando il<br />

clima dell’attività e approfittando <strong>della</strong><br />

struttura organizzativa dell’unità. Pensiamo<br />

alla <strong>discontinuità</strong> che rappresenta il ruolo<br />

del caposquadriglia come “custode <strong>della</strong><br />

Legge Scout presso la Squadriglia” per un<br />

ragazzo la cui mira è semplicemente quella<br />

di essere il capetto. Una tale <strong>discontinuità</strong><br />

vitale va fatta sorgere e va sostenuta perché<br />

può favorire una scelta consapevole diversa.<br />

Pensiamo ad un rover al primo lavoro o<br />

lavoretto a cui si deve porre la questione<br />

dell’uso del suo denaro; si tratta di scegliere<br />

se rompere con l’uso comune (divertimenti,<br />

vacanze e poco altro) e lasciar posto<br />

alla carità e all’ordinario o aderirvi. Una<br />

bella <strong>discontinuità</strong>! Il capo deve individuare<br />

per ciascuno dove il metodo nei suoi valori,<br />

nel suo clima e <strong>nella</strong> sua struttura pone<br />

delle rotture e delle <strong>discontinuità</strong>.<br />

Pensiamo anche ai passaggi da una unità<br />

all’altra: rottura fondamentale e molto simile<br />

ad un cambiamento di lavoro, dove si<br />

intrecciano fatti veri di segno diverso<br />

(amicizie, cambiamento di ruolo: da più<br />

importante ad ultimo arrivato con sfide<br />

nuove…) dove la continuità non è rappresentata<br />

dalle cose che si fanno o dai segni<br />

che si conservano, ma dai valori che quelle<br />

due comunità vivono; l’educatore non<br />

ovatterà i cambiamenti, ma li proporrà come<br />

sfida nuova e possibile!<br />

I L R U O L O D E L L ’ E D U C A T O R E<br />

3.3 Come abbiamo detto più sopra esistono<br />

rotture che provengono dall’esterno<br />

e costringono a cambiare ed altre che<br />

sono poste dall’interno come scelta. Sia<br />

che consideriamo quelle provenienti dall’esterno<br />

sia che analizziamo quelle poste<br />

dall’interno, dobbiamo notare che non<br />

sempre il modo di reagire alle prime o di<br />

porre le seconde può e deve essere condiviso.<br />

Di fronte alla morte del padre,<br />

drammatica rottura che sopraggiunge<br />

dall’esterno, una scolta può reagire perdendo<br />

la fede o rielaborando il lutto dentro<br />

di essa. Scegliendo di far uso di droghe<br />

leggere un rover pone un gesto di <strong>discontinuità</strong><br />

rispetto ai valori <strong>della</strong> proposta<br />

scout e cristiana, che si configura come<br />

un’autentica rottura ideale, mentre<br />

una scolta che sceglie di utilizzare le sue<br />

vacanze estive (non la route di clan!!) per<br />

un mese di volontariato pone un gesto di<br />

rottura con la cultura giovanile e di continuità<br />

con i valori scout.<br />

Insomma c’è rottura e rottura, e deve essere<br />

ferma la convinzione del capo scout<br />

che non ogni rottura scelta e non<br />

ogni reazione a rotture sopravvenute<br />

devono e possono essere condivise.<br />

Su questo punto la cultura educativa diffusa<br />

è incline a dare ai ragazzi e ai giovani<br />

un amplissimo margine di manovra. In<br />

nome di uno psicologismo a buon mercato<br />

si qualificano comportamenti gravi<br />

(quali l’uso di droghe leggere, il piccolo<br />

furto, il sesso come ‘ginnastica’, l’adesione<br />

a forme di razzismo che sono comportamenti<br />

diffusi tra i ragazzi fin dalle<br />

47<br />

scuole medie) come atteggiamenti giovanili<br />

che appartengono al ”normale” processo<br />

<strong>della</strong> crescita. L’educatore sa invece<br />

che il contenuto psicologico di un gesto<br />

(ad esempio il carattere di affermazione di<br />

sé del gesto del rubare) e il contenuto<br />

morale (rubare è male) si intrecciano<br />

profondamente e che una certa attitudine<br />

a comprendere il valore psicologico di<br />

un gesto non è fraintesa solo a prezzo di<br />

una nettissima presa di distanze (giudizio<br />

negativo) sul contenuto morale del gesto!<br />

Tanto più che, terminata la crescita, l’elemento<br />

psicologico si riassorbe automaticamente<br />

mentre l’elemento morale, <strong>nella</strong><br />

sua positività o negatività, permane per<br />

tutta l’esistenza.<br />

Questa dinamica, che impegna il capo a<br />

prendere posizione di fronte alle rotture<br />

interne ed esterne del ragazzo e del giovane,<br />

lo costringe a costruire una relazione<br />

educativa forte dove i contenuti,<br />

il merito, i valori, la fede non sono<br />

accessori accidentali alla relazione educativa<br />

ma il cuore di essa.<br />

Se i contenuti sono pochi e mal fondati,<br />

se i valori sono scarsamente radicati, se la<br />

fede è solo adesione culturale al cristianesimo,<br />

la relazione educativa quando l’educazione<br />

arriva al dunque (cioè nel momento<br />

delle rotture) si riduce a quella<br />

educazione minima che si accontenta di<br />

un minimo di consapevolezza, un minimo<br />

di bontà, un minimo di ragionevolezza,<br />

insomma un minimo. Ma con il minimo<br />

si sopravvive, non si raggiunge la<br />

felicità!

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