06.06.2013 Views

Monografia 8.2.I - Anno 2003 SYLLOGE GEMMARVM ...

Monografia 8.2.I - Anno 2003 SYLLOGE GEMMARVM ...

Monografia 8.2.I - Anno 2003 SYLLOGE GEMMARVM ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

BdN mon. 8.2.1 (<strong>2003</strong>)<br />

Giulia Sfameni Gasparro<br />

Soprattutto, nel quadro più ampio della polemica condotta dall’autore contro quelle che egli tanto spesso<br />

definisce le Magorum vanitates, il testo pliniano fornisce utili elementi alla nostra problematica.<br />

Per una corretta valutazione delle argomentazioni pliniane relative alle credenze e alle pratiche dei<br />

Magi continuamente chiamate in causa nel corso della sua esposizione, è indispensabile tenere presente<br />

quella peculiare «storia della magia» che l’autore delinea con tratti rapidi ma efficaci all’inizio del Libro<br />

XXX della medesima opera. Originaria della Persia ad opera di Zoroastro e da qui diffusa come una sorta<br />

di «peste» nelle regioni micro-asiatiche e in Grecia, per raggiungere quindi le regioni occidentali e l’Italia,<br />

questa ars fraudolenta ha usurpato autorità e prerogative di quelle tre discipline che più fortemente fanno<br />

presa sull’animo umano, ossia la religio, la medicina e le artes mathematicae. Essa quindi compendia in<br />

sè la tensione verso le entità sovrumane, la pratica terapeutica e quella divinatoria, configurandosi come<br />

fonte onnipossente di soddisfacimente di tutte le aspirazioni e rimedio a tutte le umane necessità 38 .<br />

Senza soffermarci ora sulle peculiarità di questa visione del fenomeno, basti notare come essa rifletta<br />

una situazione storico-culturale che non è solo quella dell’Italia e di Roma 39 in particolare ma dell’intero<br />

mondo mediterraneo del I sec. d. C., in cui il processo di osmosi delle più diverse tradizioni religiose<br />

e culturali era ormai in una fase avanzata di sviluppo. In questo quadro, mentre era ancora netta la percezione<br />

del significato «etnografico» dei termini magus e magia, che la lingua latina aveva mutuato dagli<br />

omologhi greci magos e mageia, essi ormai coprivano una realtà complessa e magmatica in cui confluivano<br />

apporti da tutte le civiltà mediterranee, sotto il segno di una forte componente astrologica, percepita<br />

solitamente come «caldea», e di un’altrettanto decisiva valenza iatromantica. Pertanto, quando Plinio<br />

parla di Magi come portatori di determinate concezioni e prassi rituali è evocata una particolare tradizione,<br />

spesso espressa da una letteratura nota all’autore latino e attestata anche da altre fonti, che doveva<br />

essere già assai ricca e articolata. Tale tradizione, se per un verso si collega al mondo persiano nella formula<br />

di quei «Magi ellenizzati» resi famosi da una celebre opera di J. Bidez e di F. Cumont 40 , per l’altro<br />

copre un ambito assai più vasto, nel quale le convergenti esperienze delle più diverse culture avevano già<br />

costituito una realtà nuova, dotata di una fisionomia peculiare e non più scomponibile in distinte sezioni<br />

né riconducibile in toto alle sue varie matrici. Questa nuova quantità magica, dunque, si offre come parametro<br />

di riferimento ed eventualmente come habitat naturale per la produzione e l’uso del materiale gemmario<br />

noto ai redattori dei testi magici dei Papiri e di quello pervenuto fino a noi (fig. 2).<br />

Il proposito enunciato da Plinio all’inizio della trattazione ne rivela nettamente la finalità polemica<br />

anti-magica e in pari tempo sottolinea la pervasività dell’interesse e delle elaborazioni ideologico-pratiche<br />

dei Magi sul tema in questione: «Ora parleremo della varietà di gemme riconosciute come tali, iniziando<br />

dalle più rinomate; e non tratteremo questo soltanto, ma, a maggior profitto del nostro vivere, con­<br />

38 Plin., N.h. XXX.1.1-6.18. Edizione e traduzione di I.GAROFALO in G.B.CONTE, G.RANUCCI. (cur.), Gaio Plinio secondo.<br />

Storia natuale, vol. IV Medicina e farmacologia. Libri 28-31, Torino 1986, pp.398-409. Assai superficiale è la breve nota dedicata<br />

a «Plinio e la magia» da A.ERNOUT, La magie chez Plinie l’Ancien, in M.RÉNARD-R.SCHILLING, edd., Hommages à Jean Bayez, Coll.<br />

Latomus LXX, Bruxelles 1964, pp.190-195.<br />

39 Sui caratteri della magia a Roma, oltre le relative sezioni dell’opera citata di F.Graf (cfr. sopra n.15), rimane ancora valida<br />

la sintesi di R.GAROSI, Indagine sulla formazione del concetto di magia nella cultura romana, in P.XELLA, a cura di, Magia, Studi<br />

di storia delle religioni in memoria di Raffaella Garosi, Roma 1977, pp.7-92. Si aggiungano soltanto i contributi di U.LUGLI, La<br />

magia a Roma, Genova 1989 e di A.-M.TUPET, La Magie dans la poesie latine, I, Paris 1976. Piuttosto superficiale la più recente<br />

rassegna della medesima studiosa (A.-M.TUPET, Rites magiques dans l’antiquité romaine, in ANRW II, 16, 3, 1986, pp.2591-2675).<br />

40 J.BIDEZ, F.CUMONT, Les mages hellénisés. Zoroastre, Ostanès et Hystaspe d’après la tradition grecque, I-II, Paris 1938.<br />

Per una discussione critica di questa letteratura si veda ora anche M.BOYCE, F.GRENET, A History of Zoroastrianism, vol. III,<br />

Zoroastrianism under Macedonian and Roman Rule, Leiden-New York-København-Köln 1991, pp.491-565.<br />

22<br />

http://www.numismaticadellostato.it

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!