Lo sviluppo della persona nella discontinuità - Agesci Emilia ...
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L O S V I L U P P O D E L L A P E R S O N A N E L L A D I S C O N T I N U I T À<br />
Crescere nell’instabilità,<br />
cercare l’equilibrio<br />
La formazione dell’identità <strong>persona</strong>le passa attraverso<br />
continue fratture e ricomposizioni: si cresce solo attraverso<br />
la consapevole scelta di rompere con il passato.<br />
La pedagogia scout si muove in questa direzione e il metodo,<br />
ben applicato, pone i ragazzi <strong>nella</strong> condizione di spiccare<br />
il volo verso il raggiungimento <strong>della</strong> maturità.<br />
La crescita <strong>della</strong> <strong>persona</strong> avviene per<br />
continue fratture e ricomposizioni, alla<br />
ricerca di nuovi e più avanzati equilibri.<br />
È una crescita costante, che riguarda<br />
tutta la vita, dalle prime esperienze<br />
del neonato fino alle scelte dell’età<br />
adulta e <strong>della</strong> vecchiaia.<br />
Ognuno di noi ha iniziato la sua vita<br />
terrena con un momento di traumatico<br />
distacco e di intenso impegno<br />
per adattarsi alla vita. Mi riferisco,<br />
inutile dirlo, al momento del<br />
a<br />
parto. Durante la vita fetale non<br />
sentiamo la fame, non sentiamo il<br />
freddo o il caldo, nessuno ci tocca,<br />
riusciamo a dormire abbastanza<br />
tranquillamente – sempre che la<br />
mamma sia <strong>persona</strong> tranquilla – non<br />
sentiamo odori diversi, non siamo<br />
disturbati dalla luce, nessuno ci tocca,<br />
l’udito è stimolato solo dal rassicurante<br />
ritmo del battito del cuore<br />
<strong>della</strong> mamma. A un certo punto diventa<br />
evidente che occorre cambia-<br />
3<br />
re: lo spazio nell’utero comincia a<br />
diventare troppo stretto, ci si muove<br />
a fatica, nonostante il galleggiamento<br />
nel liquido amniotico. Allora si<br />
comincia ad acquisire la competenza<br />
a nascere: ogni mamma sa che nei<br />
giorni prima del parto il feto sembra<br />
lanciarsi con la testa verso la<br />
parte bassa del bacino, come volesse<br />
trovare la strada per uscire. Poi improvvisamente<br />
si scatena un evento<br />
burrascoso e tutto cambia: il faticoso<br />
passaggio attraverso uno stretto<br />
cunicolo, la separazione dalla mamma,<br />
il freddo, il caldo, il rumore, la<br />
luce, la fame, le mani ancora incerte<br />
dei genitori, le braccia possessive<br />
dei nonni. Insomma si cambia e, soprattutto,<br />
occorre adattarsi, e in fretta,<br />
a un nuovo stile di vita. Ma non<br />
è semplice: occorre trovare uno<br />
strumento di comunicazione per far<br />
capire che c’è qualcosa che non va,<br />
<strong>nella</strong> speranza che la madre sia capace<br />
di interpretare il linguaggio del<br />
pianto. Bisogna saper sfruttare le attività<br />
riflesse che la biologia ci mette<br />
a disposizione: il meccanismo<br />
<strong>della</strong> suzione, la reazione di evitamento<br />
dal dolore, il mantenimento<br />
del passaggio dell’aria dal naso e via<br />
dicendo.<br />
Insomma, la vita comincia con un<br />
passaggio traumatico verso il quale<br />
si è spinti, ma che non è vissuto in<br />
maniera solo passiva; si lasciano co-