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Monografia 8.2.I - Anno 2003 SYLLOGE GEMMARVM ...

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BdN mon. 8.2.1 (<strong>2003</strong>)<br />

Giulia Sfameni Gasparro<br />

familiare anche ai Papiri magici, già brevemente ricordato. Il tutto mostra come alla riuscita della pratica<br />

concorrano il materiale (qualità della gemma), il disegno e la parola, oltre che l’uso di altre sostanze<br />

vegetali e animali, quali sono ben note ai complessi rituali descritti nelle nostre fonti.<br />

3. CRITERI DI CLASSIFICAZIONE<br />

Nel caso della produzione gemmaria di età imperiale romana di cui si discute, due elementi fondamentali<br />

orientano l’interpretazione in direzione di un preminente significato «sacrale» di essa, ossia la<br />

qualità delle immagini e la natura delle iscrizioni incise. La legittimità di situare entrambi questi elementi<br />

di volta in volta sull’uno o sull’altro dei due versanti, quello del «religioso» o del «magico», dipende<br />

allora dai criteri di giudizio adottati.<br />

Il primo e più sicuro di essi risulta, per unanime consenso degli interpreti, quello fondato sulle iscrizioni,<br />

la cui qualità «magica» è garantita dal confronto con il ricco patrimonio letterario consegnatoci dai<br />

Papiri greci e copti di provenienza egiziana, cui si riconosce quella fondamentale qualità, pur rimanendo<br />

aperto il problema della definizione di essa. Il passo citato da PMG I e i contesti pliniani analizzati<br />

orientano legittimamente l’indagine in questa direzione e numerosi altri dati confermano la correttezza<br />

di un approccio al materiale gemmario condotto su queste basi classificatorie.<br />

La ricorrenza di nomi divini quali Iao, Sabaoth, Adonai, Abrasax assicurano che la gemma rientra<br />

nella sfera ideologica e cultuale peculiare del mondo rivelato dal patrimonio papiraceo. Basti per tutti ricordare<br />

il noto passo del Papiro di Leida J 38449 che, nel fornire le indicazioni per la confezione di un anello<br />

d’oro e l’incisione di un «diaspro color cielo» con figura dell’ouroboros («iscrivi un serpente disposto in<br />

cerchio») e immagine femminile (Isis/Selene?) ammonisce di iscrivere sulla pietra il nome Abraçax j v e<br />

quello «grande e santo e universalmente valido Iaw, j v Çabawq». v<br />

La convergenza di questi dati, tuttavia, non risolve del tutto il problema. Se infatti la natura e la finalità<br />

magiche di una gemma possono ritenersi sicure quando in essa intervengano incisioni di nomi, palindromi,<br />

nomina barbara corrispondenti o comunque analoghi a quelli presenti nella letteratura dei Papiri,<br />

non si può escludere un uso parimenti magico nei casi in cui le immagini raffigurate sulle gemme non<br />

rechino alcuno di tali elementi.<br />

Gli stessi testi magici dei Papiri, oltre che altre preziose fonti letterarie, confermano infatti la potenzialità<br />

«magica» di questi piccoli manufatti anche quando le immagini ivi impresse siano quelle tradizionali<br />

delle divinità pertinenti ai diversi pantheon dell’area mediterranea, senza alcuno dei «segni» peculiari<br />

sopra evocati. Tra le menzioni di gemme presenti nelle PGM, non numerose – come vedremo – ma<br />

di densa pregnanza storico-religiosa, due fanno intervenire le figure di Isis e di Sarapis, prive di specifici<br />

elementi distintivi atti a rivelarne la finalità magica piuttosto che quella più generalmente devozionale<br />

o, se si vuole, decorativa.<br />

Nel primo caso si descrive la preparazione di un anello, definito «Anello di Hermes». L’operatore<br />

fornisce la seguente prescrizione, nella quale è assente qualsiasi caratterizzazione in senso specificamente<br />

magico della figura della dea Isis che dovrà occupare la superficie dello scarabeo: «In uno smeraldo<br />

di valore – si dichiara infatti – incidi uno scarabeo, foralo e fa’ passare attraverso un laccio d’oro,<br />

26<br />

49 PGM XII, 203- 210 ed. PREISENDANZ, vol. II, pp.71- 72; trad. di M.SMITH in BETZ, p.161.<br />

http://www.numismaticadellostato.it

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