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I MALAVOGLIA : il senso del progresso nella prefazione, i valori del ...

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di questo periodo; sono studiate come veri e propri microcosmi e sono esplorate in tutti i loro aspetti : gerghi e accenti sono<br />

registrati a seconda dei quartieri <strong>del</strong>la città e <strong>del</strong> livello sociale e sono caratterizzate le diverse categorie sociali e professionali.<br />

In Tempi diffic<strong>il</strong>i Dickens descrive la città industriale di Coketown : la “civ<strong>il</strong>tà dei fatti” ha ormai cancellato qualsiasi aspetto<br />

naturale, ogni cosa è sostituita da macchine che producono solamente fumo e cenere. Persino i colori sono artificiali : <strong>il</strong> rosso<br />

dei mattoni, <strong>il</strong> nero <strong>del</strong> canale e <strong>il</strong> fiume violaceo. Si assiste ad una vera e propria massificazione e perdita di identità : “c’erano<br />

tante strade larghe,tutte uguali tra loro e tante strade strette ancora più uguali fra loro; ci abitavano persone altrettanto uguali<br />

fra loro..”. A tutto ciò si contrappongono gli “agi <strong>del</strong> vivere”, “la raffinatezza e la grazia <strong>del</strong> vivere” <strong>del</strong>l’altra parte <strong>del</strong>la società :<br />

quella <strong>del</strong>l’alta borghesia.<br />

In questo contesto anche la morte assume un ruolo <strong>del</strong> tutto nuovo : viene calata nel quotidiano mettendone in mostra la<br />

fenomenologia in modo quanto più razionale possib<strong>il</strong>e. Dickens con atteggiamento di paternalismo mette in luce la “cattiva<br />

morte” dei poveri e degli orfani, facendo assumere alla fine <strong>del</strong>la vita umana una fisionomia sociale e di denuncia <strong>del</strong>le<br />

ingiustizie di classe. Nella seconda fase <strong>del</strong>la narrativa <strong>del</strong>l’autore ,successiva ad un ottimismo dei primi romanzi (basti pensare<br />

ad Oliver Twist,dove un trovatello che vive <strong>nella</strong> malavita riesce a superare le peggiori vicissitudini), si fa più violenta la satira<br />

<strong>del</strong>la borghesia. Dickens polemica contro l’avidità,<strong>il</strong> capitalismo e ritiene che la classe borghese non possa assumere un ruolo<br />

positivo all’interno <strong>del</strong>la società : i veri <strong>valori</strong> si trovano negli ambienti dei diseredati.<br />

IL PROBLEMA DELLA LINGUA IN ITALIA AL 1861<br />

• Nel periodo che va dagli inizi <strong>del</strong> XIX secolo alla conquista <strong>del</strong>l’Unità d’Italia (1861) <strong>il</strong> problema di identificare una lingua<br />

come eleggib<strong>il</strong>e a idioma nazionale si fece particolarmente pressante; ciò avvenne in quanto la questione linguistica,<br />

legata a doppio f<strong>il</strong>o con le problematiche socio-­‐politiche di un territorio, si allacciava alle tensioni <strong>del</strong> periodo. Furono<br />

,questi, anni di grande fermento; nei decenni iniziali <strong>del</strong> Secolo mossero i primi passi le aspirazioni unitarie figlie <strong>del</strong><br />

clima patriottico covato in seno al Romanticismo. L’esigenza di individuare una lingua nazionale fu alimentata sempre<br />

più dallo scenario politico che mutava anche repentinamente passando dai moti degli anni ’20-­‐’21 a quelli <strong>del</strong> ’48-­‐’49,<br />

fino ad approdare alla Seconda guerra d’indipendenza prima e all’Unità poi. La lingua è un elemento che marca<br />

fortemente la cultura e l’identità di un popolo e la ricerca di una lingua comune fu per gli intellettuali di inizio Ottocento<br />

anche la ricerca di una legittimazione culturale alle aspirazioni unitarie ed indipendentiste. La riflessione sulla lingua<br />

italiana, che ebbe inizio con Dante, giunse, carica di tutti i suoi problemi, al XIX secolo attraverso <strong>il</strong> Rinascimento e<br />

l’Illuminismo. La situazione politica <strong>del</strong>la penisola, divisa per secoli, l’analfabetismo d<strong>il</strong>agante ed <strong>il</strong> particolarismo<br />

municipalistico avevano impedito la formazione di una lingua nazionale di uso comune.<br />

• Tullio De Mauro analizza <strong>nella</strong> sua “Storia linguistica <strong>del</strong>l’Italia unita” la situazione linguistica <strong>del</strong>la penisola così come si<br />

presentava nel 1861. L’analfabetismo faceva registrare un tasso complessivo <strong>del</strong>l’80% circa; per quanto riguarda <strong>il</strong><br />

restante 20% e d’obbligo tenere presente come in Italia non si sia distinto, in fase di censimento, fra semianalfabeti ed<br />

alfabeti che dal 1951. Ciò significa che <strong>nella</strong> suddetta percentuale di alfabeti furono annoverati anche coloro i quali<br />

erano in grado soltanto di disegnare la propria firma. Si restringe così <strong>il</strong> numero degli “alfabeti a pieno titolo” cioè di<br />

coloro i quali avrebbero potuto entrare concretamente in contatto con la lingua italiana scritta, unica possib<strong>il</strong>ità di<br />

contatto con l’Italiano in generale, vista l’assenza <strong>del</strong>l’uso orale. Per riuscire a comprendere quanti fra questi potenziali<br />

possessori <strong>del</strong>la lingua vi fossero realmente entrarti in contatto, De Mauro analizza quale tipo di preparazione potesse<br />

offrire in questa prospettiva la sola istruzione elementare. Ne risulta che nelle scuole preunitarie, spesso osteggiate dai<br />

governi, i dialetti locali fossero usati come lingua <strong>del</strong>l’istruzione elementare dato che l’italiano era sconosciuto ai<br />

maestri o veniva mal parlato e corredato di storpiature dialettali. La situazione, nonostante i progressi dei primissimi<br />

anni postunitari, continuò a presentarsi come generalmente disastrosa nell’inchiesta condotta da Carlo Matteucci negli<br />

anni 1864-­‐1865. L’istruzione elementare non garantiva, quindi, alcun contatto duraturo con la lingua nazionale la cui<br />

conoscenza era riservata a coloro i quali procedevano oltre con gli studi. Nel 1862-­‐1863 l’istruzione post-­‐elementare<br />

era impartita al 9 per m<strong>il</strong>le circa <strong>del</strong>la popolazione fra gli 11 ed i 18 anni. Questo dato non basta ad essere proiettato

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